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Welfare aziendale, le piccole e medie imprese venete ci credono

Welfare aziendale, le piccole e medie imprese venete ci credonoMogliano Veneto, 28 feb. (askanews) – Ha fatto tappa nella storica sede di Generali a Mogliano Veneto il roadshow dedicato al territorio per promuovere la cultura del welfare aziendale tra le aziende di piccole e medie dimensioni, con la presentazione del Rapporto Welfare Index PMI Veneto 2024. Welfare Index PMI è l’indice che valuta il livello di welfare aziendale nelle piccole e medie imprese ed è promosso da Generali con la partecipazione di Confindustria, Confagricoltura, Confartigianato, Confprofessioni e Confcommercio.


“Il welfare aziendale – ha detto ad askanews Barbara Lucini, responsabile Country Sustainability & Social Responsibility di Generali Italia – fa bene all’impresa e fa crescere il Paese. Infatti, le piccole e medie imprese venete monitorate in questo rapporto sono virtuose quando fanno della leva del welfare una leva strategica, utile per il proprio conto economico, ma utile anche per il benessere dei propri lavoratori, delle famiglie e delle comunità in cui spesso si trovano a operare. Quindi il welfare aziendale è come leva competitiva, ma anche come azione di sostenibilità quando l’impresa sa esercitare a pieno il proprio ruolo sociale”. Sono venete il 16% delle best practice italiane di welfare aziendale: vengono infatti da questa regione 17 delle 121 imprese classificate nel 2022 come Welfare Champion, il livello più elevato secondo l’Indice. Il sistema produttivo regionale genera il 7,8% del PIL italiano, con circa 470.000 imprese, 96 ogni mille abitanti. Una capillarità che rappresenta anche un valore sociale di rilievo, perché le aziende agiscono come soggetti non solo produttivi e si assumono responsabilità verso l’ecosistema in cui operano.


“Noi come Generali – ha aggiunto Francesco Bardelli, Chief Health & Welfare and Connected Business Development Officer di Generali Italia e CEO di Generali Welion – crediamo molto nel Welfare tanto che abbiamo creato una nuova business unit, oggi celebriamo tra qualche giorno il primo anno della business unit Health and Welfare che ho l’onore e il privilegio di guidare, è una unit che mette insieme malattia e infortuni, quindi tutte le coperture assicurative che entrano in questo contesto sia per quanto riguarda le aziende quindi gli employ benefits dipendenti delle aziende, ma anche il mondo retail e le famiglie e in questo noi ci inseriamo anche tutta la parte di servizi salute”. Entrando nel merito del rapporto si capisce quanto, a livello territoriale, la consapevolezza del ruolo del welfare aziendale sia radicata. “Più del 25% delle imprese venete – ha concluso Enea Dallaglio, di Innovation Team, che ha curato lo studio – hanno raggiunto livelli alti o molto alti di welfare aziendale. Questo è un patrimonio straordinario che arricchisce e innova i welfare, anche pubblico e privato, di un territorio pur ricco di iniziative sociali come il Veneto”.


E questo consente di immaginare un futuro basato su un’alleanza tra welfare pubblico e welfare aziendale, per innovare profondamente i servizi rivolti a cittadini e famiglie.

Sodalitas: imprese consapevoli del ruolo giuda nella transizione sociale

Sodalitas: imprese consapevoli del ruolo giuda nella transizione socialeMilano, 27 feb. (askanews) – Le imprese si mostrano consopevoli della gravità e urgenza delle sfide ambientali e sociali che emergono nei contesti in cui operano; consapevoli anche del ruolo decisivo che sono chiamate a svolgere per favorire una societl più equa e sostenibile. Ma esprimono anche un giudizio di parziale inadeguatezza su quanto fatto fino ad ora e accompagnato da una assunzione di impegno a ad incrementare l’impatto “sociale” delle propre azioni, in particolare per quanto riguarda il controllo della catena di fornitura, la parità di genere, la riduzione delle diseguaglianze, la formazione e l’inserimento lavorativo degli immigrati.


Sono alcune delle indicazioni che emergono dal “2° Rapporto dell’Osservatorio Sodalitas sulla Sostenibilità Sociale d’Impresa”, presentato a Milano.”Attraverso i dati raccolti dall’Osservatorio, le imprese ci confermano che la rilevanza della Sostenibilità Sociale è aumentata rispetto al passato – ha detto Alberto Pirelli, presidente di Fondazione Sodalitas – I temi sociali sono sempre più centrali e le imprese sono chiamate a svolgere un ruolo primario nella promozione di azioni finalizzate a contrastare i molteplici aspetti della crisi sociale in atto. Investire in sostenibilità sociale significa realizzare con credibilità, capacità finanziaria, innovazione e visione nel tempo una strategia multistakeholder necessaria per la crescita dell’azienda e lo sviluppo della società”. “Sulla base delle conoscenze e buone pratiche rilevate attraverso l’Osservatorio – ha concluso Pirelli – Fondazione Sodalitas intende affiancare e supportare le imprese nel perseguire una strategia di sostenibilità sociale aprendo una nuova prospettiva che veda l’impresa come protagonista dello sviluppo della coesione sociale del Paese”.


