Kim Jong Un ispeziona sito per satellite-spia: pronti a lanciarloRoma, 17 mag. (askanews) – Il leader della Corea del Nord Kim Jong Un ha ispezionato le strutture che stanno preparando il lancio del primo satellite-spia militare di Pyongyang e ha approvato il suo “futuro piano d’azione”. Lo riferisce oggi l’agenzia di stampa ufficiale nordcoreana KCNA.
Il regime ha affermato che il satellite è “pronto per il caricamento” su un razzo, dopo essere stato sottoposto al controllo finale dell’assemblaggio e ai test sulla tenuta nell’ambiente spaziale,. L’ispezione di Kim ha avuto luogo ieri, circa un mese dopo l’annuncio che il paese ha completato la costruzione del suo primo satellite-spia e che sono stati ordinati i preparativi finali per il lancio “come previsto”, durante una visita del leader all’agenzia statale per lo sviluppo aerospaziale.
Lo sviluppo di un satellite-spia militare era uno dei progetti presentati nel congresso del Partito dei lavoratori coreani, il partito unico nordcoreano nel gennaio 2021, insieme a un missile balistico intercontinentale a combustibile solido e un sottomarino a propulsione nucleare. Esperti sudcoreani, secondo quanto riferisce l’agenzia di stampa Yonhap, hanno sostenuto che il lancio del satellite-spia non sembra essere imminente: Pyongyang potrebbe aver bisogno di “almeno tre o quattro settimane” per un vero e proprio lancio, visti i tempi necessari per le verifiche tecniche.
“Il Nord potrebbe lanciare il satellite all’inizio di giugno o a metà giugno al più presto. Ma è più probabile che il Paese calibri i tempi del lancio intorno al ‘Giorno della Vittoria’ a luglio, dopo preparativi approfonditi”, ha commentato Hong Min, ricercatore presso l’Istituto statale coreano per l’unificazione nazionale. La Corea del Nord celebrerà il 70mo anniversario del “Giorno della Vittoria” il 27 luglio, data della firma dell’armistizio che pose fine alla guerra di Corea del 1950-53.
È probabile che il Nord celebri l’anniversario imminente con una possibile parata militare, nel tentativo di vantare le sue capacità militari, poiché il Paese si è concentrato sull’espansione del suo arsenale di armi nucleari.
Giappone, Kishida convoca i giganti dei chipRoma, 17 mag. (askanews) – Il primo ministro giapponese Fumio Kishida incontrerà domani i dirigenti dei principali produttori di chip statunitensi, taiwanesi e sudcoreani per discutere sugli investimenti in Giappone e sull’apertura di nuovi impianti di semiconduttori nel paese. Lo riferisce oggi il Nikkei Asia.
All’incontro prenderanno parte manager di Intel degli Stati Uniti, Taiwan Semiconductor Manufacturing Co. (TSMC) e Samsung Electronics della Corea del Sud. Di fronte alla crisi nella catena di forniture dei chip, Kishida si sta impegnando a migliorare la sicurezza economica del Giappone e spera di rafforzare le catene di fornitura di semiconduttori del paese.
I colloqui si svolgeranno presso il Kantei, l’ufficio di presidenza nipponico. Parteciperanno dirigenti di Intel, IBM, Micron Technology, Applied Materials, TSMC e Samsung e il presidente e CEO di IMEC, un’organizzazione belga di ricerca e sviluppo di semiconduttori. È insolito che i massimi dirigenti di società internazionali di semiconduttori si riuniscano in un unico luogo per un simile incontro. Oltre a Kishida, parteciperà alla riunione Yasutoshi Nishimura, ministro giapponese dell’economia, del commercio e dell’industria, insieme ad altri alti funzionari giapponesi.
Le società dovrebbero illustrare i loro piani di investimento e sviluppo aziendale in Giappone. È probabile che Samsung parli di un impianto di semiconduttori avanzato che prevede di aprire a Yokohama. IMEC dovrebbe anche annunciare l’intenzione di aprire il suo primo centro di ricerca in Giappone. Il governo prenderà in considerazione la possibilità di fornire sovvenzioni per i progetti ed è probabile che Kishida chieda alle società di investire in modo aggressivo.
