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Giappone, governatore BoJ: tassi, decideremo in base a nuovi dati

Giappone, governatore BoJ: tassi, decideremo in base a nuovi datiRoma, 12 mar. (askanews) – La Banca del Giappone (BoJ) deciderà su un eventuale aumento dei tassi d’interesse, che porrebbe fine a una lunghissima fase di politica monetaria ultra-espansiva, sulla base dei dati che arriveranno dal mercato del lavoro e dalle trattative contrattuali in corso tra le parti sociali, che dovrebbero determinare aumenti record dei salari. L’ha ribadito oggi, intervenendo alla Dieta (il parlamento giapponese), il governatore Kazuo Ueda.


La riunione del Consiglio monetario, l’organo decisionale della politica monetaria, si terrà la prossima settimana, il 18 marzo. I componenti sono in attesa di capire che esiti avrà lo “shunto”, cioè la “battaglia di primavera”, come è soprannominata la tradizionale fase di trattative tra le parti datoriali e sindacali. Lo stesso governo ha chiesto alle aziende di fare uno sforzo per mettere in campo aumenti salariali senza precedenti, che contribuiscano a un recupero dell’inflazione per le famiglie e consentano un rilancio dei consumi. “I consumi individuali sembrano mostrare una certa debolezza, in particolare nel settore degli alimentari, che hanno registrato in precedenza grandi aumenti dei prezzi”, ha segnalato Ueda. Ma, ha aggiunto, “la situazione sta migliorando moderatamente, in parte a causa delle aspettative di aumento dei salari”.


Poi ha aggiunto: “Abbiamo esaminato il ciclo virtuoso tra salari e prezzi, e dalla riunione di gennaio sono emersi numerosi dati, e ulteriori dati verranno ricevuti questa settimana, quindi esprimeremo un giudizio globale basato su tali informazioni”. Nel complesso, Ueda vede una “moderata ripresa” dell’economia giapponese, anche se permangono pericolosi elementi di debolezza.


La Banca del Giappone continua a mantenere una politica di tassi d’interesse negativi dal 2016.

Cina, triplicato il numero dei fondi per la sostenibilità

Cina, triplicato il numero dei fondi per la sostenibilitàRoma, 12 mar. (askanews) – Il numero di fondi per la sostenibilità è triplicato in Cina, da quando questo paese – che è il più grande paese emittente gas serra al mondoi – si è impegnato a raggiungere il picco di emissioni entro il 2030 e la neutralità carbonica entro il 2060. Lo ha affermato oggi la società di servizi finanziari statunitense Morningstar, secondo quanto riferisce South China Morning Post.


Secondo il rapporto, il numero di fondi sostenibili in Cina è passato da 78 a dicembre 2020 a 246 al 30 giugno dello scorso anno. Nella prima metà del 2023 sono stati lanciati circa 29 fondi sostenibili. “La consapevolezza degli investitori riguardo agli investimenti sostenibili sta aumentando grazie alla promozione di una trasformazione verde da parte del governo cinese”, hanno affermato nel rapporto gli analisti di Morningstar guidati dall’analista senior Jingxia Dai. “I fondi sostenibili in Cina hanno sperimentato un rapido sviluppo negli ultimi anni, con una crescita significativa nel numero di prodotti disponibili e consistenti afflussi netti annuali”.


Questi fondi hanno ricevuto un afflusso netto di 31,7 miliardi di yuan (4,4 miliardi di dollari) nella prima metà del 2023, che rappresenta una crescita patrimoniale del 6% rispetto alla fine del 2022.

Auto, giapponesi Nissan e Honda diminuiscono produzione in Cina

Auto, giapponesi Nissan e Honda diminuiscono produzione in CinaRoma, 12 mar. (askanews) – Nissan Motor e Honda Motor si stanno preparando a ridurre la loro capacità di produzione di veicoli in Cina. Lo scrive oggi il Nikkei, mentre le case automobilistiche giapponesi faticano a tenere il passo nella corsa ai veicoli elettrici contro i rivali cinesi.


