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La Russia ha lanciato un attacco missilistico su Kiev

La Russia ha lanciato un attacco missilistico su KievRoma, 23 gen. (askanews) – La Russia ha lanciato un attacco missilistico su Kiev e sulla regione circostante la capitale, ha detto oggi un funzionario militare ucraino citato dall’agenzia Reuters. L’amministrazione militare della regione di Kiev ha dichiarato su Telegram che i sistemi di difesa aerea sono impegnati nel respingere l’attacco missilistico russo nella regione. “Esplosioni in città! Dettagli più avanti. Non uscite dai rifugi!”, ha scritto su Telegram il sindaco di Kiev, Vitali Klitschko.

“Forti esplosioni, la nostra casa… tremava”, ha sottolineato sullo stesso canale social la deputata Iryna Geraschenko. Testimoni contattati dalla Reuters hanno riferito di aver sentito diverse ondate di esplosioni a Kiev e nei suoi dintorni. Diverse auto hanno preso fuoco in un attacco al quartiere Sviatoshyn di Kiev, a ovest del centro della capitale.

Anche il sindaco di Kharkiv, Ihor Terekhov, scrivendo su Telegram, ha affermato che la Russia ha preso di mira pure la sua città. “Stanno colpendo di nuovo Kharkiv – ci sono già state diverse esplosioni”, ha confermato.

Israele ha proposto ai leader di Hamas l’uscita sicura da Gaza

Israele ha proposto ai leader di Hamas l’uscita sicura da GazaRoma, 23 gen. (askanews) – Israele ha proposto di consentire agli alti dirigenti di Hamas di lasciare Gaza come parte di un più ampio accordo di cessate il fuoco con Hamas e gli altri movimenti estremisti palestinesi, secondo quanto riferito alla Cnn da due funzionari che hanno familiarità con i colloqui.

Sebbene ciò garantirebbe un passaggio sicuro fuori da Gaza ai massimi leader di Hamas che hanno orchestrato l’attacco del 7 ottobre, privare Gaza dei suoi leader potrebbe indebolire la presa di Hamas sulla Striscia devastata dalla guerra, consentendo allo stesso tempo a Israele di continuare a rintracciare obiettivi di alto valore all’estero, si legge sul sito del network americano. Il sito Axios ha riferito che Israele ha offerto una tregua di due mesi come parte di un potenziale accordo sugli ostaggi. Le notizie arrivano dopo che il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha respinto la richiesta di Hamas di porre fine alla guerra in cambio del rilascio degli ostaggi detenuti a Gaza, mentre deve affrontare una crescente pressione pubblica per riportare a casa gli ostaggi in mano al movimento palestinese.

M.O., dialogo tra sordi ministro Esteri Israele e i colleghi Ue

M.O., dialogo tra sordi ministro Esteri Israele e i colleghi UeBruxelles, 22 gen. (askanews) – Il ministro israeliano degli Esteri, Israel Katz, pare abbia molto deluso i suoi interlocutori dell’Ue, oggi a Bruxelles, dove era stato invitato per parlare della guerra e della crisi umanitaria nella Striscia di Gaza, di come mettere fine al conflitto, garantendo la sicurezza d’Israele e rendendo possibile la convivenza pacifica con la popolazione palestinese nella Striscia e in Cisgiordania, con quella che per gli europei e la comunità internazionale è l’unica soluzione possibile, quella dei due Stati, a cui però il governo di Tel Aviv è contrario.

Oltre a diverse fonti a Bruxelles, lo ha fatto capire chiaramente l’Alto Rappresentante per la Politica estera dell’Ue, Josep Borrell, durante la conferenza stampa di stasera al termine del Consiglio. Katz, che al suo arrivo aveva mostrato alla stampa delle foto di donne e bambini israeliani presi in ostaggio da Hamas, ai ministri degli Esteri dei Ventisette ha ribadito la posizione israeliana, secondo cui la ricostruzione di Gaza potrà avvenire solo dopo l’eliminazione di Hamas e la liberazione degli ostaggi, e ha poi ha mostrato due filmati, riguardanti due progetti che aveva già proposto diversi anni fa, quando era stato ministro dei trasporti e dell’energia. I filmati riguardavano il progetto di una ferrovia del Medio Oriente che colleghi Israele a Giordania, Arabia Saudita, Bahrein ed Emirati, e la costruzione di un’isola artificiale al largo delle coste di Gaza, con un porto, un aeroporto, una zona industriale e un impianto di desalinizzazione dell’acqua marina.

