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Sorella di Kim: ok a visita Kishida, se rinuncia a questione rapiti

Sorella di Kim: ok a visita Kishida, se rinuncia a questione rapitiRoma, 15 feb. (askanews) – La potente sorella del leader nordcoreano Kim Jong Un, Kim Yo Jong, ha affermato che una visita del primo ministro giapponese Fumio Kishida a Pyongyang sarà “possibile” se Tokyo non renderà la questione dei rapimenti di cittadini giapponesi un ostacolo. Lo ha riferito oggi l’agenzia di stampa ufficiale nordcoreana KCNA.


Le parole di Kim Yo Jong appaiono come un’indiretta risposta a Kishida, il quale ha dichiarato alla fine della scorsa settimana che Tokyo ha compiuto “vari sforzi concreti” per realizzare un vertice con Kim Jong Un, con l’obiettivo di risolvere l’annosa questione dei rapimenti effettuati da agenti nordcoreani negli anni ’70-’80 in Giappone e in altri paesi, anche europei. La sorella di Kim – che ufficialmente è presentata come vicedirettrice di dipartimento del Comitato centrale dei Partiti dei lavoratori coreani – è considerata uno dei principali esponenti del regime nordcoreano e spesso presta il volto a posizioni di politica estera di Pyongyang. In questo comunicato, però, ci tiene a sottolineare come la dichiarazione sia una “opinione personale” e di non essere “nella posizione di commentare ufficialmente” le reazioni tra Pyongyang e Tokyo. Insomma, un segnale informale a Tokyo che va letto in controluce.


“Il primo ministro giapponese Kishida, in una recente riunione della commissione Bilancio della Camera dei rappresentanti (giapponese), avrebbe affermato di sentire fortemente il bisogno di cambiare coraggiosamente l’attuale situazione tra il Giappone e la RPDC (Repubblica popolare democratica di Corea, nome ufficiale della Nordcorea, ndr.). Egli ha inoltre sottolineato la necessità di stabilire attivamente rapporti con il Presidente degli Affari di Stato della Repubblica popolare democratica di Corea (Kim Jong Un, ndr.), aggiungendo che sta compiendo sforzi costanti in tal senso attraverso diversi canali”, ha premesso la sorella di Kim. “Penso che non ci sarebbe motivo di non apprezzare il suo recente discorso come positivo, se fosse motivato dalla sua reale intenzione di liberarsi coraggiosamente dalle catene del passato e promuovere le relazioni RPDC-Giappone”, ha continuato. “E’ un fatto riconosciuto da tutti che i rapporti tra i due paesi si sono deteriorati da decenni, da quando il Giappone ha posto con insistenza come precondizione la soluzione della questione dei rapimenti, che è già stata risolta, o la soluzione di questioni nucleari e missilistiche, che non hanno nulla a che fare con il risanamento delle relazioni RPDC-Giappone”, ha detto ancora Kim. “E’ mia opinione – ha proseguito – che se il Giappone prendesse la decisione politica di aprire un nuovo modo di ricucire le relazioni attraverso un comportamento cortese e un’azione affidabile, sulla base di una coraggiosa rottura con l’ostilità anacronistica e richieste impossibili da ottenere, riconoscendosi a vicenda, i due paesi potranno aprire costruire un nuovo futuro insieme”.


Non si tratta di una vera apertura. Il Giappone considera centrale la soluzione della vicenda dei rapiti. Durante gli anni ’70 e ’80 si verificarono una serie di rapimenti di cittadini giapponesi e non da parte della Corea del Nord. Tokyo ha finora identificato 17 cittadini giapponesi come vittime di rapimenti. Nel settembre 2002, la Corea del Nord ha ammesso per bocca dell’allora leader Kim Jong Il (padre di Kim Jong Un) di aver rapito cittadini giapponesi, durante uno storico vertice con l’allora primo ministro nipponico Junichiro Koizumi, volato a Pyongyang. Nell’ottobre dello stesso anno, cinque rapiti tornarono in Giappone. Per quanto riguarda il resto dei rapiti giapponesi, Pyongyang “non ha ancora fornito alcuna spiegazione accettabile, nonostante l’impegno esplicito della Corea del Nord al vertice Giappone-RPDC del maggio 2004 di riprendere immediatamente indagini approfondite per ottenere un resoconto completo”, sostiene il ministero degli Esteri giapponese. “Il rapimento di cittadini giapponesi – continua – è una questione critica che riguarda la sovranità del Giappone e la vita e la sicurezza dei cittadini giapponesi. Senza la risoluzione di questo problema non potrà esserci alcuna normalizzazione delle relazioni tra Giappone e Corea del Nord. Il governo del Giappone è pienamente impegnato a compiere tutti gli sforzi possibili per realizzare il ritorno di tutti i rapiti in Giappone il più rapidamente possibile”.


