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Giappone, confermati aumenti salariali record nel 2024

Giappone, confermati aumenti salariali record nel 2024Roma, 21 mag. (askanews) – La Keidanren (Confindustria giapponese) ha confermato che le principali aziende nipponiche hanno offerto nel tradizionale shunto (“battaglia di primavera”) – le trattative contrattuali annuali – gli aumenti salariali mensili più elevati degli ultimi 32 anni, con una media superiore al 5%.


La valutazione effettuata dalla Keidanren è quella di un aumento medio del 5,58%, il più alto da quando sono disponibili dati comparabili (1992), equivalente a 19.480 yen (115 euro) al mese. Nel 1991 i salari medi erano aumentati del 5,6%. L’esito delle trattative contrattuali è in linea anche con i desiderata del governo guidato dal primo ministro Fumio Kishida, che spera di creare un ciclo positivo di aumenti di salari e prezzi per tirar fuori il paese da un pluridecennale mood deflazionistico.


Lo scorso anno – che pure aveva visto aumenti record – l’esito dello shunto aveva visto un aumento medio dei salari di poco inferiore al 4%, pari a 13.362 yen (79 euro). Questo aumento, tuttavia, non aveva consentito il recupero dell’inflazione che ha avuto lo scorso anno una fiammata congiunturale dovuta alla peculiare situazione geopolitica. “Il momentum degli aumenti salariali è cresciuto dall’anno scorso. Speriamo di garantire che questa tendenza si radichi”, ha detto un funzionario della lobby delle imprese.


Toyota Motor ha offerto il più grande aumento salariale dal 1999, mentre Nippon Steel Corp ha offerto un aumento maggiore di quello richiesto dal suo stesso sindacato interno. Keidanren ha condotto il sondaggio tra le 244 aziende membri della lobby appartenenti a 22 settori, ricevendo risposte sostanziali da 89 aziende in 16 settori. Il dato finale per quest’anno è previsto tra fine luglio e inizio agosto.


Per settore, i produttori di acciaio hanno visto l’aumento più grande con un incremento medio del 12,04%, seguiti dai produttori di macchinari e metalli con il 6,85% e dai cantieri navali con il 6,07%. L’aumento medio nel manifatturiero è stato del 5,85%, mentre quello del non manifatturiero è stato del 4,85%. I risultati complessivi sono in linea con un sondaggio separato condotto dalla Confederazione dei sindacati giapponesi (Rengo), il più grande sindacato del paese. Secondo il suo ultimo conteggio, l’aumento salariale medio rilevato dai sindacati è stato del 5,17%. L’organizzazione aveva fissato un obiettivo del 5% o più.

La Cina aprirà accademie per coltivare talenti nell’IA

La Cina aprirà accademie per coltivare talenti nell’IARoma, 21 mag. (askanews) – La Cina aprirà accademie per l’intelligenza artificiale a Shanghai e Pechino per coltivare i talenti necessari alla crescita dell’industria dell’intelligenza artificiale e per attirare talenti stranieri. Il Ministero dell’Istruzione, responsabile delle accademie, promuoverà la creazione di ulteriori istituti in altre province, ha dichiarato Zhu Songchun, membro della Conferenza consultiva politica del popolo cinese (CCPPC) e preside della Scuola di Scienze e Tecnologia dell’Intelligenza dell’Università di Pechino, secondo quanto riporta il South China Morning Post.


Firmato memorandum d’intesa tra Camera di commercio Italia e Thaila

Firmato memorandum d’intesa tra Camera di commercio Italia e ThailaRoma, 20 mag. (askanews) – Accordo di collaborazione fra le Camere di commercio italiane e quelle Thailandesi. Rafforzare le relazioni economico-commerciali, favorire il business e gli investimenti e sviluppare una reciproca cooperazione in diversi settori, promuovere e scambiare informazioni, know-how ed esperienze e facilitare i contatti tra organizzazioni e imprese. Sono i principali contenuti del Memorandum of Understanding, siglato oggi dal presidente di Unioncamere, Andrea Prete, e da Sanan Angubolkul, Presidente della Thai Chamber of Commerce and Board of Trade of Thailand.


