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Nissan-Honda valutano partnership strategica auto elettrica

Nissan-Honda valutano partnership strategica auto elettricaRoma, 15 mar. (askanews) – Le due case automobilistiche giapponesi Nissan Motor e Honda Motor hanno confermato oggi che le due società di aver firmato un memorandum d’intesa in base al quale avvieranno uno studio di fattibilità per una partnership strategica nei settori dei veicoli elettrici e intelligenti.


“È importante prepararsi al crescente ritmo di trasformazione della mobilità nel medio e lungo termine, ed è significativo che abbiamo raggiunto questo accordo sulla base di una comprensione reciproca che Honda e Nissan affrontano sfide comuni. Attendiamo con impazienza ulteriori discussioni e puntiamo a trovare vantaggi per una crescita sostenibile”, ha dichiarato Makoto Uchida, presidente e CEO di Nissan. Toshihiro Mibe, direttore, presidente e rappresentante esecutivo di Honda, ha dal canto suo dichiarato: “In questo periodo di trasformazione irripetibile nel settore automobilistico, esamineremo il potenziale di partnership tra Nissan e Honda. Il nostro criterio di studio sarà se la sinergia delle tecnologie e delle conoscenze coltivate dalle nostre aziende ci consentirà di diventare leader del settore creando nuovo valore per l’industria automobilistica”.


Per accelerare ulteriormente gli sforzi verso la neutralità delle emissioni di carbonio e l’azzeramento delle vittime degli incidenti stradali, sarà essenziale rafforzare le tecnologie ambientali e di elettrificazione, nonché lo sviluppo di software. Le due aziende hanno raggiunto un’intesa basata sulla convinzione “che sia necessario unire le proprie forze ed esplorare la possibilità di una futura collaborazione”, si legge in un comunicato congiunto. L’ambito dello studio di fattibilità comprende piattaforme software automobilistiche, componenti principali relativi ai veicoli elettrici e prodotti complementari.

Giappone, sindacato: il più alto aumento salari dal 1991

Giappone, sindacato: il più alto aumento salari dal 1991Roma, 15 mar. (askanews) – La più grande confederazione sindacale giapponese, Rengo, ha dichiarato oggi che i suoi membri hanno ottenuto quest’anno un aumento medio dei salari del 5,28%, il più grande dal 1991, fornendo slancio per un possibile aumento dei tassi di interesse da parte della Banca del Giappone la prossima settimana. Lo riferisce il Nikkei.


E’ questo l’esito preliminare dello shunto (“battaglia di primavera”), il tradizionale round di trattative per gli adeguamenti retributivi e contrattuali che si tiene a ridosso dell’inizio del nuovo anno fiscale, che comincia in aprile. In questo caso, questo dato è particolarmente atteso dalla Banca del Giappone, che lo ritiene un importante parametro per decidere nella riunione del Consiglio monetario della prossima settimana (lunedì e martedì) se verrà chiusa la lunga fase di politica ultra-espansiva con tassi negativi che continua dal 2016. La maggior parte degli analisti, comunque, prevede che i tassi verranno aumentati a partire dalla riunione del prossimo mese. Le trattative presso alcune delle più grandi aziende del paese – tra cui Toyota, Hitachi e Panasonic – si sono concluse questa settimana, e molte di esse hanno soddisfatto le richieste dei sindacati. Nippon Steel ha superato le richieste, aumentando i salari mensili della cifra record di 35.000 yen (216,6 euro), ovvero del 14%.


Rengo, che conta 7 milioni di membri, ha annunciato il suo primo conteggio dei risultati. L’aumento, che comprende aumenti della retribuzione base e dell’anzianità, è stato di 1,48 punti percentuali in più rispetto allo scorso anno, in cui già era stato segnato un record che però non era riuscito a coprire la perdita di reddito reale dovuta all’inflazione per le famiglie. L’ondata di aumenti salariali avviene in un contesto caratterizzato da una crescente carenza di manodopera, da un’inflazione persistente e da uno yen debole che ha incrementato i profitti delle aziende orientate all’export. Solo il 16% circa dei lavoratori giapponesi appartiene ai sindacati.

