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Truppe di Israele hanno liberato quattro ostaggi prigionieri Hamas

Truppe di Israele hanno liberato quattro ostaggi prigionieri HamasRoma, 8 giu. (askanews) – Quattro ostaggi israeliani prigionieri di Hamas sono stati tratti in salvo vivi dalle truppe dello stato ebraico “in un’audace operazione” nella zona centrale della Striscia di Gaza. Lo ha annunciato l’esercito israeliano.


Gli ostaggi salvati sono Noa Argamani, Almog Meir Jan, Andrey Kozlov e Shlomi Ziv. Tutti e quattro erano stati rapiti dai terroristi del movimento integralista islamico palestinese il 7 ottobre durante il festival musicale Supernova, vicino alla comunità meridionale di Reim.Le forze speciali israeliane hanno contemporaneamente fatto irruzione in due siti di Hamas nella zona centrale di Gaza, a Nuseirat. In un luogo, è stato tratto in salvo Argamani, mentre Meir Jan, Kozlov e Ziv si trovavano nel secondo sito “bonificato”.


Gli ostaggi salvati sono tutti in buone condizioni, secondo le prime valutazioni mediche. Sono stati portati all’ospedale di Tel Hashomer per ulteriori valutazioni. 

Europee: la notte elettorale e cosa succederà dopo il voto

Europee: la notte elettorale e cosa succederà dopo il votoBruxelles, 8 giu. (askanews) – Nella ‘notte elettorale’ tra domenica 9 e lunedì 10 giugno, il Parlamento europeo pubblicherà stime, basate su ‘exit polls’ o sondaggi pre-elettorali, proiezioni e risultati ufficiali parziali o completi a partire dalle 18.15 di domenica. I risultati ufficiali completi, comunque, verranno pubblicati solo a partire dalla chiusura delle urne in Italia. Si comincerà con le previsioni nazionali riguardanti Austria, Cipro, Germania, Grecia, Malta e Olanda, dalle 18.15 alle 18.30. Alle 19.15 arriveranno le stime nazionali riguardanti Bulgaria e Croazia, e tra le 20.15 e le 20.45 si aggiungeranno quelle di Danimarca, Francia e Spagna.


A questo punto, il Parlamento europeo pubblicherà le prime proiezioni sulla composizione del nuovo emiciclo, basate su 11 stime nazionali e 16 previsioni su dati pre-elettorali. Tra le 21.15 e le 21.30 arriveranno le stime nazionali di altri quattro paesi: Polonia, Portogallo, Romania e Svezia. Alle 22.15 ci saranno degli aggiornamenti, se disponibili, e finalmente tra le le 23.15 e le 23.30 saranno pubblicate le stime nazionali riguardanti l’Italia, e una seconda proiezione della composizione del nuovo emiciclo, basata questa volta su 24 risultati ufficiali parziali, due stime nazionali (Italia e Polonia) e un dato pre-elettorale (Belgio). Subito dopo, i ‘candidati guida’ dei diversi partiti politici europei commenteranno uno dopo l’altro i risultati, parlando nell’emiciclo del Parlamento europeo di Bruxelles, trasformato per l’occasione in una grande sala stampa con 350 giornalisti. Un quarto d’ora dopo la mezzanotte arriveranno i primi risultati provvisori ufficiali del Belgio, e all’una ci sarà un aggiornamento finale per la notte. I GRUPPI POLITICI Gli eurodeputati dei sette gruppi politici della legislatura uscente erano rispettivamente: 49 per il gruppo Id ‘Identità e democrazia, estrema destra), 69 per il gruppo Ecr (Conservatori e Riformisti, destra moderata, con componenti di estrema destra), 176 per il Ppe (Partito Popolare europeo, centro, con componenti di centro-destra), 102 per Renew Europe (Liberali e Liberal-Democratici, centro, con componenti di centro-destra e di centro-sinistra), 139 per S&D (Socialisti e Democratici, centrosinistra), 72 per i Verdi (Ecologisti) e 37 per la Sinistra (estrema sinistra), a cui bisogna aggiungere 61 ‘non iscritti, ovvero non appartenenti ad alcun gruppo politico (come gli eletti del M5s italiano o del partito Fidesz del premier ungherese Viktor Orbßn).


