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Made in Italy, Urso: ampliare l’offerta per competere meglio

Made in Italy, Urso: ampliare l’offerta per competere meglioRoma, 15 apr. (askanews) – Il governo punta ad ampliare “l’offerta produttiva del Made in Italy, per competere meglio in momenti difficili come quelli che stiamo attraversando e conquistare i nuovi mercati”. Lo ha affermato il ministro di Imprese e Made in Italy, Adolfo Urso, intervistato da RaiNews24 durante la seconda giornata nazionale del Made in Italy.


“In questi giorni, e tanto più oggi, abbiamo realizzato con le imprese e le associazioni del territorio oltre 600 eventi in Italia e in 30 paesi nel Mondo, nei cinque continenti, per celebrare e evidenziare il Made in Italy, quest’arte del saper fare – ha detto – che contraddistingue il nostro Paese come il Paese della qualità, dell’eccellenza, del bello, buono e ben fatto che tutti consumatori nel Mondo vorrebbero assaporare, con l’alimentazione, indossare, con l’abbigliamento, e circondarsene nel proprio vivere, con l’arredo”. Tre “a” del Made in Italy a cui “si è associata sempre più la a di automazione”. “Ci vuole anche la cultura, la professionalità, la competenza, la capacità di esprimere il bello in ogni momento, che fa parte della nostra tradizione, della nostra storia. Accanto a queste quattro A, che anche oggi trainano l’export italiano, quarto paese esportatore al Mondo, stiamo facendo crescere” altre realtà “in modo che si possa ampliare l’offerta produttiva del nostro Paese anche altri settori. Pensiamo all’aerospazio – ha proseguito Urso – cioè la corsa sulla Luna, su Marte; a tutta l’economia dello Spazio a cui il nostro Paese può sicuramente contare, pensiamo alla Blue Economy, non solo cantieristica e nautica, ma anche all’utilizzo migliore delle risorse marine, anche di quelle del sottosuolo degli oceani e dei mari; pensiamo sicuramente alle imprese artistiche e creative, alla farmaceutica, cioè la cura della persona e della salute. E alla Difesa, certamente dobbiamo essere pragmatici e realistici per meglio difendere la nostra Europa e difendere la pace, la libertà e l’indipendenza del nostro Continente”.


Il governo lavora affinché si creino le competenze necessarie per le imprese e per affrontare quelli che sono ancora gli svantaggi competitivi, come il costo dell’energia. E a livello europeo “abbiamo chiesto già a inizio della legislatura una nuova politica industriale, per liberare le mani delle imprese e dei lavoratori europei: quindi zero burocrazie in Europa, un processo che può essere già attuato da subito nel nuovo pacchetto Omnibus. Uno shock di semplificazione e con la sospensione delle regole folli del Green Deal, che hanno fatto crollare l’industria automobilistiche” ma anche la chimica e l’acciai. E poi “serve anche ragionevolezza nel confronto con gli Stati Uniti – ha detto ancora Urso – perché ovviamente le imprese ci hanno chiesto di evitare ritorsioni, di evitare l’escalation, di evitare una guerra commerciale che, questa sì, avrebbe gravi conseguenze sul nostro Continente e le nostre imprese”. Inoltre serviranno “misure di salvaguardia” previste dalle regole del Wto per quando si verifica “una invasione anomala di prodotti extra europei, dovuti alla sovrapproduzione di attori asiatici che non potendo più entrare nel mercato americano si dirigerebbero inevitabilmente in Europa”. (fonte immagine: RAI).

Nucleare, Artizzu (Sogin): è fonte più sicura, Italia ha competenze elevate

Nucleare, Artizzu (Sogin): è fonte più sicura, Italia ha competenze elevateRoma, 10 apr. (askanews) – “L’Italia ha mantenuto un livello tecnologico nel nucleare molto elevato perché oltre ad esserci aziende italiane che lavorano per il nucleare estero da noi c’è anche una buona parte della filiera per la ricerca della fusione nucleare”. Lo ha sottolineato l’amministratore delegato di Sogin, Gian Luca Artizzu, intervenendo a Zapping in onda su Rai Radio1.


