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Gaza, un’altra fossa comune nell’ospedale al Shifa. Unrwa: circa 50mila persone hanno lasciato Rafah

Gaza, un’altra fossa comune nell’ospedale al Shifa. Unrwa: circa 50mila persone hanno lasciato RafahRoma, 8 mag. (askanews) – Gli operatori sanitari hanno rinvenuto una terza fossa comune all’interno dell’ospedale al-Shifa di Gaza City, recuperando finora 49 corpi. Lo ha riferito oggi l’ufficio stampa del governo della Striscia di Gaza controllato da Hamas, citato da Al Jazeera. Le autorità di Gaza hanno precisato che sono sette le fosse comuni trovate finora all’interno degli ospedali dell’enclave palestinese.


Due giorni fa, sette esperti Onu per i diritti umani hanno diffuso un comunicato di condanna della “violenza sistematica contro i palestinesi a Gaza, soprattutto contro donne e bambini”, riferendo di “390 corpi scoperti in fosse comuni” negli ospedali Al Shifa e Nasser”. “Siamo inorriditi dai dettagli che emergono dalle fosse comuni recentemente portate alla luce nella Striscia di Gaza – si legge nel comunicato – oltre 390 corpi sono stati scoperti negli ospedali Nasser e Al Shifa, compresi quelli di donne e bambini, molti dei quali mostrano segni di tortura e di esecuzioni sommarie, e possibili casi di persone sepolte vive”.


Intanto, “circa 50.000 persone” hanno lasciato la città di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, nelle ultime 48 ore dopo l’ordine di evacuazione arrivato da Israele. Lo ha detto alla Cnn il vice direttore per gli Affari a Gaza dell’agenzia Onu Unrwa, Scott Anderson. “Abbiamo registrato circa 50.000 persone in partenza da Rafah nelle ultime 48 ore. Li abbiamo visti andare a Khan Younis, alcuni sono andati nell’area umanitaria ampliata di Al-Mawasi, altri sono andati a Deir al-Balah”, ha precisato Anderson. Lunedì scorso l’esercito israeliano ha ordinato ai residenti dei quartieri orientali di Rafah di lasciare immediatamente la zona, consigliando di recarsi nell’area umanitaria della città costiera Al-Mawasi. Interpellato su questa area, Anderson ha detto che “certamente non ha le infrastrutture che ci si aspetterebbe”, aggiungendo che ospita già oltre 400.000 persone: “È essenzialmente una zona sabbiosa, quindi non ci sono infrastrutture fognarie, né infrastrutture idriche. Non ci sono strade che portano lì”. Riguardo a Khan Younis, il funzionario Unrwa ha rimarcato che le persone si troveranno in un’area devastata dalla guerra. L’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa) ha anche affermato che non sono ancora arrivati a Gaza aiuti attraverso il valico di Kerem Shalom, di cui Israele ha annunciato la riapertura da questa mattina, e che non c’è nessuno a riceverli, da parte palestinese. Kerem Shalom è il principale terminal merci di Gaza. Il valico di Rafah è un canale vitale per gli aiuti umanitari sin dall’inizio della guerra ed è l’unico punto di passaggio in cui le persone possono entrare e uscire. Ma “non stiamo ricevendo alcun aiuto nella Striscia di Gaza, nell’area del valico di Rafah sono in corso operazioni militari: ci sono stati continui bombardamenti in quest’area durante il giorno”. Lo ha scritto su X il vice direttore dell’agenzia Onu Unrwa per gli Affari a Gaza, Scott Anderson. “Né carburante né aiuti sono entrati nella Striscia di Gaza e questo è disastroso per la risposta umanitaria”, ha aggiunto.

La Russia rivendica la conquista di altri due villaggi ucraini

La Russia rivendica la conquista di altri due villaggi ucrainiRoma, 8 mag. (askanews) – L’esercito russo ha affermato di aver conquistato due villaggi ucraini situati a est e a nordest, approfittando della mancanza di munizioni e di reclute delle forze ucraine per guadagnare terreno.


