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Femminicidi, Cnpr Forum: intervenire per tempo con la prevenzione

Femminicidi, Cnpr Forum: intervenire per tempo con la prevenzioneMilano, 20 nov. (askanews) – “Dobbiamo intervenire sicuramente sulla prevenzione, sugli aspetti formativi e sulla raccolta tempestiva delle denunce con interventi specializzati di chi prende in carico le segnalazioni. Le donne devono essere aiutate a uscire da situazioni difficili e bisogna farlo in tutta sicurezza per le vittime che hanno paura di perdere i propri figli e di non farcela dal punto di vista economico. Uno dei temi prioritari della ‘Commissione’ riguarda proprio la violenza economica, un fattore sul quale bisogna lavorare tantissimo e va di pari passo con la politica dell’occupazione femminile”. Lo ha dichiarato Martina Semenzato, di Noi Moderati, presidente della Commissione Parlamentare d’Inchiesta sul Femminicidio, nel corso del Cnpr forum “Femminicidio e violenza di genere: cosa serve ancora in Italia per cambiare?”, promosso dalla Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili presieduta da Luigi Pagliuca.

“Questa formazione deve ‘scollinare’ le aule scolastiche e arrivare a formare operatori sociosanitari e forze dell’ordine – ha proseguito Semenzato – per dare loro strumenti atti a intervenire tempestivamente fino ad arrivare alla formazione di avvocati e magistrati. Occorre riprenderci questa società che per alcuni versi sembra implodere e regredire nel rapporto uomo-donna. Il cammino di indipendenza della donna non collima con la visione ancora patriarcale che abbiamo nella nostra società”. Sulla necessità di un lavoro di prevenzione culturale è intervenuta anche Tatiana Rojc, senatrice del Partito Democratico in Commissione Straordinaria per la Tutela e la Promozione dei Diritti Umani a Palazzo Madama. “Le donne negli ultimi 80 anni hanno fatto tantissima strada ma non è sufficiente. In Italia la condizione familiare incide ancora pesantemente sul destino delle donne. Manca l’educazione alla differenza, al Sud in modo particolare. Per sradicare quella cultura patriarcale che colpisce molto pesantemente il corpo delle donne serve un lavoro di prevenzione culturale che non può che generarsi da un grande investimento economico da parte di chi governa”. “Se è decisiva la famiglia, la scuola e tutto il contesto in cui cresciamo deve essere determinante la formazione dei singoli individui. Bisogna sottolineare anche il ruolo della televisione – ha aggiunto Rojc – che prima ha alfabetizzato gli Italiani ma poi li ha illusi. La tv commerciale è stata in questo senso un fattore estremamente negativo proponendo modelli femminili inaccettabili. Altro aspetto fondamentale è il superamento del gap economico tra uomo e donna. La strada verso una emancipazione economica è ancora lunga e non può esistere che a parità di lavoro le donne guadagnino meno degli uomini”.

Secondo Catia Polidori, parlamentare di Forza Italia in Commissione Attività Produttive, Commercio e Turismo a Montecitorio, “la violenza di genere riguarda un aspetto psicologico difficile da superare. La difficoltà vera sta nell’educazione che viene data ai ragazzi e anche alle ragazze”. “La donna va educata a non accettare la violenza – dice la parlamentare di Forza Italia – coloro che non denunciano lo fanno in nome di una superiorità fisica che viene recepita come superiorità di tipo intellettuale. Spesso le violenze sulle donne avvengono per motivi di gelosia quindi è un’educazione al sentimento che manca. Non c’è differenza di classe sociale e di provenienza. E’ un problema che riguarda trasversalmente qualsiasi donna, nessuna è al sicuro se non educata a rifiutare ogni forma di prevaricazione. Bisogna intervenire sulla prevenzione – osserva Polidori – a partire dall’età prescolare con tutto ciò che possa essere d’aiuto anche le piccole cose. E’ passato da poco alla camera il decreto per contrastare la violenza contro le donne e ho proposto una legge a mia prima firma relativa a un’app ‘Mai Sole’. Un’applicazione che funziona anche a telefono spento e potrebbe essere determinate nella prevenzione”. Stefania Ascari, deputato del Movimento 5 stelle in Commissione Parlamentare d’Inchiesta sul Femminicidio, ritiene “necessario affiancare un’opera costante di educazione alla non violenza. Ho depositato una proposta di legge che vuole introdurre in modo sistemico l’educazione affettiva e sessuale a partire dai banchi di scuola per fornire da subito uno strumento gentile che insegni a controllare le emozioni, che educhi a riconoscere e gestire anche quelle più negative come la rabbia, imparare a gestire anche il rifiuto, sapere litigare e rispettare le scelte di tutti”. “Questo è fondamentale ed è quello che manca. Così come bisogna educare i media a un linguaggio corretto. In alcuni casi – rimarca Ascari – le vittime vengono messe sul banco degli imputati con una sorta di giustificazionismo rispetto a un fatto gravissimo che è stato commesso. Gli operatori che ruotano attorno al fenomeno della violenza di genere devono essere formati e preparati devono sapere leggere anche il silenzio. Le leggi ci sono e possono essere migliorate ma quello che manca è l’educazione, ci troviamo di fronte a un analfabetismo empatico che deve essere insegnato da subito perché riguarda la sfera più intima che è quella affettiva”.

