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Buchmesse, Mazza: slalom tra le polemiche, ma ce l’abbiamo fatta

Buchmesse, Mazza: slalom tra le polemiche, ma ce l’abbiamo fattaFrancoforte, 20 0tt. (askanews) – “Abbiamo fatto lo slalom tra polemiche: piccole, medie e grandi, alcune pretestuose; non abbiamo dato destro a polemiche nuove e il bilancio della nostra presenza mi pare eccellente”. Il commissario straordinario del governo per la partecipazione dell’Italia come Paese Ospite d’onore alla Buchmesse di Francoforte, Mauro Mazza, ha sintetizzato così il bilancio dell’avventura a Francoforte. “Il cuore della Buchmesse, cioè lo scambio di diritti d’autore tra editori, tra addetti ai lavori – ha detto ad askanews – è andato molto bene e già l’interesse per l’Italia si era manifestato da questo punto di vista nelle settimane precedenti inizio della Buchmesse Il nostro lavoro, il mio lavoro era quello di allestire al meglio il padiglione, la casa, in questi cinque giorni, della cultura e della letteratura italiana e l’afflusso di persone è stato eccezionale, delegazioni ufficiali anche a livelli alti ministeriali, ambasciatori di Paesi si sono complimentati per il lavoro fatto, per quelle mostre, le esposizioni, gli spunti interessanti di questa grande piazza italiana costruita dall’architetto Stefano Boeri”.


“Gli eventi fuori fiera – ha detto ancora Mazza – sono stati molto importanti, i concerti dell’Orchestra dell’area di Verona che ha celebrato i 100 anni di Puccini, del maestro Ambrogio Sparagna, che è il maestro della musica popolare italiana, della tradizione musicale italiana, e ieri sera il concerto del volo con 6.500 spettatori entusiasti della proposta popolare del trio dei nostri ragazzi. È andata molto bene, sono molto soddisfatto e, con un po’ di vanagloria oggi che si finisce, dico: ce l’abbiamo fatta, missione compiuta”.

European Classical Ballet per la prima volta in Italia con Jana Salenko

European Classical Ballet per la prima volta in Italia con Jana SalenkoMilano, 20 ott. (askanews) – La compagnia internazionale European Classical Ballet annuncia una tournée italiana con Jana Salenko, prima ballerina del Berlin State Ballet. Insieme, dall’1 al 6 novembre, porteranno nei teatri di Firenze, Mantova, Milano, Padova, Verona e Torino tre capolavori della danza classica, “Il Lago dei Cigni”, “Lo Schiaccianoci” e “La Bella Addormentata”, del grande compositore Petr Il’ic Cajkovskij con le coreografie di Marius Petipa rivisitate da Andrei Batalov del Teatro Bolshoi. Boris Zhurilov, stella dell’Opera Nazionale di Ungheria, danzerà ne “La Bella Addormentata” e ne “Lo Schiaccianoci” come primo ballerino ospite della Compagnia.


“Non vediamo l’ora di incontrare il pubblico italiano a teatro: l’emotività che ci dimostra e il calore con cui ci accoglie è sempre bellissimo. Siamo profondamente legati a questo Paese da dove provengono anche molti dei nostri artisti, che sono un grandissimo motivo di orgoglio” spiega il fondatore e direttore artistico della compagnia, Andrey Scharaev, che aggiunge “danzare insieme a Jana Salenko è senza dubbio una vera e propria ‘festa della danza’: lei è un diamante di purezza assoluta del balletto, una stella mondiale che ispira, stimola ed eleva tutti noi artisti”. Prima Ballerina al Berlin State Ballet, formatasi alla Pisarev Ballet School, Salenko vanta infatti una carriera straordinaria che l’ha vista nel ruolo di protagonista nei più importanti teatri internazionali. “Danzare con lo European Classical Ballet è come danzare con una grande famiglia – afferma Salenko – sono circondata da ballerini giovani ed esperti, li vedo sostenersi a vicenda sia dietro le quinte che sul palco, e mi emoziona vedere come mi ascoltano e come a loro volta mi supportano dimostrando grande amore. Lavoriamo tanto e con sacrificio ma c’è molta gratificazione”. Nove gli spettacoli in programma nei primi sei giorni del mese di novembre con le tre tappe iniziali, Verona, Torino e Padova, a doppio appuntamento (pomeridiano e serale). “Questo per me è un sogno, ho sempre sperato di ballare ogni giorno in una città diversa come faceva il grande maestro Nureyev” aggiunge Salenko, spiegando che “è la prima volta che lo faccio, addirittura danzando due ruoli differenti nello stesso giorno: è difficile ma entusiasmante e allo stesso tempo penso alla grande opportunità che abbiamo di poter raccontare al pubblico quest’arte meravigliosa di cui siamo portavoce”.


