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Dipartimento Stato Usa cambia scheda su Cina, Pechino irritata

Dipartimento Stato Usa cambia scheda su Cina, Pechino irritataRoma, 20 feb. (askanews) – Il Dipartimento di Stato degli Stati uniti ha eliminato dalla sua scheda informativa sui paesi, disponibile sul sito web, il nome ufficiale Repubblica popolare cinese per la Cina, in una ridefinizione delle note esplicative che suggerisce il cambiamento d’approccio dell’Amministrazione Trump rispetto alla precedente Amministrazione Biden. La prima reazione di Pechino a questi cambiamenti è apparsa piuttosto irritata.


Nel “fact-sheet” del Dipartimento di Stato ci si riferisce a Pechino non più come Repubblica popolare cinese, ma semplicemente come Cina. Questa correzione viene dopo che, la scorsa settimana, è stata eliminata la frase: “Non sosteniamo l’indipendenza di Taiwan”, che ha provocato una netta reazione cinese e un commento positivo taiwanese. La scheda informativa recita: “La competizione strategica è l’inquadramento attraverso il quale gli Stati Uniti vedono il loro rapporto con la Cina”. La differenza rispetto allo stesso documento sotto la precedente amministrazione è evidente: “La competizione strategica è l’inquadramento attraverso il quale gli Stati Uniti vedono il loro rapporto con la Repubblica Popolare Cinese (RPC)”.


Nikkei Asia fa notare che i tre comunicati che costituiscono la base delle relazioni diplomatiche tra Washington e Pechino — emessi nel 1972, 1979 e 1982 — facevano tutti riferimento alla Cina con il suo nome ufficiale, “Repubblica popolare cinese”. E anche nei precedenti comunicati prodotti dopo l’arrivo di Donald Trump alla Casa bianca, la denominazione Rpc era la prassi. “Il Dipartimento di Stato aggiorna regolarmente il proprio sito web e le schede informative. La scheda informativa sulla Cina è stata aggiornata per riflettere le politiche e le priorità dell’attuale amministrazione in relazione alla Cina e al rapporto USA-Cina”, ha dichiarato un portavoce del Dipartimento di Stato a Nikkei Asia.


La scheda, in effetti,segnala anche un netto cambio di priorità. Mentre la versione dell’amministrazione Biden parlava di lavorare a stretto contatto con alleati e partner per affrontare la RPC “da una posizione di forza”, la nuova scheda afferma che gli USA gestiranno il loro rapporto con la Cina “sotto i principi della reciprocità e della correttezza”. Ma, più che la parte politica, è quella economica che diventa preponderante. La Cina – recita – ha “uno dei più restrittivi contesti d’investimento al mondo”. Inoltre, “è impegnata in pratiche ingiuste, come il lavoro forzato e massicci sussidi statali, che mettono le imprese americane in svantaggio e le rendono complici negli abusi dei diritti umani in Cina”. Inoltre, Washington si impegna a “contrastare l’attività informatica dannosa del Partito comunista cinese (PCC) contro il governo degli Usa”. Il ministero degli Esteri cinese ha risposto in maniera molto irritata ai cambiamenti prodotti. “La modifica da parte del Dipartimento di Stato Usa della pagina dedicata alle relazioni Usa-Cina e della relativa lista dei fatti distorce la verità, calunnia la politica diplomatica cinese e alimenta la cosiddetta competizione strategica tra Cina e Stati uniti. La Cina esprime il proprio forte malcontento e si oppone fermamente”, ha affermato il portavoce Guo Jiakun nell’odierna conferenza stampa a Pechino.


“Invitiamo gli Stati Uniti – ha continuato – a tradurre in azioni concrete gli importanti accordi raggiunti durante il dialogo tra i capi di Stato dei due paesi, a cessare di fuorviare il popolo americano e la comunità internazionale, a smettere di screditare e fare pressioni sulla Cina, e ad adottare un approccio obiettivo e razionale nella gestione delle relazioni sino-americane, al fine di promuoverne uno sviluppo stabile, sano e sostenibile”.