IA, Li Qiang: diamo respiro alla sperimentazione

IA, Li Qiang: diamo respiro alla sperimentazioneRoma, 14 mar. (askanews) – Il primo ministro cinese Li Qiang ha voluto dare un segnale di attenzione al mondo del digitale, dedicando la sua prima visita dopo le cruciali Due Sessioni, che hanno caratterizzato il mese di marzo, alle aziende tech dell’area di Pechino. Il capo dell’esecutivo ha voluto rassicurare gli operatori del settore che ci sarà pazienza nei loro confronti, visto che sono impegnati in un settore che deve andar avanti per tentativi.


Nelle Due Sessioni, il tema dell’Intelligenza artificiale è stato piuttosto presente e lo stesso Li ha indicato in questa tecnologia uno dei punti di forza che dovranno determinare il perseguimento della crescita cinese. Secondo quanto hanno riferito i media statali, il capo del governo ha voluto incontrare i tecnici che si impegnano nello sviluppo dell’IA, dei semiconduttori e delle vettura a guida autonoma. “Pur attenendoci ai principi fondamentali della sicurezza, dobbiamo promuovere una supervisione prudente e accomodante, per dare alle tecnologie nuove ed emergenti spazio sufficiente per tentativi ed errori”, ha detto il premier ai quadri e ai rappresentanti delle imprese della capitale, secondo quanto riporta oggi il South China Morning Post.


Non è chiaro ancora cosa voglia dire questa impostazione, in un momento in cui il dibattito sugli sviluppi dell’IA è pienamente sul tavolo. Ieri il Parlamento europeo ha approvato il quadro giuridico relativo all’IA e anche gli Usa stanno lavorando sulla delimitazione di regole per l’intelligenza artificiale generativa. Nella sua prima relazione di governo, letta il 5 marzo davanti ai circa 3mila delegati del Congresso nazionale de popolo, il premier cinese ha svelato l’ambizioso obiettivo della leadership di far crescere l’economia di “circa il 5%” quest’anno. Si tratta di un target visto con un certo scetticismo da una parte degli osservatori economici.


La leadership cinese punta a dare respiro a quelle che il presidente Xi Jinping ha definito a settembre “nuove forze produttive di qualità”: un modo per indicare l’industria della tecnologia e dell’IA, che dovrebbero contribuire a rigenerare una crescita forte per la seconda economia del mondo. Li, duraNte la sua visita, ha ripreso questa formula. “L’intelligenza artificiale è un motore vitale per lo sviluppo di nuove forze produttive di qualità”, ha detto, chiedendo un incremento nella potenza di calcolo, negli algoritmi e su altri fronti, nonché la sperimentazione e l’implementazione di tecnologie all’avanguardia su molteplici linee tecniche. “Dobbiamo – ha chiarito – impegnarci per superare i rivali in curva, o sterzando in una nuova corsia”.


Tra le aziende visitate da Li si annoverano il laboratorio di intelligenza artificiale del gigante dei motori di ricerca Baidu e l’Accademia di intelligenza artificiale di Pechino, un’organizzazione privata senza scopo di lucro guidata da accademici di istituzioni importanti come l’Università di Pechino. Secondo quanto riferito, Li è stato informato della formazione di un consorzio che mette insieme i cosiddetti “modelli linguistici di grandi dimensioni” (sul tipo di ChatGPT) nel campo della ricerca e dello sviluppo. E il premier ha segnalato interesse per i “ricchi scenari applicativi” dell’IA in Cina, oltre ad auspicare un regime normativo “più allentato”.

L’IA gonfia gli affari di Foxconn: previsto +40% entrate

L’IA gonfia gli affari di Foxconn: previsto +40% entrateRoma, 14 mar. (askanews) – Foxconn, principale assemblatore di iPhone, ha alzato oggi le previsioni di business per il 2024 da neutrale a “crescita robusta” sulla scia della crescente domanda di server di intelligenza artificiale (IA), prodotti di rete e componenti chiave. Lo riferisce Nikkei Asia.


Il presidente Young Liu ha dichiarato che si stima che le entrate derivanti dai server IA aumenteranno del 40% su base annua, mentre le entrate provenienti dai moduli delle unità di elaborazione grafica (GPU) aumenteranno di una percentuale a tre cifre. Nel complesso, le entrate legate ai server IA rappresenteranno il 40% del business totale dei server di Foxconn nel 2024, ha affermato Liu, rispetto a circa il 30% dell’anno scorso. La società non ha rivelato quale quota delle entrate totali provenga dal business dei server.