Nissan avvierà nei prossimi giorni trattative con una joint venture locale per ridurre la sua capacità in Cina fino al 30%, che equivale a 500.000 auto all’anno. L’azienda giapponese è attualmente in grado di produrre in Cina circa 1,6 milioni di automobili ogni anno. In Cina ha otto stabilimenti, compresi quelli in Hubei e Henan in joint venture con la cinese Dongfeng Motor. La produzione di Nissan in Cina nel 2023 è scesa del 24%, su base annua, a 793.000 veicoli, scendendo sotto la soglia del milione per la prima volta in 14 anni.


Dal canto suo, anche Honda vuole ridurre la propria capacità in Cina del 20%, a circa 1,2 milioni di veicoli all’anno. L’azienda sta discutendo con partner locali e ha già comunicato ai principali fornitori che taglierà la produzione. Honda ha una capacità totale di 1,49 milioni di auto all’anno in Cina attraverso due joint venture, una con GAC Group e l’altra con Dongfeng Motor.


Anche le vendite di Toyota in Cina nel 2023 sono diminuite del 2%, su base annua, a 1,9 milioni di automobili. L’azienda vende modelli di veicoli elettrici come bZ4x e bZ3 nel paese e intende rafforzare la sua offerta di veicoli ibridi plug-in. Mitsubishi ha annunciato lo scorso anno il suo ritiro dalla Cina e Mazda sta ristrutturando le sue joint venture nel paese. La vicenda della produzione di auto giapponesi in Cina è piuttosto esemplificativa. Le case automobilistiche nipponiche hanno concentrato in Cina importanti basi produttive attraverso joint venture favorite dal governo cinese, che era ansioso di accelerare l’industrializzazione. Nel 2020 i produttori giapponesi controllavano un quinto del mercato dell’auto in Cina.


Tuttavia, col tempo, le aziende cinesi hanno acquisito tecnologia e know-how, anche dalle aziende nipponiche, e hanno rafforzato la produzione nazionale, investendo in particolare nei veicoli a nuova energia e, soprattutto, sull’auto elettrica. Lo scorso anno il 56% del mercato dell’auto cinese era appannaggio delle case automobilistiche locali, con il gruppo GAC in grado di controllarne oltre il 30%. E oggi nel settore dell’auto elettrica è in corso una gara al ribasso dei prezzi, innescata in particolare dalla BYD, che sta mettendo fuori mercato non solo i marchi nipponici, ma anche sudcoreani e tedeschi. Inoltre, lo scorso anno la Cina è diventata per la prima volta il primo esportatore mondiale di automobili, superando il Giappone, e sta diventando un attore più importante a livello globale. Nel frattempo, la casa automobilistica giapponese Mitsubishi Motors ha annunciato nell’ottobre 2023 che si ritirerà dalla Cina. Mazda sta ristrutturando la sua attività di joint venture nel paese.

Cina si attende che commercio estero mantena slancio

Cina si attende che commercio estero mantena slancioRoma, 11 mar. (askanews) – Il commercio estero della Cina manterrà sostanzialmente lo slancio al rialzo nella prima metà del 2024. L’ha detto oggi Yu Jianhua, capo dell’Amministrazione generale delle dogane (GAC).


Secondo le ultime statistiche doganali, dall’inizio di quest’anno le importazioni e le esportazioni della Cina hanno continuato a migliorare, ha detto Yu a margine della sessione annuale del Consiglio nazionale del popolo, che si è conclusa oggi. Nei primi due mesi del 2024, la Cina ha visto le sue importazioni ed esportazioni raggiungere i 6.600 miliardi di yuan di yuan (circa 839,4 miliardi di euro), un massimo storico, ha affermato il funzionario cinese.


Secondo Yu, il commercio elettronico transfrontaliero, gli appalti di mercato e altri nuovi modelli di commercio estero hanno registrato un forte slancio.

Cina, chiuse Due Sessioni: riunioni in tono minore, pochi risultati

Cina, chiuse Due Sessioni: riunioni in tono minore, pochi risultatiRoma, 11 mar. (askanews) – La sessione di lavori del Congresso nazionale del popolo (Cnp) cinese, che chiude le Due Sessioni, è andata oggi in archivio in tono minore. Non c’è stata la tradizionale conferenza stampa del primo ministro, non ha parlato in chiusura il presidente cinese Xi Jinping.


