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#H2Puglia2030: Stato dell’arte e prospettive. Esperienze in dialogo

#H2Puglia2030: Stato dell’arte e prospettive. Esperienze in dialogoRoma, 21 nov. (askanews) – La Strategia regionale per l’idrogeno, approvata nel 2022, e la relativa filiera territoriale nelle sue principali componenti saranno al centro di un nuovo approfondimento tematico, nell’ambito del ciclo di eventi Future4Puglia, il prossimo 28 novembre, dalle ore 9.00 alle ore 12,30, presso la Sala conferenze dell’Acquedotto Pugliese a Bari (Via Salvatore Cognetti, 36).

L’evento, organizzato da Regione Puglia e ARTI – Agenzia Regionale per la Tecnologia e l’Innovazione della Puglia, in collaborazione con l’agenzia di stampa askanews, si propone di rappresentare la catena del valore dell’idrogeno, elemento chiave per la decarbonizzazione dei sistemi energetici e volano per la crescita economica, esaltando il protagonismo del territorio regionale. #H2Puglia2030, la vision di alto livello dell’Amministrazione regionale, è essa stessa il frutto di un processo partecipativo che ha coinvolto primari stakeholder regionali e nazionali. Nel corso della mattinata, dopo i saluti istituzionali, dell’Assessore allo Sviluppo economico di Regione Puglia Alessandro Delli Noci e dell’Assessora ai Trasporti e Mobilità sostenibile di Regione Puglia Anna Maurodinoia, è prevista una relazione di scenario su “Idrogeno, vettore della decarbonizzazione” che sarà svolta da Giulia Monteleone, Direttrice del Dipartimento di tecnologie energetiche e fonti rinnovabili dell’ENEA. Seguirà un’illustrazione delle “politiche regionali sulla transizione energetica” da parte di Angelica Cistulli, Dirigente Sezione Transizione energetica di Regione Puglia e di Francesco Corvace, Dirigente Servizio Energia e Fonti alternative e rinnovabili di Regione Puglia.

Due distinti moduli saranno dedicati alla Strategia regionale per l’idrogeno: il primo, dedicato alla “Vision #H2Puglia2030: obiettivi, ambiti di sviluppo e iniziative”, a cura di Carlo Gadaleta Caldarola, Project manager di ARTI – Agenzia Regionale per la Tecnologia e l’Innovazione della Puglia, e di Daniela Manuela Di Dio, Dipartimento Sviluppo economico di Regione Puglia; un secondo, rivolto all’analisi dello “stato dell’arte dei progetti a regia regionale”, a cura di Giuseppe Pastore, Dirigente Sezione Competitività di Regione Puglia e di Carmela Iadaresta, Dirigente Sezione Trasporto pubblico locale e intermodalità di Regione Puglia. L’iniziativa, quale occasione di dialogo aperto tra i principali stakeholder del territorio, si articola in due panel: il primo, “Idrogeno: dall’innovazione agli investimenti in Puglia”, vedrà la partecipazione di Emmanuella Spaccavento, Program manager di Puglia Sviluppo, Angelo Giardino, Responsabile ingegneria e sperimentazione prodotto di Isotta Fraschini Motori, Vincenzo Ficarella, Head of Powertrain testing operations & prototypes di Iveco Group, Giorgio Botti, Amministratore delegato di Ferrovie del Sud Est e Servizi automobilistici, e di Alessandro Monticelli, Ceo e Founder di Green Independence; mentre, nel secondo, “Idrogeno: scenari e spunti di innovazione per il 2030”, interverranno Francesca Portincasa, Direttrice generale di Acquedotto Pugliese, Maria Lucia Curri, Professoressa ordinaria di Chimica dell’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”, Leonardo Mazza, Responsabile Business Development Large Industrials – Direzione Idrogeno di Edison Next e Riccardo Bernabei, Director H2 Project Development di Snam.

Le conclusioni saranno, infine, a cura di Gianna Elisa Berlingerio, Direttora del Dipartimento del Dipartimento Sviluppo economico di Regione Puglia. Moderato da Gianni Todini, Direttore responsabile di askanews, l’evento sarà trasmesso anche in diretta streaming sul sito internet e sui canali Youtube e Facebook dell’agenzia di stampa.

