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Edizione record per il Festival “Videocittà” 2024 a Roma

Edizione record per il Festival “Videocittà” 2024 a RomaRoma, 10 lug. (askanews) – Duemila presenze in tre giorni per una crescita del 20% – pur con un giorno in meno di programmazione – rispetto al 2023; una campagna social che ha generato più di 5 milioni views, 2 milioni di account unici raggiunti, con una crescita organica di più di 12.000 followers. Oltre 90 ambassador, tra artisti e creators che hanno pubblicato contenuti su Videocittà per una potential reach sui social di + 13 milioni di followers. La partecipazione di 68 artisti, 12 esperienze immersive, 19 AV performance e 4 VR experience, 3 opere di videoarte, un videomapping; 20 talk; il programma professionale Agorà che ha coinvolto oltre 25 personalità del settore con un’area expo che ha accolto come espositori oltre 20 talenti dell’industria creativa digitale.


Questi i numeri principali che segnano lo straordinario successo della settima edizione di Videocittà, il festival della visione e della cultura digitale ideato da Francesco Rutelli con la direzione artistica di Francesco Dobrovich, che si è svolto dal 5 al 7 luglio al Complesso Eni del Gazometro Ostiense di Roma. “Le galassie del gazometro e le decine di appuntamenti con la creatività e l’innovazione digitale e delle immagini in movimento: un pubblico attento, appassionato, ha reso l’area dell’Ostiense uno dei luoghi più affascinanti nell’estate europea in cui incontrarsi ed esplorare novità. Ci prepariamo alla quarta edizione in quest’area speciale, che sarà dedicata al Sole”, commenta Francesco Rutelli.


“Oggi l’Italia ha un nuovo festival riconosciuto, con un’audience internazionale che trova in Roma la nuova capitale della creatività immersiva, curiosa e aperta alle sfide che la rivoluzione digitale offre alla nostra società. Siamo felici e orgogliosi dell’enorme partecipazione del pubblico a ogni singolo evento e dell’affetto che ci ha dimostrato; quello di quest’anno è un successo senza precedenti che ci suggerisce nuovi orizzonti”, aggiunge Francesco Dobrovich. Un’edizione che lascia ricordi indelebili nella memoria del pubblico, a partire dalla spettacolare e monumentale opera site-specific protagonista assoluta di questa edizione, Nebula, firmata dai Quiet Ensemble con le musiche originali di Giorgio Moroder. Una straordinaria esperienza audiovisiva immersiva in grado di ricreare una fitta costellazione di stelle, che per tre giorni ha trasformato il cilindro metallico più grande del Gazometro in una delle più imponenti opere immersive mai realizzate in Europa.


L’opera realizzata da Eni, curata da Videocittà, con il supporto scientifico dell’INAF e dell’Osservatorio Astronomico di Roma e con la produzione esecutiva di Eventi Italiani, è stata inaugurata il 5 luglio, giorno di apertura del festival, alla presenza di Giorgio Moroder e dei Quiet Ensemble, con un incontro molto partecipato curato da Nicolas Ballario per scoprire la genesi, il processo creativo, la tecnologia utilizzata e tutti i dietro le quinte relativi all’opera. Di successo le esperienze immersive e VR proposte dal festival: Le Bal de Paris – Leone d’Oro alla 78? Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia nella sezione “Venice VR Expanded” – esperienza partecipativa e interattiva creata dalla straordinaria coreografa Blanca Li per scoprire la realtà virtuale attraverso la danza e la musica; ODE Corporis la prima esperienza in VR del Teatro dell’Opera di Roma; i contenuti in realtà virtuale di Rai Cinema selezionati dalla library di Rai Cinema Channel VR; e l’esperienza VR tra a danza e performance art PEACEFUL PLACES, di e con Margherita Landi e Agnese Lanza.