Il Giappone ha dominato l’industria dei chip alla fine degli anni ’80, con aziende giapponesi che controllavano circa la metà del mercato globale. Tuttavia, molte di queste realtà hanno perso fortemente terreno man mano che taiwanesi, sudcoreani e cinesi sono diventati più competitivi. Negli ultimi anni, il rischio di catene di approvvigionamento frammentate nel settore dei chip è aumentato, con la comparsa di colli di bottiglia dovuti alla pandemia di COVID-19 e alle crescenti tensioni geopolitiche. I paesi di tutto il mondo stanno rispondendo muovendosi per sostenere la produzione interna.
Il governo giapponese vuole aumentare le vendite interne di semiconduttori e prodotti correlati a 15 trilioni di yen (109,9 miliardi di dollari) entro il 2030, tre volte il livello attuale.
First Lady Zelenska chiede a Sudcorea aiuti “non letali”Roma, 16 mag. (askanews) – Olena Zelenska, in visita a Seoul, ha chiesto oggi al presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol più aiuti, anche se di natura non letale. La first lady ucraina è stata ricevuta da Yoon come inviata speciale del marito, il presidente Volodymyr Zelensky.
“Il presidente ha trasmesso il sostegno e la solidarietà del governo e del popolo sudcoreano all’Ucraina e ha espresso le sue condoglianze alle famiglie delle vittime e al popolo ucraino”, ha detto il portavoce presidenziale Lee Do-woon durante una conferenza stampa, dopo l’incontro. “Il presidente ha anche parlato molto bene degli sforzi della first lady Zelenska per condividere gli orrori della guerra in Ucraina con la comunità internazionale e dei suoi sforzi per ottenere aiuti”, ha aggiunto.
Zelenska, dal canto suo, ha ringraziato la Corea del Sud per il sostegno, la solidarietà e l’assistenza umanitaria che ha inviato finora all’Ucraina e ha chiesto di aumentare gli aiuti nelle aree in cui è possibile. “La first lady Zelenska ha detto che spera in aiuti in attrezzature militari non letali, per esempio apparecchiature per il rilevamento e la rimozione di mine o ambulanze”, ha detto Lee.
La first lady ha anche richiesto la partecipazione delle imprese sudcoreane allo sforzo di ricostruzione post-bellica dell’Ucraina, anche a Kherson, dove risiedono molti coreani. “Il presidente Yoon ha risposto che sosterremo attivamente il popolo ucraino in stretto coordinamento con gli Stati membri della NATO e la comunità internazionale”, ha affermato Lee.
Zelenska ha poi incontrato separatamente la first lady Kim Keon-hee, la quale ha promesso d’impegnarsi ulteriormente per raccogliere aiuti umanitari. La first lady ucraina non ha fatto richiesta di armi letali, che comunque non sarebbero state accordate, e ha espresso la sua comprensione per le difficoltà della Corea del Sud nel fornire questo tipo di aiuti, ha detto ai giornalisti un funzionario presidenziale.
Zelenska aveva espresso la sua intenzione di invitare Yoon e Kim in Ucraina in una recente intervista scritta con l’agenzia di stampa Yonhap. Tuttavia, secondo il portavoce presidenziale sudcoreano, tale invito non è stato fatto.
Usa: furti criptovalute finanziano i missili della NordcoreaRoma, 16 mag. (askanews) – La Corea del Nord finanzia “circa la metà” del suo programma missilistico con attacchi informatici e con furti di criptovalute. E’ questa la valutazione Usa, espressa recentemente dalla viceconsigliera per la sicurezza nazionale Anne Neuberger in un incontro organizzato dallo Special Competitive Studies Project, secondo quanto riporta oggi il South China Morning Post.
Pyongyang è sottoposta a un rigido regime sanzionatorio per i suoi programmi nucleare e missilistico. Le attività illegali cyber sono, secondo gli americani, il principale strumento per aggirare le sanzioni internazionali. Anne Neuberger, vice consigliere per la sicurezza nazionale per la tecnologia informatica e emergente per l’amministrazione Biden, ha affermato che “circa la metà del programma missilistico della Corea del Nord è stata finanziata da attacchi informatici e furto di criptovalute”. Ha anche affermato che le agenzie di intelligence statunitensi sta lavorando per identificare gli agenti nordcoreani e che il Tesoro degli Stati Uniti stava rintracciando la criptovaluta rubata.
