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Case, idealista: cresce lo stock di quelle in locazione (+16%)

Case, idealista: cresce lo stock di quelle in locazione (+16%)Roma, 24 gen. (askanews) – L’offerta di case destinate alla locazione (che include gli affitti classici e quelli temporanei), nel quarto trimestre dello scorso anno, ha mostrato un trend di crescita, con un incremento del 16%. Secondo l’ultimo report dell’ufficio studi di idealista la quota degli affitti transitori ha raggiunto il 26% del totale, segnando un significativo aumento rispetto ai periodi precedenti.


Sebbene lo stock di case disponibili per l’affitto si sia ancora abbondantemente sotto i livelli registrati prima della pandemia (-34%), il 2024 ha confermato una solida ripresa dell’offerta, iniziata nell’ultimo trimestre del 2022, con cinque trimestri consecutivi di crescita. La risalita dello stock è attribuibile in buona parte al forte aumento degli affitti transitori (da 6 a 18 mesi), che hanno visto un incremento annuale del 49%. Anche gli affitti classici (4+4) hanno registrato una crescita, sebbene più contenuta, pari all’8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Lo studio di idealista sottolinea come gli affitti transitori stiano sempre più influenzando l’offerta complessiva, arrivando a costituire il 26% del mercato totale.


I capoluoghi con il maggior peso degli affitti transitori Massa è il capoluogo con la più alta percentuale di affitti transitori sull’offerta totale, raggiungendo il 49%, seguita da Livorno (46%), Oristano (44%) e Venezia (42%). In molte delle principali città italiane, la quota di affitti transitori supera la media nazionale del 26%. Tra queste, spiccano Firenze (39%), Genova e Cagliari (entrambe al 34%), Milano e Bologna (33%), Napoli e Bari (32%), e Roma (30%). Palermo si allinea perfettamente alla media nazionale con il 26%. Al contrario, 74 capoluoghi si posizionano al di sotto della media, con percentuali che variano dal 25% di Trapani al 2% di Teramo. Isernia e Nuoro registrano una percentuale di affitti transitori pari a zero, evidenziando come in queste città questo segmento non incida sull’offerta complessiva.

La Corea del Nord manderà altri soldati in Russia

La Corea del Nord manderà altri soldati in RussiaRoma, 24 gen. (askanews) – Lo stato maggiore sudcoreano ritiene che la Corea del Nord stia preparando un ulteriore dispiegamento di truppe per sostenere la Russia nella guerra in Ucraina, dato il gran numero di vittime fra le sue fila sul fronte.


“Poiché sono trascorsi circa quattro mesi dall’invio delle truppe nella guerra tra Russia e Ucraina, si stima che i preparativi per addizionali dispiegamenti stiano accelerando in risposta all’elevato numero di vittime e di prigionieri catturati”, ha spiegato un comunicato pubblicato oggi dallo stato maggiore sudcoreano (Jcs) senza fornire dettagli. Dal 2023 la Corea del Nord sostiene Mosca fornendo una grande quantità di armi e dall’ottobre dello scorso anno inviando circa 11.000 soldati. I servizi segreti sudcoreani hanno riferito che finora stimano che circa 300 soldati nordcoreani siano morti sul fronte e che circa 2.700 siano rimasti feriti.

Trump a Davos: chi non produce in Usa pagherà i dazi. L’Ue ci tratta molto male

Trump a Davos: chi non produce in Usa pagherà i dazi. L’Ue ci tratta molto maleNew York, 23 gen. (askanews) – “Il mio messaggio a tutte le aziende del mondo è molto semplice, vieni a produrre il tuo prodotto in America e ti daremo tra le tasse più basse di qualsiasi nazione sulla Terra”. Così ha detto Donald Trump intervenendo al World Economic Forum di Davos. Il presidente ha aggiunto che “se non produrrete il vostro prodotto in America, questa è una vostra prerogativa. Quindi, molto semplicemente, dovrete pagare un dazio di importi diversi ma una tariffa, che indirizzerà centinaia di miliardi di dollari, e persino trilioni di dollari, nel nostro tesoro per rafforzare la nostra economia”. “Dal punto di vista dell’America, l’UE ci tratta molto ingiustamente, molto male” ha sottolineato Trump, spiegando che questo è legato a tasse e Iva “molto consistenti”.


“Non prendono i nostri prodotti agricoli e non prendono le nostre auto. Eppure, ci mandano auto a milioni e mettono tasse su cose che vogliamo fare”, ha continuato Trump raccontando i suoi problemi nell’ottenere autorizzazioni per un suo affare in Irlanda. Il presidente ha aggiunto che proprio il sistema europeo di tasse e dazi “rende molto difficile portare prodotti in Europa, e tuttavia si aspettano di vendere i loro prodotti negli Usa. Come sapete, centinaia di miliardi di dollari di deficit con l’UE, e nessuno ne è contento, e faremo qualcosa al riguardo”.Esaltanto, poi, la politica energetica che tornerà all’uso del petrolio, il presidente americano Donald Trump a Davos, al World economic forum ha detto che questa politica energetica “renderà gli Stati Uniti una superpotenza manifatturiera e la capitale mondiale dell’intelligenza artificiale e delle criptovalute”. Ha poi aggiunto: “La mia amministrazione ha anche avviato la più grande campagna di deregolamentazione della storia, superando di gran lunga anche gli sforzi record del mio ultimo mandato”.