Quindi la condizione suggerita da Kim Yo Jong, che ha invitato Kishida ad avere “la sagacia e l’intuizione strategica” di guardare al futuro “invece di attenersi al passato”, non ponendo “in futuro un ostacolo come la già risolta questione dei rapimenti”, per aprire la strada a una visita a Pyongyang, non sembra una vera e propria apertura da parte del regime di Kim. La Corea del Nord sostiene che i 12 rimanenti rapiti, di cui non si conoscono le sorti, o sono morti o non sono mai entrati nel paese.

Lutto nel mondo della musica, morto il maestro Seiji Ozawa

Lutto nel mondo della musica, morto il maestro Seiji OzawaRoma, 9 feb. (askanews) – Il grande direttore d’orchestra giapponese Seiji Ozawa, che è stato a capo della Boston Symphony Orchestra, è morto martedì per insufficienza cardiaca nella sua casa di Tokyo. Aveva 88 anni. Lo scrivono oggi i media giapponesi.


“Porgo le mie più sincere condoglianze per il decesso di Seiji Ozawa”, ha scritto su X il primo ministro nipponico Fumio Kishida. “E’ stato – ha aggiunto – un grande direttore d’orchestra, di levatura mondiale, acclamato oltre le frontiere, una leggenda di cui il Giappone è fiero”. Ozawa era nato nell’ex Manciuria, ora parte della Cina nordorientale. Dopo un infortunio sportivo (praticava il rugby), rinunciò a diventare pianista, ma non alla musica, studiando da direttore d’orchestra con il musicista Hideo Saito alla Toho Gakuen School of Music di Tokyo.


Dopo essersi diplomato, Ozawa partì per l’Europa e vinse il Concorso di Besançon per giovani direttori d’orchestra in Francia nel 1959. Studiò poi con Herbert von Karajan e fu invitato dal direttore d’orchestra e compositore Leonard Bernstein, di cui diventò assistente direttore della New York Philharmonic negli Stati Uniti. Nel 1973 Ozawa divenne il primo direttore musicale asiatico della Boston Symphony Orchestra, servendo anche come direttore musicale presso la prestigiosa Opera di Stato di Vienna dal 2002 al 2010.


Fu inoltre fondatore della Saito Kinen Orchestra, per commemorare il suo maestro Saito, e inventò il Saito Kinen Festival Matsumoto, ora noto come Seiji Ozawa Matsumoto Festival, nella città di Matsumoto. Nel 2016, l’album “L’Enfant et les Sortileges” (“Il bambino e gli incantesimi”), una registrazione dal vivo di un’esibizione d’opera in questo festival, ha vinto un Grammy Award.


Ozawa ha anche diretto la Filarmonica di Berlino e la Filarmonica di Vienna, ha presieduto accademie di musica da camera e scuole di musica, dedicandosi alla formazione di giovani musicisti. In Giappone è stato molto legato alla New Japan Philharmonic e alla Mito Chamber Orchestra. Ozawa ha ricevuto numerosi riconoscimenti a livello nazionale e internazionale. Tra questi l’Ordine della Cultura in Giappone e la Legione d’Onore francese.

Miss Japan “ucraina” la lascia corona: relazione con uomo sposato

Miss Japan “ucraina” la lascia corona: relazione con uomo sposatoRoma, 6 feb. (askanews) – Mai concorso di bellezza in Giappone è stato così contestato. Carolina Shiino – ragazza nippo-ucraina vincitrice di Miss Japan 2024 tra le proteste di chi non apprezzava il fatto che non fosse stata eletta una tipica bellezza nipponica – ha dovuto mollare il titolo dopo un mese dal concorso, dopo che un settimanale ha rivelato che avrebbe una relazione con un uomo sposato.


Gli organizzatori del concorso hanno annunciato che è stata la stessa ventiseienne a rinunciare al titolo conquistato sul campo nel concorso del 22 gennaio scorso. E’ finita così la favola della prima ragazza di origine europea a vincere il concorso di bellezza giapponese più prestigioso. Nata da genitori ucraini, Carolina Shiino è cresciuta a Nagoya, dopo essere arrivata in Giappone all’età di 5 anni. Solo nel 2022 ha potuto ottenere la naturalizzazione.