L’Osservatorio – che nasce come un programma di ricerca permanente, unico nel panorama nazionale – si impegna a tracciare di anno in anno il quadro aggiornato della sostenibilità sociale d’impresa in termini di strumenti e metodi di intervento distintivi, benchmark di riferimento, trend evolutivi e confronto con le esperienze europee. Questa seconda edizione del rapporto centro del percorso di ricerca l’impegno delle imprese, le loro priorità sui temi sociali e le strategie messe in campo per amplificare l’impatto sui propri stakeholder di riferimento. Le imprese sono state coinvolte attraverso una serie di focus group, un’indagine quantitativa su un campione di 127 aziende italiane, e la raccolta di 21 case histories di imprese associate a Fondazione Sodalitas che presentano casi pratici di iniziative di sostenibilità sociale. Va detto che il campione consultato è rappresentativo non dell’universo delle imprese italiane, ma del segmento di imprese più sensibili ai temi della sostenibilità e più impegnate a integrarla nelle proprie strategie di business. I risultati del Rapporto relativi “all’ambito sociale” evidenziano che le imprese considerano il “fronte interno” come impegno principale: i dipendenti e i collaboratori vengono indicati come lo stakeholder primario e le iniziative rivolte al loro benessere considerate prioritarie.


Dai risultati emerge inoltre come la concezione di “benessere” si sia ampliata: oggi è richiesta attenzione, oltre che alle dimensioni tradizionali (benessere fisico, benessere economico), anche a dimensioni “nuove” (benessere psicologico e soprattutto relazionale). Ciò implica un forte impegno da parte delle imprese su una molteplicità di aspetti della vita in azienda: qualità del lavoro, welfare aziendale, parità di genere, diversità e inclusione, formazione. Risulta oggi necessario per dare piena credibilità all’impegno “sociale” delle imprese l’impegno diretto a favorire l’inserimento lavorativo dei giovani rispondendo alle loro aspettative di conciliazione vita-lavoro e di maggiore flessibilità e a realizzare iniziative sociali, culturali, ambientali rivolte al miglioramento della qualità della vita delle comunità di appartenenza. Decisiva, su ognuno di questi fronti, è la capacità delle imprese di realizzare alleanze finalizzate a rendere più efficaci le iniziative messe in campo: innanzitutto con le organizzazioni non profit ma anche con le amministrazioni locali e le istituzioni formative (scuole e Università).


Infine, due le aree in cui appare opportuno un miglioramento: la messa a punto di validi modelli per la valutazione/misurazione dei risultati ottenuti e la capacità di programmare più efficaci strategie di comunicazione, soprattutto verso l’esterno, delle iniziative realizzate. Al convegno di presentazione del “2° Rapporto dell’Osservatorio Sodalitas sulla Sostenibilità Sociale d’Impresa” tenutosi in Assolombarda, oltre al presidente di Fondazione Sodalitas Alberto Pirelli, sono intervenuti, Giulia Castoldi, vice presidente Assolombarda, Paolo Anselmi, presidente WaldenLab, Marco Frey, membro del Comitato Scientifico dell’Osservatorio SSI e Presidente Global Compact Network Italia, Cristina Bombassei, chief Sustainability officer Brembo e presidente Gruppo Tecnico Responsabilità Sociale d’Impresa Confindustria, Paolo Bonassi, responsabile Direzione Centrale Strategic Initiatives and Social Impact Intesa Sanpaolo, Francesco Baroni, amministratore delegato Gi Group, Francesca Magliulo, direttrice Fondazione EOS – Edison Orizzonte Sociale e Alessandro Beda, consigliere delegato Fondazione Sodalitas. Alle attività dell’Osservatorio promosso da Fondazione Sodalitas hanno collaborato Walden Lab, come Research Partner, Omnicom PR Group, in qualità di Communication Partner e CSR Europe, che ha portato la visione delle imprese europee rispetto al ruolo fondamentale che la sostenibilità sociale dovrà ricoprire all’interno della strategia della nuova Commissione Europea. (nella foto: Alberto Pirelli, presidente di Fondazione Sodalitas)

Solo il 60,7% adotta almeno 4 attività digitali su 12

Solo il 60,7% adotta almeno 4 attività digitali su 12Roma, 23 feb. (askanews) – Nel 2023, secondo i dati del Report Istat Imprese e Ict, il processo di digitalizzazione delle piccole e medie imprese italiane non è decollato: solo il 60,7% adotta almeno 4 attività su 12 che compongono il Digital Intensity Index, l’indice che misura l’utilizzo da parte delle imprese di 12 tecnologie digitali (solo per citarne alcune, quelle che hanno internet per almeno il 50% di persone occupate, che hanno un sito web, che usano pacchetti software per Enterprise Resource Planning, che usano il Customer Relationship Management, che vendono sul web oltre l’1% del totale fatturato e che vendono sul web business-to-consumer oltre il 10% di vendite web totali).


Tra gli indicatori maggiormente utilizzati nelle società con almeno 10 dipendenti, informa una nota, il cloud computing (61,4% rispetto ad una media Ue27 del 45,2%) e la fatturazione elettronica (97,5% contro un 38,6% Ue27), obbligatoria per legge. Il 47,9% delle attività utilizza un software gestionale, avvicinandosi al dato europeo (48,7%), ma solo il 13,6% condivide elettronicamente i dati con clienti e fornitori. Per molte attività anche l’adozione di tecnologie basate sull’intelligenza artificiale rappresenta un problema per la mancanza di competenze (è un ostacolo per il 55,1%), ovvero di capitale umano in grado di gestire le tecnologie digitali di cui si sono dotate. Da questi dati emerge un quadro poco rassicurante: il cammino verso la digitalizzazione e l’adozione responsabile delle tecnologie, specialmente quelle più innovative, si presenta come una sfida assai complessa per la maggior parte delle pmi italiane. “Il passaggio da una pmi analogica ad una realtà digitale e al passo con i tempi deve avvenire con una logica diversa da quella delle grandi aziende – spiega Federico Faloci – Co-Fondatore insieme a Danilo Di Corato di WaveMarketing, società di consulenza specializzata in strategie digitali per imprese, anche piccole – Ad un negozio di vicinato, infatti, la visibilità sui social network può essere utile per fare conoscere l’attività sul territorio, ma questa notorietà difficilmente si trasformerà in un’acquisizione di nuovi clienti. Un like su FB o l’elevato numero di follower su IG purtroppo non hanno nulla a che vedere con un aumento di vendite, fatturato e margini”.


