Skip to main content
#sanremo #studionews #askanews #ciaousa #altrosanremo

Nordcorea, giustiziati funzionari per responsabilità in inondazioni

Nordcorea, giustiziati funzionari per responsabilità in inondazioniRoma, 4 set. (askanews) – Diversi funzionari nordcoreani sarebbero stati giustiziati perché ritenuti dal leader supremo Kim Jong Un responsabili dei gravi danni subiti dal paese per le inondazioni che si sono susseguite dall’inizio dell’anno. Lo ha affermato il Servizio nazionale d’intelligence (NIS) della Corea del Sud, che ha riferito di star monitorando la situazione, secondo quanto riporta l’agenzia di stampa Yonhap.


Alla fine di luglio Kim Jong Un ha convocato una riunione d’emergenza del Politburo del Partito dei lavoratori coreani, il partito-stato nordcoreano. In quella occasione – secondo il NIS – avrebbe annunciato punizioni esemplari per i funzionari responsabili in seguito alle inondazioni avvenute nelle province settentrionali di Jagang e Phyongan del Nord, che hanno provocato lo sfollamento di migliaia di residenti. Tra i funzionari giustiziati, secondo il NIS, ci sarebbe anche Kang Pong Hun, ex segretario del partito a Jagang. Inoltre, il ministro della Sicurezza Ri Thae Sop sarebbe stato destituito, secondo quanto hanno annunciato i media statali nordcoreani. Non è chiaro quale sia la sua sorte.

Xi ha riunito l’Africa a Pechino: 53 su 54 paesi presenti

Xi ha riunito l’Africa a Pechino: 53 su 54 paesi presentiRoma, 4 set. (askanews) – In quello che probabilmente è il più affollato vertice diplomatico dell’anno, la Cina sta ospitando a Pechino i leader e rappresentanti di 53 dei 54 paesi dell’Africa (unica eccezione è il regno di eSwatini, l’ex Swaziland) per il Forum di cooperazione sino-africana FOCAC, che si tiene ogni tre anni alternativamente in Cina e in un paese africano. Una dimostrazione ulteriore di volontà di Pechino di aumentare il suo grip sul continente africano, cruciale per le sue materie prime che sono necessarie allo sviluppo tecnologico.


Il presidente cinese Xi Jinping, in questi giorni, ha ricevuto un numero notevole di presidenti e leader africani, facendo nuove promesse d’investimento, anche se l’esposizione debitoria della Cina in questo momento pone dei dubbi sulla reale possibilità di Pechino di mantenere un livello d’impegno così significativo. Inoltre, attorno all’Africa si è creato un clima di corteggiamento che vede impegnati anche diversi altri paesi. Questa settimana, per esempio, l’Indonesia ha tenuto un proprio forum di cooperazoone con 22 paesi africani e il suo presidente, Joko Widodo, ha promesso di “difendere gi interessi del Sud globale”. Anche l’India sta cercando di sfruttare il suo crescente peso economico per mettere piede in Africa. Al forum Future of Asia di Nikkei a maggio, il ministro degli Esteri indiano Subrahmanyam Jaishankar ha dichiarato che l’”impegno dell’India con l’Africa si è intensificato, soprattutto lungo la costa orientale africana”. Il Giappone, inoltre, ospita la Conferenza internazionale di Tokyo sullo Sviluppo Africano (TICAD) dal 1993.


La Cina, però, è stata il più grande partner commerciale dell’Africa negli ultimi 15 anni, con un volume commerciale che nel 2023 ha raggiunto un record di 282,1 miliardi di dollari. Il deficit commerciale complessivo dell’Africa rispetto alla Cina è aumentato l’anno scorso a 64 miliardi di dollari, anche se il divario si è ridotto nella prima metà del 2024 grazie alle importazioni in rapida crescita dall’Africa di prodotti agricoli, metalli, materie prime critiche per i nuovi settori energetici cinesi. Gli investimenti diretti dalla Cina hanno raggiunto i 40 miliardi di dollari nel 2023, rendendola una delle principali fonti di investimenti esteri in Africa. Ancora, le istituzioni finanziarie cinesi hanno fornito più di 170 miliardi di dollari in crediti, prestiti e sovvenzioni alle nazioni africane tra il 2001 e il 2022, principalmente per finanziare progetti infrastrutturali legati all’Iniziativa Belt and Road, voluta dal Xi.


