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Piantedosi: non sono emerse criticità negli appalti dei Centri in Albania

Piantedosi: non sono emerse criticità negli appalti dei Centri in AlbaniaRoma, 16 ott. (askanews) – “Vi è stato un unico operatore economico selezionato a cui sono stati affidati lavori relativi alle opere edili ed agli impianti ordinari, che risulta avere la propria sede in Albania. Tale impresa è stata sottoposta alle verifiche e ai controlli tramite la banca dati nazionale Antimafia e l’Ambasciata di Italia in Albania ha, altresì, interessato la Polizia albanese e la struttura speciale contro la corruzione e la criminalità organizzata, le quali hanno riferito che, nell’ambito delle attività da loro condotte, non sono emerse criticità, nei confronti dei soci ed amministratori dell’impresa”. Lo ha detto il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, rispondendo al question time a una interrogazione sulle iniziative volte a prevenire e contrastare il rischio di infiltrazioni criminali in relazione alla costruzione dei centri per i migranti in Albania (Bonelli – AVS).


“Tutti i contratti stipulati con gli operatori economici prevedono il divieto di sub-appalto e che, nella fase esecutiva dei lavori, non risultano essere state segnalate violazioni del divieto all’accesso in cantiere di personale diverso da quello delle imprese esecutrici autorizzate”, ha aggiounto il titolare del Viminale.

Laurea in Medicina, via libera alla riforma: stop al numero chiuso

Laurea in Medicina, via libera alla riforma: stop al numero chiusoRoma, 16 ott. (askanews) – Via libera dalla settima Commissione del Senato al disegno di legge delega che rivede le modalità di accesso ai corsi di laurea in medicina e chirurgia, odontoiatria e protesi dentaria e medicina veterinaria. La riforma prevede l’abolizione del numero chiuso al primo semestre, consentendo l’iscrizione aperta per tutti gli aspiranti medici senza sostenere i test d’ingresso. L’obiettivo è la riorganizzazione del sistema delle professioni medico-sanitarie in un’ottica di sostenibilità sia per gli Atenei che per l’SSN.


Il disegno di legge di delega al Governo mira a garantire una selezione più equa, basata sulle competenze acquisite degli studenti. L’accesso sarà infatti regolato attraverso i crediti formativi e la posizione in una graduatoria nazionale raggiunta. Il proseguimento degli studi al secondo semestre sarà condizionato dal conseguimento di tutti gli esami previsti per il primo semestre e dalla posizione nella graduatoria nazionale. Per il ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini “questa giornata rappresenta un passo storico per garantire a tutti i ragazzi l’opportunità di diventare professionisti in ambito medico. Il fabbisogno di futuri nuovi medici è di 30mila professionisti i più nei prossimi sette anni. Per soddisfarlo abbiamo già aumentato i posti disponibili per i corsi di laurea in Medicina e Chirurgia e veterinaria. Ma con oggi rivediamo completamente i criteri di selezione. Per il primo anno aboliamo il numero chiuso e i test d’ingresso, ma prevediamo un semestre-filtro con esami caratterizzanti, i cui risultati saranno comunque riconosciuti per percorsi formativi alternativi. In questo modo non solo investiamo nelle giuste aspirazioni dei nostri ragazzi, ma garantiamo anche una preparazione di qualità attraverso un’offerta formativa d’eccellenza”, conclude Bernini.


La riforma include, inoltre, iniziative di orientamento già durante gli ultimi anni di scuola secondaria, con percorsi specifici per favorire l’ingresso nei corsi di laurea. Gli studenti potranno beneficiare di una formazione mirata e, in caso di mancata ammissione al secondo semestre, del riconoscimento dei crediti acquisiti per proseguire in altri percorsi di studio. Questa strategia mira a ottimizzare le risorse disponibili e garantire una preparazione di qualità in un settore cruciale per il Paese.