Riguardo ai risultati della discussione, Borrell ha riferito che i ministri dell’Ue hanno parlato “della situazione in Medio Oriente, nelle sue linee generali. Naturalmente, la maggioranza degli Stati membri ha ricordato che la loro posizione è quella di difendere un accordo definitivo basato sui due Stati, ma non abbiamo parlato solo di questa soluzione, abbiamo parlato della situazione a Gaza, degli aiuti umanitari e del loro ingresso a Gaza insufficiente” per i bisogni della popolazione. Ma il ministro israeliano, ha continuato l’Alto Rappresentante “ci ha presentato un paio di video che c’entravano poco o niente con il tema di cui stavamo discutendo”. A una giornalista che chiedeva, ironicamente, se l’obiettivo di Katz fosse quello di trasferire dei palestinesi sull’isola artificiale, o quello di mostrare delle opportunità d’investimento ai partner europei, Borrell ha riposto: “Abbiamo avuto il piacere di vedere due video molto interessanti, uno su un progetto di un’isola artificiale all’uscita di un porto, mi è sembrato di capire, e un altro su un progetto di costruzione di una linea ferroviaria che collegherebbe il Medio Oriente con l’India, che abbiamo trovato anche molto interessante. Ma credo che il ministro avrebbe potuto fare un uso migliore del suo tempo per preoccuparsi della sicurezza del suo paese e per l’elevato numero di morti a Gaza.

Nella replica a un’altra domanda sullo stesso tema, l’Alto rappresentante ha ribadito il concetto: “Il ministro israeliano ci ha spiegato i suoi progetti per isole artificiali al largo di Gaza e per collegamenti ferroviari con l’India, progetti che sembra siano stati immaginati da lui già sette anni fa, e quindi non c’entravano molto con la discussione che oggi ci preoccupava”. “Comunque gli Stati membri gli hanno detto tutti che secondo loro la soluzione per una pace permanente e duratura, che garantisca la sicurezza di Israele non solo con mezzi militari, ma anche attraverso la coesistenza con i suoi vicini, implica la creazione di uno Stato palestinese, visto che uno Stato israeliano non c’è bisogno di crearlo, perché esiste già. Questo – ha concluso Borrell – sicuramente non gli ha fatto cambiare idea; ma noi non ci aspettavamo il contrario”.

Medio Oriente, gli Houthi annunciano nuovo attacco ad una nave Usa nel Golfo di Aden

Medio Oriente, gli Houthi annunciano nuovo attacco ad una nave Usa nel Golfo di AdenRoma, 22 gen. (askanews) – Gli Houthi hanno annunciato in una nota di aver preso di mira una nave mercantile militare americana nel Golfo di Aden con missili navali. Lo riporta l’emittente al Jazeera.

“La ritorsione contro gli attacchi americani e britannici è inevitabile e che qualsiasi nuova aggressione non rimarrà impunita”, si legge nella stessa nota. Nonostante i raid militari guidati dagli Stati Uniti contro le posizioni Houthi nello Yemen, il gruppo ha continuato i suoi attacchi alle rotte marittime nel Mar Rosso, promettendo di prendere di mira le navi legate a Israele fino alla fine della guerra a Gaza.

Sanremo Cristian Music 2024, Fabrizio Venturi annuncia gli ospiti

Sanremo Cristian Music 2024, Fabrizio Venturi annuncia gli ospitiRoma, 22 gen. (askanews) – Continuano a Sanremo i preparativi per l’avvio della terza edizione del Festival della Canzone Cristiana Sanremo 2024, ideato dal cantautore Fabrizio Venturi, che è anche Direttore Artistico.

