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Museo Picasso a Malaga esporrà opera di William Kentridge

Museo Picasso a Malaga esporrà opera di William KentridgeRoma, 13 ago. (askanews) – Il Museo Picasso Málaga ospiterà un’installazione monumentale dell’artista sudafricano William Kentridge, More Sweetly Play the Dance, dal 21 novembre 2024 al 20 aprile 2025.


Inoltre, in concomitanza con la riorganizzazione della programmazione del museo, è posticipata al 31 gennaio l’inaugurazione della mostra Picasso: i taccuini di schizzi di Royan, cui è affidata l’apertura del programma espositivo 2025. More Sweetly Play the Dance (“Suonate la danza più dolcemente”) dell’artista sudafricano William Kentridge (Johannesburg, 1955) è una grandiosa videoinstallazione di quasi quaranta metri di lunghezza in cui sfila una processione infinita di persone in movimento. Kentridge usa regolarmente questa risorsa nelle sue creazioni per rivendicare l’individualità dell’essere umano, l’importanza del corpo e il potere che ha la danza di tenere lontana la morte.


La sfilata di figure umane che trasportano i propri effetti personali o oggetti di vario tipo evoca i movimenti migratori determinati da guerre, dalla ricerca di utopie o da minacce climatiche, sulla base della convinzione dello stesso Kentridge che “nel XXI secolo, la forza motrice del piede è il principale mezzo di locomozione”. More Sweetly Play the Dance unisce due aspetti molto importanti del lavoro dell’artista: l’immagine in movimento e i gruppi di persone. L’opera, appartenente alla collezione della Fundació Sorigué, sarà esposta al Museo Picasso Málaga come opera ospite da novembre 2024 ad aprile 2025. William Kentridge è celebre a livello internazionale per i suoi disegni, film e produzioni teatrali e liriche. Il suo metodo combina disegno, scrittura, film, performance, musica e teatro per creare opere d’arte che traggono linfa dalla politica, la scienza, la letteratura e la storia, pur mantenendo uno spazio per la contraddizione e l’incertezza. I lavori di Kentridge sono stati oggetto di mostra in musei e gallerie di tutto il mondo, tra cui il Museum of Modern Art di New York, il Musée du Louvre di Parigi e il Museo Reina Sofía di Madrid. Ha partecipato più volte a Documenta a Kassel (1997, 2002, 2012) e alla Biennale di Venezia (1993, 1999, 2005, 2013, 2015). Le sue opere sono esposte in musei e in collezioni private di tutto il mondo.


La Fundació Sorigué, legata al gruppo imprenditoriale Sorigué, possiede una delle collezioni d’arte contemporanea più pregevoli di Spagna e la più importante collezione di opere di William Kentridge in Europa.

”Italianità”, a Roma una nuova opera di Laika dedicata a Paola Egonu

”Italianità”, a Roma una nuova opera di Laika dedicata a Paola EgonuRoma, 12 ago. (askanews) – La notte del 12 agosto, davanti alla sede del CONI di viale Tiziano 70, a Roma, è apparsa una nuova opera della street artist Laika, dal titolo “Italianità”.


Il poster raffigura Paola Egonu, pallavolista della nazionale italiana neo campione olimpica che schiaccia un pallone su cui appare la scritta: “Stop razzismo, odio, xenofobia, ignoranza”.“Questa vittoria è uno schiaffo a tutti i cosiddetti ‘patrioti’ che non accettano un’Italia multietnica, fatta di seconde generazioni, che non vuole lo ius soli. Una pallonata in faccia a chi parla di ‘italianità’ riferendosi ai tratti somatici”, ha dichiarato l’artista, riferendosi alle posizioni di Vannacci.


“Nel nostro paese non c’è più spazio per xenofobia, razzismo, odio ed intolleranza. Il razzismo è una piaga sociale che va sconfitta. Farlo anche attraverso lo sport è importantissimo. Credo in un futuro di inclusività, di accoglienza e di rispetto dei diritti umani. Essere rappresentata da atlete come Paola Egonu, Myriam Sylla, Ekaterina Antropova è un onore. Vederle con la medaglia più preziosa dei giochi olimpici al collo, mentre cantano commosse l’inno italiano è una gioia immensa. Dedico questo poster a tutti gli Italiani non riconosciuti come tali dal nostro stato”, ha concluso Laika 