“Se il prezzo del petrolio calasse il conflitto fra Russia e Ucraina cesserebbe immediatamente”, ha affermato il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, nel suo intervento al World Economic Forum di Davos.“Gli sforzi per arrivare un accordo sono sperabilmente avviati, è importante trovare una soluzione” ha proseguito Trump, descrivendo il teatro di guerra come “un macello”: “Milioni di soldati morti, no si è visto nulla di simile dalla fine della Seconda Guerra Mondiale”. Trump ha infine affermato di voler chiedere all’Arabia Saudita e ai Paesi produttori dell’Opec di abbassare il prezzo del petrolio.


“Chiederò anche all’Arabia Saudita e all’OPEC di abbassare il costo del petrolio. Bisogna abbassarlo, cosa che, francamente, mi sorprende che non l’abbiano fatto prima delle elezioni”, ha detto il presidente americano. “Bisogna abbassare il prezzo del petrolio”, ha insistito Trump. Il presidente ha riferito che “l’Arabia Saudita investirà almeno 600 miliardi di dollari in America. Ma chiederò al principe ereditario, che è un tipo fantastico, di arrotondare a circa mille miliardi. Penso che lo faranno”.“Vorrei davvero poter incontrare presto il presidente

Europarlamento: vietare esposizione simboli nazisti e comunisti

Europarlamento: vietare esposizione simboli nazisti e comunistiBruxelles, 23 gen. (askanews) – La plenaria del Parlamento europeo ha approvato oggi a Strasburgo, con 480 voti favorevoli, 58 contrari e 48 astensioni, una risoluzione contro la disinformazione e le manipolazioni storiche usate dalla Russia per giustificare la guerra illegale in Ucraina, in cui si chiede anche di vietare a livello dell’Ue l’uso negli spazi pubblici di “simboli dei regimi totalitari”, sia nazisti che comunisti sovietici, nonché di simboli dell’attuale aggressione della Russia contro l’Ucraina.


Il testo esprime poi “preoccupazione” per la decisione di alcuni social media di allentare il fact-checking nella moderazione dei contenuti sulle proprie piattaforme (in particolare dopo il recente annuncio in questo senso di X e Meta negli Stati Uniti). Il Parlamento europeo, si legge nella risoluzione, “respinge le affermazioni del regime russo sulla storia e l’identità nazionale dell’Ucraina come futili tentativi di giustificare una guerra di aggressione illegale”. Condanna inoltre “l’incapacità della Russia di riconoscere le proprie responsabilità per i crimini sovietici, e il suo tentativo di reprimere le ricerche storiche e dibattiti pubblici su tali questioni”, affermando che queste pratiche “hanno contribuito alla capacità dell’attuale regime russo di rivitalizzare le politiche imperialiste e strumentalizzare la storia per i suoi scopi criminali”.


Il Parlamento europeo lancia quindi un appello all’Ue e ai suoi Stati membri affinché aumentino e coordinino meglio gli sforzi per contrastare la disinformazione, la manipolazione delle informazioni e le ingerenze da parte della Russia. Ciò è essenziale, affermano gli eurodeputati, per proteggere l’integrità dei processi democratici e rafforzare la resilienza delle società europee. Gli europarlamentari sottolineano anche la necessità di promuovere attivamente l’alfabetizzazione mediatica e sostenere i media di qualità e il giornalismo professionale. Nella risoluzione si invita l’Ue a rafforzare le sanzioni nei confronti dei media russi che promuovono campagne di disinformazione a sostegno della guerra di aggressione della Russia in Ucraina, e si esortano i paesi dell’Ue ad attuare pienamente tali sanzioni e a destinare risorse sufficienti per affrontare efficacemente questa “guerra ibrida”. Gli eurodeputati chiedono anche che l’Ue rafforzi il suo sostegno ai media russi indipendenti in esilio per sostenere la pluralità nei media in lingua russa.


Gli europarlamentari del Pd non hanno partecipato al voto finale perché, secondo quanto ha fatto sapere il capo delegazione, Nicola Zingaretti, la risoluzione chiede un divieto di esporre svastica e falce martello mettendo i due simboli “sullo stesso livello”, e perché “non si scrive la storia nei parlamenti”. Gli eurodeputati italiani del M5S e della Sinistra hanno invece votato contro. In effetti, il testo contiene dei passaggi discutibili, in cui la condanna del “revisionismo storico” da parte del regime russo tende ad avvalorare una versione storiografica opposta e a sua volta di parte, in cui viene fortemente sottovalutato il ruolo oggettivamente essenziale svolto dall’Unione Sovietica (che nella seconda guerra mondiale ebbe 20 milioni di morti) nella sconfitta del nazismo.


