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Sogin, completato rientro centrale Garigliano residui fusione metalli

Sogin, completato rientro centrale Garigliano residui fusione metalliRoma, 18 dic. (askanews) – Nella centrale del Garigliano, che si trova nel Comune di Sessa Aurunca (Caserta), si è concluso oggi il secondo e ultimo trasporto con il quale sono rientrati dall’impianto della Cyclife Sweden AB, in Svezia, 155 manufatti contenenti circa 30 tonnellate di residui derivanti dal trattamento di 420 tonnellate di materiali metallici debolmente contaminati prodotti dai lavori di dismissione in corso nell’impianto. Lo rende noto un comunicato.


Tali manufatti, sistemati in container certificati e conformi agli standard ISO, sono rientrati su mezzi stradali, sotto il controllo dell’Ispettorato Nazionale per la Sicurezza Nucleare e la Radioprotezione e delle diverse Autorità competenti. Tra il settembre 2020 e il novembre 2021 Sogin, insieme alla controllata Nucleco, avevano coordinato sette trasporti verso la Svezia ciascuno dei quali aveva permesso di spedire circa 60 tonnellate di questi metalli.


Nel giugno 2022 i metalli sono stati trattati in un’unica campagna di fusione che ha permesso di ridurre il loro volume di oltre il 90% rispetto a quello iniziale. I 155 manufatti sono stati stoccati in sicurezza nei depositi temporanei del sito pronti per essere conferiti al Deposito Nazionale, una volta disponibile. Questa attività è in linea con l’impegno di Sogin di perseguire una strategia di economia circolare che mira, attraverso l’adozione di tecnologie e processi innovativi, a minimizzare la produzione di rifiuti radioattivi e quindi ad evitare la costruzione di nuove strutture di stoccaggio.

Aie: cala elettricità da fonti fossili, sale da rinnovabili e nucleare

Aie: cala elettricità da fonti fossili, sale da rinnovabili e nucleareRoma, 16 dic. (askanews) – Meno elettricità generata da fonti fossili nelle economie che aderiscono all’Ocse, mentre aumenta quella ottenuta dalle rinnovabili e dal nucleare. E a fare da capofila in queste dinamiche sono i paesi europei. E’ la fotografia scattata dall’Agenzia internazionale per l’energia (Aie) nel suo ultimo rapporto sulla generazione di elettricità nell’area Ocse.


Complessivamente lo scorso settembre la produzione di elettricità di tutti i paesi dell’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) è stata di 882,1 Twh, in aumento dell’1,2% su base annua. Sui primi nove mesi dell’anno la produzione di elettricità è aumentata del 2,5%. Secondo l’Aie le fonti fossili hanno contribuito per poco meno della metà del totale della produzione di elettricità, il 49,6% – pari a 437,5 Twh – che segnano un calo del 3,3% rispetto al settembre del 2023. Sull’insieme dei primi nove mesi il calo di produzione di elettricità da fonti fossili è stato pari all’1,7%.


Con un comunicato, l’Aie precisa che a trainare la diminuzione di elettricità da fonti fossili è stato il carbone, con un calo del 4,6% e la cui quota di produzione sul totale a settembre risultava ridotta al 16,3%. In Europa si è registrato il calo più consistente con un meno 10,8%. Passando alle rinnovabili l’Ocse riporta che a settembre la loro quota sulla produzione totale di elettricità ha raggiunto il 33,6%, con un aumento del 9,2% su base annua. Sui primi nove mesi l’incremento complessivo è stato dell’8,6%, trainato prevalentemente da solare (+18,5%) e eolico (+7,8%).


Infine l’elettricità prodotta da centrali nucleari è stata pari al 16,4% per l’insieme dell’area a settembre, in aumento dello 0,3% su base annua. Ma guardando all’insieme dei primi nove mesi dell’anno l’aumento è stato del 2,8% e anche in questo caso l’incremento più forte è stato quello registrato nei paesi europei (+5%).