Il ministero della Difesa russo ha dichiarato in un comunicato di aver “liberato” i villaggi di Novokalynove, nell’oblast di Donetsk, dove i suoi soldati stanno avanzando nelle ultime settimane, e quello di Kyslivka, nell’oblast di Kharkiv (nordest). Nella notte, inoltre, diverse città ucraine sono state colpite da aerei russi, che hanno sferrato un massiccio attacco missilistico e attaccato impianti energetici in 6 regioni. La difesa aerea è stata attivata sia nella capitale Kiev che a Leopoli, nell’ovest del Paese.

Gli Usa hanno sospeso la spedizione di bombe a Israele. L’Idf minimizza il ritardo

Gli Usa hanno sospeso la spedizione di bombe a Israele. L’Idf minimizza il ritardoMilano, 8 mag. (askanews) – Gli Stati Uniti hanno sospeso la spedizione di bombe a Israele a causa delle preoccupazioni sul potenziale utilizzo nell’incursione di Rafah. Secondo i media americani, la scorsa settimana gli Stati Uniti hanno trattenuto un invio di bombe a Israele a causa del timore che Israele potesse lanciare un’operazione su vasta scala a Rafah.


Il riferimento è a un alto funzionario dell’amministrazione Biden come fonte dell’informazione. La spedizione, trattenuta la settimana scorsa, comprende 1.800 bombe del peso di oltre 900 chili e 1.700 bombe del peso di 226 chili, dice la Cnn. Lunedì Israele ha effettuato quella che gli Stati Uniti hanno descritto come un’operazione “limitata” a Rafah , prendendo il controllo del valico di frontiera con l’Egitto che è un’ancora di salvezza vitale per gli aiuti umanitari.


Dal canto suo, l’esercito israeliano è sembrato oggi sminuire il blocco di una spedizione di armi da parte degli Stati Uniti preoccupati per l’operazione lanciata nella città di Rafah, nel sud di Gaza, affermando che gli alleati risolveranno qualsiasi disaccordo “a porte chiuse”. Intervenendo ad una conferenza ospitata dal quotidiano Yedioth Ahronoth, il portavoce militare Daniel Hagari ha descritto il coordinamento tra Israele e gli Stati Uniti di “una portata senza precedenti, credo, nella storia”.

Xi in Serbia, tempestività che esprime aperta critica alla Nato

Xi in Serbia, tempestività che esprime aperta critica alla NatoMilano, 8 mag. (askanews) – Il leader cinese Xi Jinping oggi visita la Serbia, con un timing che vuole apparire evidentemente una critica palese alla Nato: la Serbia è il principale partner della Cina nei Balcani e Xi dovrebbe discutere nuovi investimenti con il presidente Aleksandar Vucic. Xi è giunto nella notte e ha un programma di giornata che parla da solo.


L’incontro è tra due capi di Stato che hanno un atteggiamento ostile nei confronti dell’Alleanza: il giorno della visita di Xi ricorda i 25 anni da quando gli aerei da combattimento della NATO colpirono con i missili l’ambasciata cinese a Belgrado, uccidendo tre giornalisti cinesi. “Non dimenticheremo mai questo (attacco missilistico)”, ha scritto Xi sulle colonne del quotidiano serbo Politika. L’attacco missilistico fece parte di una campagna di bombardamenti della NATO per cercare di convincere il presidente jugoslavo Slobodan Milosevic a ritirare le sue forze dal Kosovo. Xi è stato in Serbia l’ultima volta nel 2016, la prima visita del presidente cinese in Serbia dopo 32 anni, e in quell’occasione è stata firmata la Dichiarazione sul partenariato strategico. In serata raggiungerà l’Ungheria.


Vucic ha incontrato Xi lo scorso ottobre a Pechino, durante il terzo forum “Belt and Road”, durante il quale sono stati firmati 18 accordi, tra cui quello di libero scambio tra Serbia e Cina, che dovrebbe entrare in vigore a breve. Per l’arrivo di Xi a Belgrado sono state adottate grandi misure di sicurezza: la sua delegazione sarà protetta da 3.400 poliziotti, apprende Tanjug. E verrà accolto dai caccia serbi MiG-29 che seguiranno il suo aereo dal confine, e in suo onore all’aeroporto di Belgrado sarà schierata la guardia dell’esercito serbo.