Giappone preoccupato per dazi 25% su auto annunciati da Trump

Giappone preoccupato per dazi 25% su auto annunciati da TrumpRoma, 19 feb. (askanews) – Il governo giapponese ha indicato che monitorerà con attenzione l’imposizione di nuovi dazi del 25% dal 2 aprile annunciata dal presidente Usa Donald Trump, in particolare per quanto riguarda le auto, che potrebbero avere un effetto sull’industria nipponica.


“Abbiamo sollevato la questione presso il governo statunitense, evidenziando l’importanza della nostra industria automobilistica. Continueremo ad analizzare accuratamente i dettagli delle misure che verranno rese note, nonché i loro impatti sul nostro Paese, per rispondere in modo adeguato”, ha detto in conferenza stampa il capo di gabinetto e principale portavoce del governo Yoshimasa Hayashi. Non è ancora chiaro se questi dazi interesseranno anche le auto giapponesi. Il ministro dell’Economia, Commercio e Industria Yoji Muto ha confermato l’attenzione di Tokyo. “Procederemo a esaminare con attenzione i dettagli specifici e gli impatti di tali misure sul nostro Paese e, tenuto conto dell’importanza dell’industria automobilistica, adotteremo le misure appropriate”, ha detto il rappresentante del governo.


Tokyo, tuttavia, si mantiene piuttosto prudente. Il primo ministro Shigeru Ishiba si tenuto abbottonato. “Non siamo in grado di rispondere a domande ipotetiche”, ha detto il capo dell’esecutivo, segno che i canali con Washington sono aperti. In particolare, il gabinetto nipponico intende ricordare all’amministrazione Trump il contributo delle aziende giapponesi all’economia e all’occupazione statunitense, al fine di evitare un aumento delle tariffe. Secondo la Japan Automobile Manufacturers Association, nel 2024 sono stati esportati oltre 1,33 milioni di automobili giapponesi verso gli Stati uniti, che rappresentano un terzo del totale delle esportazioni di automobili nipponiche. Di questi,e, quasi la metà sono a marchio Toyota.


Gli esperti del settore automobilistico osservano che, data la grande quota delle esportazioni dal Giappone, in particolare i produttori di medie dimensioni saranno colpiti in modo significativo. Le tariffe attualmente applicate sulle automobili importante negli Stati uniti sono circa del 2,5%. Un aumento al 25% si prospetta di avere un impatto notevole non solo sui produttori di automobili, ma anche su un ampio numero di aziende fornitrici di componenti. Un analista del Nomura Research Institute, parlando con la televisione pubblica giapponese NHK, che l’impatto sull’economia nipponica potrebbe essere pari al 0,2% del Pil.

Giappone, mai tanti turisti: gennaio-record con 3,78 mln

Giappone, mai tanti turisti: gennaio-record con 3,78 mlnRoma, 19 feb. (askanews) – L’afflusso massiccio di turisti cinesi ha fatto sì che il Giappone registrasse nel mese di gennaio il suo record storico di presenze: 3,78 milioni. Lo riferisce l’Ufficio nazionale per il turismo nipponico (JNTO).


Il Giappone, dopo il Covid-19, ha ripreso un intenso traffico in entrata di turisti, che si è ingrossato ulteriormente con la fine delle restrizioni in Cina, tanto che oggi i media nipponici lamentano problemi connessi all’overtourism. Secondo JNTO, il mese scorso il numero stimato di turisti stranieri in Giappone è stato di 3.781.200, superando i circa 3,48 milioni di dicembre dello scorso anno e rappresentando il più alto numero mensile mai registrato.


In particolare, con l’inizio della lunga vacanza in coincidenza con il Capodanno Lunare verso la fine del mese scorso, il numero di turisti provenienti dalla Cina è aumentato di oltre il doppio rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, raggiungendo 983.000.