Tuttavia tutto questo attivismo presenta anche un lato negativo. L’esposizione dei paesi africani verso la Cina pone dei problemi a cui le classi dirigenti dei paesi africani non sono insensibili. Lo scorso anno la Cina ha registrato un avanzo commerciale di oltre 63 miliardi di dollari con l’Africa, in una dinamica per cui importa materie prime e vende prodotti finiti. Non a caso il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa, incontrando Xi, ha chiesto di ridurre questo divario e di investire nel manifatturiero per creare posti di lavoro. In questi giorni Xi ha anche incontrato il presidente della Repubblica democratica del Congo, Félix Tshisekedi, promettendo di approfondire la cooperazione nei settori dell’agricoltura e della lavorazione dei metalli, per aiutare il paese a “trasformare le risorse in slancio per lo sviluppo”. Il leader cinese ha inoltre promesso di consolidare la “fiducia politica reciproca”, affermando che i due paesi sono “compagni di viaggio sulla strada della modernizzazione e dovrebbero essere amici stretti con aspirazioni simili e benefici reciproci”.


La RDC fornisce oltre il 60% del cobalto della Cina, un componente chiave nelle batterie per veicoli elettrici ed elettronica, rendendola un attore chiave nella transizione dell’Asia verso l’energia verde. All’inizio di quest’anno, due società cinesi – Sinohydro Corp e China Railway Group – hanno accettato di investire fino a 7 miliardi di dollari in infrastrutture per sostenere la joint venture Sicomines per rame e cobalto. Xi ha ricevuto anche i leader di Gibuti, Comore, Mali e Togo, paesi che hanno elevato i loro rispettivi partenariati bilaterali al livello di “partenariato strategico”. Ismail Omar Guelleh, presidente di Gibuti, ha detto a Xi che il suo paese attende con impazienza di “rafforzare la comunicazione e la collaborazione nell’attuale situazione internazionale e regionale” per “promuovere la sicurezza e lo sviluppo regionale”. Gibuti è un paese particolarmente importante per Pechino nel Corno d’Africa, perché ospita l’unica base navale della marina cinese al di fuori del territorio nazionale. Incontrando il colonnello Assimi Goita, presidente ad interim del Mali controllato da una giunta militare, Xi ha dichiarato che la Cina ha “sostenuto l’autodeterminazione del popolo africano nel decidere il proprio destino futuro”. Goita, dal canto suo, ha lodato la posizione di Pechino di “opposizione all’interferenza negli affari interni di altri paesi”.

Giappone, portavoce del governo si candida come prossimo premier

Giappone, portavoce del governo si candida come prossimo premierRoma, 3 set. (askanews) – La corsa per la premiership giapponese, che verrà definita con l’elezione del nuovo leader del Partito liberaldemocratico di maggioranza il 27 settembre, si affolla sempre di più dopo l’annuncio che l’attuale primo ministro Fumio Kishida non si candiderà. Oggi il capo di gabinetto – cioè il portavoce e di fatto numero due del governo – Yoshimasa Hayashi ha annunciato la sua candidatura. Lo riferisce l’agenzia di stampa Kyodo.


Hayashi, 63 anni, è il braccio destro di Kishida dal 2023 ed è stato anche ministro degli Esteri. E’ il secondo membro del gabinetto a dichiarare la sua candidatura per la presidenza del Pld. Nel sistema politico giapponese, il leader del partito di maggioranza assume in maniera sostanzialmente automatica la carica di capo del governo. Per cui l’elezione interna al partito equivale alla corsa per assumere la testa del nuovo esecutivo.


Hayashi faceva parte della stessa fazione (habatsu) di Kishida, che ormai è sciolta. E’ considerato un pezzo forte del partito, avendo ricoperto diversi incarichi ministeriali e già una volta ha concorso alla guida del partito, nel 2012, sconfitto da Shinzo Abe. Gli osservatori della politica giapponese, ritengono che possa essere battuto ogni record sul numero di candidati alla corsa nel partito da quando il sistema di selezione è stato introdotto nel 1971. Segno della crisi di questa formazione politica, che di fatto guida il paese in maniera quasi ininterrotta dagli anni ’50 del secolo scorso, e della carenza di personalità forti in grado di gestire il post-Kishida, un leader a sua volta considerato grigio rispetto alla personalità del defunto ex premier Shinzo Abe, che è stato il più longevo primo ministro della storia nipponica.


