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Smartpricing: round da 13 mln per la startup che porta l’Ai in hotel

Smartpricing: round da 13 mln per la startup che porta l’Ai in hotelMilano, 14 dic. (askanews) – Round da 13 milioni di euro per Smartpricing, startup italiana che ha realizzato un software di revenue management per hotel. La raccolta, 11 milioni di euro equity e 2 milioni di euro di linee di credito bancarie, è guidata da Partech, venture capital internazionale con sede a Parigi che ha deciso di investire per la prima volta in Italia. Hanno investito anche The Techshop, Azimut Digitech Fund con l’aiuto di FNDX e i founders di Bending Spoons.

Smartpricing offre soluzioni basata su intelligenza artificiale per la gestione tariffaria delle camere: la società permette di massimizzare i ricavi degli hotel con un algoritmo proprietario che processa dati relativi al mercato, alla saturazione, all’andamento dei prezzi dell’area e allo storico della struttura. L’obiettivo della startup è raggiungere i 100 milioni di euro di fatturato annuo nel medio periodo, con l’estensione del team e il lancio dei nuovi prodotti innovativi. Ad oggi, la società ha gestito più di 2 milioni di prenotazioni per più di 3mila strutture, incrementando mediamente il loro fatturato di oltre il 30% in media. “Crediamo di essere al giorno 1 di un viaggio che ci porterà ad aiutare decine di migliaia di strutture in tutto il mondo con svariati prodotti che ad oggi non esistono sul mercato”, ha detto Luca Rodella, ceo e co-founder di Smartpricing.

Bikeflip, la piattaforma europea per comprare e vendere biciclette

Bikeflip, la piattaforma europea per comprare e vendere bicicletteMilano, 10 dic. (askanews) – Vendere o comprare biciclette online non è mai stato così facile e sicuro. Grazie a un’idea degli atleti professionisti Fabio Wibmer e Andrea Maranelli e del loro compagno di studi Nikolai Holder, ha da poco debuttato infatti Bikeflip, un marketplace per la compravendita di biciclette di ogni tipo e prezzo. La piattaforma si rivolge agli appassionati di ciclismo e cicloturismo e propone ogni tipo di bicicletta: si va da modelli fiammanti che raggiungono prezzi anche di svariate migliaia di euro, ad altri più economici, fino a biciclette usate da poche decine o centinaia di euro. Il portale infatti si basa sui principi del riuso e dell’economia circolare e nasce anche a seguito di una semplice considerazione: a differenza di quanto succede nel mercato automobilistico, in Europa c’è una carenza di portali online tematici, specializzati nella compravendita di biciclette. Chi dunque vuole rivendere la propria bici usata non ha che da creare un annuncio con tanto di foto e postarli sul marketplace. Quando trova un acquirente, Bikeflip invia l’imballaggio brevettato a casa del venditore, con tanto di tutorial per inserirvi la bicicletta, e si occupa della spedizione. Una volta ricevuta la bicicletta, l’acquirente ha 48 ore di tempo per montare e testare la bici. Solo trascorso tale termine senza che vi siano contestazioni, Bikeflip trasferisce il denaro, prelevando una percentuale per il servizio.

Nata ufficialmente a Innsbruck, la startup ha scelto di crescere a Rovereto in Progetto Manifattura, l’incubatore delle green-tech di Trentino Sviluppo. Il portale, basato sui principi del riuso e dell’economia circolare, in poco tempo ha già raggiunto le 10 mila biciclette disponibili e punta così ad aprirsi ad altri mercati europei dopo l’Austria e la Germania, in cui è già attivo. L’iniziativa ha già attratto un round di investimento pre-seed di 1 milione di euro, che include anche la partecipazione di Trentino Invest per 200 mila euro. Andrea Maranelli, 29 anni, già atleta professionista plurimedagliato in ambito trial e campione italiano in questa disciplina nel 2014, spiega: “Ho cominciato a praticare questa disciplina da piccolo, seguendo le orme del papà che invece faceva trial in moto. La bici è la mia passione, ma sono sempre stato consapevole dell’importanza di studiare, così, una volta finite le superiori a Rovereto, mia città d’origine, mi sono trasferito a Innsbruck per frequentare l’università di economia». Lì, l’inizio del lavoro sui social come testimonial di marchi legati al mondo del ciclismo, ma anche l’incontro con il coinquilino Fabio Wibmer. È nata subito una bella amicizia che presto si è trasformata in sodalizio professionale. Entrambi atleti professionisti, «ci occupavamo già di video ed esibizioni sui social, ma, oltre a lavorare per i marchi, volevamo creare qualcosa di nostro”.