Il punto di vista dei professionisti è stato espresso da Pasqua Borracci, commercialista e revisore legale dell’Odcec di Bari. “Sono passati quasi 80 anni dal primo voto delle donne, 50 anni dalla legge sul divorzio, sono state introdotte le quote rosa e l’astensione lavorativa per i papà. Ma ci sono ancora tanti, troppi femminicidi in Italia – ha detto Borracci – E’ necessario attivare nuovi modelli di prevenzione che siano efficaci e concreti per evitare questa vera e propria strage di donne indifese. Sul campo sono morte anche delle professioniste, ricordo le due colleghe commercialiste uccise a Roma per mano di un folle nello svolgimento del proprio lavoro. Il duplice omicidio ha scosso l’intera comunità dei professionisti riproponendo in tutta la sua drammaticità il tema della sicurezza di genere”. Le conclusioni sono state affidate a Paolo Longoni, consigliere dell’Istituto Nazionale Esperti contabili. “Emerge la necessità unanime di proseguire nel percorso di formazione e crescita di una migliore coscienza sulla parità di genere. Percorso che non ha bisogno di nuove misure di legge e nuove misure sanzionatorie ha bisogno di procedere lentamente ma progressivamente verso una definitiva coscienza dell’assoluta parità fra uomo e donna nei rapporti sociali – ha detto Longoni – Il processo di evoluzione della mentalità dei cittadini è lento che richiede attività educative, richiede l’intervento delle istituzioni scolastiche affinché si formino coscienze in maniera compiuta rispetto a un tema come quello della parità di genere e del rispetto delle persone. Deve evolvere la mentalità dei giovani di oggi che saranno uomini e donne di domani”.

Terza riunione tavolo tecnico nazionale su matarie prime critiche

Terza riunione tavolo tecnico nazionale su matarie prime criticheRoma, 15 nov. (askanews) – Si è riunito oggi a Palazzo Piacentini, sede del ministero delle Imprese e del Made in Italy, il “Tavolo Tecnico Nazionale per le materie prime critiche”. L’incontro odierno, secondo quanto riporta un comunicato, il terzo da quando il Tavolo è stato attivato, è stato presieduto dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, e dal ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin: presenti all’incontro i rappresentanti del dicastero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), delle agenzie per le nuove tecnologie l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA) e Spaziale Italiana (ASI), degli istituti nazionale di statistica (ISTAT) e superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA), oltre alle rappresentanze dei centri di ricerca, dei consorzi di filiera e delle associazioni di categoria della filiera.

Il Tavolo ha come obiettivo il rafforzamento del coordinamento tra i vari soggetti coinvolti e la formulazione di proposte utili ad assicurare un approvvigionamento sicuro e sostenibile delle materie prime critiche, alla luce degli obiettivi dettati dalla duplice transizione green e digitale e del negoziato sul Regolamento europeo sulle Materie Prime Critiche. L’incontro odierno è servito a tirare le fila del lavoro finora svolto dall’Italia rispetto alla definizione di una strategia nazionale chiara, concreta e concertata, volta a garantire i fabbisogni di materie prime critiche dell’industria italiana e a contribuire al perseguimento degli obiettivi di estrazione, lavorazione, riciclo e diversificazione in fase di definizione a livello europeo.

“Due giorni fa, in sede di ultimo trilogo, è stato raggiunto un accordo su un testo di compromesso provvisorio relativo alla proposta di Regolamento sulle materie prime critiche, che ora dovrà essere confermato dal voto del Consiglio e del Parlamento per essere cristallizzato – ha affermato il ministro Adolfo Urso nel corso del suo intervento in apertura dei lavori – L’Italia, grazie anche a questo Tavolo, ha contribuito in modo effettivo ai negoziati, registrando risultati positivi, come l’inclusione dell’alluminio nella lista delle materie prime strategiche o il compromesso raggiunto sotto i profili dei benchmark di trasformazione e riciclo. Risultati che sono il frutto anche del nuovo format trilaterale di politica industriale tra Italia, Francia e Germania, che abbiamo insediato nel giugno scorso a Berlino proprio sulle materie prime critiche. Il nostro impegno continua sul fronte delle riforme che verranno introdotte nel cosiddetto Critical Raw Materials Act italiano, che si propone di creare un quadro normativo di riferimento per la gestione delle materie prime critiche in Italia, conciliando l’obiettivo di riavviare il settore minerario, anche attraverso lo snellimento e la riduzione dei tempi per le procedure autorizzative, con la tutela ambientale”. “Occorre ripensare alle filiere, fin dalla progettazione, per la ricerca di materiali sostitutivi, ma anche per tecnologie energetiche più durevoli, riparabili, net zero e possibilmente riciclabili al 100% – ha affermato il ministro Gilberto Pichetto Fratin – La filiera del riciclo rappresenta un’opportunità per molte materie prime critiche, costituendo una vera e propria “miniera urbana”. Abbiamo il dovere, considerando le best practices europee di elaborare proposte normative e di governance che supportino iniziative e investimenti per la sostenibilità e la resilienza degli approvvigionamenti. A tal proposito, una proposta che faremo al Presidente del Consiglio anche in vista del G7 italiano sarà quella di contribuire con i nostri tecnici, all’implementazione del ‘Five Points Plan’ sui minerali critici sottolineando la necessità di promuovere azioni di cooperazione dei Paesi G7 con i paesi terzi – con particolare attenzione all’Africa – per promuovere una crescita sostenibile anche grazie al ruolo offerto dalle tecnologie per la decarbonizzazione”.