La priorità assoluta per i candidati sarà quella di ripristinare la fiducia del pubblico in un partito, la cui immagine è stata offuscata da una serie di scandali recenti, ultimo dei quali quello dei fondi politici utilizzati in maniera impropria. Inoltre, dovranno spiegare come intendano guidare l’economia attraverso una crisi del costo della vita, affrontando sfide globali come quella della sempre maggiore assertività della Cina, della minaccia nucleare nordcoreana e della collocazione internazionale al fianco dell’Occidente e contro la Russia. L’opposizione, dal canto suo, è altrettanto debole, ma si aspetta che il nuovo primo ministro, tra i suoi primi passi, possa sciogliere la Camera dei Rappresentanti, che è la più potente delle due camere che compongono la Dieta, per andare a elezioni anticipate.


Al momento, ufficialmente sono scesi in campo il ministro del Digitale Taro Kono (61 anni), l’ex ministro della Difesa (e spesso candidato alla leadership) Shigeru Ishiba, che di anni ne ha 67, oltre all’ex ministra per la sicurezza economica Takayuki Kobayashi (49 anni). Dovrebbe, invece, annunciare la sua candidatura venerdì il 43enne Shinjiro Koizumi, ex ministro dell’Ambiente e figlio del popolare ex primo ministro Junichiro Koizumi, che è indicato dai sondaggi come il favorito.

In Sudcorea è allarme per deepfake porno, vittime giovani donne

In Sudcorea è allarme per deepfake porno, vittime giovani donneRoma, 3 set. (askanews) – In Corea del Sud c’è la percezione di una nuova emergenza che investe soprattutto le giovani donne: i deepfake, cioè le immagini di scene pornografiche che vedono inconsapevoli protagoniste ragazze le cui fattezze sono riprodotte con l’intelligenza artificiale, sono sempre più diffusi e le autorità si trovano di fronte alla difficoltà nell’affrontare una fattispecie di reato non ancora ben focalizzato.


Ieri la polizia di Seoul ha annunciato di aver avviato un’indagine nei confronti dell’app di messaggistica Telegram perché avrebbe consentito la diffusione di questo tipo di contenuti. Si tratta di una notizia che viene dopo che Pavel Durov, il fondatore della piattaforma, è stato arrestato in Francia. “Come ha fatto la Francia, l’Agenzia di polizia metropolitana di Seoul ha avviato un’indagine sull’entità aziendale di Telegram prima di procedere ufficialmente con l’incriminazione” ha dichiarato Woo Jong-soo, capo dell’Ufficio nazionale d’investigazione. “Le accuse – ha aggiunto – riguardano l’istigazione a produrre deepfake pornografici che hanno preso di mira giovani donne, comprese alcune adolescenti”.


Nell’ambito dell’indagine in corso, otto programmi automatizzati per la creazione di pornografia deepfake per Telegram sono sotto esame, insieme alle chat di gruppo responsabili della diffusione di tali contenuti, ha segnalato l’agenzia di stampa Yonhap. Ma come si è arrivati a definire questa nuova emergenza? In realtà l’Agenzia nazionale di polizia ha riferito oggi, secondo quanto riporta Yonhap, che nell’ultimo anno c’è stata un’impennata di segnalazioni e arresti relativi alla diffusione di immagini porno deepfake. Dal 2021 sono 403 gli individui arrestati per la creazione/diffusione di questo tipo di contenuti, ma il dato è in decisiva accelerazione: tra gennaio e luglio di quest’anno ci sono stati 146 arresti.


Il fenomeno s’inquadra in una più ampia impennata dei crimini sessuali nel cyberspazio, per i quali tra il 2021 e il 2023 sono stati effettuati nel paese asiatico 7.530 arresti. C’è poi un problema di perseguibilità di questi reati. Dei 403 arrestati per deepfake nel triennio, alla fine soltanto 12 (4,7%) sono stati incriminati formalmente in seguito all’indagine, che è un dato irrisorio e percentualmente persino inferiore a quello delle incriminazioni in seguito a presunti reati in ambiente cyber, che si è fertmato al 5,5%,


