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Crosetto a Bruxelles per Consiglio Affari Esteri formato Difesa

Crosetto a Bruxelles per Consiglio Affari Esteri formato DifesaMilano, 19 nov. (askanews) – Il ministro della Difesa Guido Crosetto è giunto è giunto a Bruxelles per prendere parte al Consiglio Affari Esteri in formato Difesa (CAE- D).


Il Consiglio “Affari esteri” (Difesa) è presieduto dall’alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza Josep Borrell e discuterà del sostegno militare dell’UE all’Ucraina, procedendo a uno scambio informale di opinioni in videoconferenza con il ministro della Difesa ucraino Rustem Umerov e il consigliere del presidente Zelenskyy sugli Affari strategici Alexander Kamyshin, nonché con il segretario generale della NATO Mark Rutte, che si unirà ai ministri di persona. Il Consiglio terrà una discussione sulla prontezza e la preparazione alla difesa, nel contesto della relazione “Più sicuri insieme: rafforzare la preparazione e la prontezza dell’Europa nel settore civile e militare”, recentemente presentata da Sauli Niinisto, consigliere speciale della presidente della Commissione europea, che si unirà ai ministri per uno scambio informale di opinioni.


Nell’ambito dei temi di attualità, i ministri della difesa dell’UE dovrebbero essere informati in merito alla capacità di dispiegamento rapido dell’UE e alla revisione strategica della PESCO. La sessione del Consiglio è preceduta da una riunione del comitato direttivo dell’Agenzia europea per la difesa.

Romania al voto: in 3 settimane elettori scelgono nuovo presidente e Parlamento

Romania al voto: in 3 settimane elettori scelgono nuovo presidente e ParlamentoRoma, 19 nov. (askanews) – Dal 24 novembre all’8 dicembre la Romania vivrà tre settimane intense di tornate elettorali: il primo turno delle presidenziali già domenica, le elezioni politiche l’1 dicembre e infine il ballottaggio che deciderà il nuovo capo di stato l’8 dicembre. In Italia, dove vive la maggiore comunità romena all’estero, sono stati allestiti dall’ambasciata 157 seggi (sette in più rispetto alle Europee di giugno) e ci si aspetta un’alta affluenza, in particolare per le presidenziali. Sebbene la Romania sia una repubblica semi-presidenziale, queste elezioni sono ampiamente considerate dal pubblico come le più importanti del Paese e la battaglia tra 14 contendenti è molto sentita in una nazione che ha visto il tasso di partecipazione al voto sempre in calo per le politiche e le europee degli ultimi anni.


Cinque figure di spicco dominano la corsa per Palazzo Cotroceni: Marcel Ciolacu, George Simion, Mircea Geoana, Elena Lasconi e Nicolae Ciuca. Se il passaggio al ballottaggio dell’attuale premier socialdemocratico Ciolacu è dato per scontato, non è chiaro chi sarà il suo contendente. Al centro delle campagne elettorali, sia per le presidenziali che per il rinnovo del Parlamento, sicuramente l’aumento del costo della vita e la guerra in Ucraina. La maggior parte dei candidati alle presidenziali si è dedicata al dibattito sul debito crescente e quasi tutti sono concordi sulla prosecuzione degli aiuti a Kiev, tranne il leader nazional-conservatore di AUR George Simion che si oppone. Molti elettori sposano la sua idea che gli aiuti all’Ucraina abbiano fatto aumentare prezzi e inflazione e che sperano che la situazione economica migliorerà se la guerra finirà. Proprio Simion è dato secondo nei sondaggi e potrebbe essere lo sfidante di Ciolacu al ballottaggio.