Di qui lo studio, assieme al terzo socio Nikolai Holder, della bike community italiana e mitteleuropea e l’idea di creare un marketplace semplice da usare, dove privati, atleti, amatori o rivenditori potessero vendere e comprare biciclette o singoli componenti, inserendo alcune fotografie e le informazioni necessarie per valorizzare al meglio il proprio prodotto in vendita. «Per farlo – continua Maranelli – abbiamo scelto il Trentino perché, essendo io di qui, avevo sentito parlare di Progetto Manifattura come incubatore di startup che ci avrebbe supportati nelle fasi iniziali». Fasi iniziali che ben promettono: nel primo anno di attività, infatti, Bikeflip ha registrato quasi 10 mila biciclette in vendita e diversi milioni di visualizzazioni mensili. Ad oggi attivo in Italia, Austria e Germania, il portale – attualmente disponibile in italiano, tedesco e inglese – punta ad espandersi presto sul mercato francofono. A tal fine la startup – che impiega accanto ai soci fondatori, una amministrativa, un content creator, un videomaker, un addetto alle vendite su Rovereto e un pool di sviluppatori ucraini da remoto – ha concluso con successo una campagna di finanziamento pre-seed da 970 mila euro, che vede anche la partecipazione di Trentino Invest per 200 mila euro.

Investire in startup? Open Seed punta ai mercati internazionali

Investire in startup? Open Seed punta ai mercati internazionaliRoma, 5 dic. (askanews) – Il 2023 sarà ricordato come l’anno del cambiamento per quanto riguarda gli investimenti in startup perché dal 10 novembre è ufficialmente in vigore il nuovo regolamento europeo sul crowdfunding (ECSPR) che per la prima volte abbatte le barriere fra i vari Paesi membri dell’Unione. Questo vuol dire che gli investitori italiani avranno a disposizione una platea europea di startup e le aziende italiane dovranno darsi da fare per attirare capitali esteri, il tutto con regole uniformi e condivise. “Si tratta di un segnale molto chiaro su come il mercato dell’innovazione stia maturando e noi siamo perfettamente allineati”, spiega Lorenzo Ferrara, Presidente e co-founder di Open Seed, veicolo d’investimento nato nel 2016, con lo scopo di selezionare e sostenere startup a elevato potenziale di crescita.

Negli ultimi dieci anni, abbiamo assistito alla nascita di startup che si ponevano spesso l’Italia come mercato in cui operare, in alcuni casi addirittura la propria regione di appartenenza. Oggi questa concezione provinciale di innovazione non ha più senso, occorre aprirsi a contaminazioni e confronti con l’estero e cercare nuove opportunità dove queste si presentano. «Pur essendo fortemente radicata sul territorio, ricordiamo che Open Seed nasce a Firenze da un gruppo di imprenditori locali, stiamo lavorando già da un po’ per diventare a tutti gli effetti una piattaforma internazionale. Questo con un duplice scopo: offrire nuove opportunità di business ai nostri 350 soci e aiutare le nostre 30 startup accelerate a crescere oltre i confini del Paese». Proprio in quest’ottica, Open Seed ha siglato un’importante partnership Open Seed. “Styleit è un chiaro esempio di progetto che nasce per portare nel mondo l’innovazione italiana legata al fashion, ma non c’è solo questo. Abbiamo aperto un altro fronte di collaborazione con Exceptional Ventures, Venture Capital con sede a Londra che investe in startup early-stage provenienti da tutto il mondo e ad alto impatto in ambito di sostenibilità ambientale”, continua Ferrara.

Che l’Europa e il mondo siano il campo su cui il nostro ecosistema è ormai chiamato a confrontarsi lo dimostrano anche le tante iniziative in questo senso che le aziende più illuminate stanno già portando avanti. Presso l’Innovit hub nel cuore della Silicon Valley, per esempio, è stata inaugurata da poco “Casa Toscana” uno spazio per sostenere e promuovere le iniziative imprenditoriali della regione e portarle a confrontarsi con un mercato sterminato come quello americano. “Stiamo dialogando con la Regione Toscana per collaborare alla prossima missione di giugno, ma già adesso, alcune delle 20 startup volate a San Francisco a dicembre nell’ambito del progetto, sono aziende nelle quali abbiamo investito”, spiega Ferrara. “È in atto un cambiamento importantissimo per l’ecosistema nostrano dell’innovazione e non possiamo assolutamente permetterci di ignorarlo perché la posta in gioco è davvero troppo alta. Come Open Seed ci siamo posti l’obiettivo di concentrare tutte le nostre energie in questa direzione. Abbiamo da poco riaperto il capitale sociale dell’azienda proprio per sostenere iniziative di questo tipo. In particolare, con i fondi che stiamo raccogliendo rafforzeremo ulteriormente la nostra presenza all’interno del progetto Styleit e continueremo a puntare su realtà internazionali. Sono convinto che il nostro Paese meriti di essere parte attiva e integrante del sistema Europa”, conclude Ferrara.