La sua elezione a Miss Japan aveva diviso a metà la pubblica opinione nipponica. Coloro che hanno apprezzato la nomina hanno sostenuto che l’identità giapponese deve giocoforza essere ricdefinita, in un momento in cui ormai milioni di residenti sono di origine straniera. D’altro canto, i detrattori si sono chiesto come potesse mai rappresentare la “bellezza giapponese” una giovane donna dai tratti inequivocabilmente europei. A togliere, in un certo senso, le castagne dal fuoco, è arrivato il settimanale Shukan Bunshun che, giovedì scorso, ha rivelato la relazione di Shiino con un noto medico-influencer sposato. Il che va a scontrarsi con l’idea che le concorrenti ai concorsi di bellezza debbano avere una vita privata irreprensibile.


In seguito alla rivelazione, l’Associazione Miss Japan ha dichiarato di aver accettato la richiesta della ragazza di rinunciare al titolo e di “riflettere seriamente sulla nostra responsabilità nel provocare questa serie di disordini”. Ha anche presentato “profonde scuse” alle parti interessate, a partire da sponsor e giudici, e ha affermato che il titolo rimarrà vacante per il resto dell’anno. Shiino, dal canto suo, dopo la rivelazione della relazione, ha detto che in un primo momento era troppo spaventata e confusa per dire la verità dopo la pubblicazione dell’articolo. “Sono davvero dispiaciuta per gli enormi guai che ho causato e per aver tradito coloro che mi hanno sostenuto”, ha scritto su Instagram.


I media giapponesi hanno riferito che gli organizzatori del concorso avevano inizialmente sostenuto Shiino dopo le rivelazioni e dopo che lei aveva detto alla sua agenzia di modelle di aver interrotto la relazione quando aveva scoperto che l’uomo era sposato. Ma lunedì l’agenzia stessa ha riferito di aver verificato che Shiino aveva continuato a vedere l’uomo anche dopo aver conosciuto il suo stato coniugale. Al di là della vicenda del matrimonio, l’elezione di Shiino poteva rappresentare un importante balzo in avanti nella cultura popolare giapponese, ancora intrisa di un certo sciovinismo. La stessa ragazza aveva rivelato di essere stata tante volte discriminata per le sue origini straniere. Le candidate a Miss Japan devono possedere la cittadinanza giapponese, non essere sposate e avere un’età compresa tra 17 e 26 anni alla fine dell’anno di presentazione della domanda. Nel selezionare i vincitori, il concorso afferma di giudicare i candidati in base alla loro forza interiore, al loro aspetto e alle loro azioni. Shiino, intervistata dall’agenzia di stampa Kyodo, ha detto prima di dimettersi che accoglieva con favore la discussione sulla sua selezione e rispettava le persone che si oppongono alla sua vittoria sulla base del fatto che non corrisponde all’immagine di Miss Giappone. “Non ho un sentimento negativo verso questo modo di pensare. Piuttosto, credo che tali punti di vista offrano un’opportunità di riflessione”.

Sudcorea, first lady nei guai per una borsetta di Dior

Sudcorea, first lady nei guai per una borsetta di DiorRoma, 26 gen. (askanews) – Una borsetta di Dior sta mettendo a rischio la tenuta del governo conservatore sudcoreano di Yoon Suk-yeol, a pochi mesi da elezioni parlamentari cruciali per il paese al centro di una grande partita geopolitica. Oggi l’opposizione è partita all’attacco, accusando Yoon di aver coperto illeciti che coinvolgono la moglie, Kim Keon-hee, la quale avrebbe accettato un regalo improprio. Attacchi che vengono dopo che la vicenda ha provocato una frattura all’interno dello stesso partito di maggioranza.

Il principale leader dell’opposizione, Lee Jae-myung, ha accusato il presidente d’interferire negli affari del Partito del potere del popolo (PPP) di maggioranza, volendo coprire i sospetti sulla consorte. I commenti fanno seguito allo scontro pubblico di Yoon con Han Dong-hoon, il capo della formazione al potere, sulle accuse secondo cui la first lady avrebbe ricevuto in regalo una borsa di lusso da circa 2mila euro nel 2022 dal pastore metodista coreano-americano Choi Jae-young, il quale ha avuto la pessima idea in seguito di pubblicare le foto della first lady che accetta il regalo sull’app di comunicazioni Kakao Talk.