Eolico offshore, Delaware autorizza US Wind per infrastrutturazione

Eolico offshore, Delaware autorizza US Wind per infrastrutturazioneRoma, 11 dic. (askanews) – Renexia rende noto che la propria controllata statunitense US Wind ha ottenuto l’autorizzazione, da parte dello Stato del Delaware, all’installazione delle infrastrutture di terra e alla rete di cavi per i collegamenti del parco eolico offshore da 1,7 GW che sorgerà nelle acque del Maryland. L’impianto, frutto di un investimento complessivo di 11,5 miliardi, aveva ricevuto il parere favorevole dalla Casa Bianca nel mese di settembre. Una volta completato, il parco US Wind, che insisterà su uno specchio di acqua di 324 Kmq, di poco inferiore alla superficie del Lago di Garda, consentirà di produrre 7 TWh annui per un valore stimato di circa 1,5 miliardi di dollari annui per i 30 previsti dalla concessione. Nel dettaglio si tratta di tre permessi, il Subaqueous Lands Permit, il Wetlands Permit e il Beach Preservation Coastal Construction Permit, che garantiranno le operazioni di posa dei cavi elettrici, anche a livello sottomarino, in alcune zone del Delaware e l’installazione delle sottostazioni previste attraverso l’adozione di strategie di mitigazione e il finanziamento di attività conservative per le spiagge del Delaware.


“Siamo soddisfatti per aver ottenuto le approvazioni finali: ci consentiranno di avviare le operazioni di costruzione del parco eolico, fornire energia pulita agli stati del Delaware e del Maryland ma soprattutto poter contribuire al processo di decarbonizzazione avviato a livello globale. La filiera produttiva creata negli Stati Uniti prevede il coinvolgimento di diverse aziende locali e siamo pronti a replicare tale sistema anche in Italia, in particolare con il progetto Med Wind in Sicilia” – commenta Riccardo Toto, Direttore Generale di Renexia. Med Wind è attualmente il più grande progetto di impianto eolico offshore floating del Mar Mediterraneo e rappresenta l’innesco ideale per la creazione di una filiera industriale dell’eolico, sia offshore che onshore, che renda l’Italia un punto di riferimento internazionale in un settore dalle elevate potenzialità. Un obiettivo che si intende perseguire anche grazie all’accordo siglato in agosto con il Mimit per la costituzione di una fabbrica dedicata alla costruzione di turbine eoliche in Italia.

Italia quinta in Europa in brevetti per reti elettriche intelligenti

Italia quinta in Europa in brevetti per reti elettriche intelligentiRoma, 10 dic. (askanews) – I brevetti che integrano l’intelligenza artificiale nelle reti elettriche sono sestuplicati negli ultimi anni. I Paesi che guidano questa tendenza sono gli Stati Uniti e la Cina. Questa la principale tendenza che emerge dal nuovo Studio condotto dall’Ufficio Europeo dei Brevetti (Epo) e dall’Agenzia Internazionale dell’Energia (Aie).


Secondo quanto riporta un comunicato, lo studio “Brevetti per il potenziamento delle reti elettriche” (Patents for Enhanced Electricity Grids) mostra come le tecnologie riguardanti il campo delle reti elettriche abbiano subito un’impennata negli ultimi due decenni, un trend legato ai progressi nella digital integration e allo sviluppo di soluzioni per l’energia pulita che stanno guidando l’innovazione nel settore elettrico. Tra il 2010 e il 2022 le nuove invenzioni nel campo dei software hanno incrementato del 50% le funzionalità “smart” dei brevetti relativi alle reti fisiche di energia. Queste innovazioni includono gli strumenti di previsione della domanda e dell’offerta e le modalità di ricarica dei veicoli elettrici, le due aree di maggiore crescita in questa categoria.


L’innovazione nelle infrastrutture elettriche è uno dei campi tecnologici che si sta sviluppando di più al mondo. Per illustrare la portata della crescita, nel periodo 2009-2013, l’innovazione in questo settore è cresciuta del 30% all’anno, sette volte più velocemente rispetto alla media di tutti gli altri settori tecnologici. Il rapporto, prosegue il comunicato, che comprende il periodo dal 2001 al 2022, si basa sui dati relativi ai brevetti globali sull’energia per mappare l’innovazione nelle tecnologie fisiche e delle reti intelligenti, sulla base delle famiglie di brevetti internazionali (IPFs). Il dato mostra una graduale stabilizzazione della crescita, ma le nuove domande di brevetto rimangono ad un livello elevato nella maggior parte dei principali paesi.