Foxconn è il più grande produttore di tecnologia a contratto al mondo, produce di tutto, dagli smartphone e PC ai server e alle apparecchiature di rete. Apple, Google, Meta, Amazon, HP e Dell si affidano tutti all’azienda taiwanese per le loro esigenze di produzione, che aiuta anche Nvidia ad assemblare alcuni dei suoi moduli GPU. “Stiamo aumentando le nostre previsioni poiché stiamo assistendo a crescenti applicazioni di intelligenza artificiale generativa e la visibilità per i server AI sta aumentando in modo significativo di recente”, ha detto Liu agli investitori. “I server IA saranno il principale motore di crescita di Foxconn quest’anno. Oltre ai fornitori di servizi cloud, assistiamo anche a una crescente domanda di server AI da parte dei clienti aziendali”.

TikTok in prima linea conflitto Usa-Cina: quali i prossimi passi?

TikTok in prima linea conflitto Usa-Cina: quali i prossimi passi?Roma, 14 mar. (askanews) – Il via libera della Camera dei rappresentanti Usa al disegno di legge per vietare TikTok dagli app store, a meno che non venga venduto dalla sua società madre cinese ByteDance, pone ancora una volta l’app di condivisione video sulla prima linea del conflitto commerciale tra Stati uniti e Cina.


La norma è stata votata in maniera ampia e bipartisan dalla camera bassa del Congresso – 352 voti a favore, 65 contrari (50 democratici e 15 repubblicani) – nonostante l’aperta contrarietà espressa dal candidato repubblicato alla presidenza, l’ex numero uno della Casa bianca Donald Trump. Ora la legge dovrà passare al vaglio del Senato, dopodiché andrà sulla scrivania del presidente Joe Biden, il quale ha già affermato che la promulgherà. Tutto questo segnala un consenso sul fatto che TikTok viene considerata come una minaccia alla sicurezza americana.


ByteDance ha reagito in maniera netta contro l’approvazione del disegno di legge. Shou Chew, amministratore delegato di TikTok, ha definito un attacco ai “diritti costituzionali” il bando della piattaforma, chiedendo ai 170 milioni di utenti americani di protestare. Ha inoltre assicurato che la compagnia ha investito molto nella sicurezza dei dati e per garantire che non fossero oggetto di manipolazioni. Pechino, dal canto suo, ha risposto con durezza. “Se si può usare un cosiddetto pretesto di sicurezza nazionale per escludere arbitrariamente aziende di successo di altri paesi, allora non esiste più né equità né giustizia”, ha affermato Wang Wenbin, portavoce del ministero degli Affari esteri cinese nel briefing quotidiano, aggiiungendo: “Quando qualcuno vede una cosa buona di un’altra persona e vuole togliergliela, questo è un metodo assolutamente da banditi”.


Dal punto di vista cinese, l’attacco a TikTok rappresenta un “cambiamento qualitativo che merita la massima vigilanza”, ha segnalato a ThePaper – portale ufficiale cinese di notizie – Gu Dengchen, ricercatore dell’Istituto per la Cina digitale presso l’Accademia delle scienze sociali. “Il contesto economico generale negli Stati uniti ha subito notevoli cambiamenti negli ultimi anni”, ha aggiunto lo studioso. In realtà non è la prima volta che TikTok finisce sotto attacco. Era già nel mirino del Comitato per gli investimenti esteri negli Stati Uniti (CFIUS), l’agenzia guidata dal Dipartimento del Tesoro che valuta gli accordi transfrontalieri, la quale aveva ordinato a ByteDance di cedere la sua partecipazione in TikTok.


