Ucraina, Sudcorea invierà munizioni alla PoloniaRoma, 21 apr. (askanews) – La Corea del Sud invierà munizioni alla Polonia, ha annunciato il ministero della Difesa di Seoul, dopo che un alto funzionario governativo ha suggerito che in futuro potrebbe esserci un’assistenza militare diretta all’Ucraina. Lo riferisce Nikkei Asia.
La Corea del Sud ha finora evitato di fornire direttamente armi all’Ucraina per evitare attriti con la Russia per le preoccupazioni che Mosca avrebbe a sua volta fornito assistenza alla Corea del Nord. Ma con il permanere della guerra in Ucraina, per Seoul – stretto alleato degli Stati uniti – è diventato particolarmente difficile mantenere il punto. Un funzionario dell’ufficio presidenziale della Corea del Sud ha informato i giornalisti ieri sulla possibilità di fornire direttamente armi all’Ucraina.”Qualunque cosa accada in futuro dipende dalla Russia”, ha detto il funzionario.
Secondo l’emittente sudcoreana SBS, la Polonia riceverà 4,3 milioni di colpi di mitragliatrice e 50mila proiettili di carri armati. Un portavoce del ministero della Difesa ha sottolineato che la Polonia sarà l’utilizzatore finale delle munizioni. Lo scopo del trasferimento è quello di ricostituire le scorte di munizioni esaurite.
Italia s’avvicina a Taiwan, bivio nei rapporti con la CinaRoma, 20 apr. (askanews) – L’Italia appare sempre più orientata a rafforzare i legami informali con Taiwan, rovesciando una politica che aveva visto in passato Roma piuttosto sbilanciata a favore di Pechino, tanto da diventare l’unico paese del G7 ad aderire formalmente all’Iniziativa Belt and Road voluta dal presidente cinese Xi Jinping. A mostrarlo sono segnali che si stanno moltiplicando, in un momento in cui la questione Taiwan rischia di essere dirimente per intrattenere relazioni solide con la seconda potenza economica del mondo, la Cina appunto.
Taiwan nei giorni scorsi ha annunciato che aprirà presto un nuovo ufficio di rappresentanza – una sede diplomatica informale, visto che l’Italia non riconosce ufficialmente Taipei – a Milano. “In vista dell’approfondimento della cooperazione e degli scambi tra Taiwan e l’Italia nei settori dell’economia, del commercio, della cultura, dell’istruzione, della scienza e della tecnologia e del turismo, il nostro Paese istituirà un ‘Ufficio di Taipei a Milano’”, ha spiegato il ministero degli Esteri taiwanese. Questa evoluzione appare essere in linea con la simpatia dimostrata dall’attuale presidente del Consiglio Giorgia Meloni che, in campagna elettorale, ha incontrato il rappresentante diplomatico taiwanese a Roma di quel momento. In un’intervista all’agenzia di stampa taiwanese, Meloni inoltre ha espresso l’esigenza di un impegno europeo per evitare che la Cina usi la forza nei confronti di Taiwan, oltre ad aggiungere: “Ci piace pensare a una nuova e più intensa stagione di cooperazione: scambi culturali, turismo, prevenzione e gestione delle crisi sanitarie, ricerca scientifica e progetti nel settore chiave dei microchip, in cui Taiwan è leader mondiale”.
In effetti l’isola ospita alcuni dei più grandi produttori di chip avanzati del mondo, a partire dal titano del settore, la TSMC. Secondo quanto ha scritto ieri l’agenzia di stampa Bloomberg, “esponenti ufficiali” italiani avrebbero suggerito a Taipei che l’Italia sarebbe pronta a non rinnovare il patto sull’Iniziativa Belt and Road, in cambio di un’espansione della cooperazione sulla produzione ed esportazione dei semiconduttori, un bene improvvisamente diventato scarso a partire dalla pandemia Covid-19. Il protocollo d’intesa sulle Nuove Vie della Seta è stato sottoscritto nel 2019 dall’allora premier Giuseppe Conte in occasione della visita a Roma di Xi Jinping, provocando un certo disappunto a Washington. Per Pechino quell’accordo, l’unico del genere siglato con un paese del G7, ha avuto un alto valore simbolico. Tuttavia l’intesa scade nel 2024 ed è previsto un rinnovo automatico, a meno che l’Italia non decida di uscirne.