“Il presidente non solo non riesce a comunicare con il pubblico, ma è anche attivamente coinvolto nel nascondere i sospetti sulla first lady, la palese interferenza nelle questioni del partito e l’ingerenza nelle elezioni”, ha affermato il deputato Lee, presidente del principale partito di opposizione, il Partito democratico (DP). Secondo l’opposizione, la first lady avrebbe violato una precisa norma che vieta a consorti di funzionari pubblici di accettare regali di valore superiore a 1 milione di won (688 euro). Ma, sullo sfondo di questa vicenda, c’è una partita tutta interna al partito di maggioranza, che si trova ad affrontare difficili elezioni parlamentari ad aprile. La spaccatura tra Yoon e Han è particolarmente pesante per il PPP, perché i due sono stati stretti alleati fin da quando ricoprivano gli incarichi di pubblici ministeri. I due si sarebbero divisi, secondo i media sudcoreani, in realtà soprattutto sul tema delle candidature.

L’Ufficio della presidenza sudcoreana, dal canto suo, ha ammesso che la first lady ha accettato il regalo del pastore, ma ha segnalato che questo è stato messo a disposizione dell’ufficio come proprietà del governo. Tuttavia, uno dei più stretti alleati di Han nel partito di maggioranza, Kim Kyung-yul, ha tirato una sciabolata al presidente, che sarebbe infuriato secondo i media locali, paragonando la consorte del presidente sudcoreano a Maria Antonietta. E, come si sa, la coppia reale francese finì ghigliottinata. Il capo dell’ufficio di Yoon – a quanto riferisce il Financial Times – ha chiesto le dimissioni di Han da numero uno del partito, posizione che ha assunto un mese fa. Questi ha rimandato al mittente la richiesta.

Attualmente, nell’Assemblea nazionale il DP è in maggioranza. I sondaggi suggeriscono una corsa testa-a-testa tra il partito che ha espresso il presidente Yoon (e che oggi appare attraversato da una velenosa battaglia interna) e il DP stesso, con una quota enorme di indecisi tra gli elettori. Tutto ciò mentre il tasso di popolarità del presidente è al suo livello minimo in nove mesi, in un paese che elegge e brucia leader in maniera spesso piuttosto radicale.

Giappone: nel ’23 79% turisti stranieri rispetto a livello pre-Covid

Giappone: nel ’23 79% turisti stranieri rispetto a livello pre-CovidRoma, 17 gen. (askanews) – Lo scorso anno il Giappone ha accolto 25,06 milioni di visitatori, raggiungendo il 79% del livello pre-pandemia nel 2019, grazie all’allentamento delle restrizioni alle frontiere e dello yen debole. Lo ha riferito l’Organizzazione nazionale del turismo nipponica (JNTO), diffondendo le sue stime ufficiali.

La cifra per il 2023 si confronta con 3,83 milioni nel 2022, quando i confini del Paese sono stati chiusi ai turisti per la maggior parte dell’anno. I vicini del Giappone sono tra i maggiori contributori al boom del turismo in entrata. La Corea del Sud, i cui legami politici con il Giappone sono stati ristabiliti sotto la guida del presidente Yoon Suk-yeol e del primo ministro Fumio Kishida, ha inviato 6,95 milioni di visitatori, pari al 28% degli arrivi totali. Si tratta del 25% in più rispetto al 2019 e del numero più alto tra tutti i paesi.

I singaporiani sono aumentati del 20% a 591.300, sfruttando la forza della loro valuta contro lo yen. I visitatori provenienti da Indonesia, Vietnam e Filippine sono tutti aumentati rispetto a quattro anni prima.

Al contrario, la Cina, un tempo il maggiore paese d’origine del turismo in entrata in Giappone, ha perso slancio, con soli 2,42 milioni di arrivi, ovvero il 25% del livello del 2019, in parte a causa del rallentamento economico e dell’inasprimento delle relazioni per il rilascio da parte del Giappone delle acque reflue trattate della centrale nucleare di Fukushima nell’oceano. Anche se il totale annuo è risultato inferiore al livello del 2019, gli arrivi mensili hanno superato i livelli del 2019 da ottobre. Solo nel mese di dicembre, il Giappone ha accolto 2,73 milioni di turisti, in crescita dell’8% rispetto a quattro anni prima.