L’intesa è stata firmata nel corso del Forum d’Affari Italia-Thailandia, organizzato da Unioncamere e Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale in occasione della visita istituzionale del Primo Ministro della Thailandia, S.E. Srettha Thavisin. All’iniziativa hanno partecipato oltre 100 imprese di entrambi i Paesi operanti in diversi settori (infrastrutture, trasporti e logistica; costruzioni; energia ed economia circolare; aerospazio e difesa; agrifood; moda e lifestyle; digitale e nuove tecnologie; meccanica). Presenti anche importanti realtà imprenditoriali thailandesi che controllano gruppi presenti in Italia ed Europa tra cui Central Group (“La Rinascente”), Minor Group (“NH Hotels”), Thai Union Group (tonno “Mareblu”).


La Thailandia è la seconda economia dell’ASEAN ed è posta al centro di tale area che serve un ricco mercato di quasi 700 milioni di persone e rappresenta una importante via d’accesso per raggiungere anche le altre economie asiatiche. La Thailandia costituisce un un mercato interessante per l’Italia, suscettibile di ulteriore sviluppo in termini di interscambio. Con una popolazione di 72 milioni di persone e un ritmo di crescita del Pil sostenuto (+2,8% quello previsto nel 2024, +3,5% nelle attese per il 2025), il Paese asiatico occupa al momento il 49° posto nella classifica dei Paesi destinatari del nostro export mentre l’Italia occupa il 23° posto tra i fornitori della Thailandia. Lo scorso anno, l’interscambio Italia-Thailandia ha superato i 4 miliardi di euro, grazie a oltre 1,9 miliardi di euro di esportazioni e a oltre 2,1 miliardi di importazioni.


In Thailandia le nostre imprese esportano prevalentemente macchinari, prodotti tessili e abbigliamento e altri prodotti della manifattura, computer e apparecchi elettronici.

Aziende in Giappone, si moltiplicano servizi dimissioni per procura

Aziende in Giappone, si moltiplicano servizi dimissioni per procuraRoma, 19 mag. (askanews) – In un contesto di inverno demografico, in Giappone sta avendo un notevole successo un nuovo servizio: quello che consente di dimettersi da un’azienda senza esporsi all’impbarazzo di farlo di persona.


In particolare, dopo le ultime vacanze del cosiddetto Golden Week – a inizio maggio – che rappresenta anche psicologicamente l’inizio di un nuovo anno lavorativo, queste compagnia stanno registrando un vero e proprio boom, soprattutto tra i neolaureati, secondo quanto racconta l’agenzia di stampa Kyodo. Albatross, una società con sede a Tokyo lanciata nel 2022, ha affermato che il suo servizio di dimissioni Momuri, che può essere tradotto come “adesso basta”, ha visto un flusso costante di utenti che hanno raccontato storie di maltrattamenti.


Solitamente Momuri gestisce le dimissioni di circa 200 persone al mese, ma neò mese di aprile si è arrivati a 1.400 clienti ad aprile e nella prima parte di maggio sono arrivate già più di 500 richieste. Tra i motivi addotti per voler lasciare il lavoro vi è il fatto che i superiori immediati sono sgradevoli, o che le condizioni reali di lavoro non corrispondevano a quelle contrattuali.


Le persone tra i 20 e i 30 anni rappresentano il 60 percento degli utenti di Momuri, con un numero significativo di loro neolaureati che hanno iniziato il lavoro solo ad aprile, ha detto l’azienda. I casi possono essere gestiti tramite l’app di messaggistica gratuita Line, con dimissioni talvolta elaborate nello stesso giorno.


