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Il Policlinico Universitario Campus Bio-Medico compie 30 anni

Il Policlinico Universitario Campus Bio-Medico compie 30 anniMilano, 13 dic. (askanews) – Più di 300mila pazienti assistiti e trattati tra il 2023 e il 2024, con circa 2,5 milioni di visite e prestazioni ambulatoriali, oltre 62mila accessi in Pronto Soccorso, più di 53mila ricoveri in policlinico, quasi 900 in riabilitazione e 600 nell’hospice. Un servizio reso possibile da oltre 1.800 professionisti, tra medici, infermieri, tecnici sanitari e non sanitari, fisioterapisti, operatori sociosanitari e personale amministrativo. Un team che contribuisce a portare avanti la missione del Policlinico Universitario Campus Bio-Medico, che oggi compie 30 anni di vita. Con cinque strutture sanitarie presenti nella città di Roma, un Pronto Soccorso di I livello, 348 posti letto in convenzione con il Servizio Sanitario Nazionale, oltre 60 unità operative per un’assistenza medica integrata in tutte le aree funzionali, 2 blocchi operatori che constano, a loro volta, di 13 sale e 4 ambulatori chirurgici, l’istituzione è proiettata ben oltre le semplici cifre e fonda da sempre la sua attività sulla centralità della persona e sull’umanizzazione delle cure e del rapporto con i pazienti. E’ quanto si legge in una nota diffusa dall’ospedale.


Il Policlinico Universitario, voluto e sognato dal beato Álvaro del Portillo (successore di san Josemaría Escrivß alla guida dell’Opus Dei) venne fondato esattamente 30 anni fa. Risale, infatti, al 13 dicembre del 1994 la prima impegnativa con il Servizio Sanitario Nazionale e a pochi giorni dopo, al 20 dicembre dello stesso anno, il primo intervento chirurgico. “Questi dati rappresentano molto più di una fredda statistica”, ha commentato il presidente della Fondazione Carlo Tosti, che poi ha aggiunto: “Dietro ogni numero ci sono una storia, un volto e una persona. Il nostro obiettivo non è mai stato solo curare, ma prenderci cura, accompagnare e supportare le persone nel loro percorso clinico. Una mission sintetizzata, fin dalle origini, nella formula ‘la Scienza per l’Uomo’ che per noi vuol dire garantire i più elevati livelli di cura e assistenza, in risposta al bisogno di salute dei pazienti, attraverso un modello organizzativo sostenibile e attento a ogni singola persona”.


Alla Fondazione Policlinico Universitario Campus Bio-Medico, la ricerca clinica dialoga costantemente con la formazione e l’assistenza. Un approccio integrato, che guarda alla salute come a un ecosistema complesso, secondo una prospettiva One Health. “I grandi investimenti in tecnologie di ultima generazione, fondamentali per garantire le migliori cure ai pazienti, non distolgono il nostro sguardo e l’attenzione primaria rivolta all’umanizzazione delle cure, che rappresenta il valore chiave che ci ha guidato in questi trent’anni di storia e la pietra miliare su cui continueremo a costruire il nostro futuro”, ha sottolineato l’amministratore delegato e direttore generale della Fondazione Policlinico Universitario Campus Bio-Medico Paolo Sormani, che poi ha spiegato ancora: “L’esperienza ci ha insegnato che il progresso dell’assistenza e della ricerca non può che derivare dall’attenzione ai pazienti considerati nella loro dimensione fisica, sociale, psicologica e anche spirituale, dall’ascolto, dall’empatia. Tutte le tecnologie, i protocolli clinici e i programmi diagnostici e terapeutici hanno davvero senso solo se mettono al centro la persona, i suoi bisogni e la sua dignità. Nel nostro percorso” – ha concluso Sormani – “la ricerca e l’assistenza si incontrano in un’ottica di cura globale e personalizzata”. Questo modello, si legge sempre nella nota diffusa dal nosocomio, ha trovato piena applicazione, ad esempio, durante l’emergenza pandemica, con l’attivazione del Covid Center e del centro vaccinale negli spazi del Pronto Soccorso (DEA di I livello), inaugurato nel 2020 e subito riconvertito per far fronte all’emergenza. L’attività del Pronto Soccorso è partita a pieno regime nel 2021, andando così ad accrescere l’offerta di sanità pubblica del quadrante sudovest di Roma e inserendo il Policlinico Campus Bio-Medico nelle reti tempo-dipendenti della Regione Lazio, per garantire cure tempestive per tutte le patologie, in particolare quelle acute come ictus, aneurismi e infarti.