Un pubblico numerosissimo ha seguito tutti talk in programma, dallo show dei talent e dei creators più apprezzati come Fru e Aurora dei The Jackal, Aurora Ramazzotti e Tess Masazza, presentato dall’Unione Editori e Creators Digitali di ANICA presieduta da Manuela Cacciamani, ai talk condotti da Nicolas Ballario su new media e creators digitali con Tinti&Rapone, Vita Lenta, Michela Giraud e Maria Onori, Azzikky, Misteruniquelife, Charley Vezza, agli speech di Geopop, e di Alessandro Luna, a quelli su Animiamoci, L’isola del cinema e Lighting design, fino ad arrivare all’evento speciale su Guglielmo Marconi nei 150 anni dalla sua nascita, condotto dal Prof. Vincenzo Schettini “La Fisica che ci piace”. Seguitissimi anche i live AV sul mainstage del duo gallese Overmono, dell’eclettico Tommy Cash, del dj francese Folamour, di Caterina Barbieri & MFO, Venerus, BLUEM, Thru Collected, e il concerto tributo a Giorgio Moroder dell’Orchestra del Conservatorio Santa Cecilia. Grande affluenza di pubblico anche per la rassegna di Videoarte con le opere di Camille Henrot, Sahej Rahal, Bjørn Melhus e per le AV performance di Riccardo Giovinetto, Electric Indigo, Filippo Gregoretti, RIP, upsammy & Jonathan Castro, Ultravioletto, Mans o & Joan Sandoval, Daniele Spanò e Luca Brinchi e per il vertiginoso video mapping prodotto dal gold partner Ploom, Multiform, di Filippo Gualazzi, realizzato in collaborazione con Vincenzo Marcone e ancora per le installazioni che hanno animato la struttura dell’Altoforno di Miranda Makaroff, Vita Lenta, Siegfried & Joy, Smac Mc Creanor, Tooti, e per il Digital Playground realizzato da un team di studenti dello IED, con la supervisione della vj artist Alice Felloni. Videocittà è stato realizzato con Eni Main Partner, con il riconoscimento della Direzione Generale Cinema e Audiovisivo del Ministero della cultura, con il supporto di Regione Lazio, Comune di Roma, e in collaborazione con ANICA. Si ringraziano i partner e le istituzioni convolte: Institut Francais, l’Ambasciata di Spagna in Italia, Villa Massimo, Accademia di Belle Arti di Roma, SAE Institute di Milano, Archivio Contemporaneo Exhibition; W Rome, Cosa Vedere a Roma e tantissimi altri. E soprattutto il pubblico che ha aderito con entusiasmo a questa nuova edizione.

Premio Stromboli: al via mostra Eroico (Il) Paesaggio con 12 opere

Premio Stromboli: al via mostra Eroico (Il) Paesaggio con 12 opereRoma, 10 lug. (askanews) – Un contenitore multidisciplinare tra arte, cultura e nuove tecnologie. Dal 10 al 14 luglio arriva in Sicilia la quarta edizione del Premio Stromboli con eventi diffusi in tutta l’isola tra percorsi artistici, talk, musica.


Arte contemporanea, Tecnologie Digitali e Atenei le categorie dell’Edizione 2024, che faranno di Stromboli un punto di riferimento per cultura, innovazione e sostenibilità. La sezione arte contemporanea, curata da Lucrezia Longobardi, ha l’obiettivo di individuare l’artista italiano il cui lavoro si è distinto maggiormente nell’anno 2023. Ad individuare il miglior artista dell’anno sarà la giuria internazionale composta da Lorenzo Balbi, Laura Cherubini e Vicente Todolí, dopo un lungo ed articolato processo di selezione e discussione. Le opere dei finalisti Yuri Ancarani, Benni Bosetto, Irene Fenara, Petrit Halilaj, e Renato Leotta saranno presentate nella mostra “Eroico (il) paesaggio” presso la suggestiva Chiesa di San Bartolomeo, in programma dal 10 luglio al 10 agosto, mentre il vincitore verrà proclamato durante la premiazione sull’isola sabato 13 luglio.


La sezione ‘Tecnologie Digitali’ esplorerà come le nuove tecnologie stiano trasformando il mondo della moda e della cultura digitale. Curatori di questa categoria sono Stefano Rosso, CEO Marni e BVX e Founder D-CAVE e Sean Pattwell, CEO CW8 Communications. Per la sezione ‘Atenei’, il Premio Stromboli punta sulla mobilità sostenibile attraverso attività di ricerca per studiare soluzioni green. Insieme al Politecnico di Milano è stata lanciata una challenge fra gli studenti dei corsi di Laurea Magistrale in Ingegneria Meccanica, Ingegneria Civile, Mobility Engineering e Ingegneria Energetica allo scopo di realizzare un progetto di ricerca sulla mobilità sostenibile nelle isole. Gli studenti vincitori illustreranno la propria ricerca durante i giorni di evento.