Un rapporto del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite (UNSC) ad aprile ha mostrato che il 2022 è stato un anno da record per il furto di criptovaluta da parte della Corea del Nord, con esperti di sicurezza che stimano che Pyongyang abbia rubato fino a 1 miliardo di dollari di moneta virtuale l’anno scorso. La Corea del Nord “utilizza tecniche informatiche sempre più sofisticate sia per ottenere l’accesso alle reti digitali coinvolte nella finanza informatica, sia per rubare informazioni di potenziale valore per i suoi programmi di armamento”, afferma il rapporto delle Nazioni Unite.
Gli osservatori delle sanzioni delle Nazioni Unite hanno riferito nel 2019 che la Corea del Nord ha generato circa 2 miliardi di dollari tra il 2015 e il 2019 per i suoi programmi di armi di distruzione di massa, attraverso diffusi attacchi informatici.
Taiwan, Cina: Giappone non cerchi di danneggiare i nostri interessiRoma, 16 mag. (askanews) – Il ritorno di Taiwan in Cina è “parte integrante dell’ordine internazionale del secondo dopoguerra” e, quando si dice di essere contrari a cambiamenti unilaterali dello status quo accusando la Cina, si vogliono solo “danneggiare gli interessi regionali” di Pechino. L’ha affermato oggi nella quotidiana conferenza stampa il portavoce del ministero degli Esteri cinese Wang Wenbin, puntando il dito contro l’impostazione data dal Giappone al summit del G7 che si terrà tra il 19 e il 21 maggio a Hiroshima.
“Il Giappone è ossessionato dal provocare e creare scontri tra le parti e dal danneggiare gli interessi regionali (della Cina), approccio questo a cui la Cina si oppone fermamente”, ha detto Wang. “La parte giapponese ripete la stessa, vecchia melodia e non risparmia sforzi per diffamare i suoi vicini, e non mancano i tentativi di coprire il proprio cambiamento unilaterale dello status quo”, ha continuato. “Accordi internazionali come la Dichiarazione di Potsdam e la Dichiarazione del Cairo costituiscono la base del diritto internazionale per l’ordine internazionale del dopoguerra e tutti questi documenti affermano che il ritorno di Taiwan alla Cina è parte integrante dell’ordine internazionale del secondo dopoguerra”. Wang Wenbin, dal canto suo, ha anche affermato che da tempo “alcune forze in Giappone” si sforzano di per “abbellire la storia dell’aggressione, revocare il giudizio storico sul militarismo”, e persino affermare che una crisi a Taiwan ha un effetto diretto in Giappone. “Non è questo – ha detto ancora Wang – un tentativo di cambiare lo status quo? Se il Giappone è davvero contrario a cambiare unilateralmente lo status quo, dovrebbe inequivocabilmente fermare queste forze che cercano di riportare indietro l’orologio della storia, dovrebbe riflettere seriamente sulla propria storia di aggressione militaristica, dovrebbe chiaramente riaffermare la sua adesione al’ordine internazionale del secondo dopoguerra, e dovrebbe rispettare il principio dell’Unica Cina e lo spirito dei quattro documenti politici tra Cina e Giappone”uo.
Sudcorea cerca sostegno America latina candidatura Expo contro RomaRoma, 16 mag. (askanews) – La Corea del Sud scopre l’America latina, “importante partner di cooperazione”, soprattutto in vista della candidatura di Busan per l’Expo 2030 in competizione con Roma. Il ministro degli Esteri sudcoreano Park Jin ha chiesto ai paesi dell’America centrale e meridionale di sostenere la candidatura di Busan, incontrando 12 alti esponenti di 11 paesi della regione, tra cui il presidente guatemalteco Alejandro Giammattei, il primo ministro del Belize Juan Antonio Briceno e il vicepresidente dell’Honduras Doris Gutierrez.
Park ha preso parte ad Antigua alla riunione del consiglio ministeriale dell’Associazione degli Stati dei Caraibi, regione per la quale evidentemente la Corea del Sud ha scoperto una vocazione particolare durante questa competizione per ottenere l’Expo 2030. Il ministro ha sottolineato che l’evento presenterà opportunità cruciali per migliorare la cooperazione pratica con le nazioni dell’America centrale e meridionale sui cambiamenti climatici, il amre e altre aree, secondo quanto ha riferito il ministero degli Esteri di Seoul.
Ha inoltre affermato che i paesi dell’America latina sono partner importanti della Corea del Sud, poiché l’amministrazione Yoon Suk-yeol sta cercando di avere un ruolo di “stato cardine globale” nell’adempimento delle proprie responsabilità internazionali. Park ha anche chiesto l’appoggio dei paesi della regione agli sforzi di Seoul per entrare a far parte del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite come membro non permanente per il mandato 2024-25.