Consulente di Valditara per il progetto contro la violenza di genere ha scritto un libro “Il diavolo (è anche) donna”

Consulente di Valditara per il progetto contro la violenza di genere ha scritto un libro “Il diavolo (è anche) donna”Roma, 21 nov. (askanews) – “Il progetto Educare alle relazioni è stato scritto dal Dipartimento del Ministero dell’Istruzione e del Merito dopo aver sentito il parere delle associazioni dei genitori, degli studenti, dei docenti, dei sindacati, dell’ordine degli psicologi e di diversi esperti fra cui anche giuristi e pedagogisti. Il documento è stato letto, condiviso e sottoscritto da me. È questo il documento che domani presenteremo ed è questo documento che va giudicato” e “per un confronto proficuo su un tema importante, che riguarda i nostri giovani e tutta la società, sarebbe utile evitare polemiche pretestuose”, il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, prova a spegnere le critiche.

Ma la scelta di Alessandro Amadori come consulente per il progetto nelle scuole contro la violenza di genere ha scatenato un vero incendio. Il Pd, per bocca della deputata Irene Manzi, ha chiesto nell’aula della Camera “un’informativa urgente al ministro Valditara” sulla scelta dei consulenti per il progetto contro la violenza di genere destinato alle scuole e che dovrebbe essere presentato domani. In particolare che “la scelta di affidare il coordinamento del progetto “Educare alle relazioni” al professor Alessandro Amadori è a dir poco preoccupante” perché si tratta di una personalità “che più volte in diversi interventi ha avvalorato tesi delle responsabilità delle donne come causa delle violenze”. Alessandro Amadori ha scritto, tra gli altri, un libro “Il diavolo è (anche) donna”. Il volume è stato pubblicato nel 2018 e nella presentazione on line dell’editore si legge: “In una società in cui la violenza dell’uomo sulla donna, del maschio sulla femmina, è sempre più evidente (come testimoniano i circa 150 femminicidi compiuti in media ogni anno in Italia), nell’immaginario collettivo si è stabilita una sorta di equazione psicologica. Maschile uguale aggressività e dominanza, femminile uguale passività e sottomissione. Maschile uguale cattiveria, femminile uguale mitezza. Ma le cose stanno veramente così? Con un’indagine empirica basata sulla desk analysis di siti tematici dedicati al BDSM, e con interviste personali a donne dominanti (Mistress), Alessandro Amadori, psicologo e ricercatore di mercato, ma anche esperto di nuove tendenze e di scienze criminologiche, ci dimostra che la realtà non è così semplice. Anche le donne, oggi, sanno essere dominanti e, soprattutto, cattive”.

“Sono tante le professionalità e le competenze sul campo, a partire dalle esperte formatesi soprattutto nel lavoro dei centri antiviolenza. Come è possibile che il ministro Valditara non trovi di meglio che affidarsi ad un consulente che afferma che ‘il diavolo è anche donna’ e che esistono le ‘ginnarche’, fantomatico movimento che vuole schiavizzare i maschi? Sostanzialmente un modo per negare che esista la cultura patriarcale. È di questo che muoiono le donne, della violenza degli uomini”, rilancia la senatrice Cecilia D’Elia, vice presidente della commissione femminicidi e portavoce nazionale delle donne del Pd. “Rasentiamo davvero la follia, visto che a questo gruppo di consulenti e’ affidato il compito di coordinare il progetto sull’educazione alle relazioni nelle scuole. Siamo molto preoccupati e per questo presenteremo una interrogazione urgente al governo: il ministro deve al più presto chiarire in Parlamento e spiegare le sue scelte”, conclude.