Usa-Cina, Donald Trump Jr.: non punzecchiare nell’occhio il drago

Usa-Cina, Donald Trump Jr.: non punzecchiare nell’occhio il dragoRoma, 19 feb. (askanews) – Donald Trump Jr., il figlio maggiore del presidente Usa Donald Trump, in un articolo pubblicato su Human Events a sostegno della candidatura di Elbridge Colby a vicesegretario alla Difesa Usa, ha invitato a “evitare di punzecchiare inutilmente nell’occhio il drago”, ovvero la Cina.


Colby è un falco rispetto alla politica cinese e sostiene l’idea di ridurre l’impegno in Medio Oriente per concentrarsi sulla Cina. Quest’idea non è apprezzata da alcuni legislatori repubblicani, che devono ancora approvare nel Senato la candidatura. “Quando si considera che il popolo americano trarrebbe il massimo beneficio da un equilibrio di potere con la Cina che eviti la guerra, ha perfettamente senso” ha aggiunto Trump Jr. In questo senso, il giovane Trump (che sta svolgendo compiti di diplomazia informale per il padre) ha sottolineato la necessità di un approccio “realista”, che riconosca il ruolo della Cina come potenza e la necessità di bilanciare Pechino in Asia con una più massiccia presenza militare. “Ma allo stesso tempo, (Colby) sostiene mio padre nella sua apertura a negoziare con Xi Jinping e nell’evitare di punzecchiare il drago all’occhio inutilmente”, ha affermato.


In un articolo del Wall Street Journal pubblicato a settembre, Colby ha sostenuto che Taiwan “di per sé non ha un’importanza esistenziale per l’America.” Invece, “il nostro interesse principale è impedire alla Cina di ottenere l’egemonia regionale sull’Asia. Taiwan è molto importante per questo obiettivo, ma non essenziale”. Pechino considera Taiwan parte integrante della Cina, da riunificare anche con la forza se necessario. Trump ha invitato Taiwan a contribuire maggiormente alla propria difesa, evitando però di rispondere alle domande su se egli difenderebbe l’isola dall’aggressione militare di Pechino, mentre il suo predecessore, Joe Biden, era stato esplicito sull’argomento in senso affermativo.


Le dichiarazioni di Trump sono state notate a Pechino. Il portavoce del ministero degli Esteri cinese Guo Jiakun, nell’odierna conferenza stampa, ha segnalato che la Cina è disposta “a risolvere le nostre rispettive preoccupazioni attraverso il dialogo e la consultazione con gli Stati uniti in conformità con i principi del rispetto reciproco, della convivenza pacifica e della cooperazione vantaggiosa per tutti, salvaguardando fermamente i nostri interessi sovrani di sicurezza e sviluppo”.

Wang Yi: no ad approcci unilaterali nella guida del mondo

Wang Yi: no ad approcci unilaterali nella guida del mondoRoma, 19 feb. (askanews) – Bene l’avvio di colloqui per porre termine alla guerra in Ucraina, ma la soluzione ai conflitti passa per il multilateralismo e non attraverso approcci unilaterali. Questo il messaggio del ministro degli Esteri cinese Wang Yi, che ha parlato al Consiglio di sicurezza dell’Onu, avvertendo che Gaza e la Cisgiordania non possono diventare “pedina” in una trattativa politica tra le potenze.


Wang si è presentato al Consiglio di sicurezza dell’Onu da presidente di turno, all’indomani dei colloqui di Riad tra Russia e Stati uniti che si sono concentrati prevalentemente sulla questione ucraina, con un discorso articolato. Ha presieduto una riunione dedicata al tema del multilateralismo e alla riforma della governance globale. “La Cina sostiene ogni sforzo volto a promuovere negoziati di pace”, ha dichiarato Wang, ma ha avvertito che Gaza e la Cisgiordania non devono essere “una pedina in trattative politiche”.