In Europa i principali Paesi di origine di brevetti nel settore sono la Germania (11%), la Svizzera (5%), la Francia (4%), il Regno Unito (2%) e l’Italia (1%). L’Italia si posiziona così al 5° posto in Europa e al 3° posto nell’Unione europea, rappresentando l’1% delle famiglie di brevetti internazionali (IPFs) totali nel settore. La distribuzione dell’innovazione è omogenea con i brevetti inerenti alle “Smart grids” richiesti dal Paese all’1% del totale, al pari di quelli relativi alle reti fisiche e allo stoccaggio. Si tratta tuttavia di una cifra con margini di crescita importanti se paragonata a Paesi come la Germania, prosegue lo studio, che rappresenta l’11% del totale dei brevetti, o la Cina che ne detiene il 22%.


L’Ue e il Giappone guidano l’innovazione nel settore delle reti elettriche, con il 22% di tutti i brevetti relativi alle reti tra il 2011 e il 2022, e gli Stati Uniti con il 20%. Nel frattempo, la Cina emerge come il Paese in più rapida crescita per quanto riguarda i brevetti legati alle reti. La sua quota è passata dal 7% nel 2013 al 25% nel 2022, superando l’UE nel 2022 e diventando per la prima volta la regione che brevetta di più in questo campo. Lo studio rileva che anche le università, gli istituti di ricerca e le Pmi svolgono un ruolo significativo nell’innovazione delle reti elettriche. La maggior parte delle startup che si occupano di tecnologie di rete ha sede in Europa e negli Stati Uniti; il 37% di esse ha presentato domanda di brevetto, un dato significativamente superiore alla media del 6% per le startup europee attive in altri settori. Questo dato suggerisce un forte potenziale di attrazione di capitale di rischio da parte delle start-up di grid-tech. “Come evidenziato nel recente rapporto di Mario Draghi, per assicurare la competitività economica, l’Europa deve assumere un ruolo guida nello sviluppo di nuove tecnologie pulite e accelerare la transizione energetica riducendo l’uso di combustibili fossili” ha dichiarato il Presidente dell’Epo, António Campinos. “Sono già stati compiuti progressi significativi, che evidenziano l’urgenza di investire in reti elettriche più intelligenti e flessibili per bilanciare la crescente domanda di energia da fonti rinnovabili. Questo studio offre una visione unica delle tendenze brevettuali, fungendo da mappa per la transizione verso un nuovo sistema energetico”. “Le reti elettriche inadeguate costituiscono un ostacolo all’attività economica e all’accesso all’energia, oltre a rendere più costosa e complessa la diffusione delle tecnologie ad energia pulita” ha dichiarato il Direttore Esecutivo dell’Aie, Fatih Birol. “Questo studio dimostra che gli innovatori stanno rispondendo all’esigenza di tecnologie di rete più competitive e flessibili, un problema troppo spesso trascurato. I dati mostrano una crescita incoraggiante delle innovazioni per espandere e mantenere le infrastrutture di rete considerate critiche. Questa crescita è ora guidata dalla Cina, il che alza la posta in gioco per le altre regioni. Continueremo ad aiutare i Governi a stimolare l’innovazione verso transizioni energetiche sicure e sostenibili”.

Le Fonti Awards 2024: il settore delle energie rinnovabili protagonista

Le Fonti Awards 2024: il settore delle energie rinnovabili protagonistaRoma, 6 dic. (askanews) – Nato per celebrare le aziende e i professionisti che si sono distinti per innovazione, leadership e impegno verso la sostenibilità, il premio Le Fonti Awards2024 rappresenta uno dei riconoscimenti internazionali più prestigiosi. L’evento ha visto la premiazione delle realtà italiane che, con il loro lavoro, contribuiscono al progresso del Paese e affrontano con determinazione le sfide globali. Organizzato dalla televisione in live streaming Le Fonti, che da anni si dedica a temi economici e legali, l’iniziativa ha messo in luce le eccellenze che guidano il cambiamento.