“Se qualcuno soffre mentalmente e fisicamente in un ambiente difficile, allora è meglio che giri pagina rapidamente. Vogliamo sostenere le persone a farlo,” ha detto Shinji Tanimoto, numero uno di Albatross, alla Kyodo. Il settore ha visto una crescita negli ultimi anni, con più di 100 aziende che offrono questo servizio a un prezzo che varia tra i 20.000 e i 50.000 yen (119-300 euro). Lo sviluppo di questi servizi è probabilmente anche favorita dal fatto che, oggi, in Giappone la carenza di manodopera fa sì che i lavoratori siano molto richiesti. Nel contempo, la cultura aziendale delle imprese giapponesi è considerata dai più giovani arretrata, con relazioni gerarchiche piuttosto dure e poco adeguate alla necessità di essere competitivi a livello a globale anche nella ricerca di talenti.

Chip, la giapponese Renesas si espande in India

Chip, la giapponese Renesas si espande in IndiaRoma, 17 mag. (askanews) – Il produttore di chip giapponese Renesas Electronics punta ad aumentare le vendite in India da meno del 5% del totale del 2022 a un valore compreso tra il 10% e il 15% entro il 2030. Lo riferisce oggi il Nikkei Asia.


La società prevede inoltre di aumentare il proprio personale in India fino a 1.000 lavoratori entro il 2025, rispetto alle circa 50 persone impiegate lì nel 2019, ha detto giovedì il CEO Hidetoshi Shibata, mentre combatte una carenza di ingegneri software in Giappone. “Vogliamo accelerare la crescita collaborando con eccellenti istituzioni educative come l’Indian Institutes of Technology e i loro studenti”, ha affermato Shibata in un briefing online.


I ricavi di Renesas per l’anno terminato a dicembre 2023 sono stati di 1.460 miliardi di yen (8,7 miliardi di euro), in calo del 2% rispetto all’anno precedente. Nel 2022, la società ha annunciato una partnership con il conglomerato indiano Tata Group sulla progettazione e lo sviluppo di chip e ha aperto un centro di sviluppo congiunto in India.


Prevede di iniziare a gestire un impianto di assemblaggio e test di chip attraverso una joint venture con una società indiana già nel 2026.

Cina, produzione industriale cresciuta ad aprile del 6,7%

Cina, produzione industriale cresciuta ad aprile del 6,7%Roma, 17 mag. (askanews) – La produzione industriale cinese è cresciuta più del previsto nel mese di aprile, mentre la crescita delle vendite al dettaglio e degli investimenti è rallentata. Lo mostrano i dati governativi resi oggi pubblici da Pechino.


La produzione industriale è cresciuta del 6,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Il balzo in avanti è stato in particolare motivato dalla crescita del manifatturiero tecnologico, che è cresciuto dell’11,3%. Le vendite al dettaglio di beni di consumo, tuttavia, sono cresciute del 2,3%.


“Nel complesso, l’economia nazionale ha funzionato bene in aprile, anche se il tasso di crescita di alcuni indicatori è rallentato a causa di fattori come le vacanze e una base più alta nello stesso periodo dell’anno scorso”, ha detto Liu Aihua, portavoce dell’Ufficio nazionale di statistiche cinese.

Giappone, Toshiba taglierà fino a 4mila posti di lavoro

Giappone, Toshiba taglierà fino a 4mila posti di lavoroRoma, 16 mag. (askanews) – Il gigante tech giapponese in difficoltà Toshiba ha dichiarato oggi che taglierà fino a 4.000 posti di lavoro in Giappone, nell’ambito della ristrutturazione in corso sotto la nuova proprietà. Lo riferisce oggi il Nikkei.


Toshiba è uscita dalla borsa a dicembre, dopo essere stata acquisita per 12 miliardi di euro da parte di un consorzio guidato dalla società di private equity Japan Industrial Partners (JIP), dopo un decennio di scandali e crisi di management che hanno messo in ginocchio quello che era considerato un tempo un gioiello dell’industria nipponica. La ristrutturazione riguarda fino al 6% della forza lavoro nazionale di Toshiba. La società ha inoltre affermato che trasferirà gli uffici dal centro di Tokyo a Kawasaki, a ovest della capitale, e punterà a un margine di profitto operativo del 10% in tre anni.


