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L’arte dell’ospitalità: la via italiana all’accoglienza

L’arte dell’ospitalità: la via italiana all’accoglienzaRoma, 25 mar. (askanews) – Un aperitivo al tramonto in compagnia degli amici sulla terrazza di casa, una cena speciale per vedere e commentare insieme la finale del programma del momento con i colleghi, il primo compleanno di un figlio circondati dagli affetti più cari. Queste sono solo alcune delle occasioni che ci ricordano come la casa sia, da una parte, un luogo intimo e accogliente in cui rifugiarsi dopo lunghe giornate di lavoro e, dall’altra, uno spazio in cui creare e custodire i ricordi più preziosi con le persone care. Ma qual è il valore dell’ospitalità oggi? Per alcuni è un’arte, un’occasione per accogliere e sorprendere gli ospiti; per altri, invece, una fatica a cui si rinuncia volentieri.


Per capire meglio questo fenomeno, HomeExchange, in collaborazione con Metrica Ricerche, ha condotto una survey per esplorare l’importanza dell’ospitalità per gli italiani, intervistando oltre 1000 persone. Qui di seguito, un breve riassunto dei principali risultati emersi dalla ricerca, che offre uno spaccato interessante sul rapporto degli italiani con l’ospitalità. Ospiti a cena? Dipende tutto dall’età! Quanto spesso gli italiani organizzano incontri o attività sociali a casa? Il 36% degli intervistati lo fa occasionalmente, mentre un buon 26% dichiara di farlo spesso. Guardando alle differenze geografiche, il Sud e le Isole si confermano le zone più conviviali, con il 31% che ospita di frequente. Al contrario, Nord e Centro registrano la percentuale più alta di chi non invita mai nessuno, rispettivamente con il 19% e il 18%. Ma l’aspetto più curioso riguarda lo stato d’animo di chi ospita. Il 42% degli italiani accoglie gli ospiti con entusiasmo, ma questa percentuale schizza al 53% tra i giovanissimi dai 18 ai 24 anni. Con l’aumentare dell’età, però, l’entusiasmo tende a calare: nella fascia 55-64 anni, il 16% considera l’idea di avere ospiti più un fastidio che un piacere, mentre tra i più giovani questo valore si ferma appena al 5%.


Pianificatori vs. last-minute Non tutti vivono l’ospitalità allo stesso modo. C’è chi pianifica ogni dettaglio con largo anticipo per assicurarsi che tutto sia impeccabile e chi, invece, si affida all’improvvisazione dell’ultimo minuto. Ma quanti sono i veri perfezionisti dell’accoglienza? Solo il 26% degli intervistati dichiara di organizzarsi con cura per avere la casa in ordine e preparare un banchetto perfetto. Questa percentuale sale leggermente tra i 25-35enni (31%), mentre nelle altre fasce d’età si mantiene sempre tra il 22% e il 27%. La maggior parte degli italiani, quindi, preferisce un approccio più pratico: il 62% degli intervistati tende infatti a ottimizzare il tempo, organizzando le cose in modo semplice ed efficiente. E poi ci sono i veri last-minute: nella fascia 55-64, ben il 10% ammette di fare tutto all’ultimo momento, una percentuale decisamente più alta rispetto alle altre fasce (che oscillano tra il 2% e l’8%). Un atteggiamento che potrebbe derivare dall’esperienza e da un approccio più rilassato all’ospitalità. Dall’igiene al cibo: le preoccupazioni degli italiani quando ospitano a casa Ma cosa preoccupa di più gli italiani quando devono accogliere ospiti? Su questo punto, le opinioni sono più variegate. Al primo posto c’è l’attenzione per l’igiene e la pulizia della casa, prioritaria per il 41% degli intervistati. Segue il desiderio di offrire un’ottima esperienza culinaria (26%), mentre il 16% ritiene fondamentale creare un’atmosfera accogliente e confortevole. Anche in questo caso, l’età fa la differenza: i più giovani (18-24 anni) sono i più attenti alla pulizia, con un 51% che la considera l’aspetto più importante. Gli over 65, invece, sembrano meno preoccupati da questo dettaglio (solo il 21% lo ritiene prioritario) e puntano tutto sul buon cibo, mettendo al primo posto la soddisfazione del palato dei propri ospiti.