“Sogin – ha spiegato – ha mantenuto una buona parte delle competenze necessarie a condurre le centrali nucleari perché quando si spegne un impianto si stacca la turbina che produce energia elettrica ma la parte nucleare si continua a gestire come prima e questo ci ha consentito di preservare le competenze, che naturalmente andranno formate per le nuove tecnologie, ma per ripartire i tecnici ci sono”. “Il nucleare è una filiera autonoma che non toglie investimenti a nessuno e va considerato una parte del mix energetico insieme alle rinnovabili. I reattori di nuova generazione saranno ancora più sicuri ma quelli di terza generazione già lo sono. Come numero di incidenti e vittime il nucleare è la fonte energetica più sicura insieme al fotovoltaico. I rifiuti nucleari – ha concluso Artizzu – sono un tema che viene affrontato male per fare propaganda negativa. Noi sappiamo perfettamente come gestirli, purtroppo l’iper regolamentazione del settore, fatta per garantire la sicurezza, rallenta il processo per sua natura già complesso, aumentando i tempi di decommissioning e, di conseguenza, riducendo la sicurezza complessiva che si vorrebbe aumentare”.

Key to Energy: opportunità per stabilità e contenimento dei costi

Key to Energy: opportunità per stabilità e contenimento dei costiRoma, 6 mar. (askanews) – Il profondo cambiamento delle risorse energetiche indotto dalla transizione energetica per il raggiungimento degli obiettivi climatici di decarbonizzazione non solo assume, nel contesto attuale in rapida evoluzione, una importante valenza sotto il profilo ambientale ma rappresenta anche una straordinaria opportunità per limitare l’esposizione del Paese a rischi di approvvigionamento di natura geopolitica e per migliorare la resilienza alle tensioni sui mercati internazionali, ancorando progressivamente l’approvvigionamento energetico a risorse – le rinnovabili – in grado di assicurare stabilità dei costi e mitigare la volatilità nel medio-lungo periodo.


In questo contesto si inserisce l’intenso programma di eventi che caratterizzano Key – The Energy Transition Expo in corso a Rimini che consolida la consapevolezza di indirizzi, strategie, strumenti e risorse, e rende evidente l’esigenza, ormai pressante, di trasformare credibilmente le strategie in azioni concrete, di tradurre piani e linee guida in investimenti e operatività. Gli aspetti citati – continuità di impostazione, consapevolezza di strumenti e risorse e concreta operatività – si riflettono nel percorso articolato proposto da Key to Energy, società di consulenza specializzata in tutte le fasi della filiera dell’energia, fatto di incontri dedicati, workshop ed eventi mirati a toccare e sottolineare in maniera concreta gli aspetti più interessanti e urgenti del momento, tutti legati allo sviluppo e realizzazione di rinnovabili e accumuli per i quali, a valle di una recente intensa crescita (oltre 13 GW di rinnovabili negli ultimi 25 mesi), il 2025 rappresenta un anno “chiave” decisamente importante dal punto di vista operativo, stante la finalizzazione di provvedimenti istituzionali e regolatori fondamentali (decreto riordino FER, Energy Release, Fer X transitorio, approvvigionamento sistemi di accumulo).


Lo sviluppo e l’implementazione concreta delle fonti rinnovabili costituiscono oggi, ancora di più, un tema centrale. Le soluzioni commerciali e patrimoniali che prevedono un coinvolgimento sempre più diretto e attivo del consumatore offrono benefici indiscutibili, in termini di stabilità dei prezzi dell’energia e ancoraggio ai reali costi industriali. L’evento “Rinnovabili e consumatori: la scelta ottimale” – il 6 marzo alle 16.30 alla Cupola Lorenzo Cagnoni – approfondisce il valore e le implicazioni positive che la scelta delle rinnovabili può rappresentare per i consumatori ed evidenzia le opzioni preferenziali – commerciali, patrimoniali, ibride (anche con autoconsumo) – e i passi concreti da intraprendere per garantirsi il costo industriale e identificare l’assetto regolatorio e industriale a maggior valore e più idoneo alle diverse esigenze.