La richiesta di informativa sulla scelta del consulente è sostenuta anche dal M5S: “Valditara ha il dovere di fornire tutte le dovute spiegazioni sulla nomina di Alessandro Amadori a coordinatore del progetto ‘Educare alle relazioni’. Abbiamo chiesto una informativa in aula, e ci aspettiamo che il ministro risponda celermente”, così in una nota gli esponenti del Movimento 5 Stelle in commissione cultura alla Camera Antonio Caso, Anna Laura Orrico, Gaetano Amato, Susanna Cherchi, a proposito del collaboratore del ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, e delle sue tesi sulla violenza di genere. E “in un momento storico come quello che stiamo vivendo, con il fenomeno dei femminicidi che assume ogni giorno di più i contorni di una vera e propria strage, chiunque si accosti a questo argomento non può portare con sé le ombre di teorie bislacche e pericolose. E questo vale tanto più se si riveste un ruolo istituzionale pagato decine e decine di migliaia di euro con i soldi dei contribuenti” ha aggiunto. Richiesta sostenuta anche dal leader di Sinistra italiana Nicola Fratoianni, che chiede le dimissioni del consulente e chiama in causa anche Meloni: “È evidente che Alessandro Amadori non può restare al suo posto continuando ad occuparsi di ‘educazione alle relazioni’ e non può più in generale occuparsi di istruzione dei e delle giovani di questo Paese in ruoli del governo”. “Un uomo convinto che stia crescendo un pericoloso ‘business della dominazione femminile’ non può mettere mano alle linee guida che dovrebbero contribuire a salvare le donne dalla violenza maschile. Non può” ha ribadito Fratoianni, sottolineando: “La presidente del consiglio Meloni non può permettere che al ministero dell’Istruzione del suo governo si continui a tollerare il complottismo contro le donne. Valditara scelga meglio i suoi collaboratori, non c’è dominazione femminile ma centinaia di donne uccise e migliaia molestate o violentate” ha osservato.

“Non può. Perché, a differenza di quanto afferma nel suo libro delirante, non c’è nessuna guerra dei sessi da combattere, nella realtà invece e purtroppo – prosegue il leader di SI – ci sono solo centinaia di donne morte e decine di migliaia molestate e violentate” ha continuato. “Il Ministro Valditara si vergogni di aver scelto un uomo così come braccio destro. Chieda scusa, fermi la presentazione del progetto di Amadori e si faccia indicare dai centri antiviolenza, dalle associazioni di donne, da istituzioni autorevoli e dal parlamento i giusti consulenti e soprattutto le giuste consulenti. E mi rivolgo anche alla Presidente del Consiglio Meloni: non può permettere che al ministero dell’istruzione del suo governo si continui a tollerare una forma di complottismo contro le donne” ha concluso. Valditara, per il momento, tira dritto e ricorda che “le iniziative rivolte al mondo della scuola per la prevenzione e il contrasto della violenza sulle donne saranno presentate domani, mercoledì 22 novembre 2023, alle ore 11 in una conferenza stampa al Senato (dove è calendarizzato l’esame del disegno di legge del governo contro la violenza sulle donne, già approvato dalla Camera), dai ministri dalla Famiglia, Natalità e Pari Opportunità Eugenia Roccella, dell’Istruzione e Merito Giuseppe Valditara e della Cultura Gennaro Sangiuliano”. E visitando a Napoli l’Istituto comprensivo 46 “Scialoja Cortese”, ha sottolineato: “C’è del bene in tutti ed è compito della scuola, e della società, saperlo valorizzare. In tutti i figli ci sono talenti meravigliosi, diversi, ma tutti di eguale valore. Compito della scuola è individuarli e valorizzarli. Proprio oggi, dopo il minuto di silenzio dedicato a Giulia (Cecchettin, ndr) e a tutte le donne abusate e che hanno subito violenza, dico che la nostra scuola, la scuola del rispetto deve sapere unire i nostri giovani, unirli nel segno del sorriso e dell’amicizia”. “La capacità di immedesimarsi nell’altro, nei dolori, nelle ansie, nelle preoccupazioni, la dobbiamo insegnare a partire dalla scuola. Solo così potremo avere una società che rispetta la donna, che rispetta il ‘no’, che sa che non si può pretendere ciò che non si può ottenere. Questa è la scuola della comunità, del dialogo, dell’affettività, delle relazioni, da cui nasce il mio progetto ‘Educare alle relazioni’”, ha concluso il ministro.