Inoltre, nel 2020 l’allora presidente Trump aveva emesso due ordini esecutivi, con uno dei quali aveva vietato TikTok negli Usa, ma questo divieto era poi stato bloccato da un giudice federale e poi revocato da Biden. In un altro aveva ordinato a ByteDance di cedere le sue compagnie negli Usa e di eliminare i dati degli utenti americani in suo possesso. Diversamente da questi precedenti tentativi, tuttavia, il disegno di legge bipartisan – denominato “Protecting Americans from Foreign Adversary Controlled Applications Act” – ha la forma di una legislazione federale ed è quindi una fonte di legge superiore rispetto ai precedenti ordini esecutivi presidenziali e misure amministrative e governative. Allo stesso tempo, il disegno di legge è più mirato, con TikTok citata direttamente nel testo. Non solo, il disegno di legge ha una copertura più ampia, richiedendo la rimozione di TikTok dal mercato statunitense, anziché essere limitata a un divieto generico. Se dovesse passare anche al Senato ed essere firmata da Biden, la legge darà a ByteDance sei mesi per vendere TikTok a una società non cinese o l’app verrà rimossa dagli app store e l’accesso web verrà bloccato negli Usa. La norma interviene sugli app store e i provider, non sugli utenti che non devono attendersi punizioni in caso di accesso a TikTok attraverso VPN e altre reti crittografate. Un altro effetto sarebbe sulle aziende che utilizzano TikTok per il commercio. Secondo il Financial Times, che cita fondi dell’azienda, sono almeno 7 milioni le piccole imprese Usa che utilizzano la piattaforma per vendere i loro prodotti. Ad avvantaggiarsene potrebbero essere i rivali diretti, a partire da Instagram Shopping che appartiene alla galassia Meta di Mark Zuckerberg, e Amazon Inspire. TikTok ha insistito di aver investito ingenti risorse per aggiornare i suoi sistemi in modo da rendere sicura la privacy dei dati conformemente alle esigenze del pubblico americano. Inoltre ha svolto anche una notevole attività di lobbying per riuscire a fermare la legge. Uno dei passaggi che potrebbe fare ByteDance è quello di mettere in campo una causa dopo l’approvazione della norma. L’altro è fare leva su Trump a suo vantaggio, visto che l’ex presidente ha buone chance di tornare alla Casa bianca. Trump, nonostante sia stato il capofila degli attacchi a TikTok durante la sua presidenza, ha cambiato linea un po’ per la sua animosità nei confronti di Meta, un po’ perché probabilmente gli fanno gola gli utenti dell’app in chiave elettorale. Secondo Nikkei, inoltre, dietro la conversione di Trump ci sarebbe anche un incontro con uno dei donatori della sua campagna, il miliardario Jeff Yass, che detiene anche il 15% di ByteDance attraverso la sua Susquehanna International Group, e che sarebbe preoccupato del fatto che la cessione di TikTok dia un colpo mortale al suo investimento. A segnare l’ingresso in orbita trumpiana del social cinese, inoltre, ci sarebbe anche il fatto che – a quanto ha scritto Politico – la lobby a favore di TikTok annoveri oggi anche personalità legate al mondo dell’ex presidente.

Camera rappresentanti Usa oggi voterà legge per vietare TikTok

Camera rappresentanti Usa oggi voterà legge per vietare TikTokRoma, 13 mar. (askanews) – La Camera dei Rappresentanti degli Stati uniti oggi è chiamata a decidere della sorte di TikTok negli Usa: voterà, infatti, un disegno di legge che, se approvato, imporrà il divieto al social più amato dai giovani in America finché sarà di proprietà cinese. TikTok, infatti, è di ByteDance, una delle principali compagnie tech della Cina.


Si tratta di un passaggio importante, quanto controverso. A sorpresa, infatti, una normativa che finora ha trovato un ampio sostegno bipartisan a livello parlamentare, ha trovato un oppositore sul fronte repubblicano, e un oppositore pesante: l’ex presidente e candidato alle presidenziali Donald Trump. Nonostante lui stesso, in passato, abbia tentato di vietare l’app negli Usa, la scorsa settimana ha lanciato – attraverso il suo Truth Social – strali contro il bando, sostenendo che favorirebbe semplicemente Facebook, da lui individuato come “nemico del popolo”.


Il disegno di legge – denominato “Protecting Americans from Foreign Adversary Controlled Applications Act” – è stato già approvato a livello di commissione dalla camera baassa la scorsa settimana, con un voto bipartisandi repubblicani e democratici. Se verrà licenziato anche dall’aula, dovrà poi passare al Senato e, infine, essere promulgato dal presidente Joe Biden, il quale ha già detto che lo firmerà. TikTok è stata già nel mirino del Comitato per gli investimenti esteri negli Stati Uniti (CFIUS), l’agenzia guidata dal Dipartimento del Tesoro che valuta gli accordi transfrontalieri, che ha ordinato a ByteDance di cedere la sua partecipazione in TikTok.