Lungo l’autostrada a Belgrado verranno posizionate le bandiere cinese e serba, davanti al Palazzo di Serbia sarà organizzata la cerimonia di benvenuto della delegazione cinese, composta da 400 persone, ed è prevista la firma di oltre 30 accordi. Questa è la prima visita del presidente Xi in Europa negli ultimi cinque anni, dallo scoppio della pandemia di covid-19, e durante questo tour europeo visiterà solo tre capitali europee: Parigi, Belgrado e Budapest.


Lunedì Xi ha visitato Parigi, dove ha incontrato il presidente francese Emmanuel Macron e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Il Presidente della Cina è accompagnato dalla moglie Peng Liyuan, membro del Comitato Principale dell’Ufficio Politico del Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese (PCC), dal direttore dell’Ufficio Generale del Comitato Centrale del PCC Cai Qi, nonché da in qualità di membro dell’Ufficio politico del Comitato centrale del PCC e ministro degli Esteri Wang Yi, riferisce la radio internazionale cinese.

M.O., Burns atteso in Israele, Idf: riaperto valico di Kerem Shalom

M.O., Burns atteso in Israele, Idf: riaperto valico di Kerem ShalomMilano, 8 mag. (askanews) – Israele ha preso il controllo del valico di Rafah, in un’operazione limitata secondo la Casa Bianca: il tutto mentre crescono i timori di un’invasione su vasta scala e restano in bilico i colloqui con Hamas su un cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi. Oggi peraltro a Tel Aviv – poco prima dell’arrivo in Israele del capo della CIA Bill Burns -, l’autostrada Ayalon ha riaperto al traffico in direzione nord dopo essere stata bloccata per circa 20 minuti dagli attivisti che chiedevano un accordo per la liberazione degli ostaggi.


Burns incontrerà il premier israeliano Benjamin Netanyahu in giornata mentre Israele porta avanti le operazioni militari a Rafah e riprendono i colloqui di tregua al Cairo con delegazioni di Israele, Hamas, Stati Uniti, Qatar ed Egitto. Intanto gli Usa hanno fatto sapere di aver sospeso la spedizione di bombe a Israele a causa delle preoccupazioni di un potenziale utilizzo in una eventuale incursione a Rafah. Le Nazioni Unite hanno avvertito di un potenziale collasso del flusso di aiuti ai palestinesi a causa della chiusura del valico di Rafah dall’Egitto e dell’altro principale valico verso Gaza: Kerem Shalom, da Israele. Nel frattempo l’esercito israeliano su X afferma di aver riaperto il valico di Kerem Shalom verso Gaza, uno snodo chiave per l’ingresso degli aiuti umanitari. “Anche il valico di Erez continua a funzionare per facilitare l’ingresso degli aiuti umanitari a Gaza” dicono da Idf.


I funzionari Onu affermano che il nord di Gaza sta attraversando una “piena crisi” e carestia. I valichi di Rafah e Kerem Shalom sono punti di ingresso fondamentali per cibo, medicine e altri rifornimenti per i 2,3 milioni di persone di Gaza. Peraltro l’incursione israeliana è arrivata dopo ore delicatissime per la guerra tra Israele e Hamas che va avanti ormai da 7 mesi: Hamas ha dichiarato lunedì di aver accettato la proposta di cessate il fuoco che secondo Israele non era all’altezza delle sue stesse richieste fondamentali. Un’invasione su vasta scala di Rafah da parte delle forze israeliane sarebbe “un errore strategico, una calamità politica e un incubo umanitario”, ha avvertito il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres. L’attacco militare israeliano contro Rafah, dove “più di 1,5 milioni di civili sono ammassati in una stretta striscia di terra”, rischia di trasformare l’ex rifugio per civili “in un cimitero”, ha affermato Avril Benoit, direttrice esecutiva di Medici Senza Frontiere.


