Kishida: rafforzare la capacità di deterrenza contro NordcoreaRoma, 1 giu. (askanews) – Il primo ministro giapponese Fumio Kishida, incontrando oggi a Tokyo il segretario alla Difesa degli Stati uniti Lloyd Austin, ha affermato che il contesto di sicurezza in Asia orientale sta diventando sempre più precario, segnalando il lancio fallito ieri di un satellite-spia con l’utilizzo di un vettore basato sulla tecnologia dei missili balistici da parte della Corea del Nord, come un segno del pericoloso progresso del regime di Pyongyang nelle sue armi offensive a cui bisogna rispondere con un rafforzamento delle capacità di deterrenza.
“Ieri la Corea del Nord ha lanciato un satellite da ricognizione militare utilizzando la tecnologia dei missili balistici e lo sviluppo nucleare e missilistico di Pyongyang ha reso la sicurezza regionale ancora più precaria”, ha affermato Kishida. “Vorrei lavorare per garantire pace e stabilità nella regione rafforzando le capacità di deterrenza e di risposta dell’alleanza” tra Giappone e Stati uniti, ha detto ancorta il primo ministro. In risposta, Austin ha dichiarato: “Al vertice del G7 di Hiroshima, è stato confermato che l’ordine internazionale basato sulle regole deve essere mantenuto. È un passo. La decisione del Giappone di aumentare la spesa per la difesa e possedere una ‘capacità di contrattacco’ migliora la deterrenza, e sosteniamo pienamente tale sforzo”.
Prima dell’incontro, Austin aveva ricordato come i due Paesi stiano affrontando”sfide comuni legate al comportamento coercitivo” della Cina, “alle pericolose provocazioni della Corea del Nord e alla crudele guerra scelta dalla Russia in Ucraina”. Tuttavia Tokyo e Washington hanno un comune interesse e stanno “compiendo passi importanti per modernizzare la nostra alleanza e rafforzare la nostra deterrenza”.
Nordcorea diffonde immagini del lancio fallito del satellite-spiaRoma, 1 giu. (askanews) – La Corea del Nord ha diffuso oggi le fotografie del lancio fallito del vettore spaziale che doveva portare nello spazio un satellite-spia.
Le immmagini pubblicate dai media di stato mostrano il missile in partenza, con i bruciatori accesi. Non mostrano il momento dell’incidente che ha fatto cadere il vettore in mare. In una rara ammissione, ieri è stato lo stesso governo nordcoreano a dare conto del fallimento del lancio, annunciando che un nuovo tentativo verrà effettuato al più presto.
Il lancio ha innescato un allarme a Seoul, la capitale della Corea del Sud che conta 30 milioni di abitanti nella sua grande area metropolitana. Le autorità sudcoreane hanno poi affermato che la diffusione dell’allarme, che chiedeva alla popolazione di prepararsi all’evacuazione, è stata erronea o quanto meno eccessiva.
Studio: la Cina non sta aiutando particolarmente la RussiaRoma, 1 giu. (askanews) – La Cina non sta agevolando particolarmente la Russia sul fronte degli acquisti degli idrocarburi onde compensare le perdite innescate dalla guerra in Ucraina per le mancate forniture all’Europa. L’ha segnalato una nuova analisi diffusa dal South China Morning Post e realizzata per il giornale dall’Istituto svedese per gli affari internazionali.
Nonostante la partnership “senza limiti” che i presidenti Xi Jinping e Vladimir Putin avevano proclamanto poco prima dell’invasione russa dell’Ucraina, in realtà Pechino ha ampliato moderatamente i suoi legami energetici con Mosca. La quota di petrolio e gas russo nelle importazioni complessive cinesi di questi prodotti è aumentata dal 14% al 16% in termini di valore nel 2022 rispetto all’anno precedente. Ed è salito al 16,9% nei primi quattro mesi del 2023.