Corruzione, arrestati dirigente Sogei e imprenditore. Fra gli indagati referente di Musk in Italia

Corruzione, arrestati dirigente Sogei e imprenditore. Fra gli indagati referente di Musk in ItaliaRoma, 15 ott. (askanews) – Un dirigente della Sogei, e un imprenditore sono stati arrestati ieri sera a Roma per l’accusa di corruzione. Il provvedimento restrittivo è arrivato in relazione allo scambio di una somma di denaro, 15 mila euro. Gli accertamenti sono stati eseguiti dal nucleo Pef della Guardia di Finanza, nell’ambito di un’inchiesta più ampia coordinata dalla procura di Roma.


Nell’inchiesta risultano complessivamente indagate 18 persone e 14 società e in cui si ipotizzano i reati di corruzione e turbativa d’asta. L’attuale direttore generale business della Sogei, Paolino Iorio, manager dell’azienda pubblica, è stato sottoposto agli arresti domiciliari, in quanto accusato dalla Guardia di finanza di aver preso tangenti. A Iorio, che si trova agli arresti domiciliari, viene contestato il reato di corruzione perché con “più azioni del medesimo disegno criminoso – si spiega nel capo d’accusa – in qualità prima di direttore ingegneria infrastrutture e data center e successivamente direttore generale della società a partecipazione pubblica indebitamente riceveva in più occasioni, per l’esercizio delle sue funzioni, somme di denaro”, da un imprenditore privato.


Inoltre “a fronte di una serie di contratti stipulati con Sogei” per un valore complessivo di oltre 100 milioni di euro, il manager “riceveva somme di denaro non quantificate, ma da intendersi nell’ordine di decine di migliaia di euro – si aggiunge – con frequenza di circa due volte al mese dal novembre del 2023”. Si tratta di “un articolato sistema corruttivo con diversi protagonisti e con ramificazioni sia all’interno del Ministero della Difesa, sia in Sogei e sia infine al Ministero dell’Interno”. Così scrive la Guardia di finanza in una informativa presente negli atti dell’indagine in cui si ipotizzano i reati di corruzione e turbativa d’asta.


Dalle intercettazioni delle utenze in uso all’imprenditore arrestato ieri mentre era in compagnia del direttore generale di Sogei, Paolino Iorio sono “emersi i contatti e gli incontri avuti con tale ‘Antonio della Difesa’ successivamente identificato come un capitano di fregata della Marina Militare”. Già “dai primi incontri emergeva che il militare, al fine di svolgere il proprio ruolo nell’ambito di una fornitura, ha avanzato richieste di compensi nonché – è riportato nell’informativa alla base dell’indagine – l’assunzione di una persona da parte di una delle imprese gestite dall’imprenditore”.


Fra gli indagati nell’inchiesta per corruzione della procura di Roma c’è anche Andrea Stroppa, 30 anni, ritenuto punto di riferimento di Elon Musk in Italia. Il riferimento al giovane manager – negli atti – viene fatto da un militare della Marina che “nell’apprendere del progetto volto all’acquisizione da parte del governo italiano del sistema satellitare realizzato e fornito da un noto gruppo statunitense, approfitta dello svolgimento presso il VI reparto di cui fa parte, di una riunione sul tema per agganciare e contattare successivamente il referente italiano del gruppo, Andrea Stroppa”. “Nel corso delle conversazioni – si spiega nel documento d’inchiesta – emerge che, da un lato l’ufficiale di Marina programma con un altro indagato “l’inserimento di Olidata Spa nell’affare e, dall’altro, lo svolgimento di una certamente illecita propalazione a beneficio dello Stroppa (e, suo tramite, dei suoi referenti) di notizie riservate in ordine a decisioni assunte nel corso di riunioni ministeriali. Vicenda sintomatica di un accordo concluso, o in corso di conclusione, al fine di far beneficiare Olidata Spa e attraverso lo stesso ufficiale di Marina e di un altro indagato, degli affari che il gruppo statunitense potrà concludere con l’amministrazione italiana, grazie all’intervento illecito del pubblico ufficiale”. “Sogei esprime piena fiducia nella magistratura, a cui sta prestando totale supporto, e si dichiara indiscutibilmente estranea ai fatti. Ove i fatti contestati fossero acclarati in maniera definitiva l’azienda si dichiarerà parte lesa e si tutelerà nelle sedi competenti”. Così si afferma in una nota dell’azienda in relazione all’inchiesta della Procura di Roma per cui è finito agli arresti domiciliari il dg Paolino Iorio.