Tra il 10 e il 14 luglio oltre alle premiazioni e ai talk nel programma del Fuori Premio è previsto anche un concerto a lume di candela con il pianista e direttore d’orchestra Alfonso di Rosa e l’allestimento a cura di Andrea Moraes. Inoltre, sarà possibile sperimentare la realtà aumentata con dispositivi 3D la sera alla Terrazza La Nassa. Sono in programma per gli ospiti del Premio anche degustazioni proposte dallo chef Crescenzo Morlando pensate per creare nuovi legami tra persone e territorio.


Il Premio Stromboli è organizzato e diretto da tre donne creative: Elisa Russo, Manuela Morandi e Cristina Maymone che puntano ad una dimensione sempre più internazionale della manifestazione. Al centro rimane sempre la valorizzazione del territorio, delle piccole isole, preziose realtà italiane. “Quest’anno è l’inizio della creazione di una Factory di creatività e ricerca. Abbiamo dedicato un anno intero alla selezione di artisti e ricercatori per offrire loro un momento d’incontro e di dialogo durante la settimana del Premio in cui ci saranno interessanti dibattiti. L’idea è quella di aprire l’isola alle arti più varie anche per attrarre con la cultura un turismo più consapevole e inclusivo” dichiara Manuela Morandi fondatrice del progetto Arte. Cristina Maymone, responsabile della categoria Atenei, dichiara: “il nostro intento è quello di tutelare un’isola di immensa bellezza ma anche estremamente delicata suscitando un dibattito nel campo della cultura e della ricerca cercando strade per prendersi cura dell’habitat naturale e contestualmente generare progetti innovativi. Incentivare la collaborazione fra scienza e arte per sviluppare nuove forme di comunicazione e di sensibilizzazione sui temi ambientali”. Elisa Russo, presidente del Premio Stromboli, dichiara “oltre alle tre categorie premiate abbiamo voluto dare rilievo alla musica e all’intrattenimento attraverso un viaggio tra diverse sonorità che vanno dalla musica classica all’elettronica a cura del Maestro Alfonso Di Rosa che ha composto delle tracce originali ideate appositamente per l’evento. Il tutto sarà accompagnato da performance, e degustazioni proposte dallo chef Crescenzo Morlando, pensate per creare nuovi legami tra persone e territorio”.

Alice Munro e la figlia abusata: separare l’artista e la persona

Alice Munro e la figlia abusata: separare l’artista e la personaRoma, 9 lug. (askanews) – L’editoriale pubblicato nel weekend sul Toronto Star da Andrea Skinner, figlia della premio Nobel Alice Munro, non avrebbe dovuto giungere come una sorpresa: c’era anche una sentenza di tribunale del 2005 a confermare, lettere alla mano, che il patrigno Gerry Fremlin aveva abusato di lei quando aveva nove anni.


Eppure è parso un fulmine a ciel sereno. La celebrità della scrittrice aveva calato una coltre di omertà sulla vicenda, sull’inazione di Munro e del padre di Andrea, non solo pubblicamente ma all’interno della famiglia coinvolgendo le sorelle e il fratellastro di Andrea, devastati anche loro da decenni di silenzio. “E’ ora di raccontare la mia storia” ha scritto Skinner nel suo editoriale. “Ogni famiglia è infelice a modo suo” secondo Tolstoj, ma le storie di abusi familiari seguono un loro copione drammaticamente simile. C’era dunque una ragazzina in custodia condivisa che passava l’inverno con il padre – Jim Munro – e la matrigna Carole e il fratellastro Andrew (le altre due sorelle erano già fuori casa) e l’estate con la madre e il patrigno nel quadro idilliaco della campagna dell’Ontario. Una notte, aveva nove anni e la madre non c’era, chiese al patrigno di dormire nel letto della mamma. Lui la prese come un’offerta sessuale.


La bambina tacque fino all’autunno, poi si confidò col fratello che la convinse a parlarne con la matrigna, la quale andò dal padre Jim, che pensò bene di seppellire la storia, non lo disse alla prima moglie Alice, né chiese nulla alla piccola Andrea. L’estate seguente però, Jim Munro inviò in Ontario anche la figlia Sheila, già ventenne, col compito impossibile di impedire che Andrea restasse sola col patrigno. Gerry Fremlin continuò, racconta Andrea, a esibirsi davanti a lei mentre erano soli nel suo camion, o a parlarle di sesso. La cosa andò avanti fino all’adolescenza, quando il patrigno perse interesse. Fin qui, Andrea era stata sostanzialmente lasciata sola dal padre e della matrigna oltre che dai fratelli. Soffriva di emicranie e bulimia; all’università ebbe grossi problemi.