Cina contro l’apertura in Giappone di un ufficio NATORoma, 12 mag. (askanews) – La Cina ha criticato oggi il Giappone per la disponibilità a ospitare un ufficio di collegamento della NATO a Tokyo e ha affermato che l’alleanza militare sta interferendo negli affari regionali e incitando allo scontro.
“Esortiamo il Giappone a trarre lezioni dalla storia, rimanere impegnato sulla via dello sviluppo pacifico ed evitare di fare cose che potrebbero smantellare la fiducia e influenzare la pace e la stabilità in questa regione”, ha detto oggi il portavoce del ministero degli Esteri di Pechino Wang Wenbin nella quotidiana conferenza stampa a Pechino. La NATO prevede di aprire l’ufficio di Tokyo il prossimo anno, alla luce anche del fatto che la Cina è ormai vista dall’alleanza come una “sfida sistemica”.
“Abbiamo visto la NATO rafforzare costantemente i legami con i paesi dell’Asia-Pacifico e decidere di andare a est in questa regione, interferendo negli affari interni e incitando al confronto tra i blocchio”, ha continuato Wang. “Il resto del mondo sta valutando attentamente se il Giappone voglia davvero aprire la porta all’espansione della NATO nell’Asia-Pacifico”.
G7 Hiroshima, Ucraina sarà uno dei temi centraliRoma, 12 mag. (askanews) – L’Ucraina sarà uno dei temi centrali del G7 che si terrà dal 19 al 21 maggio a Hiroshima, in Giappone, anche grazie al fatto che il presidente Volodymyr Zelensky prenderà parte a distanza al vertice. L’ha spiegato oggi una fonte informata giapponese, precisando che quella ucraina è una questione globale che ha un impatto anche sulle prospettive future dell’Indo-Pacifico.
La comunità internazionale è a un “punto di svolta storico”, dopo la pandemia e con l’”aggressione russa nei confronti dell’Ucraina che ha scosso le fondamenta dello stato di diritto e dell’ordine internazionale”. Zelensky parteciperà online al G7 e ci si attende che “il G7 mostri forte solidarietà, offrendo il massimo sostegno”. La presidenza di turno giapponese vuole “dimostrare la ferma determinazione del G7 nel confermare l’ordine internazionale basato sullo stato di diritto e che respinge ogni tentativo unilaterale di modificare lo status quo con la forza, con la coercizione o con la minaccia di usare le armi nucleari, come la Russia ha fatto”.
Questa enfasi sul no alle modifiche unilaterali dello status quo, dal punto di vista di Tokyo, ha anche lo scopo di fare da “deterrente per ogni possibile tentativo futuro di modificare unilateralmente lo status quo, per esempio in Asia o ovunque possa essere”. Il discorso tra i Sette, insomma, verterà sull’Ucraina, ma nella prospettiva giapponese, cioè di un paese asiatico”, con un’attenzione alle possibili ricadute sull’Indo-Pacifico. “Naturalmente Taiwan è uno di questi temi, anche se ovviamente non è citato. Per il mio personale punto di vista, lo Stretto di Taiwan potrebbe essere la prossima Ucraina”, ha spiegato la fonte. La Cina considera Taiwan parte integrante del suo territorio. Nell’ultimo anno Pechino ha fortemente aumentato la pressione militare nei confronti dell’isola. Dopo la visita dell’allora speaker della Camera dei rappresentanti Usa Nancy Pelosi a Taipei, la Cina ha risposto con esercitazioni a fuoco vivo. Inoltre, usando il pretesto della visita di Pelosi, Pechino ha per la prima volta superato con i suoi aerei la linea mediana del cielo sullo Stretto di Taiwan. Questo fatto è ormai diventato la normalità: “la Cina sostanzialmente – spiega la fonte – ha cambiato lo status quo”.
Per questo il G7 dovrebbe mandare il “forte messaggio che questo non sarà tollerato e non è nell’interesse della Cina”. Su questo tema, tutti i paesi del G7 “sono sulla stessa pagina”, secondo la fonte: anche la Francia, il cui presidente Emmanuel Macron ha detto recentemente che l’Europa non può essere “vassalla” degli Stati uniti sulla questione taiwanese, in realtà non ha cambiato la sua posizione ufficiale ed è sulla medesima linea.