Le compagnie cinesi, inoltre, non hanno effettuato nuovi investimenti o transazioni nel settore degli idrocarburi della Russia da quando è stata lanciata l’invasione di Putin, né sono stati concordati nuovi oleodotti o gasdotti o contratti di importazione a lungo termine. Inoltre, pur condannando la politica delle sanzioni occidentali contro la Russia, Pechino nel settore energetico non le ha minate, secondo lo studio. Per esempio, non ha usato la sua flotta di petroliere di proprietà statale per trasportare il petrolio russo, una mossa che “da sola” cancellerebbe la maggior parte dello sconto a cui la Russia è ora costretta a vendere il suo petrolio, afferma la ricerca.
Né ha fornito un’assicurazione di spedizione alternativa dopo che gli assicuratori occidentali sono stati costretti a tagliare i legami con la Russia. Inoltre ha continuato ad acquistare petrolio russo al di sopra di un prezzo massimo imposto dal G7 a dicembre, ma solo tramite terzi o imprese cinesi private. I risultati dell’analisi, insomma, mostrano un equilibrio di Pechino tra il “sostenere il suo partner strategico più importante nella sfida all’ordine mondiale guidato dall’Occidente”, cioè la Russia, e il “prendersi cura dei propri interessi più egoistici, che includono il mantenimento di legami economici con i suoi partner commerciali occidentali “, afferma il rapporto.
Cina: con Berlino collaboriamo per dare un segnale al mondoRoma, 1 giu. (askanews) – Il capo della politica estera del Partito comunista cinese, Wang Yi, ha segnalato la volontà di Pechino di collaborare con Berlino di fronte ai rovesciamenti geopolitici in corso, in un incontro che puntava a preparare il terreno a un’attesa visita del primo ministro Li Qiang in Germania. Lo riferisce oggi il South China Morning Post.
“Cina e Germania dovrebbero lavorare insieme per rendere la settima consultazione intergovernativa Cina-Germania un successo e inviare un segnale positivo all’Europa e al mondo”, ha detto Wang a Jens Plotner, consigliere tedesco per la politica estera e di sicurezza, arrivato nella Repubblica popolare. Secondo il ministero degli Esteri cinese, Plotner ha affermato che anche la Germania “attende con impazienza” la consultazione e lavorerà con la Cina per accelerare i lavori preparatori.
La coppia ha “scambiato opinioni” sulla guerra in Ucraina, ha detto il ministero degli Esteri. La Germania è stata tra le tappe della recente missione di pace dell’inviato speciale cinese Li Hui, che ha incluso incontri in Ucraina, Russia, Francia, Polonia e Bruxelles. Prima del suo incontro di ieri con Wang – che è il capo della Commissione esteri del Partito comunista cinese, un incarico che lo pone in una posizione particolarmente elevata nella nomenklatura diplomatica di Pechino – Plotner ha avuto colloqui con il ministro degli Esteri Qin Gang, come parte della pianificazione della visita di Li Qiang a Berlino.
Nessuna delle due parti ha confermato una data per la visita, ma si sono tenuti più incontri per aprire la strada a uno dei primi viaggi di Li in una grande economia sviluppata dalla sua promozione a premier a marzo. Parlando con il cancelliere tedesco Olaf Scholz a margine della Conferenza sulla sicurezza di Monaco a febbraio, Wang aveva affermato che l’incontro proposto aiuterebbe a “tracciare il progetto per lo sviluppo delle relazioni bilaterali per mantenere la cooperazione Cina-Germania in prima linea nel mondo”.
Rispetto all’approccio conflittuale degli Stati uniti, l’Europa sta avendo un atteggiamento più frammentato alla Cina. Per esempio, ha fatto molto scalpore una dichiarazione del presidente francese Emmanuel Macron che, di ritorno da un viaggio nella Repubblica popolare, ha detto che i membri dell’Ue non dovrbebero comportarsi da “vassalli” degli Stati uniti rispetto alla questione di Taiwan e della Cina. Una composizione tra l’atteggiamento americano e quello europeo rispetto a Pechino si è manifestato nel summit G7 di Hiroshima, nel cui documento finale si è respinta l’idea di un “disaccoppiamento” (“decoupling”) economico e geopolitico dalla Cina per evocare una più vaga nozione di “riduzione del rischio” (“de-risking”). Ma anche questa formula ha provocato perplessità in Europa e irritazione da parte della Cina.