A 25 anni, Andrea scrisse una lettera alla madre rivelandole tutto. La reazione di Alice Munro fu quella che la figlia temeva: se ne andò di casa, ma la prese come una infedeltà del marito, il quale minacciò il suicidio e in una serie di lettere accusò la figliastra di averlo praticamente sedotto. Nessuno anche allora si preoccupò delle conseguenze della vicenda per Andrea. Tre mesi dopo, Munro tornò dal marito: business as usual, Gerry Fremlin gestiva tutte le sue faccende pratiche mentre lei si dedicava alla scrittura. Adesso tutti sapevano in casa, ma nessuno ne parlava. In molti adesso si chiedono come sia possibile che questa artista celebratissima, la maestra del racconto, la scrittrice che ha dedicato la vita a scandagliare le profondità dell’animo umano, e tanto ha narrato soprattutto di ragazze e donne, parlando anche di abusi e silenzi, abbia operato una simile rimozione nei confronti della sua propria figlia.


Non finisce qui. All’inizio degli anni Duemila, Andrea (sposata dopo molta terapia) restò incinta di due gemelli. Scrisse allora alla madre che non intendeva farli mai vedere al patrigno. Alice Munro replicò che lei non guidava e le sarebbe stato “molto scomodo” andare a trovare Andrea. La giovane interruppe i rapporti. Pochi anni dopo, leggendo un’intervista alla madre in cui Munro glorificava l’amore del marito e asseriva di avere ottimi rapporti con le tre figlie, Andrea Skinner prese in mano le copie delle lettere del patrigno e le portò in tribunale. Gerry Fremlin fu condannato a due anni con la condizionale, con la proibizione di frequentare parchi giochi e scuole. Eppure, in famiglia si continuò a non parlare della vicenda. Fremlin morì all’improvviso nel 2013, quando Munro mostrava già i primi segni della demenza. Nel 2014 arrivò il premio Nobel. Morirono nel frattempo anche Jim Munro e la moglie Carole. La salvezza, alla fine, è arrivata dai fratelli. Furono Sheila, Jenny e Andrew ad andare in un centro di assistenza per le famiglie toccate dagli abusi sessuali e dopo molti pianti, furono loro a ricontattare la sorellina. A un mese dalla morte di Alice Munro, Andrea Skinner ha raccontato la sua verità e il mondo all’improvviso ha scoperto quello che già era pubblico e certificato – ma di cui la stampa non si era mai occupata. Un copione, appunto: l’abuso, la vergogna della vittima, l’arroganza di chi abusa, il silenzio che corrode tutto e tutti, poi l’omertà familiare, ingigantita dalla necessità di proteggere la celebre madre. Che da parte sua forse ha esorcizzato sulla pagina scritta quello che non riusciva ad agire nella vita concreta – sua e della figlia che non aveva ascoltato. Il mondo della cultura discute, il Canada è avvilito. Margaret Atwood, altra grande autrice canadese che era amica personale di Munro, si dice “scioccata” perché aveva sentito parlare della vicenda ma non ne conosceva i dettagli. Al lettore devoto di Munro resta la consapevolezza che l’opera d’arte non si identifica con il suo autore, e viceversa, altrimenti gran parte del patrimonio culturale dell’umanità andrebbe gettato via. E forse anche, conoscendo questa vicenda familiare, si può tornare a leggere e indagare con occhi nuovi quello che ci resta di Munro, la sua capacità di condurci nella parte più oscura di noi. (di Alessandra Quattrocchi)

”Ironta”, il nuovo libro di Clambagio

”Ironta”, il nuovo libro di ClambagioRoma, 9 lug. (askanews) – Il direttore di una casa editrice si trova di fronte a un dilemma: pubblicare o meno il manoscritto dell’illustre cittadino Costantino Morelli, ormai defunto, con il rischio di macchiarne per sempre il ricordo? Parte da questo quesito il nuovo romanzo di Clambagio, Claudio Bianchetti all’anagrafe, dal titolo Ironta.