“Nella nostra compagnia ogni anello è importante – conclude Scharaev, che ha fondato la compagnia nel 2008 – siamo circa 35 persone, di età e provenienze diverse e questo ci permette di confrontarci e crescere sempre insieme. Lavoriamo in tutto il mondo e da sempre gli elementi fondanti del nostro danzare sono l’amore e il rispetto reciproco”.

Storico prestito del British Museum per mostra su Anahit in Armenia

Storico prestito del British Museum per mostra su Anahit in ArmeniaMilano, 20 ott. (askanews) – Grazie ad uno storico prestito del British Museum vengono esposte per la prima volta in Armenia la testa e la mano sinistra della statua bronzea della dea armena Anahit, di epoca ellenistica. Questi pezzi saranno il fulcro della mostra “Dea Madre: da Anahit a Maria” ospitata dal Museo Nazionale di Storia dell’Armenia, che esporrà anche sessanta reperti della propria collezione, per rappresentare il concetto di divinità madre dal Neolitico fino ai giorni nostri. La mostra, inaugurata il 21 settembre in concomitanza con il Giorno dell’Indipendenza dell’Armenia, durerà fino al 21 marzo 2025.   L’esposizione, realizzata con il supporto del ministero dell’Istruzione, della Scienza, della Cultura e dello Sport della Repubblica d’Armenia, è frutto della cooperazione a lungo termine tra il Museo di Storia dell’Armenia e il British Museum. È uno degli eventi principali dell’offerta culturale dell’Armenia, che comprende oltre 40 tra gallerie e musei a Yerevan e nel resto del Paese, aperti tutto l’anno.   Il culto della Dea Madre negli altopiani armeni ebbe inizio nell’età della pietra e attraversò un lungo processo di cambiamenti, a seconda delle diverse concezioni del mondo e delle caratteristiche estetiche. Fin dall’inizio, incarnando la natura di una donna “genitrice e riproduttrice”, veniva rappresentata come simbolo della continuità della stirpe. In seguito, si formarono una serie di altre funzioni della “Dea Madre”: simbolo dell’agricoltura, dispensatrice del benessere familiare, guaritrice, e altro ancora. Particolare enfasi veniva posta sulla sua natura “creatrice”, che derivava dall’idea di identificare la donna con la “Madre Terra” nella mitologia.   Nel periodo ellenistico, Anahit era la dea della fertilità, della fecondità, del parto e, in un periodo iniziale, anche della guerra, ed era considerata una delle principali divinità della mitologia armena. La chiamavano Madre Dorata, Madre Nutriente, Grande Signora, Dorata, Dita d’Oro. In Armenia, il suo culto iniziò a diffondersi almeno dal IV secolo a.C., seguendo la sua diffusione nell’Asia Minore e in Siria. Nel periodo ellenistico e soprattutto in quello romano, si crearono condizioni più favorevoli per le comunanze culturali e il processo di sincretizzazione delle divinità.   La statua di bronzo fu scoperta da un contadino nel 1871 a Satala (oggi Sadak, Erzurum, Turchia). Risalente al II-I secolo a.C., è tradizionalmente associata ad Afrodite, la dea greca dell’amore e della bellezza, ma gli esperti l’hanno collegata alla sua controparte armena, Anahit. Il suo principale tempio era a Yeriza, nella regione di Yekeghyats (attuale Erzurum, Turchia). Il tempio di Anahit a Yeriza fu saccheggiato nel 34 a.C. durante un’invasione guidata dal generale romano Marco Antonio: i suoi soldati distrussero la statua e portarono i suoi frammenti a Roma. I pezzi passarono per vari mercanti d’antiquariato prima che il commerciante d’arte italiano Alessandro Castellani vendesse la testa al British Museum nel 1873 e successivamente donasse la mano sinistra nel 1875. È la prima volta che questi frammenti vengono esposti in Armenia. Una replica della statua è conservata nel Museo di Storia dell’Armenia.

