La Nato sospende la partecipazione al trattato che limita gli arsenali convenzionaliMilano, 7 nov. (askanews) – I Paesi della Nato hanno annunciato oggi l’intenzione di sospendere, “per tutto il tempo necessario”, la loro partecipazione al trattato che limita gli arsenali convenzionali in Europa (Cfe). “Gli alleati condannano la decisione della Russia di ritirarsi dal Trattato sulle forze armate convenzionali in Europa (Cfe) e la sua guerra di aggressione contro l’Ucraina, contraria agli obiettivi del Trattato. Il ritiro della Russia è l’ultima di una serie di azioni che mettono sistematicamente a repentaglio la sicurezza euro-atlantica” si legge in una nota dell’Alleanza. La decisione fa seguito a quella della Russia di ritirarsi dallo stesso trattato. L’uscita dall’accordo, annunciata lo scorso maggio da Vladimir Putin, ed entrata ufficialmente in vigore sempre oggi. Mosca ha motivato il ritiro dal CFE, accusando gli Stati Uniti di minare l’assetto della sicurezza in Europa attraverso l’espansione della NATO. “La Russia continua a dimostrare disprezzo per il controllo degli armamenti, compresi i principi chiave di reciprocità, trasparenza, conformità, verifica e consenso della nazione ospitante, e mina l’ordine internazionale basato su regole” prosegue la nota. “Pur riconoscendo il ruolo del Cfe come pietra angolare dell’architettura di sicurezza euroatlantica, una situazione in cui gli Stati alleati rispettano il Trattato, mentre la Russia no, sarebbe insostenibile” si aggiunge.
A un mese dall’inizio della guerra Netanyahu apre a “pause tattiche”Milano, 7 nov. (askanews) – A un mese dallo scoppio del conflitto in Medio Oriente il primo ministro Benjamin Netanyahu ha aperto a “pause tattiche” per scopi umanitari, punto chiave delle richieste Usa nel lungo e complesso viaggio del segretario di Stato americano Antony Blinken nella regione. Netanyahu ad ABC News ha detto però che il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza dipende dal rilascio di tutti gli israeliani tenuti in ostaggio da Hamas. Il tutto dopo che il portavoce della Casa Bianca John Kirby ha reso noto che il presidente Usa Joe Biden ha discusso con il primo ministro israeliano “la possibilità di pause tattiche per aiutare i civili a raggiungere luoghi più sicuri”.
Intanto l’Idf ha affermato che le sue operazioni di terra a Gaza hanno fatto notevoli progressi, aggiungendo che il suo scopo è quello di aumentare la pressione sulle roccaforti di Hamas, compreso il campo profughi di Shati e il quartier generale di Hamas all’interno, nonché i tunnel sotto l’ospedale di Shifa. Ieri Blinken ha incontrato ad Ankara il ministro degli Esteri turco Hakan Fidan per discutere del conflitto Israele-Hamas e per prevenire un’escalation nella regione. Blinken ha detto di aver discusso degli “sforzi per espandere in modo significativo l’assistenza umanitaria” e di come “creare le condizioni per una pace durevole, sostenibile e duratura per israeliani e palestinesi”. Mentre oggi Israele ha dato luce verde ad aiuti umanitari da Giordania ed Emirati alla Striscia. La questione delle “pause umanitarie” proposte dagli Usa – per ora al posto della tregua – non genera tuttavia grandi consensi sul piano multilaterale. Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu, riunito per oltre due ore a porte chiuse ancora una volta non ha trovato un accordo per una risoluzione sul conflitto tra Israele e Hamas. Alcuni membri del consiglio chiedono un “cessate il fuoco umanitario” per fornire gli aiuti e prevenire ulteriori morti civili a Gaza: “Abbiamo parlato di pause umanitarie e siamo interessati a perseguire il linguaggio su questo punto”, ha detto ai giornalisti il vice ambasciatore americano Robert Wood dopo l’incontro. “Ma ci sono disaccordi all’interno del consiglio sul fatto che ciò sia accettabile”.
Esattamente un mese fa, il gruppo militante palestinese Hamas ha lanciato il brutale attacco contro Israele, uccidendo più di 1.400 persone e facendo ostaggi di altre 240 almeno. È stato l’attacco più mortale nella storia del paese che ha generato l’attuale conflitto in Medio Oriente. La ritorsione di Israele è stata letale, con una campagna aerea e terrestre sulla Striscia di Gaza, che Hamas controlla dal 2007. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha detto che il suo paese si prenderà “una potente vendetta” e si sta preparando per “una lunga e difficile guerra”. Secondo il Ministero della Sanità palestinese a Ramallah, l’assedio di Gaza ha ucciso più di 10.000 persone.