Nel paragrafo 14 si legge che l’Europarlamento “ritiene che i tentativi della Russia di distorcere, rivedere e travisare la storia dell’Ucraina compromettano la memoria collettiva e l’identità dell’Europa nel suo insieme e rappresentino una minaccia alla verità storica, ai valori democratici e alla pace in Europa; invita pertanto gli Stati membri a investire maggiormente nell’istruzione e nella ricerca sulla storia comune dell’Europa e sulla memoria europea, nonché a sostenere progetti che promuovano una migliore comprensione dell’impatto della divisione dell’Europa durante la Guerra fredda; sostiene la costruzione di un memoriale paneuropeo a Bruxelles per tutte le vittime dei regimi totalitari del XX secolo; deplora il continuo utilizzo di simboli di regimi totalitari negli spazi pubblici e chiede un divieto a livello dell’Ue sull’uso di simboli nazisti e comunisti sovietici, nonché di simboli dell’attuale aggressione della Russia contro l’Ucraina”. Nel “considerando G”, d’altra parte, si osserva che “non solo la Russia non ha riconosciuto l’imperdonabile ruolo iniziale dell’Unione Sovietica nelle prime fasi della Seconda guerra mondiale, ad esempio attraverso il Trattato di non aggressione del 1939 tra la Germania nazista e l’Unione delle Repubbliche socialiste sovietiche e i suoi protocolli segreti, comunemente noti come Patto Molotov-Ribbentrop, in cui i due regimi totalitari cospirarono per dividere l’Europa in sfere di influenza esclusive”; non solo non si è assunta “la responsabilità delle numerose atrocità e dei crimini di massa commessi nei territori occupati dall’Unione Sovietica”, ma – sostengono gli eurodeputati – “l’attuale regime russo ha anche strumentalizzato la storia e creato un culto della ‘vittoria’ attorno alla seconda guerra mondiale per mobilitare ideologicamente i cittadini e manipolarli per indurli a sostenere una guerra illegale di aggressione”, contro l’Ucraina. Infine, il Parlamento europeo si dice “profondamente preoccupato per i recenti annunci fatti da Meta e X in merito a un allentamento delle loro norme in materia di verifica e moderazione dei contenuti, in quanto ciò potrebbe consentire alla campagna di disinformazione della Russia di diffondersi ulteriormente in tutto il mondo”. L’Assemblea chiede pertanto alla Commissione e agli Stati membri “di applicare rigorosamente il regolamento Ue sui servizi digitali, anche come elemento importante della lotta contro la disinformazione russa”.

Europarlamento: vietare l’esposizione di simboli nazisti e comunisti

Europarlamento: vietare l’esposizione di simboli nazisti e comunistiBruxelles, 23 gen. (askanews) – La plenaria del Parlamento europeo ha approvato oggi a Strasburgo, con 480 voti favorevoli, 58 contrari e 48 astensioni, una risoluzione contro la disinformazione e le manipolazioni storiche usate dalla Russia per giustificare la guerra illegale in Ucraina, in cui si chiede anche di vietare a livello dell’Ue l’uso negli spazi pubblici di “simboli dei regimi totalitari”, sia nazisti che comunisti sovietici, nonché di simboli dell’attuale aggressione della Russia contro l’Ucraina.


Il testo esprime poi “preoccupazione” per la decisione di alcuni social media di allentare il fact-checking nella moderazione dei contenuti sulle proprie piattaforme (in particolare dopo il recente annuncio in questo senso di X e Meta negli Stati Uniti). Il Parlamento europeo, si legge nella risoluzione, “respinge le affermazioni del regime russo sulla storia e l’identità nazionale dell’Ucraina come futili tentativi di giustificare una guerra di aggressione illegale”. Condanna inoltre “l’incapacità della Russia di riconoscere le proprie responsabilità per i crimini sovietici, e il suo tentativo di reprimere le ricerche storiche e dibattiti pubblici su tali questioni”, affermando che queste pratiche “hanno contribuito alla capacità dell’attuale regime russo di rivitalizzare le politiche imperialiste e strumentalizzare la storia per i suoi scopi criminali”.


Il Parlamento europeo lancia quindi un appello all’Ue e ai suoi Stati membri affinché aumentino e coordinino meglio gli sforzi per contrastare la disinformazione, la manipolazione delle informazioni e le ingerenze da parte della Russia. Ciò è essenziale, affermano gli eurodeputati, per proteggere l’integrità dei processi democratici e rafforzare la resilienza delle società europee. Gli europarlamentari sottolineano anche la necessità di promuovere attivamente l’alfabetizzazione mediatica e sostenere i media di qualità e il giornalismo professionale. Nella risoluzione si invita l’Ue a rafforzare le sanzioni nei confronti dei media russi che promuovono campagne di disinformazione a sostegno della guerra di aggressione della Russia in Ucraina, e si esortano i paesi dell’Ue ad attuare pienamente tali sanzioni e a destinare risorse sufficienti per affrontare efficacemente questa “guerra ibrida”. Gli eurodeputati chiedono anche che l’Ue rafforzi il suo sostegno ai media russi indipendenti in esilio per sostenere la pluralità nei media in lingua russa.