Grazie a un impegno sinergico tra innovazione, investimenti e competenze, l’obiettivo è rendere la transizione energetica un percorso concreto e accessibile, in grado di rispondere alle esigenze di aziende e consumatori.

Un calcolatore misura l’impronta di carbonio degli influencer

Un calcolatore misura l’impronta di carbonio degli influencerMilano, 13 feb. (askanews) – Quante emissioni di carbonio vengono rilasciate dagli influencer? Ora è possibile calcolarlo grazie a Carbon Footprint Calculator. Si tratta di un calcolatore ed è stato rilasciato oggi in tutta Europa, Italia compresa, da Kolsquare, azienda francese specializzata in Influencer Marketing e B Corp certificata, per promuovere attivamente la riduzione delle emissioni degli operatori del settore. Sviluppato con la piattaforma di verifica dell’impronta di carbonio Sami, è a disposizione gratuitamente per chi intende contribuire a divulgare messaggi positivi, anche attraverso azioni tangibili.


“Il nostro settore si basa sulla crescita e sulla scalabilità, quindi è ancora più importante crescere in modo responsabile. Non si può migliorare ciò che non si può misurare: ecco perché quantificare l’impatto delle nostre azioni è il primo passo per capire da dove provengono le emissioni e cosa si può fare per ridurle”ha detto Quentin Bordage, CEO e fondatore di Kolsquare. Secondo recenti dati pubblicati dalle Nazioni Unite, l’economia digitale, che comprende dispositivi, data center, content delivery networks, server e infrastrutture varie, rappresenta attualmente circa il 12% del consumo energetico globale. L’intero ecosistema digitale, inoltre, si stima che contribuisca tra il 2 il 4% delle emissioni totali di CO2. Con un valore di mercato che ha superato i 24 miliardi di dollari nel 2024 e oltre il 54% degli influencer marketer che prevede di espandere ulteriormente le attività nel 2025, il settore dei creator impatterà sempre di più sulle emissioni globali di CO2. Uno studio condotto dall’agenzia di ottimizzazione della sostenibilità digitale Footsprint ha rilevato che l’impatto di carbonio delle pubblicazioni digitali di un influencer con 3 milioni di follower tra le diverse piattaforme è di 1072 tonnellate di carbonio all’anno, l’equivalente di 481 viaggi andata e ritorno tra Parigi e New York.


I social network che si distinguono maggiormente per consumo energetico, sono: TikTok, il più energivoro, con 0,98 grammi di CO2 emessi per ogni minuto di fruizione di un utente, pari a 56,7 grammi ogni ora, ovvero l’equivalente della ricarica di uno smartphone per 7 volte; Reddit con 0,92 grammi al minuto; Instagram e Youtube, alla pari, con 0,87 grammi; Pinterest con 0,66 grammi; LinedIn, con 0,47. Sul piano degli influencer e dei marchi che ricorrono a collaborazioni, gli aspetti più impattanti sono la creazione contenuti, gli eventi e la spedizione di prodotti, in omaggio e non. La misurazione delle emissioni delle campagne di influencer marketing, infatti, prende in considerazione: i mezzi di trasporto scelti per gli spostamenti, la frequenza e la distanza degli stessi; le scelte alimentari condivise con il pubblico durante un’attività, quali le materie prime impiegate, le lavorazioni e la quantità di scarti; produzione, consegna e imballaggio dei prodotti; le apparecchiature elettroniche utilizzate per la produzione dei contenuti. Anche la lunghezza dei video, la loro definizione e la quantità delle interazioni, visualizzazioni incluse, contribuiscono all’impronta di carbonio complessiva di una campagna.