La popolazione di Gaza è inoltre colpita da una crisi umanitaria dopo che Israele ha tagliato l’accesso al cibo, all’acqua e all’elettricità. Intanto oggi, giornata di lutto oggi in Israele per ricordare il primo anniversario dell’attacco del 7 ottobre da parte di Hamas. Alle 11 (le 10 in Italia) verrà osservato un minuto di silenzio a livello nazionale e le autorità locali di tutto il Paese ammaineranno la bandiera a mezz’asta.
A un mese dall’inizio della guerra in M.O. Netanyahu apre a “pause tattiche”Milano, 7 nov. (askanews) – A un mese dallo scoppio del conflitto in Medio Oriente il primo ministro Benjamin Netanyahu ha aperto a “pause tattiche” per scopi umanitari, punto chiave delle richieste Usa nel lungo e complesso viaggio del segretario di Stato americano Antony Blinken nella regione. Netanyahu ad ABC News ha detto però che il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza dipende dal rilascio di tutti gli israeliani tenuti in ostaggio da Hamas. Il tutto dopo che il portavoce della Casa Bianca John Kirby ha reso noto che il presidente Usa Joe Biden ha discusso con il primo ministro israeliano “la possibilità di pause tattiche per aiutare i civili a raggiungere luoghi più sicuri”.
Intanto l’Idf ha affermato che le sue operazioni di terra a Gaza hanno fatto notevoli progressi, aggiungendo che il suo scopo è quello di aumentare la pressione sulle roccaforti di Hamas, compreso il campo profughi di Shati e il quartier generale di Hamas all’interno, nonché i tunnel sotto l’ospedale di Shifa. Ieri Blinken ha incontrato ad Ankara il ministro degli Esteri turco Hakan Fidan per discutere del conflitto Israele-Hamas e per prevenire un’escalation nella regione. Blinken ha detto di aver discusso degli “sforzi per espandere in modo significativo l’assistenza umanitaria” e di come “creare le condizioni per una pace durevole, sostenibile e duratura per israeliani e palestinesi”. Mentre oggi Israele ha dato luce verde ad aiuti umanitari da Giordania ed Emirati alla Striscia.
La questione delle “pause umanitarie” proposte dagli Usa – per ora al posto della tregua – non genera tuttavia grandi consensi sul piano multilaterale. Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu, riunito per oltre due ore a porte chiuse ancora una volta non ha trovato un accordo per una risoluzione sul conflitto tra Israele e Hamas. Alcuni membri del consiglio chiedono un “cessate il fuoco umanitario” per fornire gli aiuti e prevenire ulteriori morti civili a Gaza: “Abbiamo parlato di pause umanitarie e siamo interessati a perseguire il linguaggio su questo punto”, ha detto ai giornalisti il vice ambasciatore americano Robert Wood dopo l’incontro. “Ma ci sono disaccordi all’interno del consiglio sul fatto che ciò sia accettabile”. Esattamente un mese fa, il gruppo militante palestinese Hamas ha lanciato il brutale attacco contro Israele, uccidendo più di 1.400 persone e facendo ostaggi di altre 240 almeno. È stato l’attacco più mortale nella storia del paese che ha generato l’attuale conflitto in Medio Oriente.
La ritorsione di Israele è stata letale, con una campagna aerea e terrestre sulla Striscia di Gaza, che Hamas controlla dal 2007. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha detto che il suo paese si prenderà “una potente vendetta” e si sta preparando per “una lunga e difficile guerra”. Secondo il Ministero della Sanità palestinese a Ramallah, l’assedio di Gaza ha ucciso più di 10.000 persone.
La popolazione di Gaza è inoltre colpita da una crisi umanitaria dopo che Israele ha tagliato l’accesso al cibo, all’acqua e all’elettricità. Intanto oggi, giornata di lutto oggi in Israele per ricordare il primo anniversario dell’attacco del 7 ottobre da parte di Hamas. Alle 11 (le 10 in Italia) verrà osservato un minuto di silenzio a livello nazionale e le autorità locali di tutto il Paese ammaineranno la bandiera a mezz’asta.