Per quanto riguarda le elezioni politiche i partiti tradizionali, il Partito Socialdemocratico (Psd) e il Pnl liberale-nazionalista lottano per andare avanti, afflitti dalla percezione pubblica che siano corrotti e vulnerabili al clientelismo. A influenzare le politiche sarà anche l’esito del primo turno delle presidenziali. Negli ultimi anni, la battaglia del secondo turno è stata in genere tra un candidato del centro-sinistra del Psd e uno del centro-destra del Pnl. Un esito diverso potrebbe causare un esodo di elettori dal Pnl verso l’Unione Usr anche per le parlamentari. Uno dei temi che ha tenuto banco nella campagna elettorale è legato alla guerra in Ucraina, perché la Romania è da mesi vittima di droni russi vaganti e risente degli attacchi alle navi che trasportano grano al largo delle sue coste. Altro argomento del dibattito è il nazionalismo, su cui fa leva l’Alleanza per l’Unione dei Romeni (AUR), un partito di estrema destra che nel 2020 è entrato in Parlamento con un tema preponderante, l’unificazione con la Moldova. Il suo leader, Simion, ha oscillato tra la moderazione di alcune delle sue opinioni radicali e il commento disturbante che l’Olocausto è un “problema minore” di cui i bambini non hanno bisogno di imparare a scuola.


Secondo i sondaggi il Psd è avanti nel voto popolare e ai seggi, l’1 dicembre, dovrebbe ottenere circa il 30%. Il secondo posto è incerto: se lo contendono AUR, USR e PNL. Come eventuale presidente, Ciolacu vorrebbe che l’attuale coalizione Psd-Pnl rimanesse in carica, preferibilmente con un primo ministro liberale, almeno inizialmente, dato che il governo introdurrà importanti aumenti delle tasse nel 2025 per far fronte al crescente deficit di bilancio che dovrebbe superare l’8% entro la fine di quest’anno. L’unica questione importante su cui i due partiti sono realmente in disaccordo è se la Romania debba mantenere la sua aliquota fissa (opzione Pnl) o introdurre una tassazione progressiva (preferita dal Psd). Il governo entrante dovrà anche affrontare il rallentamento della crescita, soltanto all’1,4% nel 2024 e il più alto tasso di inflazione dell’UE, quasi il 5%. L’esito del voto, però, potrebbe rendere impossibile la coalizione, molto dipenderà dai partiti minori che entreranno in Parlamento superando la soglia del 5%. Un alleato che ha da sempre garantito i governi romeni, l’UDMR, che rappresenta la minoranza etnica ungherese della Romania, rischia di non avete seggi e questo potrebbe complicare i negoziati post-elettorali.


Lo scenario peggiore, secondo gli esperti, sarebbe, però, una vittoria dei nazionalisti di AUR, o una coalizione tra Psd e AUR. Ciolacu ha ripetutamente dichiarato pubblicamente che non esiste un’alleanza Psd-AUR e che non esisterà mai, ma pochi gli credono. Questa settimana ha difeso Simion, dicendo che il leader di AUR “non è una spia russa”. Ultima alternativa, nuove elezioni anticipate all’inizio del 2025. Tornando alla corsa per Palazzo Cotroceni i cinque principali contendenti sono Ciolacu, favorito e attuale premier, che promuove la stabilità economica e il benessere sociale, nonostante i pochi risultati da capo di governo. Simion, leader populista del partito AUR, ottiene le simpatie degli elettori disillusi che cercano un cambiamento radicale. I sondaggi lo collocano costantemente come il contendente più forte per il secondo posto. Elena Lasconi, riformista liberale, guida l’Unione Salva Romania (USR). Nota per la sua posizione anti-corruzione e la sua visione modernizzante, si rivolge principalmente agli elettori cdelle città e più giovani. Altro candidato in lizza è Mircea Geoana, che si è presentato come indipendente: l’ex vicesegretario generale della Nato ha fatto appello ai moderati e agli elettori pro-europei, ma i suoi legami passati con il Psd e la mancanza di una solida base politica interna hanno indebolito la sua posizione. Altro contendente è il leader del Partito Nazionale Liberale (Pnl) Nicolae Ciuca: ex premier e generale in pensione, ha puntato su stabilità ed esperienza. Di Daniela Mogavero

Raid di Israele su Beirut, vicino all’Onu e all’ufficio del premier libanese. Ci sono vittime

Raid di Israele su Beirut, vicino all’Onu e all’ufficio del premier libanese. Ci sono vittimeRoma, 18 nov. (askanews) – Un attacco aereo israeliano ha colpito lunedì sera un’area residenziale densamente popolata nella capitale del Libano, vicino alla sede delle Nazioni Unite, al parlamento, all’ufficio del primo ministro e a diverse ambasciate. La National News Agency, agenzia di stampa statale libanese, ha dichiarato che due missili hanno colpito l’area del quartiere Zoqaq al-Blat di Beirut. Un reporter dell’Associated Press presente sulla scena ha parlato di vittime significative per strada.