Per costituire un gruppo politico all’Europarlamento ci sono due condizioni quantitative necessarie: avere almeno 23 eurodeputati provenienti da almeno 1/4 degli Stati membri, ovvero sette paesi diversi. C’è anche una condizione qualitativa, più difficile da controllare e da applicare, dell’affinità politica tra i partiti nazionali membri di uno stesso gruppo. I gruppi della nuova Assemblea si ricostituiranno nelle settimane immediatamente successive alle elezioni, in tempo per la prima sessione plenaria costitutiva della decima legislatura, che si terrà dal 16 al 19 giugno a Strasburgo. Le riunioni per la costituzione dei gruppi sono previste il 18 giugno per il Ppe, il 19 per i Verdi, il 25 per la Sinistra, il 26 per Renew e per l’Ecr, e infine il 3 luglio per Id.


La creazione di altri nuovi gruppi, o una ricomposizione dei gruppi esistenti sono sempre possibili, durante tutta la durata della legislatura, e sempre alle stesse condizioni. LA SESSIONE COSTITUTIVA Il nuovo Parlamento europeo della decima legislatura terrà la sua seduta costitutiva dal 16 al 19 luglio, a Strasburgo, e il suo primo atto sarà l’elezione del presidente (o più probabilmente della presidente) dell’Assemblea, e poi degli altri membri dell’Ufficio di presidenza (Bureau), ovvero i 14 vicepresidenti e i cinque questori. Fa parte della fase costitutiva anche la decisione sulle commissioni europarlamentari in cui sarà articolato il lavoro dell’Assemblea, e sul numero di eurodeputati che ne faranno parte. L’istituzione delle commissioni parlamentari, con la designazione dei loro membri, avverrà più tardi a Bruxelles, tra il 22 e il 25 luglio. IL VOTO PER LA PRESIDENZA DELLA NUOVA COMMISSIONE Il voto per la nuova presidenza della Commissione europea dovrà avvenire necessariamente dopo la sessione costitutiva, e quindi, di norma, nella seconda sessione plenaria della legislatura, che in questo caso è prevista dal 16 al 19 settembre, a Strasburgo.


La volta scorsa, nel 2019, le elezioni europee si tennero a maggio, e fu quindi possibile avere due sessioni plenarie ordinarie a Strasburgo nei mesi di giugno e luglio. E nella seconda plenaria, il 16 luglio, fu eletta la nuova presidente della Commissione, Ursula von der Leyen. Questa volta, invece, le elezioni europee sono state fissate a giugno, ed è quindi prevista solo una sessione plenaria, quella costitutiva di luglio, prima della pausa estiva di agosto. Tuttavia, una volta che sarà terminata l’elezione dei membri del Bureau, la nuova Conferenza dei presidenti (composta da capigruppo politici e presidente dell’Assemblea) potrebbe decidere di inserire nell’ordine del giorno il voto per il candidato o la candidata alla presidenza della Commissione europea, senza dover necessariamente aspettare la successiva sessione plenaria. Questo, però, solo a condizione che nel frattempo il Consiglio europeo abbia deciso chi candidare. I capi di Stato e di governo dell’Ue potrebbero accordarsi (a maggioranza qualificata) su chi designare per la guida dell’Esecutivo comunitario durante la loro cena informale a Bruxelles il 17 giugno, o durante la riunione formale del Consiglio europeo prevista per il 27 e 28 giugno, o ancora in una eventuale ulteriore riunione straordinaria, nel caso in cui il presidente dello stesso Consiglio europeo, Charles Michel, lo consideri necessario. Se vi sarà l’accordo dei leader in una di queste occasioni, c’è la possibilità concreta di tenere il voto per eleggere il nuovo o la nuova presidente della Commissione già il giovedì 18 luglio, come ha indicato il segretario generale del Parlamento europeo, Alessandro Chiocchetti. Sarebbe invece da escludere l’ultima mezza giornata della sessione plenaria di luglio, il venerdì 19, perché in quelle ore molti eurodeputati neoeletti saranno in partenza da Strasburgo e non saranno presenti in Aula. Per eleggere il presidente, o la presidente della nuova Commissione europea, va sottolineato, è necessario superare la soglia della maggioranza assoluta dell’Assemblea, ovvero almeno 361 voti a favore su 720 membri del Parlamento europeo. La persona che sarà designata dal Consiglio europeo dovrà presentare a grandi linee davanti alla plenaria il suo programma prima del voto. I NUOVI COMMISSARI DESIGNATI E LA FIDUCIA ALLA NUOVA COMMISSIONE Dopo la sua elezione, il presidente o la presidente della Commissione dovrà cominciare a lavorare alla formazione del nuovo collegio dei commissari, sulla base dei candidati proposti da ciascuno Stato membro. Entro novembre, tutti i commissari designati dovranno sottoporsi alle temibili ‘audizioni di conferma’ delle commissioni europarlamentari competenti per i portafogli che la presidenza della Commissione propone di assegnare loro. Dopo aver risposto per iscritto a un lungo e complesso questionario, i commissari designati dovranno presentarsi davanti agli europarlamentari e rispondere a tutte le loro domande. Se il risultato delle audizioni non sarà soddisfacente, la commissione o le commissioni parlamentari competenti potranno proporre un’audizione complementare, ma anche indicare chiaramente la propria disapprovazione del commissario designato. Secondo i Trattati Ue, la presidenza della Commissione non ha l’obbligo di sostituire un commissario designato ‘bocciato’ in un’audizione, o a cambiargli il portafogli; ma in questo caso correrebbe il rischio di vedersi bocciare l’intera Commissione al momento del voto di fiducia da parte della plenaria del Parlamento europeo. I precedenti di commissari designati ‘bocciati’, e poi rimandati a casa o che hanno dovuto cambiare portafogli sono numerosi, e non ci sono casi di presidenti della Commissione che abbiano ignorato queste decisioni da parte degli eurodeputati. Il voto di fiducia (‘voto di investitura) alla nuova Commissione da parte della plenaria del Parlamento europeo, a maggioranza semplice, è previsto nell’ultima sessione plenaria dell’anno, dal 16 al 19 dicembre, a Strasburgo.