Il comportamento di Roma sarà sotto stretta osservazione da parte di Washington, ma anche di Bruxelles, che cerca di mantenere una posizione equilibrata tra Pechino, Taipei e Washington, come dimostra la recente visita della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen a Pechino al seguito del presidente francese Emmanuel Macron: i due, sulla questione di Taiwan, si sono limitati sostanzialmente a ribadire l’adesione alla politica dell’”Unica Cina”, auspicando un’evoluzione pacifica della situazione. E, tornato in Europa, Macron in un’intervista ha provocato polemiche per aver dichiarato che l’Europa non dovrebbe farsi trascinare nella disputa su Taiwan, comportandosi da “vassalla” degli Stati uniti. Meloni, se prima di assumere la guida del governo ha espresso sostegno per Taiwan contro una possibile azione di forza cinese per riassorbire l’isola che considera parte integrante del suo territorio, una volta entrata a Palazzo Chigi ha evitato esternazioni sul tema. Anche una prevista visita di una delegazione di parlamentari appartenenti al Gruppo interparlamentare Italia-Taiwan (nato a novembre 2022), annunciata dal senatore di Fratelli d’Italia Lucio Malan, è stata cancellata all’ultimo momento.
Nel contempo, però, in maniera non eclatante ci sono stati passi concreti, come il fatto che dal 27 marzo è di nuovo attivo un volo diretto tra Roma e Taipei. Naturalmente un rafforzamento delle relazioni informali con Taiwan rappresenta un problema nei rapporti con Pechino. Per esempio, 2021 la Cina ha declassato le relazioni diplomatiche con la Lituania per l’apertura di un ufficio di rappresentanza nella sua capitale, Vilnius.
Che tra Roma e Pechino il vento non sia dei migliori, d’altronde, è confermato anche dal fatto che, nonostante un invito di Xi Jinping, la premier Meloni non si sia recata ancora in Cina, come invece hanno fatto tra la fine del 2022 e il primo quadrimestre del 2023 il cancelliere tedesco Olaf Scholz, il presidente francese Emmanuel Macron e anche il capo del governo spagnolo Pedro Sanchez.
Qin Gang parte per Manila, momento difficile tra Cina e FilippineRoma, 20 apr. (askanews) – Il ministro degli Esteri cinese Qin Gang si recherà domani nelle Filippine, in un momento in cui le relazioni – già complicate dalla disputa territoriale relativa al Mar cinese meridionale – vivono una crescente incertezza dopo che Manila ha stretto in maniera più evidente l’alleanza con gli Stati uniti, accordando a Washington anche la possibilità di usare ulteriori quattro basi militari, comprese due strutture si affacceranno sulla costa di fronte a Taiwan.
Quella che partirà domani sarà la prima visita di Qin nell’arcipelago del Sudest asiatico da quando si è insediato come capo della diplomzia cinese, alla fine dello scorso anno, e si tratterà anche del primo viaggio di un funzionario di alto rango nelle Filippine dalla visita del presidente Ferdinando Marcos Jr. a Pechino a gennaio, quando le due parti si impegnarono a rafforzare la cooperazione strategica e a gestire pacificamete la loro disputa sul Mar cinese meridionale. Qin incontrerà il suo omologo filippino Enrique Manalo durante una visita di tre giorni. I ministri dovrebbero discutere di “aumentare e rafforzare la cooperazione nei settori dell’agricoltura, del commercio, dell’energia, delle infrastrutture e delle relazioni interpersonali”, secondo una dichiarazione del ministero degli Esteri filippino. Però, probabilmente, il punto più in alto in agenda sarà quello della sicurezza e della politica internazionale.