Martedì il segretario alla Difesa americano Lloyd Austin ha incontrato il re giordano Abdullah, mentre il segretario di Stato Antony Blinken ha parlato oggi con il ministro degli Esteri giordano Ayman Safadi. Secondo il Dipartimento di Stato, Blinken “ha espresso il suo continuo apprezzamento per il ruolo guida della Giordania nel facilitare la consegna di assistenza umanitaria salvavita ai palestinesi di Gaza” e “ha condannato fermamente i recenti attacchi violenti ai convogli di aiuti umanitari dalla Giordania a Gaza da parte di estremisti in cerca di per impedire che gli aiuti raggiungano i civili palestinesi bisognosi.”

Guterres: esorto Israele a fermare l’escalation militare

Guterres: esorto Israele a fermare l’escalation militareNew York, 7 mag. (askanews) – “Esorto il governo di Israele a fermare qualsiasi escalation e ad impegnarsi in modo costruttivo nei colloqui diplomatici in corso”. Così ha dichiarato il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres durante una conferenza stampa convocata d’urgenza proprio davanti alla sala del Consiglio di sicurezza.


Guterres ha ribadito che “gli accordi tra il governo di Israele e la leadership di Hamas sono essenziali per fermare la sofferenza insopportabile dei palestinesi di Gaza, degli ostaggi e delle loro famiglie” e ha chiesto ai leader impegnati nei colloqui di “mostrare coraggio politico” in modo da “garantire un accordo adesso, per fermare lo spargimento di sangue”. “Dopo che più di 1.00 palestinesi sono stati uccisi negli attacchi terroristici di Hamas del 7 ottobre, dopo che più di 64.000 palestinesi sono stati uccisi a Gaza, non abbiamo visto abbastanza?”, ha detto con impeto il segretario generale aggiungendo che “la rinnovata attività militare dell’esercito di Israele” rischia ulteriormente “una catastrofe umana” e invita a riaprire i valichi di Rafa e Kerem Shalom per consentire il passaggio degli aiuti.

In Ucraina arrestati 2 membri dei servizi di sicurezza: volevano uccidere Zelensky

In Ucraina arrestati 2 membri dei servizi di sicurezza: volevano uccidere ZelenskyRoma, 7 mag. (askanews) – Secondo il Servizio di Sicurezza ucraino, due funzionari della sicurezza ucraini sono stati arrestati con l’accusa di aver pianificato l’assassinio del presidente Volodymyr Zelensky, scrive Cnn.


Secondo quanto riferito, Zelensky ha dovuto affrontare diversi tentativi di attentati da quando la Russia ha iniziato l’invasione nel febbraio 2022. La prima dei due arrestati è una donna di Mykolaiv, fermata nell’agosto 2023 in relazione a un complotto per assassinare Zelensky, ed accusata di aver raccolto nella regione ucraina per pianificare un attacco aereo russo per ucciderlo.  La SBU ha affermato di aver colto la donna “in flagrante” mentre cercava di “passare informazioni agli invasori”.  Ad aprile, un uomo polacco è stato accusato di aver collaborato a un altro presunto complotto russo per assassinare Zelensky ed è stato accusato di “voler agire per conto dell`intelligence straniera contro la Repubblica di Polonia”, un reato che prevede fino a otto anni di prigione. I pubblici ministeri hanno riferito che l’uomo era pronto a fornire informazioni alle spie russe sulla sicurezza all’aeroporto di Rzeszów-Jasionka, nel sud-est della Polonia vicino al confine con l’Ucraina, che il presidente ucraino utilizza quando parte per viaggi all’estero..


 

Consiglio Ue adotta definitivamente direttiva contro violenza di genere

Consiglio Ue adotta definitivamente direttiva contro violenza di genereRoma, 7 mag. (askanews) – Il Consiglio Ue ha dato il via libera a una direttiva Ue per combattere la violenza contro le donne e la violenza domestica. “Adottare un’azione decisiva contro questi atti di violenza è essenziale per garantire i valori e i diritti fondamentali dell’uguaglianza tra donne e uomini e della non discriminazione”, dice un comunicato del consiglio. La legge impone a tutti i paesi dell’UE di criminalizzare la mutilazione genitale femminile, il matrimonio forzato e la violenza informatica, come la condivisione non consensuale di immagini intime.