Il calcolatore di Kolsquare, gratuito e open source, raccoglie e incrocia i dati delle campagne, in tutte le fasi, attraverso questionari dettagliati per restituire una valutazione finale il più possibile accurata delle emissioni totali, tenendo in considerazione anche i valori di consumo energetico delle varie piattaforme e delle interazioni ottenute. In quest’ottica, trasparenza e responsabilità di chi dà vita alla campagna vengono messe al centro dell’iniziativa, unitamente all’impegno nell’acquisire consapevolezza, ridurre i propri impatti dopo averli misurati e intraprendere, dove possibile, la strada della compensazione delle emissioni. “Ci sono certamente delle limitazioni nel valutare il proprio impatto e non si potrà avere una precisione del 100%. Tuttavia, misurarlo e calcolarlo ci permette di individuare dove possiamo apportare modifiche per ridurlo e compensarlo piantando alberi o realizzando altre attività simili. Più sappiamo sull’impatto delle nostre attività, più possiamo fare per ridurlo” ha aggiunto Michella Saliby, Chief Product Officer di Kolsquare.


Ai creator la piattaforma suggerisce di ridurre il più possibile i viaggi e di operare sul proprio territorio, di scegliere sempre i mezzi di trasporto meno inquinanti, di impiegare materiali riciclati e riutilizzabili, di ottimizzare attrezzature di ripresa, di produrre più contenuti in meno sessioni, di utilizzare reti wi-fi al posto delle connessioni dati del telefono. Per ridurre l’impronta di carbonio, è fondamentale inoltre prediligere formati di contenuto brevi e incisivi e di riutilizzare i contenuti esistenti oppure gli UGC (User Generated Content). Optare per siti web dal design pulito e minimalista implica l’impiego di meno risorse per caricarli. Quanto ai video, si raccomanda di comprimerli utilizzando un software appropriato, senza compromettere la qualità del contenuto. I brand, invece, oltre a concentrarsi su partnership strategiche e trasparenti senza “sparare nel mucchio”, potrebbero evitare la pratica dei regali a sorpresa per gli influencer, gli imballaggi inutili o non riciclabili e gli eventi in presenza non necessari. “Non siamo solo un’azienda basata sui dati, ma siamo anche guidati da uno scopo e sappiamo che la trasparenza è essenziale per prendere decisioni consapevoli. Oltre alle singole campagne, questa iniziativa mira anche a quantificare nel tempo l’impronta del nostro settore nel suo complesso, così da poter incoraggiare e generare un cambiamento positivo per il futuro. Non dimentichiamo che gli influencer hanno un enorme potere nel sensibilizzare su temi importanti come la sostenibilità. Ogni passo, ogni dato e ogni individuo contano. In questo senso far conoscere il proprio impegno è importante quanto l’impegno stesso” ha concluso Bordage.

Rifiuti, Ue avvia infrazione contro Italia su direttiva discariche

Rifiuti, Ue avvia infrazione contro Italia su direttiva discaricheRoma, 12 feb. (askanews) – La commissione europea ha annunciato l’avvio di una procedura di infrazione a carico di Italia e Francia per mancata trasposizione nelle normative nazionali della direttiva europea sulle discariche, aggiornata nel 2018.


Con un comunicato, Bruxelles rileva che l’Italia non ha ottemperato una una serie di aspetti delle normative e che ha inviato comunicazione di addebiti ai due paesi, che ora hanno due mesi per rispondere e intervenire sulle carenze rilevate. In assenza di una risposta soddisfacente, la Commissione potrebbe decidere un nuovo passo formale con l’invio di un parere motivato.

Rinnovabili, parere formale Ue a Italia su infrazione direttiva 2023

Rinnovabili, parere formale Ue a Italia su infrazione direttiva 2023Roma, 12 feb. (askanews) – La Commissione europea ha intrapreso un nuovo passo formale nella procedura di infrazione sulle normative per accelerare i progetti sulle energie rinnovabili a carico di Italia e altri sette paesi Ue. L’esecutivo comunitario ha infatti inviato pareri formali ai paesi coinvolti (che includono anche Spagna, Francia, Cipro, Olanda, Slovacchia e Svezia) per la mancata trasposizione nelle leggi nazionali di una direttiva del 2023.


