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Xi a Lula: nostre relazioni al loro massimo storico

Xi a Lula: nostre relazioni al loro massimo storicoRoma, 20 nov. (askanews) – Le relazioni tra Cina e Brasile non sono mai state tanto buone nella storia dei due paesi. Lo ha affermato oggi il presidente cinese Xi Jinping incontrando a Brasilia il numero uno brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva, da lui definito “vecchio amico”.


Xi Jinping – secondo quanto riferiscono i media cinesi ufficiali – ha espresso “grande soddisfazione” per aver visitato il Brasile in un anno così significativo, che segna il 50mo anniversario delle relazioni diplomatiche tra i due paesi. Ha sottolineato che questa è la sua quinta visita in Brasile, il paese latinoamericano che ha visitato più volte. Xi ha espresso sincera gratitudine al suo “vecchio amico”, Lula, e al governo brasiliano per la calorosa accoglienza. Ha inoltre lodato il Brasile per i suoi “continui progressi economici e sociali sotto la guida di Lula, che hanno riportato il paese tra le prime dieci economie mondiali”. Xi si è anche congratulato con Lula per il successo del vertice dei leader del G20 a Rio de Janeiro e per l’avvio dell’”Alleanza globale per combattere la fame e la povertà”. Il presidente cinese ha osservato che Cina e Brasile, grandi paesi in via di sviluppo situati rispettivamente negli emisferi orientale e occidentale, hanno costruito negli ultimi 50 anni una relazione caratterizzata da “rispetto reciproco e vantaggi condivisi, superando ostacoli geografici e culturali”. Ha ricordato che il Brasile è stato il primo paese a stabilire una partnership strategica con la Cina e il primo in America Latina a instaurare una partnership strategica globale con Pechino. Negli ultimi anni, sotto la guida strategica sua e del presidente Lula, “le due nazioni sono diventate affidabili amici e forze attive per la pace mondiale” e, oggi, “le relazioni sino-brasiliane stanno vivendo il loro miglior momento storico”.


Xi Jinping ha annunciato, insieme al presidente Lula, l’elevazione delle relazioni bilaterali e ha dichiarato che la Cina intende allineare l’iniziativa della “Nuova Via della Seta” con le strategie di sviluppo del Brasile. Questo segna “un momento storico per le relazioni tra i due paesi”, perché “non solo darà impulso alla modernizzazione delle due nazioni, ma dimostrerà anche la determinazione comune di Cina e Brasile nel sostenere la giustizia internazionale e promuovere uno sviluppo globale condiviso”. Il leader cinese, inoltre, ha citato Pelé, la leggenda del calcio brasiliano, dichiarando che “il gol più bello è sempre il prossimo” e, quindi “il futuro riserva capitoli ancora più brillanti per le relazioni sino-brasiliane”.

Hong Kong, condannati per sovversione leader movimento pro-democrazia

Hong Kong, condannati per sovversione leader movimento pro-democraziaRoma, 19 nov. (askanews) – Un tribunale di Hong Kong ha condannato i principali leader pro-democrazia in seguito a un controverso processo per la sicurezza nazionale: l’accusa è sovversione. Benny Tai e Joshua Wong, che facevano parte del cosiddetto gruppo di attivisti e legislatori Hong Kong 47, coinvolti in un piano per scegliere candidati dell’opposizione per le elezioni locali, sono stati condannati rispettivamente a 10 e più di quattro anni.


La maggior parte del gruppo è stata dichiarata colpevole di cospirazione per tentare la sovversione, mentre due degli imputati sono stati assolti. Il processo ha segnato il più ampio utilizzo della dura legge sulla sicurezza nazionale (NSL) che la Cina ha imposto a Hong Kong subito dopo le proteste pro-democrazia del 2019. Tai, un ex professore di legge che ha ideato il piano per le primarie non ufficiali, ha ricevuto la condanna più lunga con i giudici che hanno affermato che aveva “sostenuto una rivoluzione”. Wong ha visto la sua condanna ridotta di un terzo dopo essersi dichiarato colpevole. Tra le altre importanti figure pro-democrazia condannate ci sono Gwyneth Ho, un’ex giornalista entrata in politica, e gli ex legislatori Claudia Mo e Leung Kwok-hung. Hanno ricevuto condanne tra i quattro e i sette anni di prigione.