CA Auto Bank e I3P lanciano piattaforma Digital Factory per innovare banca

CA Auto Bank e I3P lanciano piattaforma Digital Factory per innovare bancaMilano, 5 dic. (askanews) – CA Auto Bank, controllata da Crédit Agricole Consumer Finance, e I3P, l’incubatore del Politecnico di Torino, lanciano Digital Factory, la nuova piattaforma di open innovation rivolta a startup e pmi italiane e internazionali. L’iniziativa ha l’obiettivo di ricercare le migliori soluzioni e tecnologie innovative per la trasformazione digitale della banca. I progetti da presentare dovranno rientrare in uno o più dei seguenti ambiti: banking, digitalizzazione e intelligenza artificiale, mobilità e sostenibilità. Le società migliori, spiega una nota, saranno coinvolte in un percorso di sperimentazione sul campo, tramite lo sviluppo di un proof-of-concept (PoC) finalizzato a perfezionare i processi di innovazione già in corso in CA Auto Bank.

Digital Factory è un’iniziativa permanente a partecipazione gratuita. I3P e CA Auto Bank valuteranno ogni soluzione presentata: i candidati che avranno proposto i casi d’uso di maggior interesse saranno contattati dal team di Digital Factory per costruire insieme un business case da presentare direttamente a CA Auto Bank. L’iniziativa fa parte di Start&Pulse, il programma europeo del gruppo Crédit Agricole consumer finance dedicato alle startup e focalizzato sull’open innovation. “Il lancio della nuova Digital Factory ci offrirà un supporto cruciale nella ricerca di soluzioni all’avanguardia per clienti e partner, con cui dare nuova linfa al percorso di innovazione continua avviato da CA Auto Bank – ha affermato Giacomo Carelli, Ceo di CA Auto Bank – Abbiamo grande fiducia e aspettative verso il ruolo e la carica innovatrice di startup e pmi”. “Le startup costituiscono oggi una fonte di innovazione di assoluto valore anche per le realtà corporate, come CA Auto Bank, che già implementano la digitalizzazione e l’integrazione di strumenti tecnologici all’avanguardia – ha aggiunto Giuseppe Scellato, Presidente di I3P – Attraverso Digital Factory, l’incubatore I3P offrirà la propria ampia esperienza in materia di open innovation al fine di creare numerose occasioni concrete di collaborazione e sviluppo di prodotti e servizi innovativi nel corso dei prossimi anni”.

Entro il 2028 il 50% delle decisioni dei manager prese con l’IA

Entro il 2028 il 50% delle decisioni dei manager prese con l’IAMilano, 4 dic. (askanews) – Il vero leader ai tempi dell’intelligenza artificiale? Deve avere cuore e cervello, il primo per prendersi cura delle persone, il secondo per raggiungere gli obiettivi di business promuovendo un impatto positivo sulla società. In un contesto in cui, entro i prossimi 5 anni, il 50% delle decisioni manageriali sarà preso in collaborazione con l’IA, sono queste le fondamenta del “test del cuore e del cervello” per i leader aziendali, articolato in dieci passaggi, proposto da Filippo Poletti, giornalista professionista e top voice di LinkedIn, e da Alberto Ferraris, professore ordinario di Economia e Gestione delle Imprese presso il Dipartimento di Management dell’Università degli Studi di Torino. Il tutto a 365 giorni dal lancio di ChatGPT, che in soli cinque giorni, registrò cinque milioni di utenti e a novembre è arrivato a superare i 180 milioni di iscritti. “Il leader di oggi deve saper progettare il processo di trasformazione in atto, sviluppare all’interno dell’azienda nuove competenze, promuovere una cultura organizzativa che utilizzi al meglio l’intelligenza artificiale e soprattutto individuare quali attività saranno svolte dagli esseri umani e quali dalle macchine, attribuendo all’intelligenza il ruolo di co-pilota e alle persone quello di “piloti” della rivoluzione in atto”, spiega Filippo Poletti, ideatore e autore del libro “Smart Leadership Canvas: come guidare la rivoluzione dell’intelligenza artificiale con il cuore e il cervello”.