Tra i settori premiati, le energie rinnovabili hanno avuto un ruolo di primo piano, evidenziando l’importanza di un futuro sempre più verde e sostenibile. In questo contesto, spicca IMC Holding, che ha ricevuto il prestigioso premio come “Eccellenza dell’Anno Innovazione & Leadership Energie Rinnovabili”, un riconoscimento che consolida ulteriormente il suo ruolo di leader nel settore. Per il quarto anno consecutivo, l’azienda, proprietaria del marchio Fotovoltaico Semplice, è stata premiata per il suo costante impegno nell’innovazione tecnologica e nella promozione di soluzioni energetiche sostenibili, che stanno contribuendo in modo concreto alla transizione ecologica dell’Italia. IMC Holding si è infatti distinta per la sua capacità di unire tecnologie avanzate e attenzione alla sostenibilità, mettendo a disposizione soluzioni che riducono l’impatto ambientale e favoriscono la crescita di un’economia verde. Il suo approccio innovativo ha fatto dell’energia solare un’opportunità concreta per chi desidera un futuro più pulito e responsabile. “Ricevere questo premio per il quarto anno consecutivo è un riconoscimento che ci riempie di soddisfazione e orgoglio”, afferma Daniele Iudicone, CEO di IMC Holding. “Grazie all’impegno del team, alla capacità di innovare e alla continua attenzione verso i clienti, siamo riusciti a mantenere una crescita costante nel tempo, cercando sempre di fare meglio, nonostante le difficoltà che hanno caratterizzato gli ultimi anni. L’obiettivo che ci poniamo è contribuire a rendere l’Italia un Paese più sostenibile, puntando principalmente sulle energie rinnovabili. Questo premio è il risultato del lavoro di tutti i membri della nostra squadra.”


Il prestigioso riconoscimento rafforza ulteriormente la posizione di IMC Holding come leader nel settore delle energie rinnovabili. Questo premio evidenzia il continuo impegno dell’azienda nel promuovere una trasformazione ecologica e tecnologica, contribuendo al progresso dell’Italia verso un futuro più sostenibile. IMC Holding si dedica con determinazione alla diffusione delle energie rinnovabili per ridurre l’impatto ambientale, consolidandosi così come punto di riferimento nel settore. “L’obiettivo rimane quello di costruire un Paese più verde, innovativo e responsabile”, conclude Daniele Iudicone

Gruppo Ligabue, contratti per 500 milioni nel mercato energetico

Gruppo Ligabue, contratti per 500 milioni nel mercato energeticoMilano, 5 dic. (askanews) – Il Gruppo Ligabue – presente in 14 Paesi – ha siglato in questi ultimi mesi contratti per 500 milioni di euro per attività on-shore in Kazakhstan, in Algeria e nell’Area del Golfo, per i prossimi tre anni.


Dopo i risultati molto positivi e le nuove spinte impresse nei settori Cruise e Ferry – acquisto della nave Sans Souci, rafforzamento della controllata Plantours e sua trasformazione in cruise company, lancio di due nuovi brand per la ristorazione di alta qualità sui traghetti (Gusti Giusti e Cambusa), consolidamento del mercato spagnolo e nel 2024 record di fatturato in 50 anni di attività nel settore traghetti – la Ligabue cresce anche nella Divisione Industrial Service che, da sola, porta nel 2024 un fatturato superiore a 210 milioni di Euro, con una crescita del 20% rispetto al 2023, continuando la corsa positiva dopo la pandemia. Guidata da Inti Ligabue, presidente del Gruppo dal 2016, l’azienda vanta un’esperienza storica nel settore Oil & Gas e minerario, in grado di operare nelle condizioni più estreme, con uno staff specializzato nel garantire l’alta qualità dei servizi grazie alle certificazioni ISO e Total Quality Management.


“Siamo molti felici di un trend positivo che consolida gli asset strategici della nostra azienda – ha commentato Inti Ligabue presidente e amministratore delegato del Gruppo Ligabue -. Si conferma l’importanza delle scelte e degli investimenti compiuti in questi ultimi anni in termini di riassetto organizzativo e management, ma anche di qualificazione e aggiornamento costante delle tecnologie e della formazione dei nostri collaboratori. Tuttavia, ciò che ci gratifica maggiormente – continua Ligabue – è riuscire a intervenire nei luoghi in cui operiamo con il rispetto delle culture, il senso di responsabilità per lo sviluppo economico e sociale delle comunità e i valori etici che da sempre guidano la Ligabue e che si traducono in investimenti in loco, nuovi posti di lavoro, trasferimenti di competenze e grande attenzione alla sostenibilità”.

Acqua, Italia 4° Paese in Ue per stress idrico. A Roma evento Rina

Acqua, Italia 4° Paese in Ue per stress idrico. A Roma evento RinaRoma, 4 dic. (askanews) – L’Italia è la quarta Nazione in Unione europea per stress idrico (ovvero il rapporto tra prelievi idrici totali e disponibilità di acqua superficiale e sotterranea), posizionandosi dietro a Belgio, Grecia e Spagna, ed è il primo Paese in Ue per perdite economiche legate all’alterazione del clima. Sono dodici le regioni italiane esposte a un elevato tasso di stress idrico, in particolare Basilicata, Calabria, Sicilia e Puglia.