Condannato a 4 anni il camionista che uccise il ciclista Davide Rebellin

Condannato a 4 anni il camionista che uccise il ciclista Davide RebellinMilano, 14 ott. (askanews) – Il camionista 64enne tedesco Wolfgang Rieke, accusato di aver investito e ucciso con il suo mezzo pesante l’ex campione di ciclismo Davide Rebellin il 30 novembre 2022 a Montebello Vicentino prima di darsi alla fuga, è stato condannato a quattro anni di reclusione, più la revoca della patente di guida e il pagamento di tutte le spese processuali. Questo in sintesi il dispositivo letto, dopo una breve camera di consiglio, dal giudice, Filippo Lagrasta, che presiedeva il collegio giudicante a Vicenza.


Siamo “moderatamente soddisfatti, ma Davide non tornerà” hanno commentato, attraverso un consulente, la madre di Rebellin, Brigida Gattere, e il fratello Carlo Rebellin, presenti in Tribunale a Vicenza all’ultima udienza del processo per omicidio stradale aggravato. Il giorno dell’investimento l’ex campione aveva 51 anni e si stava allenando in bicicletta. Presenti anche la nipote della vittima, Andrea Stella, figlia di un altro dei tre fratelli, Simone (il terzo è Stefano), accompagnati in aula dal loro legale, l’avvocato Davide Picco del foro di Vicenza, e da Alessio Rossato, consulente dello Studio3A-Valore che ha assistito la famiglia, nell’iter risarcitorio, chiuso da tempo. “Siamo moderatamente soddisfatti per l’entità della pena inflitta, considerate le leggi sull’omicidio stradale” ha spiegato Carlo Rebellin attraverso il consulente. La Procura di Vicenza, in aula c’era anche il Pubblico Ministero titolare del procedimento penale, Roderich Blattner, “ha svolto un importante lavoro, e l’imputato ha fatto anche otto mesi di carcere, evento molto raro in queste circostanze” ha aggiunto. Rieke attualmente si trova in Germania e dopo essere stato colpito da un ictus gli è stato consentito di tornare a casa in ragione delle gravi condizioni di salute.


“D’altra parte – ha concluso il fratello -, anche se lo avessero condannato a dieci anni il dato di fatto è che Davide non ce l’avrebbe comunque restituito nessuno, non sarebbe tornato indietro”. Ed è proprio questa l’unica, amara considerazione della mamma Brigida, che non è voluta entrare nel merito della sentenza, limitandosi a prendere dolorosamente atto che “mio figlio purtroppo l’ho perso per sempre, non c’è più”.

Davide Rebellin, condannato a 4 anni camionista che lo uccise

Davide Rebellin, condannato a 4 anni camionista che lo ucciseMilano, 14 ott. (askanews) – Il camionista 64enne tedesco Wolfgang Rieke, accusato di aver investito e ucciso con il suo mezzo pesante l’ex campione di ciclismo Davide Rebellin il 30 novembre 2022 a Montebello Vicentino prima di darsi alla fuga, è stato condannato a quattro anni di reclusione, più la revoca della patente di guida e il pagamento di tutte le spese processuali. Questo in sintesi il dispositivo letto, dopo una breve camera di consiglio, dal giudice, Filippo Lagrasta, che presiedeva il collegio giudicante a Vicenza.