Gli europarlamentari del Pd non hanno partecipato al voto finale perché, secondo quanto ha fatto sapere il capo delegazione, Nicola Zingaretti, la risoluzione chiede un divieto di esporre svastica e falce martello mettendo i due simboli “sullo stesso livello”, e perché “non si scrive la storia neiáparlamenti”. Gli eurodeputati italiani del M5S e della Sinistra hanno invece votato contro. In effetti, il testo contiene dei passaggi discutibili, in cui la condanna del “revisionismo storico” da parte del regime russo tende ad avvalorare una versione storiografica opposta e a sua volta di parte, in cui viene fortemente sottovalutato il ruolo oggettivamente essenziale svolto dall’Unione Sovietica (che nella seconda guerra mondiale ebbe 20 milioni di morti) nella sconfitta del nazismo.


Nel paragrafo 14 si legge che l’Europarlamento “ritiene che i tentativi della Russia di distorcere, rivedere e travisare la storia dell’Ucraina compromettano la memoria collettiva e l’identità dell’Europa nel suo insieme e rappresentino una minaccia alla verità storica, ai valori democratici e alla pace in Europa; invita pertanto gli Stati membri a investire maggiormente nell’istruzione e nella ricerca sulla storia comune dell’Europa e sulla memoria europea, nonché a sostenere progetti che promuovano una migliore comprensione dell’impatto della divisione dell’Europa durante la Guerra fredda; sostiene la costruzione di un memoriale paneuropeo a Bruxelles per tutte le vittime dei regimi totalitari del XX secolo; deplora il continuo utilizzo di simboli di regimi totalitari negli spazi pubblici e chiede un divieto a livello dell’Ue sull’uso di simboli nazisti e comunisti sovietici, nonché di simboli dell’attuale aggressione della Russia contro l’Ucraina”. Nel “considerando G”, d’altra parte, si osserva che “non solo la Russia non ha riconosciuto l’imperdonabile ruolo iniziale dell’Unione Sovietica nelle prime fasi della Seconda guerra mondiale, ad esempio attraverso il Trattato di non aggressione del 1939 tra la Germania nazista e l’Unione delle Repubbliche socialiste sovietiche e i suoi protocolli segreti, comunemente noti come Patto Molotov-Ribbentrop, in cui i due regimi totalitari cospirarono per dividere l’Europa in sfere di influenza esclusive”; non solo non si è assunta “la responsabilità delle numerose atrocità e dei crimini di massa commessi nei territori occupati dall’Unione Sovietica”, ma – sostengono gli eurodeputati – “l’attuale regime russo ha anche strumentalizzato la storia e creato un culto della ‘vittoria’ attorno alla seconda guerra mondiale per mobilitare ideologicamente i cittadini e manipolarli per indurli a sostenere una guerra illegale di aggressione”, contro l’Ucraina. Infine, il Parlamento europeo si dice “profondamente preoccupato per i recenti annunci fatti da Meta e X in merito a un allentamento delle loro norme in materia di verifica e moderazione dei contenuti, in quanto ciò potrebbe consentire alla campagna di disinformazione della Russia di diffondersi ulteriormente in tutto il mondo”. L’Assemblea chiede pertanto alla Commissione e agli Stati membri “di applicare rigorosamente il regolamento Ue sui servizi digitali, anche come elemento importante della lotta contro la disinformazione russa”.

Caso Almasri, Schlein: Meloni venga a rispondere in Parlamento. Flash mob di Avs a Palazzo Chigi

Caso Almasri, Schlein: Meloni venga a rispondere in Parlamento. Flash mob di Avs a Palazzo ChigiRoma, 23 gen. (askanews) – “Giorgia Meloni deve venire a rispondere in Aula”. Elly Schlein, parlando con i giornalisti alla Camera, torna a chiedere che la presidente del Consiglio riferisca in Parlamento sulla vicenda Almasri. “In questa pessima vicenda – ha aggiunto la segretaria del Pd – non è possibile che non ci fosse un coinvolgimento diretto di palazzo Chigi”.