Inoltre, nel 2020 l’allora presidente Trump ha emesso due ordini esecutivi, con uno dei quali ha vietato TikTok negli Usa, ma questo divieto è stato bloccato da un giudice federale e poi revocato da Biden. In un altro ha ordinato a ByteDance di cedere le sue compagnie negli Usa e di eliminare i dati degli utenti americani in suo possesso. Ma, intanto, Trump ha cambiato completamente linea. Un po’ per la sua animosità nei confronti di Meta, la compagnia di Mark Zuckerberg proprietaria di Facebook e Instagram, un po’ perché probabilmente gli fanno gola gli utenti di TikTok, circa 170 milioni una parte dei quali potrebbero votare. Secondo Nikkei, inoltre, dietro la conversione di Trump ci sarebbe anche un incontro con uno dei donatori della sua campagna, il miliardario Jeff Yass, che detiene anche il 15% di ByteDance, attraverso la sua Susquehanna International Group e che sarebbe preoccupato del fatto che la cessione di TikTok dia un colpo mortale al suo investimento.


A segnare l’ingresso in orbita trumpiana del social cinese, poi, ci sarebbe anche il fatto che la lobby a favore di TikTok annoveri oggi anche personalità legate al mondo dell’ex presidente, secondo quanto ha scritto Politico. Oltre ai repubblicani, però, ci sono anche alcuni contrari alla norma nel campo democratico, tanto che alcuni di loro si sono anche esposti partecipando a una conferenza stampa pro-TikTok, mentre molti utenti protestavano. Questo ha suscitato le accuse di “manipolazione”, respinte da ByteDance, la qualeha denuciato una sordità dei membri del Congresso rispetto ai “propri elettori”. Gli è andata dietro anche l’American Civil Liberties Union (ACLU), che ha definito la legge anti-TikTok “incostituzionale”. Pechino, dal canto suo, ha espresso la sua rabbia più volte. Oggi, durante la quotidiana conferenza stampa presso il ministero degli Esteri cinese, il portavoce Wang Wenbin ha detto: “Negli ultimi anni, sebbene gli Stati Uniti non abbiano mai trovato prove che TikTok minacci la sicurezza nazionale, non hanno mai smesso di reprimere la piattaforma. Questo tipo di comportamento da bulli che non può vincere nella concorrenza leale e distrugge gli interessi delle imprese. Danneggia la fiducia degli investitori internazionali nell’ambiente degli investimenti e indebolisce il corretto ordine economico e commerciale internazionale, cosa che alla fine si ritorcerà contro gli stessi Stati uniti”.

Giappone, grandi aziende annunciano aumenti record dei salari

Giappone, grandi aziende annunciano aumenti record dei salariRoma, 13 mar. (askanews) – Le grandi aziende giapponesi hanno annunciato oggi aumenti salariali record per i loro dipendenti, rispondendo a un impulso in questo senso del governo e rompendo con una prassi deflazionistica che ha caratterizzato un trentennio dell’economia nipponica. Si tratta di un passaggio chiave, perché la Banca del Giappone ha dichiarato più volte che attende gli esiti della “shunto” (“battaglia di primavera”), cioè della consueta tornata di trattativi tra parti datoriali e sindacali, per decidere l’eventuale chiusura della politica monetaria ultra-espansiva dei tassi negativi iniziata nel 2016.


La riunione del Consiglio monetario della BoJ che potrebbe decidere questo passaggio storico è convocata per il 18 marzo. Ieri il governatore della BoJ Kazuo Ueda ha segnalato che la banca centrale punta a un “ciclo virtuoso tra salari e prezzi, e dalla riunione di gennaio sono emersi numerosi dati, e ulteriori dati verranno ricevuti questa settimana. Esprimeremo un giudizio globale basato su tali informazioni”. Ogni primavera, i sindacati e i management delle aziende tengono colloqui, noti come shunto, per fissare i salari mensili prima dell’inizio dell’anno fiscale giapponese ad aprile. Toyota Motor, Hitachi e Panasonic Holdings sono state tra le aziende che oggi hanno annunciato di aver pienamente accolto le richieste dei sindacati di aumentare i salari.