I turisti stranieri hanno speso la cifra-record di 5.290 miliardi di yen (33 miliardi di euro) nel 2023, in aumento del 10% rispetto al 2019. La spesa pro capite è aumentata del 34%. Con il numero di turisti in aumento, sono tuttavia aumentate le preoccupazioni per la carenza di manodopera e l’eccessivo turismo: congestione e altri problemi causati da un eccesso di turisti.

Cina, reddito pro-capite 2023 è stato di oltre 5mila euro

Cina, reddito pro-capite 2023 è stato di oltre 5mila euroRoma, 17 gen. (askanews) – Nel 2023, il reddito disponibile pro capite dei cinesi residenti è stato di 39.218 yuan (5.047 euro), con un aumento nominale del 6,3% rispetto a quello dell’anno precedente e un aumento reale del 6,1% al netto dell’inflazione. Lo ha reso noto oggi l’Ufficio nazionale di statistica cinese.

In termini di residenti permanente (compresi quindi gli stranieri), il reddito disponibile pro capite delle famiglie urbane è stato di 51.821 yuan (6.668 euro), con una crescita nominale del 5,1% rispetto a quella dell’anno precedente e una crescita reale del 4,8% al netto dell’inflazione. Il reddito disponibile pro capite delle famiglie rurali è stato di 21.691 yuan (2.791 euro), una crescita nominale del 7,7% rispetto a quella dell’anno precedente e una crescita reale del 7,6% al netto dei fattori di prezzo.

La media del reddito disponibile pro capite a livello nazionale è stata di 33.036 yuan (4.251 euro), un aumento nominale del 5,3% rispetto a quello dell’anno precedente. Nel 2023, la spesa per consumi pro capite a livello nazionale è stata di 26.796 yuan (3.448 euro), con una crescita nominale del 9,2% rispetto all’anno precedente, o una crescita reale del 9,0% al netto dei fattori di prezzo.

Premier Cina: vogliamo un commercio più robusto con l’Ue

Premier Cina: vogliamo un commercio più robusto con l’UeRoma, 17 gen. (askanews) – Il premier cinese Li Qiang ha detto al capo della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che il Pechino vuole importare dall’Unione europea più prodotti in linea con la domanda del mercato, chiedendo al tempo stesso il blocco ad allentare le restrizioni sulle esportazioni di prodotti hi-tech imposte alla Cina. Lo si evince nel resoconto dell’incontro di ieri a Davos, diffuso oggi dal ministero degli Esteri cinese.

“La Cina è pronta a importare dall’Ue più prodotti in linea con la domanda del mercato e spera che l’Ue allenti le restrizioni all’esportazione di prodotti hi-tech verso la Cina”, ha affermato Li nel suo secondo incontro con la presidente della Commissione europea in oltre un mese. Li ha anche affermato che Pechino spera di approfondire i rapporti con l’Ue e che le due parti collaborino per promuovere uno sviluppo più equilibrato nel commercio bilaterale, sottolineando che nel complesso i legami Cina-Ue sono rimasti stabili nonostante i cambiamenti e le turbolenze globali.

Nell’ultimo anno, le relazioni commerciali tra Pechino e Bruxelles sono state piuttosto tese, con entrambe le parti che si sono scambiate accuse di protezionismo. L’Ue ha anche lamentato un deficit commerciale vicino ai 400 miliardi di euro. Inoltre Bruxelles ha aperto indagino nei confronti delle sovvenzioni governative alla produzione di veicoli elettrici cinesi e sui prodotti siderurgici. Si tratta dell’anticamera dell’introduzione di dazi.

Pechino, dal canto suo, ha risposto con un’indagine antidumping sul brandy, una misura che rischia di danneggiare in particolare le importazioni dalla Francia. “Noi ci attendiamo che l’Ue sostenga la giustizia, il rispetto e la trasparenza nelle questioni economiche e commerciali, tratti le imprese cinesi in modo equo e introduca con prudenza politiche economiche e commerciali restrittive e adotti rimedi commerciali”, ha affermato il capo dell’esecutivo cinese.

Von der Leyen, con un tweet su X, ha definito “buono e franco” il suo incontro con Li, aggiungendo che “dobbiamo agire per riequilibrare il nostro commercio ed evitare politiche distorte” perché “le imprese dell’Ue meritano condizioni di parità”.