Pechino, dal canto suo, sostiene in ogni occasione che vorrebbe l’Europa stabilizzata e con una sua “autonomia strategica” che consenta di sviluppare relazioni senza l’intervento di terze forze che le turbino (leggi: Stati uniti).
Perché la figlia di Kim non diventerà leader della NordcoreaRoma, 31 mag. (askanews) – Ormai è una presenza fissa al fianco del padre da mesi, con una particolare predilezione per le occasioni pubbliche in cui, con l’augusto genitore, s’ispezionano missili. Ma da questo a dire – come molti osservatori hanno già cominciato a fare – che la giovane figlia di Kim Jong Un, Kim Ju Ae, possa essere una candidata plausibile per la successione al padre, ce ne passa. In primo luogo perché Kim Jong Un è ancora giovane e, prima che lasci il potere, salvo inattesi rovesci, farà passare molta acqua sotto i ponti. In secondo luogo perché la società coreana, e quella nordcoreana in particolare, è fortemente orientata in termini patriarcale.
Jong Un, a quanto ha stabilito l’agenzia spionistica sudcoreana NIS, avrebbe tre figli. Il primo sarebbe un maschio, anche se non esistono prove definitive. “Non abbiamo prove dettagliate che il suo primo figlio sia un maschio. Ma siamo convinti che lo sia, sulla base di notizie che sono state con noi condivise da un’agenzia di intelligence esterna”, ha detto recentemente il parlamentare sudcoreano Yoo Sang-beom, citando un’informativa del NIS. Yoo ha precisato che le voci secondo le quali questo primo figlio sia affetto da problemi fisici e mentali non sono state confermate. La seconda figlia è invece Ju Ae, che ha l’apparente età di 10 anni. Mentre sul terzo (o terza) non ci sono notizie chiare. Il NIS ha segnalato che Ju Ae, al momento, non appare iscritta ad alcuna organizzazione accademica ufficiale e che la sua educazione si starebbe sviluppando in casa, diversamente a quanto accaduto al padre e alla zia – Kim Yo Jong, la potente sorella del leader – che invece studiarono in un esclusivo collegio svizzero. Alla ragazza piacciono il nuoto, lo sci e l’equitazione. Kim padre – secondo le informazioni ottenute da NIS – sarebbe particolarmente orgoglioso delle sue abilità come cavallerizza.
Il ministro dell’Unificazione di Seoul, Kwon Young-se, in un’intervista alla stazione radio locale CBS, ha ricordato che quella della Corea del Nord è una società “molto più patriarcale” di quella del Sud e ha valutato che comunque sia “troppo presto” per ritenere che la giovane figlia di Kim Jong Un l’apparente erede del trono nordcoreano. “Se pure la Corea del Nord cominciasse ora i suoi piani di successione, resta aperta la questione se lei possa mai guidare il regime nordcoreano che è incentrato sui militari”, ha detto Kwon, mostrando perplessità sull’ipotesi che una donna possa essere accettata dalla società nordcoreana come leader. Kim – secondo quanto ha segnalato Kwon – ha “chiaramente dimostrato” di avere l’intento di consegnare il potere alla quarta generazione della sua famiglia, ma è “un po’ troppo presto” per individuare nella piccola Ju Ae il successore. Ju Ae è apparsa sulla scena per la prima volta oltre sei mesi fa, a sorpresa. Da allora in più di un’occasione pubblica importante, il padre l’ha portata con sé. E ha mostrato anche espliciti segni di affetto nei confronti della figlia. L’ultima occasione in cui la si è vista è stato il 16 maggio scorso quando, col padre, ha ispezionato il satellite-spia che è stato lanciato oggi, in un insuccesso oggetto di una rara ammissione di Pyongyang.