Con un comunicato, la Commissione avverte gli 8 Stati “hanno due mesi di tempo per rispondere ed assumere le misure necessarie”. Altrimenti potrà decidere di deferire i casi alla Corte di giustizia dell’Unione europea.

Bce, Elderson: avanti con impegno strategico sui rischi climatici

Bce, Elderson: avanti con impegno strategico sui rischi climaticiRoma, 12 feb. (askanews) – La Banca centrale europea tira dritto sul suo “impegno strategico” di tenere conto dei rischi climatici e naturali nelle sue attività. Lo ha ribadito l’olandese Frank Ederson, componente del comitato esecutivo della Bce, che decide la politica monetaria, e vicepresidente del ramo che si occupa della vigilanza bancaria, durante una teleconferenza organizzata da Market News International.


“È inevitabile che i rischi correlati al clima e quelli naturali aumentino – ha sostenuto -. Ignorarli non li farà sparire, né li renderà meno dannosi per la politica monetaria e la vigilanza bancaria”. Ederson ha aggiunto che la Bce procederà su queste politiche “resistendo a qualsiasi cambiamento di venti o di correnti”. (Fonte immagine: ECB 2024)

Bce, Lagarde: più incertezza sull’inflazione per frizioni sui dazi

Bce, Lagarde: più incertezza sull’inflazione per frizioni sui daziRoma, 10 feb. (askanews) – L’accresciuta incertezza che circonda le prospettive di inflazione e economia è l’elemento su cui la presidente della Bce, Christine Lagarde, ha maggiormente insistito davanti alla plenaria del Parlamento europeo, a Strasburgo. Un intervento a meno di due settimane dall’ultimo taglio dei tassi operato dall’istituzione monetaria, che in quella occasione aveva particolarmente insistito sulla debolezza dell’economia.


Ora, secondo Lagarde, le “frizioni” nel commercio internazionale – e parlava dopo che l’amministrazione Trump ha appena annunciato dazi al 25% sulle importazioni di acciaio e alluminio, a cui l’Ue ha replicato parlando di misure “illegali” alle quali è pronta a reagire – rendono le prospettive “più incerte”, anche per il futuro dei prezzi. Ad ogni modo l’aspettativa è che nell’area euro “l’inflazione sia orientata a tornare al nostro obiettivo del 2% sul medio termine nel corso di quest’anno”, ma “con rischi sia al rialzo che al ribasso”. Generalmente gli analisti si attendono che la Bce tagli nuovamente i tassi di riferimento dell’area euro il mese prossimo e che continui a ridurli fino a fine primavera o inizio estate. Le attese sul punto di caduta spaziano dal 2,25 all’1,75% (in riferimento al tasso sui depositi).


Alla Bce “siamo determinati ad assicurare che l’inflazione si stabilizzi in maniera sostenibile al nostro obiettivo di medio termine del 2%. Seguiremo un approccio (decisionale) legato ai dati in cui, volta per volta, determineremo l’appropriata linea monetaria. Non ci vincoliamo – ha ribadito Lagarde – a un percorso particolare sui tassi”. E anche nell’ambito della nuova revisione alla strategia sulla politica monetaria, “ci stiamo preparando per il rischio di un futuro sempre più instabile”. Nella molteplicità di interventi che, come di consueto, hanno cercato di richiamare l’istituzione su istanze a volte contrapposte, non pochi interventi di eurodeputati hanno rimarcato la necessità di assicurare l’indipendenza della Bce dalle influenze politiche. Ma in questa occasione intendevano soprattutto lamentarsi dell’eccessivo attivismo dell’istituzione sui temi del cambiamento climatico, di cui la stessa Lagarde è una aperta sostenitrice.