A cena dagli altri: l’ospitalità tra galateo e contributo degli ospiti Eccoci arrivati a uno dei temi più delicati quando si parla di ospitalità: cosa e quanto portare quando siamo invitati a cena, con particolare attenzione alla divisione delle spese. Secondo il galateo, molto dipende dal livello di familiarità con l’ospite, e in generale è preferibile portare qualcosa di “accessorio”, come un dolce o un aperitivo, piuttosto che un piatto principale. In effetti, anche dal sondaggio di HomeExchange emerge che il 72% degli intervistati condivide questa visione: questa percentuale afferma di offrire sempre tutto quando invita qualcuno a casa, mentre solo il 9% preferirebbe che anche gli ospiti contribuissero con cibo o bevande. L’ospitalità è alla base della filosofia di HomeExchange, piattaforma leader nello scambio casa con oltre 200.000 membri a livello mondiale e più di 8.000 solo in Italia. Fondata sul principio di accogliere qualcuno nella propria abitazione, HomeExchange promuove una forma di ospitalità basata sulla fiducia reciproca. Aprire le porte di casa propria a qualcuno conosciuto online, fidarsi completamente e fare tutto il possibile per rendere il soggiorno piacevole è un passo significativo. Gli HomeExchangers, da parte loro, sono noti per il loro impegno nel ringraziare l’ospite, lasciando la casa pulita (o anche più pulita), rispettando le regole della casa e prendendosi cura di animali e piante. In molti casi, gli ospiti lasciano piccoli regali o bigliettini di apprezzamento, sorprendendo i padroni di casa al loro ritorno. È proprio questa reciprocità che rende speciale l’esperienza di scambio casa, e da qui nasce l’idea di esplorare come gli italiani vivono l’ospitalità, anche nelle occasioni più semplici come una cena o un aperitivo.


Unirsi alla community è semplice: l’applicazione mobile è disponibile gratuitamente su iOS e Android e, sottoscrivendo l’abbonamento annuale, si ha accesso a tutte le offerte disponibili, permettendo agli utenti di aggiornare il proprio profilo e di chattare direttamente con altri utenti sul proprio telefono. L’iscrizione può essere effettuata anche su www.homeexchange.it About HomeExchange

Annuario TV, italiani la guardano in media 3 ore e 24 minuti al giorno

Annuario TV, italiani la guardano in media 3 ore e 24 minuti al giornoRoma, 25 mar. (askanews) – Si è tenuto presso la Biblioteca del Senato “Giovanni Spadolini”, l’evento “Multipolarità. Televisione e streaming verso il mercato maturo”, dedicato al progetto Annuario della televisione, su iniziativa di Assocomunicatori e con il patrocinio di AGCOM (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni).


Giunto nel 2024 alla sua quarta edizione, Annuario della televisione è curato da Massimo Scaglioni, Professore ordinario di Storia ed economia dei media e Direttore del Ce.R.T.A. (Centro di Ricerca sulla Televisione e gli Audiovisivi) presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. I volumi, che ogni anno documentano i risultati dello studio, sono realizzati dal Ce.R.T.A. in collaborazione con Auditel, APA, Sensemakers, Comscore, Nielsen, UPA, Confindustria Radio Televisioni, eMedia. L’incontro ha rappresentato un’importante occasione per fare il punto sullo stato di salute del settore audiovisivo nazionale e sulle sue principali tendenze, con uno sguardo particolare alle evoluzioni che stanno caratterizzando il 2025 e che saranno analizzate nella prossima edizione del volume, prevista per la fine dell’anno in corso. Il quadro emerso nel corso dell’evento è quello di una televisione italiana stabile, resiliente, diversificata sul piano dell’offerta e delle formule distributive. Nel quadro della multipolarità e dello “streamcasting” (ovvero dell’ibridazione del tradizionale broadcasting televisivo con lo streaming proprio di servizi digitali e piattaforme) tracciato dall’Annuario 2024, l’offerta televisiva tradizionale si declina anche sulle piattaforme digitali, il cui apporto in termini di consumi è adesso pienamente conteggiato nello standard di misurazione Total Audience.


Barbara Floridia, Presidente della Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, ha affermato: ‘I dati che emergono dalla ricerca fotografano una trasformazione del servizio pubblico rispetto al mondo digitale. Dobbiamo imparare ad abitare questo cambiamento stanziando nuove risorse. È necessario, altresì, avviare un dibattito per interrogarci sul ruolo del servizio pubblico in questa trasformazione digitale. L’acquisto degli smartphone ha ormai superato quello delle Tv. Questo significa che osserviamo la realtà in modo verticale, non più orizzontale, e non esiste più la contestualizzazione. È importante riflettere su come sta evolvendo il modo di informarsi. È in atto una rivoluzione antropologica che bisogna affrontare e comprendere per intervenire con normative adeguate a disciplinare un mondo come quello digitale, che va regolato. Occorre, inoltre, parlare di sovranità del singolo rispetto ai propri dati, educando gli individui alla consapevolezza’. Per Giacomo Lasorella, Presidente AGCOM: “Viviamo in un’epoca in cui il linguaggio e la comunicazione stanno evolvendo verso un contesto sempre più multipolare. È essenziale che prendiamo coscienza di questo cambiamento. Il settore dell’informazione si trova ad affrontare un vero e proprio sovraccarico e la sfida primaria consiste nel garantire elevati standard di qualità e l’affidabilità delle fonti. I player televisivi si sono ritagliati il proprio spazio con la possibilità di rivolgersi a un pubblico differente. La funzione del regolatore resta quella di garantire un equilibrio del mercato, senza indebiti vantaggi o rendite di posizione. Infine, occorre una alfabetizzazione digitale, quale elemento chiave per una maggiore consapevolezza dei cittadini rispetto al mondo digitale’.