All’interno del volume, edito da Guerini Next, presentato al “Microsoft Technology Center” della sede italiana di Microsoft a Milano il 1° dicembre 2023, vengono approfondite le teorie sulla leadership aziendale assieme ad analisi quantitative sull’indice di fiducia presente nelle aziende italiane curate da Alessandro Zollo, CEO di Great Place to Work Italia e a venti interviste esclusive con gli executive manager di importanti imprese italiane tra cui Microsoft Italia, Google Italia, Cisco, Siemens, illimity, Webuild fino all’unicorno Scalapay, cofondato da Simone Mancini, classe 1987. Il “test del cuore e del cervello” individua le caratteristiche del nuovo leader 5.0 ai tempi dell’IA: il manager deve saper integrare il lavoro degli uomini con quello dell’intelligenza artificiale, superando la competizione paventata negli ultimi 365 giorni dopo l’arrivo di ChatGPT e promuovendo la collaborazione trasparente e responsabile. Chi ha responsabilità deve saper, inoltre, individuare il livello di urgenza e il grado di importanza della collaborazione da attivare in modo veloce, nella consapevolezza che l’automazione di alcune attività può permettere di concentrarsi su compiti più strategici e ad alto valore aggiunto. Altrettanto fondamentale è la capacità del leader di orientarsi alle persone e ai risultati: in quest’ottica sa coinvolgere i collaboratori per valorizzarli e non sostituirli, sviluppare relazioni positive, favorire il benessere in azienda, promuovere l’innovazione, prendere le decisioni e realizzare gli obiettivi fondamentali nel rispetto delle regole e dell’etica professionale. Il decalogo del leader di cuore e cervello si completa con la capacità di individuare gli ostacoli e di agire con rapidità: nella prima c’è l’allineamento dei collaboratori che possono accusare ansia e paura nei confronti dello sviluppo tecnologico, l’adozione di nuove modalità di lavoro basate su un approccio guidato dai dati, l’adeguamento alle nuove normative nazionali e sovranazionali che saranno emanate, la gestione oculata delle risorse finanziarie per far fronte agli investimenti necessari e, infine, la gestione dell’integrità e della sicurezza dei dati utilizzati. Nella seconda, ovvero le azioni da compiere, rientrano il sapere promuovere una cultura inclusiva, rivedere e aggiornare i processi e le procedure, e adottare un approccio olistico alla gestione dei dati, garantendone la qualità e la sicurezza.

Il decalogo con le skills del leader aziendale ai tempi dell’intelligenza artificiale: 1. Sa integrare il lavoro fatto dalle persone con quello dell’intelligenza artificiale 2. Sa individuare il livello di urgenza della collaborazione persone-intelligenza artificiale 3. Sa stabilire il grado di importanza della collaborazione persone-intelligenza artificiale 4. Sa coinvolgere i collaboratori per valorizzarli e non per sostituirli 5. Sa sviluppare relazioni positive con i collaboratori 6. Sa favorire il benessere dei collaboratori 7. Sa promuovere l’innovazione in azienda 8. Sa prendere le decisioni necessarie per sviluppare il business aziendale 9. Sa realizzare gli obiettivi aziendali nel rispetto delle regole e dell’etica professionale 10. Sa individuare gli ostacoli e agire con rapidità

Startup, nell’Equity Crowdfunding disattese previsioni di crescita

Startup, nell’Equity Crowdfunding disattese previsioni di crescitaMilano, 26 nov. (askanews) – Le emittenti di Equity Crowdfunding in Italia che hanno concluso un round tra il 2014 e il 2020 hanno in media disatteso le proprie previsioni di crescita del 62% rispetto al primo anno post raccolta. Ma il 27% di queste risulta, nello stesso periodo, in crescita in termini di ricavi e marginalità a distanza di tre anni dalla campagna stessa. Tra loro il 48% (pari al 13% del totale) si è quotata in Borsa o è stata oggetto di operazioni di M&A. Questi i principali dati che emergono dal Report sulle performance dell’Equity Crowdfunding in Italia realizzato da Italian Tech Alliance, l’associazione italiana del venture capital, degli investitori in innovazione e delle startup e PMI innovative, e BizPlace, boutique di consulenza finanziaria specializzata in servizi per aziende innovative.

L’Equity crowdfunding pesa il 10% del valore complessivo degli investimenti in Italia nel 2023 e sono 840 le emittenti che hanno realizzato una campagna di finanziamento dal 2014 a oggi. In media, rileva il rapporto, si osserva una scarsa capacità previsionale da parte delle emittenti di qualunque settore con un discostamento mediano rispetto alle proiezioni di fatturato ad un anno dalla raccolta del -62%. Dato che, tuttavia, è in miglioramento rispetto al -79% osservato nel periodo di riferimento precedente 2014-2019.

“In particolare in una fase complessa come quella attuale, anche per l’incidenza di fenomeni macroeconomici che rendono più complesso il quadro economico generale, è fondamentale avere disponibili strumenti come il report che abbiamo presentato oggi”, spiega Francesco Cerruti, Direttore Generale di Italian Tech Alliance. “Perché consentono di rendere disponibili con chiarezza numeri, dati e informazioni sull’andamento del settore, offrendo agli investitori uno strumento per orientare e guidare le proprie scelte e le proprie strategie”. Nel caso specifico dell’Equity Crowdfunding, aggiunge Cerruti, “la recente entrata in vigore della nuova regolamentazione europea rende ancora più centrale la necessità di fornire un quadro il più chiaro possibile rispetto a performance e prospettive del fenomeno”.