Le costellazioni di Kimsooja a Parigi nella Bourse di Pinault

Le costellazioni di Kimsooja a Parigi nella Bourse di PinaultParigi, 7 ago. (askanews) – Le costellazioni illuminano le nostre vite da lontano, ma sono anche tutte intorno a noi, anzi sono dentro di noi, noi ne siamo parte attiva. E lo si capisce vivendo l’esposizione dell’artista coreana Kimsooja, che alla Bourse de Commerce della Collezione Pinault ha dato una nuova dimensione allo spazio di Tadao Ando, mostrando in maniera clamorosa come si possa fare grande arte “senza opere”, ma costruendo qualcosa che è non solo un mondo, ma molti universi insieme. Nella rotonda del museo parigino Kimsooja ha trasformato il pavimento in un grande specchio, e così facendo ha spalancato un’altra dimensione, che è certamente poetica, ma è anche visionaria, nella quale le cose che conosciamo cambiano prospettiva.


E così la grande cupola diventa un abisso, e così il nostro rispecchiarci diventa una sorta di viaggio nello spazio lontano, lontanissimo e bellissimo. La Fondazione Pinault ha inviato l’artista offrendole “carte blanche” – carta bianca – e il risultato è questo progetto invisibile, invendibile, semplicemente meraviglioso: “To Breathe – Constellation”. Che offre a tutti un’esperienza vera di cosa significa fare e vivere l’arte oggi, in un contesto che non deve per forza essere esperienzale. Nei piani superiori del museo sono esposte una sere di opere che fanno parte della collezione Pinault e che, anche qui, ci offrono la cifra di uno sguardo che sa cogliere le inquietudini del presente. Sotto il cappello del progetto “Le monde comme il va”, si possono incontrare una delle celebri farmacie di Damien Hirst così come un grande Ballon Dog di Jeff Koons, ma anche una serie importante di Christopher Wool e le meravigliose foto di Wolfgang Tillmans dedicate al Concorde. Ma forse l’emozione più forte, e più difficile, la proviamo quando, nella sala dedicata ai Fantasmi del passato, ci imbattiamo nell’opera Him di Maurizio Cattelan, il suo famosissimo piccolo Hitler inginocchiato che ogni volta ci costringe a fare i conti con noi stessi, prima che con chiunque altro. (Leonardo Merlini)

Parigi 2024, tra bagnanti, bracieri volanti e baci per Baudelaire

Parigi 2024, tra bagnanti, bracieri volanti e baci per BaudelaireParigi, 6 ago. (askanews) – Parigi nei giorni delle Olimpiadi ha mille facce diverse, offre infinite possibilità e tanti itinerari per vivere sia i Giochi sia la città. Proviamo a raccontarli attraverso dei simboli, partendo dal braciere olimpico a Le Tuileries, che di giorno fa pensare alla fantascienza e la notte decolla, come un sogno simbolista infuocato. Dall’alto questo grande occhio vede il Museo del Louvre, dove, in fuga dalla folla, ci si può fermare nelle sala di Ingres e ammirare le sue bagnanti, così sensuali e indimenticabili, esplicite e tenere.


Dal centro si può poi prendere la RER e andare verso lo Stade de France, per vedere l’effetto che fa essere nel cuore più cuore delle Olimpiadi, lo stadio dell’atletica. Ci sono le gare ovviamente, ma potrebbe anche bastare guardare il cielo sopra Parigi e sopra i sogni di medaglia. Se poi si vuole girare nei dintorni, ecco che a Saint-Denis capita di imbattersi in un festival culturale con spettacoli di danza contemporanea del CollettivO CineticO, tra hula hop e performance tra corpo e scrittura. Seguendo le suggestioni culturali, e magari anche il silenzio, ecco che arriviamo al cimitero di Montparnasse: qui ci si può fermare sulla tomba di Serge Gainsbourg, o, poco oltre, da Samuel Beckett e sentire tutta l’eredità del più grande scrittore del secondo Novecento, oppure ancora camminare fino alla lapide di Baudelaire, sorprendentemente coperta di baci colorati, come per una rockstar che ha saputo rappresentare un’intera epoca parigina, quella che viene raccontata al Musée d’Orsay, dove ci si può fare un selfie con Van Gogh, ma soprattutto farsi largo tra la folla per arrivare alla Déjeuner sur l’herbe di Manet, capolavoro segreto della modernità.


Parigi è anche tutto questo, ma forse la sua vera poesia la si coglie per intero dai finestrini della metropolitana, una città che scorre, che non si può afferrare e, per questo, si fa amare anche di più.