Come sottolineato da Massimo Scaglioni, Direttore del Ce.R.T.A. (Centro di Ricerca sulla Televisione e gli Audiovisivi): “La resilienza della TV grazie alla crescita del consumo in streaming e alla misurazione della Total Audience, si conferma, anche quest’anno, come un elemento costante del nostro sistema nazionale. Lo dimostrano i dati dell’ultimo semestre (da settembre 2024 a febbraio 2025): il lieve e fisiologico calo del lineare (-1,2% rispetto a un anno fa) è mitigato dall’apporto dei consumi digitali, che crescono di un ulteriore 6% dallo scorso anno. Nel complesso, nelle ultime tre annualità, il dato di consumo medio di Tv in Italia si attesta stabilmente sugli 8,8 milioni di spettatori nell’intero giorno, ovvero nelle 24 ore”. Nel 2024 il contributo dei consumi digitali è stato infatti del 3,8% sul Totale TV Riconosciuto. Complessivamente l’Italia si conferma un unicum a livello internazionale, con un tempo di visione media giornaliero che si attesta a 3 ore e 24 minuti: si tratta non solo del valore più elevato tra i principali mercati internazionali, ma anche dell’unico dato in crescita (+2 minuti) rispetto al 2023.


Anche analizzando l’output produttivo dei diversi editori e i rispettivi dati d’ascolto emerge un mercato sempre più articolato, con una crescente rilevanza dei “terzi poli” alle spalle del tradizionale “duopolio” Rai-Mediaset. Al fianco dei broadcaster tradizionali, gruppi come Warner Bros. Discovery, Sky e La7 hanno rafforzato la loro presenza e anche le piattaforme di streaming globali hanno consolidato il loro ruolo. Fondamentale, in tal senso, è il ruolo dei contenuti originali: sono 20.000 le ore di prodotto first-run prodotte ogni anno tra scripted (fiction) e unscripted (intrattenimento), che vanno ad alimentare tanto i canali lineari, quanto le piattaforme digitali dei broadcaster e degli attori OTT. Tra gli editori è Sky a beneficiare maggiormente dell’AMR incrementale digital – che vale l’8,8% degli ascolti complessivi nel 2024 – mentre tra i canali l’apporto maggiore è invece registrato da Canale 5 (5,7%) e Rai 2 (5,6%). La sostanziale stabilità dei consumi televisivi, sempre più omogenei nelle diverse coorti generazionali, è stata rimarcata anche da Fabrizio Angelini, Amministratore Delegato di Sensemakers, nel corso del suo intervento: “Negli ultimi mesi i consumi televisivi e quelli digitali sono entrati in una fase di maturità con i tempi di fruizione che rimangono pressoché costanti mentre si rilevano i primi segnali di riequilibrio generazionale delle diete mediatiche e di riduzione del digital divide”. La variabile generazionale rimane, comunque, un fattore chiave per leggere le abitudini di fruizione degli italiani, soprattutto in rapporto ai device utilizzati. La quota di tempo dedicato allo schermo televisivo (incluse le tv connesse) si attesta al 68% per la popolazione con almeno 18 anni di età: il dato cala però al 41% nella fascia 18-24 – con una quota maggioritaria dedicata, quindi, agli small screen – mentre sale fino al 75% nel segmento 45+. Considerando l’intera popolazione 18+, gli small screen hanno totalizzato, nel 2024, un tempo di visione medio pari a 2 ore e 3 minuti, in crescita del 4% sul 2023. In leggero aumento anche il consumo sullo schermo televisivo, che raggiunge una media di 4 ore e 19 minuti (comprendendo anche il consumo “non riconosciuto”). In termini di reach giornaliera, sono pressoché equivalenti le quote di spettatori maggiorenni che guardano contenuti televisivi esclusivamente su small screen (30%) o, in alternativa, solo su Tv Screen (29%), mentre il 41% degli italiani utilizza entrambe le tipologie di device. A proposito della graduale