E oggi il Policlinico Universitario Campus Bio-Medico punta a nuovi obiettivi, tra cui, in particolare, il riconoscimento di IRCCS (Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico) nella disciplina dell’Ortopedia, il cui percorso è stato già avviato. I principali ambiti di ricerca riguardano l’ortopedia ricostruttiva e rigenerativa e la terapia cellulare avanzata. Ma non solo: anche l’analisi del movimento, le patologie dell’apparato locomotore, le tecnologie robotiche e i sistemi indossabili. L’attività di ricerca scientifica condotta al Policlinico Campus Bio-Medico si estende poi ad altri campi, quali la genetica medica, le malattie neurologiche e neurodegenerative (come ictus, demenze e SLA), le patologie cardiovascolari e i tumori. Con più di 60 unità operative di ricerca e oltre 650 studi clinici attivi che coinvolgono oltre 7.000 pazienti, i ricercatori del Campus Bio-Medico portano avanti numerosi progetti di ricerca per identificare precocemente i segni di una malattia e individuare trattamenti innovativi e personalizzati. Oltre a quella ufficiale della fondazione, un’altra data simbolica è rappresentata dal 20 dicembre 1994, quando il professor Vincenzo Denaro, fondatore dell’area di Ortopedia e attuale direttore scientifico del Policlinico, eseguì un’operazione di ernia discale cervicale, in assoluto il primo intervento chirurgico nella storia della struttura. Un gesto clinico che tracciava il segno di un percorso ancora oggi in continua evoluzione e che racchiudeva già l’essenza di quello che sarebbe diventato, negli anni, il Policlinico: precisione scientifica e attenzione alla persona.


Ma le tappe fondamentali di questi primi trent’anni di vita del policlinico sono davvero numerose. Dal trasferimento nel 2008 nel campus universitario di 90 ettari a Trigoria, all’ottenimento della certificazione Joint Commission International (JCI) nel 2014 come primo Academic Hospital nel Lazio, rinnovata consecutivamente fino al 2023. Dall’apertura nel dicembre 2020 del Centro di cure palliative “Insieme nella cura”, alla nascita nel dicembre 2021 del Poliambulatorio Campus Bio-Medico Porta Pinciana, per l’assistenza privata e assicurata nel centro storico di Roma, passando nel 2000 attraverso l’inaugurazione del Centro per la Salute dell’Anziano (CESA) grazie al sostegno dell’attore Alberto Sordi. Infine, fiore all’occhiello dell’offerta sul territorio di Roma, resta anche tutta l’attività della radioterapia oncologica, disponibile sia presso il Policlinico a Trigoria che nel Polo di Radioterapia Oncologica di via Longoni, situato nel quadrante est della capitale.

Cultura, Subiaco (Roma) proclamata Capitale italiana del libro 2025

Cultura, Subiaco (Roma) proclamata Capitale italiana del libro 2025Milano, 13 dic. (askanews) – è stata proclamata Capitale italiana del libro 2025. L’annuncio è stato fatto dal ministro della Cultura, Alessandro Giuli, durante una conferenza stampa nella sede del ministero a Roma. Le altre città finaliste erano Grottaferrata (Roma), Ischia (Napoli), Macchiagodena (Isernia), Mistretta (Messina), Sorrento (Napoli), scelte tra i progetti presentati da 20 città, “un numero molto superiore a quelli delle precedenti edizioni”.