Parigi 2024, il Louvre e i Giochi: storie “olimpiche” dal museo

Parigi 2024, il Louvre e i Giochi: storie “olimpiche” dal museoParigi, 4 ago. (askanews) – Il Louvre e la vita di un museo durate le Olimpiadi. La mattina presto intorno alla famosa Piramide ci sono già turisti e visitatori, ma la sensazione è di relativa tranquillità; il clamore dei Giochi è vicino, ma nella grande corte del palazzo reale l’eco arriva abbastanza flebile. Il museo continua la sua vita, costellata di incredibili capolavori, ma in questi giorni di sport è possibile guardare alle collezioni di uno dei templi della cultura mondiale con occhi diversi, magari seguendo anche qualche suggestione olimpica.


Del resto tante delle statue antiche conservate qui rappresentano momenti di azione, di combattimento, comunque dinamiche che possono fare pensare a delle forme si competizione sportiva, ma pure la meravigliosa Nike di Samotracia sembra un manifesto alla velocità, al fronteggiare ogni sfida senza timore di essere fermati. Poi, quando si arriva nel grande corridoio italiano, uno dei luoghi con una concentrazione del genio del nostro Paese da far paura, la sfida di resistenza è quella del visitatore chiamato a percorrerlo per intero, camminando dentro la meraviglia della Vergine delle rocce di Leonardo o della Morte della Vergine di Caravaggio, o ancora del San Francesco di Giotto, e poi le Nozze di Cana del Veronese. Una maratona estetica ed emotiva straordinaria, anche per giovani tifosi al museo con la maglia di Bellingham. Restando nel gioco dello sport ci sono i cavalieri di Paolo Uccello nella Battaglia di san Romano, così come gli Orazi di David che sembrano prepararsi a una sfida finale, e perfino un Virgilio pronto a lottare con Filippo Argenti, nell’inferno dantesco re immaginato da Delacroix. Ma poi Olimpia arriva davvero, con parti dei marmi del fregio del grande tempio di Zeus che nella città dei giochi dell’antichità era una delle meraviglie del mondo. E qui forse il cerchio si chiude. Anzi no, perché le folle assiepate davanti alla Gioconda ci ricordano quanto sano importanti, nei grandi eventi sportivi, anche gli spettatori, e Monna Lisa in questa gara per fare sold out è sempre in testa, anche nelle giornate meno sovraccariche di visitatori.


Giornate nelle quali l’intero Louvre sembra risplendere ancora di più, quasi come una medaglia d’oro nel sole.

Parigi 2024, l’architettura possibile di Tresoldi per Casa Italia

Parigi 2024, l’architettura possibile di Tresoldi per Casa ItaliaParigi, 2 ago. (askanews) – Ad accogliere i visitatori a Casa Italia a Parigi c’è un’opera d’arte: una struttura imponente ma anche impalpabile, un’architettura del possibile di Edoardo Tresoldi. “Sacral” ricorda un battistero rinascimentale, ma lo fa attraverso un intreccio di maglie metalliche, tipiche dello stile dell’artista, che sembrano creare una condizione di solida invisibilità.


La struttura gioca con la luce e l’ambiente, apre le porte al giardino all’italiana che caratterizza Casa Italia e in qualche modo diventa manifestazione tangibile di un’immagine mentale, che va oltre il tempo e, nei momenti migliori, ambisce a diventare spazio puro, luogo di nuovi codici della rappresentazione. Ma quello che si sente, attraversando l’opera, è anche il sentimento dell’accoglienza attraverso la possibilità dello stupore, emozione sottile per definizione. “Sacral” è parte della mostra d’arte contemporanea curata per Casa Italia da Beatrice Bertini e Benedetta Acciari, che presenta anche lavori di artisti come Claire Fontaine, Marinella Senatore o Fabio Viale.

Chiude domani la Biennale Danza: oltre 17.500 presenze

Chiude domani la Biennale Danza: oltre 17.500 presenzeVenezia, 2 ago. (askanews) – Sono state 17.659 le presenze del pubblico al 18esimo Festival Internazionale di Danza Contemporanea della Biennale di Venezia che si conclude domani, sabato 3 agosto, con la prima coreografia veneziana del direttore artistico Wayne McGregor, “We Humans are movement”. Lo spettacolo sarà in scena per la seconda replica nella Sala Grande del Palazzo del Cinema con i danzatori di Biennale College e della Company McGregor (ore 21.00). Nel pomeriggio replica anche per Tambourines di Trajal Harrell alle Tese dei Soppalchi (ore 18.00).