Dunque, Meloni “smetta di nascondersi dietro i suoi ministri, si prenda la responsabilità di venire a chiarire quello che è accaduto e perché lei che aveva dichiarato guerra ai trafficanti di esseri umani ha lasciato che ne fosse rilasciato uno e fosse rimandato direttamente in Libia su aereo italiano”. Le proteste delle opposizioni per il rilascio del capo della polizia giudiziaria libica, contro cui pende un mandato d’arresto della Corte penale internazionale per crimini contro l’umanità, non accennano a spegnersi. “Attendiamo le dimissioni del ministro Nordio che ha mentito al paese, le questioni legate agli errori procedurali erano solo un alibi per consentire al trafficante di esseri umani, torturatore, stupratore e comandante libico” AlMasri “di essere liberato e addirittura di essere accompagnato con un aereo di Stato”: ha affermato Angelo Bonelli, co-portavoce di Europa Verde e deputato di Avs, nel corso di un flash mob del partito davanti Palazzo Chigi per protestare contro il governo per il rilascio di Najem Osama Almasri, arrestato domenica su mandato della Corte penale internazionalec e riportato l’altro ieri in Libia su un aereo dell’Aeronautica militare perché l’arresto, a causa di un vizio nell’applicazione delle norme, non era stato convalidato. Il libico era stato quindi espulso con un provvedimento proprio del Ministro dell’Interno.


“Siamo di fronte a una vergogna di Stato, il nostro governo umilia l’Italia di fronte al mondo e al diritto internazionale – ha sottolineato dal canto suo Nicola Fratoianni, leader di Sinistra italiana e deputato Avs -, abbiamo prima scarcerato poi riaccompagnato col volo di Stato un torturatore, un assassino, un criminale di guerra, accusato di crimini contro l’umanità nell’aeroporto costruito utilizzando i migranti in schiavitù e la costruzione di quell’aeroporto è proprio uno dei capi d’accusa che pendono sulla testa di Almarsi. Questa vergogna non può rimanere impunita, non se la caveranno con la storiella del cavillo, il cavillo non esiste, il cavillo ha un altro nome: si chiama complicità”. Tra i cartelli esposti dagli esponenti di Avs si legge “Il boia nell’aereo di Stato” e “Il governo Meloni libera un torturatrore e uno stupratore”.

Rutte: se Ucraina perdesse, alla Nato costerebbe “trilioni”

Rutte: se Ucraina perdesse, alla Nato costerebbe “trilioni”Milano, 23 gen. (askanews) – “Se l’Ucraina perdesse, allora ripristinare di nuovo la deterrenza della NATO, avrà un prezzo molto, molto più alto di quello che state contemplando in questo momento in termini di spesa, di aumento della nostra spesa e aumento della nostra industria della difesa”. Da Davos il segretario generale della NATO Mark Rutte ha avvertito che una vittoria russa sull’Ucraina costerebbe carissima e comprometterebbe la forza dissuasiva dell’alleanza militare che lo scorso hanno ha compiuto 75 anni e resta la più grande e di maggior successo al mondo. Ripristinarne la credibilità potrebbe voler dire migliaia di miliardi da spendere in più: cifre enormi rispetto a quanto si chiede ora di contribuire e persino rispetto agli aumenti di spesa che ogni giorno diventano più urgenti. “Ciò significherebbe che nell’Alleanza non si parlerà di un 3% (ossia di un moderato aumento) rispetto agli attuali impegni di spesa assunti all’interno della NATO; qualunque sarà l’esito esatto di quel dibattito, non si tratterà di miliardi in più, ma di trilioni in più”, ha aggiunto Rutte al World Economic Forum, in Svizzera, da dove il segretario generale ha accolto bene le ultime dichiarazioni di Donald Trump di imporre più sanzioni alla Russia, definendosi “molto, molto contento” della posizione di Trump. “Sappiamo che l’economia russa sta andando terribilmente male, e le sanzioni aiuteranno” ha dichiarato alla Cnbc a margine del forum.


L’Alleanza in questi mesi si è rafforzata lungo il fianco orientale, dispiegando migliaia di truppe e di equipaggiamenti per dissuadere Mosca dall’espandere la sua guerra in Ucraina nel territorio di uno qualsiasi dei 32 Paesi membri. Inoltre grazie a una decisone a livello politico maturata in occasione del summit NATO di Vilnius del 2023 – al fine di consentire al SACEUR (Comandante Supremo Alleato in Europa, generale Chris Cavoli) di disporre di forze prontamente impiegabili (in tutti i domini) – ha creato la Allied Reaction Force, che l’Italia si è offerta di assumere e portare a piena capacità operativa, come ha sottolineato lo stesso Cavoli, pochi giorni fa a Bruxelles. La Nato in questi anni ha inoltre accolto due ex campioni del non allineamento: Finlandia e Svezia. E oggi Rutte ha insistito sul fatto che i sostenitori occidentali di Kiev devono “intensificare e non ridurre il sostegno” che stanno fornendo al paese, quasi tre anni dopo l’inizio dell’invasione russa.