A Timisoara inaugurata la mostra “Le luci di Caravaggio”

A Timisoara inaugurata la mostra “Le luci di Caravaggio”Roma, 18 nov. (askanews) – Inaugurata a Timisorara la mostra “Le luci di Caravaggio. L’inizio della modernità nella pittura europea nella collezione di Roberto Longhi” al Museo Nazionale d’Arte di Timisoara, rimarrà aperta al pubblico fino al 28 febbraio 2025. Con la curatela di Cristina Acidini e Maria Cristina Bandera, l’esposizione celebra l’opera e l’eredità di Roberto Longhi, uno dei più influenti storici dell’arte italiani del XX secolo e convinto assertore della portata rivoluzionaria del Caravaggio, che considerava il fondatore della pittura moderna.


Il progetto è nato dalla collaborazione tra Civita Mostre e Musei S.p.A. e Fondazione di Studi di Storia dell’Arte Roberto Longhi. L’Ambasciata d’Italia e l’Istituto Italiano di Cultura di Bucarest hanno contribuito all’operazione, sostenendo direttamente alcuni costi e coagulando attorno agli sforzi del Museo Nazionale d’Arte di Timi?oara il sostegno finanziario di alcune espressioni dell’imprenditoria italiana attiva nel distretto di Timis. In occasione del vernissage, l’Ambasciatore d’Italia a Bucarest Alfredo Durante Mangoni ha dichiarato: “Le istituzioni italiane in Romania hanno aderito al progetto di Civita e Fondazione Longhi con grande entusiasmo, per la sua rilevanza e per la qualificata curatela. Aver portato a Timisoara, crocevia di lingue e culture, il genio di Caravaggio e l’eredità della sua rivoluzione pittorica – avvertita ben oltre la penisola italiana – fa compiere un salto di qualità alla collaborazione bilaterale in campo artistico e culturale: un’iniziativa in linea con l’ampiezza e la profondità delle relazioni italo-romene e animata da un genuino afflato europeo, a riprova dell’appartenenza dei nostri Paesi al medesimo spazio culturale”. Alla cerimonia di inaugurazione è intervenuto l’On. Federico Mollicone, Presidente della Commissione Cultura, Scienza e Istruzione della Camera dei Deputati. L’On. Mollicone, dopo aver evidenziato la portata innovativa del genio caravaggesco, ha definito la mostra “importante operazione di diplomazia culturale tra l’Italia e la Romania, che si pone in continuità con l’eredità di Timisoara Capitale Europea della Cultura del 2023 e che abbiamo sostenuto convintamente come Commissione Cultura della Camera dei Deputati”.


Il cuore della mostra è costituito dal celebre Ragazzo morso da un ramarro di Caravaggio, acquistato da Longhi negli anni Venti del secolo scorso. Il dipinto, che illustra il dramma del dolore e della sorpresa, rappresentati attraverso la tensione fisica del giovane protagonista, risale ai primi anni del soggiorno romano del pittore lombardo ed è uno dei principali pezzi della collezione Longhi. L’esposizione si compone inoltre di una selezione di oltre quaranta dipinti di artisti influenzati dalla rivoluzione caravaggesca nel corso del XVII secolo. A margine dell’inaugurazione, per iniziativa del Presidente Mollicone, è stato inoltre esposto al pubblico l’arazzo di Camilian Demetrescu che raffigura San Giorgio che uccide il drago. L’opera, proveniente dal Palazzo Apostolico, è stata donata da Papa Francesco al Paese di origine dell’artista.

Tajani a Bruxelles ribadisce “no” all’uso delle armi italiane fuori dall’Ucraina

Tajani a Bruxelles ribadisce “no” all’uso delle armi italiane fuori dall’UcrainaBruxelles, 18 nov. (askanews) – “Non cambia la linea italiana dell’utilizzo delle nostre armi all’interno del territorio ucraino”, e quindi non per colpire obiettivi militari in territorio russo. Lo ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani, rispondendo ai giornalisti al suo arrivo al Consiglio Esteri dell’Ue, oggi a Bruxelles. Tajani ha anche ribadito la posizione italiana a favore di una conferenza di pace che includa anche i russi e la Cina, sperando che i cinesi possano svolgere un ruolo positivo.