Il Festival si svolgerà dal 7 al 9 febbraio 2024, nel Teatro F.O.S. Federazione Operaia Sanremese, in concomitanza del Festival della Canzone Italiana e sarà trasmesso in diretta televisiva nazionale su Bom Channel, canale 68 del digitale terrestre, canale 5058 di Sky, sull’App Bom Chanell, su LaC TV, canale 11 del digitale terrestre (Calabria e Sicilia orientale), canale 411 Tivùsat, canale 820 Sky e sull’App LaC Play, sul sito del Festival della Canzone Cristiana e in diretta radiofonica su Radio Mater. Condurrà il Festival, insieme al Direttore Artistico Venturi, il giornalista Claudio Brachino, affiancato dal trio femminile composto da Susanna Messaggio, Daniela Fazzolari e Francesca Lovatelli Caetani.

Alla kermesse parteciperanno 24 concorrenti ed ospiti illustri del mondo musicale, dello spettacolo e della cultura italiana. Fra loro la star internazionale della Christian Music Noel Robinson, la cantante Leda Battisti, il chitarrista Finaz di Bandabardò, l’autore Claudio Daiano, il gruppo musicale Santarosa, il cantautore Nothingless, il cantante Carlo Famularo (in arte Carlo Mey), il gruppo dei tre tenori “Il Mito”, la cantante italo-svizzera Sonia Mazza, la soprano Antonia Moldovan e il giornalista e scrittore Luca Arnaù, il cui romanzo “Yeshua Il Prescelto”, riceverà il Premio Festival della Canzone Cristiana Sanremo 2024 come “migliore libro su Gesù”.

Medio Oreitne, Tajani: siamo pronti per una missione navale Ue nel Mar Rosso

Medio Oreitne, Tajani: siamo pronti per una missione navale Ue nel Mar RossoBruxelles, 22 gen. (askanews) – “Stiamo proponendo, insieme alla Francia e alla Germania, una missione militare che possa garantire con forza e determinazione la sicurezza del traffico marittimo” nel Mar Rosso. “L’export rappresenta il 40% circa del nostro prodotto interno lordo, non possiamo permettere che a causa delle aggressioni dei ribelli Houthi sia minacciata una parte importante della nostra economia. La nostra Marina militare sta già agendo per difendere i nostri mercantili, ma serve una nuova missione europea”. Lo ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani oggi a Bruxelles, parlando alla stampa a margine della riunione del Consiglio Affari esteri dell’Ue.

“Io mi auguro – ha continuato Tajani – che si possa già approvare definitivamente” la nuova missione “nel prossimo Consiglio Affari esteri, e dopo un sostanziale via libera nella riunione di oggi, per dare poi il tempo soprattutto ai tecnici della difesa di individuare i confini militari dell’operazione, le regole di ingaggio”. “Pensiamo – ha osservato – che questa operazione possa comprendere anche la missione di oggi nello Stretto di Hormuz, e però con regole di ingaggio diverse, più forti da un punto di vista militare, per tutelare il traffico marittimo. Nella nostra proposta rimarrebbe anche la missione Atlanta che la Spagna non vuole abbia altri compiti; quindi da Hormuz al Mar Rosso ci sarebbe una tutela dei mercantili con un sistema di difesa che a mio giudizio deve essere forte, quindi in grado di abbattere droni e missili lanciati dagli Houthi”. Quanto al coinvolgimento del Parlamento italiano, Tajani ha ricordato che l’assenso era già stato dato per la missione di Hormuz. “Per come stanno le cose non è obbligatorio; ma naturalmente noi informeremo il Parlamento, e io l’ho già informato delle nostre intenzioni in più di un’occasione durante i dibattiti che ci sono stati. Già dalla prossima mia presenza nell’Aula dirò quello che stiamo facendo, perché è giusto che sia informato il Parlamento. Ma la missione militare è già stata autorizzata: si tratta di un allargamento quella che è nello Stretto di Hormuz. L’Italia partecipa non con una nave, ma con militari che sono operativi nella sede del Comando”.