Mettendo in rilievo le molteplici svolte operate negli Stati Uniti dall’amministrazione Trump, alcuni parlamentari hanno poi espresso contrarietà anche alle politiche su “diversità e inclusione” portate avanti dalla Bce su carriere e assunzioni del suo personale. Altri europarlamentari, tuttavia, hanno sostenuto che la Bce faccia troppo poco su questi versanti, e hanno espresso supporto in generale per la linea di condotta monetaria della Bce. Sul clima Lagarde ha replicato ribadendo che “sappiamo, a tutti i livelli, che in base ai Trattati europei il nostro obiettivo primario è la stabilità dei prezzi. Non si discute. Sappiamo anche che c’è un secondo paragrafo che si riferisce agli obiettivi secondari, su come li possiamo supportare, ma questo articolo è molto specifico e inizia dicendo, ‘senza pregiudizio per l’obiettivo primario’. La stabilità dei prezzi è quello che si guida”, ha detto.


Lagarde ha anche ribadito il parere della Bce sulla necessità di procedere all’adozione di un euro digitale, ritenuto necessario per preservare la “sovranità Ue”, e su cui i lavori al Parlamento europeo non procedono spediti come i banchieri centrali vorrebbero. All’opposto negli Usa il presidente Donald Trump, che preferisce puntare sui criptoasset, ha esplicitamente vietato alla Federal Reserve, e a tutte le agenzie governative, di effettuare qualsivoglia attività per creare una valuta digitale della banca centrale (Cbdc). Questi progetti, studiati da molte banche centrali nel mondo, hanno avuto accelerazioni nei recenti anni delle restrizioni sanitarie imposte a motivo della Covid. Ma diversi esponenti della maggioranza repubblicana Usa vedono le Cbdc come insidiosi strumenti per esercitare il controllo sociale sulla popolazione da parte dello Stato. Intanto, l’economia dell’area è cresciuta “in maniera modesta” e nel quarto trimestre la produzione è rimasta piatta, ha proseguito Lagarde. “Le indagini segnalano che il manifatturiero continua a contrarsi, mentre l’attività dei servizi è in espansione. La fiducia dei consumatori è fragile e, nonostante l’aumento dei redditi reali, le famiglie sono titubanti a spendere”. Tuttavia, secondo la presidente dell’istituzione le condizioni per una ripresa ci sono ancora. “Un solido mercato del lavoro e redditi più elevati dovrebbero rafforzare la fiducia dei consumatori e consentire un aumento della spesa. Un credito più accessibile dovrebbe stimolare consumi e investimenti nel tempo. Anche le esportazioni – ha aggiunto Lagarde – dovrebbero sostenere la ripresa, sebbene questo sia anche legato agli sviluppi nelle politiche commerciali internazionali”. (di Roberto Vozzi). (fonte immagine: European Parliament).

Commissario Ue al clima vuole esenzione da Cbam per 80% imprese Ue

Commissario Ue al clima vuole esenzione da Cbam per 80% imprese UeRoma, 6 feb. (askanews) – Il commissario europeo responsabile delle politiche sul clima, Wopke Hoekstra, intende proporre una revisione alle normative comunitarie sulla tassazione della CO2 alle frontiere (Cbam) che esonerebbe l’80% delle imprese Ue da questo onere.


“Non diminuirebbe minimamente l’importanza degli obiettivi climatici, ma sarebbe un modo per rendere la vita più facile ad una ampia gamma di imprese”, afferma in una intervista al Financial Times, rilevando che “meno del 20% delle aziende sono responsabili di oltre il 95% delle emissioni”. Secondo il quotidiano con questo intervento tra 180.00 e 200.000 imprese risulterebbero esentate dalla nuova tassazione.


Hoekstra vuole proporre le modifiche nell’ambito del gigantesco pacchetto di semplificazione battezzato “omnibus”, che la Commissione europea dovrebbe presentare nel corso di febbraio. Richiederà l’approvazione da parte di una maggioranza degli Stati europei e del parlamento Ue.