Cina, nel 2023 la popolazione è calata di oltre 2 milioni

Cina, nel 2023 la popolazione è calata di oltre 2 milioniRoma, 17 gen. (askanews) – La popolazione della Cina è diminuita di oltre 2 milioni lo scorso anno, registrando il primo calo in 60 anni e segnalando il picco di mortalità più alto da 50 anni a questa parte. Lo ha affermato oggi l’Ufficio nazionale di statistica di Pechino.

La notizia viene in un momento in cui il paese si trova ad affrontare un rallentamento vistoso della sua crescita, un tempo ritenuta inarrestabile. Nel 2023 il Pil cinese – secondo i dati ufficiali – è cresciuto del 5,2%, un dato tra i peggiori, secondo solo al 3% del 2022, quando però Pechino aveva ancora in piedi le draconiane misure “Zero Covid” che hannno prodotto gravi ripercussioni sull’economia. Secondo i dati ufficiali, la popolazione della Cina continentale è scesa di 2,08 milioni lo scorso anno a 1,4097 miliardi, rispetto a 1,4118 miliardi nel 2022.

L’anno scorso sono nati 9,02 milioni di bambini, in calo del 5,6% rispetto ai 9,56 milioni del 2022, secondo l’ufficio di statistica. Il tasso di natalità è stato il più basso da quando sono iniziate le registrazioni, nel 1949, con 6,39 nascite ogni 1.000 persone rispetto alle 6,77 del 2022. Nel 2023, inoltre, sono morte 11,1 milioni di persone, 690.000 in più rispetto al 2022, spingendo il tasso di mortalità nazionale a 7,87 per 1.000 persone. Nel 2022 era stato il 7,37 per mille, mentre il livello più alto mai registrato è stato l’8,06 per mille persone registrato nel 1969.

La Cina ha potuto contare per decenni sul cosiddetto dividendo demografico: una grande disponibilità di manodopera a basso costo, che ha alimentato lo sviluppo della sua struttura industriale e che l’ha resa la “fabbrica del mondo”. Quel periodo, però, è ormai alle spalle. Oggi la Cina è di fatto il secondo paese più popolato al mondo, dopo l’India, ed è uno con l’età media più elevata. Negli ultimi anni Pechino ha varato una serie di misure nel tentativo di invertire la tendenza all’invecchiamento e anche di aumentare le nascite, ma non hanno prodotto risultati. Nel 2021, Pechino ha allentato le restrizioni sulle nascite per consentire alle coppie di avere tre figli, dopo aver abbandonato la politica del figlio unico nel gennaio 2016 a favore di una politica dei due figli.

La politica dei tre figli è stata seguita da una serie di incentivi da parte dei governi locali, che vanno dal congedo parentale prolungato ai tagli fiscali e ai premi in denaro per le famiglie con più di un figlio. Ma tutto q uesto non è evidentemente bastato.

Xi Jinping: la Cina deve diventare una superpotenza finanziaria

Xi Jinping: la Cina deve diventare una superpotenza finanziariaRoma, 16 gen. (askanews) – La Cina deve diventare una “superpotenza finanziaria” con un sistema tuttavia “distinto dai modelli occidentali”. L’ha affermato oggi il presidente cinese Xi Jinping, nello stesso giorno in cui il suo primo ministro, Li Qiang, segnalava a Davos il raggiungimento dell’obiettivo di crescita posto per il 2023, con un Pil cresciuto del 5,2%.

“Una superpotenza finanziaria deve basarsi su solide basi economiche”, ha affermato Xi in una riunione di alto livello tenuta presso la Scuola centrale del Partito comunista cinese, citato dall’agenzia di stampa ufficiale Xinhua. “Deve avere – ha aggiunto – una forza nazionale economica, tecnologica e globale leader a livello mondiale”. Xi – parlando di fronte a sei degli altri sette membri del Comitato permanente del Politburo (l’ottavo, il premier, era a Davos) e a molti alti esponenti dell’industria cinese – ha sottolineato come il percorso della Cina verso la leadership economica non può essere quello tracciato dalle economie occidentali, perché Pechino deve essere comunque in linea con la guida del Partito comunista e deve essere principalmente incentrato sull’economia reale.