“La vicenda -spiega Clambagio- prende l’avvio dall’incontro di Morelli col nipote Amedeo, in un week-end d’estate di dieci anni prima, quando, raccontando della sua vita, il nonno confessa di aver costruito la sua fortuna sulle sabbie mobili dell’inganno. Il romanzo, in forma di narrazione dialogica, parla dell’innamoramento di Morelli per l’artista Victor Vasarely, padre della Op Art. La passione per la figura del grande maestro lo travolge fino a condurlo sull’orlo della catastrofe finanziaria e della disperazione suicida”. Solo l’incontro fortuito con l’artista Artemisia Vettori gli ispirerà un’azione fraudolenta che gli consentirà di superare la sua drammatica situazione e di involarsi verso una vita ricca di gloria e onori, tanto da fargli realizzare un museo dedicato al suo idolo, il “VIC- Vasarely Italy Center”, che donerà alla sua città natale, Chieti: “Nel racconto al nipote, Morelli, partendo dalle riflessioni sull’arte -continua Clambagio- affronta temi filosofici e psicologici come verità e falsità, realtà e illusione, argomenti declinati in una dialettica originale e provocatoria: una denuncia della mistificazione come tendenza dominante. Il mondo falso dell’arte diventa così il simbolo della finzione dell’umana esistenza, della sua incapacità di districarsi nel mare magnum della società contemporanea”.


Un romanzo che gira intorno a tre personaggi e che rende protagonista l’Op Art: “Quello che ho scritto -precisa Clambagio- lo sapevo da tempo. Sono un appassionato di arte moderna cosiddetta post-war e ho scritto dei saggi su Victor Vasarely e sull’Optical Art. L’arte, e non solo quella letteraria, ha del resto anche la funzione di porre delle domande, di denudare certe situazioni. Nel caso di IRONTA il tema dominante è quello della falsità, della contraffazione, dell’inganno. Cosa è vero? Cosa è falso? Nel mio libro denuncio le falsità sempre più estese e manifeste della nostra società contemporanea partendo dalle mistificazioni dell’arte pittorica e dalle illusioni ottiche delle opere di Victor Vasarely”. Il finale rivelerà il piacere di una irridente e silenziosa rivolta verso quel mondo.

Biennale Teatro, Willem Dafoe è il nuovo direttore artistico

Biennale Teatro, Willem Dafoe è il nuovo direttore artisticoVenezia, 8 lug. (askanews) – Da Hollywood a Venezia: Willem Dafoe è il nuovo direttore artistico del settore Teatro della Biennale per il biennio 2025-2026. La nomina è stata deliberata dal Consiglio di amministrazione della Biennale presieduto da Pietrangelo Buttafuoco.


“È un onore poter annunciare la nomina di Willem Dafoe a Direttore della Biennale Teatro – ha dichiarato Buttafuoco. Il teatro è di fatto la casa originale della sua luminosa carriera. Tra i fondatori del leggendario Wooster Group nel 1977, nel perfetto controllo del suo corpo scenico ci sono sempre state la disciplina, la conoscenza, la passione e la profonda consapevolezza del teatro. Non vedo l’ora, come tutti, di poter essere spettatore del Festival che costruirà da Direttore Artistico e – dalla sua cattedra di assoluto maestro – vedere crescere nell’arte, le ragazze e i ragazzi del College di teatro”. “Sono stato prima sorpreso e poi felice di ricevere l’invito di Pietrangelo Buttafuoco come Direttore del Festival Internazionale del Teatro della Biennale di Venezia 2025-2026 – dichiara Willem Dafoe. Sono consapevole di essere noto come attore di cinema ma io sono nato in teatro, il teatro mi ha formato e mi ha scosso. Sono un animale da palcoscenico. Sono un attore. Il teatro mi ha educato all’arte e alla vita. Ho lavorato con il Wooster Group per ventisette anni, ho collaborato con grandi registi da Richard Foreman a Bob Wilson. La direzione del mio programma Teatro sarà tracciata dalla mia formazione personale. Una sorta di esplorazione dell’essenza del corpo”.

Fotografia, Barbara Dall’Angelo vince il concorso Asferico

Fotografia, Barbara Dall’Angelo vince il concorso AsfericoRoma, 8 lug. (askanews) – Barbara Dall’Angelo è la vincitrice della XVIII edizione del concorso internazionale di fotografia naturalistica Asferico, con una fotografia di paesaggio. La cerimonia di premiazione si è svolta lo scorso 6 luglio durante gli eventi organizzati per l’Appennino Foto Festival presso il Teatro di Caldarola (MC), appena restaurato.