L’accresciuta percezione prelude probabilmente a una stretta. “I crimini sessuali digitali dovrebbero essere trattati come crimini gravi, data la velocità con cui si diffondono e il fatto che possono essere commessi utilizzando solo uno smartphone e un computer”, ha dichiarato la deputata del Partito democratico sudcoreano (maggioranza parlamentare, ma opposizione rispetto al presidente) Hwang Jung-a. Il governo, dal canto suo, ha promesso di rafforzare le norme sul tema, mentre lo stesso presidente Yoon Suk-yeol ha lanciato un appello alla correttezza ai giovani. La sensibilità sul tema, in particolare, è stata rafforzata in seguito a una scioccante inchiesta giornalistica pubblicata sul giornale Hankoriyeh, che ha svelato come, nell’ambito di due delle principali università del paese, si sono create delle vere e proprie cerchie di diffusione di deepfake nell’ambito della piattaforma Telegram. Utilizzando software Ia (intelligenza artificiale), i malintenzionati combinano innocenti immagini di giovani donne e scenari pornografici, scambiandoseli sulla piattaforma. Inoltre, esistono delle vere e proprie “stanze dell’umiliazione”, cioè chat room dedicate al revenge porn nei confronti di compagne di scuola o conoscenti, dove continuamente vengono diffusi deepfake di questo tipo. C’è poi il rischio che Secondo la BBC, che oggi ha dedicato un ampio articolo all’argomento e ha intervistato la giornalista di Hankoriyeh che ha realizzato l’inchiesta, Ko Narin, ci sono gruppi online con migliaia di membri che praticano questo tipo di scambi e studentesse di oltre 500 scuole e università, in molti casi minorenni, sono entrate nel mirino dei perpetratori di questi crimini. Che, a loro volta, sono per lo più giovani o giovanissimi.

Nordcorea, rapporto svela gli introiti illegali del regime di Kim

Nordcorea, rapporto svela gli introiti illegali del regime di KimRoma, 3 set. (askanews) – La Corea del Nord ha guadagnato più di 6 miliardi di dollari attraverso attività illecite negli ultimi sette anni. Lo stima l’Istituto per la strategia di sicurezza nazionale della Corea del Sud, che ha pubblicato un rapporto sull’economia grigia nordcoreana.


Il regime di Pyongyang è sottoposto a sanzioni internazionale a causa del suo programma di armamenti nucleari e dei suoi lanci missilistici Secondo il rapporto, le entrate della Corea del Nord derivanti da attività illegali tra il 2017 e il 2023, come il contrabbando di carbone, hanno raggiunto un totale di 6,29 miliardi di dollari.


Il rapporto ha rilevato che le esportazioni illegali di carbone dalla Corea del Nord hanno fruttato 2,15 miliardi di dollarinei sette anni presi in considerazione. La seconda voce per dimensione sono gli introiti per l’invio di lavoratori in Cina e in Russia, per un totale di 1,75 miliardi di dollari. Seguono le attività informatiche illegali per 1,35 miliardi di dollari.


Per quanto riguarda il traffico di armi, il rapporto stima che la Corea del Nord sia riuscita a incamerare 540 milioni di dollari attraverso l’esportazione di materiali militari, a partire dai proiettili di artiglieria, alla Russia lo scorso anno. Queste munizioni, secondo le accuse occidentali, sono utilizzate nella guerra in Ucraina.

Tra Cina e Giappone potrebbe ripartire la “diplomazia dei panda”

Tra Cina e Giappone potrebbe ripartire la “diplomazia dei panda”Roma, 2 set. (askanews) – Nonostante le relazioni piuttosto tese, la Cina sembra disposta a concedere in prestito a uno zoo giapponese dei panda giganti, un segnale di attenzione di Pechino che s’inquadra in quella che spesso viene definita “diplomazia dei panda”. Lo scrive oggi l’agenzia di stampa Kyodo, segnalando da fonti informate che è stato lo stesso ministro degli Esteri Wang Yi a dire che si assumerà “la responsabilità” di inviare i panda.


Wang ha ricevuto la scorsa settimana a Pechino una delegazione parlamentare multipartitica giapponese guidata dall’ex segretario generale del Partito liberaldemocratico Toshihiro Nikai, un esponente di spicco della politica nipponica. In quell’occasione si è assunto l’impegno e ha espresso il desiderio di visitare il Giappone al più presto. Durante il suo incontro a novembre dello scorso anno con Natsuo Yamaguchi, leader del partner minore della coalizione di governo giapponese, Wang aveva già mostrato un orientamento favorevole rispetto alla proposta del capo del partito buddista Komeito di concedere in affitto panda giganti allo zoo di Sendai.