In Bulgaria si vota per Ue e le politiche: la sfida del magnate Peevski

In Bulgaria si vota per Ue e le politiche: la sfida del magnate PeevskiRoma, 8 giu. (askanews) – Domani, domenica 9 giugno in Bulgaria si voterà non soltanto per le Europee ma anche, e soprattutto, per le elezioni politiche per il rinnovo del Parlamento dopo che l’ex premier filo-Ue Nikolay Denkov ad aprile si è dimesso. Il voto è catalizzato dalla figura del magnate dei media, sanzionato da Stati uniti e Gran Bretagna, Delyan Peevski, che è stato descritto dall’ex capo del governo “il più grande male” che si sia abbattuto sulla Bulgaria.


Non c’è da meravigliarsi, quindi, che una delle principali battaglie politiche intorno alle elezioni del 9 giugno sia legata all’influenza di Peevski sui tribunali e sui servizi di sicurezza mentre poco spazio resta per i temi europei. Hristo Ivanov, capo del partito “Sì, Bulgaria”, ha dichiarato che le elezioni devono spezzare la presa di Peevski e ha avvertito che è in gioco il “funzionamento della Repubblica”, scrive Politico. Il dibattito sulle questioni europee, adesione completa a Schengen e all’Eurozona, soccombe di fronte alla crisi politica interna e alle lotte di potere a Sofia. Secondo i sondaggi il Gerb (parte del Ppe), dell’ex primo ministro Boyko Borissov ottiene una percentuale di voti pari al 26-27%, la coalizione liberale PP-DB è seconda (16-17%) ed è composta da partiti legati al PPE e Renew Europe a livello europeo.


Nello scacchiere si inserisce poi il partito di minoranza turco DPS, guidato da Peevski (che fa parte del gruppo europeo ALDE) e l’estrema destra filo-russa Vazrazhdane (ID) con il 14,9% e il 14,8%, percentuali che si avvicinano e non di poco al blocco filo-Ue. Segue poi il più grande partito di sinistra, il BSP (del gruppo S&D), con l’8,5. Si prevede che l’affluenza alle urne per le elezioni anticipate sarà simile a quella delle ultime elezioni generali, con un numero di elettori compreso tra 2,5 e 2,7 milioni che voteranno, circa il 48%. L’affluenza dichiarata alle urne per le elezioni europee è inferiore del 3%.