Al concorso, organizzato da AFNI (Associazione Fotografi Naturalisti Italiani), hanno preso parte 650 fotografi provenienti da 39 nazioni di 5 continenti con circa 15.000 immagini. In questi anni, nonostante l’evoluzione tecnologica che ha reso disponibili strumenti sempre più performanti e alla portata di tutti, il concorso ha mantenuto quel rigore che ha permesso ai partecipanti di essere giudicati partendo da uno stesso piano, favorendo la capacità artistica e naturalistica piuttosto della capacità informatica. Barbara Dall’Angelo è la prima donna a vincere il concorso Asferico; una fotografa che ricerca armonia e equilibrio nei suoi scatti cercando di trasmettere la fragilità e la mutabilità del nostro mondo. Invita alla riflessione sulla necessità di un impegno personale e condiviso nella protezione e salvaguardia della Terra. “Una fotografia bellissima, minimalista e ben realizzata, che ci trasporta in un paesaggio da sogno. L’autrice è riuscita a riflettere nell’immagine l’essenza del luogo”, ha commentato Javier Aznar Gonzáles, membro della giuria di Asferico 2024.


“Gli alberi danzanti di una remota isola dell’Indonesia hanno immediatamente catturato la mia anima – ha spiegato Barbara Dall’Angelo – a differenza di tutte le altre mangrovie del mondo che crescono vicine le une alle altre, queste sono nate isolate e si sono adattate alle difficili condizioni atmosferiche creando queste originali coreografie. Ho posizionato il mio treppiede in modo da ritrarre gli alberi come se, con un gesto aggraziato, si abbracciassero in una danza. Ho scelto di scattare l’immagine in high key per enfatizzare l’aspetto astratto”. Dopo gli studi universitari in Lettere e Filosofia, Barbara Dall’Angelo si è diplomata in regia al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. Nel 1998 ha fondato la società di distribuzione televisiva e cinematografica Dall’Angelo Pictures della quale è amministratrice. I suoi scatti vengono spesso premiati a importanti concorsi internazionali di fotografia naturalistica e sono richiesti da riviste di viaggio, natura e fotografia. Le sue opere sono spesso esposte in mostre individuali e collettive in tutto il mondo e sono presenti in gallerie d’arte e collezioni private.

Biennale Teatro, “Qualcosa mai visto prima”: Back to Back Theatre

Biennale Teatro, “Qualcosa mai visto prima”: Back to Back TheatreVenezia, 8 lug. (askanews) – Uno spettacolo duro, con momenti di violenza, ma anche una riflessione sulla società che genera mostri, soprattutto tra le persone più fragili. Con una componente musicale dal vivo importante e la presenza del video a fare da altro personaggio dello spettacolo. “Food Court”, lavoro della compagnia Back To Back Theatre che ha vinto il Leone d’oro alla carriera alla 52esima Biennale Teatro, è un’opera potente, così come potente è il lavoro del collettivo australiano composto da artisti neuroatipici e con disabilità cognitive. Ma il messaggio che arriva dal palco è rivolto a tutti e parla a ciascuno di noi. “Noi esploriamo temi contemporanei che sono importanti per gli attori – ha detto ad askanews Bruce Gladwin, direttore artistico di Back to Back Theatre – ma che sono anche universali e riguardano il pubblico, Cerchiamo di spingere più avanti i confini del teatro, di fare qualcosa che non si è mai visto prima”.


Lo spettacolo, che mette in scena l’umiliazione di una donna in uno spazio minimale, è stato definito “un’esperienza ai confini della morte in una periferie delle meraviglie”. A noi è apparsa anche come una storia nata negli incubi della società ipercapitalista, un orrore che arriva dritto dal nostro mondo falsamente luccicante. E la ferita si rivela ancora più profonda. “Il teatro non accade sul palco – ha aggiunto Gladwin – accade nel cervello e nelle emozioni di ogni singolo spettatore. Lo spettacolo Food Court ha a che fare con il bullismo, certamente, ma anche con la particolare relazione che abbiamo con il super ego e la piccola voce critica che c’è dentro di noi, che ha un vocabolario ridotto e molto ripetitivo. E riguarda anche il tema dell’amore per se stessi”. L’eccezionalità di Back to Back Theatre sta nella normalità del loro teatro, che vive anche di lentezze, di rispetto dei corpi e delle fragilità, ma senza indulgenze o autocompiacimento. Normalità, per l’appunto, per tutti. E il Leone d’oro è un messaggio che gli attori vogliono raccogliere. “Spero che noi possiamo cambiare le cose – ci ha detto Scott Price, storico membro del collettivo – per quanto mi riguarda io credo di poter cambiare il modo in cui le persone con disabilità vengono percepite. Sono stato etichettato anche io così e non è una cosa piacevole. Spero davvero che le cose possano cambiare profondamente”.