Lavoratori da tutta Europa a Bruxelles: correggete il Green Deal

Lavoratori da tutta Europa a Bruxelles: correggete il Green DealBruxelles, 5 feb. (askanews) – Diverse migliaia di lavoratori dell’industria metalmeccanica e siderurgica, chimica e farmaceutica, tessile e dell’energia, hanno manifestato oggi a Bruxelles, in una piazza a poche centinaia di metri dal Parlamento europeo e dalla Commissione, per chiedere una correzione di rotta nel Green Deal che tenga più in conto le loro esigenze di conservare il lavoro, e che investa di più, anche con più fondi pubblici, per scongiurare la deindustrializzazione in Europa. E per esigere una vera e propria politica industriale europea che accompagni la transizione verde e digitale, prevenendone i possibili effetti negativi e ingiusti sul lavoro e sui ceti meno abbienti.    


La manifestazione era stata organizzata da IndustriALL-Europe, la Federazione Europea dei sindacati dell’industria. Tra le sigle sindacali italiane, hanno partecipato la Fiom e la Filctem della Cgil, Uilm e Uiltec della Uil, Femca e Fim della  Cisl. A sostegno dei dimostranti sono arrivate in piazza anche delegazioni degli europarlamentari italiani del Pd, del M5S e dell’Alleanza Verdi Sinistra. Diversi sindacalisti hanno parlato ai giornalisti presenti, per spiegare le ragioni della mobilitazione. “Oggi è una giornata importante: da questa piazza – ha detto Daniela Piras (Uiltec-Uil) – noi rivendichiamo la necessità di azioni immediate, forti, determinate e incisive affinché si intervenga per salvaguardarci dal rischio, che stiamo correndo, di deindustrializzazione dell’Europa. Siamo pronti a raggiungere gli obiettivi che sono stati posti dal Green Deal e tutti gli altri obiettivi per quanto riguarda la salvaguardia del nostro pianeta e la famosa transizione energetica”.


Ma, ha puntualizzato Piras, “riteniamo che questo debba avvenire attraverso la neutralità tecnologica”, tenendo conto “delle necessità di tutti i sistemi industriali di ogni singolo paese” e dando “l’opportunità fondamentale di salvaguardare le produzioni, e quindi i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, che rischiano – ha rilevato – di essere gli unici soggetti che pagheranno le scelte di un’Unione europea che non tiene conto delle necessità del sistema industriale e del sistema produttivo del nostro continente”. “Rispetto anche ai nuovi assetti geopolitici, occorre una logica più europeista, contro le suggestioni nazionaliste: fare fronte comune per riuscire a salvaguardare quello che è un grande patrimonio di tutta quanta l’Europa, dai settori metalmeccanico e chimico, a quello manifatturiero, alla moda e alla ceramica. Abbiamo ormai – ha lamentato Giovanni Rizzuto, (Femca-Cisl) – un processo di deindustrializzazione che sta facendo franare le fondamenta dell’industria europea. È il momento ora di intervenire e sostenere questa nostra grande tradizione. E quello che chiediamo è che tutto ciò che sarà fatto, che riguarda noi, non debba essere fatto senza di noi”.


“L’individuazione degli obiettivi importanti e sfidanti del Green Deal, che servono per rendere il Pianeta migliore per le future generazioni, non è stata accompagnata da politiche industriali che potessero consentire il raggiungimento di quegli obiettivi”, ha rilevato Marco Falcinelli (Filctem-Cgil). “Non si tratta di mettere in discussione gli obiettivi. Ma le transizioni bisogna governarle. Se non le governiamo le subiamo, e se le subiamo il prezzo lo pagheranno le lavoratrici e i lavoratori”. “Quindi – ha precisato – non c’è una contraddizione con le politiche fatte anche dalla Commissione europea precedente e dai governi anche di sinistra, progressisti. Il tema è mantenere quegli obiettivi; ma bisogna accompagnarli con politiche industriali, sostenerli con investimenti importanti, sia pubblici che privati. Il rapporto Draghi parla di investimenti per 500 miliardi di euro all’anno per dieci anni. Ecco, penso che sia anche una valutazione anche sottostimata rispetto alle condizioni dell’industria europea”.