Giappone, sette mesi duri in vista per governo di minoranza Ishiba

Giappone, sette mesi duri in vista per governo di minoranza IshibaRoma, 12 nov. (askanews) – Sette mesi. Tanti sono quelli che Shigeru Ishiba ha a disposizione per recuperare consenso, prima di rischiare di perdere il posto di primo ministro, che solo ieri è riuscito a vedere riconfermato in un inedito ballottaggio parlamentare con il leader del Partito costituzionale democratico Yoshihiko Noda. Il 27 giugno 2025, infatti, si terranno le elezioni per la Camera dei Consiglieri, la camera alta giapponese, dove il suo Partito liberaldemocratico – in coalizione col più piccolo partito buddista Komeito – ha una maggioranza solida. Questo a meno che non vi siano elezioni anticipate.


Se nel voto per la camera alta, il meno rilevante dei due rami della Dieta nipponica, la sua formazione politica dovesse perdere la maggioranza assoluta, come accaduto alla Camera dei rappresentanti, allora sarebbe difficile per il premier riuscire a mantenere l’esecutivo. Non sarà per nulla semplice. Ishiba, visto l’esito delle elezioni del 27 ottobre, si ritrova da ieri a guidare un governo di minoranza. E, entro la fine dell’anno, dovrà licenziare una legge di bilancio che, giocoforza, non potrà essere quella che il suo partito avrebbe voluto. Questo perché dovrà trattare quanto meno con un partito della minoranza, e quello scelto sembra essere il Partito democratico per il popolo di Yuichiro Tamaki.


Ishiba ne è consapevole e ha detto che sarà necessario trovare “soluzioni creative”. In particolare, il Partito democratico per il popolo chiede un innalzamento della soglia minima di imposta sul reddito. Tuttavia, non è questa la sfida più grave. Il bilancio per il 2025, infatti, prevede una serie di misure necessarie, tra le quali le misure di risposta alle catastrofi naturali e i soldi per la ricostruzione nella penisola di Noto, colpita dal pesante terremoto del Capodanno scorso. Più complicate le misure per la riforma del finanziamento alla politica. Il Partito liberaldemocratico è in una pesante fase calante nei consensi a causa soprattutto di uno scandalo sull’utilizzo di fondi irregolari da parte di molti suoi esponenti. Ishiba ha promesso di riformare il sistema, ma per farlo dovrà trovare consenso nella Camera dei Rappresentanti. Ieri ha voluto incontrare Tamaki e Noda per chiedere loro collaborazione in vista della proposizione alla Dieta di misure in merito nella sessione straordinaria di lavori di dicembre. Non è chiaro però se Noda e il principale partito d’opposizione che guida, reduce di una grande avanzata nelle ultime elezioni, saranno disponibili a rendere la vita più facile al rivale.


Non solo. Su specifiche questioni che riguardano i diritti, la posizione di forza assunta dal Partito costituzionale democratico – che guida alcune commissioni chiave alla Camera dei rappresentanti: dalla Commissione bilancio, a quella per la costituzione, oltre alla Commissione affari giudiziari – potrebbe far nascere alcune inedite maggioranze ad hoc. Per esempio, sul tema della legalizzazioni dei cognomi separati per le coppie sposate, dove c’è consenso tra vari partiti e l’alleato minore dei liberaldemocratici, cioè il Komeito, ma non con i liberaldemocratici stessi, che non sostengono la proposta. L’economia, d’altronde, non appare a sua volta propensa a dare una mano al governo. La crescita appare piuttosto piatta e, secondo il think tank JCER, nel mese di settembre il Pil giapponese è cresciuto su base annua solo dello 0,2%. Questo mentre fattori di politica internazionale, a partire dalla rielezione negli Stati uniti di Donald Trump, fanno pensare che ci si debba preparare a momenti di tensione nell’ambito del commercio. Trump, infatti, nel precedente mandato, ha avuto un approccio protezionista che ha portato problemi non solo ad avversari, come la Cina, ma anche ad alleati come l’Unione europea e il Giappone.


Insomma, il contesto non favorisce la sfida di Ishiba, chiamato a rivitalizzare il suo partito e l’economia del paese, in pochi mesi. E i prossimi mesi saranno decisivi per capire che direzione prenderà la politica della quarta economia mondiale.