Rutte ha parlato in tre contesti principali: una colazione “ucraina” a inizio della mattina; un’intervista alla tv americana Cnbc e una sessione plenaria con il giornasta e tech star Nicholas Thompson, ceo di The Atlantic. Rispondendo proprio a lui ha detto: “Penso che Donald Trump abbia ragione sul fatto che non stiamo spendendo abbastanza. E comunque, dobbiamo trovare un equilibrio con quanto spendono gli Stati Uniti, ma in particolare qui, dobbiamo guardare alla base industriale. Quindi, cosa produce la nostra industria della difesa, e cosa non produce abbastanza. Ma anche in termini di innovazione, siamo troppo lenti nell’innovazione”. Nelle battute alla Cnbc Rutte ha espresso la speranza che ora anche l’Europa “intensificherà” le sanzioni nel tentativo di “strozzare l’economia russa” e ridurre i proventi di guerra di Mosca. “Trump ha ragione, l’Ucraina è più vicina all’Europa, ma Trump ha anche ragione nel dire che si tratta di un conflitto geopolitico, quindi sono sicuro che gli Stati Uniti vogliono che finisca con un accordo buono e forte”, ha aggiunto Rutte. Poco prima, durante la “colazione ucraina”, il segretario generale aveva fatto notare che ridurre gli aiuti a Kiev sarebbe “un errore geopolitico”. E proprio in quel contesto, in quella colazione informale, trasmessa in diretta streaming, una posizione particolarmente forte è stata espressa dalla Polonia, in maniera bipartisan, sia il presidente polacco Andrzej Duda, sia dal ministro degli Esteri Radoslaw Sikorski. “Non voglio supplicare Vladimir Putin di sedersi al tavolo. Voglio che Vladimir Putin ci supplichi, supplichi l’Ucraina, supplichi gli alleati dell’Ucraina di sedersi al tavolo e di parlare di come porre fine a questa guerra e di come risolvere tutti i problemi che abbiamo intorno e sono pienamente d’accordo con il Segretario Generale (della Nato), con Mark Rutte: questo non è un conflitto locale, ma globale e richiede una soluzione globale”, ha detto il presidente della Polonia, in un discorso evidentemente molto sentito. “Questo non è il Putin che (Donald) Trump ha conosciuto nel suo primo mandato. Io penso che Putin debba guadagnarsi il summit (l’incontro con Trump)”. Lo ha detto il ministro degli Esteri polacco Radoslaw Sikorski.


Peraltro Duda senza nominarlo ha fatto riferimento a un articolo uscito a 10 giorni dall’inizio della invasione russa dell’Ucraina, della ex eminenza grigia del Cremlino Vladislav Surkov. Designato da Mosca come mente del separatismo del Donbass, il 14 febbraio 2022 Surkov pubblicava un articolo “Il nebbioso futuro del mondo osceno” in cui sconfessava anche il trattato di Brest-Litovsk, del 1918, a causa del quale Mosca “ha abbandonato i vasti territori degli Stati baltici, della Bielorussia e dell’Ucraina che in precedenza le appartenevano” e concludeva “ed è impensabile che la Russia rimanga entro i confini di un mondo osceno”. Duda sembra non aver dienticato quel testo: “Ora sto pensando – ha detto oggi a Davos – ai paesi dell’Europa centrale, in particolare a quei paesi che sono stati per anni dietro la cortina di ferro nella zona di influenza sovietica e come sapete molto bene, alcuni consiglieri di Vladimir Putin a volte hanno detto che questa è una vera zona di influenza russa, anche ora, e questo è il diritto della Russia di avere le sue influenze in quella parte d’Europa e anche in quella parte di Unione Europea”. Il presidente polacco ha poi aggiunto: “Se si guarda all’aggressione russa contro l’Ucraina, se si guarda al linguaggio che hanno al Cremlino, nelle élite russe, se si guarda la TV russa, se si vede la quantità e le tonnellate di propaganda russa, si vede qual è il vero problema e qual è la vera soluzione per quella situazione”. (di Cristina Giuliano)

Netanyahu: Elon Musk è “un grande amico di Israele”

Netanyahu: Elon Musk è “un grande amico di Israele”Roma, 23 gen. (askanews) – Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha pubblicato su X un messaggio di sostegno a Elon Musk, accusato di aver fatto il saluto nazista fatto nel giorno del giuramento del nuovo presidente americano Donald Trump. Musk “viene falsamente diffamato”, ha scritto Netanyahu, definendo il proprietario di X, Space X e Tesla “un grande amico di Israele”.


“Ha visitato Israele dopo il massacro del 7 ottobre, quando i terroristi di Hamas hanno commesso la peggiore atrocità contro il popolo ebraico dall’Olocausto – ha ricordato il premier – da allora ha ripetutamente e con forza sostenuto il diritto di Israele a difendersi dai terroristi e dai regimi genocidari che cercano di annientare l’unico e solo stato ebraico. Lo ringrazio per questo”. “Grazie”, è stata la risposta di Musk su X.