Alla conferenza stampa di questa sesta edizione erano presenti oltre al ministro, anche la Dg Direzione Biblioteche e Diritto d’autore, Paola Passarelli, il presidente e il direttore del Centro per il libro e per la lettura, Adriano Monti Buzzetti Colella e Luciano Lanna, e il presidente della giuria, Gian Arturo Ferrari (collegato da remoto) che ha spiegato “abbiamo lavorato molto bene, senza frizioni e ostacoli, guardando con particolare interesse alle realtà minori e alle proposte giunte dall’Italia centro meridionale dove la diffusione dei libri è minore”. Il conferimento del titolo, di durata annuale, è stato istituito con Legge 13 febbraio 2020 n. 15. La prima Capitale italiana del Libro era stata Chiari (Brescia) nel 2020, seguita negli anni successivi da Vibo Valentia, Ivrea (Torino), Genova e l’anno scorso 2024 Taurianova (Reggio Calabria).

Trasporti, il Tar sospende l’ordinanza di Salvini: domani sciopero di 24 ore

Trasporti, il Tar sospende l’ordinanza di Salvini: domani sciopero di 24 oreRoma, 12 dic. (askanews) – Con decreto monocratico il Tar del Lazio ha accolto la richiesta dell’Unione sindacale di base di sospendere l’ordinanza del ministero delle infrastrutture e dei trasporti, voluta dal ministro Matteo Salvini, il 10 dicembre 2024 con la quale è stata ordinata la riduzione a quattro ore dello sciopero generale dei trasporti, che è stato proclamato per domani, venerdì 13 dicembre, per l’intera giornata.


In una nota il sindacato Usb sottolinea: “Il Tar del Lazio accoglie la richiesta di Usb di sospendere l’ordinanza di precettazione di Salvini. Domani lo sciopero è generale, regolare e legittimo e durerà 24 ore anche nei trasporti. Per una volta vincono i lavoratori e vince la democrazia. È quindi smentita l’arroganza del ministro Salvini. Domani sarà una bella giornata per la democrazia”.

Il Papa chiede l’eliminazione della pena morte in tutte le Nazioni

Il Papa chiede l’eliminazione della pena morte in tutte le NazioniCittà del Vaticano, 12 dic. (askanews) – “Vorrei ancora una volta invitare a un gesto concreto che possa favorire la cultura della vita”, soprattutto nell’Anno Santo che sista per aprire. “Mi riferisco all’eliminazione della pena di morte in tutte le Nazioni. Questo provvedimento, infatti, oltre a compromettere l’inviolabilità della vita, annienta ogni speranza umana di perdono e di rinnovamento”. A chiederlo è Papa Francesco nel suo Messaggio, reso noto oggi, per la 58ma Giornata Mondiale della Pace, che si celebra il 1° gennaio 2025 sul tema “Rimetti a noi i nostri debiti, concedici la tua pace”.

Papa: per Giubileo chiedo forte riduzione debito paesi poveri

Papa: per Giubileo chiedo forte riduzione debito paesi poveriCittà del Vaticano, 12 dic. (askanews) – “Tre azioni che possano ridare dignità alla vita di intere popolazioni e rimetterle in cammino sulla via della speranza”. A proporle è Papa Francesco nel suo Messaggio per la 58.ma Giornata Mondiale della Pace, che si celebra il 1° gennaio 2025 sul tema “Rimetti a noi i nostri debiti, concedici la tua pace”, reso noto oggi.


Francesco nel suo documento afferma che occorre pensare a una “consistente riduzione, se non proprio al totale condono, del debito internazionale, che pesa sul destino di molte Nazioni”. “Riconoscendo il debito ecologico, i Paesi più benestanti si sentano chiamati a far di tutto per condonare i debiti di quei Paesi che non sono nella condizione di ripagare quanto devono”, argomenta il Pontefice. “Certamente, perché non si tratti di un atto isolato di beneficenza, che rischia poi di innescare nuovamente un circolo vizioso di finanziamento-debito, occorre, nello stesso tempo, – fa notare ancora Papa Bergoglio – lo sviluppo di una nuova architettura finanziaria, che porti alla creazione di una Carta finanziaria globale, fondata sulla solidarietà e sull’armonia tra i popoli”.