Siamo “moderatamente soddisfatti, ma Davide non tornerà” hanno commentato, attraverso un consulente, la madre di Rebellin, Brigida Gattere, e il fratello Carlo Rebellin, presenti in Tribunale a Vicenza all’ultima udienza del processo per omicidio stradale aggravato. Il giorno dell’investimento l’ex campione aveva 51 anni e si stava allenando in bicicletta. Presenti anche la nipote della vittima, Andrea Stella, figlia di un altro dei tre fratelli, Simone (il terzo è Stefano), accompagnati in aula dal loro legale, l’avvocato Davide Picco del foro di Vicenza, e da Alessio Rossato, consulente dello Studio3A-Valore che ha assistito la famiglia, nell’iter risarcitorio, chiuso da tempo. “Siamo moderatamente soddisfatti per l’entità della pena inflitta, considerate le leggi sull’omicidio stradale” ha spiegato Carlo Rebellin attraverso il consulente. La Procura di Vicenza, in aula c’era anche il Pubblico Ministero titolare del procedimento penale, Roderich Blattner, “ha svolto un importante lavoro, e l’imputato ha fatto anche otto mesi di carcere, evento molto raro in queste circostanze” ha aggiunto. Rieke attualmente si trova in Germania e dopo essere stato colpito da un ictus gli è stato consentito di tornare a casa in ragione delle gravi condizioni di salute.


“D’altra parte – ha concluso il fratello -, anche se lo avessero condannato a dieci anni il dato di fatto è che Davide non ce l’avrebbe comunque restituito nessuno, non sarebbe tornato indietro”. Ed è proprio questa l’unica, amara considerazione della mamma Brigida, che non è voluta entrare nel merito della sentenza, limitandosi a prendere dolorosamente atto che “mio figlio purtroppo l’ho perso per sempre, non c’è più”.

Il Papa: rispettare le forze di pace dell’Onu in Libano. La guerra sconfitta per tutti, fermatevi

Il Papa: rispettare le forze di pace dell’Onu in Libano. La guerra sconfitta per tutti, fermateviMilano, 13 ott. (askanews) – “Continuo a seguire con preoccupazione quanto sta avvenendo in Medio Oriente. Chiedo ancora un volta immediato cessate il fuoco su tutti i fronti. Si percoraano vie della democrazia e del dialogo per ottenere la pace. Sono vicino a tutte le popolazioni coinvolte, Palestina, Israele e Libano, dove chiedo che siano rispettate le forze di pace delle Nazioni Unite”. Lo ha detto Papa Francesco rivolgendosi dalla finestra dello studio nel Palazzo Apostolico Vaticano ai fedeli e ai pellegrini riuniti in Piazza San Pietro subito dopo la recita dell’Angelus.


“Prego – ha continuato il Papa – per tutte le vittime, per gli sfollati, per gli ostaggi che auspico siano subito rilasciati. Spero che questa grande e inutile sofferenza generata dall’odio e dalla vendetta finisca presto. La guerra è un’illusione, è una sconfitta: non porterà mai pace, non porterà mai la sicurezza. E’ una sconfitta per tutti, soprattutto per chi si crede invincibile. Fermatevi per favore”.

Centri per i migranti in Albania, Piantedosi: pronti a partire in settimana

Centri per i migranti in Albania, Piantedosi: pronti a partire in settimanaMilano, 12 ott. (askanews) – Sui Centri per i migranti in Albania “contiamo di partire già dalla prossima settimana”. Lo ha detto il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, intervenendo dal palco della Festa del Foglio a Firenze.


“Siamo pronti dalla prossima settimana, è abbastanza probabile che le prime persone verranno accompagnate in questo centro già la prossima settimana”, ha assicurato il ministro che ha aggiunto: “Nessuna cerimonia, nè tagli di nastro”. Infine un’ultima precisazione: “Non sono Cpr, sono centri di contenimento leggero. Non ci sarà nessun filo spinato”.

7 ottobre, Piantedosi: violenze da ‘professionisti disordine’

7 ottobre, Piantedosi: violenze da ‘professionisti disordine’Roma, 9 ott. (askanews) – “Quello a cui abbiamo assistito è uno schema già visto, che vede frange estremiste, composte da veri e propri professionisti del disordine, mimetizzarsi tra i manifestanti pacifici, per poi dar luogo ad intollerabili forme di violenza”. Lo ha detto il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, rispondendo al question time alla Camera sui disordini che si sono vericati in alcune manifestazioni non autorizzate che si sono svolte sabato scorso.


“I fatti di Roma e di Torino – ha aggiunto il titolare del Viminale – segnalano anche una crescente radicalizzazione di alcune posizioni e l’evidente suggestione di alcuni, in particolare appartenenti all’area dell’antagonismo, di cavalcare i temi della crisi insorta con gli attacchi del 7 ottobre allo scopo di rinnovare comportamenti e azioni mirate a creare un clima di tensione”.