“E c’è anche – ha ricordato Falcinelli – un problema legato al costo dell’energia, che rende l’industria europea molto meno competitiva. E’ un tema che riguarda tutti i paesi, ma in modo particolare l’Italia, perché è un paese manifatturiero che non ha materie prime. L’industria italiana è fortemente energivora, e tutte le industrie del nostro paese soffrono di questa condizione. Noi abbiamo fatto delle proposte, abbiamo sostenuto da tempo che per evitare le speculazioni finanziarie sul mercato dell’energia bisognerebbe intanto provare a disallineare il prezzo dell’energia elettrica del costo del gas. Sarebbe un primo passo”. “Come metalmeccanici – ha detto Ferdinando Uliano, (Fim-Cisl) -, noi siamo presenti in questa piazza insieme ai lavoratori della siderurgia, del settore dell’auto, degli elettrodomestici; sono interi settori in cui nel nostro paese stiamo macinando cassa integrazione, licenziamenti, tentativi e operazioni di chiusure di stabilimenti. Questi sono i prezzi che stiamo pagando rispetto a un’assenza di politica industriale. E nell’Unione europea, dove l’austerità sta ritornando con le logiche del Patto di stabilità, per noi diventa fondamentale invece una politica di investimenti, di rilancio dei settori industriali”. “In un mondo che crea competizione tra i paesi, da soli non ce la si fa. Chiediamo ai politici – ha continuato Uliano – di agire dentro una logica che non è la vecchia logica in cui governano i capitali, la concorrenza spietata. Dobbiamo fare sistema, dobbiamo fare in modo che l’Europa reagisca a una competizione che rischia di spazzare via il sistema industriale, consentendo di avere una tenuta sociale e democratica dei paesi membri. E ci aspettiamo una risposta concreta da parte della politica, anche dalla politica di Bruxelles, insieme a quella italiana: che ascoltino le organizzazioni sindacali e i lavoratori”. “Oggi – ha detto Michele Palma, della Fiom-Cgil – i lavoratori dell’industria da tutti i paesi europei si sono uniti mentre invece in Europa crescono i nazionalismi, i corporativismi e gli aziendalismi delle imprese. Loro si dividono e quando si dividono e lottano tra di loro a pagarne le conseguenze sono spesso le lavoratrici e i lavoratori”. “Noi siamo qui oggi – ha sottolineato – per dire che la transizione non si può fare contro le lavoratrici e i lavoratori, la transizione si può fare solo con loro, quindi bisogna bloccare i licenziamenti in Europa, garantire l’occupazione, realizzare gli investimenti e una redistribuzione in termini di salario e di riduzione di orario per la vita delle persone. Siamo qui da tutta Europa per dire che se c’è un futuro per questa Europa democratica deve fondarsi sul lavoro, e sul lavoro dei metalmeccanici e dei lavoratori chimici”. L’intervento più duro contro il modo in cui si sta attuando il Green Deal in Europa è stato quello di Rocco Palombella, segretario generale Uilm. “Siamo qui per dire al Parlamento europeo: fermatevi, siete ancora in tempo, non potete continuare così. Questa è l’Europa contro l’Europa, una divisione impossibile. Dobbiamo immediatamente fermarci e riconsiderare la transizione, perché così distrugge posti di lavoro, distrugge socialità, distrugge gli Stati, distrugge un’industria manifatturiera in grado di poter garantire diritti e prospettiva occupazionali e dignità. Lo vogliono capire, sì o no? Noi veniamo qua per dirgli basta. Siamo diventati la barzelletta del mondo”. “Tutti gli Stati ci vedono come quelli che fanno Harakiri. Non possiamo essere i soli a salvare il Pianeta. Noi vogliamo salvare il Pianeta, e soprattutto le persone, i posti di lavoro e la dignità. Lo diciamo alla destra, alla sinistra a tutto il Parlamento europeo e a tutti gli Stati: così non si può andare avanti. O lo capiscono o glielo faremo capire in tutti i modi”, ha concluso Palombella.