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Fonti del governo italiano confermano colloqui Usa-Iran a Roma

Fonti del governo italiano confermano colloqui Usa-Iran a RomaRoma, 16 apr. (askanews) – Fonti del governo italiano hanno confermato ad askanews che il secondo round di colloqui tra Stati Uniti e Iran sul programma nucleare iraniano si terrà sabato prossimo a Roma. Il giornalista Barak Ravid di Axios aveva rilanciato oggi su X che il secondo round di colloqui sul nucleare iraniano tra Stati Uniti e Iran “si terrà a Roma dopotutto”, precisando di averlo appreso da tre fonti.


Proprio Axios aveva rivelato lunedì scorso che si sarebbe tenuto a Roma il secondo incontro tra le due delegazioni di Usa e Iran, dopo il primo tenuto a Mascate sabato scorso. Il governo italiano aveva quindi riferito di aver accolto la “richiesta di ospitare nella capitale italiana sabato 19 aprile il secondo round di colloqui”. Poi però Teheran ha fatto sapere che le due delegazioni sarebbero tornate a Mascate.

Dazi, la California fa causa a Trump

Dazi, la California fa causa a TrumpRoma, 16 apr. (askanews) – La California è il primo Stato Usa a citare in giudizio il presidente Donald Trump per i dazi doganali da lui imposti. Ad annunciarlo è stato il governatore democratico Gavin Newsom, che ha definito i dazi “illegali” e “causa di caos per famiglie e imprese”.


La causa, presentata insieme al procuratore generale della California Rob Bonta, contesta l’uso dell’International Economic Emergency Powers Act, la legge invocata da Trump per applicare dazi senza approvazione del Congresso, sostenendo che il presidente non abbia l’autorità di utilizzarla in questo contesto. “I dazi illegali del presidente Trump stanno generando caos per le famiglie e le aziende californiane, facendo lievitare i prezzi e minacciando migliaia di posti di lavoro”, ha dichiarato Newsom, aggiungendo che lo stato vuole “difendere le famiglie americane che non possono permettersi di subire ulteriori danni”.


Il contenzioso segna l’inizio di un nuovo capitolo dello scontro politico e legale tra la California e l’amministrazione Trump, dopo mesi in cui Newsom aveva tentato una linea più diplomatica cercando aiuti federali per calamità naturali.

Fitto: oggi passo avanti per una politica migratoria Ue più efficace

Fitto: oggi passo avanti per una politica migratoria Ue più efficaceBruxelles, 16 apr. (askanews) – “Oggi abbiamo compiuto un passo avanti significativo verso una politica migratoria europea più efficace e condivisa. Abbiamo approvato una nuova proposta di regolamento per rendere le procedure di asilo più rapide ed efficienti, con un duplice obiettivo: offrire protezione a chi ne ha realmente diritto e garantire un rimpatrio celere per chi non possiede i requisiti per restare nell’Ue”.


Lo afferma sul suo account X (ex Twitter) il vicepresidente esecutivo della Commissione europea Raffaele Fitto, responsabile per la Coesione e le Riforme, in riferimento alla proposta odierna dell’Esecutivo comunitario di una prima lista Ue di paesi di origine “sicuri” dei migranti, in modo da consentire agli Stati membri di trattare le domande di asilo in modo più rapido, con una una “procedura accelerata” quando ci sono alte probabilità che siano infondate, perché il richiedente può essere rimpatriato in sicurezza nel suo paese di provenienza. Fitto sottolinea nel suo post “le principali novità” della proposta della Commissione: “procedure accelerate per le domande di asilo considerate presumibilmente infondate”; e poi “la creazione di un elenco comune dell’Ue dei paesi di origine sicuri, che include: Bangladesh, Colombia, Egitto, India, Marocco, Tunisia”, oltre a “tutti i paesi candidati all’adesione all’Ue: Albania, Bosnia ed Erzegovina, Georgia, Moldova, Montenegro, Macedonia del Nord, Serbia, Turchia, Ucraina. E i candidati potenziali: Kosovo”.