Italian Carrier Strike Group si addestra con la Marina Indiana

Italian Carrier Strike Group si addestra con la Marina IndianaMilano, 9 ott. (askanews) – Il Carrier Strike Group italiano, impegnato nella prima Campagna operativa in Indo-Pacifico, ha svolto due giorni di addestramento nelle acque dell’Oceano Indiano con una delle due portaerei della Marina indiana, la Vikramaditya e i suoi aerei imbarcati MIG-29K, Rafale e AWACS appartenenti allo Squadrone “Black Panther”, e con il cacciatorpediniere Visakhapatnam e gli aerei Su-30MKI dell’Indian Air Force.


L’attività, pianificata nel dettaglio nei giorni precedenti l’uscita dal porto di Mormugao, nello stato indiano di Goa, e ritmata dalle attività di scambio equipaggio e di key leader engagement (KLE), si è svolta tra esercitazioni di difesa aerea (ADEX), di tiro a fuoco con i calibri maggiori (GUNEX), di cross-deck, oltreché manovre cinematiche ravvicinate e attività di centrale operativa di combattimento (COC) e plancia. Esperianza molto proficua per i piloti del Carrier Air Wing della Marina imbarcato sulla portaerei Cavour, del quale fanno parte anche i piloti del 32° Stormo dell’Aeronautica Militare presenti a bordo con 2 velivoli F-35B.


L’attività in volo ha visto confrontarsi velivoli di caratteristiche molto differenti. Attività come queste consentono un confronto sul campo tra mezzi e tattiche diverse, anche distanti dagli standard NATO, e sono quindi foriere di sviluppi e miglioramenti oltre che fondamentale occasione per testare le procedure in vigore. Questa opportunità addestrativa, che si inserisce a pieno titolo nella partnership tra Italia e India, ha dimostrato ancora una volta le spiccate caratteristiche di interoperabilità del Carrier Strike Group italiano.


Attività così spiccatamente multinazionali e interforze rappresentano una eccellente opportunità addestrativa per gli equipaggi della Squadra Navale della Marina che è presente, con le sue navi, contemporaneamente e quotidianamente negli oceani del mondo. “È stato un privilegio addestrarsi e collaborare con la Marina Indiana – ha detto da bordo di Nave Cavour il contrammiraglio Giancarlo Ciappina, comandante dell’Italian Carrier Strike Group -. Un’occasione preziosa che ha avuto come obiettivo sviluppare la nostra interoperabilità con partner importanti, come già fatto anche nelle altre interazioni effettuate in questi mesi. Abbiamo rafforzato la cooperazione per garantire la sicurezza degli spazi internazionali e la libertà di navigazione e consolidato la capacità joint and multi-national expeditionary sea based, con particolare riferimento alle capacità di supporto logistico a favore di dispositivi aeronavali complessi in aree di non consueta orbitazione “.

Gimbe: grave crisi del Servizio sanitario nazionale. L’autonomia differenziata innescherà il disastro

Gimbe: grave crisi del Servizio sanitario nazionale. L’autonomia differenziata innescherà il disastroRoma, 8 ott. (askanews) – ‘La grave crisi di sostenibilità del SSN è frutto anzitutto del definanziamento attuato negli ultimi 15 anni da tutti i Governi, che hanno sempre visto nella spesa sanitaria un costo da tagliare ripetutamente e non una priorità su cui investire in maniera costante: hanno scelto di ridurre il perimetro della tutela pubblica per aumentare i sussidi individuali, con l’obiettivo di mantenere il consenso elettorale, ignorando deliberatamente che qualche decina di euro in più in busta paga non compensano certo le centinaia di euro da sborsare per un accertamento diagnostico o una visita specialistica’. Ad affermarlo è Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione GIMBE presentando il 7° Rapporto Gimbe sul Ssn.