La nuova missione, quindi, “dovrà comprendere anche quella che è già in vigore nello Stretto di Hormuz, per garantire una sempre miglior difesa del traffico mercantile”. Rispetto alla possibilità che la missione comporti anche attacchi allo Yemen, da cui provengono gli attacchi Houthi, Tajani ha precisato: “La missione europea non credo preveda attacchi in territorio yemenita, perché non è mai successo; però ci sarà una protezione militare molto forte e determinata, e mi auguro con tutti gli strumenti necessari, per abbattere missili e droni, e naturalmente per colpire, se dovessero esserci attacchi via mare, tutti coloro che attaccano. Quindi una difesa rinforzata dei mercantili, per il momento senza partecipazione, perché in quel caso servirebbe un voto ulteriore del Parlamento”. (Non è chiaro cosa il ministro intendesse per ‘partecipazione’, ma il riferimento è probabilmente ad azioni offensive e non difensive, ndr). Comunque, ha detto ancora Tajani, “l’uso della forza verrà fatto per difendere i mercantili, cioè non sarà un semplice accompagnamento, come prevede oggi la missione che c’è a Hormuz. La nostra idea è quella che ci sia una difesa forte dei mercantili, quindi con l’abbattimento di qualsiasi arma che punti a colpire le navi che passano tra Suez e Hormuz”.

Il ministro ha poi sottolineato la necessità di sviluppare una vera politica di difesa comune come omunità europeastrumento essenziale della politica estera europea, e ha ricordato la proposta della Ced, la Comunità europea di Difesa proposta nel 1952, tra gli altri dal primo ministro italiano Alcide De Gasperi, e poi abortita 70 anni fa, nell’agosto del 1954, a causa della mancata ratifica del Parlamento francese. “Io credo – ha rilevato Tajani – che la nuova missione possa essere un passo in avanti attraverso una vera difesa europea. Non si può fare politica estera, non si può essere presenti nel mondo non si può essere presenti nel Medio Oriente, se non si ha una vera politica di difesa europea, strumento di politica estera. Quest’anno ricorre anche l’anniversario delle scelte che fece De Gasperi a favore della difesa unica europea; sono passati tanti anni, ma ahimè allora non se ne fece nulla per una decisione francese; ora è tempo, dopo molti anni, di procedere con determinazione”.

“E’ stato fatto qualche piccolo passo in avanti, ma non bastano piccoli passi in avanti: serve una vera difesa europea. E la missione nel Mar Rosso può essere un passo, diciamo così, considerevole in questa direzione. Per tutelare il traffico, per difendere la libertà”. “Ripeto – ha proseguito il ministro -, l’Italia è pronta a fare la sua parte, come è pronta a fare la sua parte qualora si dovesse decidere un mandato delle Nazioni Unite per una fase di transizione a Gaza dopo la la fine della guerra, con una presenza anche dei militari italiani, che potrebbero, sotto le bandiere delle Nazioni, Unite partecipare ad una fase temporanea con una presenza come quella dei nostri militari dell’Unifil in Libano”. A chi chiedeva, infine, se non vi sia il rischio che la missione nel Mar Rosso possa essere interpretata come un atto di aggressione militare, Tajani ha replicato: “E’ un intervento militare a difesa delle navi mercantili italiane. C’è un crollo nel traffico mercantile: noi siamo un paese esportatore, e abbiamo il dovere di difendere le nostre navi mercantili. Noi non facciamo la guerra a nessuno; però difendere le navi italiane, che sono territorio italiano, è un dovere della Repubblica e del governo”. “Lo stiamo facendo già – ha ricordato – con la missione Atlanta, e ci hanno ringraziato tantissimi armatori perché abbiamo garantito, attraverso la nostra Marina militare, che ringrazio, la sicurezza del traffico. Continueremo a farlo in una nuova missione militare europea, portatrice di libertà di navigazione”. “Noi non andiamo a fare la guerra a nessuno, ma non possiamo certamente accettare che mercantili italiani, che non hanno nulla a che vedere con la situazione a Gaza o nel Medio Oriente, possano essere colpiti da organizzazioni terroristiche quali sono i ribelli Houthi, che non possono lanciare missili e droni contro navi mercantili. Questo – ha concluso Tajani – è inaccettabile, è contro il diritto internazionale, e noi faremo di tutto, anche con la nostra Marina militare, per proteggere il traffico mercantile. Quindi nessuna azione di guerra, ma soltanto difesa del diritto internazionalmente riconosciuto di poter navigare”. (di Lorenzo Consoli)