Dunque, il processo di digitalizzazione è più che mai cruciale per le imprese, ma va ben oltre la mera conoscenza degli strumenti digitali. La vera chiave di volta risiede nella capacità di utilizzarli in modo produttivo. “Il percorso di alfabetizzazione digitale di un’azienda è un processo lento che va fatto passo dopo passo – prosegue Faloci. “Come nel nostro caso, grazie ad un team interamente under 35, diamo sostegno al business di oltre 750 attività locali distribuite in più di 50 settori, facendo leva sulla qualità delle relazioni a lungo termine con i titolari delle piccole realtà di vicinato per accompagnarle, passo passo, nel processo di digitalizzazione, con strategie di marketing misurabili e, al tempo stesso, diverse per ciascuna categoria merceologica”.


In un mercato in continua crescita e sempre più esigente, l’approccio che combina l’esperienza pratica sul campo con un programma di formazione approfondito sta emergendo come un potente strumento nello sviluppo delle competenze dei giovani professionisti. Un recente studio condotto da Capterra, comparatore di software online, ha rivelato che ben il 95% degli intervistati, giovani in cerca di lavoro, considera cruciale che le aziende offrano programmi di formazione ai propri dipendenti. “L’immersione lavorativa diretta unita a un percorso formativo intensivo sono molto efficaci nello sviluppo delle abilità lavorative dei giovani. Questa metodologia offre equilibrio tra l’energia dei nuovi collaboratori e l’esperienza più matura, attraverso un sistema di mentorship e responsabilità condivise. WaveMarketing ha infatti inaugurato una Academy interna di formazione continua con workshop, retreat aziendali e modalità retributive meritocratiche.” spiega Faloci. “Il settore del marketing e della vendita in cui operiamo richiede agilità e freschezza di idee e il nostro team, per la sua caratteristica anagrafica, risponde alla perfezione a queste esigenze. La giovane età in Wave non è una barriera ma un valore aggiunto, così come l’adattabilità, la capacità di iniziativa, la creatività, più che l’esperienza pregressa, inoltre, la predisposizione al lavoro di squadra e la condivisione dei valori aziendali, quali trasparenza e passione, caratterizzano il nostro approccio alla selezione del personale. Proprio in questa fase, vogliamo incontrare giovani talenti per posizioni che spaziano dal marketing operativo alla formazione, sia in sede che da remoto, e continuare così a costruire un team innovativo e competitivo” .

Visa-Ipsos: Pagamenti elettronici aiutano le pmi a vincere la sfida dell’innovazione

Visa-Ipsos: Pagamenti elettronici aiutano le pmi a vincere la sfida dell’innovazioneRoma, 22 feb. (askanews) – In Italia, il 61% delle imprese intervistate (micro 47% e piccole 84%) possiede almeno una carta di pagamento business, e più della metà di esse (54%) evidenzia come principale vantaggio la comodità di potere pagare sempre e ovunque, riconoscendo quindi nella protezione e sicurezza offerta dalle carte, nonché nella vasta accettazione, una porta aperta verso i mercati internazionali.


Sono solo alcuni degli insight, informa una nota, emersi dalla seconda edizione dell’Osservatorio Annuale Visa sui Pagamenti Digitali, realizzato in collaborazione con Ipsos per indagare il tessuto imprenditoriale italiano e analizzare, in particolare, esigenze e abitudini di micro e piccole imprese, con focus sulle carte di pagamento. Le carte di pagamento business influiscono positivamente anche sui processi aziendali, permettendo un maggior controllo e monitoraggio delle spese (44%) e un miglioramento complessivo della contabilità aziendale (32%), come evidenziano sia le piccole che le microimprese.


Vari anche gli elementi legati alla liquidità del capitale circolante messi in luce dagli intervistati: ritengono infatti che le carte di pagamento business permettano di ridurre gli anticipi ai dipendenti (23%) e ottimizzare il flusso di cassa (24%). Sono dati che mettono in evidenza le sfide affrontate dalle piccole e micro aziende nell’ultimo anno, tra cui figurano il rispetto delle scadenze di pagamento (29% delle imprese), seguito dalla necessità di tenere maggiormente sotto controllo le spese (29%) e dai tempi troppo lunghi impiegati a ricevere il pagamento dai clienti (28%). In evidenza anche per più di 6 imprese su 10, la crucialità di ricevere denaro per rimborsi e pagamenti il più rapidamente possibile, che conferma come il tema della liquidità si riveli ancora una volta molto rilevante.


“Per le aziende diventa sempre più cruciale non solo essere pagate e pagare in tempo – sottolinea Luca Moroni, Head of Visa Commercial Solutions Southern Europe. “Il network Visa fornisce la tecnologia per aiutare le aziende a semplificare e ottimizzare il modo in cui pagano e vengono pagate, in modo sicuro e controllato. Visa, inoltre, accettata in 200 Paesi nel mondo, può aiutare le imprese ad accedere ai mercati globali, ampliando le proprie fonti di reddito grazie alla possibilità di vendere online e al contempo permettendo di acquistare beni e servizi ovunque e al miglior prezzo. Grazie a una piattaforma di soluzioni dedicate ai pagamenti aziendali, può aiutare a portare benefici in tema di riconciliazione della spesa, efficienza dei processi e abbattimento dei costi interni. In particolare, poi, le carte di credito business costituiscono una linea di credito a breve termine che migliora la liquidità”. CARTE DI PAGAMENTO: BUSINESS O PERSONALI? Alle domande relative alle esigenze cui dovrebbero rispondere le carte di pagamento, secondo l’Osservatorio Visa, l’87% delle piccole imprese ritiene importante separare le spese aziendali da quelle personali, rispetto al 64% delle micro, in ragione delle dimensioni e della gestione più articolata. L’utilizzo delle carte business avviene soprattutto per spese di viaggio e rappresentanza indipendentemente dalla dimensione aziendale (44%). Altre voci di spesa per le quali si ricorre alle carte business sono gli acquisti ad hoc via internet (34%), le forniture accessorie e le utenze (32%), i fornitori primari (30%). L’uso delle carte personali è legato invece principalmente al pagamento delle utenze (32%), alle spese di viaggio e rappresentanza (31%), poi a quelle su piattaforme digitali (29%) e al prelievo di contante (28%).