Di certo qualcosa accade dentro gli spettatori in sala. Di certo qualcosa accade nell’idea di teatro contemporaneo, di cui la Biennale continua a provare ad allargare i confini, non solo tecnici o letterari, ma anche psicologici.

La 54esima edizione di Santarcangelo Festival: occhi sul presente

La 54esima edizione di Santarcangelo Festival: occhi sul presenteSantarcangelo, 5 lug. (askanews) – Dieci giorni di spettacoli e oltre 170 proposte per tornare a indagare le arti performative contemporanee: la 54esima edizione del Santarcangelo Festival vuole guardare al nostro presente con occhi sempre nuovi. Alla direzione ancora il drammaturgo, critico teatrale e curatore polacco Tomasz Kirenczuk.


“Per quanto riguarda le linee generali del festival – ha detto ad askanews – stiamo continuando la ricerca che riguarda il modo in cui le arti performative possono vivere nello spazio pubblico. Questa rimane una tra le domande più importanti dal punto di vista di drammaturgia della struttura di festival. Poi le tematiche più politiche, sociali, qui sono sempre molto presenti, presente. Sono molto contento che anche quest’anno la questione che riguarda gli studi sulla decolonizzazione e l’antirazzismo, come tematiche e come pratiche, molto molto presenti”. Come è giusto che sia il corpo è al centro dei discorsi degli artisti e del festival, anche nelle sue declinazioni più profonde. “È poi molto presente anche la questione queer – ha aggiunto il direttore artistico – che diventa sempre più una questione non solo tematica, politica, ma anche estetica, perché sicuramente seguendo i diversi artisti e artiste nei ultimi anni ci è sembrato molto chiaro che proprio l’estetica queer è questa fonte che porta a un grande rinnovamento del lavoro performativo e questa sperimentazione ci interessa moltissimo. C’è poi anche la questione ambientale che ci sembra anche molto importante perché comunque le arti performative entrando in questa tematica si aprono all discorso pubblico”.


Intitolata “while we are here”, questa edizione del Santarcangelo festival affronta anche il tema del presente, nell’accezione dell’essere presenti al momento, in un certo senso quell’estremo presente che è tipico della migliore arte contemporanea. Il che innesca una reale possibilità di comunicazione. “La corporalità – ha concluso Tomasz Kirenczuk – è stata sempre molto presente, molto importante per questo festival, ma credo che quest’anno lo sia ancora di più, perché in qualche modo il corpo diventa o si esprime come l’unico oggetto, l’unico mezzo che ci può servire per comunicare veramente con le altre, con gli altri, senza dovere sapere chi sono questi altri senza dover decidere che lingua parliamo, che background abbiamo, eccetera eccetera, perché alla fine il corpo è sempre più sincero di tutto”. E l’intento è quello non più di immaginare il futuro per capire il presente, bensì quello di pensare realmente al presente e da lì partire per ri-costruire una possibilità di futuro, quello stesso futuro che l’ipercapitalismo di oggi sta inesorabilmente facendo scomparire.

Creatori digitali, Borgonzoni a evento Anica: 1,5 mln a sostegno settore

Creatori digitali, Borgonzoni a evento Anica: 1,5 mln a sostegno settoreRoma, 5 lug. (askanews) – Un settore in continua trasformazione, con un grande potenziale da valorizzare, fatto di artisti perlopiù giovani. Se ne è parlato questa mattina al Complesso Gazometro Eni, a Roma, a “Digital Creators & Produzioni immersive”, un incontro che ha visto confrontarsi mondo produttivo e istituzioni promosso da Anica e Unione Editori e Creators Digitali. L’evento è stato l’occasione per un annuncio importante a proposito di un nuovo strumento a sostegno delle imprese del comparto, arrivato dal Sottosegretario alla Cultura, Lucia Borgonzoni.