Nordcorea ratifica accordo di difesa reciproca con la Russia

Nordcorea ratifica accordo di difesa reciproca con la RussiaRoma, 12 nov. (askanews) – Il leader supremo nordcoreano Kim Jong Un ha firmato lo strumento di ratifica del “Trattato di partenariato strategico globale” con la Russia, che lui stesso aveva stretto a Pyongyang con il presidente russo Vladimir Putin. Lo riferisce oggi l’agenzia di stampa ufficiale nordcoreana KCNA.


La ratifica è avvenuta ieri con un decreto emesso dallo stesso Kim. Invece, da parte russa, Putin aveva promulgato già sabato l’accordo, che tra l’altro prevede una clausola di difesa reciproca. Secondo la KCNA, l’accordo entrerà formalmente in vigore dal momento in cui ci sarà “lo scambio degli strumenti di ratifica tra i due paesi”.


Dopo la firma dell’accordo, la Corea del Nord ha anche inviato in Russia, nella regione di Kursk, propri soldati – secondo gli Usa e la Corea del Sud circa 10mila – per un possibile impiego nel conflitto con l’Ucraina. La finalizzazione del trattato di difesa reciproca, secondo diversi osservatori, potrebbe essere collegata all’impiego pratico dei militari nordcoreani nel conflitto contro Kiev.

Nordcorea, timori Sudcorea di essere bypassata da Trump

Nordcorea, timori Sudcorea di essere bypassata da TrumpRoma, 12 nov. (askanews) – A Seoul c’è grande preoccupazione, dopo la rielezione negli Stati uniti di Donald Trump: che il presidente americano, nel suo secondo mandato, riprenda la sua insolita luna di miele con il leader nordcoreano Kim Jong Un, senza dare troppo ascolto all’alleato sudcoreano. In un momento in cui, peraltro, le relazioni con tra Seoul e Pyongyang sono al punto minimo.


La Corea del Sud intende fare in modo che la sua posizione abbia un peso in qualsiasi processo eventuale di dialogo tra Trump e Kim durante il secondo mandato, ha dichiarato oggi un alto funzionario sudcoreano all’agenzia di stampa Yonhap. Lo scenario intricato delle relazioni in Asia orientale rischia di riconfigurarsi in maniera drammatica nel secondo mandato di Trump. Rispetto al primo, a Seoul c’è una leadership, quella di Yoon Suk Yeol, poco propensa ad attivare un processo di disgelo con la Corea del Nord, che ha inasprito la sua politica nucleare, inserendo il suo status di potenza atomica all’interno della costituzione e indicando nella stessa carta fondamentale il Sud come nemico.


Non solo. Kim Jong Un ha creato una relazione molto stretta con il presidente russo Vladimir Putin, firmando anche una cooperazione rafforzata che prevede una clausola di reciproca difesa. Inoltre ha inviato in Russia migliaia di soldati che, secondo Kiev, sarebbero già impiegati nella guerra russo-ucraina. La prospettiva di un disgelo Usa-Russia, in funzione delle storicamente buone relazioni Trump-Putin, potrebbe mettere in una posizione fragile Seoul. C’è inoltre una dinamica delle relazioni Usa-Nordcorea che preoccupa Seoul, che teme che si stia per salire su montagne russe geopolitiche rispetto alla questione nordcoreana. “Durante la prima amministrazione Trump, gli Stati uniti avevano inizialmente applicato una ‘massima pressione’ sulla Corea del Nord, quindi, se intende coinvolgere nuovamente la Corea del Nord, è probabile che segua lo stesso approccio,” ha detto ai giornalisti un alto funzionario del ministero degli Esteri sudcoreano. “Tuttavia – ha aggiunto – poiché non è certo se il dialogo riprenderà affatto, e tutto è ancora incerto, considereremo tutte le possibilità”.