Fujifilm lancia nuova instax: “Ampliamo la fotografia istantanea”

Fujifilm lancia nuova instax: “Ampliamo la fotografia istantanea”Milano, 23 gen. (askanews) – L’analogico e il digitale insieme in una nuova fotocamera istantanea. Fujifilm ha lanciato instax WIDE Evo, che permette di realizzare immagini in formato panoramico che possono essere subito stampate. “Ibrido – ha detto ad askanews Marika Gherardi, Marketing & Communication Manager di Imaging Solution Fujifilm Italia – significa essere fotocamera e stampante per smartphone nello stesso corpo. Oggi la novità è proprio un nuovo modello ibrido, il primo che è dedicato al formato più grande di stampa, il formato Wide, il più versatile. È un modello dedicato a chi vuole sperimentare con la fotografia, a ci vuole espandere la propria creatività con le fotocamere istantanee. Wide Evo si propone proprio come modello ponte perfetto tra analogico e digitale”.


Due mondi che sembrano essere sempre più distanti, ma che nella nuova fotocamera trovano modo di dialogare proficuamente. “Presa in mano la macchina – ha aggiunto Riccardo Scotti Technical & Service di Imaging Solution Fujifilm Italia – si notano subito delle ghiere: queste ghiere sono fisiche e la nostra idea è di portare la creatività nel mondo instax con queste ghiere che permettono di giocare con degli effetti creativi che vengono prima dello scatto, questo è importante. Il fotografo ha modo di giocare con la fotografia, di interpretare a suo modo quello che deve essere lo scatto fotografico, ma proprio quando si sta scattando e non dopo. Questa è la filosofia di instax: crediamo nell’immediatezza dello scatto, ma con questo modello Evo, oltre al formato Wide, ci permette di essere molto creativi prima dello scatto”. Oltre alla dimensione analogica, ovviamente, c’è poi quella digitale e social: instax WIDE Evo dispone anche di strumenti e layout che permettono di condividere la fotografia che si è stampata anche su Instagram. Ma il punto forte è rappresentato dalla strettissima relazione con la dimensione fisica, reale verrebbe da dire, delle immagini. “Fujifilm – ha aggiunto Scotti – è un’azienda che è nata con le pellicole e poi è passata al digitale e questo know-how lo vogliamo ovviamente portare avanti e le nuove generazioni restano stupite di fronte alla fotografia istantanea, per il fatto dell’immediatezza, ma anche per il fatto materico di avere l’oggetto”. Al quale si associa una dimensione di relazione e di scambio che va oltre gli spazi virtuali. “Fermare l’istante, poterlo donare a se stessi e agli altri – ha concluso Marika Gherardi – è un momento, una magia che solo questi prodotti possono regalare”.


Tenendo sempre presente la volontà di Fujifilm di offrire ai fotografi e agli appassionati maggiore flessibilità e spazio per esprimere la creatività.

Milei a Davos: con Musk, Trump e Meloni alleanza contro ideologia woke

Milei a Davos: con Musk, Trump e Meloni alleanza contro ideologia wokeRoma, 23 gen. (askanews) – Con Elon Musk, Donald Trump, Giorgia Meloni si sta formando “un’alleanza internazionale tra tutte quelle nazioni che, come la nostra, vogliono essere libere e credono nelle idee di libertà” contro l’”ideologia del wokismo”. L’ha affermato nel suo intervento al World Economic Forum a Davos il presidente argentino Javier Milei.


“Quanto è cambiato in così poco tempo. Un anno fa mi trovavo qui davanti a voi, da solo, e ho espresso alcune verità sullo stato del mondo occidentale che sono state accolte con sorpresa e stupore da gran parte dell’establishment politico, economico e mediatico dell’Occidente. E devo ammettere che, in un certo senso, lo capisco. Un presidente di un paese che, a causa di un fallimento economico sistematico durato più di cento anni, per via di posizioni deboli assunte nei grandi conflitti globali e per essersi chiuso al commercio, ha perso praticamente ogni rilevanza internazionale nel corso degli anni. Un presidente di un paese come questo è salito su questo palco e ha detto al mondo intero che si stava sbagliando, che stava andando verso il fallimento, che l’Occidente si era smarrito e che doveva essere riorientato”, ha affermato Milei. “Un presidente di quel paese, l’Argentina, che non era un politico, che non aveva alcun sostegno legislativo, né il supporto di governanti, leader economici o gruppi mediatici. In quel discorso, qui, davanti a voi, vi dissi che era l’inizio di una nuova Argentina, che l’Argentina era stata infettata dal socialismo per troppo tempo e che con noi avrebbe abbracciato nuovamente le idee di libertà, un modello che riassumiamo come la difesa della vita, della libertà e della proprietà privata”, ha continuato Milei in un discorso fortemente ideologico. “Vi dissi anche che, in un certo senso, l’Argentina era il fantasma del Natale futuro dell’Occidente, perché avevamo già vissuto tutto ciò che voi stavate affrontando e sapevamo già come sarebbe finita. Un anno dopo, devo dire che non mi sento più così solo. Non mi sento solo perché il mondo ha abbracciato l’Argentina. L’Argentina è diventata un esempio globale di responsabilità fiscale, di impegno a onorare i propri obblighi e, ovviamente, di lotta per risolvere il problema dell’inflazione. Siamo anche un esempio di un nuovo modo di fare politica, che consiste nel dire la verità in faccia alle persone e confidare che queste capiranno”, ha continuato il leader di Buenos Aires.