Violenza donne, Preziosi (Tg2): cambiare non cultura della morte

Violenza donne, Preziosi (Tg2): cambiare non cultura della morteRoma, 20 nov. (askanews) – “Siamo tutti addolorati e turbati per l’uccisione di Giulia Cecchettin. A lei e a tutte le vittime della violenza contro le donne vogliamo offrire il nostro impegno di giornalisti. Nostro dovere è certamente quello di raccontare i fatti”.

Lo ha affermato il direttore del Tg2 Antonio Preziosi nell’editoriale dell’edizione odierna delle 13, segnalando come “su un tema così importante dobbiamo dare ancora di più: aggiungere alla nuda cronaca le analisi degli esperti, di coloro cioè che da vicino conoscono più di tutti il dramma della violenza contro le donne. Vogliamo offrire così a chi ci ascolta gli elementi per riconoscere le situazioni a rischio. Ed anche individuare gli strumenti che possono essere usati da chi vive in prima persona queste situazioni”. “Vogliamo raccontare infine storie di donne che sono riuscite a liberarsi da contesti drammatici. Perché esiste la violenza ed esiste anche il diritto, esiste la solidarietà, esistono donne e uomini pronti a tenderci la mano quando tutto sembra essere perduto. Il nostro lavoro. Insomma, per cambiare la non cultura della morte: questo dobbiamo oggi a Giulia e a tutte le donne che hanno perso la vita a causa di una cieca violenza da estirpare per sempre dalla nostra civiltà”, ha concluso preziosi.

Migliaia di studenti radunati all’università nel ricordo di Giulia

Migliaia di studenti radunati all’università nel ricordo di GiuliaPadova, 20 nov. (askanews) – Migliaia di studenti si sono radunati nel cortile della Facoltà dell’Università di Padova che frequentava Giulia Cecchettin, per ricordare non solo lei ma tutte le vittime di femminicidio, già 106 in Italia solo nel 2023 “Come rappresentanti di Ingegneria abbiamo sentito la necessità di ritrovarci, di trovare un momento in cui stare insieme, tra studenti, in accordo con la famiglia e nel rispetto del loro dolore, per ricordare Giulia. Giulia non c’è più e questo non è un caso, 106 donne prima di lei solo nel 2023 in Italia sono state ammazzate. Per tutte queste donne non possiamo rimanere in silenzio e i minuti di commiato non ci bastano. Vogliamo una vita di rumore, vogliamo alzare la voce ogni volta che assistiamo a comportamenti sessisti e misogini, vogliamo che le istituzioni siano pronte a rispondere e a supportarci ogni volta che chiediamo aiuto. Vogliamo un giorno in cui non conosceremo già la fine della storia, fino ad allora continueremo a lottare anche per Giulia. L’impegno e la presenza del Direttore di Dipartimento, il Professor Meneghesso, è stata importante, ha pesato però l’assenza della Governance di Ateneo, che invitiamo nuovamente a impegnarsi nella realizzazione di percorsi di educazione all’affettività e al consenso obbligatori per tutta la comunità accademica.” dichiara Giada Aureli, Rappresentante degli Studenti a Ingegneria Biomedica con UDU “Dobbiamo riconoscere la matrice di questa morte, non possiamo definirla solo scomparsa, è importante chiamare le cose con il proprio nome. Quello di Giulia Cecchettin è un femminicidio, serve avere il coraggio di riconoscere che il sistema in cui siamo è intriso di una profonda e radicata cultura dello stupro. Il femminicidio e lo stupro ne sono all’apice, ma vengono retti da tutti quegli atteggiamenti quotidiani che ci hanno insegnato a “sopportare”. Ogni singola persona deve attivarsi per sradicare questo sistema, serve trovare il coraggio di fermare ogni atteggiamento sbagliato a cui assistiamo. Soprattutto però, deve arrivare l’impegno delle Istituzioni, dello Stato, della Scuola e delle Università: servono percorsi di educazione al consenso, all’affettività e alle relazioni, serve finanziare chi già ora si occupa di contrasto alla violenza di genere, come i Centri Antiviolenza che ogni anno si vedono tagliati fondi e supporto. Se vogliamo che Giulia sia davvero l’ultima, dobbiamo agire ora.” dichiara Emma Ruzzon, Presidente del Consiglio degli Studenti dell’Università di Padova