La nuova legge contiene anche misure per prevenire la violenza contro le donne e la violenza domestica e stabilisce standard per la protezione delle vittime di questi crimini. “La violenza contro le donne e la violenza domestica è un crimine persistente. Questa legge garantirà a livello europeo che i suoi autori saranno severamente sanzionati e che le sue vittime riceveranno tutto il sostegno di cui hanno bisogno” ha commentato Paul Van Tigchelt, vice primo ministro belga e ministro della Giustizia e del Mare del Nord


La legge adottata oggi criminalizza i seguenti reati in tutta l’UE: mutilazione genitale femminile, matrimonio forzato, condivisione non consensuale di immagini intime, stalking informatico, molestie informatiche e incitamento informatico all’odio o alla violenza. Il commettere questi crimini sarà punibile con pene detentive da almeno uno a cinque anni. La direttiva prevede anche un ampio elenco di circostanze aggravanti, come aver commesso un reato contro un minore, un ex o attuale coniuge o partner o un rappresentante pubblico, un giornalista o un difensore dei diritti umani, che comportano sanzioni più severe.


La direttiva contiene anche norme dettagliate sulle misure di assistenza e protezione che gli Stati membri dovrebbero fornire alle vittime. Diventerà più facile per le vittime di violenza contro le donne e di violenza domestica denunciare un reato. Come minimo, sarà possibile denunciare i crimini informatici online. I paesi dell’UE devono inoltre adottare misure per garantire che i bambini siano assistiti da professionisti. Quando i bambini denunciano un reato commesso da qualcuno che esercita la responsabilità genitoriale, le autorità dovranno adottare misure per proteggere la sicurezza del bambino prima di informare il presunto autore.


Al fine di proteggere la privacy della vittima e prevenire la vittimizzazione ripetuta, gli Stati membri devono inoltre garantire che le prove relative alla condotta sessuale passata della vittima siano consentite nei procedimenti penali solo quando sono pertinenti e necessarie. Con l’idea di costruire un futuro più sicuro, le misure preventive mirano ad aumentare la consapevolezza sulle cause profonde della violenza contro le donne e della violenza domestica e a promuovere il ruolo centrale del consenso nei rapporti sessuali. Gli Stati membri hanno tre anni dall’entrata in vigore della direttiva per recepirla nel diritto nazionale. Il testo era già stato concordato informalmente tra il Parlamento europei e il Consiglio Ue il 6 febbraio a Strasburgo, dopo un lungo negoziato (cinque round dal luglio scorso). In quell’occasione, i negoziatori del Parlamento europeo non erano riusciti a convincere un gruppo nutrito di Stati membri (tra cui Francia, Germania, Olanda, Austria e Ungheria) a concordare una definizione comune europea del reato di stupro come atto basato sulla costrizione, non necessariamente violenta, a un atto sessuale non consensuale. La revisione periodica della direttiva da parte della Commissione potrebbe servire, almeno così si spera, a ritornare su questa definizione, quando le circostanze saranno più favorevoli.

Khodorkovksy: Putin alza posta prima di trattare, Italia sia faro

Khodorkovksy: Putin alza posta prima di trattare, Italia sia faroRoma, 7 mag. (askanews) – Con i nuovi stanziamenti americani per l’Ucraina, la Russia si ritrova in una situazione di incertezza strategica e “a questo punto Putin vorrà negoziare, ma prima dei negoziati sicuramente andrà a una ulteriore escalation per alzare la posta in gioco, per fare pressione”: lo ha sostenuto l’oppositore russo in esilio Mikhail Khodorkovsky in audizione davanti alla Commissione esteri della Camera.