Secondo quanto riferisce Nikkei, Nippon Steel ha dichiarato che aumenterà le retribuzioni mensili della cifra record di 35.000 yen (217 euro), ovvero del 14%, superando il precedente record di 23.000 yen (142,6 euro) del 1979. Toyota non ha rivelato i dettagli dei suoi aumenti salariali, ma ha affermato di aver soddisfatto pienamente le richieste dei sindacati. L’organo rappresentativo dei lavoratori della Toyota Motor aveva richiesto il pagamento di un bonus pari a 7,6 mesi di stipendio, citando le previsioni di profitto operativo annuale più elevate di tutti i tempi della società pari a 4.500 miliardi di yen (28 miliardi di euro) per l’anno fiscale in corso. Il sindacato ha inoltre proposto richieste specifiche per ciascuna categoria lavorativa, fino ad un aumento salariale mensile di 28.440 yen (176,4 euro).


Hitachi e Toshiba hanno affermato che i loro aumenti salariali sono i più grandi da quando è stato introdotto l’attuale pattern di negoziazione nel 1998. In Giappone solo il 16% dei lavoratori è iscritto a sindacati, che spesso sono su base aziendale. Tuttavia gli economisti osservano con attenzione i negoziati, anche perché quest’anno sono indicati come una chiave di volta sia dal primo ministro Fumio Kishida, sia dalla BoJ.


A determinare gli aumenti, oltre alla richiesta politica, c’è anche una grave carenza di manodopera. Inoltre lo yen debole ha incrementato i profitti delle aziende orientate all’export, rendendo più facile per i principali datori di lavoro impegnarsi in grandi aumenti salariali. L’economia giapponese – secondo l’analisi di ieri di Ueda – sta soffrendo soprattutto per una crisi di consumi. Le famiglie, nonostante gli aumenti salariali decisi lo scorso anno, non hanno recuperato l’inflazione innescata dall’instabilità geopolitica e dalla fragilità della catena di forniture di materie prime, a partire dall’energia. Dopo decenni di deflazione, i giapponesi si sono trovati di fronte a un’inflazione che ha eroso il loro potere d’acquisto. Nelle trattative di quest’anno, i sindacati chiedono un aumento salariale medio del 5,85%, il più grande dal 1993, secondo la Confederazione sindacale giapponese, o Rengo, la più importante confederazione dei lavoratori del paese. Rengo annuncerà venerdì il primo conteggio dei risultati delle trattative. L’anno scorso, le grandi aziende hanno concordato aumenti salariali del 3,58%, il più grande aumento degli ultimi 30 anni. Ma salari reali adeguati all’inflazione sono diminuiti per 22 mesi consecutivi fino a gennaio. La spesa delle famiglie a gennaio è scesa del 6,3% rispetto all’anno precedente, il calo più grande in quasi tre anni. Tuttavia, questi dati riguardano solo il mondo delle grandi imprese e dei lavoratori regolari. Il Giappone ha uno sterminato tessuto di piccole e medie aziende, che hanno maggiori difficoltà a reperire la liquidità necessaria garantire aumenti salariali di questa portata. E, ormai, una fascia importante di lavoratori, soprattutto più giovani, sfugge al concetto di lavoro dipendente e vive una situazione di maggiore aleatorietà salariale.

Rovescio per industria spaziale Giappone: razzo Space One esplode

Rovescio per industria spaziale Giappone: razzo Space One esplodeRoma, 13 mar. (askanews) – Brutto risveglio per l’industria spaziale giapponese. Il primo lancio del razzo di Space One – prima azienda spaziale privata nipponica – è fallito: il vettore è esploso circa cinque secondi dopo il decollo.


Space One ha detto che il volo è stato interrotto intenzionalmente. “È stata eseguita una procedura di stop durante il volo. Stiamo esaminando la situazione”, si legge in un comunicato diramato subito dopo l’incidente. Il razzo Kairos era lungo 18 metri e pesava 23 tonnellate. Aveva a bordo un piccolo satellite di intelligence del peso di 100 chilogrammi, che avrebbe dovuto essere inserito in orbita a circa 500 km sopra la superficie terrestre.


Space One è una compagnia nata circa sei anni fa, con l’obiettivo di occupare la fascia di mercato dei servizi di lancio spaziale commerciale a basso costo. I due principali azionisti sono Canon Electronics – che produce i componenti elettronici – e IHI, che fornisce i motori a razzo anche alla JAXA, l’agenzia spaziale giapponese. La compagnia si è dotata anche di un proprio sito di lancio, a Kushimoto.