Mentre la prima è stata una decisione significativa, che ha rotto una prassi consolidata, l’assenza di un discorso di Xi è nell’ordine delle cose: il presidente solitamente parla alla conclusione della prima sessione, ma quella conclusa oggi era la seconda sessione del XIV Congresso nazionale del popolo. Il Cnp è un organo sostanzialmente formale, non ha veri poteri decisionali, che sono nel sistema cinese demandati alla leadership – dal presidente al Politburo del Partito comunista – la quale adotta tutte le politiche principali. Tuttavia le Due Sessioni, e in particolare il Cnp, forniscono un importante spaccato di quali saranno le traiettorie che Pechino prenderà soprattutto in termini economici e amministrativi.


Un elemento importante evidenziato è l’obiettivo di crescita dichiarato dal primo ministro Li Qiang la scorsa settimana. Il target di aumento del Pil “attorno al 5%” per il 2024 è ambizioso, ma nello stesso tempo flessibile. Tra le priorità è stata sottolineata una robusta politica industriale. Sono tre i piani presentati durante gli incontri della legislatura cinese. Una particolare enfasi è stata posta all’upgrade delle attrezzature, il cui mercato è quantificato in oltre 5mila miliardi di yuan ( Il sostegno industriale è chiaramente al primo posto nella lista delle priorità di Pechino per l’anno a venire, secondo i tre principali piani pubblicati nel corso degli incontri parlamentari.


Il principale pianificatore economico ha anche osservato come una spinta all’aggiornamento delle attrezzature genererebbe un mercato di oltre 5mila miliardi di yuan (circa 636 miliardi di euro). Per quanto riguarda il settore immobiliare, in profondissima crisi, il Cnp non ha preso decisioni particolari. Piuttosto il ministro dell’Edilizia abitativa Ni Hong ha chiarito che chi “danneggia le masse verrà punito”. Un segnale preciso che va nella linea repressiva anti-corruzione seguita dall’ascesa al potere di Xi.


Sul fronte dell’ambiente, il governo cinese ha espresso un impegno forte a ridurre il consumo di energia per unità di Pil di circa il 2,5% ebtro il 2024, dopo che per un paio di anni questo dato non era stato fissato. E’ un elemento importante, che segnala un rafforzamento della politica ambientale, ma che mette anche sotto stress l’industria chiamata a ottemperare la transizione. Per quanto riguarda invece l’aspetto politico, con una riforma della struttura del Consiglio di Stato, il governo guidato dal premier. Proprio oggi l’assemblea l’ha approvata a largissima maggioranza (quasi 2.900 voti su 3mila, con solo otto contrari e nove astenuti). I cambiamenti includono un rafforzamento del ruolo dei vicepremier e l’ingresso del governatore della Banca popolare cinese – la banca centrale – tra i massimi dirigenti del consiglio. Le Due Sessioni, insomma, vanno in archivio con un bilancio piuttosto risicato, il che fa comprendere perché sia stata cancellata la conferenza stampa del premier, che è da sempre la principale finestra sulla politica cinese a vantaggio della stampa internazionale. Nata con l’esigenza di dare un’immagine di trasparenza, la sua cancellazione potrebbe anche far pensare a una minore volontà di procedere su questo fronte. La conferenza stampa si tenne la prima volta nel 1988, premier Li Peng. Fu poi dal 1993, archiviato il periodo oscuro della strage di piazza Tiananmen del 1989, che tornò e si consolidò come appuntamento fisso alla fine della sessione del Cnp. Che dovrebbe, in realtà, tornare nel prossimi anni, secondo quanto ha annunciato il portavoce del Cnp Lou Qinjian. In questo senso, il punto di contatto più alto avuto dalla stampa straniera con i vertici cinesi è stato la conferenza stampa del ministro degli Esteri Wang Yi di giovedì scorso, nella quale il capo della diplomazia cinese ha segnalato l’importanza del rapporto con la Russia e del “nuovo modello di relazione di grande potenza, diverso da quello del periodo della Guerra fredda” stabilito da Pechino con Mosca, di fronte all’ostilità “sconcertante” e “assurda” degli Stati uniti.