SERVIZI, QUALI ASPETTATIVE Nel complesso, sia tra le micro che tra le piccole imprese, emerge interesse per i servizi collegati alle carte business: tra gli attuali possessori, la gestione personalizzata e istantanea sull’utilizzo della carta è il servizio che desta maggiore interesse (34%), mentre tra i non possessori attira l’attenzione l’accesso a una piattaforma di controllo, rendicontazione e analisi delle spese (34%). La stragrande maggioranza delle imprese, circa l’80%, si dichiara disposta a pagare di più per servizi premium, tra cui il cashback (32%), i servizi di assicurazione aggiuntivi (29%), le offerte dedicate ed esclusive (27%). Ancora una volta si conferma cruciale il ruolo delle banche che, anche tramite le filiali, rappresentano il canale principale a cui le imprese si rivolgono per avere informazioni sui pagamenti, dove solo 1 impresa su 10 riceve proposte su carte e soluzioni di pagamento.

Il gotha dell’imprenditoria e della formazione italiana ‘in cattedra’ a Milano

Il gotha dell’imprenditoria e della formazione italiana ‘in cattedra’ a MilanoRoma, 22 feb. (askanews) – Erano 300 i manager che hanno preso parte all’incontro organizzato a da Universo Impresa. Sul palco, big della formazione come Gabriella Rania, Roberto Re e Alfio Bardolla, il Ceo di Panino Giusto Antonio Civita, il Founder di Satispay Dario Brignone, il Ceo di Remax Italia Dario Castiglia, il Ceo e Founder di FitActive Eduardo Montefusco e il socio fondatore di Spindox Paolo Costa, hanno spiegato come si realizzano imprese di successo.


“Imparare dai migliori” è stata questa, informa una nota, la filosofia alla base di una giornata di approfondimento nella quale i partecipanti hanno avuto l’opportunità di ascoltare e interagire con gli imprenditori che hanno trasformato le loro visioni in realtà di successo italiane e internazionali. I formatori Gabriella Rania, Roberto Re e Alfio Bardolla, il Ceo di Panino Giusto Antonio Civita, il Founder di Satispay Dario Brignone, il Ceo di Remax Italia Dario Castiglia, il Ceo e Founder di FitActive Eduardo Montefusco, l’esperto in Franchising Fabio Pasquali e Simone Marietta Durelli, titolare di Ockham Group, sono stati solo alcuni dei manager di successo che, nel corso dell’incontro “L’arte dell’imprenditoria: strategie per elevare il tuo business verso l’eccellenza” organizzato da Universo Impresa, si sono trasformati in “docenti per un giorno” e hanno raccontato le loro storie imprenditoriali segnate da spirito di iniziativa, capacità e competenze. Un evento nel quale i segreti del fare impresa sono stati trasmessi direttamente da chi ha raggiunto traguardi significativi nel mondo degli affari.


Un incontro che anticipa altri eventi e che rientra nel percorso di studi del “Master in “Scienze Imprenditoriali”, primo e unico corso di specializzazione in Italia per garantire agli imprenditori competenze manageriali concrete, promosso da I-AER, Istituto di Ricerca Economica Applicata, ed Uniscientia Academy, istituto di alta formazione per le certificazioni ICT “Trasmettere il sapere, che è frutto di studio ed esperienza sul campo, ha dato la possibilità agli imprenditori presenti in sala – spiega la coordinatrice dell’evento, Gabriella Rania – di conoscere le strategie e i segreti che portano al successo aziendale. Ma l’incontro non è servito solo a livello teorico ma anche pratico con sessioni di apprendimento calibrate e di sicuro interesse. Alcuni docenti di punta come Fabio Papa della Business School del Sole 24 ore, esperto di gestione di controllo, o come Valeria Toia, esperta di selezioni del personale con metodo scientifico, con approfondimenti sui loro temi di competenza, hanno spiegato come saper leggere i numeri in azienda per attuare scelte ponderate, di assumere in modo strategico senza perdere tempo e denaro, di affrontare questioni delicate come la negoziazione, il passaggio generazionale e le strategie d’impresa. L’ambiente imprenditoriale di oggi – spiega ancora la Rania – richiede competenze specifiche e aggiornate. Durante l’evento, sono state esplorate le skills essenziali che ogni imprenditore deve possedere per navigare con successo nel panorama attuale del business. Dai metodi innovativi di gestione aziendale agli strumenti digitali avanzati, i partecipanti acquisiranno conoscenze fondamentali per essere competitivi.”


L’esperienza è stata immersiva e interattiva, con workshop pratici e sessioni di networking mirato, offrendo l’opportunità di mettere in pratica le competenze apprese e di creare connessioni preziose nel mondo degli affari. Ci sono stati anche tanti ospiti speciali tra i più influenti imprenditori italiani che hanno arricchito questa giornata di studi. Dalle conferenze mattutine ai workshop pomeridiani, ogni momento è stato disegnato per massimizzare al massimo l’apprendimento, migliorare le competenze e potenziare le strategie aziendali. “Abbiamo voluto ispirare tutti i partecipanti – conclude la Rania – spiegando loro l’arte dell’imprenditoria ed elevando il loro business verso l’eccellenza”.