Buchmesse, AIE: superate tensioni, forte incremento volume affari

Buchmesse, AIE: superate tensioni, forte incremento volume affariFrancoforte, 20 ott. (askanews) – Si chiude oggi a Francoforte la Buchmesse 2024 di Italia Ospite d’Onore, con oltre 230 tra editori e agenti letterari del nostro Paese presenti. “Siamo arrivati fin qui attraverso un percorso non semplice attraversando anche forti momenti di contrasto e incomprensioni – ha spiegato Innocenzo Cipolletta, presidente dell’Associazione Italiana Editori -. Ma abbiamo sempre creduto di doverci impegnare per sostenere la libertà di espressione degli autori e per portare alla Buchmesse tutta intera la ricchezza, la complessità della nostra editoria e della nostra letteratura e l’abbiamo fatto confrontandoci con tutti. Registriamo un incremento importante di presenze e volumi d’affari tra gli editori dentro e fuori lo Stand Collettivo. È stata la strada giusta e i risultati li vediamo oggi e pensiamo li vedremo ancor più nei prossimi mesi e anni in termini di vendita di diritti di traduzione. Fondamentale sarà in questo senso il supporto delle istituzioni, anche attraverso il sistema dei bandi per le traduzioni che va rafforzato e razionalizzato”.


Vendite di diritti e attenzioni record nei confronti dell’editoria italiana. Al termine dei cinque giorni di Fiera, gli ultimi due e mezzo aperti anche al pubblico non professionale, si registrano sale piene per gli incontri del programma letterario a cura di AIE con il coordinamento del Commissario straordinario del governo, così come per quelli del programma professionale, sempre a cura di AIE con il supporto di ICE-Agenzia e di Italia Ospite d’Onore 2024. Soddisfazione tra gli editori e gli agenti letterari presenti autonomamente o all’interno dello Stand Collettivo Italiano organizzato da ICE-Agenzia con AIE.

Buchmesse, penultima giornata: visita de Il Volo a Piazza Italia

Buchmesse, penultima giornata: visita de Il Volo a Piazza ItaliaFrancoforte, 19 ott. (askanews) – La penultima giornata della Buchmesse, con il nostro Paese Ospite d’onore, si è conclusa con la visita de Il Volo al Padiglione Italia. I cantanti, prima del concerto alla Festhalle, hanno fatto un tour nella Piazza italiana disegnata da Stefano Boeri interiors per la fiera del libro più importante d’Europa e hanno salutato il commissario straordinario Mauro Mazza.


La visita è arrivata alla chiusura del calendario di incontri letterari. Anche oggi ci sono stati nomi importanti come quelli di Maurizio de Giovanni, Antonio Manzini, Daniele Mencarelli, Erri De Luca, Guido Tonelli, Lorenzo Mattotti, Alessandro Sanna, Paolo Cognetti, Nicola Lagioia, Giuseppe Conte, Davide Rondoni, Chiara Carminati, Davide Morosinotto, Marta Palazzesi, Erin Doom e Felicia Kingsley. L’Arena ha ospitato anche l’incontro su Russia ed Europa condotto da Pierfranco Bruni e con il docente e critico d’arte Luca Beatrice e lo studioso Luciano Mecacci. Un altro momento della categoria “testimoni del tempo” ha visto Riccardo Giumelli e Luigi Maria Vignali, moderati da Ilaria Bianchi, parlare del fenomeno del turismo delle radici.