Sudcorea multa intermediatori derivati legati ad azioni cinesi

Sudcorea multa intermediatori derivati legati ad azioni cinesiRoma, 11 mar. (askanews) – L’autorità di regolamentazione finanziaria sudcoreana ha presentato oggi un piano che impone alle banche e agli intermediari di compensare le perdite dovute ai prodotti derivati che replicano le azioni cinesi quotate sulla borsa di Hong Kong, accusandone alcune di aver rappresentato in maniera non corretta e incompleta alcuni prodotti. Lo riferisce l’agenzia di stampa Yonhap.


Il Financial Supervisory Service (FSS) di Seoul ha affermato che la sua ispezione preliminare, condotta per due mesi dall’8 gennaio, ha verificato “vari casi di vendite incomplete” riguardanti prodotti equity-linked (ELS) che replicano l’indice H di Hong Kong. Il valore eccezionale di tali prodotti ammontava a 18.800 miliardi di won (13 miliardi di euro) a fine dicembre, con 15.100 miliardi di won (10,46 miliardi di euro), ovvero l’80,5% del totale, destinati a essere riscattati quest’anno.


Secondo la FSS, i prodotti, se riscattati al valore di fine febbraio, registrerebbero una perdita complessiva fino a 5.800 miliardi di won (4 miliardi di euro). “I venditori hanno creato un ambiente per le vendite incompleto, fissando obiettivi di vendita eccessivi durante un periodo di crescenti rischi di perdita per i consumatori e promuovendo sforzi di vendita a tutto campo attraverso indicatori di prestazione inadeguati, trascurando il limite di vendita progettato per proteggere i consumatori”, ha affermato l’agenzia in un comunicato stampa. “A seguito della sua ispezione, (l’agenzia) ha confermato vari casi di pratiche illegali e sleali, comprese vendite incomplete”.


Le vendite incomplete si verificano quando gli istituti finanziari non riescono a fornire ai consumatori tutte le informazioni necessarie sui prodotti, compresi i termini contrattuali e i rischi associati. L’autorità di regolamentazione finanziaria in precedenza aveva affermato che l’ispezione aveva coinvolto 12 banche e intermediari locali. Il pacchetto di risarcimento proposto prevede che i venditori di prodotti ELS paghino un minimo del 20% della perdita subita dai consumatori quando si scopre che hanno violato qualsiasi regolamento, mentre il tasso di risarcimento può arrivare fino al 100%, a seconda della gravità e del numero delle violazioni e delle pratiche scorrette commesse dagli istituti finanziari.


“Le tariffe proposte sono progettate per aiutare i consumatori a ottenere un risarcimento ragionevole senza compromettere il principio della responsabilità degli investitori”, ha detto il capo della FSS Lee Bok-hyun in una conferenza stampa, sottolineando che i tassi di compensazione sarebbero diminuiti se gli investitori fossero stati pienamente informati dei rischi associati a il loro investimento. “Chiediamo – ha proseguito – una collaborazione attiva tra le istituzioni finanziarie e gli investitori affinché il nostro costo economico-sociale dovuto al prolungarsi delle controversie legali possa essere ridotto al minimo”. La FSS ha affermato che avvierà rapidamente il processo di mediazione delle controversie tenendo riunioni dell’apposito comitato su casi rappresentativi, con il primo di questi incontri previsto per il mese prossimo. “Tuttavia – ha detto ancora Lee – ogni istituto finanziario può iniziare a risarcire volontariamente i consumatori in base al tasso di risarcimento proposto”.

Giappone evita recessione tecnica, Pil IV trim. rivisto al +0,4%

Giappone evita recessione tecnica, Pil IV trim. rivisto al +0,4%Roma, 11 mar. (askanews) – L’economia del Giappone è cresciuta dello 0,4% su base annua nel periodo ottobre-dicembre rispetto al trimestre precedente, in aumento rispetto al calo preliminare dello 0,4% annunciato il mese scorso. Lo ha riferito oggi il governo di Tokyo, fornendo i dati rivisti del Pil che segnalano come sia stata evitata la recessione tecnica.