“La nostra posizione è molto chiara: noi siamo dalla parte dell’Ucraina e continueremo a sostenerla; questo non vuol dire che non si debba lavorare per la pace, lo abbiamo sempre detto. Siamo favorevoli – ha detto Tajani – a una conferenza di pace come quella che c’è stata in Svizzera, però con la presenza dei russi, dei cinesi, degli indiani, dei brasiliani. Io mi auguro che la Cina possa svolgere un ruolo positivo per far comprendere alla Russia che non bisogna continuare con questa guerra insensata. Certo, la presenza di militari nordcoreani non è un bel segnale. Ecco perché bisogna impedire che ci sia una escalation”. “Per quanto ci riguarda – ha affermato il ministro – noi continueremo a seguire la linea che abbiamo sempre seguito, quella dell’utilizzo delle nostre armi all’interno del territorio ucraino. Non cambia la nostra linea, andiamo avanti in questa direzione”.


Riguardo alla recente telefonata del cancelliere tedesco Olaf Scholz al presidente russo Vladimir Putin, Tajani ha osservato: “Tutti quanti dobbiamo lavorare per la pace, ma la telefonata non mi pare che abbia ottenuto grandi effetti; però credo che sia anche giusto che si faccia una scelta unitaria e coesa da parte di tutti i paesi della Nato, da parte di tutti gli interlocutori”. “Serve una conferenza di pace. Anche Zelensky”, il presidente ucraino, “dice che si arriverà entro il 2025 alla pace. Tutti quanti ce lo auguriamo. Deve essere una pace giusta, che non significa la sconfitta dell’Ucraina”.


“Ogni paese che segue con attenzione le vicende della guerra in Ucraina – ha continuato Tajani – lavora per la pace. Noi stiamo lavorando per la pace. Bisogna lasciare sempre uno spazio aperto alla diplomazia. Questo non significa rinunciare a sostenere l’Ucraina, un paese candidato a far parte dell’Unione europea e della Nato. Quindi l’amicizia con questo paese è fuori discussione. Però – ha concluso il ministro – bisogna trovare una soluzione, perché centinaia di migliaia di morti sono per l’umanità un fardello gravissimo”.

Ucraina, il Cremlino: Usa coinvolti nel conflitto. Biden getta benzina sul fuoco

Ucraina, il Cremlino: Usa coinvolti nel conflitto. Biden getta benzina sul fuocoRoma, 18 nov. (askanews) – “È ovvio che l’amministrazione uscente di Washington intende adottare misure, anzi ne hanno parlato, per continuare a gettare benzina sul fuoco e continuare a provocare un’ulteriore aumento della tensione attorno a questo conflitto”: lo ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, commentando durante il briefing con la stampa dopo le notizie sul via libera dell’amministrazione Biden all’uso in territorio russo dei missili a lungo raggio forniti a Kiev.


Per il Cremlino la decisione di autorizzare Kiev a usare le armi per lanciare attacchi in profondità in territorio russo “cambia totalmente la modalità del coinvolgimento dei paesi occidentali nel conflitto”, perché “questi attacchi non sono lanciati dall’Ucraina, questi attacchi sono effettuati da quei paesi che danno il permesso, perché l’individuazione degli obiettivi e altre operazioni non sono eseguite da militari ucraini, sono condotte da specialisti militari di questi paesi”. Stando a quanto dichiarato oggi dal portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, nel briefing con la stampa, “questo è il pericolo e la sfida di questa situazione”. Peskov ha quindi ricordato che il presidente russo, Valdimir Putin, “ha spiegato chiaramente la sua posizione, la posizione del nostro Paese” nel corso di un forum a San Pietroburgo “solo qualche mese fa”, riguardo all’uso di queste armi.


Come ricorda oggi l’agenzia di stampa Tass, Putin rimarcò lo scorso 12 settembre che senza l’assistenza occidentale, l’Ucraina non sarebbe in grado di lanciare attacchi all’interno della Russia. “Se si prendesse una decisione del genere – aveva ammonito – non significherebbe altro che il coinvolgimento diretto dei paesi della Nato, compresi gli Stati Uniti e le nazioni europee, nella guerra in Ucraina. Saranno direttamente coinvolti, il che cambierà sicuramente l’essenza e la natura del conflitto”. Putin aveva quindi aggiunto la Russia avrebbe adottato “decisioni appropriate, a seconda delle minacce”.