intersezione tra consumi tradizionali e digitali, Angelini ha inoltre aggiunto: “La crescente penetrazione delle TV connesse promuove ulteriormente l’integrazione dei mezzi e gli utilizzi cross-piattaforma e in tale ambito i sistemi di misurazione svolgono un ruolo sempre più rilevante nella comprensione dei fenomeni di consumo e delle dinamiche competitive”. A inizio 2025, infatti, si contano 20,7 milioni di tv connesse – un incremento di 2,4 milioni di apparecchi sull’anno precedente, secondo i dati della Ricerca di Base Auditel – per una reach mensile di 34 milioni di individui. Proprio le tv connesse risultano centrali nel trainare i consumi digitali, con un incremento del +41% tra 2023 e 2024 nel tempo di visione dedicato ai contenuti on demand. Per quel che riguarda invece la quota di traffico Non Riconosciuto su smart tv, questa oscilla tra il 29% e il 32% del Totale Tv Screen nel periodo gennaio 2024-febbraio 2025, con una reach giornaliera arrivata al 39% sulle sole CTV. Inoltre, è giunta al 48% la quota di accessi su tv connessa che si collocano direttamente nel perimetro del Non Riconosciuto anziché sui canali televisivi riconosciuti. Secondo Lorenzo Sassoli de Bianchi, Presidente Auditel: ‘L’Annuario è una preziosa bussola che permette di orientarsi in un labirinto consentendo di interpretare il nostro panorama audiovisivo. Le sfide che affrontiamo sono molteplici. La prima consiste nella comprensione del contesto attuale, assicurando un ambiente competitivo caratterizzato da concorrenza e trasparenza. In tal senso, le ricerche rivestono un’importanza fondamentale. La salute del mercato dipende proprio dalla terzietà e dall’imparzialità delle indagini condotte. L’ulteriore sfida è quella di misurare l’impatto della pubblicità su tutti i device per non creare una distorsione del sistema. Dobbiamo tutti lavorare in questa direzione per restituire al mercato e alla responsabilità di ciascun emittente un sistema sano e trasparente’. Marco Travaglia, Presidente UPA, ha rilevato: ‘È in atto una video convergenza. In questo senso è utile discutere sulle prospettive della comunicazione pubblicitaria. Poter disporre di una Total Audience è certamente fondamentale. In parallelo, è opportuno disporre di una Total Campaign, che sia omogenea su qualsiasi piattaforma: misurare, cioè, quante persone abbiano visto lo stesso spot con standard condivisi. Il tema della misurazione è cruciale per garantire un utilizzo efficiente ed efficace delle risorse degli investitori. I prossimi passi saranno focalizzati sull’analisi dei contenuti pubblicitari. Oggi ancora non abbiamo risposte alle seguenti domande: quante persone hanno visto il medesimo spot, per quante volte e chi sono sul piano sociodemografico”.

Malattia di Huntington, indagine LIRH: ancora scarsa conoscenza operatori

Malattia di Huntington, indagine LIRH: ancora scarsa conoscenza operatoriRoma, 25 mar. (askanews) – “Per il 65% delle persone che hanno scelto di fare il test genetico per la malattia di Huntington vi è stata la volontà di non vivere più con il dubbio. Il 25% è stato spinto dal desiderio di mettere al mondo un figlio, escludendo la trasmissione del gene. Una minoranza, il 10%, invece è stata indotta da pressioni esterne, soprattutto familiari, e dalla possibilità di accedere a sperimentazioni terapeutiche”. È quanto emerge da un’indagine della LIRH, Lega italiana ricerca di Huntington, su un campione di 195 persone, di cui il 61.8% di sesso femminile, di età compresa tra i 18 e 65 anni. Il 64,3% si sono identificati come caregiver, per la maggior parte partner e figli di pazienti, il 23,9% come persone a rischio genetico e il 11,7% come pazienti.