Cina, governo ferma progetti infrastrutturali in 12 aree locali

Cina, governo ferma progetti infrastrutturali in 12 aree localiRoma, 13 mar. (askanews) – La Cina ha ordinato a diverse province e aree ad alto indebitamento di rinunciare a grandi progetti infrastrutturali in un tentativo di evitare che l’esposizione degli enti locali, attraverso i loro veicoli d’investimento, vada fuori controllo danneggiando gli obiettivi di crescita. Lo racconta oggi il Financial Times.


Il giornale economico ha visto un documento approvato dal Consiglio di Stato, il governo cinese, nel qualesi ordina a 10 province e regioni, cariche di debiti, e a due grandi città di rafforzare la supervisione e le approvazioni dei progetti governativi. Queste regole, entrate in vigore il primo gennaio, vietano alle 12 aree di lanciare molti tipi di nuovi progetti, come la costruzione di autostrade o edifici governativi, e richiedono la sospensione di alcuni progetti che sono nella prima fase di costruzione.


Tuttavia, gli analisti ritengono che questa nuova spinta all’austerità possa rendere ancor più difficile il raggiungimento del target di crescita di “circa il 5%” per il 2024 posto dal primo ministro Li Qiang in occasione delle tradizionali Due Sessioni la scorsa settimana. L’economia cinese è ancora nel pieno di una devastante crisi immmobiliare e si trova ad affrontare un rallentamento generale della crescita economica.


“Le amministrazioni a tutti i livelli si abituino a stringere la cinghia e inizino a capire che questo non è un bisogno temporaneo, ma una soluzione a lungo termine”, ha detto il ministro delle finanze Lan Fo’an in una conferenza stampa durante le Due Sessioni, che si sono chiuse lunedì. Durante la sua relazione programmatica al Congresso nazionale del popolo, Li Qiang ha dichiarato che l’esecutivo intende “lavorare per disinnescare i rischi dei debiti delle amministrazioni locali”, pur mantenendo un sostegno alla crescita. In particolare, il governo programma di mettere sul mercato per l’anno qualcosa come 140 miliardi di dollari di obbligazioni speciali a lungo termine da usare come fondi extra.


Il debito dei governi locali cinesi, se ci mettiamo dentro anche quelli fuori bilancio dei veicoli di finanziamento delle province e città, era valutato ad aprile dello scorso anno – secondo i dati del Ministero delle Finanze – in 37mila miliardi di yuan (4.700 miliardi di euro). Il Fondo monetario internazionale ha stimato che lo scorso anno il debito totale accumulato dai veicoli finanziari dei governi locali (LGFV) cinesi è salito alla cifra record di 66mila miliardi di yuan (8.350 miliardi di euro), più che raddoppiato dal 2017.

Difesa, giapponese IHI aprirà centro di sviluppo in Italia

Difesa, giapponese IHI aprirà centro di sviluppo in ItaliaRoma, 12 mar. (askanews) – Il gruppo industriale giapponese IHI creerà centri di sviluppo nel Regno unito e in Italia nell’ambito del programma congiunto tra Tokyo, Londra e Roma per la costruzione del caccia di prossima generazione. Lo scrive oggi il Nikkei.


IHI scambierà informazioni in questi centri con Rolls-Royce e altre società coinvolte nello sviluppo dei motori per il Global Combat Air Program (GCAP), che mira a schierare il nuovo jet entro il 2035. La compagnia è una delle principali appaltatrici del ministero della Difesa giapponese.


L’organismo che supervisiona il programma, la GCAP International Government Organization (GIGO), avrà sede nel Regno Unito. IHI stabilirà i suoi uffici in Gran Bretagna e in Italia nell’anno fiscale 2024- che si conclude a marzo 2025 – dopo l’istituzione della sede di GIGO. Non è ancora stato deciso dove avranno sede i centri di sviluppo. Si parla di Londra, che fornisce un facile accesso al governo britannico; Bristol, un hub per le attività di difesa della Rolls-Royce; e Torino, dove l’appaltatore aerospaziale Avio Aero ha una base produttiva.


Nel campo dei motori, i punti di forza di IHI includono la tecnologia di progettazione e la tecnologia dei materiali e della lavorazione. Altre aziende giapponesi del settore privato coinvolte nel programma includono Mitsubishi Heavy Industries e Mitsubishi Electric per i componenti elettronici.