E’ quanto è emerso dall’incontro “L’acqua: risorsa strategica”, organizzato in occasione del Consiglio di indirizzo del Registro Italiano Navale – ente privato senza fini di lucro e socio fondatore e di maggioranza di RINA S.p.A. – in collaborazione con The European House – Ambrosetti, organizzato a Roma. La rassegna – informa una notra Rina – ha messo in evidenza il sempre più attuale tema dell’acqua: una delle sfide globali più urgenti e complesse del nostro tempo. Dalla crescente scarsità delle risorse idriche alla gestione sostenibile delle riserve, l’acqua è al centro di dibattiti economici, ambientali e sociali.


I relatori hanno evidenziato come circa 2 miliardi di persone nel mondo non abbiano accesso ad acqua potabile sicura1 e come il cambiamento climatico stia alterando la distribuzione delle risorse idriche. Si prevede che nel 2024 si raggiungerà la più elevata anomalia termica della storia italiana, +1,75°C sopra la media degli ultimi trent’anni. Paolo d’Amico, Presidente del Registro Italiano Navale – che ha ospitato questo incontro -, Ugo Salerno, Presidente Esecutivo di RINA, e Valerio De Molli, Managing partner e CEO di The European House – Ambrosetti e TEHA Group, hanno insistito sull’urgenza di adottare misure concrete per una gestione efficiente dell’acqua.


Nello specifico, i lavori hanno portato all’identificazione di alcune priorità strategiche per promuovere un sistema idrico più efficiente, sicuro e sostenibile: • Recupero e ottimizzazione delle infrastrutture: il rinnovo di dighe e bacini migliora la gestione delle risorse idriche, riducendo sprechi e garantendo una distribuzione equa dell’acqua • Digitalizzazione della rete: i sistemi di sensori intelligenti e il monitoraggio in tempo reale delle infrastrutture possono rilevare anomalie, perdite o guasti, aumentando la sicurezza e prevenendo criticità • Sviluppo di impianti decentralizzati di trattamento delle acque reflue: queste soluzioni riducono il carico sulle strutture centrali, migliorano l’efficienza e favoriscono il riutilizzo delle acque trattate grazie a tecniche naturali come il trattamento biologico 1 • Depurazione dell’acqua: tecnologie avanzate, come i filtri a membrana, i trattamenti chimico-fisici e i sistemi di ozonizzazione, possono eliminare contaminanti dannosi (come metalli pesanti, pesticidi o sostanze organiche) per garantire che le acque rilasciate nei fiumi, nei mari o nelle falde acquifere non compromettano gli ecosistemi • Miglioramento delle tecniche di irrigazione e dei modelli agricoli: le tecnologie digitali, come i sensori di umidità del suolo e i sistemi di irrigazione intelligente, unite all’intelligenza artificiale possono sensibilmente migliorare l’efficienza dell’uso dell’acqua in agricoltura • Efficienza nei processi industriali: le industrie che utilizzano una grande quantità di acqua, come la chimica, il tessile o l’alimentare, possono migliorare l’efficienza dei loro processi attraverso tecniche di riciclo e riutilizzo dell’acqua Paolo d’Amico, Presidente del Registro Italiano Navale, ha dichiarato: «L’acqua rappresenta una risorsa fondamentale ma estremamente limitata: secondo l’Unesco, solo il 2,5% dell’acqua presente sulla Terra è dolce e di questa appena l’1% è accessibile per l’uso umano. Allo stesso tempo, risulta necessario recuperare l’acqua, focalizzandoci su quella che scorre in superficie: circa un quarto di quella che arriva sul territorio attraverso le precipitazioni. È nostro dovere agire con urgenza, investendo in tecnologie innovative e strategie sostenibili, per preservare questa risorsa vitale».