Giornata di lutto in Israele a un mese dall’attacco di HamasRoma, 7 nov. (askanews) – Giornata di lutto oggi in Israele per ricordare il primo anniversario dell’attacco del 7 ottobre da parte di Hamas, in cui sono morte oltre 1.400 persone, la maggioranza civili, e circa 240 sono state prese in ostaggio.
Alle 11 (le 10 in Italia) verrà osservato un minuto di silenzio a livello nazionale e le autorità locali di tutto il Paese ammaineranno la bandiera a mezz’asta. Nel corso della giornata si terranno cerimonie commemorative anche nelle scuole e nelle università. Nel pomeriggio, ci saranno manifestazioni nelle piazze e in altre zone del centro per accendere candele in memoria dei soldati caduti e dei civili uccisi.
Al Consiglio di sicurezza dell’Onu nessun accordo su una risoluzione sul conflitto Israele-HamasRoma, 7 nov. (askanews) – Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu, riunito per oltre due ore a porte chiuse, non è riuscito ancora una volta a trovare un accordo su una risoluzione sul conflitto tra Israele e Hamas.
Gli Stati Uniti chiedono “pause umanitarie” mentre molti altri membri del consiglio chiedono un “cessate il fuoco umanitario” per fornire gli aiuti e prevenire ulteriori morti civili a Gaza: “Abbiamo parlato di pause umanitarie e siamo interessati a perseguire un linguaggio su questo punto”, ha detto ai giornalisti il vice ambasciatore americano Robert Wood dopo l’incontro. “Ma ci sono disaccordi all’interno del consiglio sul fatto che ciò sia accettabile”.
L’Ue insiste: pause e corridoi umanitari a Gaza. Michel: i civili devono essere protetti ovunqueBruxelles, 6 nov. (askanews) – “I civili devono essere protetti ovunque e in qualunque circostanza. Ogni singola vita civile è importante. Per questo facciamo appello per pause umanitarie e corridoi dentro Gaza perché l’aiuto umanitario deve arrivare alle persone che ne hanno bisogno e tutti noi siamo devastati dalle atroci immagini, soprattutto di bambini” vittime dei bombardamenti di Israele. Lo ha detto oggi a Bruxelles il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, nel suo intervento alla Conferenza per il 2023 degli ambasciatori dell’Ue.
“Ogni misura deve essere presa – ha insistito Michel – per assicurare che i civili non siano presi di mira, e questo include il personale delle organizzazioni internazionali e il personale medico. Fin dall’inizio della guerra – ha ricordato – 88 lavoratori dell’Unrwa (l’Agenzia Onu per i rifugiati palestinesi, ndr) sono stati uccisi. E’ il numero più alto di morti in un singolo conflitto”. Parlando della “crisi nel Medio Oriente innescata dall’orribile attacco di Hamas alla popolazione di Israele”, Michel ha osservato innanzitutto che “assolutamente nulla può giustificare gli attacchi di una violenza e crudeltà senza precedenti contro civili innocenti”, e questo, ha detto, “”non lo ripeteremo mai abbastanza”. E ha aggiunto: “Il modo meticoloso con cui è stato preparato e attuato” l’attacco di Hamas “è puro orrore. E facciamo appello al rilascio immediato di tutti gli ostaggi senza condizioni”.
Il presidente del Consiglio europeo è poi passato a parlare dell’assedio di Gaza e delle vittime tra i civili palestinesi e il personale dell’Onu. “Abbiamo visto l’intollerabile perdita di migliaia di innocenti, donne, bambini e lavoratori delle organizzazioni umanitarie a Gaza e siamo scossi anche dal peggioramento della situazione nella Cisgiordania”. “Per l’Ue – ha continuato Michel -, Israele è un amico e un alleato, è una democrazia che conta e deve contare nella regione. Ed è responsabilità del Consiglio europeo e dei suoi Stati membri stabilire la politica sovrana dell’Unione in linea con i Trattati e con i nostri valori fondamentali”.
“Sosterremo sempre il diritto di Israele di difendersi in accordo – ha sottolineato il presidente del Consiglio europeo – con il diritto internazionale e in particolare con il diritto umanitario. E lo abbiamo detto – ha puntualizzato Michel – nei giorni immediatamente successivi all’attacco del 7 ottobre, attraverso il Consiglio Affari esteri, nella nostra dichiarazione del Consiglio europeo del 15 ottobre, e nelle nostre conclusioni del Consiglio europeo del 26 e 27 ottobre”. Un implicito punto polemico nei confronti della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che per tutta la settimana successiva all’attacco del 7 ottobre aveva preso una posizione diversa, di appoggio incondizionato alla reazione di Israele contro Hamas, con l’assedio di Gaza, senza menzionare il diritto internazionale e umanitario, e pur non avendo, a norma dei Trattati Ue, alcuna competenza nella definizione della politica estera dell’Unione.