“Per questo abbiamo sentito le dichiarazioni sulle armi nucleari tattiche, per questo c’è una maggiore attività dei servizi russi all’estero per lavori di sabotaggio. Tutto questo fa parte di una tattica molto interessante”, ha affermato Khodorkovksy. “Ci sono legami con gruppi criminali, marginali, che vengono invitati a collaborare per atti criminali. Anche a questo io riconduco la confisca di beni occidentali, si tratta di alzare la posta”. L’ex patron di Yukos, per 10 anni in carcere e dal 2013 fuori dalla Russia, ha esortato a non trattare Putin da presidente legittimo. “Ribadisco ancora una volta quanto dico spesso ai rappresentanti dei governi occidentali: Putin non è un collega, non è il capo di uno Stato nel senso di un capo dello Stato del XXI secolo, sia in termini di percezione interna, sia come metodi di lavoro, è un capo di un gruppo mafioso”, ha affermato Khodorkovksy, che ha parlato davanti alla Commissione esteri poco dopo il giuramento di Putin per il quinto mandato al Cremlino.


“Nella maggior parte dei Paesi tra cui l’Italia, ai gruppi mafiosi non è stato permesso di prendere il controllo dello Stato, purtroppo in Russia non siamo stati in grado: c’è lo Stato e un gruppo mafioso che lo controlla”, ha sostenuto l’oppositore russo. “Ritengo che l’Italia, in quanto Paese di grande esperienza anche in termini di lotta contro la mafia, potrebbe avere un importante ruolo nello stilare una legge necessaria oggi ai Paesi occidentali per interagire con il regime di Putin”. I fondi russi congelati all’estero, sulla cui confisca i Paesi europei non trovano un accordo, temendo precedenti internazionali pericolosi, “non vanno percepiti come denaro dei russi, dei pensionati russi o altro, sono soldi che non vedranno mai finchè Putin è al potere, sono soldi di un gruppo mafioso che li userà per i suoi fini”, ha affermato Khodorkovsky.

Oxfam: terza edizione del premio “Combattere la disuguaglianza”

Oxfam: terza edizione del premio “Combattere la disuguaglianza”Roma, 7 mag. (askanews) – Un solo obiettivo: riconoscere e valorizzare le esperienze umane, professionali, imprenditoriali, che hanno lasciato un segno tangibile a vantaggio delle proprie comunità di lavoro e di vita nel contrasto alle grandi disuguaglianze che attraversano il nostro tempo.


Da qui riparte la terza edizione del premio Combattere la disuguaglianza – Si può fare, ideato da Oxfam, in collaborazione con l’Associazione Alessandra Appiano – Amici di Salvataggio. L’iniziativa è destinata a volontari, attivisti, narratori, comunicatori, associazioni che con progetti, idee e lavoro si sono dedicati ad affrontare e raccontare la disuguaglianza, impegnandosi a correggere palesi storture e ingiustizie. Gli ultimi dati diffusi da Oxfam dimostrano che dal 2020 i 5 uomini più ricchi al mondo hanno più che raddoppiato, in termini reali, le proprie fortune – da 405 a 869 miliardi di dollari – a un ritmo di 14 milioni di dollari all’ora, mentre la ricchezza complessiva di quasi 5 miliardi di persone più povere non ha mostrato barlume di crescita.