Nautica, Acampora: dare centralità a economia del mare per sviluppo

Nautica, Acampora: dare centralità a economia del mare per sviluppoRoma, 20 feb. (askanews) – “Dare centralità all’economia del mare mettendo in campo l’idea della nostra nazione marittima e riportando al centro del dibattito politico il nostro mare, è un qualcosa che non avveniva da anni e per il quale va dato atto del prezioso lavoro portato avanti dal ministro Musumeci in questo senso”. Lo ha sottolineato il presidente di Assonautica italiana, Giovanni Acampora, intervenuto in occasione degli Stati generali della Portualità turistica italiana organizzati da Assonat in collaborazione con Assonautica.


“Oggi la rotta sta cambiando perché finalmente vengono messi a terra dei risultati concreti. Abbiamo cominciato con il Piano del mare – ha aggiunto Acampora – che ha visto lavorare uniti tutti gli stakeholder, sia pubblici che privati, verso un unico obiettivo. Oggi guardiamo con orgoglio al Blue forum di Gaeta, giunto alla sua terza edizione. Un appuntamento, tanto atteso, divenuto ormai centrale per il Sistema mare, in programma dal 10 al 13 aprile prossimi, nel quale si parlerà principalmente di formazione. Abbiamo bisogno di competenze per far crescere le nostre imprese. Su questi temi non ci sono solisti, vince il gioco di squadra ed io sono certo che porteremo a casa il risultato”.

Edilizia, Cnce: spinta da Superbonus in 2022-23, ore lavorate +30,1%

Edilizia, Cnce: spinta da Superbonus in 2022-23, ore lavorate +30,1%Roma, 20 feb. (askanews) – Il Superbonus ha trainato il settore delle costruzioni che nel 2023 è cresciuto in termini di ore lavorate tornando a livelli quasi ‘normali’. È l’analisi condotta dalla Cnce, la Commissione nazionale paritetica per le casse edili, presentata nel corso della giornata nazionale dedicata alla presentazioni dei dati sull’andamento del settore delle costruzioni.


“L’andamento delle ore lavorate – spiega la Cnce – è il più significativo indicatore della reale attività svolta nelle costruzioni secondo le denunce delle imprese. Il loro andamento scandisce il ritmo delle costruzioni. Secondo i dati raccolti nell’Osservatorio statistico della Cnce il loro numero è cresciuto nel 2023 mediamente a livello nazionale nell’ultimo biennio (confronto anni Cassa edile settembre-ottobre di ciascun anno) del 30,1%. Una crescita dovuta in gran parte al 2022 (+26,1% rispetto al 2021). Il delta positivo nell’ultimo anno, infatti, è stato soltanto del 3,2%. Se si confronta il solo mese di novembre (ultimo dato definitivo disponibile) questa differenza si assottiglia ulteriormente all’1,8%. Questo andamento disegna un trend che sostanzialmente riconduce le costruzioni verso uno stato di salute che potremmo definire “normale”, ovvero ricondotto a una nuova stabilità rispetto a quanto avvenuto per effetto soprattutto del Superbonus.


Tutti gli analisti concordano che quella fase è finita e che oggi se ne apre un’altra le cui modalità sembrano fortemente condizionate più dagli investimenti pubblici, diversamente da quanto avvenuto nell’ultimo ciclo espansivo. Nel confronto delle variazioni di ore tra le diverse regioni italiane si conferma l’esistenza di situazioni diverse tra il Nord, il Centro e il Sud, con dinamiche differenziate tra le varie aree geografiche e al loro interno tra le diverse regioni.


La sintesi relativa al confronto tra 2023 e 2022 premia il Nord Ovest e il Centro con una attività superiore al 5%. Il Sud si assesta intorno al +2% mentre nel Nord Est e nelle Isole si registra un leggero calo rispettivamente dello -0,2% e dello 0,4%. Il dato relativo al mese di novembre evidenzia soprattutto una forte contrazione rispetto allo stesso mese del 202 nell’intero Mezzogiorno con un calo superiore al 5%. Sulla base dei dati relativi ai cantieri attivi nell’ultimo Anno Cassa Edile (ottobre 2022 – settembre 2023), le aree territoriali dove si concentra il maggior numero di cantieri sono il Centro con un 31% e il Nord Ovest con il 28% del totale nazionale. Il 21% dei cantieri si trova invece al Sud e nelle Isole e un altro 21% nel Nord Est. Se si prende in considerazione il rapporto tra opere pubbliche e opere private si rileva come un maggior numero di cantieri pubblici, rispetto alla media nazionale (27%), si registri proprio in queste tre ultime aree territoriali, ad iniziare dal 34% delle Isole a dal 30% del Nord Est.

Finanza etica: in Italia il summit mondiale delle banche valoriali

Finanza etica: in Italia il summit mondiale delle banche valorialiMilano, 20 feb. (askanews) – Per la prima volta l’Italia sarà sede del summit della rete mondiale delle banche valoriali: ad organizzare l’incontro Banca Etica e Etica Sgr che riuniranno in diverse sessioni di lavoro a Padova e Milano, il 26 al 29 febbraio 2024, i leader delle banche etiche di tutto il mondo per il “16° Meeting annuale della Global Alliance for Banking on Values – GABV”. Fanno parte dell’Alleanza circa 70 banche e istituti finanziari che gestiscono complessivamente asset per oltre 210 miliardi di euro.