Imballaggi, Feltrin (Federlegno): regolamento Ue sarebbe autogol clamoroso

Imballaggi, Feltrin (Federlegno): regolamento Ue sarebbe autogol clamorosoMilano, 14 nov. (askanews) – FederlegnoArredo si schiera contro la nuova direttiva Ue sugli imballaggi: se non modificate, le criticità nel regolamento europeo penalizzeranno settori chiave del made in Italy, gli imballaggi e i pannelli in legno. La presa di posizione è del presidente Claudio Feltrin che parla di “un delitto, se si guarda sotto il profilo proprio della sostenibilità”.

La filiera italiana del riciclo degli imballaggi in legno è un’eccellenza europea, scrive in una nota Federlegno: “oggi il 97% dei pannelli truciolari è prodotto utilizzando solo legno da riciclo. Si tratta, quindi, di un’ingiustizia che va a colpire una filiera esempio virtuoso di economia circolare consolidato da anni. La filiera legno-arredo ha un fatturato alla produzione di 56 miliardi di euro, per il 60% generato dal settore arredamento i cui mobili sono assemblati, al 60%, con pannelli in truciolare o Mdf, che utilizzano appunto la tecnologia del riciclo”. “Troviamo assurda questa stortura che c’è all’interno del provvedimento e stiamo lavorando a livello europeo per far sì che sia corretto questo aspetto – aggiunge Feltrin – Una normativa del genere metterebbe in crisi tutto un circuito del riciclo e di processo industriale, creando un danno al made in Italy. Sarebbe un autogol clamoroso”.

Banca Etica aderisce al piano “Italia Economia Sociale”

Banca Etica aderisce al piano “Italia Economia Sociale”Milano, 14 nov. (askanews) – Banca Etica aderisce a “Italia Economia Sociale”, il programma di incentivi del ministero delle Imprese e del Made In Italy rivolto alle imprese che svolgono attività di utilità sociale e di interesse generale. Per Banca Etica – prima e tuttora unica banca italiana interamente dedita alla finanza etica – si tratta di uno strumento in più per realizzare la sua mission di rispondere alla richiesta di finanza per la crescita proveniente da un variegato panorama di realtà del Terzo Settore.

La misura governativa – che fa seguito a un’iniziativa promossa da Invitalia e Cassa Depositi e Prestiti (CDP) – promuove la diffusione e il rafforzamento dell’economia sociale, sostenendo la nascita e la crescita delle organizzazioni che ne fanno parte in tutto il territorio nazionale, prime fra tutte le imprese sociali. Per realizzare questo obiettivo gode di una dotazione finanziaria complessiva di 223 milioni di euro: 200 milioni di euro a valere sul Fondo rotativo per il sostegno alle imprese e agli investimenti di ricerca (FRI) presso la Cassa Depositi e Prestiti; 23 milioni di euro a valere sul Fondo per la crescita sostenibile. Imprese sociali, ma anche cooperative sociali, Onlus e alcune imprese culturali e creative potranno quindi accedere a un finanziamento agevolato di durata fino a 15 anni, comprensivo di un periodo di preammortamento massimo di 4 anni, al tasso agevolato dello 0,5% annuo. Al finanziamento agevolato sarà associato un finanziamento bancario, a tasso di mercato e di pari durata. Entrambi i finanziamenti saranno regolati da un unico contratto di finanziamento e potranno coprire un massimo dell’80% delle spese ammissibili per programmi di investimento con spese previste tra un minimo di 625 mila euro e un massimo di 10 milioni di euro. Il finanziamento agevolato coprirà il 70% dell’importo, mentre il restante 30% sarà coperto dal finanziamento bancario. A beneficiare dell’opportunità saranno in particolare le imprese operanti in determinati settori ad impatto positivo sui territori: inclusione sociale di soggetti vulnerabili; valorizzazione e salvaguardia dell’ambiente; rigenerazione urbana; turismo sostenibile; sostenibilità ambientale dell’attività d’impresa; salvaguardia e valorizzazione dei beni storico-culturali o al perseguimento di finalità culturali e creative o di utilità sociale.

Molti di questi soggetti, che in Italia hanno spesso individuato la finanza etica come naturale punto di riferimento, in Banca Etica potranno trovare una proposta completa per le loro necessità, dal conto corrente fino a servizi di bancassicurazione e welfare. “Non potevamo mancare l’adesione al programma di finanziamento agevolato per l’economia sociale poiché quasi 25 anni fa proprio da un bisogno di finanza a sostegno all’economia sociale è nata l’esperienza di Banca Etica. E Banca Etica da allora non ha mai interrotto la ricerca di strumenti e risorse per venire incontro alle sempre nuove esigenze del comparto dinamico e prezioso per l’impatto che genera, sia in termini di valore economico che di inclusione, sviluppo collettivo e tutela dell’ambiente – afferma Nazzareno Gabrielli, direttore generale di Banca Etica – Con questa nuova misura contiamo dunque di poter offrire una maggior dotazione di mezzi innanzitutto alle numerose imprese sociali che già sono nostre clienti, e di raggiungerne altre per favorire la crescita dell’economia sociale in Italia e in Europa, dal momento che il progresso di queste realtà è considerato sempre più strategico verso il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sociale comunitario e di contrasto ai cambiamenti climatici”.