“Inoltre, – conclude – chiedo un impegno fermo a promuovere il rispetto della dignità della vita umana, dal concepimento alla morte naturale, perché ogni persona possa amare la propria vita e guardare con speranza al futuro, desiderando lo sviluppo e la felicità per sé e per i propri figli. Senza speranza nella vita, infatti, è difficile che sorga nel cuore dei più giovani il desiderio di generare altre vite”.

Dai legali di Sangiuliano-Corsini 2 esposti in Procura su audio Report

Dai legali di Sangiuliano-Corsini 2 esposti in Procura su audio ReportRoma, 11 dic. (askanews) – Due distinti esposti sono stati depositati alla Procura della Repubblica di Torre Annunziata dai legali della giornalista Federica Corsini e dai legali dell’ex ministro Gennaro Sangiuliano sulla vicenda degli audio mandati in onda domenica scorsa dalla trasmissione Report.


I legali chiedono di accertare chi abbia consegnato a Report registrazioni illecitamente carpite e ancor più illecitamente consegnate e se ciò non configuri quantomeno, l’ipotesi di cui all’art. 615 bis del codice penale ‘Interferenze illecite nella vita privata”. Secondo i legali di Sangiuliano la consegna di una registrazione configura un illecito.

Salvata in mare una migrante bambina, unica sopravvissuta a un naufragio

Salvata in mare una migrante bambina, unica sopravvissuta a un naufragioRoma, 11 dic. (askanews) – Ieri sera, al largo di Lampedusa, l’equipaggio della barca a vela Trotamar III della ong tedesca Compass Collective, ha salvato una ragazzina di 11 anni, originaria della Sierra Leone, superstite di un’imbarcazione affondata tre giorni fa a Sfax, in Tunisia. Era probabilmente l’unica delle 45 persone a bordo ad essere sopravvissuta alla tempesta nel Mediterraneo centrale, durata diversi giorni.


La tempesta degli ultimi giorni, spiega l’ong in una nota, ha anche impedito a numerose imbarcazioni delle ONG di salpare, per cui non è stato possibile prestare soccorso a questa imbarcazione di metallo. L’11enne ha galleggiato in acqua per tre giorni con due salvagenti improvvisati fatti con tubi di pneumatici riempiti d’aria e un semplice giubbotto di salvataggio. Ha dichiarato di essere stata in contatto con altre due persone in acqua due giorni fa. Ma il contatto era stato interrotto. La bambina non aveva con sé né acqua potabile né cibo ed era ipotermica, ma reattiva e orientata. Solo per caso, alle 3.20 del mattino, l’equipaggio ha sentito i richiami nell’oscurità e ha avviato immediatamente una manovra di salvataggio. A bordo della Trotamar III, l’equipaggio si è preso cura della ragazza e l’ha consegnata al servizio di soccorso di Lampedusa alle 6 del mattino.


“È stata una coincidenza incredibile che abbiamo sentito la voce della bambina nonostante il motore fosse acceso. E, naturalmente, stavamo ancora cercando altre persone. Ma dopo una tempesta durata giorni, con oltre 23 nodi e onde alte 2,5 metri, non c’era speranza”, ha raccontato lo skipper Matthias Wiedenlübbert. La Trotamar III è una barca a vela battente bandiera tedesca che dall’agosto 2023 supporta i soccorsi civili in mare nel Mediterraneo. In questi giorni sta viaggiando a sud di Lampedusa per aiutare le persone in difficoltà in mare. A mezzanotte di quella sera, l’equipaggio aveva già individuato un’imbarcazione in legno senza motore, che trasportava 53 persone, distribuito giubbotti di salvataggio e informato le autorità italiane. In altre missioni, fino a 64 persone sono state soccorse direttamente sulla Trotamar III.


Katja Tempel, di Compass Collective, ha commentato: “Anche in caso di tempo burrascoso, le persone sono costrette a prendere vie di fuga rischiose attraverso il Mediterraneo. Abbiamo bisogno di passaggi sicuri per l? rifugiat? e di un’Europa aperta che accolga le persone e dia loro facile accesso al sistema di asilo. Annegare nel Mediterraneo non è un’opzione.”. Dall’inizio delle sue operazioni, nell’agosto del 2023, l’imbarcazione lunga 13 metri ha assistito con diversi equipaggi di attivisti un totale di 1653 persone in difficoltà in mare e ha organizzato il loro salvataggio, allertando il centro di coordinamento dei soccorsi di Roma, mentre 231 persone sono state direttamente soccorse dalla Trotamar III.