Intanto, la campagna elettorale si sta giocando tutta sull’influenza sui media del magnate Peevski, che controlla anche magistratura e servizi di sicurezza oltre che pubblicità e affissioni e sulle critiche alla vicinanza dello stesso Borissov al magnate. I due uomini sono visti come politicamente allineati ma la grande domanda è chi di loro sarà veramente al comando e chi guiderà un’eventuale coalizione dopo il voto? La frustrazione pubblica nei confronti della corruzione è profonda e la rabbia contro Borissov e Peevski ha contribuito ad alimentare massicce proteste antimafia nel 2020 ma sia il Gerb che il partito della minoranza turca possono fare affidamento su blocchi elettorali stabili e reti clientelari. Borissov ha spiegato la sua collaborazione con Peevski dichiarando: “Abbiamo sempre lavorato con il DPS nel corso degli anni perché fanno parte del sistema”.


Ma su Peevski, che non scarta l’ipotesi di governare dopo le elezioni, pesano le sanzioni degli Stati Uniti e del Regno Unito che respinge: Washington lo accusa di gestire programmi di corruzione e di esercitare “il controllo su istituzioni e settori chiave della società bulgara”, in base alla legge Magnitsky. L’Ue, al contrario, non ha posto la lente sui casi di corruzione a lui collegati anche se riguardavano in gran parte distrazione o abuso di fondi europei. Mentre la corsa elettorale si avvia verso la fase finale, Borissov sta tentando di dividere i due principali partiti riformisti, suggerendo che lavorerebbe con “Sì, Bulgaria” di Ivanov piuttosto che con il “Continuiamo il cambiamento” di Petkov, accusando quest’ultimo di essere filo-Cremlino.

Europee, chiamati a votare 360 milioni di cittadini

Europee, chiamati a votare 360 milioni di cittadiniBruxelles, 8 giu. (askanews) – Alle elezioni europee che si svolgono dal 6 al 9 giugno sono chiamati a votare 360 milioni di cittadini, per eleggere 420 eurodeputati nei 27 Stati membri: 96 in Germania, 81 in Francia, 76 in Italia, 61 in Spagna, 53 in Polonia, 33 in Romania, 31 in Olanda, 22 in Belgio, 21 in Grecia, Portogallo, Ungheria, Svezia e Repubblica ceca, 20 in Austria, 17 in Bulgaria, 15 in Finlandia, Danimarca e Slovacchia, 14 in Irlanda, 12 in Croazia, 11 in Lituania, 9 in Lettonia e Slovenia, 7 in Estonia, e 6 in Lussemburgo, a Cipro e a Malta.


QUANTI SONO GLI ELETTI E IL VOTO NEI DIVERSI STATI MEMBRI Nella legislatura che si è appena conclusa, la nona, gli eurodeputati erano 705. La soglia della maggioranza assoluta (necessaria, in particolare, per l’elezione della presidenza della nuova Commissione europea), che finora era pari a 353 voti, passerà ora a 361 voti.


Le elezioni sono cominciate il 6 giugno in Olanda, il 7 e l’8 in Repubblica ceca, il 7, l’8 e il 9 in Estonia (unico paese in cui il voto è elettronico), l’8 in Slovacchia, in Lettonia e a Malta, l’8 e il 9 in Italia, e solo il 9 in tutti gli altri Stati membri. L’ultimo paese in cui si chiuderanno le urne, alle 23 di domenica, è l’Italia. PREVISIONI, PROIEZIONI E RISULTATI


Nella ‘notte elettorale’ tra domenica 9 e lunedì 10 giugno, il Parlamento europeo pubblicherà stime, basate su ‘exit polls’ o sondaggi pre-elettorali, proiezioni e risultati ufficiali parziali o completi a partire dalle 18.15 di domenica. I risultati ufficiali completi, comunque, verranno pubblicati solo a partire dalla chiusura delle urne in Italia. Si comincerà con le previsioni nazionali riguardanti Austria, Cipro, Germania, Grecia, Malta e Olanda, dalle 18.15 alle 18.30. Alle 19.15 arriveranno le stime nazionali riguardanti Bulgaria e Croazia, e tra le 20.15 e le 20.45 si aggiungeranno quelle di Danimarca, Francia e Spagna. A questo punto, il Parlamento europeo pubblicherà le prime proiezioni sulla composizione del nuovo emiciclo, basate su 11 stime nazionali e 16 previsioni su dati pre-elettorali. Tra le 21.15 e le 21.30 arriveranno le stime nazionali di altri quattro paesi: Polonia, Portogallo, Romania e Svezia. Alle 22.15 ci saranno degli aggiornamenti, se disponibili, e finalmente tra le le 23.15 e le 23.30 saranno pubblicate le stime nazionali riguardanti l’Italia, e una seconda proiezione della composizione del nuovo emiciclo, basata questa volta su 24 risultati ufficiali parziali, due stime nazionali (Italia e Polonia) e un dato pre-elettorale (Belgio).