La paffuta figlia del leader rappresenta inoltre un’immagine in controtendenza sulla scena internazionale, rispetto alle notizie che danno la Corea del Nord in gravissima crisi economica e alimentare. Quello che suggerisce una possibilità che Ju Ae possa essere vista dal leader come la sua erede è apparentemente solido, a partire dall’onnipresenza della bambina nelle immagini pubbliche. Nel regime nordcoreano le immagini del leader hanno un’importanza fondamentale, un che di sacro. Ci sono regole e vincoli. Se ne accorse sette anni fa, a sue spese, il povero studente statunitense Otto Frederick Warmbier, arrestato per essersi impossessato di un manifesto di propaganda durante la sua vacanza in Nordcorea e in seguito restituito sostanzialmente morto alla famiglia.
Inoltre, depone a favore della giovane figlia di Kim il fatto che la trasmissione del potere nella tradizione nordcoreana sia familiare: la Repubblica democratica popolare di Corea è stata fondata dal nonno di Kim Jong Un, Kim il Sung, e il secondo leader è stato il padre, Kim Jong Il. Nel mondo dei paesi cosiddetti socialisti, la Corea del Nord è l’unica ad aver sviluppato una dinastia regnante. E la pubblicistica di regime ha consolidato questa linea di sangue, creando un’epica che colloca nel sacro monte Paektu la sua origine. Simbolicamente, anche le note immagini di Kim Jong Un su un cavallo bianco nella neve richiamano questa tradizione. Non è chiaro, invece, se – come accaduto per i precedenti leader – il regime abbia ordinato a coloro che portano lo stesso nome proprio della figlia del leader – Ju Ae – di cambiarlo in segno di rispetto. Radio Free Asia ha detto di aver rilevato questo ordine, mentre il NIS sudcoreano ha detto di non avere notizia di un’indicazione del genere.
Invece sono chiari gli ostacoli che rendono assai improbabile la successiojne femminile. Innanzitutto la dottrina di stato attribuita a Kim Il Sung (ma in realtà elaborata da Kim Jong Il), denominata “juche” (autogoverno, autarchia), produce una struttura di potere piramidale incentrata sul Leader, secondo un modello squisitamente patriarcale. E Kim almeno un figlio maschio ce l’ha, anche se stupisce che ancora non sia stato mostrato in pubblico (e questo rafforza le voci sulla possibilità che abbia qualche problema). Per quanto formalmente in Corea del Nord, già dai tempi del fondatore, le donne godano di pari diritti, in realtà tale parità è un principio tutt’altro che praticato. Gli stereotipi di genere sono onnipresenti, come ha segnalato in un rapporto a febbraio l’inviata speciale dell’Onu per la condizione femminile Elizabeth Salmón, e la violenza di genere comune.
Poi c’è un’altra osservazione, come ha notato oggi sul New York Times la giornalista sudcoreana Chun Su-jin. Le donne della dinastia Kim, già dagli anni ’70 del secolo scorso, sono state usate dalla propaganda di regime come simbolo. La nonna di Kim Jong Il, Kang Ban Sok, fu denominata “Madre di tutti i Coreani” e di fatto sacralizzata come simbolo delle virtù femminili. E anche la madre di Kim Jong Il (nonna di Jong Un) Kim Jong Suk fu definita “Madre della Rivoluzione”. Le donne per decenni si sono dovute allineare a questi modelli, anche in termini di stile e apparenza. Però, nessuna di queste grandi personalità è stata mai considerata papabile per la leadership. D’altronde Jong Un ha già mostrato chiaramente di voler fare un uso simile, sia con la sorella Kim Yo Jong (che è impegnata in ruoli diplomatici), sia con la moglie Ri Sol Ju (che viene definita già “Madre dello Stato”).
Nordcorea ammette fallimento lancio satellite-spiaRoma, 31 mag. (askanews) – La Corea del Nord ha confermato, in una rara ammissione, che il lancio del suo “satellite-spia” avvenuto nelle scorse ore è fallito. L’agenzia di stampa di stato KCNA ha spiegato che il nuovo razzo “Chollima-1”, che trasportava un satellite da ricognizione militare, “Malligyong-1”, è caduto in mare a causa “dell’avviamento anomalo del motore del secondo stadio”. Pyongyang prevede di effettuare un secondo lancio il prima possibile.