La rettrice Unipd: ci sarà una cerimonia di laurea per Giulia Cecchettin

La rettrice Unipd: ci sarà una cerimonia di laurea per Giulia CecchettinPadova, 20 nov. (askanews) – La Rettrice dell’Università di Padova, Daniela Mapelli chiede un minuto di silenzio per Giulia Cecchettin la studentessa 22enne “uccisa in modo violento ed efferato, un fatto che ha colpito la nostra comunità. Ricevo centinaia di mail di studentesse e studenti che vogliono esprimere il cordoglio e a tratti la rabbia per quanto accaduto a Giulia”.

Inizia così l’intervento della rettrice del Bo, Mapelli che dall’aula Magna dell’Università di Padova dove si tiene un convegno su Terapia genica e farmaci Rna, il futuro della medicina a Padova alla presenza della ministra dell’Università, Anna Maria Bernini. “E’ difficile trovare risposte – ha proseguito la rettrice – so che questo fatto non ha colpito solo la nostra comunità ma ha l’intero paese e ci ha colpiti perché un gesto così violento è accaduto tra ragazzi nati negli anni 2000, in un ambiente socio culturale normale. Filippo non è cresciuto in un ambiente violento ma ha, invece, espresso una violenza incredibile, questo ci spaventa moltissimo perché può succedere ed è successo. Abbiamo chiesto a tutti i docenti un minuto di silenzio all’ inizio delle lezioni per dedicare tempo alla memoria di Giulia e ai nostri studenti che hanno bisogno di esprimere questo dolore. Alle 10 nel Dipartimento di Bioingegneria dove Giulia doveva laurearsi giovedì scorso, era attesa alle 8.30 per la laurea a ingegneria, una laurea che ci sarà di sicuro. Questo è il momento di rispettare il dolore del papa e dei fratelli di Giulia, contatteremo la famiglia – ha concluso Mapelli – per la cerimonia con modalità e tempistiche che la famiglia accetterà, chiedo un minuto di silenzio a tutta l’aula”.

Giulia Cecchettin, Valditara: martedì minuto di silenzio in scuole

Giulia Cecchettin, Valditara: martedì minuto di silenzio in scuoleMilano, 19 nov. (askanews) – “Domani invierò a tutte le scuole italiane un invito a rispettare uin minuto di silenzio nella giornata di martedì in onore di Giulia e di tutte le donne abuisate e vittime di violenze”. Lo scrive sui social il ministro dell’Istruzione e del merito Giuseppe Valditara, annunciando che mercoledì sarà presentato in conferenza stampa il piano “Educare alle relazioni”, che è “frutto di un lavoro accurato del Ministero all’insegna di un confronto ampio e di un pluralismo di apporti”.

Giulia Cecchettin, la sorella a Salvini: dubita della colpevolezza di Turetta perché bianco? (E il ministro replica)

Giulia Cecchettin, la sorella a Salvini: dubita della colpevolezza di Turetta perché bianco? (E il ministro replica)Milano, 19 nov. (askanews) – “Ministro dei trasporti che dubita della colpevolezza di Turetta. Perché bianco, perché di ‘buona famiglia’. Anche questa è violenza, violenza di stato”. Lo scrive Elena Cecchettin, sorella di Giulia, in una storia su Instagram.

“Bene. Se colpevole, nessuno sconto di pena e carcere a vita”, aveva scritto questa mattina Matteo Salvini suoi propri canali social. La storia su Instagram prosegue in riferimento a Salvini, “Ministro il cui partito (insieme a FdI, che però ha scelto l’astensione) a maggio ha votato contro alla ratifica della convenzione di Istanbul”, citando un post della scrittrice Carlotta Vagnoli. E aggiunge: “Così, nel caso voleste altri motivi per comprendere quanto il femminicidio sia un omicidio di Stato”.