La Cina rivendica la sovranità su una vasta parte del Mar cinese meridionale, in concorrenza con diversi paesi della regione, tra i quali in prima fila le Filippine. Inoltre, le due parti discuteranno certamente del nuovo patto rafforzato di difesa siglato da Manila con Washington, che Pechino vede come una minaccia rispetto alle sue prospettive di riassorbimento di Taiwan, per il quale la leadership cinese non esclude l’utilizzo della forza. Dopo gli anni al potere di Rodrigo Duterte, che con una manovra politicamente inedita avvicinò Manila a Pechino, i rapporti tra Cina e Filippine si sono deteriorati sulla scorta della disputa territoriale. Spesso sul Mar cinese meridionale le marine dei due paesi rischiano l’incidente, come è accaduto a metà febbraio quando una nave della Guardia costiera cinese – secondo l’accusa di Manila – avrebbe puntato i laser contro un’imbarcazione filippina in missione di rifornimento vicino alla isole Spratly.
Pechino, dal canto suo, vede con crescente preoccupazione l’espansione della presenza militare degli Stati uniti nella regione alla luce dei suoi progetti di riunificazione con Taiwan. Nelle Filippine sono presenti già cinque basi militari Usa. Con il nuovo accordo diventeranno nove, una delle quali sarà collocata sull’isola di Balabac, vicino alle barriere coralline di Mischief e Fiery Cross, arcipelago della Spratly. Lì la Cina ha allestito delle isole artificiali e collocato installaziioni militari, tra cui piste di atterraggio e sistemi radar.
Altre due nuove strutture Usa – una base navale e un aeroporto – saranno collocate a Cagayan, nel nord di Luzon, a 500 km dalla città taiwanese di Kaohsiung: si tratterà delle basi militari americane più vicine all’isola che Pechino considera parte integrante del suo territorio. Venerdì scorso l’ambasciatore cinese nelle Filippine, Huang Xilian, in un discorso a Manila, ha “consigliato” alle Filippine di “opporsi inequivocabilmente alla cosiddetta indipendenza di Taiwan piuttosto che alimentare il fuoco offrendo agli Stati Uniti l’accesso alle basi militari vicine allo Stretto di Taiwan”, se davvero “tiene ai 150mila” lavoratori filippini che si trovano all’estero.
Il ministro Manalo, per conto suo, ha affermato che Washington non sarà autorizzata a svolgere attività che non siano state concordate nell’ambito dell’accordo base del 2014. “La nostra opinione è che l’EDCA (Enhanced Defense Cooperationn Agreement) non si rivolga a nessun paese terzo al di fuori del suo uso a favore delle Filippine”, ha detto in un’udienza al Senato di Manila.
Manalo ha inoltre aggiunto che la politica estera del governo è quella di essere “amici di tutti” e ha promesso che la collaborazione con gli americani sul fronte della sicurezza manterrà il principio del rispetto di questa proposizione.
India, Gandhi non ottiene sospensione pena: opposizione nei guaiRoma, 20 apr. (askanews) – Un tribunale indiano ha dato un colpo oggi alle speranze elettorali del leader dell’opposizione Rahul Gandhi, erede della dinastia politica che ha dominato il panorama politico dell’India post-indipendenza. La corte ha respinto la richiesta di Gandhi di sospensione di una condanna per diffamazione, che potrebbe impedirgli di correre contro il primo ministro Narendra Modi.
Le elezioni politiche sono attese per il prossimo anno, ma Rahul Gandhi è stato condannato a due anni di pena per alcuni commenti che metteva alla berlina il primo ministro per il suo cognome, uguale a quello di una serie di personalità chiacchierate del panorama indiano. Gandhi non verrà arrestato, almeno fino a quando non saranno esauriti gli iter dei ricorsi che ha presentato.
L’avvocato di Gandhi, Kirit Panwala, ha detto alla BBC che il suo assistito intende presentare ricorso contro la decisione del tribunale di Surat presso l’alta corte del Gujarat. Gandhi ha perso il suo seggio in parlamento il giorno dopo la condanna, il 23 marzo, a causa di un’ordinanza della Corte Ssprema secondo la quale un parlamentare condannato per un reato a due o più anni di carcere decade con effetto immediato.