Un messaggio, questo, apparentemente poco incentrato sulla strettissima attualità, ma in realtà votato a ragionare su come si sta configurando il nuovo scenario globale. Come ha fatto nelle recenti tappe europee del suo viaggio che l’ha portato anche alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco, il capo della diplomazia cinese ha insistito sulla necessità di un approccio multilaterale basato sul consenso rispetto a quello unilaterale promosso dalla presidenza Usa di Donald Trump. “I paesi sono interdipendenti e condividono lo stesso futuro, e nessun paese può fare da solo”, ha dichiarato Wang ai giornalisti dopo la sessione. “Non dobbiamo permettere – ha proseguito – che i forti dominino sui deboli, tanto meno tornare alla legge della giungla”.


Wang, in particolare, si è concentrato sulla questione mediorientale. “Sono passati oltre 70 anni da quando l’Onu ha approvato una risoluzione che stabilisce i due stati, Israele e Palestina, ma ancora solo metà della soluzione a due stati è realizzata”, ha sottolineato Wang. “Sebbene lo stato d’Israele sia stato stabilità lungo tempo fa, il popolo palestinese ancora non ha il proprio stato, con molti profughi che vivono come rifugiati”, ha continuato il ministro cinese. La visita di Wang a New York è seguita da tappe rapide in Gran Bretagna, Irlanda e a Monaco. Dopo la sua apparizione all’Onu, è previsto il suo volo verso il Sudafrica per un incontro del G20.


Il ministro degli Esteri ha dichiarato che alla riunione di martedì hanno partecipato rappresentanti di oltre 100 paesi, che hanno discusso una proposta articolata in quattro punti: l’Onu rimanga il fulcro della governance globale; la tendenza verso il multilateralismo sia “irreversibile”; solidarietà e cooperazione siano fondamentali e il sistema debba rimanere resiliente e adattabile. “Il nostro mondo oggi affronta sfide e rischi senza precedenti. La governance globale si trova a un crocevia importante”, ha affermato Wang. “Siamo pronti a collaborare con tutti i paesi per costruire un futuro migliore”.

Ia, importante scienziato Google è passato a ByteDance

Ia, importante scienziato Google è passato a ByteDanceRoma, 18 feb. (askanews) – Un importante scienziato cinese che ha lavorato per 17 anni per Google, ha deciso dui lavorare all’interno di ByteDance, la compagnia che gestisce TikTok. Wu Yonghui dirigerà la ricerca fondamentale sull’intelligenza artificiale (Ia). Lo riferisce oggi il South China Morning Post.


Wu lavora nel dipartimento Seed di ByteDance, avviato dall’azienda con sede a Pechino all’inizio del 2023 dopo che OpenAI’s ChatGPT ha suscitato un vasto interesse nei modelli linguistici di grandi dimensioni e nell’IA generativa. Dal suo laboratorio in California, secondo il giornale, lo scienziato riferisce direttamente al numero uno di ByteDance, Liang Rubo, secondo due fonti a conoscenza della situazione. Lo scienziato è stato nominato responsabile della ricerca fondamentale nel dipartimento Seed, ha detto una delle fonti.


Wu si è unito a Google nel 2008 come ingegnere software. Tra il 2014 e il 2023, ha fatto parte di Google Brain, il team di ricerca dell’azienda che opera in vari campi, tra cui apprendimento automatico, genomica e comprensione del linguaggio naturale. Nel settembre 2023 è stato promosso a “Google Fellow,” una posizione di alto livello nell’itinerario di ingegneria dell’azienda, equivalente a un vicepresidente per i manager. L’ultimo incarico di Wu a Google è stato quello di vicepresidente della ricerca presso il laboratorio di ricerca IA DeepMind del colosso tecnologico, secondo il suo profilo LinkedIn. ByteDance, nota soprattutto per la sua piattaforma di video brevi TikTok e la sua controparte cinese Douyin, sta cercando di diventare un leader nel campo dell’Ia. Durante un incontro interno con il personale la scorsa settimana, Liang ha detto che gli obiettivi di IA dell’azienda per quest’anno includono l’esplorazione del “limite superiore dell’intelligenza” e delle “nuove interazioni con le interfacce utente”.