Il presidente del Consiglio europeo ha poi aggiunto che gli europei devono stare attenti a non assumere posizioni incoerenti sul Medio Oriente, per evitare il rischio che ne deriverebbe per la reputazione dell’Unione a livello internazionale, soprattutto nei paesi arabi e nel “Grande Sud”. Dobbiamo “tentare di rafforzare giorno per giorno, pietra su pietra” la nostra influenza nel mondo, e per questo – ha detto Michel – dobbiamo “rafforzare i nostri standard e le nostre norme, fondati sui nostri valori condivisi. Questo è probabilmente un marchio di fabbrica che ci caratterizza molto bene nel resto del mondo”, e “spesso quando incontriamo dei responsabili stranieri, molti di loro ci esortano a proseguire la nostra lotta per un mondo più equo, più giusto, più sostenibile, più fondato sullo spirito di cooperazione”. “Non siamo perfetti, ovviamente, ma mi sembra – ha osservato il presidente del Consiglio europeo – che nessun altro blocco al mondo sia percepito come più credibile di noi su questo tema degli standard, dei valori, delle norme che cerchiamo di diffondere”. “Ma ci sono – ha avvertito – due problemi che ci insidiano: a volte c’è la tentazione del paternalismo, dell’arroganza. Penso che il tono e la forma siano importanti. Dobbiamo stare attenti, io per primo, ciascuno di noi deve essere vigile su questo tema. E poi la seconda insidia, per la quale i recenti eventi in Medio Oriente possono tendere una trappola a noi europei, è il rischio di essere percepiti come ipocriti che usano due pesi e due misure, secondo le alleanze e gli interessi di breve termine”. “Come sappiamo tutti, ci vogliono anni per costruire una credibilità, e qualche minuto per perderla. Di qui l’importanza, in questo campo, di essere estremamente coerenti”, ha concluso Michel.
M.O., Michel: Ue insiste per pause e corridoi umanitari a GazaBruxelles, 6 nov. (askanews) – “I civili devono essere protetti ovunque e in qualunque circostanza. Ogni singola vita civile è importante. Per questo facciamo appello per pause umanitarie e corridoi dentro Gaza perché l’aiuto umanitario deve arrivare alle persone che ne hanno bisogno e tutti noi siamo devastati dalle atroci immagini, soprattutto di bambini” vittime dei bombardamenti di Israele. Lo ha detto oggi a Bruxelles il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, nel suo intervento alla Conferenza per il 2023 degli ambasciatori dell’Ue.
“Ogni misura deve essere presa – ha insistito Michel – per assicurare che i civili non siano presi di mira, e questo include il personale delle organizzazioni internazionali e il personale medico. Fin dall’inizio della guerra – ha ricordato – 88 lavoratori dell’Unrwa (l’Agenzia Onu per i rifugiati palestinesi, ndr) sono stati uccisi. E’ il numero più alto di morti in un singolo conflitto”. Parlando della “crisi nel Medio Oriente innescata dall’orribile attacco di Hamas alla popolazione di Israele”, Michel ha osservato innanzitutto che “assolutamente nulla può giustificare gli attacchi di una violenza e crudeltà senza precedenti contro civili innocenti”, e questo, ha detto, “”non lo ripeteremo mai abbastanza”. E ha aggiunto: “Il modo meticoloso con cui è stato preparato e attuato” l’attacco di Hamas “è puro orrore. E facciamo appello al rilascio immediato di tutti gli ostaggi senza condizioni”.
Il presidente del Consiglio europeo è poi passato a parlare dell’assedio di Gaza e delle vittime tra i civili palestinesi e il personale dell’Onu. “Abbiamo visto l’intollerabile perdita di migliaia di innocenti, donne, bambini e lavoratori delle organizzazioni umanitarie a Gaza e siamo scossi anche dal peggioramento della situazione nella Cisgiordania”. “Per l’Ue – ha continuato Michel -, Israele è un amico e un alleato, è una democrazia che conta e deve contare nella regione. Ed è responsabilità del Consiglio europeo e dei suoi Stati membri stabilire la politica sovrana dell’Unione in linea con i Trattati e con i nostri valori fondamentali”.