La Convenzione di Istanbul obbliga gli Stati aderenti ad adottare delle leggi per la lotta contro la violenza sulle donne, le molestie sessuali, le mutilazioni genitali, i matrimoni forzati, oltre a creare dei rifugi per le vittime delle violenze. L’Ue ha aderito dopo la convalida da parte del Consiglio dell’ue e il via libera dell’Europarlamento, a maggio scorso. Ma Fdi e Lega si sono astenuti all’Europarlamento nella votazione che ha approvato la ratifica della Convenzione di Istanbul. Due esponenti della Lega hanno votato contro. Le motivazioni furono allora legate a denunciati rischi di “strumentalizzazioni” in favore della cosiddetta “ideologia gender”. A stretto giro la replica del leader della Lega. Matteo Salvini respinge le accuse di un maggiore garantismo nei confronti di Filippo Turetta, l’ex fidanzato di Giulia Cecchettin, in quanto italiano, bianco e di buona famiglia, rivoltegli dalla sorella di Giulia dopo il post del segretario leghista che chiedeva il carcere a vita per il ragazzo “se colpevole”.

In un post su Instagram, il vice premier scrive: “Per gli assassini carcere a vita, con lavoro obbligatorio. Per stupratori e pedofili, di qualunque nazionalità, colore della pelle e stato sociale, castrazione chimica e galera. Questo propone la Lega da sempre, speriamo ci sostengano e ci seguano finalmente anche altri. Ovviamente, come prevede la Costituzione, dopo una condanna stabilita in tribunale augurandoci tempi rapidi e nessun buonismo, anche se la colpevolezza di Filippo pare evidente a me e a tutti”.

Giulia Cecchettin, Tajani: Turetta in Italia entro 48 ore. Ma non basta il processo, educare i nostri giovani

Giulia Cecchettin, Tajani: Turetta in Italia entro 48 ore. Ma non basta il processo, educare i nostri giovaniRoma, 19 nov. (askanews) – “Grazie alla collaborazione tra le nostre forze dell’ordine e quelle tedesche è stato arrestato questo giovane che credo entro 48 ore sarà in Italia per essere processato”, lo ha detto il vice presidente del Consiglio e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, commentando in una intervista al TG2 l’arresto in Germania di Filippo Turetta, il presunto assassino di Giulia Cecchettin.

Tajani ha tenuto a rimarcare che “non basta il processo, non bastano le leggi, serve veramente cominciare a educare i nostri giovani, fin da quando sono piccolissimi, a rispettare le donne. A rispettare le loro sorelle, a rispettare le loro mamme, le loro compagne di scuola. Così si cambia”.

Cecchettin, Filippo Turetta arrestato in Germania

Cecchettin, Filippo Turetta arrestato in GermaniaMilano, 19 nov. (askanews) – E’ stato arrestato in Germania Filippo Turetta, il presunto assassino di Giulia Cecchettin, la 22enne uccisa a coltellate e poi gettata in un burrone. La scoperta del corpo, in un canalone vicino al lago di Barcis (Pordenone), è avvenuta ieri, una settimana dopo la sua scomparsa. L’auto di Turetta era stata avvistata l’ultima volta in Austria.

“Ringrazio gli inquirenti per il lavoro che ha portato all’arresto di Filippo Turetta in Germania – ha scritto su X il vice presidente del Consiglio Antonio Tajani – una buona notizia che purtroppo non potrà mai lenire il dolore della famiglia e degli amici di Giulia, ai quali rivolgo le mie preghiere”. “Se colpevole, nessuno sconto di pena e carcere a vita”, ha scritto a sua volta il vice presidente del Consiglio Matteo Salvini.