Aptus.AI, round pre-Series A da 3 milioni per la startup RegTech

Aptus.AI, round pre-Series A da 3 milioni per la startup RegTechMilano, 24 nov. (askanews) – Trasformare le attività di compliance da mero obbligo e centro di costo in leva per generare opportunità di business cambiando il modo in cui grandi organizzazioni e aziende – a partire da banche e assicurazioni – accedono, consultano e utilizzano l’immensa mole di documenti legali. È questa la missione di Aptus.AI che annuncia oggi un pre-Series A di 3 milioni di euro. Lead investor nell’operazione è il fondo Programma 103 di P101 Sgr, che fa il suo ingresso nel capitale sociale di Aptus.AI dove è affiancato da alcuni business angels e da Fin+Tech – acceleratore di CDP Venture Capital – che hanno seguito il round dopo aver partecipato anche al precedente.

Aptus.AI rappresenta un esempio di start up che vuole dare efficace execution al progetto. Fondata a Pisa da Andrea Tesei e Lorenzo De Mattei, dopo la fase di sviluppo della tecnologia proprietaria sfociato nella piattaforma Daitomic, capace di trasformare documenti legali in una versione machine readable interattiva, nella seconda metà del 2021 ha portato sul mercato una prima applicazione pilota che si dimostra subito determinante nel cambiare non solo il modo in cui si svolge l’attività di gestione della compliance ma anche la lettura delle sue potenzialità in termini di impatto sul business. Un risultato importante su cui la società costruisce il seed round che le consente nel 2022 di consolidare l’offerta con una soluzione olistica capace di rispondere alle esigenze di istituzioni finanziarie tra le più complesse: dalla ricerca e consultazione rapida e mirata di norme, al confronto di una legge in tutte le sue evoluzioni, alla creazione di “legal inventory” personalizzate e multi-lingua per navigare all’interno di uno specifico ambito normativo, fino alla simulazione di impatti anticipando le analisi su futuri trend normativi e molto altro. Giuseppe Donvito, Partner di P101: “Come P101, siamo entusiasti di unire le forze con il team di Aptus.AI. Questo rappresenta il primo investimento nel dinamico mercato del RegTech, settore in rapida espansione. La transazione nasce dalla fiducia che riponiamo nel team e dall’ampio interesse dimostrato dalle principali istituzioni bancarie e assicurative nei confronti del prodotto di Aptus.AI, grazie all’alto livello di tecnologie di Intelligenza Artificiale sviluppate da Andrea e Lorenzo, forti dei loro studi in Computer Science e Generative AI all’Università di Pisa. Siamo convinti che la società raggiungerà rapidamente una posizione di leadership nel settore della compliance e del risk management ed è un onore per noi poter contribuire sin da subito alla crescita di Aptus.AI, dando il nostro continuo supporto per modellare il futuro di questa innovativa realtà e consolidarne la posizione di rilievo nel panorama internazionale”.

Andrea Tesei, co-founder e CEO di Aptus.AI: “Siamo molto orgogliosi di annoverare un attore importante come P101 tra i nostri investitori, e altrettanto grati verso l’acceleratore Fin+Tech di CDP Venture Capital, che con il suo programma è stato determinante nella nostra crescita, e oggi rinnova e rilancia la sua fiducia insieme anche agli altri soci che ci hanno sostenuto fin dall’inizio. Siamo determinati a mantenere alta la bandiera italiana in un settore come quello del RegTech che, a livello internazionale, si sta dimostrando sempre più strategico per consentire a tutte le grandi organizzazioni di continuare a sviluppare rapidamente e correttamente la propria offerta ed essere così competitive, con un vantaggio anche per i consumatori finali e per il tessuto socio economico. Combinando l’AI per la data extraction con l’AI generativa, la nostra soluzione è in grado di raggiungere un livello altissimo di precisione nelle risposte anche per un ambito complesso e ricco di sfumature come quello legale, con degli straordinari profili positivi di impatto”.

Nasce 2100 Ventures:Venture Capital europeo dal cuore italiano

Nasce 2100 Ventures:Venture Capital europeo dal cuore italianoRoma, 21 nov. (askanews) – Con la partecipazione al talk “Think European: challenges and opportunities for Italian tech ecosystem”, Alessandro Benetton ha tenuto a battesimo oggi a Milano 2100 Ventures, nuova iniziativa dedicata a startup e giovani founder italiani ed europei.