Nel primo mandato di Trump, dopo una prima fase di insulti reciproci, il presidente Usa e il leader nordcoreani si sono incontrati tre volte, in vertici storici, che però si sono conclusi senza un accordo sul nucleare. Vertici, questi, che sono sembrati più guidati da una diplomazia personale di Trump che da un confronto con gli alleati regionali, Giappone e Sudcorea. Questa volta, Seoul non vuole che accada la stessa cosa. “E’ importante che qualsiasi dialogo con la Corea del Nord sia guidato da noi e che ci assicuriamo che la nostra posizione sia riflessa nel processo” ha affermato il funzionario a Yonhap. In ogni caso, da allora, Kim ha completamente abbandonato la sua politica di impegno con gli Stati uniti e ha promesso di interrompere i legami con il Sud, intensificando lo sviluppo nucleare e missilistico del Paese attraverso una collaborazione più stretta con la Russia. Questo anche mettendo in ombra il ruolo della Cina, da sempre “sorella maggiore” della Corea del Nord, che sulla vicenda dello sviluppo nucleare nordcoreano e sull’invio di soldati di Kim in Russia è apparsa piuttosto silenziosa.


Seoul spera ancora che Pechino possa svolgere un ruolo positivo rispetto alla questione dei soldati nordcoreani inviati in Russia. “Crediamo che la Cina non voglia essere vista nello stesso gruppo della Corea del Nord e della Russia”, ha detto il funzionario, che si augura che gli sforzi di spingere la Cina a intervenire sulla vicenda con uno sforzo di convincimento di Kim possano ancora essere utili.

Giappone-Cina, possibile bilaterale Ishiba-Xi venerdì in Perù

Giappone-Cina, possibile bilaterale Ishiba-Xi venerdì in PerùRoma, 12 nov. (askanews) – Il primo ministro giapponese Shigeru Ishiba e il presidente cinese Xi Jinping probabilmente avranno il loro primo incontro venerdì in Perù. Lo sostiene oggi una fonte governativa all’agenzia di stampa Kyodo, all’indomani della riconferma del leader liberaldemocratico come primo ministro del Giappone.


I due leader dovrebbero incontrarsi a margine degli incontri del forum di Cooperazione economica Asia-Pacifico (APEC) e confermare l’intenzione di instaurare relazioni “strategiche e reciprocamente vantaggiose”, ha aggiunto la fonte. Ishiba è previsto in Perù per gli incontri dell’APEC a partire da giovedì e si recherà successivamente in Brasile per un vertice del G20.


Xi ha inviato a Ishiba un messaggio di congratulazioni per la sua elezione a primo ministro giapponese il primo ottobre, definito dal principale portavoce del governo giapponese come “positivo” per le relazioni bilaterali. Si prevede che Ishiba esprima preoccupazione per l’aumento delle attività militari cinesi intorno al Giappone dopo che, ad agosto, la Cina ha violato lo spazio aereo giapponese per la prima volta.


I due leader potrebbero discutere anche degli sforzi per la ripresa delle importazioni cinesi di prodotti ittici giapponesi, ha detto la fonte, poiché Pechino ha concordato di revocare gradualmente il divieto in vigore da quando, nel 2023, è iniziato il rilascio di acqua radioattiva trattata nell’oceano dalla centrale nucleare di Fukushima Daiichi. Ishiba ha incontrato per la prima volta il premier cinese Li Qiang il 10 ottobre, durante il suo debutto diplomatico come leader giapponese in Laos.


Le relazioni bilaterali si sono deteriorate a causa di questioni storiche legate alla guerra e alla disputa territoriale sulle isole Senkaku nel Mar Cinese Orientale. Gli isolotti disabitati sono amministrati dal Giappone, ma rivendicati dalla Cina. Sono in corso anche preparativi per un incontro in Perù tra Ishiba, il presidente statunitense Joe Biden e il presidente sudcoreano Yoon Suk Yeol.

Cina: Usa fomentano Filippine in Mar cinese meridionale

Cina: Usa fomentano Filippine in Mar cinese meridionaleRoma, 11 nov. (askanews) – La Cina ha accusato oggi gli Stati uniti di fomentare le Filippine a commettere azioni “illegali” e “provocazioni” nel Mar cinese meridionale, in un momento di accresciuta tensione tra Pechino e Manila rispetto a quest’area dell’Oceano Pacifico che la Repubblica popolare rivendica per circa l’80 per cento come propria.


“Da molti anni gli Stati uniti, per i propri interessi geopolitici, costantemente incitano le Filippine a compiere provocazioni e azioni illegali nel Mar cinese meridionale, temendo che che la situazione si stabilizzi”, ha detto nella quotidiana conferenza stampa a Pechino il portavoce del ministero degli Esteri cinese Lin Jian. “Questa intenzione malevola – ha continuato – è nota a tutti. Gli Stati Uniti chiedono insistentemente ai paesi di rispettare la Convenzione delle Nazioni unite sul diritto del mare (UNCLOS), ma essi stessi non vi aderiscono, dimostrando una tipica ipocrisia con doppi standard”.