I dati rivisti mostrano un’economia in leggera ripresa rispetto alla contrazione nel periodo luglio-settembre grazie a un aumento della spesa in conto capitale. Con recessione tecnica si indica una sequenza di due trimestri consecutivi in territorio negativo.


Secondo i dati rivisti del prodotto interno lordo, le spese in conto capitale sono aumentate su base annua dell’8,4% nel quarto trimestre del 2023; i dati preliminari evidenziavano una contrazione dello 0,3%. I consumi privati, che rappresentano oltre la metà del Pil del Giappone, sono rimasti deboli al -1%, leggermente in calo rispetto al calo preliminare dello 0,9%. L’economia giapponese è cresciuta nel complesso del 2023 dell’1,9%, invariata rispetto all’1,9% preliminare e in accelerazione rispetto all’espansione dell’1% nel 2022.


I dati del ministero del Lavoro pubblicati giovedì, dal canto loro, hanno mostrato che i salari reali del Giappone, adeguati all’inflazione, si sono contratti a gennaio per il 22esimo mese consecutivo su base annua. Ciò suggerisce che la lenta crescita salariale continua a pesare sui consumi privati. Questo rende ancora più centrali, nel dibattito economico, le trattative salariali attualmente in corso tra le parti sindacali e datoriali, che dovrebbero portare a importanti aumenti nelle retribuzioni.

Giappone, a gennaio surplus partite correnti

Giappone, a gennaio surplus partite correntiRoma, 8 mar. (askanews) – Il Giappone ha registrato un surplus delle partite correnti di 438,2 miliardi di yen (2,7 miliardi di euro) a gennaio, tornando in attivo grazie ai rendimenti record degli investimenti esteri e ad un forte calo delle importazioni. L’ha comunicato oggi il Ministero delle Finanze di Tokyo.


La svolta rispetto all’enorme deficit di 2.010 miliardi di yen (12,4 miliardi di euro) nel gennaio 2023 è avvenuta grazie al fatto che il deficit commerciale del Giappone è stato all’incirca dimezzato a 1.440 miliardi di yen (8,9 miliardi di euro). Una ripresa del turismo in entrata ha portato a un surplus record nel settore di 415,9 miliardi di yen (2,57 miliardi di euro). I redditi primari, che riflettono i rendimenti sugli investimenti esteri, hanno segnato un surplus di 2.850 miliardi di yen (17,6 miliardi di euro), in un contesto di aumento dei rendimenti obbligazionari esteri dovuto all’inasprimento da parte delle banche centrali estere della politica monetaria volto a combattere l’inflazione.


Il Giappone, un povero di materie prime e fragile rispetto alle oscillazioni dei prezzi dell’energia importata, lo scorso anno ha registrato massicci deficit commerciali a causa del forte deprezzamento dello yen. Il dollaro ha registrato una media di 146,57 yen a gennaio, nettamente superiore ai 130,20 yen dell’anno precedente, poiché il differenziale del tasso di interesse tra Stati uniti e Giappone è rimasto ampio. La Banca del Giappone è un’eccezione tra le principali banche centrali, non avendo ancora abbandonato una politica monetaria ultra-espansiva, cosa che dovrebbe avvenire nei prossimi mesi. Le importazioni sono scese del 12,1% a 8.780 miliardi di yen (54,3 miliardi di euro), grazie a un calo del valore delle importazioni di materie prime per la produzione di energia. Le esportazioni sono aumentate del 7,6% a 7.340 miliardi di yen (45,4 miliardi di euro) grazie all’aumento delle spedizioni di automobili e attrezzature per la produzione di semiconduttori, con la relativa resilienza dell’economia statunitense che sostiene la crescita delle esportazioni del Giappone, favorite anche dal gioco dei cambi.