Russia, anniversario Vysotskij: 85 anni di lotta contro propaganda

Russia, anniversario Vysotskij: 85 anni di lotta contro propagandaMilano, 22 gen. (askanews) – Non c’è solo un Vladimir in Russia. Venerato e ancora oggi ascoltato come uno dei pochi aneliti di libertà, il cantautore, attore, “poeta del magnetofono” e dissidente sovietico Vladimir Vysotskij avrebbe compiuto 85 anni il 25 gennaio. Premio Tenco nel 1993, considerato tra i più grandi cantautori del secondo dopoguerra, e marito di Marina Vlady, Vysotskij è stato in grado di incarnare e mettere in musica la ruggente anima russa ingabbiata dal regime sovietico, tra gli anni 60 e i 70, sino alla sua morte avvenuta nel 1980. E proprio le sue esequie a Mosca, taciute dalla stampa locale ma partecipatissime, dimostrano ancora oggi come funzionava – e forse funziona – la controcultura, all’epoca del samizdat e del magnetofono.

A ricordare oggi Vysotskij a Mosca è il prestigioso – ma di nicchia – Igor Butman Jazz Club che proprio questo giovedì ha in cartellone “le iconiche canzoni di Vysotskij sul nostro palco, eseguite da Alla Reed”. Per ora non si segnala altro di eclatante. Eppure, figlio di un ebreo russo, ufficiale dell’Armata Rossa, e di una interprete dal tedesco, Vysotskij con il suo mito è sopravvissuto non soltanto alla morte, ma anche ai ripetuti tentativi della propaganda di ucciderlo nuovamente. Tra gli ultimi il film russo “Vysotskij. Grazie per essere vivo” (2011), che pure avendo come sceneggiatore il figlio del bardo e poeta, è stato considerato ampiamente dalla critica come un insulto alla memoria dell’artista.

La sua canzone “Dal fronte non è più tornato” (“On ne vernulsja iz boja”) di cui esiste anche una versione in italiano relizzata da Eugenio Finardi, rappresenta ancora oggi quanto fosse diropente la natura delle sue creazioni e della sua denuncia, attuale come non mai. Boicottato dal regime di Brezhnev, Vysotskij mai approfittò del privilegio offerto dal matrimonio con la francese di origini russe Marina Vlady, celebrato senza marcia nuziale nel 70 e con gli sposi in dolcevita: il passaporto per viaggiare all’estero – ottenuto soltanto nel 1973 – non venne mai usato per fuggire oltre cortina, ma piuttosto per un viaggio in Europa a bordo di una Renault. Peraltro nel 1965 aveva già composto una canzone sui problemi che avrebbe potuto affrontare un cittadino sovietico che avesse deciso di viaggiare all’estero; cominciava con le parole: “Prima di andare all’estero / Compili un mucchio di moduli…”.

(di Cristina Giuliano)

M.O., Tajani: Pronti per missione navale Ue nel Mar Rosso

M.O., Tajani: Pronti per missione navale Ue nel Mar RossoBruxelles, 22 gen. (askanews) – “Stiamo proponendo, insieme alla Francia e alla Germania, una missione militare che possa garantire con forza e determinazione la sicurezza del traffico marittimo” nel Mar Rosso. “L’export rappresenta il 40% circa del nostro prodotto interno lordo, non possiamo permettere che a causa delle aggressioni dei ribelli Houthi sia minacciata una parte importante della nostra economia. La nostra Marina militare sta già agendo per difendere i nostri mercantili, ma serve una nuova missione europea”. Lo ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani oggi a Bruxelles, parlando alla stampa a margine della riunione del Consiglio Affari esteri dell’Ue.