La povertà assoluta in Italia mostra un trend più che ventennale di crescita, sospinta da una perdurante stagnazione economica e dagli effetti non cicatrizzati delle crisi che nel nuovo millennio si sono abbattute sul nostro Paese. Nel 2023, secondo le stime preliminari di ISTAT, 2 milioni e 237 mila famiglie per un totale di 5 milioni e 752 mila individui non dispongono di risorse mensili sufficienti ad acquistare un paniere di beni e servizi essenziali, per vivere in condizioni dignitose. “Le disuguaglianze economiche, la mancanza di opportunità per i giovani, il lavoro povero, l’iniquo accesso alle cure e all’istruzione, la disparità di genere caratterizzano le nostre società e sembrano mostri invincibili. – ha detto Emilia Romano, presidente di Oxfam Italia – Tra i tanti che si sono impegnati ogni giorno contro le disuguaglianze vogliamo premiare quelli che hanno cercato di rimuovere ostacoli, inventare alternative, dare voce ai più deboli per costruire un mondo più giusto. Lo facciamo ricordando una nostra grande sostenitrice, Alessandra Appiano, che ha condiviso con noi proprio la battaglia all’ingiustizia della disuguaglianza e della povertà. Chiunque, con la sua attività lavorativa e personale, artistica, imprenditoriale, di volontariato e quant’altro può fare la sua parte per costruire un mondo più equo. E Oxfam vuole aumentarne l’impatto con questo premio. Si può fare!” Il premio, la giuria e la commissione di selezione Il premio si articola in 2 sezioni: ” Premio per la sezione Raccontare la disuguaglianza – sarà conferito al professionista della comunicazione, che abbia saputo raccontare la disuguaglianza nelle sue più diverse forme (sociale, economica, di genere, di accesso alla salute, alle cure psichiatriche, all’istruzione), attraverso articoli, video, foto o qualunque altro strumento nel periodo 1° gennaio 2023 – 2 settembre 2024. La Giuria porrà particolare attenzione alla valutazione dell’impatto avuto da quel racconto rispetto alla situazione di partenza.


” Premio per la sezione Affrontare la disuguaglianza – La partecipazione è aperta a operatori o associazioni che abbiano dimostrato, con il loro impegno quotidiano, che la disuguaglianza può essere combattuta e che le persone che ne sono vittima possono emanciparsi. La Giuria porrà particolare attenzione alle attività e ai progetti – sviluppati tra 1° gennaio 2023 – 2 settembre – che abbiano avuto, o stiano avendo, un impatto positivo, alla loro capacità di generare un cambiamento rispetto alla situazione di partenza. La giuria: Camilla Baresani, scrittrice, Leonardo Becchetti, professore ordinario di Economia politica – Università di Roma Tor Vergata, Riccardo Bonacina, giornalista e fondatore di Vita, i giornalisti Roberto Giovannini, Marco Pratellesi e Giuseppe Smorto, don Stefano Stimamiglio, direttore di Famiglia Cristiana; per conto dell’Associazione Alessandra Appiano-Amici di Salvataggio, Mariateresa Alvino, media manager di Oxfam Italia, Nanni Delbecchi, giornalista de Il Fatto Quotidiano, Vito Oliva, giornalista e autore televisivo; Francesco Petrelli, portavoce di Oxfam Italia, Marta Pieri, corporate manager di Oxfam Italia.


La commissione di selezione Una Commissione di selezione, composta da membri scelti da Oxfam Italia e dall’Associazione Alessandra Appiano, orientata a rappresentare al suo interno tutti i macro settori nei quali è più possibile distinguersi in tema di disuguaglianza, fornirà indicazioni motivate sui premiabili distintisi nel periodo 1° gennaio 2023 – 2 settembre 2024 con un’attività di contrasto e/o denuncia della disuguaglianza. Le candidature dovranno essere presentate entro e non oltre il 2 settembre, attraverso il sito di Oxfam Italia su Premio Oxfam – combattere la disuguaglianza, si può fare, andando su https://www.oxfamitalia.org/premio-combattere-disuguaglianza/ Su proposta della direzione generale di Oxfam Italia che presenterà una rosa di nomi, la giuria conferirà inoltre un riconoscimento speciale a un’azienda o un imprenditore / un’imprenditrice che abbia dimostrato, con investimenti e l’avvio di progetti, la capacità di promuovere modelli di produzione e crescita nel pieno rispetto e promozione dei diritti umani di tutte le comunità e persone coinvolte nel proprio business. La consegna dei premi è prevista nella seconda metà di ottobre a Firenze, in occasione del Festival Creiamo un futuro di uguaglianza. La data esatta della premiazione sarà comunicata alla chiusura del bando. l concorso non prevede l’assegnazione di un premio in denaro, ma di un riconoscimento simbolico, reso noto pubblicamente.