Subito dopo, i ‘candidati guida’ dei diversi partiti politici europei commenteranno uno dopo l’altro i risultati, parlando nell’emiciclo del Parlamento europeo di Bruxelles, trasformato per l’occasione in una grande sala stampa con 350 giornalisti. Un quarto d’ora dopo la mezzanotte arriveranno i primi risultati provvisori ufficiali del Belgio, e all’una ci sarà un aggiornamento finale per la notte. I GRUPPI POLITICI Gli eurodeputati dei sette gruppi politici della legislatura uscente erano rispettivamente: 49 per il gruppo Id ‘Identità e democrazia, estrema destra), 69 per il gruppo Ecr (Conservatori e Riformisti, destra moderata, con componenti di estrema destra), 176 per il Ppe (Partito Popolare europeo, centro, con componenti di centro-destra), 102 per Renew Europe (Liberali e Liberal-Democratici, centro, con componenti di centro-destra e di centro-sinistra), 139 per S&D (Socialisti e Democratici, centrosinistra), 72 per i Verdi (Ecologisti) e 37 per la Sinistra (estrema sinistra), a cui bisogna aggiungere 61 ‘non iscritti’, ovvero non appartenenti ad alcun gruppo politico (come gli eletti del M5s italiano o del partito Fidesz del premier ungherese Viktor Orbán). Per costituire un gruppo politico all’Europarlamento ci sono due condizioni quantitative necessarie: avere almeno 23 eurodeputati provenienti da almeno 1/4 degli Stati membri, ovvero sette paesi diversi. C’è anche una condizione qualitativa, più difficile da controllare e da applicare, dell’affinità politica tra i partiti nazionali membri di uno stesso gruppo. I gruppi della nuova Assemblea si ricostituiranno nelle settimane immediatamente successive alle elezioni, in tempo per la prima sessione plenaria costitutiva della decima legislatura, che si terrà dal 16 al 19 giugno a Strasburgo. Le riunioni per la costituzione dei gruppi sono previste il 18 giugno per il Ppe, il 19 per i Verdi, il 25 per la Sinistra, il 26 per Renew e per l’Ecr, e infine il 3 luglio per Id. La creazione di altri nuovi gruppi, o una ricomposizione dei gruppi esistenti sono sempre possibili, durante tutta la durata della legislatura, e sempre alle stesse condizioni.

Al matrimonio del Duca di Westminster c’era William ma non Harry

Al matrimonio del Duca di Westminster c’era William ma non HarryMilano, 8 giu. (askanews) – “È stato il più grande matrimonio mondano dell’anno, con la folla in fila per le strade di Chester per intravedere la sposa Olivia Henson arrossire e il suo sposo, il Duca di Westminster” Hugh Grosvenor. Lo scrive il Daily Mail, che nel titolo tra parentesi sottolinea alla fine “nessuna traccia del principe Harry!”. Nessun riferimento all’assenza della consorte di William, Kate, impegnata nelle cure per il tumore che ha fatto tanto parlare.


Non sono stati dunque solo gli sposi ad attirare l’attenzione di coloro che aspettavano fuori dalla cattedrale, perché una schiera di ospiti glamour ha riempito i banchi del matrimonio “dell’uomo sotto i 40 anni più ricco della Gran Bretagna”. Tra loro c’erano reali britannici, incluso il Principe di Galles, 41 anni: William è stato raggiunto da sua cugina, la principessa Eugenie, 34 anni, elegante con un completo verde salvia. “Anche gli amici di sempre di “Hughie” si sono uniti ai festeggiamenti, con la presenza di Charlie van Straubenzee e sua moglie Daisy, la cui figlia Clover si ritiene abbia il principe Harry come padrino”, sottolinea la testata.

Migranti, Geo Barents: 11 cadaveri recuperati in acqua

Migranti, Geo Barents: 11 cadaveri recuperati in acquaMilano, 7 giu. (askanews) – I corpi senza vita di undici migranti alla deriva al largo delle coste libiche sono stati recuperati venerdì, ha annunciato su X la ONG umanitaria Medici in Frontiere (MSF) che si dice “distrutta” dalla notizia.