Negli ultimi mesi diverse aziende giapponesi hanno annunciato tagli di posti di lavoro. Tra questi Konica Minolta, Shiseido e Omron.

Honda investirà quasi 60 mld di euro in sei anni per auto elettrica

Honda investirà quasi 60 mld di euro in sei anni per auto elettricaRoma, 16 mag. (askanews) – La casa automobilistica giapponese Honda Motor prevede di investire 10mila miliardi di yen (quasi 60 miliardi di euro) nell’elettrificazione e nello sviluppo di software entro la fine del decennio. Lo ha comunicato lo stesso gruppo.


Si tratta di un sostanziale raddoppio rispetto ai piani svelati nel 2022, segno di una volontà di accelerare sul fronte della produzione dei veicoli elettrici alla luce dell’agguerrita concorrenza cinese. “L’importo che avevamo deciso due anni fa si è rivelato insufficiente”, ha detto il presidente della Honda Toshihiro Mibe in una conferenza stampa. “Siamo abbastanza fiduciosi di avere la capacità di garantire fondi sufficienti”.


Dei 10mila miliardi di yen investiti, Honda destinerà 6mila miliardi di yen (35 miliardi di euro) alla produzione. Questi soldi andranno alla costruzione di fabbriche di veicoli elettrici e allo sviluppo di nuovi modelli. Honda effettuerà inoltre due investimenti da 2mila miliardi di yen (oltre 12 miliardi di euro), nell’acquisto di software e batterie.

Giappone, dati deludenti Pil: un grave problema per Kishida e BoJ

Giappone, dati deludenti Pil: un grave problema per Kishida e BoJRoma, 16 mag. (askanews) – I dati preliminari sul Pil diffusi oggi dal governo giapponese mettono sia il primo ministro Fumio Kishida sia la Banca del Giappone (BoJ) di fronte a un’ultreriore difficoltà. Si tratta di un risultato che si attendeva negativo, ma meno di quanto poi si è effettivamente verificato.


Il Pil lordo di quella che è diventata ormai la quarta economia del mondo (superata dalla Germania, soprattutto a causa del forte deprezzamento dello yen) è caduto dello 0,5% nel primo trimestre dell’anno rispetto ai tre mesi precedenti, il che vul dire un -2% su base annua. Si tratta di un risultato ben peggiore di quanto previsto dal consenso degli esperti, che vedevano un calo tra l’1 e l’1,5%. Hanno particolarmente sofferto le esportazioni, che sono calate del 5% su base trimestrale (mentre nell’ultimo trimestre del 2023 erano cresciute del 2,8%), mentre le importazioni sono calate del 3,4%.


Sono due gli eventi congiunturali che hanno portato ad aggravare questi dati. Da un lato il terremoto avvenuto il primo gennaio nella penisola di Noto, che ha avuto conseguenze non solo economiche, e dall’altro lo scandalo dei test truccati nella Daihatsu, una controllata di Toyota, che ha portato a degli stop di produzione. Al di là di questo, però, l’andamento dell’economia giapponese sta mostrando sofferenza. Lo scorso anno il Pil nipponico non è cresciuto affatto (oggi è stato rivisto il dato che vedeva un +0,1% a livello preliminare). Il tutto mentre il paese viveva una rara fiammata inflazionistica, con un aumento dei prezzi che in passato sarebbe stato visto semplicemente con un sospiro di sollievo, ma che oggi assume un aspetto più sinistro.


Il Giappone esce da una situazione di deflazione durata un trentennio e si trova ad affrontare problemi strutturali gravi, a partire dal cosiddetto inverno demografico. La BoJ nell’ultima riunione, per al prima volta dopo 17 anni, ha stretto i cordoni decidendo un pur timido cambio di politica monetaria per contenere l’inflazione e il deprezzamento della valuta giapponese, con il dollaro che valeva 115 yen prima dello scoppio della guerra in Ucraina e che ha superato i 160 yen il mese scorso.