“Il percorso di accompagnamento al test genetico – racconta il report – emerge come un aspetto critico: il 25% non ha ricevuto un counseling genetico/psicologico e il 15% di chi lo ha ricevuto non è più stato contattato dopo la consegna del risultato. Anche la comunicazione dell’esito del test è un momento cruciale: il 19,05% dei pazienti riferisce di non aver avuto una spiegazione chiara di cosa è e come evolve la malattia e il 40% di loro non ha ricevuto informazioni riguardo opzioni terapeutiche e programmi di ricerca disponibili. Il 23,8% dei pazienti dichiara di non essere seguito regolarmente da uno specialista e di non essere stato indirizzato a visite o colloqui successivi, dopo la consegna del risultato. Le visite di controllo annuali – si sottolinea nel report – sono fondamentali per comprendere meglio come la malattia evolve nel tempo e adattare gli interventi terapeutici ai cambiamenti osservabili. Sebbene ad oggi non sia possibile impedire l’insorgenza della malattia di Huntington, esistono tuttavia strategie di intervento personalizzato farmacologico e non farmacologico come fisioterapia, logopedia e sostegno psicologico. Di queste però usufruisce solo il 28,6% dei rispondenti. Dalla survey emerge che il 66,7% delle terapie non farmacologiche è erogato privatamente”. “Le persone a rischio di sviluppare la malattia di Huntington – si legge nel report realizzato dalla LIRH – affrontano un percorso caratterizzato da incertezze, paure e scelte cruciali per la propria vita. Il 70,5% delle persone a rischio che ha risposto alla survey sente il bisogno di rivolgersi a uno psicologo. Tuttavia, solo il 61,4% ha effettivamente intrapreso un percorso di supporto psicologico. Oltre la metà dei rispondenti dichiara di essere venuti a conoscenza del rischio genetico dai propri genitori (58%) o da altri membri della famiglia (11%). Il 25% dichiara, tuttavia, di non avere uno scambio libero in famiglia, sebbene sia una malattia ereditaria”.


L’indagine pone l’accento anche sulla mancanza di comunicazione all’interno delle famiglie, nonostante il nucleo famigliare rappresenti un canale comunicativo del rischio genetico fondamentale: il 52,3% ne discute con il medico di famiglia e il 31,1% con il medico specialista. Da ultimo, il 79% delle persone parla del proprio rischio con il partner e il 59% con amici e colleghi. Altro dato che emerge con chiarezza è la scarsa conoscenza della malattia da parte degli specialisti tanto è vero che in una scala Likert a 10 punti il grado di conoscenza risulta essere insufficiente ottenendo un punteggio medio pari a 1,9 su 10. L’82% dei caregiver non si sente adeguatamente supportato dal Servizio Sanitario Nazionale nel ruolo di cura e avverte un forte senso di solitudine. Le difficoltà in questo ruolo di cura sono nel 54,6% rappresentate dalla gestione dello stress e la mancanza di un adeguato supporto dei servizi territoriali; il 50,5% dei rispondenti riferisce di non avere più tempo per sè, il 44,4% trova difficile conciliare il proprio lavoro con l’assistenza da fornire al proprio caro, il 24% ha difficoltà nell’affrontare i costi necessari all’assistenza della persona (o delle persone, perché in una stessa famiglia possono essere malati più individui) affetta da malattia di Huntington. “È necessario – spiega in conclusione la presidente della LIRH, Barbara D’Alessio – che le famiglie coinvolte si affidino a Centri che conoscono – e rispettano – le linee guide internazionali per il trattamento della malattia di Huntington, incluso il counselling genetico e psicologico, ancora carente. Dall’altra parte, sonoancora troppe le segnalazioni che mettono in evidenza la scarsa conoscenza della malattia, delle sue implicazioni, della sua corretta gestione e delle opzioni terapeutiche disponibili da parte degli specialisti e degli operatori sanitari. La Fondazione LIRH, insieme alla sua rete associativa territoriale, continuerà a fare la sua parte perché questa situazione cambi radicalmente”.

Papa, Sala Stampa: la convalescenza continua con le stesse modalità del Gemelli

Papa, Sala Stampa: la convalescenza continua con le stesse modalità del GemelliCittà del Vaticano, 25 mar. (askanews) – “La convalescenza di Papa Francesco a Casa Santa Marta continua negli stessi termini e nelle stesse modalità di prima”, cioè quando il pontefice era ricoverato al Gemelli, così come prescitto dai medici curanti che lo hanno dimesso dal nosocomio romano. Lo afferma la Sala stampa del Vaticano in un breeging con i giornalisti.


Si precisa, quindi, che “il Papa prosegue con la terapia medica e farmacologica e con la fisioterapia sia motoria che respiratoria, per la ripresa graduale della respirazione e del pieno uso della parola”. Il Papa non fa più uso della ventilazione meccanica durante la notte ma di quella ad alti flussi che alterna di giornoconquella normale. Il Pontefice, si puntualizza, nel suo appartamento in Vaticano concelebra la messa mattutina nella cappella del secondo piano di Santa Marta e svolge una attività lavorativa “ridotta e nelle forme descritte nei giorni scorsi”.