L’evento si è svolto nella suggestiva location di 21 House of Stories Navigli, la nuova struttura ispirata al concetto di ospitalità ibrida promossa da Alessandro e Mauro Benetton e inaugurata il mese scorso in via Ascanio Sforza a Milano. Alessandro Benetton e la sua famiglia hanno deciso infatti di supportare questa iniziativa, mettendo a disposizione dei founder la propria esperienza imprenditoriale e l’accesso ad un ampio network industriale attivo in diversi settori. L’importanza della contaminazione di idee alla vigilia di una nuova era di innovazione industriale è stato il filo rosso di un confronto sull’ecosistema del venture capital in Italia e in Europa, che ha visto la partecipazione di alcuni importanti protagonisti del settore: Cameron McLain, co-fondatore e managing partner di Giant Ventures; Adil Bouhdadi, co-fondatore di Autone; Danila De Stefano, fondatrice di UnoBravo e Andrea Gennarini, co-fondatore e managing partner di 2100 Ventures. Il panel è stato moderato da Inès Makula, autrice di Made IT, uno dei principali podcast di imprenditoria digitale italiana. 2100 Ventures nasce dall’incontro tra Alessandro Benetton e tre giovani professionisti con esperienza pregressa nel settore finanziario e del venture capital internazionale: Andrea Gennarini, Andrea Casasco e Andrea Gurnari. Un team che può contare inoltre sul supporto di autorevoli advisor come il business angel Luca Ascani, il General Partner di Unruly Capital Stefano Bernardi e il co-fondatore di Scalapay Raffaele Terrone. L’iniziativa, che avrà sede a Londra e Milano e una dotazione di capitale prevista di 30 milioni di euro, si pone l’obiettivo di rafforzare i legami tra l’ecosistema del VC italiano e quello europeo: il team lavorerà a fianco dei migliori VC internazionali per attrarre investimenti esteri nelle startup italiane più promettenti, agevolando al contempo l’accesso dei founder europei al mercato italiano e del Sud Europa. L’unicità dell’iniziativa risiede in tre elementi chiave: il vantaggio generazionale dei managing partners, poco più che trentenni e quindi capaci di instaurare un dialogo con i founder basato su una visione del mondo condivisa; un vasto network industriale focalizzato in particolare nel Sud Europa; un team che unisce un approccio fortemente imprenditoriale, competenze operative e solide esperienze internazionali.

Per essere rilevanti e flessibili nel supporto ai founder, 2100 Ventures investirà tra i 250 mila e i 750 mila euro per acquisire dall’ 1% al 5% di startup europee in fase early-stage (pre-seed, seed e Series A). 2100 Ventures ha effettuato finora sei investimenti. Tra le startup in portafoglio figurano Jet HR, una soluzione per l’automatizzazione e semplificazione dei processi di gestione dei dipendenti e delle buste paga per le PMI; autone, che favorisce la crescita di aziende retail attraverso la gestione e l’ottimizzazione data-driven dell’inventario; BonusX, piattaforma che aiuta le persone ad accedere ai benefici fiscali e sociali grazie alla digitalizzazione dei processi. Gli investimenti sono stati effettuati insieme a rinomati fondi di venture capital quali Seedcamp, Speedinvest, Giant Ventures, Collaborative Fund, Kima Ventures e Y Combinator. “L’ Europa sta per vivere una nuova era d’innovazione industriale – commenta Alessandro Benetton – Le startup avranno un impatto sempre più importante sul tessuto industriale: che si tratti di creare nuovo valore dai dati, di aiutare le industrie tradizionali a innovarsi digitalmente, o di trovare nuovi modelli nella transizione globale verso un’economia sostenibile”. Cerchiamo imprenditori che sognano in grande e che sfidano le difficoltà con ostinato ottimismo. 2100 Ventures nasce per sostenere queste imprese, per aiutare i tanti giovani founder dei vari settori, soprattutto italiani. Vogliamo essere un investitore paneuropeo dal cuore italiano”.

“Stiamo già lavorando per ridurre il gap oggi esistente tra l’ecosistema tecnologico italiano ed estero. Abbiamo un dialogo continuo con venture capital internazionali nel trovare le startup più ambiziose che sono portate avanti da founder italiani e al contempo supportiamo i founder europei ad avere accesso ai mercati dell’Europa meridionale e dell’Italia. Per questo, ringraziamo Alessandro per essere stata la prima persona ad aver creduto nel progetto e per essere continua fonte di ispirazione e supporto”, è il commento del team di 2100 Ventures Andrea Gennarini, Andrea Casasco e Andrea Gurnari.

Nasce 2100 Ventures: Venture Capital europeo dal cuore italiano

Nasce 2100 Ventures: Venture Capital europeo dal cuore italianoMilano, 21 nov. (askanews) – Con la partecipazione al talk “Think European: challenges and opportunities for Italian tech ecosystem”, Alessandro Benetton ha tenuto a battesimo oggi a Milano 2100 Ventures, nuova iniziativa dedicata a startup e giovani founder italiani ed europei.