Negli ultimi giorni tra Pechino e Manila è montata la polemica rispetto al confine marittimo non definito lungo la secca di Scarborough (Scarborough Shoal), le isole e le barriere coralline delle isole Spratly, che la Cina rivendica come proprie col nome di isole Nansha. Le Filippine hanno definito una linea della zona marittima esclusiva che include queste aree e Pechino ha definito illegittima questa delimitazione, rendendo pubbliche ieri le proprie linee di base di quella che ritiene essere l’area sottoposta alla sua sovranità. Nei mesi scorsi imbarcazioni delle marine e delle guardie costiere dei due paesi asiatici si sono trovate spesso a contatto, anche con diversi scontri, che hanno fatto salire la tensione. Inoltre, gli Stati uniti fanno spesso attraversare quelle acque da proprie navi militari in linea con la normativa americana definita FON Act (Freedom of Navigation Act).


Scarborough Shoal, chiamata Panatag Shoal da Manila, si trova a circa 120 miglia nautiche (220 km) a ovest dell’isola di Luzon nelle Filippine. La Marina dell’Esercito popolare di liberazione della Cina (PLA) ha condotto esercitazioni congiunte navali e aeree intorno alla Scarborough Shoal in settembre, la seconda esercitazione in due mesi, entrambe tenute mentre le Filippine partecipavano a esercitazioni multilaterali nella regione. Le tensioni sono aumentate anche in agosto, quando il PLA ha dichiarato di aver “legalmente respinto” un aereo da trasporto dell’aeronautica filippina, mentre Manila ha accusato i jet cinesi di aver messo in pericolo i suoi piloti durante una missione di pattugliamento di routine.


Le rivendicazioni di sovranità della Cina sulla maggior parte delle isole e delle formazioni rocciose del Mar cinese Meridionale sono contestate non solo dalle Filippine, ma anche da altri paesi vicini, come Malaysia e Vietnam. In gioco ci sono non solo riserve di petrolio e gas sottomarine, ma anche diritti di pesca e potenziali avamposti militari. Scarborough Shoal, ad esempio, è un ricco terreno di pesca dove si dice che la Cina abbia limitato l’accesso filippino da quando ha preso il controllo nel 2012. Lo stallo del 2012 ha spinto le Filippine a presentare le proprie rivendicazioni a un tribunale internazionale chiamato a fa rispettare l’UNCLOS. La corte arbitrale ha stabilito nel 2016 che non vi è alcuna base legale per la rivendicazione cinese dei “diritti storici” nel Mar cinese meridionale. Ma Pechino non riconosce la sentenza e anche oggi Lin Jian ha detto che la “questione dell’arbitrato sul Mar cinese meridionale viola la Convenzione ed è una farsa politica sotto ogni aspetto; il cosiddetto verdetto è illegale e nullo”.

Giappone: Ishiba confermato premier, ma guiderà governo di minoranza

Giappone: Ishiba confermato premier, ma guiderà governo di minoranzaRoma, 11 nov. (askanews) – Shigeru Ishiba è riuscito oggi a ottenere la nomina parlamentare a 103mo primo ministro del Giappone, ma il difficile viene ora: governare con un esecutivo di minoranza.


Dopo la pesante flessione elettorale del 27 ottobre, infatti, la coalizione formata dal suo Partito liberaldemocratico (Jiminto) e dal più piccolo partito buddista d’ispirazione Soka Gakkai Komeito ha perso la maggiorazna assoluta alla Camera dei Rappresentanti, il più importante dei due rami della Dieta nipponica. “Sono stato nominato 103mo primo ministro. Nel duro ambiente interno ed esterno, cercherò di fare del mio meglio per il popolo”, ha scritto su X il premier dopo il voto.


La fragilità della posizione del premier è stata plasticamente mostrata nelle elezioni per la sua nomina oggi. Mentre alla Camera dei consiglieri Ishiba è stato eletto al primo turno, alla Camera dei rappresentanti è dovuto andare al ballottaggio contro Yoshihiko Noda, il leader del Partito costituzionale democratico del Giappone ed ex primo ministro. Ishiba nel ballottaggio ha ottenuto 221 voti su 465 totali, rispetto ai 160 di Noda. I partiti minori hanno votato tutti per i loro leader, annullando così le loro schede (ma facendo in modo di verificare l’inesistenza di defezioni a favore di uno o l’altro dei candidati).