Papa Francesco: meritorie le azioni di salvataggio in mare dei migranti

Papa Francesco: meritorie le azioni di salvataggio in mare dei migrantiCittà del Vaticano, 11 dic. (askanews) – Papa Francesco torna a lodare lo sforzo di quelle organizzazioni che soccorrono e aiutano i migranti in mare aggiungendo che, queste “si mettono in gioco”, “non guardando dall’altra parte” mentre, ha notato, “davanti alla vastità e alla complessità del fenomeno migratorio le Autorità civili non sempre riescono a farvi fronte pienamente secondo le loro responsabilità”. Parole nette utilizzate nel corso di una udienzaconcessa a operatori e responsabili della onlus ResQ- People saving people, che si occupano, appunto, di salvataggi in mare nel Mediterraneo.


Francesco, ricevendoli ha voluti ringraziarli “per la meritoria azione che svolgete – ha ricordato – a favore dei migranti che attraversano il Mar Mediterraneo e di quelli che percorrono la via balcanica. Grazie!”, ha aggiunto. “In effetti, il salvataggio di coloro che rischiano di affondare con misere imbarcazioni, come la prima accoglienza di quanti giungono in Europa al termine di lunghi viaggi con pericoli di ogni sorta, è un’opera quanto mai necessaria”, ha sottolineato il Papa, aggiungendo che l’azione di organizzazioni come ResQ, “ha lo scopo di salvare vite umane: vite di persone in fuga da luoghi dove imperversano gravi conflitti, che spesso innescano crisi umanitarie e comportano anche la violazione di diritti umani fondamentali”.


“Di fronte al dramma dei migranti forzati, che purtroppo a volte diventa tragedia, voi non siete rimasti indifferenti, ma vi siete chiesti: io, noi, che cosa possiamo fare? Voi non guardate da un’altra parte. – ha proseguito Francesco – Alla base di questo atteggiamento c’è la convinzione che ogni essere umano è unico e la sua dignità è inviolabile, qualunque sia la sua nazionalità, il colore della pelle, l’opinione politica o la religione”. Ma, “purtroppo tante volte non succede così e molte vite vengono sfruttate, respinte, abusate, ridotte in schiavitù”. “Ben venga allora – ha concuso il Papa – l’azione di coloro che non si limitano a osservare le cose, criticando da lontano, ma si mettono in gioco, offrendo un po’ del loro tempo, del loro ingegno e delle loro risorse per alleviare le sofferenze dei migranti, per salvarli, accoglierli e integrarli. Il migrante va accolto, accompagnato, promosso e integrato. Questa generosità, questa operosità è in sintonia con il Vangelo, che invita a fare del bene a tutti e in modo speciale agli ultimi, ai più poveri, ai più abbandonati, ai malati, alle persone in pericolo”.

Papa: meritorie le azioni di salvataggio in mare dei migranti

Papa: meritorie le azioni di salvataggio in mare dei migrantiCittà del Vaticano, 11 dic. (askanews) – Papa Francesco torna a lodare lo sforzo di quelle organizzazioni che soccorrono e aiutano i migranti in mare aggiungendo che, queste “si mettono in gioco”, “non guardando dall’altra parte” mentre, ha notato, “davanti alla vastità e alla complessità del fenomeno migratorio le Autorità civili non sempre riescono a farvi fronte pienamente secondo le loro responsabilità”. Parole nette utilizzate nel corso di una udienzaconcessa a operatori e responsabili della onlus ResQ- People saving people, che si occupano, appunto, di salvataggi in mare nel Mediterraneo.