Lo Stato maggiore congiunto della Corea del Sud, dal canto suo, ha dichiarato di aver rilevato il lancio da Tongchang-ri, sulla costa occidentale del nord, alle 6:29 (23.29 in Italia) e che il missile è caduto nelle acque a circa 200 chilometri a ovest dell’isola sud-occidentale di Eocheong dopo il suo volo sopra le acque. all’estremo ovest dell’isola di confine di Baengnyeong. L’esercito sudcoreano ha identificato quella che appare essere una paerte del missile del Nord e l’ha recuperata, ha aggiunto lo Stato maggiore. Questi frammenti potrebbero far luce sulla composizione del razzo e sul progresso tecnologico del Nord, hanno detto gli osservatori.
Il Nord ha notificato all’inizio di questa settimana al Giappone e all’Organizzazione marittima internazionale il suo piano per lanciare un satellite tra il 31 maggio e l’11 giugno, nonostante le critiche secondo cui violerebbe le risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite che vietano qualsiasi lancio utilizzando la tecnologia dei missili balistici. Il regime aveva lanciato per l’ultima volta un razzo che trasportava quello che ha definito un satellite “Kwangmyongsong-4” nel febbraio 2016.
Musk in Cina: non isolare Pechino da catene di fornitureRoma, 30 mag. (askanews) – Elon Musk, incontrando oggi il ministro degli Esteri cinese Qin Gang, avrebbe detto che Tesla – la sua compagnia – è contraria a ogni “disaccoppiamento” (“decoupling”) tra gli Stati uniti e la Cina o un isolamento di Pechino dalle catene di forniture internazionali. Lo sostiene Hua Chunying, portavoce del ministero degli Esteri cinese.
E’ la prima visita in tre anni di Musk in Cina, dopo alcuni anni di tensione da parte del fondatore della compagnia automobilistica elettrica, di fronte alla sfida concorrenziale posta dalla Cina. Oggi – secondo Hua – Musk avrebbe assicurato di avere la volontà di allargare la quota di mercato di Tesla nella Repubblica popolare e di cogliere in Cina opportunità di sviluppo. Qin, dal canto suo, ha detto che promuovere le relazioni Cina-Usa è “come guidare un’auto: bisogna prendere la direzione giusta, usare il freno quando la strada è curva e spingere sul gas per una cooperazione reciproca favorevole”.
Giappone, Camera bassa approva innalzamento età consenso a 16 anniRoma, 30 mag. (askanews) – La Camera bassa del Giappone ha approvato oggi una proposta di legge per innalzare l’età del consenso sessuale dai 13 ai 16 anni, al fine di proteggere i minori dagli abusi sessuali, nell’ambito della riforma del Codice penale. Lo scrive l’agenzia di stampa Kyodo.
Secondo i sostenitori delle vittime, l’età attuale è una delle più basse al mondo. Il disegno di legge, che criminalizzerà i rapporti sessuali anche in assenza di violenza fisica o coercizione, sarà inviato alla Camera alta dopo aver ricevuto il consenso unanime della Camera dei rappresentanti. Gli emendamenti renderanno punibili ai sensi del Codice penale anche l’upskirting e la cattura di immagini surrettizie dei genitali, nonché l’adescamento attraverso offerte di denaro a minori di 16 anni.
Inoltre il termine di prescrizione per l’azione penale sarà esteso a 15 anni da 10 anni per i rapporti sessuali non consensuali. Le modifiche renderanno illegali i rapporti sessuali con una persona di età inferiore ai 16 anni, indipendentemente dal consenso, è prevista un’eccezione per i casi in cui un individuo di 17 anni o più abbia rapporti sessuali con una persona di quattro o meno anni più giovane.