E’ la prima volta in 30 anni che un primo ministro viene eletto col ballottaggio. L’ultima era stata nel 1994, con la nomina dell’unico primo ministro socialista della storia nipponica, Tomiichi Murayama, che per due anni fu a capo di governo di larga coalizione con dentro anche i liberaldemocratici in un momento molto particolare della politica nipponica. L’esito elettorale, confermato dalle urne della Dieta di oggi, segnala una difficoltà del governo non solo nel portare avanti una serie di riforme di ampio respiro che ha nel suo programma – a partire dalla riforma della Costituzione e in particolare dell’articolo 9 che vieta al Giappone di avere forze armate – ma anche di svolgere in tranquillità la sua normale operatività, a partire dalla definizione dei budget.


Il premier dovrebbe annunciare i ministri del nuovo gabinetto nel corso della giornata e, sempre oggi, andare dal’Imperatore Naruhito per ricevere la nomina. Nel sistema giapponese l’Imperatore non ha alcuna voce in capitolo nelle decisioni politiche, per cui si tratta di una semplice formalità. Ishiba è stato eletto presidente del Jiminto a fine settembre e primo ministro il primo ottobre. Successivamente ha sciolto la camera bassa, convocando elezioni generali per ottenere un mandato popolare, anche alla luce del fatto che il suo partito è stato investito negli ultimi mesi da scandali relativi all’utilizzo di fondi irregolari. Il premier, in qualche modo, sperava che la novità del cambio di leadership da Fumio Kishida a lui, avesse rivitalizzato il partito. Ma la sua strategia è fallita: il Partito costituzionale democratico e il Partito democratico per il popolo hanno ottenuto un’avanzata importante nei consensi. I liberaldemocratici e i loro partner minori Komeito, se vorranno quindi governare, dovranno trovare convergenze all’interno della Camera bassa, dove si decidono le politiche chiave. Un elemento su cui potrebbero far leva è il Partito democratico per il popolo, che ha ottenuto 28 seggi e che è rivale del principale partito d’opposizione, il Partito costituzionale democratico. Ma Ishiba dovrà tenere aperta anche una porta a quest’ultimo. Oggi, prima del voto, Ishiba ha incontrato Noda e il leader del Partito democratico per il popolo, Yuichiro Tamaki – che peraltro in giornata ha dovuto ammettere un affaire extraconiugale che lo sta mettendo in imbarazzo – per chiedere loro un’opposizione costruttiva, in particolare rispetto alle riforme. “La cosa importante è come garantire la pace nel paese e migliorare la vita delle persone” ha detto il primo ministro, parlando dopo coi giornalisti. “Penso – ha aggiunto – di essere riuscito a condividere questo pensiero con i membri del DPFP e del CDP”. Ma questo lo si capirà soltanto nel prosieguo della legislatura.

Indonesia, massiccia eruzione Lewotobi: colonna ceneri alta 15 km

Indonesia, massiccia eruzione Lewotobi: colonna ceneri alta 15 kmRoma, 7 nov. (askanews) – Il vulcano Lewotobi, in Indonesia, continua la sua massiccia attività eruttiva, dopo che dal 3 novembre sono stati già segnalati 9 morti. Secondo l’Agenzia meteorologica giapponese (Kishocho), nel pomeriggio di oggi (alle 4.30 del mattino in Italia) il vulcano ha avviato una nuova eruzione, facendo innalzare una colonna di ceneri che ha raggiunto un’altezza di 15mila metri.


Il vulcano Lewotobi si trova sull’isola di Flores, nella parte orientale dell’Indonesia, e ha un’altitudine di circa 1700 metri. E’ composto da due montagne, tra cui il monte Lewotobi Laki-Laki, che ha intensificato la sua attività eruttiva dal 30 ottobre. Secondo le autorità indonesiane per la gestione delle catastrofi, l’eruzione ha provocato finora 9 morti e oltre 60 persone hanno ricevuto cure ospedaliere. Nell’area intorno al vulcano vivono oltre 10mila persone, e fino al 6 novembre, più di 4mila persone sono state evacuate. Anche a gennaio di quest’anno il vulcano Lewotobi ha eruttato, costringendo circa 6.500 residenti a evacuare.