Pakistan, Nuova via della seta cinese mette a rischio gli asini

Pakistan, Nuova via della seta cinese mette a rischio gli asiniRoma, 18 feb. (askanews) – Un tempo l’asino, assieme al cammello, era uno dei principali mezzi di locomozione lungo la Via della Seta. Ora, nella Nuova via della Seta, il simpatico animale potrebbe diventare di nuovo protagonista, ma in maniera molto meno apprezzabile: il Pakistan sta sviluppando una controversa attività di macellazione di asini per trarne la pelle da vendere poi sul fiorente mercato della medicina tradizionale cinese, per la quale è un ingrediente prezioso.


Tutto parte da uno dei principali investimenti della Nuova Via della Seta cinese, secondo quanto racconta oggi Nikkei Asia. Pechino ha investito in Pakistan qualcosa come 50 miliardi di dollari per il Corridoio economico Cina-Pakistan, snodo cruciale della strategia Belt and Road promossa dal presidente cinese Xi Jinping. In particolare, da valorizzare doveva essere il porto di Gwadar, che molti ritenevano sarebbe diventato il “prossimo Singapore”. Non è andata così: gravi problemi d’instabilità politica, la mancanza di sicurezza e fattori geopolitici molto più complessi hanno lasciato il progetto insabbiato e Gwadar non è mai diventato un hub cruciale, nonostante il fiume di denaro. In questo deserto, tuttavia, rischia di emergere un business particolarmente controverso. Questo mese, racconta Nikkei Asia, la Hangeng Trade Company cinese ha aperto una macelleria per asini da 7 milioni di dollari, destinata a fornire pelli necessari per la produzione di “ejiao”, un medicinale tradizionale cinese promosso come modo per arricchire il sangue, stimolare il sistema immunitario e persino prevenire il cancro. E’ inoltre utilizzato come spuntino dai cinesi. Ufficiali pakistani a conoscenza dell’accordo hanno detto che l’attività fornirà più di 300.000 pelli d’asino all’anno per soddisfare un mercato annuale di ejiao stimato in 8 miliardi di dollari in Cina, il principale investitore internazionale del Paese.


“Mille asini devono essere esportati quotidianamente dalla macelleria”, ha detto un funzionario, parlando sotto condizione di anonimato. La società cinese ha stretto accordi con diverse fattorie di allevamento di asini nelle province del Punjab e del Sindh in Pakistan, che forniranno gli animali per il macello a Gwadar prima di esportarne le pelli. La gelatina contenuta nelle pelli di asino è un ingrediente chiave dell’ejiao.


Il possibile business sta però creando polemiche. Il macello di asini è tabù nel Pakistan a maggioranza musulmana, dove l’animale è usato principalmente per il trasporto nelle aree rurali. Inoltre, ci sono preoccupazioni che il mercato dell’ejiao minacci la popolazione globale di asini, secondo un rapporto del 2023 del U.S. Congressional Research Service. L’anno scorso, l’Unione africana ha vietato la vendita di pelli di asino, considerato che il continente ospita circa due terzi degli asini presenti al mondo. L’attività di Gwadar è la prima ad aver ricevuto il via libera per il macello di asini in Pakistan, un paese che in precedenza aveva smantellato bande che contrabbandavano clandestinamente le pelli fuori dal Paese.


Il business è condannato dai leader religiosi locali, che però sono frenati dal fatto che al momento appare molto più grave la carenza di sviluppo del territorio. “E’ l’unica attività che ha senso a Gwadar” al momento, ha detto Muhammad Shoaib, ricercatore presso l’Università George Mason negli Stati uniti, che studia la Cina, a Nikkei Asia. “Simbolicamente – ha aggiunto – susciterà una reazione negativa in Pakistan. Sarà molto difficile convincere i pachistani che si tratta di un’attività legittima”.