Francesco, ricevendoli ha voluti ringraziarli “per la meritoria azione che svolgete – ha ricordato – a favore dei migranti che attraversano il Mar Mediterraneo e di quelli che percorrono la via balcanica. Grazie!”, ha aggiunto. “In effetti, il salvataggio di coloro che rischiano di affondare con misere imbarcazioni, come la prima accoglienza di quanti giungono in Europa al termine di lunghi viaggi con pericoli di ogni sorta, è un’opera quanto mai necessaria”, ha sottolineato il Papa, aggiungendo che l’azione di organizzazioni come ResQ, “ha lo scopo di salvare vite umane: vite di persone in fuga da luoghi dove imperversano gravi conflitti, che spesso innescano crisi umanitarie e comportano anche la violazione di diritti umani fondamentali”.


“Di fronte al dramma dei migranti forzati, che purtroppo a volte diventa tragedia, voi non siete rimasti indifferenti, ma vi siete chiesti: io, noi, che cosa possiamo fare? Voi non guardate da un’altra parte. – ha proseguito Francesco – Alla base di questo atteggiamento c’è la convinzione che ogni essere umano è unico e la sua dignità è inviolabile, qualunque sia la sua nazionalità, il colore della pelle, l’opinione politica o la religione”. Ma, “purtroppo tante volte non succede così e molte vite vengono sfruttate, respinte, abusate, ridotte in schiavitù”. “Ben venga allora – ha concuso il Papa – l’azione di coloro che non si limitano a osservare le cose, criticando da lontano, ma si mettono in gioco, offrendo un po’ del loro tempo, del loro ingegno e delle loro risorse per alleviare le sofferenze dei migranti, per salvarli, accoglierli e integrarli. Il migrante va accolto, accompagnato, promosso e integrato. Questa generosità, questa operosità è in sintonia con il Vangelo, che invita a fare del bene a tutti e in modo speciale agli ultimi, ai più poveri, ai più abbandonati, ai malati, alle persone in pericolo”.

Il 2024 è stato un anno difficile per Alpi, ghiacciai e biodiversità

Il 2024 è stato un anno difficile per Alpi, ghiacciai e biodiversitàMilano, 11 dic. (askanews) – Un 2024 difficile e dal segno meno nonostante le nevicate tardive della scorsa primavera. È questo il bilancio di fine anno che si prospetta per Alpi e ghiacciai alpini, quest’ultimi sempre più sottili e quasi tutti in forte arretramento su tutto l’arco alpino e con impatti su ecosistemi e biodiversità. Ghiacciaio simbolo di questo 2024 è l’Adamello, il ghiacciaio più grande delle Alpi italiane, che nel 2024 registra una perdita di spessore nel settore frontale di 3 metri ed effetti della fusione fino a 3.100 metri di quota. In espansione i collassi circolari dovuti alla contrazione della massa glaciale. Emblematica la foto scattata a settembre: con la fronte della sua lingua completamente scoperta, nonostante i 6 metri di neve misurati in tarda primavera sul Pian di Neve del Ghiacciaio. Non se la passano bene neanche il ghiacciaio del Careser (Gruppo OrtlesùCevedale) con 190 centimetri in media di perdita di spessore, e in Alto Adige i Ghiacciai della Vedretta Lunga (Val Martello) e della Vedretta di Ries (Valle Aurina) con una perdita di spessore sulle lingue tra il metro e mezzo e i due metri, solo per citarne alcuni.


A stilare questo bilancio, in occasione della Giornata internazionale della montagna, è Legambiente con i dati del quinto report di Carovana dei ghiacciai dal titolo ‘Gli effetti della crisi climatica su ghiacciai, ambiente alpino e biodiversità’, realizzato in collaborazione con il Comitato Glaciologico e Cipra Italia e presentato oggi a Milano all’Università Bicocca. L’associazione ambientalista torna a ribadire l’urgenza di mettere in campo piani e politiche di adattamento a livello nazionale e regionale, dai comuni montani fino a valle, e presenta un pacchetto di 12 proposte (6 dal carattere più generale e 6 specifiche per l’area alpina) per una road map europea che metta al centro montagne, ghiacciai e biodiversità e da attuare al più presto, già dal 2025, anno internazionale dei ghiacciai. In questa partita è importante che l’Italia faccia la sua parte. I ghiacciai, ricorda Legambiente, sono tra gli ambienti protetti dalla Direttiva Habitat, che li identifica come ‘Ghiacciai permanenti’. Dei 123 siti di importanza comunitaria che al loro interno possiedono ghiacciai, il 50% si trova in Italia. A pesare sul precario stato di salute dei ghiacciai alpini una crisi climatica che nel 2024 ha accelerato il passo, con caldo record e zero termico in quota in grado di annullare i benefici delle nevicate tardive di questa primavera; ma anche con 146 eventi meteo estremi, registrati da gennaio a dicembre 2024 sull’arco alpino, che hanno reso più fragile la montagna. Lombardia (49), Veneto(41) e Piemonte (22) le regioni più colpite. In alcuni casi alcuni eventi meteo hanno anche accelerato la fusione come nel caso delle polveri sahariane arrivate con alcune delle perturbazioni primaverili in quota.