“Sosterremo sempre il diritto di Israele di difendersi in accordo – ha sottolineato il presidente del Consiglio europeo – con il diritto internazionale e in particolare con il diritto umanitario. E lo abbiamo detto – ha puntualizzato Michel – nei giorni immediatamente successivi all’attacco del 7 ottobre, attraverso il Consiglio Affari esteri, nella nostra dichiarazione del Consiglio europeo del 15 ottobre, e nelle nostre conclusioni del Consiglio europeo del 26 e 27 ottobre”. Un implicito punto polemico nei confronti della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che per tutta la settimana successiva all’attacco del 7 ottobre aveva preso una posizione diversa, di appoggio incondizionato alla reazione di Israele contro Hamas, con l’assedio di Gaza, senza menzionare il diritto internazionale e umanitario, e pur non avendo, a norma dei Trattati Ue, alcuna competenza nella definizione della politica estera dell’Unione.
Il presidente del Consiglio europeo ha poi aggiunto che gli europei devono stare attenti a non assumere posizioni incoerenti sul Medio Oriente, per evitare il rischio che ne deriverebbe per la reputazione dell’Unione a livello internazionale, soprattutto nei paesi arabi e nel “Grande Sud”. Dobbiamo “tentare di rafforzare giorno per giorno, pietra su pietra” la nostra influenza nel mondo, e per questo – ha detto Michel – dobbiamo “rafforzare i nostri standard e le nostre norme, fondati sui nostri valori condivisi. Questo è probabilmente un marchio di fabbrica che ci caratterizza molto bene nel resto del mondo”, e “spesso quando incontriamo dei responsabili stranieri, molti di loro ci esortano a proseguire la nostra lotta per un mondo più equo, più giusto, più sostenibile, più fondato sullo spirito di cooperazione”. “Non siamo perfetti, ovviamente, ma mi sembra – ha osservato il presidente del Consiglio europeo – che nessun altro blocco al mondo sia percepito come più credibile di noi su questo tema degli standard, dei valori, delle norme che cerchiamo di diffondere”. “Ma ci sono – ha avvertito – due problemi che ci insidiano: a volte c’è la tentazione del paternalismo, dell’arroganza. Penso che il tono e la forma siano importanti. Dobbiamo stare attenti, io per primo, ciascuno di noi deve essere vigile su questo tema. E poi la seconda insidia, per la quale i recenti eventi in Medio Oriente possono tendere una trappola a noi europei, è il rischio di essere percepiti come ipocriti che usano due pesi e due misure, secondo le alleanze e gli interessi di breve termine”. “Come sappiamo tutti, ci vogliono anni per costruire una credibilità, e qualche minuto per perderla. Di qui l’importanza, in questo campo, di essere estremamente coerenti”, ha concluso Michel.
Guerra in Medio Oriente, il segretario Onu Guterres: la Striscia di Gaza sta diventando un cimitero per i bambiniRoma, 6 nov. (askanews) – La Striscia di Gaza “sta diventando un cimitero per i bambini” con “centinaia di ragazze e ragazzi uccisi e feriti ogni giorno”. E’ quanto ha rimarcato oggi il Segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, lanciando un appello umanitario da 1,2 miliardi di dollari per aiutare 2,7 milioni di persone, ossia l’intera popolazione della Striscia di Gaza, più mezzo milione di palestinesi in Cisgiordania.
Guterres ha poi rimarcato che “nell’arco di quattro settimane sono stati uccisi più giornalisti che in qualsiasi conflitto in almeno tre decenni”, così come “sono stati uccisi più operatori umanitari delle Nazioni Unite che in qualsiasi periodo paragonabile nella storia della nostra organizzazione”. “La catastrofe in atto rende la necessità di un cessate il fuoco umanitario sempre più urgente ogni ora che passa”, ha sottolineato il segretario dell’Onu.
New York, Trump in tribunale attacca i procuratori e approfitta per fare campagna elettoraleNew York, 6 nov. (askanews) – L’ex presidente americano Donald Trump ha aperto oggi la sua testimonianza al processo che vede imputata di frode la Trump Organization definendo i procuratori generali che lo stanno interrogando “democratici” “tutti odiatori di Trump”. Seduto al banco dei testimoni nella corte di Manhattan, Trump ha spiegato di aver lasciato l’organizzazione quando ha iniziato la sua presidenza perché “pensavo che potesse esserci un conflitto di interessi”. L’ex presidente ha spiegato di aver nominato amministratore fiduciario il figlio Donald Jr., ma quando non è stato rieletto si è nominato amministratore fiduciario dell’azienda, aspettandosi di “tornare nel mondo degli affari per un po’”. Secondo lui è proprio in quel periodo che i pubblici ministeri “democratici” e i procuratori generali dello stato – “tutti che odiano Trump”, hanno iniziato a “dargli la caccia” e ad armarsi contro di lui.