“Alcuni Stati membri – rileva il vicepresidente esecutivo della Commissione – già adottano elenchi nazionali, ma un elenco europeo è fondamentale per armonizzare l’applicazione del concetto di ‘paese sicuro’ e garantire trattamenti più uniformi in tutta l’Unione. Le domande provenienti da cittadini di questi paesi saranno trattate in tempi più brevi, poiché considerate con bassa probabilità di accoglimento”. “Questa proposta, frutto dell’ottimo lavoro del collega commissario Magnus Brunner, rappresenta un passo concreto e pragmatico verso la piena attuazione del Patto sull’Asilo e la costruzione di una vera politica migratoria comune a livello europeo”, conclude Fitto.

L’Economist: gli Usa stufi degli sforzi europei per rafforzare Kiev

L’Economist: gli Usa stufi degli sforzi europei per rafforzare KievRoma, 16 apr. (askanews) – In un articolo che dettaglia come l’amministrazione Trump stia avendo crescenti difficoltà a negoziare un cessate il fuoco per l’Ucraina, The Economist riferisce che “diversi funzionari (americani) si dicono stancati degli sforzi unilaterali dell’Europa per rafforzare militarmente e finanziariamente l’Ucraina. A loro avviso, queste iniziative indeboliscono la leva negoziale di Washington nei confronti di Mosca”.


L’articolo intitolato “Il cessate il fuoco di Trump sta scivolando via” rileva che Washington teme che il sostegno europeo a Kiev – non coordinato con gli Stati Uniti – renda più difficile ottenere concessioni da parte russa, ostacolando la strategia di Trump, che punta a una de-escalation controllata e a un cessate il fuoco negoziato. Il Segretario di Stato americano, Marco Rubio, e l’inviato speciale Usa per il Medio Oriente, Steve Witkoff, si recheranno a Parigi dal 16 al 18 aprile per colloqui con le controparti europee per promuovere l’obiettivo del Presidente Trump di porre fine alla guerra tra Russia e Ucraina e fermare lo spargimento di sangue”, ha confermato oggi il Dipartimento di Stato. Le divisioni tra Washington e le capitali europee (soprattutto Parigi e Berlino) si stanno approfondendo, sostiene The Economist. E questo, mentre le truppe russe stanno consolidando posizioni e mentre cresce la frustrazione ucraina per i ritardi nei rifornimenti.


Inoltre, l’amministrazione americana avrebbe cercato di convincere l’Ucraina ad accettare una tregua negoziata, ma l’offensiva russa su Donetsk e Kharkiv ha ridotto la credibilità di qualsiasi accordo di pausa. Inoltre, l’Iran, la Cina e altri attori regionali stanno spingendo per soluzioni parallele, minando la centralità di Washington nei negoziati.

Migranti: la Commissione Ue propone la lista di Paesi d’origine sicuri

Migranti: la Commissione Ue propone la lista di Paesi d’origine sicuriBruxelles, 16 apr. (askanews) – La Commissione europea ha proposto, oggi a Bruxelles, una prima lista Ue di “paesi di origine sicuri” dei migranti richiedenti asilo nell’Ue, come prevede il “Patto” su immigrazione e asilo adottato lo scorso anno, insieme ad altre disposizioni per accelerare l’attuazione di alcuni aspetti importanti del Patto, che entrerà in vigore nel giugno 2026. Lo scopo è quello di consentire agli Stati membri di trattare le domande di asilo in modo più rapido, con una una “procedura accelerata” o “di frontiera”, quando ci sono alte probabilità che siano infondate perché i il paese di provenienza dei richiedenti è considerato “sicuro”.