Con un incremento del 47 % rispetto allo scorso anno, le presenze sono state raggiunte nell’arco di due settimane di programmazione che hanno portato a Venezia e in terraferma oltre 160 artisti da tutto il mondo per 80 appuntamenti – tra spettacoli, performance, installazioni, workshop, incontri – con tutte novità nei titoli (7 mondiali, 2 europee, 12 italiane). Il Leone d’oro alla carriera è stato attribuito quest’anno a Cristina Caprioli, artista che con la sua ricerca teorico sperimentale sul movimento ha contribuito ad allargare gli orizzonti della coreografia, e il Leone d’argento a Trajall Harrell, formato ai più recenti studi su genere, femminismo, post colonialismo e autore di un linguaggio nuovo e originale.


Intitolato We Humans, Wayne McGregor, con questa sua quarta edizione del festival di danza, ha inteso “svelare la grande complessità, la contraddizione e il mistero della vita umana” in quanto “prerogativa dei creativi del movimento invitati alla Biennale Danza 2024. Tutti gli artisti e le compagnie di quest’anno adottano il mezzo della danza come atto filosofico di comunicazione, mettendo alla prova i fondamenti della nostra conoscenza, sfidando le nostre nozioni di realtà ed estendendo la comprensione della nostra esistenza. Attraverso il loro lavoro ci sollecitano a chiederci da dove noi veniamo e dove siamo diretti, sondando il fulcro dell’essenziale, il cosa e il perché della sensibilità”. Accanto ai Leoni, compagnie da tutto il mondo con uno sguardo aperto a 360 gradi sul panorama coreografico d’oggi, come Sankofa Danzafro (Colombia), Shiro Takatani/Dumb Type (Giappone), Cloud Gate (Taiwan) Melisa Zulberti (Argentina), Dorotea Saykaly (Canada), oltre ai tanti ensemble europei e ai giovani danzatori e coreografi di Biennale College, punto di forza del festival secondo il direttore Wayne McGregor. Il lavoro di Biennale College viene testimoniato per il quarto anno consecutivo da Rai 5, che produrrà un film documentario focalizzato sulla nuova produzione coreografica We Humans are movement.


La Biennale Danza continua con Iconoclasts – Donne che inffrangono le regole alla Biennale, la mostra dell’Archivio Storico delle Arti Contemporanee allestita al Portego di Ca’ Giustinian fino a fine anno.

”Cartografia dell’Inconscio”, Benanzato da collezione con il Corsera

”Cartografia dell’Inconscio”, Benanzato da collezione con il CorseraRoma, 30 lug. (askanews) – Musicista, pittrice e giornalista, corrispondente dal Veneto di askanews, l’eclettica Antonella Benanzato oggi è all’onore del Corriere della Sera che le dedica una pagina per presentare il numero 66 de La Lettura, con una copertina multimediale dotata di certificato digitale di appartenenza, cioé un numero da collezione; l’acquirente ottiene un NFT dell’opera e della musica che la accompagna.


Infatti “Cartografia dell’inconscio” (olio su tela e pastelli, 130×170 cm), nasce dalla composizione “Esicasmo per la pace”, brano arrangiato dal musicista Mirko Di Cataldo. Benanzato ha da poco pubblicato il disco “L’attimo prima del tempo” con il nome d’arte Bertil, e realizzato il progetto “Cromogonie”. Tramite l’app Corriere Art Collection si può accedere anche al video che mostra Benanzato al lavoro nel suo studio, girato e montato dalla videomaker Chiara Segatel, e accompagnato dalla composizione musicale. Pittura e musica così si sovrappongono e nutrono a vicenda. “Nella tela” spiega l’artista “c’è tutto, notazioni, cadenze, arpeggi; per me vedere un’opera è come vederne lo spartito, la cartografia dell’inconscio che appunto è la partitura su cui ognuno incide la sua essenza più profonda”.


Ritrarre insomma il mondo sonoro su tela. Benanzato, 57 anni, vive e lavora a Padova dove sta preparando una nuova personale.