Sodalitas: Diversità e Inclusione, i buoni esempi delle imprese italiane

Sodalitas: Diversità e Inclusione, i buoni esempi delle imprese italianeMilano, 13 nov. (askanews) – Si riunisce per la prima volta in Italia la European Platform of Diversity Charters, il network – promosso dalla Commissione Europea – che riunisce i rappresentanti – che fanno capo a 26 Paesi membri – delle “Carte “che promuovono la Diversity&Inclusion come fattore di crescita e sviluppo nei luoghi di lavoro.

Due giorni di lavori dove i rappresentanti delle 26 Diversity Charters, che attualmente abbracciano più di 15.000 firmatari in rappresentanza di oltre 17 milioni di lavoratori in tutta Europa, si confrontano su strategie e politiche di Diversity&Inclusion sui loghi di lavoro. Fondazione Sodalitas -che rappresenta l’Italia come promotrice della Carta per le Pari Opportunità e l’Uguaglianza sul Lavoro, la dichiarazione d’intenti sottoscritta da oltre 900 aziende pubbliche e private- in occasione dell’evento Fondazione Sodalitas ha presentato il report “D&I in the workplace: Italian companies good practices” che dà conto delle best practices in tema di Diversity&Inclusion di 52 aziende italiane associate alla Fondazione.

All’incontro che ha aperto la riunione nel pomeriggio di lunedì 13 novembre presso l’Auditorium di Assolombarda, sono intervenuti Alberto Pirelli, presidente di Fondazione Sodalitas, Diana Bracco, presidente Gruppo Bracco, Helena Dalli, commissaria per l’Uguaglianza della Commissione Europea (con un contributo video), Laura Menicucci, capo dipartimento Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio, Giulia Castoldi, delegata Assolombarda per le Imprese Familiari, Paola Profeta, prorettrice per la Diversità, Inclusione e Sostenibilità dell’Università Bocconi, Claudia Colla, capo Rappresentanza regionale della Commissione Europea e Elena Lattuada, Delegata del Sindaco alle Pari opportunità di genere del Comune di Milano. “La diversità, l’inclusione, l’uguaglianza e la non discriminazione rimangono priorità dell’agenda politica della Commissione Europea – ha detto la commissaria per l’Uguaglianza della Commissione Europea, Helena Dalli, nel suo videomessaggio – Vogliamo costruire società e ambienti di lavoro inclusivi e diversificati in cui ognuno nella propria unicità possa contribuire. Ma non potremmo farlo senza il coinvolgimento dei nostri partner: ecco perché tutte le 26 Carte della Diversità e i loro firmatari sono così importanti”. “La Carta Italiana per le Pari Opportunità e l’Uguaglianza sul Lavoro – ha aggiunt Dallì – è un modello che può ispirare altri verso la realizzazione di una Unione dell’Uguaglianza. Sono fiduciosa che questa piattaforma darà un prezioso contribuito nello scambio di buone pratiche e di esperienze, ispirando le imprese di tutta Europa”.

“Fondazione Sodalitas è convinta che Diversity&Inclusion rappresentano una leva strategica di crescita competitiva per l’azienda e un fattore fondamentale di sviluppo della società – ha sottolineato il presidente di Sodalitas, Alberto Pirelli, nel corso del suo interventi – È la piena condivisione di questi valori ad averci spinto nel 2009 a ideare e lanciare la ‘Carta per le Pari Opportunità e l’Uguaglianza sul Lavoro’ che la nostra Fondazione è impegnata a promuovere fin da allora grazie alla preziosa alleanza con le istituzioni nazionali di riferimento. Negli anni, l’Italian Diversity Charter ha promosso una cultura aziendale positivamente orientata a ridurre le disuguaglianze e ha mobilitato numerose aziende private e pubbliche verso l’adozione di policy aziendali inclusive, libere da discriminazioni e pregiudizi, capaci di valorizzare i talenti in tutta la loro diversità”. “Crediamo fermamente – ha aggiunto Pirelli – che la crescita di qualsiasi azienda dipenda dalla sua capacità di migliorare costantemente la qualità del lavoro e il benessere delle persone sul posto di lavoro. È, questa, una sfida a cui oggi nessuna azienda può sottrarsi, per i trend demografici e sociali che impattano profondamente sul mercato del lavoro, per le aspettative rivolte in modo diffuso alle imprese, oggi considerate un attore decisivo per realizzare quel cambiamento orientato a sostenibilità e inclusione di cui tutti avvertiamo la necessità. Condividere le azioni e le soluzioni messe in atto dalle nostre aziende partner è il modo migliore per incoraggiare gli altri a fare lo stesso”.