Yamaguchi, durante la sua visita in Cina, aveva detto che l’affitto di panda allo zoo del nord-est del Giappone avrebbe incoraggiato le persone colpite dal devastante terremoto e tsunami del 2011 e avrebbe “svolto un ruolo importante nell’ammorbidire i sentimenti pubblici” verso il paese vicino. Un funzionario del governo giapponese ha dichiarato che nulla è stato ancora deciso riguardo al piano di concessione in affitto dei panda giganti da parte della Cina. I due governi stanno anche coordinando visite reciproche tra ministri degli esteri, con Yoshimasa Hayashi, ora capo del gabinetto, che ha viaggiato a Pechino nell’aprile dello scorso anno come ultimo alto diplomatico giapponese a farlo.


Wang, che in passato ha servito come ambasciatore cinese a Tokyo, ha visitato il Giappone per l’ultima volta nel novembre 2020. Attualmente otto panda giganti concessi in affitto dalla Cina vivono in Giappone alla fine di agosto, con quattro che risiedono presso i Giardini Zoologici Ueno di Tokyo e altri quattro presso lo zoo e parco di divertimenti Adventure World nella prefettura di Wakayama, nella parte occidentale del paese.


Una coppia di panda giganti dello zoo di Ueno sarà restituita alla Cina il 29 settembre per trattamenti a causa di problemi di salute legati all’età, secondo il governo metropolitano di Tokyo. A marzo, Tan Tan, il panda gigante più anziano del Giappone, è morto a 28 anni in uno zoo di Kobe.

Giappone, partito Kishida rilancia riforma Costituzione pacifista

Giappone, partito Kishida rilancia riforma Costituzione pacifistaRoma, 2 set. (askanews) – Il partito di governo giapponese ha concordato oggi che procederà con il suo tentativo di riformare la Costituzione pacifista, inserendo in essa una specifica menzione per le Forze di autodifesa (Jieitai), le forze armato “de facto” del paese, che sono in realtà esplicitamente vietate dall’Articolo 9 della Carta imposta alla fine della guerra dall’occupante statuniotense.


La decisione, l’ennesimo tentativo in questo senso, viene in un momento molto delicato per il Partito liberaldemocratico, che il 27 settembre dovrà votare per il suo nuovo leader che diventerà, in maniera sostanzialmente automatica, anche il nuovo primo ministro nipponico. Il percorso di riforma costituzionale è piuttosto accidentato e prevede, dopo l’approvazione dei due rami della Dieta, il parlamento nipponico, con una maggioranza qualificata dei due terzi, anche una consultazione referendaria. Sarà, quindi, il nuovo leader e dover portare avanti la riforma e dover convincere tutte le componenti del partito, nonché il partner minore della coalizione a due, che appare da sempre più freddo sulla questione.


La proposta di riforma che il partito vorrebbe realizzare è piuttosto minimale, rispetto ad altri precedenti tentativi. L’Articolo 9 manterrebbe la formulazione laddove si parla di rinuncia alla guerra e a detenere forze armate – “(…) le forze di terra, mare e aria, così come altri potenziali bellici, non saranno mai mantenuti” – ma aggiungerebbe un nuovo comma per formalizzare l’esistenza delle Forze di autodifesa spiegandone il ruolo. Le Forze di autodifesa sono state create quando gli Stati uniti si sono resi conto – con la Guerra di Corea (1950-53) – che avere un alleato regionale dotato anche di una propria capacità difensiva sarebbe stato più utile che continuare a imporre a Tokyo, potenza sconfitta nella seconda guerra mondiale, un disarmo totale.


Tuttavia l’esistenza di questo corpo non è mai stata formalizzata nella Costituzione, in vigore dal 1947, e la sua operatività, per quanto riformata più volte, resta limitata da una serie di vincoli. L’ex ministro della Difesa Shigeru Ishiba, tra i circa 10 potenziali contendenti per la corsa alla leadership del Jiminto, ha sottolineato la necessità di modificare la formulazione dell’Articolo 9 per menzionare le Forze di autodifesa, piuttosto che aggiungere una nuova sezione. Il partner di coalizione minore, il partito buddista Komeito, ha adottato una posizione più cauta sull’articolo, chiedendo una discussione approfondita.