Ugo Salerno, Presidente Esecutivo di RINA, ha affermato: «Anche rispetto ad altri paesi, in Italia l’acqua non manca: secondo un rapporto di ISPRA, nel 2023 abbiamo beneficiato di circa 280 miliardi di metri cubi di precipitazioni, contro i 225 miliardi dell’anno precedente. Diventa quindi fondamentale adottare misure per migliorare la rete idrica realizzando nuovi invasi e recuperando gli esistenti. Altrettanto necessario è ottimizzare l’uso dei miliardi di metri cubi di acqua proveniente dai depuratori, destinandoli ad esempio all’uso agricolo». Valerio De Molli, Managing partner e CEO di The European House – Ambrosetti e TEHA Group, ha sottolineato: «I dati che emergono sottolineano una situazione particolarmente delicata per il nostro Paese e siamo orgogliosi di collaborare con il Consiglio di indirizzo del Registro Italiano Navale per portare l’attenzione su questi temi. L’acqua è una risorsa strategica che abilita una filiera industriale e di servizio a elevato Valore Aggiunto: senza la risorsa acqua, un quinto del PIL del Paese (pari a 367,5 miliardi di euro) non potrebbe essere generato. A causa degli effetti del cambiamento climatico il Paese ha perso più del 50% della propria disponibilità idrica nel 2022, portando a un consolidamento del paradigma “Poca acqua – Troppa acqua” con un’alternanza tra periodi senza pioggia ed eventi estremi di piogge intense e allagamenti».

Consumo suolo: diminuisce capacità terreno trattenere l’acqua

Consumo suolo: diminuisce capacità terreno trattenere l’acquaRoma, 3 dic. (askanews) – La perdita dei servizi ecosistemici legata al consumo di suolo non è solo un problema ambientale, ma anche economico: nel 2023 la riduzione dell’”effetto spugna”, ossia la capacità del terreno di assorbire e trattenere l’acqua e regolare il ciclo idrologico, secondo le stime, costa al Paese oltre 400 milioni di euro all’anno. Un “caro suolo” che si affianca agli altri costi causati dalla perdita dei servizi ecosistemici dovuti alla diminuzione della qualità dell’habitat, alla perdita della produzione agricola, allo stoccaggio di carbonio o alla regolazione del clima.


Complessivamente il consumo di suolo rimane ancora troppo elevato, anche se con una leggera diminuzione rispetto all’anno precedente e continua ad avanzare al ritmo di circa 20 ettari al giorno, ricoprendo nuovi 72,5 km2 (una superficie estesa come tutti gli edifici di Torino, Bologna e Firenze). Una crescita inferiore rispetto al dato dello scorso anno, ma che risulta sempre al di sopra della media decennale di 68,7 km2 (2012-2022) e solo in piccola parte compensata dal ripristino di aree naturali (poco più di 8 km2, dovuti in gran parte al recupero di aree di cantiere). A descrivere l’andamento nazionale del fenomeno, il rapporto SNPA (Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente) “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici” che in questa edizione pubblica le stime per tutte le regioni, le province e i comuni italiani relative al 2023. Ad accompagnare il report, l’EcoAtlante il quale, oltre a rappresentare un vero e proprio viaggio nell’ambiente italiano, consente di consultare e scaricare le mappe dettagliate del consumo di suolo e di personalizzarle in base alle proprie esigenze.


Cambia anche la classifica dei comuni “Risparmia suolo”, quelli in cui le trasformazioni della copertura del suolo sono limitate o assenti: sul podio del 2024 salgono Trieste, Bareggio (MI) e Massa Fermana (FM). Nel 2023 risultano cementificati più di 21.500 km2, dei quali l’88% su suolo utile. In aumento la cancellazione del suolo ormai irreversibile con nuove impermeabilizzazioni permanenti pari a 26 km2 in più rispetto all’anno precedente. Il 70% del nuovo consumo di suolo avviene nei comuni classificati come urbani secondo il recente regolamento europeo sul ripristino della natura (Nature Restoration Law). Nelle aree, dove il nuovo regolamento europeo prevede di azzerare la perdita netta di superfici naturali e di copertura arborea a partire dal 2024, si trovano nuovi cantieri (+663 ettari), edifici (+146 ettari) e piazzali asfaltati (+97ettari). In calo costante quindi la disponibilità di aree verdi: meno di un terzo della popolazione urbana riesce a raggiungere un’area verde pubblica di almeno mezzo ettaro entro 300 metri a piedi.