Nordcorea: Trump si rassegni, denuclearizzazione obiettivo obsoleto

Nordcorea: Trump si rassegni, denuclearizzazione obiettivo obsoletoRoma, 18 feb. (askanews) – La Corea del Nord ha dichiarato oggi che continuerà a rafforzare la propria forza nucleare, criticando gli Stati uniti per aver adottato quella che ha definito una politica di “denuclearizzazione” di Pyongyang “obsoleta e assurda”.


Il ministero degli Esteri della Nordcorea ha fatto queste osservazioni in risposta alla recente dichiarazione congiunta di Corea del Sud, Stati uniti e Giappone, che ribadisce l’obiettivo di una completa denuclearizzazione della Corea del Nord. La Corea del Nord “aderirà costantemente alla nuova linea di potenziamento della forza nucleare” e “applicherà un’esaustiva deterrenza rispetto a minacce e ricatti degli Stati Uniti e delle loro forze vassalle”, facendo uso di tutti gli strumenti politici e militari a sua disposizione, ha dichiarato il ministero in un comunicato diffuso dall’agenzia di stampa ufficiale KCNA. “Gli Stati uniti stanno perseguendo – prosegue il comunicato – un piano di ‘denuclearizzazione’ obsoleto e assurdo, che ora risulta sempre più impossibile e irrealizzabile, sia praticamente che concettualmente”.


La dichiarazione definisce inoltre la denuclearizzazione come un “obiettivo miope”, sostenendo che si tratta di “null’altro che dell’apice della stupidità, che suscita lo stupore del mondo intero”, e che gli Stati uniti non si sono ancora risvegliati “dal fallito vecchio sogno della denuclearizzazione”. Non vale quindi la pena di “prendere in considerazione il tentativo degli Stati uniti di sfuggire alla realtà; condanniamo e respingiamo le azioni statunitensi nel modo più risoluto”. Per Pyongyang, “finché esisterà una minaccia degli Stati uniti e delle loro forze vassalle, le armi nucleari della DPRK (Corea del Nord, ndr.) sono strumenti per difendere la pace e la sovranità e un mezzo legittimo di autodifesa” ha osservato il ministero. “Quanto più disperatamente gli Stati Uniti ricorreranno a mezzi di pressione inefficaci contro la DPRK… tanto più la DPRK continuerà a cogliere nuove opportunità per il potenziamento coordinato della sua forza strategica”, ha aggiunto il ministero, precisando che “il tentativo anacronistico e futile di sfidare la sua sovranità comporterà conseguenze autodistruttive”.


Queste dichiarazioni così bellicose, appaiono in realtà un modo per proporre le condizioni di partenza per l’annunciato dialogo tra il presidente Usa Donald Trump e il leader nordcoreano Kim Jong Un. Anche il fatto che a parlare sia il ministero e non una delle personalità di vertice – il leader supremo, la potente sorella Kim Yo Jong o anche la ministra degli Esteri Choe Son-hui – è un segnale in questo senso.

Sudcorea: DeepSeek ha trasmesso dati utenti a ByteDance (TikTok)

Sudcorea: DeepSeek ha trasmesso dati utenti a ByteDance (TikTok)Roma, 18 feb. (askanews) – Il regolatore della protezione dei dati della Corea del Sud ha confermato che il chatbot cinese basato sull’Intelligenza artificiale (Ia) DeepSeek ha trasmesso dati di utenti sudcoreani a una terza parte, il proprietario cinese di TikTok, ByteDance. Lo riferisce l’agenzia di stampa Yonhap, segnalando che simili operazioni di cessione dati, per la legge sudcoreana, deve essere preventivamente autorizzata dagli utenti.