Il presidente ha inoltre evidenziato come una valuta forte, una banca centrale solida e la relazione con istituzioni finanziarie sia nazionali che internazionali sono fondamentali per lo status di superpotenza, così come una forte supervisione e talento. Xi ha anche posto l’accento sull’importanza della regolamentazione finanziaria e ha ribadito l’enfasi sulla repressione della corruzione. “La regolamentazione finanziaria deve avere denti”, ha affermato il numero uno cinese. “Tutte le località devono adottare una pianificazione complessiva e puntare alla gestione del rischio e il mantenimento della stabilità”.

E, rispetto al tema del rischio, Xi ha affermato che la “corruzione deve essere punita risolutamente e il rischio morale deve essere rigorosamente prevenuto”. La Cina si concentrerà, ha affermato, sul rafforzamento della propria competitività e influenza sulle regole internazionali, promuovendo l’apertura finanziaria: “Razionalizzeremo le misure restrittive, miglioreremo la trasparenza, la stabilità e la prevedibilità della nostra politica e regoleremo gli investimenti e le attività finanziarie all’estero, migliorando il sostegno finanziario all’iniziativa Belt and Road”, ha affermato.

La Cina si trova in questo momento di fronte a sfide economiche importanti. Da un lato la crisi di liquidità del settore immobiliare, che rischia di contagiare le banche, mentre il sistema subisce spinte deflazionistiche. Inoltre, tra i rischi, ci sono quelli connessi all’indebitamento piuttosto opaco dei veicoli d’investimento degli enti locali, che a sua volta potrebbe creare un grave pericolo per il sistema bancario.

La Corea del Sud costruirà cluster produzione chip da 432 mld euro

La Corea del Sud costruirà cluster produzione chip da 432 mld euroRoma, 15 gen. (askanews) – La Corea del Sud ha svelato il suo piano per creare quello che definisce un “mega cluster di semiconduttori” nel sud di Seoul entro il 2047, promuovendo un investimento totale di 622mila miliardi di won (432 miliardi di euro) con Samsung Electronics Co. e SK hynix Inc. Lo riferisce l’agenzia di stampa Yonhap.

L’infrastruttura comprenderà varie zone industriali nella provincia meridionale di Gyeonggi, vanterà una superficie totale di 21 milioni di metri quadrati e avrà una capacità produttiva mensile di 7,7 milioni di wafer entro il 2030, secondo la dichiarazione congiunta dei ministeri dell’industria e della scienza di Seoul. Nel dettaglio, il governo prevede di istituire zone esclusive per l’industria dei semiconduttori a Pangyo, insieme a fonderie e impianti di produzione di chip di memoria a Hwaseong, Yongin, Icheon e Pyeongtaek.

La Corea del Sud costruirà inoltre una zona industriale per le imprese di materiali, componenti e attrezzature ad Anseong, con strutture di ricerca e sviluppo a Giheung e Suwon. Secondo il piano, l’area, che attualmente ospita 21 impianti di fabbricazione, ospiterà altri 16 stabilimenti entro il 2047, di cui tre destinati alla ricerca.

“Completando in anticipo la costruzione del mega cluster dei semiconduttori, otterremo la massima competitività mondiale nel settore dei chip e offriremo posti di lavoro di qualità per le generazioni più giovani”, ha affermato il ministro dell’Industria Ahn Duk-geun. Nel dettaglio, Samsung Electronics prevede di investire un totale di 500mila miliardi di won (347 miliardi di euro) per il progetto, compreso il budget di 360mila miliardi di won (250 miliardi di euro) per sei nuovi stabilimenti a Yongin, 33 chilometri a sud di Seoul. Inoltre investirà 120mila miliardi di won (83,3 miliardi di euro) per costruire tre nuove fabbriche a Pyeongtaek, 54 chilometri a sud di Seoul, insieme a tre fabbriche di ricerca a Giheung con 20mila miliardi di won (13,9 miliardi di euro).

Secondo il ministero, il secondo produttore di chip della Corea del Sud, SK Hynix, stanzierà 122mila miliardi di won (84,7 miliardi di euro) per costruire quattro nuovi stabilimenti a Yongin. Sulla base degli investimenti del settore privato, il governo prevede che il complesso possa vantare una capacità produttiva da leader mondiale nei chip con processori a 2 nanometri e memoria ad elevata larghezza di banda. Da questo megaprogetto dovrebbe poi derivare una ricadutqa occupazionale da 3,46 milioni di posti di lavoro. Entro il 2030 la Corea del Sud rappresenterà 10% del mercato globale dei chip non di memoria, in netto aumento rispetto alla stima attuale del 3%.