La Commissione propone di attuare in anticipo due importanti possibilità per gli Stati membri previste dal nuovo Patto: 1) di applicare la procedura di frontiera o una procedura accelerata (tre mesi invece di sei) alle persone provenienti da paesi in cui, in media, il 20% o meno dei richiedenti ottiene protezione internazionale nell’Ue (soglia del 20% del tasso di riconoscimento); 2) di designare i paesi terzi sicuri e i paesi di origine sicuri con delle eccezioni, che escludano regioni specifiche negli stessi paesi terzi o categorie di persone chiaramente identificabili. Quanto alla lista Ue dei paesi di origine sicuri, la Commissione ha proposto di inserirvi Kosovo, Bangladesh, Colombia, Egitto, India, Marocco e Tunisia. Questa lista, una volta approvata dai co-legislatori (Parlamento europeo e Consiglio Ue) diventerà obbligatoria per tutti gli Stati membri, che tuttavia potranno continuare a mantenere e applicare delle proprie liste nazionali, con altri paesi d’origine “sicuri”. Se un paese d’origine sicuro viene sospeso o rimosso dalla lista Ue, gli elenchi nazionali potranno continuare a includerlo solo se la Commissione non si opporrà (entro due anni). D’altra parte la Commissione ritiene che tutti i paesi candidati all’adesione all’Ue, in linea di principio, soddisfino i criteri per essere designati come paesi di origine sicuri, poiché nell’ambito del loro percorso di adesione si impegnano a raggiungere la stabilità di istituzioni che garantiscano la democrazia, lo Stato di diritto, i diritti umani e il rispetto e la tutela delle minoranze (i “criteri di Copenaghen”). Un paese candidato verrebbe escluso solo in determinate circostanze specifiche: violenza indiscriminata in situazioni di conflitto, sanzioni adottate dal Consiglio Ue nei suoi confronti, o un tasso di riconoscimento dei richiedenti asilo a livello Ue, per i propri cittadini, superiore al 20%.


La proposta della Commissione si basa su un’analisi dell’Agenzia dell’Ue per l’asilo (Euaa) e su altre fonti, tra cui informazioni provenienti dagli Stati membri, dal Servizio europeo di azione esterna (Seae) e anche da organizzazioni non governative. L’elenco Ue dei paesi di origine sicuri è fondato su un processo dinamico: la lista può essere ampliata o rivista nel tempo. I paesi inclusi nella lista possono anche essere sospesi o rimossi dall’elenco qualora non soddisfino più i criteri per essere designati come “sicuri”. Inoltre, sottolinea la Commissione in una nota, “la designazione come paese di origine sicuro non costituisce una garanzia di sicurezza per tutti i cittadini di quel paese. Gli Stati membri devono condurre una valutazione individuale di ciascuna domanda di asilo, indipendentemente dal fatto che la persona provenga o meno da un paese di origine sicuro”.

Trump: “Harvard è una barzelletta, stop ai fondi federali”

Trump: “Harvard è una barzelletta, stop ai fondi federali”New York, 16 apr. (askanews) – Donald Trump torna all’attacco di Harvard, rilanciando sui social un duro affondo contro l’università già al centro di polemiche in queste ore. “Tutti sanno che Harvard ha perso la bussola”, scrive il presidente, accusando l’ateneo di aver assunto “a stipendi ridicoli” due ex sindaci “tra i peggiori e più incompetenti della storia del nostro Paese”, un riferimento ritenuto rivolto a Bill de Blasio e Lori Lightfoot, ex sindaci di New York e Chicago recentemente assunti dall’ateneo.


Secondo Trump, i due avrebbero lasciato dietro di sé “città che ci vorranno anni a far riprendere dalla loro incompetenza e malvagità”. L’università, prosegue il presidente, sarebbe ormai dominata da “idioti woke, radicali di sinistra e cervelli di gallina”, incapaci di insegnare altro che “il fallimento”. Nel lungo post, Trump torna anche sul caso dell’ex presidente di Harvard Claudine Gay, accusata di plagio, affermando che, nonostante “l’imbarazzo davanti al Congresso”, sia stata semplicemente spostata ad altra funzione anziché licenziata. “Harvard è una barzelletta, insegna odio e stupidità”, conclude il presidente, chiedendo che l’università “non riceva più fondi federali”.