Milano ultima in Italia per potere d’acquisto, peggio di Roma

Milano ultima in Italia per potere d’acquisto, peggio di RomaMilano, 19 nov. (askanews) – Dalla Milano città simbolo di emancipazione, opportunità e lavoro a ultima tra le città italiane per potere d’acquisto. Da metropoli meta per decenni di immigrati dal Meridione d’Italia, attratti dalla possibilità di migliorare le proprie condizioni al più complicato luogo della Penisola in cui sbarcare il lunario. Con stipendi medi troppo bassi (e fermi) in rapporto a un costo della vita in costante crescita, Milano risulta, secondo la graduatoria stilata dal sito Numbeo e basata su milioni di dati forniti dai cittadini di tutto il mondo, la città italiana in cui la capacità d’acquisto di beni e servizi calcolata in base allo stipendio medio è la più bassa in assoluto. Se Milano è considerata ancora la capitale economica d’Italia e la città meta per chi cerca lavoro, crolla il mito di luogo ideale per i lavoratori, anzi. Cifre alla mano, è la città più delle altre da evitare, se si guarda al costo della vita in rapporto allo stipendio medio percepito.

Milano perde il confronto non solo con l’eterna rivale Roma e tutti i capoluoghi di regione ma sprofonda in coda alla classifica europea, dopo Bucarest, a pari merito di Sarajevo e davanti solo a città dell’Est Europa e di alcuni centri di Grecia e del Portogallo. Stipendi troppo bassi rispetto al costo della vità è il mix che rischia di rendere il capoluogo lombardo “una città che prende più di quello che riesce a dare”, secondo la definizione di un rapporto recentemente pubblicato sui cambiamenti del mercato immobiliare dopo l’Expo 2015 (Oca). Un’analisi che conferma il quadro delineato dalle cifre fornite da Numbeo, che attribuiscono alla città un punteggio di 48,6 e che relegano Milano all’ultimo posto per potere d’acquisto, il cosiddetto indice ‘local purchasing power”.

Nel caso del capoluogo lombardo, che si attesta al 197esimo posto in Europa su una classifica che comprende 258 città, significa che i residenti che percepiscono un salario medio possono acquistare, in media, meno dalla metà dei beni e servizi, appunto 48,6, dei residenti con salario medio di New York city, che in questa classifica funge da riferimento con un indice fissato a 100. In generale, è l’Italia nel complesso ad avere un potere d’acquisto basso rispetto ai Paesi industrializzati (63,8), attestandosi 42esimo posto nella classifica mondiale e al 20esimo posto in Europa dopo la Repubblica Ceca e molto più basso rispetto a nazioni come la Spagna (83,6), la Francia (81,5), il Sudafrica ( 78,1) o il Belgio 90,7, per non parlare della Svizzera, Olanda, Germania , tutte sopra quota 100.

Per la città di Milano, il distacco dalle grandi città europee è ancora più netto: una persona con salario medio che vive nella “capitale economica d’Italia” può permettersi di acquistare meno della metà di beni e servizi di un residente con salario medio di Birmingham o Madrid o Helsinki o Vienna, rispettivamente con indice di potere d’acquisto pari a 99, 103,2, 103,6, 104. Seppur non così elevata, anche la differenza con le altre città italiane è notevole. Genova, per esempio, ha un indice di 67.1 e quindi un potere d’acquisto locale considerevolmente maggiore di quello di chi vive a Milano, e di quasi il trenta per cento; Bari si attesta su una cifra analoga a Genova, 65,2; e città come Verona, Parma, Brescia, Rimini, Torino, Trieste superano l’indice di 60, tutte quindi con un potere d’acquisto che supera del 20% quello dei milanesi. Ma anche Palermo (58,8), Cagliari (55,6), Bologna (55, Firenze (52,2), Napoli (50,9). Anche chi vive a Roma (57,5) ha un potere d’acquisto maggiore del 15% circa di chi si trova a Milano.