Trump ha tentato di minimizzare l’importanza delle sue dichiarazioni sulla situazione finanziaria dell’azienda quando lavorava con le banche, che secondo lui “non erano realmente documenti a cui le banche prestavano molta attenzione”. Il giudice Arthur Engoron, che presiede il processo per frode fiscale intentato dal procuratore di New York Letitia James contro la Trump organization, ha richiamato l’ex presidente dopo la sua testimonianza in cui ha accusato sia i pubblici ministeri che i procuratori di aver aperto una caccia alle streghe. Engoron ha ripetutamente contestato le risposte di Trump alle domande, definendole tortuose e venate di discorsi politici. Il giudice ha chiesto poi all’avvocato di Trump di parlare con il suo cliente e di tenerlo sotto controllo. “Questa non è una manifestazione politica”, ha detto ribadito il giudice che, durante la deposizione, è stato preso di mira dall’ex presidente.
“Sono sicuro che il giudice si pronuncerà contro di me perché governa sempre contro di me”, ha detto Trump, sostenendo che le accuse andassero oltre i termini di prescrizione. Engoron di rimando ha risposto: “Può attaccarmi quanto vuole, ma risponda alle domande”. Trump ha continuato a sostenere che si tratta di un processo politico intentato dal presidente Biden, ma in realtà il procuratore di New York aveva iniziato le indagini nel 2019, prima che Biden annunciasse la sua candidatura. “Questo è un processo molto ingiusto. Molto, molto e spero che il pubblico stia guardando”, ha continuato Trump. L’ex presidente invece di rispondere ad una domanda sulla valutazione di 550 milioni di dollari delle sue proprietà al numero 40 di Wall Street, ha continuato le sue digressioni politiche. “La prego di controllarsi se può. Se non può, la congederò” dal banco dei testimoni, ha detto il giudice.
Interrogato sul valore di varie proprietà, Trump ha spesso risposto con “Non so” o “Non ricordo”. Il viceprocuratore generale Kevin Wallace chiedendo se il resort Mar-a-Lago in Florida, valesse tra 1 e 1,5 miliardi di dollari, si è sentito rispondere positivamente, ma quando ha chiesto se aveva chiesto al suo ex direttore finanziario di valutarlo in questo modo l’ex presidente ha risposto: “Non lo ricordo”. Subito dopo ha però ripreso dicendo che il resort “ha molto più valore e lo dimostreremo in due settimane o cinque settimane o nove settimane”, finché il processo andrà avanti.
Interrogato sul valore del campo da golf Aberdeen, in Scozia, Trump ha iniziato a divagare dicendo che “Aberdeen è una capitale del petrolio, il che rende la proprietà preziosa”. Evitando di rispondere alle domande dirette l’ex presidente ha detto della proprietà: “Penso che sia il più grande campo da golf mai costruito” e ha iniziato a descrivere la natura. Il giudice è intervenuto sottolineando a più riprese: “Irrilevante, irrilevante”. Trump è stato interrogato anche sull’appartamento alla Trump Tower il cui valore e la metratura sono stati cambiati in vari anni. Intanto la campagna elettorale di Trump sta approfittando del processo per raccogliere fondi inviando una mail in cui l’ex presidente dice: “Riuscite a credere che dovrò trascorrere ancora una volta un altro giorno della campagna elettorale in tribunale? Questo è un livello di interferenza elettorale mai visto prima nel nostro paese”.
Guerra in Medio Oriente, Idf: lanciati 30 razzi dal Libano verso il nord di IsraeleRoma, 6 nov. (askanews) – L’Idf (Israel Defense Forces) ha confermato che nelle ultime ore circa 30 razzi sono stati lanciati dal Libano verso il nord di Israele. Secondo i media israeliani, l’Idf risponde con colpi di artiglieria verso le aree di provenienza dei razzi.
Secondo il Times of Israel i razzi non sono lanciati da Hamas – come rivendicato in un comunicato del suo braccio armato – ma presumibilmente da Hezbollah o da un’altra fazione palestinese. I razzi hanno fatto scattare le sirene nell’Alta Galilea.