Dazi, telefonata von der Leyen-Meloni “per coordinarsi” prima dell’incontro della premier con Trump

Dazi, telefonata von der Leyen-Meloni “per coordinarsi” prima dell’incontro della premier con TrumpBruxelles, 16 apr. (askanews) – La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e la premier italiana Giorgia Meloni hanno avuto una conversazione telefonica ieri sera, in vista della visita di Meloni a Washington per incontrare domani il presidente americano Donald Trump, per un “coordinamento” delle posizioni riguardo al negoziato Ue-Usa sui dazi, per il quale comunque è la Commissione che ha la competenza esclusiva. Lo ha sottolineato oggi a Bruxelles la portavoce della Commissione europea Arianna Podestà, durante il briefing quotidiano per la stampa dell’Esecutivo comunitario.


“La presidente von der Leyen è stata in contatto con la premier Meloni, come avevamo già detto nei giorni scorsi, in preparazione della visita” a Washington, e avevamo detto “che si sarebbero effettivamente ricontattate prima della visita”, ha ricordato Podestà. “Ieri sera – ha continuato – hanno avuto una nuova chiamata telefonica. Non riveleremo alcun dettaglio specifico” riguardo alla discussione, “ma il messaggio è in linea con quanto detto nei giorni precedenti, e cioè che hanno coordinato questa visita. Come è noto, abbiamo già detto più volte che qualsiasi contatto con l’amministrazione statunitense è molto gradito. La stessa presidente von der Leyen lo ha affermato. Naturalmente, la competenza per quanto riguarda il negoziato” sul commercio con gli Stati Uniti “spetta alla Commissione, ma i contatti sono estremamente positivi, e quindi la presidente e la premier si sono coordinate”, ha concluso la portavoce.

La Corte suprema del Regno Unito: la definizione “donna” si basa sul sesso biologico

La Corte suprema del Regno Unito: la definizione “donna” si basa sul sesso biologicoRoma, 16 apr. (askanews) – Una sentenza della Corte suprema del Regno unito relativa all’Equality Act del 2010 ha stabilito oggi che la definizione giuridica di “donna” si basa sul sesso biologico, non su quanto riportato sul certificato di nascita di una persona.


Il pronunciamento s’innesta su una complessa questione giuridica prodotta da un’interpretazione della legge sull’uguaglianza di genere da parte dei ministri scozzesi i quali, nell’applicazione della norma in questione, facevano riferimento non già al sesso biologico ma a quello dichiarato nel certificato di nascita. “La decisione unanime di questa Corte è che i termini ‘donna’ e ‘sesso’ nell’Equality Act del 2010 si riferiscono a una donna biologica e al sesso biologico”, ha affermato Lord Hodge nel pronunciare la determinazione della Corte suprema.


Durante l’udienza di novembre, Aidan O’Neill, legale del gruppo For Women Scotland (FWS), aveva dichiarato ai giudici che la posizione dei ministri scozzesi, secondo cui i termini sesso, uomo e donna nell’Equality Act si riferiscono al “sesso certificato” – ossia il sesso indicato sul certificato di nascita di una persona, anche se successivamente modificato mediante un certificato di riconoscimento di genere (GRC) – è “completamente sbagliata e dovrebbe essere respinta dalla Corte”. Al contrario, Ruth Crawford, legale del governo scozzese, aveva sostenuto che una persona che diventa donna “a seguito di un GRC” ha diritto a quella protezione “proprio come coloro che, registrati come donne alla nascita, godono di tali protezioni”. Ha inoltre affermato che l’”inevitabile conclusione” della contestazione mossa da FWS, qualora avesse avuto successo, sarebbe che le donne trans con GRC “rimarrebbero uomini fino alla morte, ai fini dell’Equality Act”. Alla Corte è stato inoltre riferito che, dal passaggio del Gender Recognition Act nel 2004, 8.464 persone nel Regno Unito hanno ottenuto un GRC. Nella sentenza, lunga 88 pagine, Lord Hodge insieme a Lady Rose e Lady Simler hanno chiarito che la definizione di sesso contenuta nell’Equality Act 2010 prevede un concetto binario: una persona è o una donna o un uomo. Sebbene il termine “biologico” non compaia esplicitamente nella definizione, il significato ordinario di tali parole, chiare e non ambigue, corrisponde alle caratteristiche biologiche che determinano se un individuo è un uomo o una donna. Secondo la corte, questa interpretazione è ovvia e non richiede ulteriori spiegazioni: uomini e donne sono distinti nella definizione in virtù della biologia che condividono, formando così gruppi distinti a seconda del sesso biologico.