Cina attacca Usa-G7: piegano ai loro interessi norme internazionaliRoma, 11 mag. (askanews) – Pechino ha accusato oggi i paesi del G7 e l’Occidente di ipocrisia: mentre, infatti, richiama la Cina al rispetto delle norme internazionali, le ignora per sé e vuole imporre un ordine internazionale che sia favorevole esclusivamente ai suoi interessi.
Tra il 19 e il 21 maggio a Hiroshima i leader del G7 s’incontreranno per il summit annuale, quest’anno sotto la presidenza giapponese, e si prevede che dal vertice esca anche un richiamo al rispetto dell’ordine internazionale basato sulle regole alla Cina in relazione alla questione di Taiwan. Il portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, Wang Wenbin, rispondendo a una domanda in merito, ha lanciato un duro attacco all’Occidente e al Giappone. “Prima di discutere le regole internazionali, dobbiamo chiarire cosa siano esattamente le regole internazionali: per la stragrande maggioranza dei paesi del mondo, le regole internazionali consistono nelle norme di base che disciplinano le relazioni internazionali basate sugli scopi e sui principi della Carta delle Nazioni unite e tutti i paesi devono rispettarle”, ha detto Wang, accusando il G7 di non citare quasi mai questo documento, ma invece di continuare a “parlare di “democrazie” e del cosiddetto “ordine internazionale basato su regole””.
Quando il G7 usa queste formule, ha accusato il portavoce cinese, “intende le regole occidentali che tracciano linee di demarcazione secondo ideologie e valori e le regole di una piccola cerchia (di paesi) dominata dagli Stati Uniti e dal G7: queste regole servono gli interessi acquisiti di pochissimi paesi, a partire da quelli del G7, invece che gli interessi comuni della comunità internazionale”. Wang ha inoltre accusato i paesi del G7, a partire dagli Stati uniti, di aver violato “costantemente” le regole internazionali. “Negli ultimi anni, gli Stati Uniti si sono allontanati da 17 organizzazioni e trattati internazionali, tra cui l’UNESCO e l’Accordo di Parigi. Gli Usa hanno spiato indiscriminatamente i paesi di tutto il mondo, non da ultimo i suoi alleati del G7, paesi fortemente corazzati diplomaticamente, e hanno applicato la coercizione economica e l’interferenza militare. Gli Stati Uniti hanno palesemente invaso l’Afghanistan, l’Iraq e la Siria e altri paesi che sono più piccoli e più deboli degli Usa, uccidendo e sfollando decine di milioni di civili innocenti. Quando si tratta di regole internazionali, il posto degli Stati Uniti è sul banco degli imputati. Non è nella posizione di puntare il dito contro altri paesi” ha precisato Wang.
Per questo motivo, “la prima cosa che gli Stati Uniti e il Giappone possono fare, come membri del G7, sarebbe pagare i loro arretrati alle Nazioni unite, ritirare le truppe che occupano illegalmente la Siria, smettere di insistere sullo scarico di acqua contaminata dal nucleare nell’oceano, smettere di incitare alla divisione e allo scontro e smettere di usare le regole internazionali come pretesto per perseguire primati ed interessi egoistici”.
Summit Cina-Asia centrale: Pechino copre spazio lasciato da MoscaRoma, 11 mag. (askanews) – Xian è stata l’antica capitale cinese dalla quale partiva la Via della Seta. E non a caso questa città è stata scelta dalla Cina per ospitare il primo summit in presenza tra Pechino e i cinque paesi dell’Asia centrale un tempo sovietici: sebbene il formato Cina+5 (C+C5) esiste dal 2020, la pandemia Covid-19 aveva costretto finora i vertici alla fredda modalità online. Ancor meno a caso è stato preannunciato da Pechino che il presidente Xi Jinping, padrone di casa, terrà un “importante discorso” in quell’occasione, segno di un’attenzione cinese per una regione tradizionalmente sotto influenza russa.