Molto apprezzato e partecipato il “Discorso sul Metodo”, condotto dalla giornalista Loretta Cavaricci, con sul palco autori diversi come Elisabetta Dami, Felicia Kingsley, Nicola Lagioia e Daniele Mencarelli. La 76esima edizione della Buchmesse si concluderà domani, al termine di una mattinata di incontri tra Arena e Caffè letterario e dopo la cerimonia di consegna tra Italia e Filippine.

Buchmesse, Baricco: letteratura e impegno sono due gesti distanti

Buchmesse, Baricco: letteratura e impegno sono due gesti distantiFrancoforte, 19 ott. (askanews) – Alessandro Baricco è uno dei protagonisti degli eventi organizzati dall’Italia come Paese Ospite d’onore alla Buchmesse di Francoforte. Intervenuto nell’Arena davanti a una sala piena, lo scrittore ha scelto di parlare di letteratura e impegno civile. “Il gesto con cui si fa la letteratura e il gesto con cui si pratica l’impegno civile – ha detto Baricco dal palco – sono due gesti abbastanza lontani. Non bisogna pensare che si diano in natura vicini, né bisogna pensare, io credo, che li si debba avvicinare. Implicano e prevedono una postura differente nei confronti del mondo. Devi proprio cambiare postura per passare da un gesto all’altro”.


La metafora scelta da Baricco è stata quella di un tappeto, il mondo sta sulla superficie, la letteratura sotto, indaga la trama nascosta più che l’evidenza che sta alla luce del sole. Distante quindi, ma comunque preziosa: “La letteratura non si tocca”, ha detto, ma diverso è il discorso per gli scrittori, quando decidono di esporsi. “Tu puoi scegliere – ha aggiunto – e tutti noi prima o poi scegliamo, di impegnarti in una singola storia di impegno civile. Allora lì entri in una partita che c’entra poco, diciamo, coi tuoi libri, che puoi riuscire a fare molto bene, che puoi riuscire a fare con passione e buona fede, naturalmente, ma quella è una partita in cui la letteratura non ti può schermare o difendere più di tanto. Di quello che io dico o faccio nella mia vita di cittadino ne risponderò in una partita molto particolare che conosciamo, che è molto dura, in cui il nemico può essere molto cattivo, ma in cui io faccio fatica a riconoscere a noi un’arma in più, una sorta di morbida impunità, in nome del nostro partecipare alla famiglia della letteratura”. Ascoltare Baricco è affascinante, soprattutto perché sa entrare nel lato meno confortevole del discorso, e lo fa indubbiamente con talento e mestiere, ma questo non toglie intensità al ragionamento. I suoi libri possono piacere o meno, ma sul palco di Francoforte ha dato la sensazione di un uomo e di uno scrittore non indulgente con se stesso, e non è poco. (Leonardo Merlini)

Buchmesse, Cipolletta: cultura fatta anche di contrapposizioni

Buchmesse, Cipolletta: cultura fatta anche di contrapposizioniFrancoforte, 19 ott. (askanews) – “È una Buchmesse molto movimentata. Per noi è una grandissima occasione e mi sembra un’occasione che viene colta dagli editori, perché il movimento di incontri, di scambi sembra proficuo. Al tempo stesso diamo una visione dell’Italia culturale con qualche polemica, e la polemica credo che sia il frutto della cultura. La cultura è fatta di contrapposizione anche di idee e quindi questa polemica ben venga in qualche misura. È logico che c’è un momento particolare perché c’è stato in Italia un cambio di governo sostanziale e quindi alcuni autori si sono sentiti in qualche maniera a disagio di fronte a queste nuove iniziative del governo e questo ha generato dei momenti di tensione”. Lo ha detto dalla Buchmesse di Francoforte il presidente dell’Associazione Italiana Editori Innocenzo Cipolletta, a proposito della partecipazione dell’Italia alla fiera come Paese Ospite d’onore.