Strage Erba, il Pg: il ricorso della difesa è inammissibile

Strage Erba, il Pg: il ricorso della difesa è inammissibileRoma, 25 mar. (askanews) – Nessuna revisione per le condanne all’ergastolo di Olindo Romano e Rosa Bazzi per la stragrande di Erba. “Insisto per la inammissibilità del ricorso della difesa”, ha detto il sostituto procuratore generale della Cassazione, Giulio Monferini, al termine di un intervento di poco più di 30 minuti, davanti ai giudici della V sezione penale della Cassazione.


Secondo il rappresentante della pubblica accusa quelle presentate dalla difesa non sarebbero ‘prove nuove’ ed inoltre non smontano in alcun modo “i pilastri delle motivazioni che hanno portato alla condanna di Rosa e Olindo, e cioè le dichiarazioni del sopravvissuto, le confessioni e le tracce ematiche”. Secondo il pg Monferini quelle presentate sono “mere congetture” e “prospettazioni astratte”. Il magistrato ha spiegato di “ritenere che le prove presentate non sono nuove o significative, cioè capaci di scardinare la struttura motivazionale delle sentenze di condanna”.

Endometriosi, esperto: procreazione assistita valida opzione per gravidanza

Endometriosi, esperto: procreazione assistita valida opzione per gravidanzaRoma, 25 mar. (askanews) – In Italia almeno 3 milioni di donne soffrono di endometriosi, una malattia cronica caratterizzata dalla presenza di tessuto simile all’endometrio (la mucosa che riveste l’interno dell’utero) al di fuori della cavità uterina. Questa patologia presenta spesso come sintomo un dolore intenso e debilitante, sovente non ne presenta altri. Colpisce il 10-15% delle donne in età riproduttiva e ben il 30-50% di quelle infertili o con difficoltà di concepimento. Il picco di incidenza si verifica tra i 25 e i 35 anni, ma può manifestarsi anche in altre fasce d’età.


In occasione della Giornata Mondiale dell’Endometriosi (28 marzo), Alma Res – Centro di Medicina della Riproduzione promuove l’importanza di una corretta informazione su questa patologia e sottolinea la sua correlazione con la fertilità. “L’endometriosi può creare un ambiente sfavorevole alla gravidanza, ma non rappresenta necessariamente un ostacolo insormontabile alla maternità: dipende dai singoli casi – afferma il Professor Pasquale Bilotta, direttore di Alma Res -. Una diagnosi precoce è fondamentale: riconoscere la malattia tempestivamente consente di prevenire complicanze, grazie ad un’accurata anamnesi e all’intervento di un ginecologo esperto. Per le pazienti con endometriosi, la Procreazione Medicalmente Assistita è una valida opzione per ottenere una gravidanza, con percentuali di successo paragonabili a quelle di donne con altre problematiche di fertilità, come le disfunzioni delle tube o l’infertilità di coppia di origine sconosciuta. In particolare, la fecondazione in vitro offre tassi di successo che variano tra il 20% e il 50% per ciclo di trattamento, a seconda della gravità della malattia e dell’età della paziente”. L’endometriosi è spesso sottovalutata, anche a causa della tendenza a considerare il dolore uterino come effetto del ciclo mestruale. Questo ritardo nella diagnosi, come spesso accade, porta a un peggioramento della malattia, con conseguenze invalidanti. “Per questo motivo, è essenziale sottoporsi a controlli ginecologici regolari e non ignorare eventuali sintomi anomali – sottolinea il Professor Bilotta -. Pur essendo una patologia complessa, alcuni accorgimenti possono migliorare la qualità della vita, come seguire un’alimentazione equilibrata, praticare regolarmente attività fisica e adottare tecniche di rilassamento per ridurre lo stress e aumentare la consapevolezza del proprio corpo”.

Il Papa: prevenire gli abusi non è una coperta sulle emergenze

Il Papa: prevenire gli abusi non è una coperta sulle emergenzeCittà del Vaticano, 25 mar. (askanews) – “La prevenzione degli abusi non è una coperta da stendere sulle emergenze, ma una delle fondamenta su cui edificare comunità fedeli al Vangelo. Per questo vi esprimo la mia gratitudine”. Così Papa Francesco in un messaggio inviato oggi ai partecipanti all’Assemblea Plenaria della Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori.


Francesco, nel suo messaggo inviato da Casa Santa Marta dove ora sta proseguendo la sua convalescenza, invita quanti operano contro gli abusi a proseguire nel loro lavoro che, aggiunge, “non si riduce a protocolli da applicare, ma promuove presidi di protezione: una formazione che educa, dei controlli che prevengono, un ascolto che restituisce dignità. Quando impiantate pratiche di prevenzione, persino nelle comunità più remote, state scrivendo una promessa: che ogni bambino, ogni persona vulnerabile, troverà nella comunità ecclesiale un ambiente sicuro. Questo è il motore di quella che dovrebbe essere per noi una conversione integrale”.