L’attuale primo ministro Fumio Kishida, che non si è ricandidato, ha dichiarato che la decisione di lunedì prepara il terreno per i legislatori a approfondire il dibattito e a presentare un pacchetto di proposte per emendare la Costituzione a un referendum nazionale. “Dobbiamo agire tutti insieme,” ha detto Kishida ai membri del partito, secondo quanto riporta l’ageznai di stampa Kyodo. Con l’approssimarsi della fine del suo mandato, ha esortato il partito a compilare un elenco di punti principali per la riforma costituzionale entro agosto.

Nuovi guai per Telegram, indagine aperta in Corea del Sud

Nuovi guai per Telegram, indagine aperta in Corea del SudRoma, 2 set. (askanews) – Nuovi guai per Telegram, dopo l’arresto in Francia del suo fondatore Pavel Durov. La polizia della Corea del Sud ha avviato un’indagine preliminare sulla piattaforma di messaggistica istantanea con il sospetto di complicità in crimini sessuali legati ai deepfake. Lo ha dichiarato oggi il capo degli investigatori, secondo quanto riporta l’agenzia di stampa Yonhap.


“Come ha fatto la Francia, l’Agenzia di Polizia metropolitana di Seoul ha avviato un’indagine sull’entità aziendale di Telegram prima di procedere ufficialmente con l’incriminazione” ha dichiarato Woo Jong-soo, capo dell’Ufficio nazionale d’investigazione. Le accuse riguardano l’istigazione a produrre deepfake pornografici che hanno preso di mira giovani donne, comprese alcune adolescenti”, ha aggiunto. Lo scorso mese Durov, il fondatore di Telegram, è stato arrestato in Francia nell’ambito di un’indagine preliminare su presunti fallimenti nel prevenire l’uso criminale della sua piattaforma.


Woo ha riconosciuto le potenziali difficoltà nell’indagine, affermando: “Telegram non fornisce prontamente dati per le indagini, come le informazioni sugli account, a noi o ad altre autorità investigative statali, comprese quelle degli Stati uniti”. La polizia prevede di collaborare con le autorità investigative francesi e con istituzioni internazionali per trovare le vie per indagare su Telegram, ha osservato Woo. Secondo la polizia, un totale di 88 denunce di crimini sessuali legati ai deepfake sono state presentate tra lunedì e giovedì scorsi, e finora sono state identificate 24 persone come sospetti.


Nell’ambito dell’indagine in corso, otto programmi automatizzati per la creazione di pornografia deepfake per Telegram sono sotto esame, insieme alle chat di gruppo responsabili della diffusione di tali contenuti.

Sudcorea, ministro Difesa nominato: possiamo dotarci di arma nucleare

Sudcorea, ministro Difesa nominato: possiamo dotarci di arma nucleareRoma, 2 set. (askanews) – Il candidato alla carica di ministro della Difesa della Corea del Sud Kim Yong-hyun ha dichiarato oggi di essere propenso all’idea che la Corea del Sud si doti di armamento nucleare per rispondere alla minaccia della Corea del Nord.


L’armamento nucleare “è incluso tra tutte le possibili opzioni” ha affermato Kim durante un’audizione parlamentare di conferma, in risposta a una domanda sulla possibilità di lasciare spazio all’armamento nucleare, secondo quanto riporta l’agenzia di stampa Yonhap.. Parlando con i giornalisti il mese scorso, Kim aveva affermato di essere aperto a tutte le possibilità per rispondere alle minacce nucleari della Corea del Nord, pur sottolineando che l’alleanza con gli Stati Uniti rimane la base per affrontare tali minacce.

Xi Jinping riunisce a Pechino i leader dell’Africa

Xi Jinping riunisce a Pechino i leader dell’AfricaRoma, 2 set. (askanews) – La Cina continua a corteggiare i paesi dell’Africa. Il presidente Xi Jinping ha tenuto una serie di incontri con leader africani, affluiti a Pechino per prendere parte al Nono Forum sulla Cooperazione Cina-Africa (FOCAC), che inizierà mercoledì.