La spinta etica e valoriale espressa da cittadini, risparmiatori, e imprese di tutto il mondo è in rapida e continua crescita e il pressing sulle scelte di azione degli istituti finanziari è progressivamente sempre più significativa. Per avere una idea della progressione di questa spinta basti pensare che solo nel 2009, anno della nascita del network, le banche aderenti erano 10 e il patrimonio amministrato ammontava a 14 miliardi di euro. Oggi le realtà che fanno parte della GABV occupano più di 80 mila lavoratori e servono oltre 60 milioni di clienti in 45 Paesi diversi tra Asia, Africa, America latina, Nord America ed Europa. Il summit ha come titolo “Il mondo a un bivio: i valori nella finanza e nella tecnologia per trasformare la società”: questo tema sarà il filo conduttore dei confronti e delle sessioni di lavoro alle quali parteciperanno oltre 200 amministratori delegati e alti dirigenti delle banche valoriali in arrivo da oltre 45 paesi.


Un focus specifico dei lavori è dedicato al ruolo della finanza etica nel sostenere un’economia di pace contro il business della guerra. Il 28 febbraio, durante gli incontri della GABV, saranno presentati i risultati della ricerca “Alleati per la Pace”, sull’attività del settore bancario globale nel finanziare e alimentare produzione, commercio e diffusione degli armamenti, e sulle strategie per disincentivarla, favorendo gli investimenti responsabili. Sarà inoltre presentato il “Manifesto per una finanza di pace”, condiviso da tutti gli organismi aderenti alla GABV, per esplicitare la visione umanitaria dell’Alleanza, condannare qualsiasi tipo di conflitto e chiedere a tutte le istituzioni finanziarie mainstream di smettere di finanziare la produzione e il commercio di armi. “Nell’anno del suo 25° anniversario, Banca Etica è orgogliosa di ospitare l’assemblea annuale della Global Alliance For Banking on Values, un network in continua crescita di istituzioni finanziarie operanti in tutto il mondo – dice Anna Fasano, presidente di Banca Etica – Un movimento globale convinto dalla propria esperienza pluriennale che il potere degli strumenti finanziari possa essere messo con efficacia al servizio della costruzione di una maggiore giustizia sociale e ambientale collettiva. I rappresentanti delle 70 banche aderenti a GABV verranno accolte a Padova, dove Banca Etica è nata nel 1999 e dove tuttora ha la sua sede centrale, e a Milano. Padova come luogo simbolo della forza e della storia dell’economia sociale e delle organizzazioni non profit in Italia; Milano, polo finanziario principale del Paese, dove ha sede Etica Sgr, presidio della visione di una finanza guidata dall’etica. Le banche valoriali di tutto il mondo aderenti a GABV si ritrovano in Italia, infatti, consapevoli di un orizzonte internazionale nel quale la drammatica zavorra di vecchi e nuovi conflitti armati convive con uno slancio in avanti basato su tecnologie straordinarie, da governare attentamente; e si ritrovano per consolidare una visione comune sulle sfide e gli obiettivi, per rafforzare alleanze, condividere soluzioni sperimentate e svilupparne di nuove, insieme”.


“L’Assemblea annuale 2024 dell’Alleanza Globale per la Banca sui Valori in Italia segna un momento cruciale per il nostro movimento – dice Martin Rohner, direttore esecutivo GABV – In un mondo alle prese con sfide complesse, il sistema bancario basato sui valori può sostenere la trasformazione che non possiamo più permetterci di ritardare. Le banche progressiste possono aiutare ad affrontare le questioni sociali e ambientali, aiutando i clienti ad adattarsi a un clima che cambia e costruendo un’economia più giusta e inclusiva. Durante il nostro incontro, lavoreremo insieme per accelerare il cambiamento positivo di cui abbiamo bisogno. Esploreremo il potenziale e i rischi della tecnologia, quando è informata dai valori, per offrire vantaggi rapidi. Come comunità internazionale, promuoveremo la solidarietà, la pace e il sostegno reciproco”. Tra gli altri temi, affrontati nella prospettiva di operare una trasformazione nella società, ci sarà quello di come la finanza etica possa contrastare il cambiamento climatico e le cattive pratiche di greenwashing e social washing messi spesso in atto dal sistema finanziario tradizionale. E ancora si discuterà sulla rivoluzione tecnologica spinta dall’intelligenza artificiale e sulla sua conciliabilità con il valore di una finanza costruita anche attraverso la relazione fra persone, e con un’attenzione all’ambiente che le circonda.