Proseguono le trasformazioni nelle aree a pericolosità idraulica media, dove la superficie artificiale avanza di oltre 1.100 ettari, mentre si sfiorano i 530 ettari nelle zone a pericolosità da frana, dei quali quasi 38 si trovano in aree a pericolosità molto elevata. La Valle d’Aosta e la Liguria sono le uniche regioni sotto i 50 ettari: la Valle d’Aosta, con +17 ettari, è la regione che consuma meno suolo, seguita dalla Liguria (+28) che si contiene al di sotto di 50 ettari. Gli incrementi maggiori per l’ultimo anno si sono verificati in Veneto (+891 ettari), Emilia-Romagna (+815), Lombardia (+780), Campania (+643), Piemonte (+553) e Sicilia (+521). Escludendo le aree ripristinate (operazione da cui si ricava il consumo di suolo netto) segnano gli aumenti maggiori Emilia-Romagna (+735 ettari), Lombardia (+728), Campania (+616), Veneto (+609), Piemonte (+533) e Sicilia (+483).


La capitale perde meno suolo: a livello comunale per la prima volta Roma (+71 ettari) registra una significativa riduzione dell’incremento rispetto ai dodici mesi precedenti (+124 ettari), ma si conferma tra i comuni con il consumo di suolo più alto (tenuto conto che si tratta del comune con la maggiore superficie in Italia), insieme a Uta (+106 ettari), comune della città metropolitana di Cagliari e Ravenna (secondo comune per superficie totale in Italia, +89 ettari). Nel 2023 la logistica ricopre altri 504 ettari in un solo anno, una crescita attribuibile principalmente all’espansione dell’indotto produttivo e industriale (63%), mentre la grande distribuzione e le strutture legate all’e-commerce contribuiscono rispettivamente per il 20% e il 17%. Il fenomeno si concentra prevalentemente nelle regioni del Nord Italia, con un massimo di superfici consumate in Emilia-Romagna (101 ettari), Piemonte (91 ettari) e Veneto (80 ettari). Altri impatti economici della perdita di servizi ecosistemici: se si considera la perdita del suolo avvenuta non solo nell’ultimo anno, ma nel periodo tra il 2006 e il 2023, l’impatto economico viene stimato tra 7 miliardi e 9 miliardi di euro annui. Il valore perso di stock (ossia la perdita assoluta di capitale naturale) dello stesso periodo varia tra 19 e 25 miliardi di euro.

Alleanza Fotovoltaico: Crescita settore può attivare 150000 posti

Alleanza Fotovoltaico: Crescita settore può attivare 150000 postiRoma, 27 nov. (askanews) – Rendere più chiaro il quadro normativo delle rinnovabili e restituire certezze agli imprenditori per tutelare gli investimenti e garantire la messa a terra dei progetti, in uno scenario reso ancor più complesso dalle numerose misure fiscali e normative approvate nell’ultimo anno. Sostenere il processo virtuoso della transizione energetica per consentire all’Italia di raggiungere gli obiettivi nazionali ed europei sulla decarbonizzazione e l’indipendenza energetica.


Sono le necessità più impellenti del settore emerse durante l’evento “Scatta l’ora solare. L’Italia e il futuro del fotovoltaico”, organizzato a Roma dall’Alleanza per il Fotovoltaico in Italia, che sottolinea – informa una nota degli organizzatori – come la crescita occupazionale del settore possa raddoppiare, passando dagli attuali 80.000 lavoratori a 150.000 nuovi posti di lavoro nei prossimi 3-4 anni. L’Alleanza raggruppa alcuni tra i principali operatori nel settore dell’energia rinnovabile impegnati nello sviluppo, nella realizzazione e gestione di grandi impianti per l’energia da fonte solare (utility-scale), in sinergia con gli obiettivi previsti dalla strategia energetica nazionale (PNIEC), che detengono circa 20 GW di energia solare, attualmente in fase di autorizzazione, per un totale di 20 miliardi di euro di investimenti e opere per la valorizzazione del territorio da 3 miliardi di euro.


Come evidenziato durante il convegno, con l’attuale quadro normativo – si legge ancora nella nota – la localizzazione degli impianti rimane incerta e le regioni si muovono in ordine sparso definendo soltanto le “aree non idonee”. Per rendere attuabile la transizione energetica è quindi necessario agire velocemente con la definizione di aree idonee ma anche responsabilizzare le regioni sulla necessità di ciascuna di fornire il proprio contributo alla transizione. L’Italia continua inoltre a scontare un deficit energetico che, stando a quanto emerge dalla Relazione annuale sulla situazione energetica nazionale 2024, realizzata dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, con dati riferiti al 2023, l’ha costretta a spendere circa 56 miliardi di euro per l’acquisto di energia dall’estero. Una cifra dimezzata rispetto ai 114,3 miliardi di euro spesi nel 2022, proprio grazie al contributo derivato dallo sviluppo degli impianti rinnovabili nazionali.