“Non mi sento più solo – ha detto ancora – pure perché, nel corso di quest’anno, ho trovato alleati in questa lotta per le idee di libertà in ogni angolo del mondo. Dal sorprendente Elon Musk, a quella determinata donna italiana, la mia cara Giorgia Meloni. Da (Nayib) Bukele in El Salvador a Viktor Orban in Ungheria. Da Benjamin Netanyahu in Israele a Donald Trump negli Stati uniti. Lentamente si sta formando un’alleanza internazionale tra tutte quelle nazioni che, come la nostra, vogliono essere libere e credono nelle idee di libertà. E lentamente, quella che sembrava l’egemonia assoluta della sinistra woke a livello globale – nella politica, nelle istituzioni educative, nei media, nelle organizzazioni sovranazionali, o persino in forum come Davos – ha iniziato a sgretolarsi. E una speranza per le idee di libertà sta cominciando a emergere”. Milei però ha aggiunto che la battaglia “non è ancora vinta” e “anche se la speranza si è riaccesa, è nostro dovere morale e nostra responsabilità storica smantellare l’edificio ideologico del wokeismo malato”. E ha attaccato anche i contenuti dei passato Forum economici mondiali. “Se vogliamo cambiare, se vogliamo davvero difendere i diritti dei cittadini, dobbiamo prima cominciare dicendo loro la verità. E la verità è che c’è qualcosa di profondamente sbagliato nelle idee che sono state promosse attraverso forum come questo”.


Il presidente argentino ha avvertito che “gran parte del mondo libero preferisce ancora il conforto di ciò che è familiare, anche se si tratta della strada sbagliata, e insisterà nell’applicare ricette fallimentari”, dacendo riferimento al “virus mentale dell’ideologia woke” che a suo dire è “la grande epidemia del nostro tempo che deve essere curata, il cancro che dobbiamo eliminare”, perché “ha colonizzato le istituzioni più importanti del mondo: dai partiti politici e dai governi delle principali nazioni occidentali alle organizzazioni di governance globale, persino alle ONG, alle università e ai mezzi di comunicazione”. “Vi dissi anche che, in un certo senso, l’Argentina era il fantasma del Natale futuro dell’Occidente, perché avevamo già vissuto tutto ciò che voi stavate affrontando e sapevamo già come sarebbe finita. Un anno dopo, devo dire che non mi sento più così solo. Non mi sento solo perché il mondo ha abbracciato l’Argentina. L’Argentina è diventata un esempio globale di responsabilità fiscale, di impegno a onorare i propri obblighi e, ovviamente, di lotta per risolvere il problema dell’inflazione. Siamo anche un esempio di un nuovo modo di fare politica, che consiste nel dire la verità in faccia alle persone e confidare che queste capiranno”, ha continuato il presidente argentino Milei.


“Non mi sento più solo – ha detto ancora – pure perché, nel corso di quest’anno, ho trovato alleati in questa lotta per le idee di libertà in ogni angolo del mondo. Dal sorprendente Elon Musk, a quella determinata donna italiana, la mia cara Giorgia Meloni. Da (Nayib) Bukele in El Salvador a Viktor Orban in Ungheria. Da Benjamin Netanyahu in Israele a Donald Trump negli Stati uniti. Lentamente si sta formando un’alleanza internazionale tra tutte quelle nazioni che, come la nostra, vogliono essere libere e credono nelle idee di libertà. E lentamente, quella che sembrava l’egemonia assoluta della sinistra woke a livello globale – nella politica, nelle istituzioni educative, nei media, nelle organizzazioni sovranazionali, o persino in forum come Davos – ha iniziato a sgretolarsi. E una speranza per le idee di libertà sta cominciando a emergere”. Milei però ha aggiunto che la battaglia “non è ancora vinta” e “anche se la speranza si è riaccesa, è nostro dovere morale e nostra responsabilità storica smantellare l’edificio ideologico del wokeismo malato”. E ha attaccato anche i contenuti dei passato Forum economici mondiali. “Se vogliamo cambiare, se vogliamo davvero difendere i diritti dei cittadini, dobbiamo prima cominciare dicendo loro la verità. E la verità è che c’è qualcosa di profondamente sbagliato nelle idee che sono state promosse attraverso forum come questo”. Il presidente argentino ha avvertito che “gran parte del mondo libero preferisce ancora il conforto di ciò che è familiare, anche se si tratta della strada sbagliata, e insisterà nell’applicare ricette fallimentari”, dacendo riferimento al “virus mentale dell’ideologia woke” che a suo dire è “la grande epidemia del nostro tempo che deve essere curata, il cancro che dobbiamo eliminare”, perché “ha colonizzato le istituzioni più importanti del mondo: dai partiti politici e dai governi delle principali nazioni occidentali alle organizzazioni di governance globale, persino alle ONG, alle università e ai mezzi di comunicazione”.