Il report presentato da Fondazione Sodalitas sulle case history delle aziende italiane in tema di D&I dà conto di casi concreti che possono essere presi come esempio dalle imprese dei diversi settori di attività Le imprese presenti nel report sono: A2A, Accenture Italia, Acque Bresciane, Ad Store, Air Liquide, BPER Banca, Bureau Veritas Italia, Carrera Jeans, Chiesi Group, Confindustria Brescia, Consorzio Melinda, Danone Nutricia, DNV, Edenred Italia, Enel, Eni, EY, FedEx Express Italy, Feralpi Group, Fondazione Bracco, Gedeon Richter Italy, GFT Technologies, Gi Group Holding, Gucci, Hogan Lovells, I.CO.P., IGPDecaux, Intesa Sanpaolo, Lexmark International, Mediatyche, Mitsubishi Electric Europe B.V. – Italian Branch, Nespresso Italiana, Nestlé Group in Italy, OMB Saleri, Omnicom PR Group, O-ONE (Gruppo Industree), Pedevilla, Pellegrini, Poste Italiane, Prysmian Group, QVC Italia, Randstad Group Italia, Renantis, Rina, Roche Italia, Sanofi, Schindler, Sircle, Sky Italia, Snam, Solvay Specialty Polymers Italy, UNI – Ente Italiano di Normazione. La Carta per le Pari Opportunità e l’Uguaglianza sul Lavoro promossa da Fondazione Sodalitas è una dichiarazione di intenti, sottoscritta volontariamente da imprese di tutte le dimensioni, per la diffusione di una cultura aziendale e di politiche delle risorse umane inclusive, libere da discriminazioni e pregiudizi, capaci di valorizzare i talenti in tutta la loro diversità. Oggi aderiscono alla Carta circa 600 imprese, cui si sono aggiunte nel tempo organizzazioni non profit e pubbliche amministrazioni come Regioni ed Enti locali, per un totale di circa 900 aderenti che impiegano oltre 700.000 lavoratori. (nella foto: i rappresentati delle 26 Carte sulla Diversità riuniti a Milano per la riunione dell’European Platform of Diversity Charters – credit foto Mirko Cecchi)

Banche etiche più redditizie di quelle convenzionali, da 10 anni

Banche etiche più redditizie di quelle convenzionali, da 10 anniMilano, 10 nov. (askanews) – Più redditizie dei principali colossi bancari europei, più solide, e più coerenti con le scelte strategiche dichiarate e realmente perseguite: sono le “banche etiche” – 22 in Europa – che da sole generano, attraverso le loro attività e gli investimenti, il 5 per cento del PIL dell’Unione. Il “6° Rapporto sulla finanza etica in Europa” le ha messe a confronto con 60 istituti convenzionali “significativi” – vale a dire con attivi superiore ai 30 miliardi e vigilati direttamente dalla Banca Centrale Europea; ovvero quelle che vengono anche considerate come le “to big to fail” – sotto il profilo della redditività, dell’adeguatezza patrimoniale e della performance finanziaria considerando i dieci anni dal 2011 al 2021.

Presentato a Milano, il “6° Rapporto sulla finanza etica in Europa” è il risultato del lavoro di ricerca internazionale frutto della collaborazione tra Fondazione Finanza Etica, Fundación Finanzas Éticas e Federazione Europea delle Banche Etiche e Alternative (FEBEA). Dallo studio emerge che le banche etiche europee registrano una la redditività del capitale proprio (ROE) del 5,23%, contro il 2,21% delle banche convenzionali. Un vantaggio che si rileva anche per la redditività degli attivi (ROA), che ha premiato le banche etiche con una media dello 0,46% contro lo 0,25% delle banche convenzionali. Il dato da sostanza ad una distintività positiva di carattere strutturale delle banche etiche, considerato che si è affermato lungo un decennio di rilevazioni, includendo anche l’anno 2020, quando sia le banche etiche sia gli istituti tradizionali subivano i colpi della crisi pandemica.

Le differenze si registrano anche su altre voci di gestione, mostrando non solo vocazioni e impostazioni contrapposte, ma anche dimostrando che l’alternativa “etica” nel perseguimento del profitto dell’impresa bancaria è possibile, virtuosa e solida e coerente, a cominciare dalla centralità dell’esercizio stesso dell’attività creditizia. Il credito rimane infatti di gran lunga la principale attività per le banche etiche: nel 2021 è pari al 65,4% del totale degli attivi, contro il 50,8% registrato dalle banche tradizionali; una differenza pressoché costante in quasi tutti gli anni del decennio. Questo indica che le banche etiche sono più propense all’attività bancaria ‘classica’, cioè alla raccolta di risparmi e concessione di crediti. Invece le banche “significative” associano all’attività ‘classica’, che ha un’importanza relativamente minore, attività finanziarie come investimenti in titoli, vendita di prodotti finanziari, servizi finanziari, partecipazioni in imprese. I depositi dei clienti risultano poi la fonte di maggior liquidità nelle banche etiche (81,1% delle passività totali), mentre le banche convenzionali si affidano a varie fonti di liquidità, con un conseguente rapporto depositi/patrimonio netto inferiore. Quanto alla solidità patrimoniale, le banche etiche hanno mantenuto costante nel tempo una forte capitalizzazione – con un rapporto tra patrimonio netto e passività totali pari in media all’8,2% – mentre le banche convenzionali hanno migliorato la loro posizione patrimoniale, ma partendo da una posizione più debole, crescendo dal 4,3% nel 2012 al 6,20% nel 2021. Milano, 10 nov. (askanews) – Ultimo aspetto da valutare – anch’esso capace di evidenziare la diversità d’approccio, anche valoriale tra le due tipologie di istituti – è quello della liquidità, ovvero il rapporto prestiti/depositi (LDR): questo si è mantenuto stabile e inferiore -da 77% a 81,5% di media- nelle banche etiche rispetto a quelle convenzionali, dove invece è stato incrementato negli anni – da 86% a 102,5% – mostrando per questi istituti, potenzialmente, un rischio di liquidità più elevato.