Il Fabbisogno Sanitario Nazionale (FSN) dal 2010 al 2024 – si rileva dal Rapporto – è aumentato complessivamente di 28,4 miliardi di euro, in media 2 miliardi per anno, ma con trend molto diversi. Nel periodo pre-pandemico (2010-2019) alla sanità pubblica sono stati sottratti oltre 37 miliardi tra ‘tagli’ per il risanamento della finanza pubblica e minori risorse assegnate rispetto ai livelli programmati. Negli anni 2020-2022 il FSN è aumentato di ben 11,6 miliardi, una cifra tuttavia interamente assorbita dai costi della pandemia Covid-19, – rileva Gimbe – che non ha permesso un rafforzamento strutturale del SSN né consentito alle Regioni di mantenere in ordine i bilanci. Per gli anni 2023-2024 il FSN è aumentato di 8.653 milioni: tuttavia, nel 2023 1.400 milioni sono stati assorbiti dalla copertura dei maggiori costi energetici e dal 2024 oltre 2.400 milioni sono destinati ai doverosi rinnovi contrattuali del personale. Le previsioni per il prossimo futuro – rileva la Fondazione – non lasciano intravedere alcun rilancio del finanziamento pubblico per la sanità: infatti, secondo il Piano Strutturale di Bilancio deliberato lo scorso 27 settembre in Consiglio dei Ministri, il rapporto spesa sanitaria/PIL si riduce dal 6,3% nel 2024-2025 al 6,2% nel 2026-2027. A fronte di una crescita media annua del PIL nominale del 2,8%, nel triennio 2025-2027 il Piano Strutturale di Bilancio stima una crescita media della spesa sanitaria del 2,3% annuo. ‘Questi dati – spiega Cartabellotta – confermano il continuo e progressivo definanziamento del SSN che non tiene conto dell’emergenza sanità e prosegue ostinatamente nella stessa direzione dei Governi precedenti’.


E l’autonomia differenziata secondo Cartabellotta ‘innescherà un disastro sanitario, economico, sociale senza precedenti’. Rispetto ai Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) – le prestazioni e i servizi che il SSN è tenuto a fornire a tutti i cittadini gratuitamente o dietro il pagamento di un ticket – nel 2022 solo 13 Regioni rispettano gli standard essenziali di cura, con un ulteriore aumento del divario Nord-Sud: Puglia e Basilicata sono le uniche Regioni promosse al Sud, ma comunque in posizioni di coda, evidenziano i dati del 7° Rapporto Gime sul Servizio sanitario nazionale. ‘Siamo di fronte – commenta il presidente della Fondazione Gimbe Nino Cartabellotta – ad una vera e propria frattura strutturale Nord-Sud nell’esigibilità del diritto alla tutela della salute. A questo quadro si aggiunge la legge sull’autonomia differenziata, che affonderà definitivamente la sanità del Mezzogiorno, assestando il colpo di grazia al SSN e innescando un disastro sanitario, economico e sociale senza precedenti che avrà conseguenze devastanti per milioni di persone’.


Anche la mobilità sanitaria evidenzia la forte capacità attrattiva delle Regioni del Nord, con i residenti delle Regioni del Centro-Sud spesso costretti a spostarsi in cerca di cure migliori. In particolare nel decennio 2012-2021 le Regioni del Mezzogiorno hanno accumulato un saldo negativo pari a 10,96 miliardi . ‘L’aumento della migrazione sanitaria ha effetti economici devastanti non solo sulle famiglie – aggiunge Cartabellotta – ma anche sui bilanci delle Regioni del Mezzogiorno, che risultano ulteriormente impoverite’. In particolare, rispetto al 2022, nel 2023 i dati ISTAT documentano che l’aumento della spesa sanitaria totale (+4.286 milioni) è stato sostenuto esclusivamente dalle famiglie come spesa diretta (+ 3.806 milioni) o tramite fondi sanitari e assicurazioni (+ 553 milioni), vista la sostanziale stabilità della spesa pubblica (- 73 milioni). ‘Le persone – spiega il presidente della Fondazione Gimbe Nino Cartabellotta presentando i dati del 7° Rapporto sul Ssn – sono costrette a pagare di tasca propria un numero crescente di prestazioni sanitarie, con pesanti ripercussioni sui bilanci familiari. Una situazione in continuo peggioramento, che rischia di lasciare l’universalismo del SSN solo sulla carta, visto che l’accesso alle prestazioni è sempre più legato alla possibilità di sostenere personalmente le spese o di disporre di un fondo sanitario o una polizza assicurativa. Che, in ogni caso, non potranno mai garantire nemmeno ai più abbienti una copertura totale come quella offerta dal SSN’.