(Immagine tratta da X)

Sudcorea, scandalo della borsetta: Yoon presenta plateali scuse

Sudcorea, scandalo della borsetta: Yoon presenta plateali scuseRoma, 7 nov. (askanews) – Durante un discorso televisivo oggi a Seoul, il presidente sudcoreano Yoon Suk Yeol si è alzato in piedi, ha chinato il capo e si è scusato di fronte ai cittadini. Il motivo di un atteggiamento così scenografico? Il cosiddetto “scandalo della borsetta” che ha investito la first lady Kim Keon Hee.


“Credo che il ruolo del presidente non sia quello di trovare scuse. Tutto quello che è accaduto è dovuto alle mie carenze e mancanza di virtù” ha dichiarato Yoon, secondo l’agenzia di stampa Yonhap, aggiungendo di presentare delle “sincere scuse” al popolo. I sondaggi segnalano recentemente un crollo dei consensi di Yoon, il cui tasso d’approvazione è sceso sotto il 20%, con un malcontento pubblico legato in parte alle accuse sulla sua precedente associazione con il presunto mediatore di potere Myung Tae-kyun, nonché alle questioni riguardanti la first lady.


La first lady è finita nella tempesta quando lo scorso anno è emerso un video online che mostrava la moglie di Yoon accettare una borsa di Christian Dior del valore di circa 3 milioni di won (circa 2mila euro). A offrire la borsetta era stato un pastore protestante coreano-statunitense che aveva addosso una telecamera nascosta e che aveva pubblicato la foto del momento del regalo sui social network. Secondo l’opposizione, la first lady avrebbe violato una precisa norma che vieta a consorti di funzionari pubblici di accettare regali di valore superiore a 1 milione di won (688 euro).


Yoon aveva già presentato le sue scuse a maggio, in maniera meno spettacolare, e aveva affermato che non sarebbe tornato più sulla vicenda. Tuttavia, il clamore dello scandalo non si è da allora attutito, quindi il presidente sudcoreano ha dovuto fare un ulteriore intervento. “Le iniziative che ho avviato per il benessere del popolo e il futuro della Corea del Sud possono aver causato disagio, e le questioni riguardanti le persone a me vicine hanno sollevato preoccupazioni pubbliche” ha detto Yoon durante una conferenza stampa. Per quanto riguarda lo scandalo della borsetta che riguarda la moglie, accusata anche di manipolazione di titoli azionari e di aver interferito in affari governativi, Yoon ha ammesso che “avrebbe dovuto comportarsi con maggiore cautela, e il fatto che abbia causato preoccupazione al pubblico è indubbiamente sbagliato”. Ha inoltre annunciato di aver nominato un segretario che crei un ufficio dedicato alle attività della first lady, la quale si asterrà d’ora in poi da azioni che non siano legate alla funzione diplomatica.


Tuttavia, Yoon si è opposto alla proposta di legge avanzata dal principale partito di opposizione, il Partito democratico (DP), per nominare un procuratore speciale che indaghi sulle accuse contro sua moglie, definendola “incostituzionale” e “propagandistica”. Il DP, dal canto suo, ha dichiarato che voterà la legge sul procuratore speciale alla sessione plenaria dell’Assemblea la prossima settimana, nel terzo tentativo dopo che un disegno di legge simile era stato respinto da Yoon e annullato il mese scorso. Il nuovo disegno di legge amplia l’ambito dell’indagine speciale per includere le recenti accuse secondo cui la first lady avrebbe cercato l’aiuto di Myung Tae-kyun per condurre sondaggi di opinione favorevoli a Yoon prima delle elezioni presidenziali del 2022. La Corea del Sud rischia una crisi istituzionale. Yoon, per far avanzare le sue riforme, ha bisogno della cooperazione del Partito democratico, che detiene la maggioranza di 170 seggi nell’Assemblea Nazionale composta da 300 membri. Il presidente ha un programma ambizioso di riforme in ambito sanitario, pensionistico, lavorativo ed educativo, Inoltre, intende istituire un ministero della Strategia demografica per affrontare il problema della bassa natalità del paese. Operazione complicata se non scenderà a patti con l’opposizione.