Il Rapporto ha preso in esame, confrontandole, anche le evidenze concrete delle scelte valoriali fatte – e non solo annunciate – su tematiche come “Clima” e “Pace”. Dall’analisi dei bilanci emerge che le banche convenzionali europee non sembrano aver davvero avviato una transizione ecologica nel proprio modello di business. Offrono singoli prodotti “verdi” ma restano votate al massimo profitto e, dal 2016 al 2022, hanno finanziato con oltre 5 miliardi di euro i combustibili fossili, mentre solo il 7% dei loro finanziamenti energetici è andato alle energie rinnovabili. Le banche etiche invece adottano invece investono da anni in metriche avanzate di misurazione delle emissioni di gas serra (PCAF – Partnership for Carbon Accounting Financials), anche quelle indirette (Scope 3) , escludendo dal credito le filiere dannose per l’ambiente e il clima, allineando i portafogli di investimento alle indicazioni scientifiche e all’Accordo di Parigi sul cambiamento climatico. Banche etiche e finanza etica si impegnano inoltre a non alimentare l’industria bellica. E su questo si sono differenziate particolarmente dallo scoppio del conflitto in Ucraina nel 2022. Rapporti recenti della ong olandese PAX mostrano invece che da 15 grandi banche europee convenzionali sono giunti prestiti e obbligazioni per 87,7 miliardi di euro a imprese delle armi.

Nel Rapporto sono elencate infine anche tre proposte che le banche etiche fanno nei confronti delle istituzioni in vista anche del voto europeo di giugno 2024. Queste le proposte: -Combattere il greenwashing nel settore finanziario portando la finanza mainstream ad allineare le sue azioni alle parole della propria comunicazione e ad impegnarsi realmente a rispettare i principi dichiarati. E’ necessario costruire un quadro forte e trasparente per delineare come raggiungere le emissioni nette zero, applicarle a tutte le attività operative e facilitare forme di corretta rendicontazione così da rendere vani i numerosissimi trucchi contabili per il “net zero washing”. -Rivolgere l’attenzione principale a contrastare le disuguaglianze di ricchezza e di reddito; nell’accesso al credito e ai servizi finanziari; di genere e retributive nel settore finanziario. Inoltre le banche etiche e valoriali, che mostrano tassi di sofferenza più bassi rispetto al sistema pur finanziando in misura maggiore le realtà dell’economia sociale, chiedono l’introduzione di un social supporting factor, che riduca l’assorbimento di capitale richiesto per finanziare tali realtà. Si creerebbe così uno strumento fondamentale per lo sviluppo del settore, della microfinanza e per la lotta all’esclusione finanziaria, senza introdurre alcun costo per gli Stati. -Perseguire una maggiore trasparenza sulla governace; permangono infatti limitazioni nell’accesso pubblico alle informazioni sulle imprese e una normativa inefficace nel contrastare l’opacità del sistema finanziario favorisce soggetti finanziari che sfruttano diverse giurisdizioni per evitare le tasse ed eludere le normative generando ingiustizia sociale e competizione sleale con gli istituti finanziari che si astengono da queste pratiche non etiche. “Mentre i colossi del sistema bancario convenzionale pronunciano impegni di sostenibilità che spesso vengono poi smentiti e non scalfiscono un modello di business complessivamente orientato al massimo profitto a ogni costo, le banche etiche europee si distinguono invece per la coerenza tra azioni svolte e principi sostenuti – ha detto Teresa Masciopinto, presidente di Fondazione Finanza Etica – La ricerca sottolinea l’importanza di allontanare dal settore finanziario le ombre di greenwashing e socialwashing e offre uno spaccato di conoscenza sulla finanza etica in Europa: un movimento che lancia una sfida di trasformazione valoriale alla finanza globale. Tanto più oggi, a pochi mesi dal prossimo voto per il rinnovo dell’Europarlamento’. ‘La visione della finanza etica – sottolinea Anna Fasano, presidente di Banca Etica – sta rivoluzionando il settore bancario e finanziario in Europa. Il dialogo con le istituzioni di Bruxelles e Francoforte e con gli attori della società civile insieme alla collaborazione con i network internazionali della finanza etica, Febea e Gabv, sono gli strumenti per amplificare la nostra capacità influenzare tali processi. Vogliamo condividere valori e buone pratiche per ridurre l’arbitrarietà di ciò che l’Europa definisce ‘investimento sostenibile’, per disincentivare il greenwashing e – grazie all’attesa tassonomia sociale – per arricchire le prescrizioni di sostenibilità ambientale con le dimensioni economica e sociale. La finanza può tornare ad essere strumento al servizio dell’economia, delle persone e del pianeta in un sistema in cui i risparmiatori sono resi consapevoli dell’impatto potenziale, positivo o negativo, che può avere il denaro gestito dai diversi operatori”.

Sodalitas ospita a Milano l’European Platform of Diversity Charters

Sodalitas ospita a Milano l’European Platform of Diversity ChartersMilano, 8 nov. (askanews) – La European Platform of Diversity Charters – istituita dalla Commissione Europea nel 2010 sostenendo il ruolo delle “Carte della Diversità” nel contribuire concretamente a combattere la discriminazione sul luogo di lavoro e a promuovere l’equità – per la prima volta si riunisce in Italia. A Milano, il 13 e 14 novembre ,i rappresentanti delle organizzazioni che hanno promosso “Carte della Diversità” in 26 Paesi membri dell’Unione Europea condivideranno esperienze e prospettive di lavoro nel corso di una serie di incontri promossi da Fondazione Sodalitas, che in rappresentanza dell’Italia ospita l’evento. Fondazione Sodalitas è stata nel 2009 la promotrice della “Carta per le Pari Opportunita’ e l’Uguaglianza sul Lavoro”, la dichiarazione d’intenti sottoscritta ad oggi da oltre 900 aziende pubbliche e private.