Il summit prevede anche due eventi aperti al pubblico. Il primo, in apertura della quattro giorni di lavori -l unedì 26 febbraio presso l’Aula Magna dell’Università di Padova – dedicato all’economia sociale con gli interventi di Stefano Quintarelli – imprenditore seriale, membro del Leadership Council dell’ONU del Sustainable Development Solutions Network e componente del gruppo di esperti di alto livello sull’intelligenza artificiale della Commissione europea – e Gaël Giraud, il fondatore del Georgetown Environmental Justice Program presso la Georgetown University, ex consigliere di politica energetica del governo francese e teologo politico. Il secondo evento -mercoledì 28 febbraio alle 16:30 presso la Fondazione Feltrinelli a Milano- è dedicato agli investimenti etici e alla pace con la lectio magistralis di Susi Snyder, Premio Nobel per la Pace 2017 e coordinatrice di ICAN – Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari. Per seguire gli eventi è possibile iscriversi sulla pagina di Banca Etica dedicata agli incontri aperti del meeting di GABV. Durante le giornate di confronto una delegazione della GABV sarà accompagnata in un experience tour per conoscere e visitare alcune realtà che in questi 25 anni sono state finanziate e sostenute da Banca Etica. Aziende che operano in ambiti diversi ma che lavorano perseguendo la sostenibilità economica, sociale e ambientale. I membri dell’Alleanza visiteranno: Fonderia Dante, un caso esemplare di workers buyout – azienda riacquistata dai propri lavoratori – situato a San Bonifacio in provincia di Verona; Cooperativa insieme di Vicenza, che negli anni si è distinta per un forte impegno ecologico radicato nella comunità fin dalla sua fondazione, e che promuove l’upcycling – o riutilizzo creativo – attraverso i suoi laboratori, e offre prodotti equosolidali; Cascina Clarabella di Corte Franca (BS), che si impegna nell’inserimento lavorativo di persone con disabilità, favorendo solidarietà e inclusione. E ancora, le cooperative El Tamiso e Arakè di Padova. Sempre a Padova l’azienda Etifor, che si distingue per la sua expertise nel valorizzare i servizi e i prodotti della natura, e la Legatoria Zanardi, nata come workers buyout dalle ceneri del Gruppo Editoriale Zanardi, un’azienda di rilegatura in crisi, salvata dalla chiusura dai suoi stessi dipendenti. E infine l’impresa Enaip Veneto, che opera nei settori dell’istruzione e della formazione professionale, con un approccio orientato alla persona che enfatizza il benessere e la crescita individuale. Il meeting annuale 2024 di Global Alliance for Banking on Values viene realizzato con il contributo di Cassa Centrale Banca; il supporto di Fairtrade Italia e il patrocinio del Comune di Padova e dell’Università di Padova. (nella foto: Anna Fasano, presidente di Banca Etica)

UN Global Compact Italia: bene direttiva Ue su supply chain

UN Global Compact Italia: bene direttiva Ue su supply chainMilano, 14 feb. (askanews) – Il Global Compact delle Nazioni Unite, la più grande iniziativa di sostenibilità d’impresa al mondo, auspica il pieno sostegno da parte degli stati membri dell’Unione europea alla direttiva che introduce per la prima volta nell’UE l’obbligo per le imprese di effettuare una due diligence in materia di diritti umani e ambiente.


I membri del Comitato dei rappresentanti permanenti (Coreper) sono chiamati ad esprimersi sulla Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CS3D). Il provvedimento prevede per le aziende di identificare, prevenire, mitigare, comunicare e porre fine agli impatti negativi sull’ambiente e sui diritti umani causati dalle loro attività economiche e dalla loro catena del valore (supply chain). “Protect, Respect & Remedy sono i pilastri dei Principi guida delle Nazioni Unite sui Diritti Umani, ai quali le imprese che aderiscono all’UN Global Compact sono già chiamate a uniformarsi, al pari dei Dieci Principi che promuove la nostra iniziativa, ha dichiarato Daniela Bernacchi, Executive Director dell’UN Global Compact Network Italia (UNGCN). In piena coerenza con il Global Compact Office – sosteniamo l’adozione di un quadro legislativo mandatorio su questi temi, in Italia come nel resto mondo, per offrire il corretto supporto formale agli sforzi già in essere del settore privato. Fondamentale un contesto normativo chiaro ed implementabile, per dare nuovo impulso all’impegno delle aziende sui Diritti Umani.” Il Global Compact delle Nazioni Unite ha costantemente espresso un forte sostegno all’obbligatorietà della due diligence in questo campo, rilevando i limiti delle misure volontarie che da sole non sono sufficienti a responsabilizzare le imprese rispetto alle violazioni dei diritti umani. L’UN Global Compact ritiene che iniziative volontarie da parte delle imprese insieme a misure obbligatorie allineate con i principi guida al livello internazionale, daranno maggiore impulso alla responsabilità delle imprese in un momento cruciale in cui è più che mai necessaria un’azione collettiva.


Come iniziativa di sostenibilità delle imprese più grande al mondo, il Global Compact delle Nazioni Unite continua a sostenere le imprese affinché siano pronte ad affrontare leggi e regolamenti in continua evoluzione, allineando le azioni su base volontaria in materia di diritti umani con gli standard ambientali e sui diritti umani accettati al livello internazionale, tra cui i Principi guida delle Nazioni Unite su imprese e diritti umani, le Linee guida dell’OCSE per le imprese multinazionali e le Convenzioni dell’OIL.

Cnpr forum: riequilibrare rapporto tra sostenibilità e produttività

Cnpr forum: riequilibrare rapporto tra sostenibilità e produttivitàMilano, 12 feb. (askanews) – “Le proteste degli agricoltori sono condivisibili perché ci sono una serie di problematiche che appartengono non solo ai singoli stati ma anche alle politiche europee che stanno rendendo sempre più difficile il mestiere di produrre e allevare. L’Europa ha sempre considerato gli agricoltori gli inquinatori del mondo ma in realtà non è così. Hanno bisogno di essere considerati al centro delle politiche agricole e non più considerati come i cattivi di turno”. Queste le parole di Salvatore De Meo (Forza Italia), presidente della Commissione Affari costituzionali del Parlamento Europeo, nel corso del Cnpr forum “La grande crisi del settore agroalimentare: l’Italia e l’Europa sotto assedio dei trattori”, promosso dalla Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili, presieduta da Luigi Pagliuca.