Il deficit commerciale dei servizi si è ridotto del 27,4% a 521,1 miliardi (3,2 miliardi di euro), aiutato dal più grande surplus di viaggi mai registrato, il che significa che la spesa dei visitatori stranieri in Giappone ha superato di gran lunga l’importo speso dai giapponesi all’estero. Il numero di visitatori stranieri in Giappone è stato pari a 2,69 milioni a gennaio, tornando al livello pre-pandemia del 2019.

Giappone raddoppierà quota lavoratori qualificati stranieri

Giappone raddoppierà quota lavoratori qualificati stranieriRoma, 5 mar. (askanews) – Il Giappone prevede di più che raddoppiare il numero di stranieri ammissibili ai visti per lavoratori qualificati nel periodo di cinque anni, a partire dall’anno fiscale 2024 che inizia ad aprile, portandolo a oltre 800.000. Lo riferisce il Nikkei, segnalando che si tratta di un passaggio necessario alla luce della carenza di forza lavoro in diversi settori.


Il limite si applicherà ai partecipanti al programma Lavoratori speciali specifici, lanciato nel 2019 per i lavoratori stranieri con competenze specializzate e conoscenza della lingua giapponese. Nel novembre 2023 circa 200.000 persone lavoravano in Giappone in questo quadro. Il Giappone aveva precedentemente limitato il programma a 345.000 persone per i cinque anni fino a marzo 2024. Lavoratori speciali specifici possono attualmente lavorare in uno dei 12 settori previsti. La maggior parte possiede lo status di Tipo 1, che consente loro di lavorare in Giappone per un massimo di cinque anni.


A febbraio, il governo ha proposto di espandere il programma per i lavoratori speciali specifici per coprire altri quattro settori – trasporto stradale, ferroviario, silvicoltura e legname – portando il totale a 16. Si prevede di coinvolgere 25.000 autisti di taxi, autobus e camion come parte di questa espansione. Il Giappone sta anche lavorando ad una sostituzione del suo controverso programma di tirocinio tecnico per i lavoratori non qualificati, che è stato criticato per la bassa retribuzione e gli abusi sul lavoro.


Secondo il ministero della Sanità, del Lavoro e del Welfare, a ottobre 2023 in Giappone c’erano circa 2 milioni di lavoratori stranieri. Alcune stime prevedono che circa il 10% della popolazione giapponese sarà straniera entro il 2100.

Fondo sovrano di Singapore potrebbe investire in OpenAI

Fondo sovrano di Singapore potrebbe investire in OpenAIRoma, 5 mar. (askanews) – Il fondo sovrano di Singapore Temasek Holdings sta tenendo colloqui su un investimento in OpenAI, la società tech che ha prodotto ChatGPT, in un accordo che segnerebbe la prima volta che un gruppo sostenuto da uno stato finanzia il gigante dell’IA. Lo segnala oggi il Financial Times.


Alti dirigenti di Temasek hanno incontrato l’amministratore delegato di OpenAI Sam Altman più volte negli ultimi mesi, secondo due fonti del FT. Un’altra persona che ha familiarità con le discussioni ha detto che il gruppo di Singapore era inizialmente interessato a investire nel fondo di venture capital di Altman Hydrazine Capital, ma i colloqui più recenti hanno incluso anche OpenAI. Non ci sarebbero ancora accordi sulle dimensioni dell’investimento.


I negoziati arrivano mentre Altman cerca trovare i fondi che consenta o a OpenAI di ridurre la sua dipendenza dai chip Nvidia, producendoseli in proprio. Nonostante l’enorme crescita delle entrate dal lancio di ChatGPT nel novembre 2022, Altman sostiene che OpenAI rimane in perdita a causa dei vasti costi di costruzione e formazione dei suoi modelli linguistici di ampie dimensioni.


Altman ha anche discusso con investitori profondi in Medio Oriente e in Asia, tra cui lo sceicco Tahnoon bin Zayed al-Nahyan, una delle figure più ricche e influenti di Abu Dhabi, e il fondatore di SoftBank Masayoshi Son, secondo le persone che hanno familiarità con i colloqui. Il portafoglio da 287 miliardi di dollari di Temasek include alcune delle migliori start-up tecnologiche del mondo, incluso il gruppo di pagamenti Stripe.