“Purtroppo, dopo un’operazione di ricerca durata più di nove ore, la squadra della #GeoBarents”, la nave umanitaria di MSF, “ha recuperato i corpi di 11 persone che purtroppo hanno perso la vita”, ha scritto la ONG su X. In serata, l’ONG tedesca Sea-Watch ha segnalato la presenza di 11 corpi di migranti alla deriva al largo delle coste libiche.


“Durante il volo di oggi con il nostro Seabird”, l’aereo da ricognizione della ONG, “l’equipaggio ha avvistato 11 corpi”, ha scritto Sea-Watch su X. “Non sappiamo se i corpi rinvenuti al largo delle coste libiche siano le vittime di un naufragio finora sconosciuto. Quello che è certo è che stiamo sorvolando una fossa comune voluta dall’Europa”, lamenta la ONG.

Nato: non osservati cambiamenti prontezza nucleare russa

Nato: non osservati cambiamenti prontezza nucleare russaMilano, 7 giu. (askanews) – L’ammiraglio Rob Bauer, a capo del comitato militare della NATO, ha affermato che come Alleanza “non abbiamo ancora visto cambiamenti nella prontezza delle forze nucleari russe che ci impongano di modificare la nostra”. In 2 anni e mezzo di guerra in Ucraina la Russia quindi si è fermata alla retorica, che è “una retorica pericolosa perché diventa quasi normale parlare di forze nucleari in questo modo”.


In un colloquio con il Washington Post, Bauer afferma inoltre di non vedere “una fine molto veloce per questa guerra” in Ucraina. Ma “stiamo dimostrando all’Ucraina che si avvicineranno sempre di più alla NATO”, ha aggiunto. L’ammissione dell’Ucraina alla NATO implicherebbe ora l’applicazione dell’articolo 5 sulla difesa collettiva, “ci troveremmo in uno stato di guerra con la Russia e questo non sarebbe un passo saggio”, ha comunque precisato il capo del Comitato militare.


Sempre Bauer ieri, in un discorso presso l’US Army War College ha affermato che alla Nato “non stiamo pianificando solo la deterrenza e la difesa contro le forze armate russe così come sono oggi. Dobbiamo essere in grado di affrontare una Russia ricostituita. La leadership russa non ha raggiunto nessuno dei suoi obiettivi strategici in Ucraina”. E tuttavia “non dovremmo sottovalutare la loro capacità di ricostruire e riorganizzarsi. Comunque si svilupperà la guerra in Ucraina, avremo comunque un problema con la Russia. Perché saranno rinvigoriti dal loro successo. O frustrati dal loro fallimento”. Gli alleati della Nato in base a quanti affermato da Bauer “rappresentano il 50% della potenza economica mondiale e il 50% della potenza militare mondiale. Abbiamo in noi il compito di rafforzare l’Alleanza più forte del mondo. Per aumentare la nostra deterrenza. E per assicurarsi che ogni avversario ci pensi dieci volte prima di tentare qualcosa”.

Usa, Cardin: Gershkovich in prigione russa per verità su guerra

Usa, Cardin: Gershkovich in prigione russa per verità su guerraMilano, 7 giu. (askanews) – Il senatore statunitense Ben Cardin (democratici), presidente della commissione per le relazioni estere del Senato , ha rilasciato una dichiarazione sull’approvazione al Senato della sua risoluzione che sollecita l’immediato rilascio di Evan Gershkovich, il reporter del Wall Street Journal arrestato a Mosca, rispetto a un anno fa. “Il reportage di Evan ha informato i russi e le persone di tutto il mondo sulla guerra non provocata della Russia in Ucraina e sull’opposizione ad essa da parte di molti russi. La sua ingiusta e continua detenzione sottolinea quanto Vladimir Putin abbia paura della verità” ha detto secondo quanto reso noto. “Piuttosto che porre fine alla sua guerra illegale, Putin sceglie di mettere a tacere le voci che forniscono i fatti sulla sua aggressione. Così facendo, il Cremlino ha sottratto Evan alla sua famiglia, ai suoi amici e al suo Paese. L’approvazione di questa risoluzione richiede il suo rilascio immediato, così come quello di altri detenuti ingiustamente in Russia, tra cui Paul Whelan, Alsu Kurmasheva e Vladimir Kara-Murza. Sto con Evan. Il giornalismo non è un crimine”.