Ucraina, Zelensky: “I missili parleranno da soli”

Ucraina, Zelensky: “I missili parleranno da soli”Roma, 18 nov. (askanews) – Dopo la notizia del via libera di Washington all’uso di missili a lungo raggio in Russia, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha ricordato nel suo discorso al paese che “uno dei punti chiave” del suo “Piano per la vittoria” riguarda “le capacità a lungo raggio” per l’esercito ucraino, aggiungendo: “Oggi, sui media si parla molto del fatto che riceviamo il permesso, ma gli attacchi non si fanno a parole. Queste cose non vengono annunciate. I missili parleranno da soli. Di sicuro lo faranno”.


L’amministrazione Biden ha informato Kiev circa tre giorni fa della sua decisione di autorizzare l’uso di missili a lungo raggio in territorio russo. Lo ha riferito ad Axios una fonte a conoscenza della questione, precisando che il via libera a Kiev per l’utilizzo dei missili Atacms si applica solo alla regione russa di Kursk, dove sono schierate truppe nordcoreane. Ieri era stato il New York Times a riferire della decisione del presidente Joe Biden di autorizzare l’uso degli Atacms in Russia. Secondo la fonte sentita da Axios, l’amministrazione americana mira a dissuadere la Corea del Nord dall’inviare altre truppe in Russia da dispiegare nella guerra contro l’Ucraina.

Ucraina, Nato condanna bombe Russia: “da alleati aiuti senza pari”

Ucraina, Nato condanna bombe Russia: “da alleati aiuti senza pari”Milano, 18 nov. (askanews) – “La NATO condanna fermamente l’attacco su larga scala della Russia contro l’Ucraina, che ha ucciso e terrorizzato civili e preso di mira infrastrutture energetiche critiche”. Lo ha detto la portavoce della NATO Farah Dakhlallah. “Siamo al fianco dell’Ucraina e gli alleati continuano a dare contributi senza precedenti alle difese dell’Ucraina. In risposta alla guerra della Russia, la NATO ha rafforzato la sua difesa aerea e missilistica e continuiamo a valutare la nostra posizione e a difendere tutti gli alleati”, ha aggiunto secondo quanto si apprende.


Ieri e oggi ripetuti attacchi russi sull’Ucraina hanno rappresentato il più grande assalto missilistico e con droni da agosto e il primo grande assalto russo dalle elezioni negli Stati Uniti.

Ucraina, Biden autorizza l’uso di missili a lungo raggio Usa

Ucraina, Biden autorizza l’uso di missili a lungo raggio UsaRoma, 17 nov. (askanews) – Il presidente Usa, Joe Biden, ha autorizzato il primo utilizzo di missili a lungo raggio forniti dagli Stati Uniti da parte dell’Ucraina per attacchi all’interno della Russia, è quanto rivela il New York Times. Le armi saranno probabilmente inizialmente impiegate contro le truppe russe e nordcoreane in difesa delle forze ucraine nella regione di Kursk nella Russia occidentale, hanno affermato i funzionari raggiunti dal New York Times. Consentire agli ucraini di utilizzare i missili a lungo raggio, noti come Army Tactical Missile Systems, o ATACMS, è arrivato in risposta alla sorprendente decisione della Russia di portare truppe nordcoreane sul fronte, hanno affermato i funzionari.

Ucraina, Macron: Putin non vuole pace e non è pronto a negoziarla

Ucraina, Macron: Putin non vuole pace e non è pronto a negoziarlaRoma, 17 nov. (askanews) – Il presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron ha ricordato che l’Europa deve rimanere “unita agli ucraini” per cercare “una vera pace che non sia la capitolazione dell’Ucraina”. A Buenos Aires per incontrare il presidente argentino Javier Milei, Macron ha spiegato che Vladimir Putin “non vuole la pace e non è pronto a negoziarla” assicurando “che non ha mai escluso di parlargli”. La priorità resta “equipaggiare, sostenere e consentire all’Ucraina di resistere”.