Impatti, quella causati dalla crisi climatica e dalla fusione dei ghiacciai, che si ripercuotono sempre di più anche su flora e fauna. Tra le specie più a rischio ci sono i camosci che risentono sempre più degli effetti della crisi climatica. La diminuzione della quantità e della qualità del cibo disponibile rappresenta una condizione particolarmente critica, soprattutto a giugno, periodo in cui le femmine partoriscono e allattano e hanno un maggiore fabbisogno energetico. Ma anche lepre bianca, ermellino e pernice bianca. La mancata corrispondenza tra la stagione della neve e la muta espone questi animali ad una maggiore visibilità rendendo più difficile la ricerca di cibo e la fuga dai predatori. Studi recenti condotti sull’arco alpino evidenziano, inoltre, una perdita di area idonea per la pernice bianca compresa tra il 17 e il 59% a seconda degli scenari di riscaldamento ipotizzati. Tra le piante che vivono vicino ai ghiacciai quella maggiormente in pericolo è l’Artemisia genipi (fiore che cresce solo negli ambienti proglaciali delle Alpi Occidentali); ma ci sono anche la Saxifraga bryoides, la Saxifraga oppositifolia, la Cardamine resedifolia, il ranuncolo dei ghiacciai: tutte piante specializzate che perdendo il loro habitat verrebbero messe gravemente a rischio. In parallelo il vuoto lasciato dai ghiacciai viene popolato da nuovi ecosistemi e il bosco avanza. Se nei prossimi 100 anni la temperatura si innalzerà di 3 gradi centigradi, secondo uno studio di Science, le aree di vegetazione si dovranno spostare di circa 600 metri verso l’alto. Temi di cui Legambiente parlerà anche questa sera a Roma presso il Nuovo Cinema Aquila ore 21.00 dove, in occasione del Film Festival Antropocine, verrà proiettato il documentario di Carovana dei ghiacciai realizzato dal videomaker David Fricano per Legambiente.


‘Dopo gli anni critici del 2022 e del 2023, segnati da gravi perdite di massa glaciale non solo sul versante meridionale dell’Arco Alpino, il 2024 non ha portato il miglioramento sperato – dichiara Vanda Bonardo, responsabile nazionale Alpi di Legambiente e presidente di CIPRA ITALIA – La crisi climatica oltre ad accelerare il deterioramento di ghiacciai montani, permafrost e calotte polari, determina anche profonde trasformazioni nell’ambiente montano, generando nuove aree proglaciali. In queste aree emergono nuovi ecosistemi, ancora da studiare e tutelare, che richiedono un’attenzione particolare. Questo fenomeno è stato osservato durante la quinta edizione della Carovana dei Ghiacciai la scorsa estate ed è ulteriormente approfondito in questo report’. ‘Ignorare quanto sta accadendo in alta quota significa esporre il nostro pianeta a rischi insostenibili – sostiene Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – perché questi fenomeni hanno ripercussioni anche a valle. È necessario e urgente lavorare sulle politiche di mitigazione e di adattamento alla crisi climatica. Facendo rete con ricercatori ed esperti, e questo è anche l’obiettivo principale del protocollo d’intesa che l’associazione ha firmato con il Comitato glaciologico italiano, e le comunità locali. Da qui anche la necessità di definire al più presto una road map europea, di cui ci facciamo portavoce, per promuovere una gestione efficace e una protezione adeguata delle aree montane fragili ma importanti e degli ecosistemi’.