Il summit si terrà il 18 e 19 maggio, incrociandosi con un altro vertice che si riunirà invece a Hiroshima, in Giappone, tra il 19 e il 21 maggio. Si tratta – quest’ultimo – del G7, al quale parteciperanno i sette leader del blocco dei paesi vicini agli Stati uniti (anche se la presenza fisica del presidente Usa Joe Biden è data in forse) . A Xian è attesa la presenza di Kassym-Jomart Tokayev del Kazakistan, Sadyr Japarov del Kirghizistan, Emomali Rahmon del Tajikistan, Serdar Berdimuhamedov del Turkmenistan e Shavkat Mirziyoyev dell’Uzbekistan. Spicca ovviamente l’assenza in questo formato dell’azionista di maggioranza tradizionale della regione: la Russia di Vladimir Putin.
Non c’è naturalmente da attendersi una presa di posizione esplicita contro Mosca. Ma, certo, i paesi dell’Asia centrale hanno mostrato una certa irritazione nei confronti dell’azione russa in Ucraina. In sede Onu, quando è stata posta ai voti una risoluzione di condanna nei confronti di Mosca, i C5 non hanno detto no ma, come la Cina, si sono astenuti (tranne il Turkmenistan, che non ha preso parte al voto). Questi paesi vedono con preoccupazione la situazione in Ucraina e sembrano accordare a Pechino, che prospetta una pur vaga ipotesi di fuoriuscita dalla crisi, un’attenzione apparentemente maggiore che a Mosca. Per la Cina l’Asia centrale è un focus di politica estera da tempo, ma soprattutto dal 2013, quando Xi ha lanciato l’Iniziativa Belt and Road con un discorso storico nella capitale kazaka di Astana. L’invasione rissa dell’Ucraina, poi, ha aperto ancor di più un vuoto d’influenza nella regione, che la Cina sembra voler colmare, tenendo presente che già ha una relazione forte con paesi come il Turkmenistan, grande fornitore di gas. Così proprio in Asia centrale, in effetti, si crea un terreno di competizione tra Cina e Russia, mentre in altri scenari le due potenze appaiono affiancate.
I cinque paesi della regione sono parte di un fondamentale corridoio per agganciare la Cina al ricco mercato dei paesi europei, in un momento in cui la sua proiezione verso il Pacifico è contenuta in maniera decisa e crescente dagli Stati uniti. Quindi la destabilizzazione provocata dall’azione russa in Ucraina finisce per impattare con questo disegno cinese. E’, insomma, proprio in Asia centrale che l’asserita amicizia “senza limiti” tra Mosca e Pechino sembra trovare un limite. Il portavoce del ministero degli Esteri cinese Wang Wenbin, nel presentare il summit, oltre ad annunciare un “importante discorso” di Xi, ha affermato che “i presidenti esamineranno il corso della crescita delle relazioni Cina-Asia centrale, scambieranno opinioni sullo sviluppo dei meccanismi tra le due parti, sulla cooperazione in tutti i settori, nonché sulle principali questioni internazionali e regionali di reciproco interesse e firmeranno congiuntamente un importante accordo politico”. Il vertice “aiuterà a tracciare un nuovo progetto per le relazioni Cina-Asia centrale e aprirà una nuova era per la cooperazione tra le due parti”.
Quando si parla di “questioni internazionali” di “reciproco interesse” la mente va immediatamente e naturalmente all’Ucraina. In una riunione preparatoria in cui si sono incontrati ministri degli esteri il mese scorso, il cinese Qin Gang ha affermato che Pechino è disposta a lavorare con l’Asia centrale per spingere per una risoluzione della crisi ucraina. Il giorno dopo questa dichiarazione, Xi Jinping ha sentito per la prima volta al telefono il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. L’Asia centrale ha acquisito un’importanza crescente a causa dei suoi ricchi depositi di risorse naturali – idrocarburi, ma anche terre rare – e della vicinanza alla provincia occidentale dello Xinjiang, l’instabile area a maggioranza musulmana che era anche una parte fondamentale dell’antica Via della Seta e tradizionalmente gode di stretti legami culturali e linguistici con l’Asia centrale.
Nel 2022 il commercio tra la Cina e i paesi dell’Asia centrale ha raggiunto i 70,2 miliardi di dollari, un livello record. Gli investimenti diretti esteri della Cina nei cinque paesi sono arrivati a quasi 15 miliardi di dollari. La Belt and Road ha portato nei paesi dell’Asia centrale grandi progetti infrastrutturali come ferrovie, autostrade, centrali elettriche e gasdotti: un’opportunità di sviluppo che nella tradizionale relazione con Mosca non s’era mai visto. E forse a Putin le orecchie non fischieranno solo durante il summit di Hiroshima, ma anche nei gue giorni precedenti.