Tuttavia questi dati così deludenti sul fronte della crescita non possono passare inosservati all’istituto centrale: un aumento troppo deciso dei tassi d’interesse potrebbe ulteriormente comprimere l’economia. Di questo passo, è prevedibile che la quarta posizione al mondo dell’economia giapponese potrebbe presto essere a rischio, con l’India che si avvicina pericolosamente a quella che negli anni ’80 del secolo scorso puntava a superare gli Stati uniti come prima economia mondiale. Sarebbe un bel problema anche sul fronte politico. Kishida, che ha puntato sul concetto di “nuova economia” per una rilancio del ruolo nipponico, è già molto in difficoltà nei sondaggi a causa degli scandali che hanno interessato il suo Partito liberaldemocratico. Nonostante nel mese di maggio, secondo l’ultimo sondaggio disponibile condotto dall’agenzia di stampa Jiji, l’esecutivo abbia avuto una crescita, stiamo parlando di un consenso del 18,7%, ben al di sotto dei livelli di guardia che spingono solitamente il partito di maggioranza a valutare un cambio della guardia. Probabilmente solo l’attuale debolezza del dibattito interno alla formazione che detiene quasi ininterrottamente il potere dal dopoguerra, a causa dello scandalo del finanziamento, mette ancora al sicuro Kishida dall’emergere di un rivale.

Turisti crociere potranno entrare in Cina senza visto per 15 gg.

Turisti crociere potranno entrare in Cina senza visto per 15 gg.Roma, 16 mag. (askanews) – In un tentativo di promuovere il turismo, la Cina ha deciso di consentire ai visitatori stranieri arrivati con navi da crociera di rimanere nel paese per un massimo di 15 giorni senza visto. Lo ha annunciato l’Amministrazione nazionale per l’immigrazione (NIA) cinese.


La norma è già entrata in vigore e consente agli stranieri che viaggiano in gruppi di almeno due persone di entrare senza visto attraverso i 13 porti crocieristici del paese. “La piena attuazione della politica di ingresso senza visto per i gruppi di turisti stranieri che effettuano crociere fornirà sostegno politico allo sviluppo dell’economia e dell’industria crocieristica e creerà un nuovo motore per uno sviluppo di alta qualità”, ha affermato Mao Xu, direttore generale di il Dipartimento per la gestione degli stranieri presso l’Amministrazione nazionale per l’immigrazione (NIA).


La politica è la naturale conseguenza di un progetto pilota del 2016, che era limitato agli ingressi attraverso il terminal crociere di Shanghai. Poi però il programma era stato sospeso a causa della pandemia. Recentemente, inoltre, è entrata in servizio la “Adora Magic City”, la prima grande nave da crociera di completa costruzione cinese.


Secondo l’avviso NIA, le agenzie di viaggio che gestiscono i viaggi devono essere registrate nella Cina continentale. Inoltre, l’intero gruppo del tour deve entrare e uscire dalla Cina nello stesso momento e i visitatori possono recarsi a Pechino o in qualsiasi provincia costiera durante i 15 giorni. A dicembre, la Cina ha iniziato a consentire ai viaggiatori provenienti da Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Spagna e Malesia di entrare nel Paese senza visto per 15 giorni per affari, turismo, visite familiari e transito. A febbraio è entrato in vigore anche un accordo di esenzione reciproca dal visto tra Cina e Singapore.


La Cina ha inoltre ampliato la sua politica di transito senza visto, portando il numero di paesi coperti a 54 dopo aver incluso la Norvegia a novembre. I cittadini di questi paesi non hanno bisogno di un visto per entrare in Cina purché abbiano prenotato un biglietto successivo per un paese o una regione terza. Ieri sette porti da crociera sono stati aggiunti come punti di ingresso ammissibili nell’ambito della politica di transito senza visto, oltre ai 31 originali. La maggior parte di questi sono aeroporti e consente soggiorni senza visto fino a sei giorni, compresi i porti crocieristici appena aggiunti. Ma tre dei 38 punti di ingresso consentono solo tre giorni di soggiorno senza visto. Attualmente, secondo i dati ufficiali, 21 crociere internazionali operano dai porti cinesi. (Foto tratta da profili social governo cinese)