“Io mi auguro – ha continuato Tajani – che si possa già approvare definitivamente” la nuova missione “nel prossimo Consiglio Affari esteri, e dopo un sostanziale via libera nella riunione di oggi, per dare poi il tempo soprattutto ai tecnici della difesa di individuare i confini militari dell’operazione, le regole di ingaggio”. “Pensiamo – ha osservato – che questa operazione possa comprendere anche la missione di oggi nello Stretto di Hormuz, e però con regole di ingaggio diverse, più forti da un punto di vista militare, per tutelare il traffico marittimo. Nella nostra proposta rimarrebbe anche la missione Atlanta che la Spagna non vuole abbia altri compiti; quindi da Hormuz al Mar Rosso ci sarebbe una tutela dei mercantili con un sistema di difesa che a mio giudizio deve essere forte, quindi in grado di abbattere droni e missili lanciati dagli Houthi”.

Quanto al coinvolgimento del Parlamento italiano, Tajani ha ricordato che l’assenso era già stato dato per la missione di Hormuz. “Per come stanno le cose non è obbligatorio; ma naturalmente noi informeremo il Parlamento, e io l’ho già informato delle nostre intenzioni in più di un’occasione durante i dibattiti che ci sono stati. Già dalla prossima mia presenza nell’Aula dirò quello che stiamo facendo, perché è giusto che sia informato il Parlamento. Ma la missione militare è già stata autorizzata: si tratta di un allargamento quella che è nello Stretto di Hormuz. L’Italia partecipa non con una nave, ma con militari che sono operativi nella sede del Comando”. La nuova missione, quindi, “dovrà comprendere anche quella che è già in vigore nello Stretto di Hormuz, per garantire una sempre miglior difesa del traffico mercantile”.

Rispetto alla possibilità che la missione comporti anche attacchi allo Yemen, da cui provengono gli attacchi Houthi, Tajani ha precisato: “La missione europea non credo preveda attacchi in territorio yemenita, perché non è mai successo; però ci sarà una protezione militare molto forte e determinata, e mi auguro con tutti gli strumenti necessari, per abbattere missili e droni, e naturalmente per colpire, se dovessero esserci attacchi via mare, tutti coloro che attaccano. Quindi una difesa rinforzata dei mercantili, per il momento senza partecipazione, perché in quel caso servirebbe un voto ulteriore del Parlamento”. (Non è chiaro cosa il ministro intendesse per ‘partecipazione’, ma il riferimento è probabilmente ad azioni offensive e non difensive, ndr). Comunque, ha detto ancora Tajani, “l’uso della forza verrà fatto per difendere i mercantili, cioè non sarà un semplice accompagnamento, come prevede oggi la missione che c’è a Hormuz. La nostra idea è quella che ci sia una difesa forte dei mercantili, quindi con l’abbattimento di qualsiasi arma che punti a colpire le navi che passano tra Suez e Hormuz”.