Le difficoltà di arrivare alla fine del mese per chi vive e lavora nella storica meta di chi cerca migliori condizioni migliori di vita, sembra confermata anche dal report recentemente pubblicato dell’Osservatorio Casa Abbordabile promosso da Consorzio Cooperative Lavoratori, Delta Ecopolis in partnership con il Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano, secondo cui ‘Milano non è una città per chi lavora”: il 34% dei contribuenti dichiara un reddito lordo inferiore ai 15mila euro ma i prezzi medi di abitazioni e affitti sono cresciuti del 41% e del 22% dal 2015 al 2021, mentre la retribuzione media di operai e impiegati è cresciuta rispettivamente solo del 3% e 7%. E con 1.500 euro di retribuzione si possono comprare 23 metri quadri’. Il rapporto è una sintesi di un lavoro più articolato contenuto nel volume Bricocoli M., Peverini M. (2023, in pubblicazione) “Milano per chi? Se la città attrattiva è sempre meno abbordabile”, Siracusa, LetteraVentidue. Secondo il rapporto, il 2015, anno di Expo, ‘ha segnato un punto di svolta per la città, con dinamiche urbanistiche, sociali ed economiche che sono andate inevitabilmente a modificare l’assetto del capoluogo lombardo, con conseguenze sul lungo termine. Il rialzo dei valori immobiliari in zone sempre più lontane dal centro ha pesato progressivamente sulle spalle dei lavoratori a reddito medio basso, costringendoli a cercare un’abitazione in zone più periferiche; ma oggi, sempre di più, ad essere in difficoltà sono profili anche più qualificati’. Sempre stando al rapporto, i prezzi delle abitazioni crescono tre volte più rapidamente di redditi e retribuzioni, gli affitti quasi due volte più rapidamente. Ma se guardiamo alle retribuzioni stagnanti delle categorie medio-basse, nella classificazione Inps denominate ‘operai'(in media 1.410 euro di retribuzione mensile lorda) e ‘impiegati’ (in media 2.435 euro) – che insieme rappresentano il 61% dei lavoratori milanesi – i prezzi di acquisto crescono ben 13,6 volte più velocemente delle retribuzioni degli ‘operai’ e 5,8 volte di quelle degli ‘impiegati’; i canoni di locazione crescono rispettivamente 7,3 e 3,1 volte più velocemente delle retribuzioni medie delle stesse categorie. I dati descrivono una città in cui per molti, soprattutto per i nuovi arrivati (chi non era già in possesso di un immobile a Milano) e per i profili reddituali medio bassi, il reddito da lavoro non è più sufficiente a garantire una vita quanto meno dignitosa: il 57% dei contribuenti milanesi dichiara un reddito lordo inferiore a 26.000 euro l’anno e il 34% un reddito lordo inferiore a 15.000 euro l’anno. Tradotto in possibilità effettive, calcolando l’indice di metri quadri di abitazione teoricamente abbordabili in acquisto in tre fasce del territorio comunale – pur semplificando molto: centro, semicentro, resto della città (individuate in relazione alle zone OMI) – si evince come il lavoratore medio della categoria ‘operaio’ (con retribuzione media annua lorda di 16.919 euro) vede un indice di metri quadri teoricamente abbordabili pari a 12 nei quartieri del centro storico, 17 metri quadri in quelli semicentrali, e 30 metri quadri nel resto della città. L’impiegato medio (retribuzione media annua lorda di 29.219 euro) invece vede un indice di metri quadri teoricamente abbordabili di 16 metri quadri nei quartieri del centro storico, 23 metri quadri in quelli semicentrali, e 40 metri quadri nel resto della città. Ciò significa che, anche nelle zone periferiche, il mercato residenziale fatica ad offrire alle retribuzioni più diffuse una offerta abitativa adeguata. Il risultato è ‘una progressiva espulsione di individui e nuclei a reddito basso e bassissimo dal perimetro comunale verso i comuni dell’hinterland. La mancata immigrazione di individui e nuclei a basso reddito e l’allargamento della fascia della povertà dovuta ai costi abitativi fa pensare che Milano si stia allontanando dall’essere una città per lavoratori: il reddito da lavoro non è più garanzia di emancipazione, di autonomia e di una qualità della vita proporzionata alle energie spese’, si legge nella presentazione del Rapporto. Per questo, secondo OCA, ‘se le attuali condizioni politiche e sociali non preludono a una riforma sostanziale in materia di politiche urbane e abitative quello che si prefigura è un cambiamento profondo degli equilibri, delle condizioni di vita e delle relazioni sociali, con fenomeni di polarizzazione ed esclusione rappresentativi di una dipartita netta dal modello della ‘città europea”. (di Marco D’Auria)