Ieri il regolatore – la Commissione per la protezione delle informazioni personali (PIPC) – ha annunciato la sospensione temporanea dei nuovi download di DeepSeek in Corea del Sud a causa di preoccupazioni sulle pratiche di raccolta dati. “Abbiamo confermato che DeepSeek comunica con ByteDance,” ha dichiarato un funzionario della PIPC. Tuttavia, la PIPC – ha proseguito – “non ha ancora confermato quali dati siano stati trasferiti e in quale misura”.


E’ la prima volta che il regolatore conferma possibili perdite di dati degli utenti da parte di DeepSeek verso una terza parte. La PIPC ha inviato una richiesta formale di chiarimenti alla startup sulle modalità di raccolta e gestione dei dati del servizio.

Sudcorea, suicida attrice: forse distrutta dalle cattiverie online

Sudcorea, suicida attrice: forse distrutta dalle cattiverie onlineRoma, 17 feb. (askanews) – Una morte destinata a far dibattere in Corea del Sud, quella della giovane attrice Kim Sae-ron, in cui pressione sociale e sollecitazioni provenienti dal web potrebbero aver avuto un ruolo importante. Secondo quanto riferisce l’agenzia di stampa Yonhap, l’attrice 24enne è stata trovata morta nel suo appartamento ieri sera e la polizia metropolitana di Seoul ha chiuso il caso come suicidio.


“Noi crediamo che abbia fatto la scelta estrema e intendiamo trattare la questione come un suicidio”, ha detto un portavoce della polizia ai giornalisti che si sono precipitati per chiedere informazioni sul caso. Kim era una delle attrici più amate della Corea del Sud, avendo iniziato la sua carriera da bambina nel film “A Brand New Life” che racconta di una bimba di 9 anni abbandonata in un orfanotrofio. Il film andò anche al Festival di Cannes. Poi, le partecipazioni dell’attrice in film e serie prodotte anche da Netflix la portarono nell’olimpo delle star sudcoreane, finché nel 2022 non fu beccata dalla polizia a guidare con un tasso alcolemico troppo elevato, dopo un piccolo incidente. Gli standard sudcoreani prevedono che con un livello di alcol superiore allo 0,03 g/l si incorra nella guida in stato d’ebbrezza. Lei aveva nel sangue uno 0,2 g/l. Sostanzialmente l’equivalente di una lattina di birra o di un bicchiere di vino a 125 cl. In Italia il limite è 0,5 g/l.


Di per sé non fu la multa il problema, poco più di 13mila euro, ma il fatto che la notizia divenne di dominio pubblico. La giovane attrice – a quanto racconta il New York Times – fu bersagliata di critiche, in particolare sui social network, e dové prodursi anche in umilianti scuse via Instagram, dove è ancora possibile vedere la foto del suo messaggio scritto mano, in cui dice: “Non ci sono scuse per questo spiacevole episodio e sono profondamente delusa e mi vergogno del mio comportamento. Rifletterò a fondo, e ancora, affinché situazioni del genere non si ripetano mai più. Mi dispiace”. Nonostante quello fosse un momento d’oro per la sua carriera – nel 2023 uscì una serie Netflix intitolata “Bloodhounds” in cui recitava – lei dové sostanzialmente abbandonare tutto. Secondo i media sudcoreani, stava cercando di rimettersi in pista, prima della notizia della sua morte.


Negli ultimi anni diversi artisti del mondo dello spettacolo sudcoreane si sono suicidati. La star della musica K-pop Sulli si è uccisa nel 2019 dopo essere stata di mira da commenti misogini sui social network, dopo che l’artista aveva aderito alla campagna femminista contro i reggiseni. Poche settimane dopo, un’altra artista K-pop, amica di Sulli, Goo Hara, si è tolta a sua volta la vita dopo essere stata oggetto di commenti da parte di troll sui social network che dapprima l’hanno costretta in lacrime ad ammettere di aver fatto ricorso alla chirurgia plastica, poi hanno fatto girare la voce che circolavano dei video hard della ragazza.