Il ministro ha poi sottolineato la necessità di sviluppare una vera politica di difesa comune come omunità europeastrumento essenziale della politica estera europea, e ha ricordato la proposta della Ced, la Comunità europea di Difesa proposta nel 1952, tra gli altri dal primo ministro italiano Alcide De Gasperi, e poi abortita 70 anni fa, nell’agosto del 1954, a causa della mancata ratifica del Parlamento francese. “Io credo – ha rilevato Tajani – che la nuova missione possa essere un passo in avanti attraverso una vera difesa europea. Non si può fare politica estera, non si può essere presenti nel mondo non si può essere presenti nel Medio Oriente, se non si ha una vera politica di difesa europea, strumento di politica estera. Quest’anno ricorre anche l’anniversario delle scelte che fece De Gasperi a favore della difesa unica europea; sono passati tanti anni, ma ahimè allora non se ne fece nulla per una decisione francese;  ora è tempo, dopo molti anni, di procedere con determinazione”. “E’ stato fatto qualche piccolo passo in avanti, ma non bastano piccoli passi in avanti: serve una vera difesa europea. E la missione nel Mar Rosso può essere un passo, diciamo così, considerevole in questa direzione. Per tutelare il traffico, per difendere la libertà”. “Ripeto – ha proseguito il ministro -, l’Italia è pronta a fare la sua parte, come è pronta a fare la sua parte qualora si dovesse decidere un  mandato delle Nazioni Unite per una fase di transizione a Gaza dopo la la fine della guerra, con una presenza anche dei militari italiani, che potrebbero, sotto le bandiere delle Nazioni, Unite partecipare ad una fase temporanea con una presenza come quella dei nostri militari dell’Unifil in Libano”.  A chi chiedeva, infine, se non vi sia il rischio che la missione nel Mar Rosso possa essere interpretata come un atto di aggressione militare, Tajani ha replicato: “E’ un intervento militare a difesa delle navi mercantili italiane. C’è un crollo nel traffico mercantile: noi siamo un paese esportatore, e abbiamo il dovere di difendere le nostre navi mercantili. Noi non facciamo la guerra a nessuno; però difendere le navi italiane, che sono territorio italiano, è un dovere della Repubblica e del governo”. “Lo stiamo facendo già – ha ricordato – con la missione Atlanta, e ci hanno ringraziato tantissimi armatori perché abbiamo garantito, attraverso la nostra Marina militare, che ringrazio, la sicurezza del traffico. Continueremo a farlo in una nuova missione militare europea, portatrice di libertà di navigazione”. “Noi non andiamo a fare la guerra a nessuno, ma non possiamo certamente accettare che mercantili italiani, che non hanno nulla a che vedere con la situazione a Gaza o nel Medio Oriente, possano essere colpiti da organizzazioni terroristiche quali sono i ribelli Houthi, che non possono lanciare missili e droni contro navi mercantili. Questo – ha concluso Tajani – è inaccettabile, è contro il diritto internazionale, e noi faremo di tutto, anche con la nostra Marina militare, per proteggere il traffico mercantile. Quindi nessuna azione di guerra, ma soltanto difesa del diritto internazionalmente riconosciuto di poter navigare”. (di Lorenzo Consoli)

Israele, i parenti degli ostaggi fanno irruzione nella Knesset

Israele, i parenti degli ostaggi fanno irruzione nella KnessetRoma, 22 gen. (askanews) – I familiari degli ostaggi israeliani, tenuti prigionieri da Hamas a Gaza dal 7 ottobre, hanno fatto irruzione e interrotto una riunione della commissione finanziaria presso la Knesset a Gerusalemme, riferisce Sky News.

I manifestanti si erano riuniti oggi davanti al parlamento israeliano per chiedere nuove elezioni e il rilascio degli ostaggi, i manifestanti avevano in precedenza bloccato l’ingresso della Knesset, facendo scattare l’intervento della polizia. Il Times of Israel ha pubblicato foto che mostrano gli agenti trascinare via per le mani e per i piedi i dimostranti. Il quotidiano ha anche raccolto alcune voci tra i dimostranti. Mor Shamgar, che guida i cori contro il premier Benjamin Netanyahu e il governo, ha raccontato di aver votato per il Likud finché Netanyahu non ha preso la guida del partito: “Ho smesso nel 1999 quando ho capito chi è Netanyahu. È preoccupato solo di se stesso. Se Yair Netanyahu (figlio maggiore del premier, ndr) andasse ad aiutare a ripulire Be’eri, o se Avner Netanyahu (figlio minore) andasse a Kfar Aza per aiutare a raccogliere frutta e verdura, allora saprei che il nostro primo ministro tiene fede alle proprie parole”. Secondo i manifestanti i partiti della coalizione al potere sono “traditori che hanno rinunciato agli ostaggi” detenuti dal gruppo palestinese Hamas nella Striscia di Gaza. Alla manifestazione ha partecipato anche la presidente uscente del partito laburista, Merav Michaeli, secondo cui “il ritorno degli ostaggi non è una questione, è l’obbligo numero uno di questo governo”. “Gli ostaggi sono stati abbandonati e rapiti sotto la sua guida, quindi deve fare di tutto per riportarli a casa”, ha aggiunto Michaeli.