In occasione dell’evento Fondazione Sodalitas presenterà un report che da conto delle best pratices in tema di Diversity&Inclusion in 50 aziende italiane. L’agenda dei lavori dell’ European Platform of Diversity Charters si apre con un incontro previsto in Assolombarda il 13 pomeriggio con i saluti di benvenuto di Elena Lattuada, delegata del Sindaco alle Pari opportunità di genere, Comune di Milano. L’evento di apertura vede poi una sessione dedicata a “Diversity Charter: il contributo italiano alla sfida europea”, con gli interventi di Alberto Pirelli, presidente, Fondazione Sodalitas; Diana Bracco, presidente Gruppo Bracco, gia’ B20 Women Empowerment Ambassador; e Helena Dalli, commissaria alla Parita’ della Commissione Europea .

Laura Menicucci, capo -dipartimento Pari Opportunita’, Presidenza del Consiglio; Giulia Castoldi del Consiglio di Presidenza di Assolombarda e delegata per le Imprese Familiari; e Paola Profeta, prorettrice per la Diversita’, Inclusione e Sostenibilità all’Universita’ Bocconi si confronteranno poi sul tema “Diversita’ e Inclusione: un impegno comune per la crescita e lo sviluppo”. Claudia Colla, capo della Rappresentanza della Commissione europea a Milano , darà quindi il via ufficiale agli European Diversity Charters Platform Meeting che si svilupperanno a porte chiuse con workshop organizzati da Sodalitas – in Assolombarda nel corso della giornata, e poi il giorno successivo, 14 novembre, al Palazzo delle Stelline – con i promotori delle 26 Carte.

Generali Italia con gruppo San Donato per nuova rete di smart clinic

Generali Italia con gruppo San Donato per nuova rete di smart clinicMilano, 7 nov. (askanews) – Gruppo San Donato e Generali Italia annunciano un accordo per la realizzazione di un network di strutture sanitarie che si svilupperà su tutto il territorio italiano. Questo nuovo modello sarà basato su un ecosistema integrato sanità privata-assicurazione. Lo si legge in una nota. La nuova rete di Smart Clinic, nella quale confluiranno le dieci già operative in Lombardia del Gruppo San Donato, “sarà una risposta innovativa alla crescente richiesta di cure della popolazione e al progressivo passaggio a una sanità basata su servizi di cura personalizzati e con standard elevati”.

Le smart clinic offriranno a tutti gli utenti un’esperienza in grado di coniugare la qualità clinica e diagnostica, la focalizzazione su prevenzione e benessere, l’applicazione di tecnologie avanzate. Con la partnership, Generali Italia potrà offrire ai propri clienti un accesso privilegiato alle prestazioni delle smart clinic. “GKSD e Gruppo San Donato lavorano insieme per la creazione di valore in ambito sanitario. Il nostro modello di ‘one company’ risponde a un’unica visione e a un’unica missione: lo sviluppo di partnership strategiche per creare nuove soluzioni per la sanità. Le nostre competenze sono sempre più richieste anche all’estero, per rafforzare la qualità dei servizi sanitari offerti sia al settore pubblico che privato, nelle economie emergenti e sviluppate”, ha dichiarato Kamel Ghribi, Presidente GKSD Investment Holding.

Giancarlo Fancel, Country Manager e CEO di Generali Italia, ha sottolineato come la salute sia “al centro del nostro Piano Lifetime Partner 24: Driving Growth. E con questa operazione vogliamo entrare direttamente nell’erogazione di prestazioni sanitarie focalizzandoci sulle aree della Prevenzione e del Benessere, attraverso lo sviluppo di una proposta innovativa per il panorama italiano basata sui principi della vicinanza al territorio, dell’elevata qualità sanitaria e dell’accessibilità”. La nuova società sarà partecipata da Gruppo San Donato con il 51%, la sua controllata GKSD con il 9%, mentre Generali Italia deterrà il restante 40%. “Una partnership strategica al servizio del Paese che – si legge nella nota – si basa sul solido know-how di due gruppi leader nei rispettivi settori: quello della sanità, con il Gruppo San Donato, primo gruppo sanitario italiano, che cura nelle sue 58 sedi oltre 5,4 milioni di pazienti all’anno e quello assicurativo, con Generali Italia, l’assicuratore numero uno in Italia con circa 12 milioni di clienti e una rete presente su tutto il territorio”.

Sicurezza, apertura e inclusione, i fattori che influenzano le donne nell’acquisto di prodotti finanziari

Sicurezza, apertura e inclusione, i fattori che influenzano le donne nell’acquisto di prodotti finanziariRoma, 7 nov. (askanews) – Sicurezza, apertura e inclusione sono i fattori più importanti ricercati dalle donne quando si approcciano a servizi finanziari nella vita di tutti i giorni: questo è quanto emerge da uno studio realizzato da Futura, network di Solaris, piattaforma europea leader nell’embedded finance, dedicato alle figure femminili che operano nel settore fintech.