Il Partito del Congresso, formazione storica sotto la leadership della dinastia Nehru-Gandhi, ha criticato la condanna e ha accusato il partito indù Bharatiya Janata Party (BJP) di Narendra Modi di vendetta politica. Il BJP, dal canto suo, ha definito “la sentenza del tribuna di Surat uno schiaffo all’arroganza della famiglia Gandhi” per bocca del suo portavoce Sambit Patra.
Gandhi aveva presentato a inizio mese appello per chiedere la sospensione della condanna o ottenere la libertà su cauzione, e per sospendere la sua condanna in un tribunale di Surat. Il tribunale ha concesso a Gandhi la libertà su cauzione in attesa di appello. La sospensione sarebbe stata necessaria per ottenere il reintegro come parlamentare. La causa per diffamazione contro Gandhi è stata intentata dal parlamentare del BJP Purnesh Modi ed è basata sui acommenti fatti da Gandhi nello stato del Karnataka nel 2019, durante un comizio elettorale. “Perché tutti questi ladri hanno Modi come cognome? Nirav Modi, Lalit Modi, Narendra Modi…” aveva detto il leader d’opposizione. Nirav Modi è un magnate indiano dei diamanti latintante, mentre Lalit Modi è un ex capo della Lega cricket indiana, che è stato bandito a vita dal Cricket Board del paese. Purnesh Modi nella sua denuncia ha affermato che i commenti di Gandhi si configurano come una diffamazione dell’intera comunità dei Modi. Gandhi, dal canto suo, ha sostenuto di aver voluto evidenziare la piaga della corruzione e di non aver inteso offendere alcuna comunità.
Cina smentisce di aver fornito droni militari alla RussiaRoma, 19 apr. (askanews) – La Cina ha oggi seccamente respinto l’accusa di aver fornito alla Russia droni militari utilizzati nelle operazioni di guerra in Ucraina.
E’ stato un portavoce del ministero del Commercio a negare quanto scritto da alcuni media occidentali, cioè che Pechino ha fornito a Mosca droni. “Rispetto al conflitto ucraino, la posizione della Cina è coerente, chiara è costante: noi stiamo dalla parte della pace e del dialogo e diamo sostegno all’ipotesi che Russia e Ucraina si incontrino a metà strada, facendo ogni sforzo per promuovere una soluzione politica della crisi”, ha detot il portavoce del ministero.
“In questo processo – ha continuato – noi non aggiungiamo combustibile all’incendio, consentendo a qualcuno di cogliere l’opportunità di fare un profitto”. Il funzionario del ministero ha quindi affermato che la Cina mantiene uno stringente controllo sull’esportazione di droni già dal 2002, in modo che questi non possano essere utilizzati per scopi che non siano pacifici.
Inoltre, ha aggiunto, alcuni produttori di droni cinesi hanno assunto l’iniziativa in proprio di sospendere le loro operazioni nelle aree di conflitto. Il produttore di droni DJI, che è stato accusato di essere coinvolto nel conflitto russo-ucraino, ha per suo conto già affermato che le accuse nei suoi confronti sono completamente false.
“La Cina – ha concluso il portavoce del ministero al Commercio – chiede a tutte le parti coinvolte di lavorare assieme per rafforzare i controlli e impedire che tutti i tipi di droni siano usati sui campi di battaglia delle aree di conflitto, promuovendo congiuntamente la pace internazionale e la stabilità regionale”.
Filippine escludono che Usa useranno nuove basi per difesa TaiwanRoma, 19 apr. (askanews) – Le Filippine hanno escluso oggi che gli Stati uniti possano accumulare armi che potrebbero essere dispiegate per difendere Taiwan nelle basi a cui hanno accesso nell’arcipelago asiatico ai sensi dell’Accordo di cooperazione rafforzata per la difesa (EDCA). Lo riferisce oggi il South China Morning Post.