Domenica sera un gruppo di famiglie di ostaggi e di manifestanti ha anche bloccato il traffico davanti alla residenza privata del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, in Azza Street a Gerusalemme, montando delle tende per chiedere al governo di raggiungere un accordo per garantire il ritorno degli ostaggi rimasti prigionieri di Hamas. Organizzata dal Forum delle famiglie degli ostaggi e dei dispersi, la manifestazione si è mossa su una linea sottile, ritenendo l’attuale governo responsabile per la vita degli ostaggi ma evitando al contempo di condannare apertamente l’attuale leadership israeliana. Durante i discorsi dei familiari degli ostaggi, gli organizzatori hanno dovuto mettere a tacere alcuni manifestanti che sono esplosi in cori di “vergogna!” contro il governo. La manifestazione – riportano i media locali – si è svolta con breve preavviso, tra le notizie riportate dal Wall Street Journal di un piano proposto da Stati Uniti, Egitto e Qatar per far cessare la guerra, organizzare la restituzione degli ostaggi detenuti da Hamas e portare alla piena normalizzazione di Israele con i suoi vicini e ai colloqui per la creazione di uno Stato palestinese. Israele ritiene che a Gaza rimangano 132 ostaggi, dopo un accordo di fine novembre che ha liberato 105 civili da Hamas.

Ma nonostante posizione Stati Uniti, Egitto e Qatar, Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu non accetterà la proposta di Hamas, l’organizzazione terroristica che controlla la Striscia di Gaza, per porre fine alla guerra e liberare gli ostaggi. “Ci lavoro 24 ore su 24 ma sia chiaro: rifiuto apertamente le condizioni di resa di quei mostri di Hamas”. I commenti di Netanyahu arrivano nel contesto di quanto riferito dal Wall Street Journal secondo cui Stati Uniti, Egitto e Qatar vogliono che Israele si unisca a una nuova fase di colloqui con Hamas che inizierebbe con il rilascio degli ostaggi e porterebbe al ritiro delle forze israeliane da Gaza. Secondo il primo ministro, Hamas aveva chiesto la fine delle ostilità, il rilascio dei prigionieri palestinesi e il ritiro delle forze israeliane dalla Striscia di Gaza. In cambio, si impegnerebbe a rilasciare gli ostaggi israeliani presi il 7 ottobre. “Se accettassimo questo, i nostri soldati sarebbero caduti per niente e non saremmo in grado di garantire la sicurezza dei nostri cittadini”, continua Netanyahu. Netanyahu ha detto di aver comunicato questi punti al presidente degli Stati Uniti Joe Biden durante il fine settimana e ha ribadito i commenti fatti la settimana scorsa, in merito al controllo di Israele su tutto il territorio a ovest della Giordania.

M.O., Katz: da Ue mi aspetto discussione su ostaggi e sicurezza

M.O., Katz: da Ue mi aspetto discussione su ostaggi e sicurezzaBruxelles, 22 gen. (askanews) – Il ministro degli Esteri israeliano Israel Katz ha dichiarato stamattina al stampa, al suo arrivo alla riunione del Consiglio esteri dell’Ue di Bruxelles a cui è stato invitato a partecipare, di attendersi una discussione sui due temi della liberazione degli ostaggi e del ripristino della sicurezza di Israele, indicati come gli obiettivi dell’attacco militare a Gaza. Il ministro non ha menzionato né la situazione umanitaria sempre più grave nella Striscia, né la soluzione dei due Stati, contro la quale si è dichiarata il suo governo.

“Sono qui per incontrare i miei colleghi ministri dell’Ue e parlare di due temi principali. Il primo è la liberazione degli ostaggi, inclusi questo bambino piccolo, e queste giovani donne” ha detto il ministro israeliano mostrando delle foto in formato A4. “Potete vedere in queste foto – ha continuato -, quattro di queste donne prima e dopo quello che hanno fatto loro. E’ molto urgente e molto importante riportarli a casa, presto. La seconda cosa – ha aggiunto Katz – è sostenere Israele nello smantellamento dell’organizzazione di Hamas, che ha attaccato Israele molto brutalmente”.

“Dobbiamo ripristinare la nostra sicurezza: i nostri coraggiosi soldati stanno combattendo in condizioni molto difficili per questi due obiettivi, per riportare a casa gli ostaggi e ripristinare la sicurezza per i cittadini di Israele”, ha concluso il ministro israeliano senza accettare domande dai giornalisti.