La spesa out-of-pocket – ovvero quella pagata direttamente dai cittadini – che nel periodo 2021-2022 ha registrato un incremento medio annuo dell’1,6% (+ 5.326 milioni in 10 anni), nel 2023 si è impennata aumentando del 10,3% (+ 3.806 milioni) in un solo anno. ‘Una cifra enorme – commenta il Presidente – e largamente sottostimata, in quanto arginata da vari fenomeni: la limitazione delle spese per la salute, l’indisponibilità economica temporanea e, soprattutto, la rinuncia alle cure’. Infatti, secondo l’ISTAT nel 2023 4,48 milioni di persone hanno rinunciato a visite specialistiche o esami diagnostici pur avendone bisogno, per uno o più motivi: lunghi tempi di attesa, difficoltà di accesso (struttura lontana, mancanza di trasporti, orari scomodi), problemi economici (impossibilità di pagare, costo eccessivo). E per motivi economici nel 2023 hanno rinunciato alle cure quasi 2,5 milioni di persone (4,2% della popolazione), quasi 600.000 in più dell’anno precedente. Inoltre, ‘la sanità pubblica sta sperimentando una crisi del personale sanitario senza precedenti: inizialmente dovuta al definanziamento del SSN e ad errori di programmazione, oggi, dopo la pandemia, è aggravata da una crescente frustrazione e disaffezione per il SSN. Turni massacranti, burnout, basse retribuzioni, prospettive di carriera limitate ed escalation dei casi di violenza stanno demolendo la motivazione e la passione dei professionisti, portando la situazione verso il punto del non ritorno’, sottolinea Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe illustrando i dati del 7° Rapporto Gimbe sul Servizio sanitario nazionale. I dati raccolti da organizzazioni sindacali e di categoria documentano infatti il progressivo abbandono del SSN: secondo la Fondazione ONAOSI, tra il 2019 e il 2022 il SSN ha perso oltre 11.000 medici per licenziamenti o conclusione di contratti a tempo determinato e ANAAO-Assomed stima ulteriori 2.564 abbandoni nel primo semestre 2023. L’Italia – segnala il Rapporto – dispone complessivamente di 4,2 medici ogni 1.000 abitanti, un dato superiore alla media OCSE (3,7), ma sta sperimentando il progressivo abbandono del SSN e carenze selettive: oltre ai medici di famiglia, alcune specialità mediche fondamentali non sono più attrattive per i giovani medici, che disertano le specializzazioni in medicina d’emergenza-urgenza, medicina nucleare, medicina e cure palliative, patologia clinica e biochimica clinica, microbiologia, e radioterapia. ‘Ma la vera crisi – continua il Presidente – riguarda il personale infermieristico: nonostante i crescenti bisogni, anche per la riforma dell’assistenza territoriale, il numero di infermieri è largamente insufficiente e, soprattutto, le iscrizioni al Corso di Laurea sono in continuo calo, con sempre meno laureati’. Con 6,5 infermieri ogni 1.000 abitanti, l’Italia è ben al di sotto della media OCSE (9,8), collocandosi tra i paesi europei con il più basso rapporto infermieri/medici (1,5 a fronte di una media europea di 2,4). Inoltre, nel 2022 i laureati in Scienze Infermieristiche sono stati appena 16,4 per 100.000 abitanti, rispetto ad una media OCSE di 44,9, lasciando l’Italia in coda alla classifica prima solo del Lussemburgo e della Colombia. Per l’Anno Accademico 2024-2025 sono state presentate 21.250 domande per il Corso di Laurea in Scienze Infermieristiche a fronte di 20.435 posti, un dato che dimostra la mancata attrattività di questa professione.