La Cina è stata il più grande partner commerciale dell’Africa negli ultimi 15 anni, con un volume commerciale che nel 2023 ha raggiunto un record di 282,1 miliardi di dollari. Il deficit commerciale complessivo dell’Africa rispetto alla Cina è aumentato l’anno scorso a 64 miliardi di dollari, anche se il divario si è ridotto nella prima metà del 2024 grazie alle importazioni in rapida crescita dall’Africa di prodotti agricoli, metalli, materie prime critiche per i nuovi settori energetici cinesi. Gli investimenti diretti dalla Cina hanno raggiunto i 40 miliardi di dollari nel 2023, rendendola una delle principali fonti di investimenti esteri in Africa. Ancora, le istituzioni finanziarie cinesi hanno fornito più di 170 miliardi di dollari in crediti, prestiti e sovvenzioni alle nazioni africane tra il 2001 e il 2022, principalmente per finanziare progetti infrastrutturali legati all’Iniziativa Belt and Road, voluta dal Xi.


Secondo l’agenzia di stampa statale Xinhua, almeno 50 capi di stato e di governo africani visiteranno Pechino per il forum. Pechino ha definito l’evento di tre giorni come il più grande “evento diplomatico di rilievo” ospitato dalla Cina negli ultimi anni. Xi ha incontrato il presidente della Repubblica democratica del Congo, Félix Tshisekedi, promettendo di approfondire la cooperazione nei settori dell’agricoltura e della lavorazione dei metalli, per aiutare il paese a “trasformare le risorse in slancio per lo sviluppo”. Il leader cinese ha inoltre promesso di consolidare la “fiducia politica reciproca”, affermando che i due paesi sono “compagni di viaggio sulla strada della modernizzazione e dovrebbero essere amici stretti con aspirazioni simili e benefici reciproci”.


La RDC fornisce oltre il 60% del cobalto della Cina, un componente chiave nelle batterie per veicoli elettrici ed elettronica, rendendola un attore chiave nella transizione dell’Asia verso l’energia verde. All’inizio di quest’anno, due società cinesi – Sinohydro Corp e China Railway Group – hanno accettato di investire fino a 7 miliardi di dollari in infrastrutture per sostenere la joint venture Sicomines per rame e cobalto.


Xi ha inoltre incontrato oggi anche i leader di Gibuti, Comore, Mali e Togo, paesi che hanno elevato i loro rispettivi partenariati bilaterali al livello di “partenariato strategico”. Ismail Omar Guelleh, presidente di Gibuti, ha detto a Xi che il suo paese attende con impazienza di “rafforzare la comunicazione e la collaborazione nell’attuale situazione internazionale e regionale” per “promuovere la sicurezza e lo sviluppo regionale”. Gibuti è un paese particolarmente importante per Pechino nel Corno d’Africa, perché ospita l’unica base navale della marina cinese al di fuori del territorio nazionale. Incontrando il colonnello Assimi Goita, presidente ad interim del Mali controllato da una giunta militare, Xi ha dichiarato che la Cina ha “sostenuto l’autodeterminazione del popolo africano nel decidere il proprio destino futuro”. Goita, dal canto suo, ha lodato la posizione di Pechino di “opposizione all’interferenza negli affari interni di altri paesi”. Particolarmente attivo, è anche in queste ore anche il ministro degli Esteri cinese Wang Yi. Tra gli incontri, di particolare quello con il ministro degli Esteri sudaricano Ronald Lamola, avvenuto ieri. La Cina e il Sudafrica hanno “aderito all’etica diplomatica di sfidare il potere e sostenere la giustizia”, con i loro legami che ispirano e promuovono “l’unità e l’auto-miglioramento” del Sud Globale, ha detto Wang a Lamola, secondo il resoconto dell’incontro fornito dal ministero degli Esteri cinese. Lamola ha detto che il suo paese sostiene il crescente ruolo della Cina nelle piattaforme multilaterali come il G20 e i Brics. Incontrando la ministra degli Esteri senegalese Yassine Fall ieri, Wang ha lodato il ruolo del Senegal come co-presidente del FOCAC e ha detto che Pechino sostiene fermamente i paesi africani nella salvaguardia dei loro legittimi diritti allo sviluppo. Il Senegal ha ospitato l’ultimo FOCAC nella sua capitale Dakar nel novembre 2021, con Xi che ha tenuto un discorso virtuale. Il FOCAC di quest’anno affronterà quattro temi principali: governance, industrializzazione e modernizzazione agricola, pace e sicurezza, e lo sviluppo dell’iniziativa Belt and Road di Pechino. L’evento si concluderà con due documenti – una “dichiarazione d’intenti” e un “piano d’azione” – per guidare la cooperazione Cina-Africa nei prossimi tre anni.