“Parliamo di un settore strategico per l’Italia e dobbiamo riaprire al dialogo come la Presidente Von der Leyen sta facendo nelle ultime settimane. L’Europa – ha aggiunto De Meo – mette a disposizione una parte importante di risorse economiche, quasi un terzo delle risorse complessive, oltre 50 mld di euro in sette anni permettendo il miglioramento delle qualità produttive. Dobbiamo incoraggiare gli agricoltori ad applicare procedure di sostenibilità senza incidere sulla produttività in modo da non mettere a rischio il nostro sistema di sicurezza alimentare”. Di dialogo con gli agricoltori ha parlato anche Paolo De Castro (eurodeputato del Pd in Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale a Strasburgo): “Si sono accumulati diversi problemi nel settore dell’agricoltura – ha detto – Da due anni in Parlamento europeo abbiamo sottolineato come si stesse procedendo sul terreno del new green deal e sulla transizione ecologica senza coinvolgere gli agricoltori che si sono così sentiti imputati e non protagonisti. L’Europa ha il tasso di emissioni più basso rispetto agli altri continenti, è stato ridotto l’uso di antibiotici e di fitofarmaci, ma ora serve un progetto che li coinvolga. Gli agricoltori non sono il problema ma parte della soluzione. In più si sono aggiunti una serie di mal di pancia sull’eliminazione degli aiuti per il gasolio in Germania e il piano di abbattimento dei capi in Olanda e la situazione è diventata difficile”. “Dobbiamo chiederci – ha poi aggiunto De Castro – come accompagnare gli agricoltori con alternative concrete alla limitazione della chimica in agricoltura, ad esempio con l’uso della genetica. In Italia siamo leader in questo settore per la vitivinicoltura. Innovando le tecniche meccaniche e il precision farming potremmo ottenere ottimi risultati”.


Fare chiarezza con l’Europa è la priorità per Calogero Pisano, esponente di Noi Moderati e segretario della Commissione Politiche dell’Unione Europea alla Camera dei Deputati. “Gli agricoltori non ce la fanno più. Con questo governo sono state introdotte politiche per aiutarli tutelando i prodotti italiani ma servono regole chiare in Europa soprattutto nei confronti dei paesi extraeuropei – ha detto Pisano – Tra il caro benzina e il costo dei prodotti a prezzi bassissimi nel Nord Africa che arrivano sui nostri mercati a prezzi molto più competitivi, c’è il serio rischio di fallimento per le nostre realtà agricole. Il nostro mercato agroalimentare, che è collegato anche al settore del turismo enogastronomico impone la salvaguardia dei nostri prodotti, dei nostri cibi, della nostra cucina. Abbiamo votato la non adozione delle carni sintetiche che è un primo passo importante per lanciare un segnale chiaro all’Europa che abbiamo bisogno di salvaguardare i nostri allevamenti e il made in Italy. Il governo sta lavorando bene su questo punto aiutando gli agricoltori a essere competitivi su questi mercati”. “Dobbiamo recuperare un gap importante – ha concluso Pisano – in termini di peso politico nell’UE e tornare a salvaguardare i nostri interessi”. Critico nei confronti del governo Alessandro Caramiello, deputato del M5s in Commissione Agricoltura a Montecitorio. “Gli agricoltori sono scesi in piazza per far sentire la loro voce protestando contro le politiche europee e quelle dei singoli paesi – ha detto il deputato pentastellato – Nel nostro caso stanno manifestando per i costi della produzione e per il mancato rinnovo dell’esonero Irpef da parte di questo governo che implicherà un pagamento di circa 250 ml di euro in più. Cancellate le decontribuzioni per i giovani imprenditori agricoli e tagliato il credito d’imposta da noi introdotto con agricoltura 4.0. Alcune politiche green vanno rinegoziate in Europa, come quelle relative al 4% dei terreni a riposo. Penso anche ai fondi dalle armi per l’Ucraina che potrebbero invece essere dirottati sull’agricoltura”.


“Anche in Italia – ha rimarcato Caramiello – gli agricoltori vanno ascoltati senza ipocrisie, ricordando al ministro Lollobrigida che molti di loro non si sentono rappresentati. Oggi alcuni partiti cercano di intestarsi questa battaglia ma io chiedo dove fossero Salvini e Giorgetti mentre il Consiglio dei Ministri eliminava l’esonero dell’irpef?”. Antonio Moltelo, commercialista dell’Odcec di Nola, ha esposto il punto di vista dei professionisti. “Gli agricoltori sono in rivolta in tutta Europa e protestano contro le politiche europee del green deal. Trattori in strada, arresti, bandiere UE bruciate. Scene che probabilmente potevano essere evitate se solo si fossero ascoltate le loro esigenze in sede di approvazione delle norme sul green deal – ha detto Moltelo – La cosa auspicabile è che l’Europa e l’Italia aprano subito un dialogo con gli agricoltori per sostenere il settore dell’agroalimentare che vale miliardi di euro e rappresenta uno dei fiori all’occhiello del made in Italy”.


Le conclusioni sono state affidate a Paolo Longoni, consigliere dell’Istituto Nazionale Esperti Contabili. “Gli agricoltori protestano in tutta Europa e in Italia sono tutti d’accordo con loro- ha detto Longoni – Ci sarebbe allora da chiedersi come mai protestano. La verità è che tutte le decisioni in materia di agricoltura passano attraverso Bruxelles e non Roma e l’agricoltura stessa è ritenuta la figlia povera all’interno del comparto della produzione. Se consideriamo però anche il settore agroalimentare l’incidenza sul pil sale al 16%. I prodotti agricoli scontano sul campo tutta una serie di passaggi soprattutto nei confronti della grande distribuzione dove sono contraenti deboli. Quindi bisogna favorire tutta una serie di aggregazioni tra compagini agricole per consentirgli di avere maggior peso contrattuale rispetto agli acquirenti e agli intermediari. L’agricoltura da sempre gode di una serie di agevolazioni notevoli con dei vantaggi competitivi importanti ed è abituato a sentirsi un soggetto privilegiato. Quando i privilegi vengono messi in discussione ecco che scatta la protesta. Nella redazione del green deal è stato un errore gravissimo non sentire gli agricoltori. Alcune di queste misure andavano mediate consentendo di salvaguardare entrambi gli interessi. Speriamo che dal confronto e dal dialogo vengano fuori soluzioni condivise”.