La ricerca, intitolata “Finanza per tutti”, è nata con l’obiettivo di scoprire i principali aspetti che le donne tengono in considerazione quando acquistano servizi finanziari. In particolare, la survey ha raccolto le risposte di 221 donne attraverso un mix di metodi qualitativi e quantitativi. L’età media delle intervistate, informa una nota, è di 33 anni e in genere hanno un livello di conoscenza e di confidenza con i prodotti dei servizi finanziari superiore alla media, grazie al fatto che lavorano nel settore fintech. Quando si è trattato di valutare ciò che le donne tipicamente ricercano dai servizi finanziari, la sicurezza finanziaria è stata il fattore principale evidenziato dal 77% delle intervistate, prima del desiderio di far crescere il proprio denaro nel lungo termine. Il risparmio per la pensione è al terzo posto con il 68%, mentre la protezione dall’inflazione e da altre crisi è stata riconosciuta dal 47%.

Per contro, solo l’8% delle intervistate ha dichiarato di essere motivata dal miglioramento dello status sociale: tale numero ridotto è particolarmente significativo perché dimostra come, nonostante le assicurazioni sulla neutralità di genere dei loro prodotti, le aziende di servizi finanziari spesso manchino completamente il “bersaglio”, anche quando si tratta di marketing. Alicia Close, Senior Manager, Cards Business di Solaris, ha dichiarato: “Ci sono almeno 330 miliardi di dollari di ricavi annuali a livello globale che aspettano di essere utilizzati per offrire alle donne un migliore accesso ai finanziamenti. È giunto il momento di chiedersi: “Dove sono i prodotti che servono effettivamente a loro?”. La nostra ricerca rivela soluzioni semplici ed efficaci a cui i fornitori possono iniziare a rivolgersi per eliminare le barriere per le donne all’interno degli attuali prodotti di servizi finanziari”.

Quando Futura ha analizzato i fattori che più attraggono le donne nell’utilizzo dei prodotti finanziari, la semplicità è risultata il fattore più importante – segnalato da un enorme 88% delle intervistate – davanti all’accessibilità (77%), alla flessibilità (63%) e alla sicurezza (58%). Per quanto riguarda le barriere che le donne ritengono impediscano loro di utilizzare i prodotti finanziari, la mancanza di conoscenza ha rappresentato l’aspetto principale per il 71% – una cifra che probabilmente aumenterebbe tra le intervistate che hanno una minore familiarità con il settore dei servizi finanziari. Il timore di prendere decisioni sbagliate è stato rilevato dal 55% e l’eccessiva complessità dal 40%.

Lo studio ha anche scoperto che la mancanza di conoscenza e la paura della discriminazione sono fattori chiave che ostacolano il benessere finanziario delle donne transgender e delle persone non binarie. Solo il 60% delle intervistate transgender ha dichiarato a Futura di utilizzare un conto bancario o una carta di debito, mentre un numero ancora minore ha utilizzato la carta di credito. La paura della discriminazione si rivela una barriera continua: le donne transgender intervistate hanno riferito di sentirsi a disagio nel chiedere una consulenza finanziaria perché temono di non essere prese sul serio, di essere scambiate per un’altra persona o di essere chiamate con il loro “dead name”.

Ambiente, Alfani (Versalis): in Italia già 55% imballaggi riciclati

Ambiente, Alfani (Versalis): in Italia già 55% imballaggi riciclatiMantova, 31 ott. (askanews) – “L’industria chimica italiana è un’eccellenza: attraverso un grandissimo lavoro di filiera che, grazie alla collaborazione con le associazioni e i consorzi, è stata in grado di realizzare un sistema che è diventato una vera e propria industria di riciclo, che ha consentito di raggiungere circa il 55/56% di riciclo, quando il resto dell’Europa si attesta al 45/46%”. Lo ha detto l’amministratore delegato di Versalis, Adriano Alfani, in occasione della posta della prima pietra dell’impianto di riciclo chimico Hoop nello stabilimento di Mantova.

“Oggi l’industria chimica europea e italiana è in un momento di grandissima trasformazione – ha aggiunto Alfani -. Ogni giorno ci troviamo ad affrontare molteplici temi: dal green deal ad altri target che ci vengono dati dal punto di vista della sostenibilità. Tutti vogliamo vivere in un pianeta migliore, ma occorre anche guardare alla sostenibilità economica, delle persone. Green deal ha imposto target piuttosto importanti per plastica nell’ottica di una circolarità: deve riciclare il 55% degli imballaggi al 2030”. “L’Italia è un’eccellenza, lo sta dimostrando attraverso un grandissimo lavoro di squadra – ha spiegato l’amministratore delegato – valorizzando il capitale umano, le relazioni con associazioni e consorzi. E’ un’eccellenza che sta dimostrando di come lo spirito di squadra consente di andare ancora più veloce rispetto a un arco temporale stringente che è stato fissato. In Versalis crediamo che per raggiungere target importanti e ambiziosi, per traguardare un’eccellenza che non si raggiunge mai, occorra lavorare sulla complementarietà e tecnologie. Negli ultimi anni siamo stati in grado di sviluppare una tecnologia di riciclo meccanico in grado di sviluppare o acquisire e co-sviluppi: quello che stiamo facendo a Porto Marghera nell’ambito dell’integrazione di una filiera industriale. Dove non si può reciclare meccanicamente non ci siamo arresi: abbiamo progettato un’altra tecnologia che è il riciclo chimico che consente di riciclare quello che oggi non riusciamo a riciclare meccanicamente in modo da traguardare una circolarità il cui traguardo deve essere 100%”.