L’evento si è svolto nella suggestiva location di 21 House of Stories Navigli, la nuova struttura ispirata al concetto di ospitalità ibrida promossa da Alessandro e Mauro Benetton e inaugurata il mese scorso in via Ascanio Sforza a Milano. Alessandro Benetton e la sua famiglia hanno deciso infatti di supportare questa iniziativa, mettendo a disposizione dei founder la propria esperienza imprenditoriale e l’accesso ad un ampio network industriale attivo in diversi settori. L’importanza della contaminazione di idee alla vigilia di una nuova era di innovazione industriale e’ stato il filo rosso di un confronto sull’ecosistema del venture capital in Italia e in Europa, che ha visto la partecipazione di alcuni importanti protagonisti del settore: Cameron McLain, co-fondatore e managing partner di Giant Ventures; Adil Bouhdadi, co-fondatore di Autone; Danila De Stefano, fondatrice di UnoBravo e Andrea Gennarini, co-fondatore e managing partner di 2100 Ventures. Il panel e’ stato moderato da Ine’s Makula, autrice di Made IT, uno dei principali podcast di imprenditoria digitale italiana.

2100 Ventures nasce dall’incontro tra Alessandro Benetton e tre giovani professionisti con esperienza pregressa nel settore finanziario e del venture capital internazionale: Andrea Gennarini, Andrea Casasco e Andrea Gurnari. Un team che puo’ contare inoltre sul supporto di autorevoli advisor come il business angel Luca Ascani, il General Partner di Unruly Capital Stefano Bernardi e il co-fondatore di Scalapay Raffaele Terrone. L’iniziativa, che avra’ sede a Londra e Milano e una dotazione di capitale prevista di 30 milioni di euro, si pone l’obiettivo di rafforzare i legami tra l’ecosistema del VC italiano e quello europeo: il team lavorera’ a fianco dei migliori VC internazionali per attrarre investimenti esteri nelle startup italiane piu’ promettenti, agevolando al contempo l’accesso dei founder europei al mercato italiano e del Sud Europa. L’unicita’ dell’iniziativa risiede in tre elementi chiave: il vantaggio generazionale dei managing partners, poco piu’ che trentenni e quindi capaci di instaurare un dialogo con i founder basato su una visione del mondo condivisa; un vasto network industriale focalizzato in particolare nel Sud Europa; un team che unisce un approccio fortemente imprenditoriale, competenze operative e solide esperienze internazionali. Per essere rilevanti e flessibili nel supporto ai founder, 2100 Ventures investira’ tra i 250 mila e i 750 mila euro per acquisire dall’ 1% al 5% di startup europee in fase early-stage (pre-seed, seed e Series A). 2100 Ventures ha effettuato finora sei investimenti. Tra le startup in portafoglio figurano Jet HR, una soluzione per l’automatizzazione e semplificazione dei processi di gestione dei dipendenti e delle buste paga per le PMI; autone, che favorisce la crescita di aziende retail attraverso la gestione e l’ottimizzazione data-driven dell’inventario; BonusX, piattaforma che aiuta le persone ad accedere ai benefici fiscali e sociali grazie alla digitalizzazione dei processi. Gli investimenti sono stati effettuati insieme a rinomati fondi di venture capital quali Seedcamp, Speedinvest, Giant Ventures, Collaborative Fund, Kima Ventures e Y Combinator.

“L’ Europa sta per vivere una nuova era d’innovazione industriale – commenta Alessandro Benetton, Presidente di Edizione e il Vicepresidente di Mundys – Le startup avranno un impatto sempre piu’ importante sul tessuto industriale: che si tratti di creare nuovo valore dai dati, di aiutare le industrie tradizionali a innovarsi digitalmente, o di trovare nuovi modelli nella transizione globale verso un’economia sostenibile”.

Awentia, la startup che estrae dati dalle immagini

Awentia, la startup che estrae dati dalle immaginiRoma, 9 nov. (askanews) – La riduzione degli sprechi, il miglioramento dell’efficienza e l’aumento della produttività sono temi sempre all’ordine del giorno. Ma negli ultimi anni sta accadendo qualcosa di nuovo: l’introduzione di sistemi basati sull’intelligenza artificiale sta rivoluzionato drasticamente il mondo della produzione. Proprio in questa direzione si muove Awentia, startup innovativa con sede a Imola che ha sviluppato una tecnologia proprietaria in grado di analizzare delle immagini, ricavarne dati e renderli fruibili in maniera autonoma e sistematica per offrire informazioni utili a ridurre sprechi migliorando l’efficienza, il risultato e la sicurezza dei processi.