‘La perdita di massa che stanno subendo tutti i ghiacciai dell’arco Alpino viene – dichiara Valter Maggi Presidente del Comitato Glaciologico Italiano e Professore dell’Università di Milano Bicocca – ha portato alla scomparsa di numerosi piccoli ghiacciai specialmente nei massicci montuosi a minore quota. Questa perdita sta modificando in modo drammatico il paesaggio montano, la disponibilità della preziosa riserva d’acqua, andando ad impattare sulle comunità locali già colpite dai cambiamenti climatici’. Tra gli altri dati 2024, preoccupa anche quanto sta accadendo sul Ghiacciaio Ciardoney (Gran Paradiso, Piemonte) con un – 1050 millimetri di acqua equivalente; sul Ghiacciaio del Grand Etrét (Valsavaranche, Valle d’Aosta): -1200 millimetri di acqua equivalente; sul Ghiacciaio di Timorion (Valgrisenche, Valle d’Aosta): -654 millimetri di acqua equivalente. Un’unica nota positiva arriva dal ghiacciaio del Montasio in Friuli-Venezia Giulia che ha fatto registrare un + 200 millimetri di acqua equivalente. Tre i casi simbolo 2024 degli impatti che la crisi climatica sta causando in quota indicati nel report: si va dal ghiacciaio Tschierva, situato sotto il Piz Bernina, la vetta più alta delle Alpi orientali, in Svizzera, dove il 16 aprile 2024 si è verificata una frana d’alta montagna con 8-9 milioni di metri cubi di roccia e ghiaccio che si sono staccati dalla montagna scivolando a valle; al rock glacier di Livigno, dove la degradazione del ghiaccio interno ha provocato, durante l’estate scorsa, una serie di colate di detrito. Sulle Alpi Occidentali il nubifragio del 29-30 giugno ha causato profonde trasformazioni morfologiche in Valle d’Aosta e Alta Val Sesia. Sei le proposte di carattere generale e sei quelle più specifiche per l’area pan-alpina presentate da Legambiente e al centro di una road map europea non più rimandabile. In particolare l’associazione chiede: 1) avviare con urgenza un piano di monitoraggio della biodiversità degli ambienti glaciali; 2) di completare il monitoraggio delle potenziali aree-rifugio; 3) avviare il recupero dei siti in cattive condizioni, preceduto da adeguati studi specifici sui processi ecosistemici determinati direttamente dai cambiamenti climatici; 4) rendere più stringenti oltre che cogenti gli obiettivi della strategia dell’UE sulla biodiversità al 2020 nelle aree montane; 5) orientare le scelte dell’Unione Europea alla tutela degli ambienti glaciali; 6) sviluppare nuove strategie per migliorare la protezione in situ degli ecosistemi in quota per garantire la loro esistenza e la funzionalità ecosistemica. Per quanto riguarda l’area pan-alpina, per Legambiente per accelerare l’attuazione della Convenzione delle Alpi e della Strategia europea per la regione alpina (EUSALP) serve 1) incentivare la connettività ecologica a livello di ecosistema alpino, 2) Implementare il percorso di definizione di Liste Rosse IUCN delle Alpi. 3) Porre particolare attenzione ai rischi antropici. 4) Evitare forme di overturism nelle aree dove la biodiversità e la geodiversità è già messa a rischio dai cambiamenti climatici e al contempo educare i turisti a una fruizione più attenta e consapevole; 5) Raggiungere l’obiettivo di tutelare almeno il 30% del territorio entro il 2030, attraverso strumenti giuridicamente vincolanti, con una particolare attenzione ai ghiacciai e alle nuove aree proglaciali 6) istituire contesti di confronto che coinvolgano amministratori regionali e locali, gruppi di ricerca, associazioni e imprese, per lavorare insieme con l’obiettivo di migliorare la capacità di governance dei ghiacciai alpini, della biodiversità e della geodiversità ad essi connessa.