Il ministro degli Esteri Enrique Manalo ha affermato che Washington non sarà autorizzata a svolgere attività che non siano state concordate nell’ambito dell’accordo del 2014. “La nostra opinione è che l’EDCA non si rivolge a nessun paese terzo al di fuori del suo uso per le Filippine”, ha detto Manalo in un’udienza al Senato di Manila. Il ministro ha inoltre aggiunto che la politica estera del governo è quella di essere “amici di tutti” e ha promesso che la collaborazione con gli americani sul fronte della sicurezza manterrà il principio del rispetto di questa proposizione.
Le Filippine all’inizio di questo mese hanno annunciato che avrebbero messo a disposizione degli Stati Uniti quattro basi aggiuntive vicino allo stretto di Taiwan e al conteso Mar cinese meridionale, portando a nove il numero di siti militari che Washington può utilizzare nel paese. L’EDCA consente agli Stati Uniti di alternare le truppe per soggiorni prolungati, nonché di costruire e gestire strutture nelle sue basi.
La Cina ha criticato l’accordo e accusato gli Stati uniti di approfittare delle basi per “interferire nella situazione dello Stretto di Taiwan per i propri obiettivi geopolitici”. Il presidente Ferdinando Marcos jr. dal canto suo ha invitato l’ambasciatore cinese Huang Xilian per chiedere spiegazioni, dopo che questi la scorsa settimana ha espresso critiche sostenendo che Manila contribuisce a rendere precaria la situazione a Taiwan.
Cina a Germania: riunificazione Taiwan come riunificazione tedescaRoma, 16 apr. (askanews) – La Cina ha invitato la Germania a sostenere la “riunificazione” di Taiwan, come Pechino ha fatto con la riunificazione tedesca. Lo riferisce oggi il South China Morning Post.
L’invito è venuto dall’alto diplomatico Wang Yi, capo della commissione esteri del Comitato centrale del Partito comunista cinese, dopo un incontro con la ministra degli Esteri di Berlino Annalena Baerbock al termine di una visita in Cina durata tre giorni. “La Cina una volta ha sostenuto la riunificazione della Germania, e spera e crede che la Germania sosterrà anche la grande causa della riunificazione pacifica della Cina”, ha detto Wang Yi, che è di fatto il massimo esponente della politica estera cinese, dopo il presidente Xi Jinping. .
Baerbock, dal canto suo, ha affermato che la Germania comprende “l’importanza e la sensibilità” della questione di Taiwan per la Cina e si atterrà alla politica dell’”Unica Cina”. Ieri Baerbock, in una conferenza stampa congiunta con il ministro degli Esteri cinese Qin Gang, ha affermato che un’”escalation militare” nello Stretto di Taiwan sarebbe uno “scenario dell’orrore” per il mondo intero.
Sudcorea e Usa daranno vita da domani a grandi manovre aereeRoma, 16 apr. (askanews) – La Corea del Sud e gli Stati uniti daranno il via a un’esercitazione aerea congiunta su larga scala la prossima settimana. L’ha annunciato oggi l’aeronautica sudcoreana.
Il Korea Flying Training di 12 giorni inizierà lunedì presso la base aerea di Gwangju a Gwangju, 267 chilometri a sud di Seoul, mobilitando circa 110 aerei e più di 1.400 uomini, secondo lo stato maggiore, ripreso dall’agenzia di stampa Yonhap. La Corea del Sud prevede di schierare circa 60 aerei da guerra, inclusi i caccia F-35A, F-15K e KF-16 e l’aereo da trasporto cisterna KC-330, mentre gli Stati Uniti mobiliteranno più di 40 velivoli, come i caccia F-16 della sua Air Force , aerei d’attacco A-10 e jet F-35B e FA-18 del Corpo dei Marines.