Ucraina, Macron: Francia dalla parte della pace, ma pace non è resa

Ucraina, Macron: Francia dalla parte della pace, ma pace non è resaMilano, 7 giu. (askanews) – “La Francia è dalla parte della pace ma la pace non è la capitolazione”. Il conflitto in Ucraina deve “spingere la comunità internazionale a decidere se vuole l’ordine che abbiamo ratificato sulla Carta (delle Nazioni Unite) o la legge del più forte”. Lo ha detto il presidente francese Emmanuel Macron in conferenza stampa con il collega Volodymyr Zelensky. “La carta delle Nazioni Unite è firmata anche dalla Russia”, ha precisato Macron.


Macron ha assicurato che la Francia vorrà presto “finalizzare una coalizione” di Paesi per inviare istruttori militari in Ucraina. “Il presidente Zelensky e il suo ministro della Difesa hanno espresso chiaramente le esigenze dell’Ucraina in questo settore”, ha assicurato il presidente in diretta tv. “L’Ucraina si sta mobilitando più pesantemente e dovrà addestrare decine di migliaia di nuovi soldati e quindi è molto più efficiente e pratica in determinate capacità, in determinate condizioni, addestrarsi sul suolo ucraino. È una richiesta legittima”, ha detto Macron.


Macron ha dichiarato durante la conferenza stampa trasmessa dalla tv francese di voler avviare i negoziati per l’adesione dell’Ucraina all’Unione Europea “entro la fine del mese”. E ha promesso che “la Francia continuerà” a sostenere “l’Ucraina in tutte le sedi”, in particolare “a livello europeo, per cercare di ottenere l’avvio effettivo dei negoziati di adesione entro la fine del mese”.

Usa: Blinken va in M.O., l’ottava visita dopo diversi sforzi

Usa: Blinken va in M.O., l’ottava visita dopo diversi sforziMilano, 7 giu. (askanews) – Antony “Blinken sottolineerà l’importanza che Hamas accetti la proposta sul tavolo, che è quasi identica a quella che Hamas ha approvato il mese scorso”, dice il portavoce del dipartimento di stato Matthew Miller, secondo quanto reso noto, in merito al tour che la prossima settimana riporterà il segretario di Stato americano in Medio Oriente (Israele, Giordania, Egitto e Qatar dal 10 al 12 giugno).


Questa sarà l’ottava visita di Blinken nella regione dopo che Hamas ha attaccato Israele il 7 ottobre dello scorso anno, un attacco che ha portato Israele a entrare in guerra contro Hamas nella Striscia di Gaza. Da allora sono stati compiuti diversi sforzi per stabilire un accordo di cessate il fuoco, finora senza risultati. Gli Stati Uniti stanno cercando di fare pressione su Israele e Hamas affinché accettino una nuova proposta di cessate il fuoco avanzata dal presidente americano Joe Biden la settimana scorsa.


“Il Segretario discuterà – spiega Miller – di come la proposta di cessate il fuoco potrebbe avvantaggiare sia gli israeliani che i palestinesi. Sottolineerà che ciò allevierebbe la sofferenza a Gaza, consentirebbe un massiccio aumento dell’assistenza umanitaria e consentirebbe ai palestinesi di tornare nei loro quartieri. Ciò sbloccherebbe la possibilità di raggiungere la calma lungo il confine settentrionale di Israele – in modo che sia le famiglie israeliane che quelle libanesi sfollate possano tornare alle loro case – e creerebbe le condizioni per un’ulteriore integrazione tra Israele e i suoi vicini arabi, rafforzando la sicurezza a lungo termine di Israele e migliorando la stabilità in tutto il paese e della Regione. Il Segretario continuerà inoltre a ribadire la necessità di evitare che il conflitto si inasprisca ulteriormente”. In Giordania inoltre “il Segretario parteciperà a una conferenza sulla risposta umanitaria urgente a Gaza, organizzata congiuntamente da Giordania, Egitto e Nazioni Unite. Prima del viaggio del Segretario in Medio Oriente, il Segretario sta accompagnando il presidente Biden nel suo viaggio in Normandia e a Parigi, in Francia, per commemorare l’80esimo anniversario del D-Day e partecipare alla sua visita di Stato dal 5 al 9 giugno. Il Segretario accompagnerà inoltre il Presidente Biden in Puglia, Italia, dal 13 al 14 giugno per il vertice dei leader del G7”.