Un’interpretazione basata sul “sesso certificato” si configurerebbe come un’interpretazione incoerente rispetto alla definizione della caratteristica protetta del sesso, secondo la sentenza, destinata a far discutere. D’altronde, secondo la Corte, i riferimenti a “donna” e “donne” come gruppo che condivide la caratteristica protetta del sesso includerebbero tutte le femmine, a prescindere dall’età e da qualsiasi altra caratteristica protetta, nonché quelle donne trans (cioè uomini biologici) che possiedono la caratteristica protetta della transizione di genere e un Certificato di Riconoscimento di Genere (GRC), e che pertanto sono considerate femmine ai sensi della legge.


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La Cina: non vogliamo combattere guerre dei dazi, ma non ne abbiamo paura

La Cina: non vogliamo combattere guerre dei dazi, ma non ne abbiamo pauraRoma, 16 apr. (askanews) – La Cina non vuol combattere guerre dei dazi, ma “non ne ha neppure paura”. L’ha ribadito oggi il portavoce del ministero degli Esteri cinese Lin Jian, rispondendo a una domanda sulla minaccia del presidente Usa Donald Trump di portare i dazi sull’import dalla Cina al 245% in caso di misure ritorsive di Pechino.


“Questa guerra dei dazi stata avviata dagli Stati uniti e le misure di contromisura adottate dalla Cina sono volte a tutelare i suoi legittimi diritti, i suoi interessi e a garantire l’equità e la giustizia internazionale: si tratta di misure completamente ragionevoli e legali”, ha affermato Lin nella quotidiana conferenza stampa a Pechino. “Le guerre commerciali – ha continuato – non hanno vincitori: la Cina non intende combatterle, ma non ne ha neppure paura”. Lin ha ribadito, inoltre, che “se gli Stati Uniti insisteranno nel ledere in modo sostanziale gli interessi della Cina, allora essa risponderà con fermezza, accompagnando la sua risposta fino in fondo”.

Dazi, Tajani: il viaggio di Meloni negli Usa è importante, saprà far valere l’interesse dell’Italia

Dazi, Tajani: il viaggio di Meloni negli Usa è importante, saprà far valere l’interesse dell’ItaliaRoma, 16 apr. (askanews) – Quello della premier Giorgia Meloni negli Usa “sarà un incontro importante, quando si affrontano questioni delicate sono sempre incontri non semplici”, ha affermato il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani a margine degli Stati Generali della Lingua italiana nel mondo, al Maxxi, a Roma. “Credo che la credibilità dell’Italia in questo momento sia in crescita, anche gli Stati Uniti si rendono conto dell importanza del nostro paese e del ruolo che può svolgere anche in seno all’Unione Europea”, ha sottolineato Tajani.


L’Italia può quindi facilitare il dialogo con gli Stati Uniti. “Credo che la presidente del Consiglio saprà far valere l’interesse dell’Italia con un dialogo costruttivo e positivo. Il nostro obiettivo è di evitare una guerra commerciale”. Il ministro degli Esteri ha fatto notare che non c’è esito predefinito della missione, “non sappiamo quali risultati si possano raggiungere”. Come europei, ha aggiunto, “siamo l’altra faccia della medaglia dell’Occidente. E non cambiamo atteggiamento nei confronti della Cina, è un interlocutore”.