L’Aeronautica militare della Sudcorea ha affermato che le esercitazioni si svolgeranno con l’obiettivo di migliorare l’interoperabilità e la capacità operativa combinata dei caccia avanzati di quarta e quinta generazione degli alleati, come l’F-15K e l’F-35 che eludono i radar. Durante l’esercitazione, gli alleati organizzeranno vari addestramenti, tra cui un pacchetto di volo d’attacco, operazioni difensive di contraerea e supporto aereo ravvicinato, ha aggiunto. “Attraverso questa esercitazione, saremo in grado di ribadire la solida alleanza tra Corea del Sud e Stati uniti e sviluppare ulteriormente la capacità operativa combinata a un altro livello”, ha affermato il colonnello Lee Beom-ki, capo di stato maggiore dell’Aeronautica militare della Repubblica di Corea.
Gli alleati hanno organizzato una serie di esercitazioni aeree combinate quest’anno in un’escalation di tensioni con la Corea del Nord, che ha effettuato almeno 27 test missilistici, anche con vettori intercontinentali. Venerdì scorso, hanno tenuto esercitazioni aeree congiunte che hanno coinvolto bombardieri strategici statunitensi B-52H, un giorno dopo che Pyongyang ha testato un missile balistico intercontinentale Hwasong-18 a combustibile solido.
Colpi d’avvertimento da nave Seoul contro motovedetta NordcoreaRoma, 16 apr. (askanews) – Una nave della Marina sudcoreana ha sparato colpi di avvertimento per scacciare una motovedetta nordcoreana che avrebbe attraversato il confine marittimo occidentale di fatto la scorsa settimana, L’ha annunciato oggi lo Stato maggiore congiunto di Seoul.
La nave nordcoreana ha attraversato la cosiddetto Northern Limit Line (NLL) nelle acque a nord-est dell’isola sudcoreana di Baengnyeong nel Mar Giallo sabato mattina, spingendo la marina sudcoreana a inviare una sua motovedetta di classe Chamsuri, secondo comando sudcoreano. Dopo che la barca del Nord non ha risposto alle trasmissioni di avvertimento e ai tentativi di comunicazione, la nave sudcoreana ha sparato 10 colpi di avvertimento con il suo cannone automatico e ha spinto al ritiro l’imbarcazione nordcoreana.
La barca nordcoreana avrebbe effettuato l’incursione mentre inseguiva un peschereccio cinese, secondo una fonte informata ripresa dall’agenzia di stampa Yonhap. Lo stato maggiore sudcoreano ha detto che c’è stato un contatto tra la nave sudcoreana e la barca cinese durante l’operazione, e tre dei marinai sudcoreani sono stati mandati in ospedale per ferite. Uno di loro è stato operato a causa di una frattura.
E’ la prima volta da marzo dello scorso anno che imbarcazioni sudcoreani sparano colpi di avvertimento contro una motovedetta nordcoreana che abbia attraversato la NLL. La motovedetta di Pyongyang è rimasta a sud della linea di confine virtuale per circa 10 minuti, oltrepassandola di circa 2 km. E’ stata vista inseguire una nave cinese mentre navigava su un percorso a zig-zag. L’incidente è avvenuto mentre la Corea del Nord continua a non rispondere alle chiamate intercoreane di routine attraverso l’ufficio di collegamento congiunto e la hotline militare dal 7 aprile.
Nell’ottobre 2022, una nave da guerra sudcoreana ha sparato colpi di avvertimento contro una nave mercantile nordcoreana che violava la NLL nel Mar Giallo. In risposta, l’esercito del Nord ha aperto il fuoco di avvertimento contro il Sud.
Tajani incontra il ministro degli Esteri giapponese HayashiRoma, 16 apr. (askanews) – Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha avuto oggi, alla vigilia della riunione ministeriale del G7, un incontro bilaterale a Karuizawa, nella prefettura giapponese di Nagano, con il ministro degli Esteri nipponico Yoshimasa Hayashi. L’ha annunciato lo stesso Tajani su Twitter.
“A Karuizawa per il G7, amichevole incontro con il Min. degli Esteri Hayashi”, ha scritto il ministro italiano. Tajani ha segnalato che c’è “sintonia su temi internazionali, cooperazione nel campo industriale, della difesa e culturale”.
L’Italia – ha affermato ancora Tajani – “sarà sempre più presente nell’Indo-Pacifico, il Giappone è nostro alleato strategico nella regione”.