Strage di Erba, la Cassazione decide su revisione per Rosa e Olindo

Strage di Erba, la Cassazione decide su revisione per Rosa e OlindoRoma, 25 mar. (askanews) – ‘Strage di Erba’ si ricomincia? Oggi, a più di 18 anni dall’eccidio che sconvolse il piccolo centro in provincia di Como e l’Italia intera i giudici della V sezione della Cassazione dovranno valutare se ci sono i presupposti per far fare un viaggio a ritroso nel tempo. All’esame c’è il ricorso della difesa contro la decisione della Corte d’Appello di Brescia di dichiarare “inammissibile” la revisione del processo di Olindo Romano e Rosa Bazzi, condannati in via definitiva all’ergastolo per la strage dell’11 dicembre 2006. Quel giorno tragico, con spranghe e coltelli, vengono uccisi Raffaella Castagna, il figlio Youssef Marzouk di soli due anni, la nonna materna del piccolo Paola Galli. La furia dei due coniugi si abbatte su vicini di casa troppo rumorosi, invadenti e con i quali c’era un contenzioso in corso.


Secondo le sentenze scritte sinora – con le quali sono state decise le pene dell’ergastolo per i due coniugi – è stata Rosa, mancina, a sgozzare il bimbo. Nella articolata azione di sangue nell’edificio di via Diaz poteva essere eliminato anche Mario Frigerio, il colpo alla gola sferrato da Olindo però non va così a fondo per una malformazione alla carotide. La moglie, Valeria Cherubini, invece, viene raggiunta sulle scale e poi finita nella mansarda. L’incendio dell’appartamento dei Castagna ed il successivo intervento dei Vigili del fuoco cancella e confonde, complicando non poco il lavoro degli investigatori. Le indagini, i processi e la testimonianza oculare di Frigerio per anni parevano aver chiuso il caso. L’impegno della difesa a far esaminare incongruenze ed elementi inediti o quasi ha portato a mettere in dubbio tutto quel che sembrava certo, assodato. Otto mesi fa la corte d’appello di Brescia ha rigettato le istanze di revisione. Oggi gli ermellini sono chiamati a valutare se c’è stata da parte dei magistrati lombardi una mancata verifica di quelle che, a detta della difesa, sarebbero nuove prove in grado di scagionare Rosa e Olindo. Per l’ex procuratore generale di Milano, Cuno Tarfusser, non ci sono dubbi, in sostanza sono stati messi in carcere due innocenti. Poche settimane fa le Sezioni unite della Suprema corte hanno confermato la censura per Tarfusser. L’ex magistrato avrebbe agito in autonomia mancando ai “doveri di imparzialità e correttezza” per aver depositato di propria iniziativa la richiesta di revisione, “in palese violazione del documento organizzativo dell’ufficio” che assegna questa facoltà soltanto al pg presso la Corte d’Appello o al suo vice.


Al centro della ricostruzione alternativa c’è la testimonianza di Frigerio, ormai scomparso da tempo. I giudici di Brescia hanno scritto: “Lo stato di grave sofferenza e di confusione mentale di Mario Frigerio durante la degenza in ospedale e le sollecitazioni alla memoria rivoltegli dagli inquirenti, dai familiari e dal difensore non incrinano la lucidità della ricostruzione dell’aggressione dallo stesso offerta in dibattimento, coincidente con quella fornita dagli imputati nelle confessioni e ricca di dettagli sui movimenti suoi e della moglie durante quella giornata e nel momento in cui scesero le scale per capire da dove uscisse il fumo e prestare aiuto e in cui, dunque, l’unica informazione frutto d’indebite suggestioni sarebbe rappresentata proprio dall’identità del suo aggressore”. Oggi la decisione della Cassazione dovrebbe arrivare in serata. Olindo la attenderà nel carcere di Opera. Rosa è invece detenuta a Bollate. Sinora i giudici hanno scritto che “le discrasie su alcuni dettagli non inficiano la genuinità delle confessioni” rese “dopo che Romano aveva chiesto di parlare con i pubblici ministeri, in presenza del difensore, ribadite nell’interrogatorio avanti al Giudice per le indagini preliminari, non contestate per mesi e mesi, contenenti una pluralità di dettagli riscontrati dal complesso delle indagini” e che “potevano essere patrimonio conoscitivo solo degli autori della strage e ribadite negli appunti che erano stati rilevati sulla Bibbia”.