La nuova legislazione arriva dopo che una serie di ex performer adolescenti (idol) hanno raccontato di abusi che avrebbero subito dall’impresario giapponese Johnny Kitagawa. Kitagawa, il magnate delle “boy band”, ha plasmato l’industria degli “idol pop” in Giappone, costruendo una serie di gruppi tra cui Hikaru Genji, SMAP, Arashi e Sexy Zone. Le star della sua azienda hanno dominato il panorama mediatico per decenni e hanno pubblicizzato qualsiasi cosa, dai fast food alle automobili e alle borse firmate.
Giappone, corte: “incostituzionale” no a riconoscimento unioni gayRoma, 30 mag. (askanews) – Un tribunale giapponese ha dichiarato oggi “incostituzionale” il mancato riconoscimento legale delle unioni tra persone dello stesso sesso, segnando un passaggio che potrebbe essere cruciale per il riconoscimento dei diritti LGBTQ nel paese. Lo riferisce il Nikkei.
In una causa intentata da una coppia gay contro lo Stato, la Corte distrettuale di Nagoya, nel Giappone centrale, ha stabilito che la mancanza di uguaglianza matrimoniale nel Paese viola l’articolo 14, comma 1 della Costituzione, il quale sancisce il diritto all’uguaglianza, e l’articolo 24, comma 2, che afferma che il matrimonio dovrebbe essere basato sulla “dignità individuale e sull’essenziale uguaglianza dei sessi”. È la prima volta che un tribunale nipponico stabilisce che l’assenza di una normativa che permetta il riconoscimento legale dell’unione tra persone dello stesso sesso in Giappone viola più di un articolo della Costituzione, facendo un passo avanti rispetto a una sentenza analoga emessa a Sapporo nel 2021, che aveva considerato violato solo l’articolo 14.
Il risultato è stato salutato con entusiasmo da una folla di sostenitori con la bandiera arcobaleno fuori dal tribunale. “Siamo estremamente felici… Il tribunale ha ascoltato
Cina: no a incontro capi difesa? Colpa di WashingtonRoma, 30 mag. (askanews) – La decisione cinese di non aderire alla richiesta degli Stati uniti di un incontro tra capi della Difesa a Singapore è colpa degli Stati uniti. L’ha affermato la portavoce del ministero degli Esteri Mao Ning nella conferenza stampa quotidiana.
“Le ragioni delle attuali difficoltà del dialogo tra le due forze armate sono chiaramente da attribuire alla parte statunitense, che dovrebbe rispettare effettivamente la sovranità, la sicurezza e gli interessi della Cina, correggere immediatamente le pratiche sbagliate, mostrare sincerità e creare l’atmosfera e le condizioni necessarie per il dialogo e la comunicazione tra le due forze armate”, ha detto Mao. Il Pentagono ha parlato di una “preoccupante riluttanza” di Pechino a far incontrare il ministro della Difesa Li Shangfu con il suo omologo statunitense Lloyd Austin in occasione del prossimo vertice sulla difesa del Dialogo di Shangri-La, che si terrà dal 2 al 4 giugno a Singapore,
“Nella notte, la Repubblica popolare cinese ha informato gli Stati uniti di aver declinato il nostro invito di inizio maggio” ad incontrare Li all’evento, ha annunciato il portavoce del Pentagono, il generale di brigata Pat Ryder, durante la festività statunitense del Memorial Day. “La riluttanza della Rpc – ha proseguito – a impegnarsi in discussioni militari significative non diminuirà l’impegno del Dipartimento della Difesa a cercare linee di comunicazione aperte con l’Esercito popolare di liberazione”. Il diniego cinese interrompe una striscia positiva di incontri che sembravano destinati a riaprire una linea di dialogo tra Pechino e Washington. Tuttavia il “no” del ministro della difesa era prevedibile, perché Li è sottoposto a sanzioni da parte degli Stati uniti dal 2018 a causa del suo contributo all’acquisizione da parte cinese di caccia Su-35 e sistemi missilistici di difesa aerei S-400 dalla Russia.