“In una linea di produzione, per esempio, immaginiamo un occhio intelligente capace di rilevare in anticipo prodotti danneggiati o monitorare l’uso di materie prime per identificare e prevenire sprechi”, spiega Mauro Manfredi, Co-Founder e CEO dell’azienda. “Si tratta di qualcosa di completamente nuovo – e complementare a quanto esistente – che sta cambiando il mercato in maniera sostanziale portando enormi benefici competitivi alle aziende più attente”. L’applicazione in agricoltura Gli ambiti di utilizzo della tecnologia di Awentia spaziano in ogni mercato, come primo settore di applicazione, la startup ha scelto l’agricoltura e in particolare i vigneti e i frutteti. «Abbiamo sviluppato un sistema di monitoraggio intelligente che sfrutta un dispositivo, brevettato e sviluppato integralmente in-house, per analizzare lo stato di salute delle piante e del vigneto».

Spiega Manfredi: “Grazie a questa tecnologia, Awentia è in grado di individuare precocemente segnali di patologie e problemi delle viti o dei frutteti, permettendo ad agronomi ed agricoltori di intervenire tempestivamente per proteggere i raccolti. L’obiettivo è proprio migliorare l’efficienza, offrendo un monitoraggio puntuale e georiferito di tutta la cultura, in tempo reale, valorizzando le competenze degli addetti ai lavori in chiave di riduzione degli sprechi e aumento della produttività”. Il lavoro di Awentia I dispositivi con a bordo il sistema di Awentia raccolgono immagini durante i normali processi produttivi, senza necessità di assistenza dedicata.

Nel caso della viticoltura, sono state installate sui trattori impiegati nelle normali attività svolte nei vigneti inquadrando costantemente i filari durante le consuete lavorazioni, senza incidere quindi in alcun modo sulla routine quotidiana degli addetti ai lavori. Grazie a evoluti algoritmi di Intelligenza artificiale proprietari, le immagini catturate vengono tradotte in dati che raccontano, in tempo reale, le condizioni di salute delle piante, evidenziando segnali di stress o l’insorgere di patologie.

“Abbiamo messo a punto un sistema che non richiede all’agricoltore o agronomo nessun impegno o competenza aggiuntiva”, dichiara da parte sua Federico Frontali, Founder & CTO di Awentia. “Un sistema di questo tipo è rivoluzionario perché raccoglie dati che nessuno prima d’ora era stato in grado di avere. Oggi possiamo fornire informazioni che segnalano, con bassissimo margine di errore, l’andamento della produttività e una potenziale contaminazione di patologie dannose per la coltura in modo autonomo e automatico”. D.a.a.S. Data as a Service Grazie alla connettività Wi-Fi, 4G e 5G, i dispositivi di Awentia installati sui mezzi agricoli sono in grado di trasferire – su interfacce dedicate disponibili da Pc, Smartphone o Tablet – in modo georiferito e temporizzato, dati utili a validare strategie di gestione del campo. In ambito agricolo Awentia ha già diversi progetti all’attivo e aperti. “Oltre ai vigneti, siamo partiti con progetti paralleli per il monitoraggio di lamponi e mirtilli, ma anche pomodori, mele e kiwi. Insomma, siamo solo all’inizio di un’autentica rivoluzione”, racconta Manfredi. “Sebbene si sia partiti dall’agricoltura, l’uso di un sistema trasversale come il nostro, frutto dell’integrazione di Edge Computing, Computer Vision e Algoritmica offre margini di impiego sterminati e saranno tantissimi gli ambiti in cui una tecnologia di questo tipo diventerà imprescindibile. Nell’industria alimentare, l’AI può monitorare la qualità dei prodotti durante la produzione, nell’industria automobilistica, può ottimizzare i processi di assemblaggio. Tantissimi gli impieghi anche nell’ambito Health e Telemedicina, Inventory Management, Oil & Gas. Siamo solo all’inizio di un’evoluzione epocale e siamo orgogliosi di dire che Awentia è in prima linea”, conclude Frontali. Awentia è una startup innovativa nata a Imola dall’esperienza di Federico Frontali, Founder e CTO, e Mauro Manfredi CEO e Co-Founder. L’importanza del dato, della sua estrazione e dell’analisi sono sempre stati la base di partenza che è culminata alla fine del 2022 con la nascita della startup. Awentia è un’azienda che offre un sistema di monitoraggio automatico per aiutare gli utenti a prendere decisioni migliori nella gestione dei loro processi aziendali e produttivi. L’obiettivo dell’azienda è di efficientare i processi, evitando così sprechi di tempo, economici e di valore, attraverso l’uso della tecnologia come partner affidabile al fianco dei decisori di grandi, medie o piccole aziende. La tecnologia di Awentia si basa su dispositivi che traducono immagini in dati in tempo reale, utilizzando tecniche di Edge Computing, Computer Vision e Intelligenza Artificiale, il tutto rielaborato in una chiave di lettura facilitata per l’analisi dei dati estratti. Opera in diversi settori tra i quali Agritech, Infrastrutture e Trasporti, Salute e Telemedicina, Inventory Management e Oil & Gas.