Fondation Louis Vuitton, le energie di Kelly, Eliasson e Grosse

Fondation Louis Vuitton, le energie di Kelly, Eliasson e GrosseParigi, 30 lug. (askanews) – È probabilmente uno dei musei più cool al mondo, anche dopo la conclusione della mostra su Mark Rothko. La Fondation Louis Vuitton a Parigi vive della forza del suo edificio, che è un Frank Gehry puro, poderoso e sfuggente allo stesso tempo, enorme e impalpabile come un sogno, ma un sogno decisamente in grande. E nei suo spazi radicalmente vasti si adagia alla perfezione il lavoro di Ellsworth Kelly, le sue forme colorate così come le sue opere che sanno vivere senza il colore, come se venissero da una dimensione diversa. L’apparente semplicità dei suoi monocromi e la bellezza immediata dei suoi larghi campi di colore possono far pensare a una facilità, che però viene immediatamente superata quando ci si avvicina, quando si intuisce e si sente direttamente la ricerca che Kelly ha portato avanti per decenni su forme, colore, linee e spazio. Per arrivare a una pittura che crea lo stesso spazio attraverso la capacità di abitarlo a più dimensioni.


Ma accanto alle mostre temporanee, con una anche dedicata a Matisse, ci sono le commissioni fatta dal museo agli artisti, tra le quali spicca il progetto di Olafur Eliasson “Inside the Horizon, un caleidoscopio di specchi che frammentano il mondo e, al tempo stesso, lo ricompongono in una armonia lineare che diventa l’orizzonte di ciascuno, diverso per ogni visitatore, così come continuamente diversa è l’architettura di Gehry, con cui questo orizzonte dialoga senza soluzione di continuità. Così come si cala alla perfezione nella componente verticale del museo anche la grande installazione “Canyon” di Katharina Grosse, che rappresenta la traduzione di un dipinto in uno spazio senza pareti e senza pavimento, dove ciò che conta è la relazione con l’aria e le energie che vibrano intorno al lavoro. Energie a cui la Fondazione fa da amplificatore, lasciandole scorrere come una corrente invisibile attraverso le grandi velo così come attraverso le sinapsi dei visitatori. (Leonardo Merlini)

Giffoni Film Festival, Gubitosi: fondi più che dimezzati dal MiC

Giffoni Film Festival, Gubitosi: fondi più che dimezzati dal MiCMilano, 28 lug. (askanews) – “Da anni Giffoni risponde al bando relativo alla concessione di contributi ad attività e iniziative di promozione cinematografica e audiovisiva. il nostro progetto è stato ritenuto validissimo dalle commissioni che giudicano le proposte tanto da meritarsi più volte il primo posto in graduatoria con un finanziamento arrivato lo scorso anno a 950mila euro. Quest’anno, per la prima volta da quando esiste questo tipo di intervento, il Ministero della Cultura ha inteso imporre un tetto pari a 400mila euro di contributo massimo erogabile. Fin qui nulla da eccepire, se non fosse stato che la pubblicazione del bando c’è stata a luglio, a pochissimi giorni dall’inizio del festival, creandoci stupore ma soprattutto grande preoccupazione”. A sottolinearlo è Claudio Gubitosi, fondatore di Giffoni, in occasione della conferenza stampa di chiusura della cinquantaquattresima edizione di Giffoni Film Festiva


Il sospetto, per Gubitosi, è che si tratti di “un bando punisci-Giffoni”. La questione, a suo giudizio, “è politica, la mia responsabilità sarebbe stata quella di mettermi al fianco del Presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, in riferimento al mancato trasferimento dei Fondi di Sviluppo e Coesione”. “Con questa decisione – evidenzia ancora Gubitosi – il Ministro della Cultura taglia i fondi ai ragazzi, alle famiglie, agli italiani. E questo è davvero inaccettabile. Di questa assurda presa di posizione ne è a conoscenza il Presidente Meloni ed alcuni Ministri del suo Governo. Vogliamo che il Ministro Sangiuliano ci restituisca quello che ci è stato sottratto”.


“Negli ultimi mesi ho chiesto più volte incontri e appuntamenti al Ministro, spesso anche programmati. Sempre annullati da lui. Non mi manca la pazienza. E’ per tutte queste ragioni che nei prossimi giorni andrò davanti alla sede del Ministero della Cultura, davanti a quella che considero essere casa mia e lì starò fin quando non avrò certezze dal Ministro Sangiuliano. Con l’unica arma che ho che è la mia storia, la mia età e quello che sono stato capace di fare. Non mi muoverò da lì fin quando non avrò la conferma che il finanziamento ci verrà restituito”, assicura il fondatore di Giffoni chiedendo di “sensibilizzare il Governo su questa insopportabile ingiustizia”.