Tuttavia – sottolinea l’Alleanza per il Fotovoltaico – lo scenario è ancora incompatibile con gli obiettivi di sicurezza ed indipendenza energetica che l’Italia si è posta di raggiungere, considerando che il Paese importa ancora il 15% del fabbisogno nazionale da fonti estere e resta quindi esposto alle fluttuazioni di prezzo dettate da fattori esogeni e non controllabili. Determinante è il ruolo dell’agrivoltaico, soluzione innovativa che coniuga la produzione di energia solare con l’attività agricola, senza consumare nuovo suolo. Secondo l’ultimo rapporto ISPRA, infatti, pur se si volesse installare a terra tutto il nuovo fotovoltaico previsto in Italia dal PNIEC al 2030 (57 GW) si utilizzerebbe comunque una porzione al di sotto l’1% del suolo nazionale. È fondamentale, però – ribadisce l’Alleanza – che la normativa in materia di agrivoltaico eviti di imbrigliare la tecnologia in parametri tecnici e regole stringenti che non tengono conto della sua continua evoluzione.


Determinanti anche gli impatti positivi degli impianti sui costi energetici per famiglie e imprese, sulla riduzione dell’inquinamento e il miglioramento della qualità dell’aria. Il settore continua inoltre ad attrarre investimenti nazionali ed esteri, a generare know how tecnico e nuove professionalità in tutto il Paese, accrescendo la reputazione dell’Italia nel panorama internazionale. “Le imprese del nostro Paese hanno dimostrato di saper sviluppare tecnologie, competenza ed eccellenza nel campo delle rinnovabili, dell’innovazione e dello sviluppo delle tecnologie green. La crescita del settore, che ha subìto una netta accelerazione negli ultimi due anni, rappresenta un fattore importante di sviluppo economico del Paese che si aggiunge al contributo dato come contrasto al cambiamento climatico. Il compito del governo è quello di creare le condizioni migliori per agevolare gli investimenti e i piani imprenditoriali di chi scommette sull’economia green e lo sviluppo sostenibile del Paese. Il ricorso alle rinnovabili costituisce non solo una risposta agli impegni per l’ambiente ma anche alle questioni legate alla sicurezza, all’indipendenza energetica e al contenimento dei prezzi” ha osservato il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin. “L’impegno del Ministero è quello di intervenire per sbloccare le procedure e dare tempi certi per le autorizzazioni. Quello che abbiamo davanti è un percorso difficile che dobbiamo riuscire a fare insieme per governare questo cambiamento, con un importante ruolo delle istituzioni e dei soggetti coinvolti nella transizione energetica. Abbiamo grandi questioni aperte legate al rinnovo delle reti, dobbiamo inoltre creare un punto di equilibrio con il sistema regionale nella definizione delle modalità rispetto alle competenze costituzionali. I fronti sono tanti e dobbiamo essere determinati e più uniti possibili” ha aggiunto Pichetto Fratin, sempre secondo quanto riportato nella nota degli organizzatori.

Pnrr, Atelli: commissione Pniec Mase in 2024 emessi 200% pareri anni scorsi

Pnrr, Atelli: commissione Pniec Mase in 2024 emessi 200% pareri anni scorsiRoma, 26 nov. (askanews) – “Quest’anno, la Commissione Via PNRR PNIEC del Mase, benché a ranghi ancora incompleti, ha già emesso oltre il 200% dei pareri degli anni scorsi, per una potenza equivalente di oltre 16 GW. E nelle restanti settimane dell’anno arriveremo anche oltre, intorno al 300%. Ma la transizione energetica non si può fare con l’apparenza del previsto finanziamento con le tariffe versate dalle imprese proponenti, e la realtà, invece, di un finanziamento a carico degli stessi componenti della Commissione ministeriale. Essenziale, in questo, anche dare un senso ai 40 milioni di euro versati, nel corso del 2023, dalle imprese proponenti. Noi non li abbiamo visti, al Mase non sono mai arrivati”. Lo dichiara in una nota Massimiliano Atelli Presidente Commissione Pnrr Pniec del Mase.


“Auspico fortemente – conclude Atelli – che l’occasione del decreto legge attualmente all’esame del Senato offra l’opportunità, al Governo e al Parlamento, di trovare una soluzione più avanzata che offra certezze alle imprese che versano e ai commissari che lavorano”.