Nave Amerigo Vespucci e il Villaggio IN Italia a Ortona

Nave Amerigo Vespucci e il Villaggio IN Italia a OrtonaRoma, 24 mar. (askanews) – Nave Amerigo Vespucci dopo il successo del Tour Mondiale che in 20 mesi di navigazione l’ha portata a raggiungere 35 porti nei 5 continenti percorrendo oltre 46.000 miglia è ora impegnata nel Tour Mediterraneo che toccherà complessivamente 17 tappe e si concluderà a Genova il prossimo 10 giugno, in occasione delle celebrazioni per la Giornata della Marina Militare.


Nave Amerigo Vespucci sosterà al porto di Ortona da venerdì 4 a domenica 6 aprile. La tappa di Ortona è la quarta del Tour Mediterraneo. Nave Amerigo Vespucci e il Villaggio IN Italia saranno visitabili nei giorni 4 e 5 aprile. Sarà possibile riservare gratuitamente la propria visita solamente sul sito ufficiale www.tourvespucci.it. L’apertura delle prenotazioni sarà comunicata sui social media ufficiali del Tour Vespucci. Ogni persona potrà prenotare un massimo di 4 ingressi. Al termine della prenotazione sul sito sarà inviato un QR code unico per tutti coloro che sono stati prenotati dallo stesso utente. Il QR code dovrà essere esibito all’ingresso nella fascia oraria riservata.


A Ortona la Nave Scuola della Marina Militare sarà affiancata dal “Villaggio IN Italia”, un luogo di racconto e condivisione del progetto “Tour Mondiale – Villaggio Italia”, voluto dal Ministro della Difesa Guido Crosetto a cui hanno aderito 12 Ministeri, con l’obiettivo di promuovere le eccellenze del Made in Italy, portando in giro per il mondo la cultura, la storia, l’innovazione, la gastronomia, la scienza, la ricerca, la tecnologia e l’industria che fanno dell’Italia un Paese universalmente apprezzato. Un’esperienza che, nei cinque continenti, ha coinvolto oltre 400.000 visitatori. Tutti gli ultimi aggiornamenti e novità sul Tour Mediterraneo Vespucci saranno comunicati sempre sulle piattaforme e canali di comunicazione ufficiali: il sito internet www.tourvespucci.it e i profili social Instagram, Facebook, TikTok, LinkedIn, Youtube, X.

Papa, prima notte a Casa Santa Marta in Vaticano

Papa, prima notte a Casa Santa Marta in VaticanoCittà del Vaticano, 24 mar. (askanews) – Prima notte, quella appena trascorsa, per Papa Francesco nel suo appartamento a Casa Santa Marta, dopo l’uscita dal Policlinico Gemelli di Roma.


Il pontefice, in convalescenza “protetta”, dopo i 38 giorni di ricovero per le consegenze di una polmonite bilaterale, dovrà ora seguire una periodo di riposo di almeno due mesi, così come raccomandatogli dai medici curanti nel corso del quale dovrà limitare la sua intensa attività evitando incontri troppo affollati, e i ritmi lavorativi ai quali era abituato. Per ora non filtrano informazioni ufficiali sull’agenda futura del pontefice in un periodo comunque impegnativo per lui con il Giubileo in pieno svolgimento e in tempo di Quaresima che culminerà con la Settimana Santa, la più importante per i cristiani e ricca di .


Si attende anche di conoscere particolari su come l’appartamento del Papa è stato attrezzato per proseguire le terapie respiratorie e motorie alle quali dovrà sottoporsi, contando anche che Casa Santa Marta è di fatto una struttura adibita all’accoglienza di quanti giungono a Roma. A dare il “bentornato a casa” a Papa Francesco ci ha pensato, sui media Vaticani, tra gli altri, il direttore editoriale del Dicastero per le comunicazioni, Andrea Tornielli che ha espresso il ringraziamento “per aver detto che, dalla stanza d’ospedale, la guerra gli è apparsa ancora più assurda; per averci detto che dobbiamo disarmare la terra e dunque non riarmarla inzeppando gli arsenali di nuovi strumenti di morte; per aver pregato e offerto le sue sofferenze per la pace, così minacciata oggi”, ha scritto. “Francesco – ha poi aggiunto Tornielli – ci ha ricordato che la vita è degna di essere vissuta in ogni istante e che in ogni istante ci può essere richiesta. Ci ha ricordato che la sofferenza e la debolezza possono diventare occasione di testimonianza evangelica, per l’annuncio di un Dio che si fa Uomo e soffre con noi accettando di essere annientato sulla croce”.