“Riconoscere al loro modo di fare cultura pari dignità delle altre arti visive. È in quest’ottica – ha affermato il sottosegretario Borgonzoni – che vanno lette le azioni che il Ministero sta mettendo in campo per sostenere lo sviluppo dell’attività dei creatori digitali, a cominciare dalla definizione di questa figura professionale e dalla tutela dei diritti sulle opere frutto del lavoro di questi artisti, novità da noi introdotte nella Legge sul Made in Italy. E a proposito di novità, da quest’anno nella Legge Cinema, nei Contributi Selettivi, anche una linea specifica per finanziare le produzioni audiovisive innovative. Inizieremo con 1,5 milioni di euro, un fondo che siamo pronti ad ampliare nel prossimo futuro qualora, come auspichiamo, le domande dovessero essere molte”. Editori e Creators Digitali sono una nuova categoria destinataria di stimolo, attenzione e sostegno pubblico, accanto al cinema, all’audiovisivo e – penultimi arrivati – ai videogiochi. L’incontro al Gazometro è stato promosso dal presidente Anica Francesco Rutelli: “Stiamo parlando di un futuro che è già qui, stiamo parlando di nuove generazioni, di nuovi posti di lavoro”, ha detto. Accanto a lui, Manuela Cacciamani, presidente della più moderna delle Unioni che compongono Anica, l’Unione Editori digitali e Creators.


A sancire l’ingresso ufficiale dei Creators nel mondo dello spettacolo, dell’intrattenimento e anche del marketing, l’intervento del presidente dell’Agcom, Giacomo Lasorella, che ha illustrato alla platea funzioni e modalità di intervento dell’Autorità indipendente. Simone Arcagni, docente allo Iulm di Milano di cultura, media e comunicazione digitale ha offerto alcuni numeri che fanno comprendere le dimensioni del fenomeno dei creativi digitali: 200 milioni di Creators in tutto il mondo, con 127,5 miliardi di dollari di indotto nel 2023. In Italia, il 70 per cento della popolazione è attiva su piattaforme di social network, ma ancora non esistono dati precisi su quanti sono attivi per produrre contenuti digitali.

Biennale Teatro, dalla parola alla scena: “Sleeping Beauty”

Biennale Teatro, dalla parola alla scena: “Sleeping Beauty”Venezia, 4 lug. (askanews) – Un testo plurale e spesso irrefrenabile che ora è diventato un vero e proprio spettacolo: emozionante, doloroso, a volte sopra le righe, ma senza perdere il controllo. “Sleeping Beauty” è il lavoro di Carolina Balucani che ha vinto il premio per la drammaturgia under 40 del College della Biennale Teatro nel biennio 2022-23. Nell’edizione 2024 è andato in scena con la regia di Fabrizio Arcuri che ha guidato il passaggio dalla parola (fittissima) al palcoscenico, lavorando molto con l’autrice, ma anche affidandosi alle intuizioni.


“Non è facile capire effettivamente da dove vengono certe suggestioni – ha spiegato il regista ad askanews -. È chiaro che uno vive quotidianamente ed evidentemente ha un’attenzione nei confronti delle cose e questo si sedimenta dentro, e poi dopo a un certo punto queste cose si riaffacciano, riemergono però ovviamente il collegamento non è mai estremamente chiaro insomma. E dunque sembra sempre che sia frutto di un momento, mentre in realtà nessuno di noi sa come hanno lavorato le cose dentro di noi”. Lo spettacolo, che inizia con dolcezza struggente da addio – in una scena di ballo collettivo che ricorda il miglior Nanni Moretti – racconta di quattro storie di “belle addormentate” che, al momento del passaggio all’età adulta, vanno a dormire a causa delle ferite che hanno dovuto toccare con mano e, in quel lungo sonno, tutti i drammi familiari e personali riemergono, come racconto, con violenza, ma anche con una sorta di distanza creata dallo stesso meccanismo narrativo onirico. E la regia si muove pure intorno alle condizioni sentimentali della storia.


“È ovvio che per me è importante l’intuizione – ha aggiunto Fabrizio Arcuri – il fatto che io non cerco mai di forzare le cose, aspetto sempre che le cose in qualche maniera mi suggeriscono in qualche modo una via per essere affrontate. In questo senso sì, non mi piace lavorare a tavolino, non mi piace prestabilire le cose, preferisco sempre che quando poi le cose si mettono un po’ in moto, poi il moto delle cose lentamente suggerisce la strada da prendere”. Una strada che i quattro protagonisti di “Sleeping Beauty” tracciano con i loro corpi e le loro voci, con l’esplosione dei non detti e delle sofferenze, con le ombre di padri che non hanno mai saputo capire o accettare. Ma al termine della notte, comunque, ci sarà altra bellezza e ci saranno altre possibilità. Quelle del teatro in primo luogo, spazio di confronto e di creazione del presente. (Leonardo Merlini)