“Noi come AIE – ha aggiunto – siamo a favore della totale libertà di espressione e di pensiero e dell’abolizione di tutte le censure di qualsiasi tipo e quindi quello che sta avvenendo oggi qui a Francoforte che è un confronto di idee, di culture, di presentazione, di tutta la nostra editoria è un momento particolarmente importante per l’Italia e credo che sarà veramente un buon risultato”.

Il futuro, l’esoterismo e la pittura: scoprire Hilma af Klint

Il futuro, l’esoterismo e la pittura: scoprire Hilma af KlintBilbao, 17 ott. (askanews) – Una pittrice innovativa, una donna legata alla ricerca spirituale e all’idea di futuro, un’opera che è stata a lungo conservata e che, pur essendo lei morta nel 1944, è arrivata all’attenzione del sistema dell’arte solo nel XXI Secolo. Il Museo Guggenheim Bilbao dedica una mostra molto importante a Hilma af Klint, artista svedese, esoterica, e anticipatrice, che offre al pubblico una raccolta di opere diverse, ma unite dalla capacità di precorrere i tempi e gli stili.


“Abbiamo scoperto un lavoro incredibile – ha detto ad askanews Lucia Agirre, co-curatrice della mostra – che era molto più avanzato rispetto al suo tempo, ma anche una donna che è stata molto nel suo tempo. Dobbiamo ancora scoprire tanto di lei che per quello che facciamo in storia dell’arte, Hilma af Klint è una cosa incredibile, meravigliosa, perché è una grande scoperta”. Una scoperta che parla anche di spiritismo e di opere realizzate in modo automatico durante le sedute. Così come parla di riferimenti a un futuro diverso, legato al pensiero di Rudolph Steiner, carico di misticismo, che Hilma trasforma in dipinti potenti, siano figurativi o astratti, che hanno la forza di abbracciare molti movimenti, come per esempio il simbolismo o la prima grande stagione dell’astrattismo, e di anticipare il lavoro di tanti grandi artisti venuti dopo di lei.


“Hilma af Klint – ha aggiunto la curatrice del Guggenheim – era una donna della sua epoca e in questa epoca si erano fatti grandi scoperte scientifiche, e anche gli aspetti di spiritualità, teosofia, antroposofia, erano una cosa molto comune tra le persone delle classi medio-alte, e in particolare dei gruppi che frequentava lei, che lo ha canalizzato con le sue opere d’arte”. Opere che, al di là della visione filosofica, hanno grande forza e sono a volte sorprendenti anche per i materiali scelti, come nel caso della carta per dei quadri di grandissima dimensione, che nel primo Novecento erano inconsueti, mentre sarebbero diventati una sorta di standard con il Dopoguerra. E poi c’è il ciclo dei Dipinti per il tempio, una serie di 193 opere destinate a un luogo sacro e che culminano con i lavori che avrebbero dovuto essere le principali pale d’altare della struttura.


“Le opere più importanti per lei – ha concluso Lucia Agirre – erano quelle che dovevano essere per quel tempio che lei voleva costruire per il futuro, ma che non ha mai fatto. E ora il museo in un certo senso si trasforma nel tempio di Hilma e per noi questo significa portare l’essenza dell’artista nell’edificio di Gehry ed è proprio quello che abbiamo provato a fare”. La cattedrale dell’arte contemporanea e di massa più nota al mondo che si offre come tempio per un’opera spirituale di un secolo fa e, grazie all’allestimento, la contiene valorizzandola e, al tempo stesso, mettendo in mostra la bellezza delle sale. Forse basta questo per capire la tensione che anima la mostra e il museo, una tensione che potremmo anche azzardarci a definire trascendentale.

Buchmesse, Claudio Magris: la letteratura nasce dalla realtà

Buchmesse, Claudio Magris: la letteratura nasce dalla realtàFrancoforte, 17 ott. (askanews) – Claudio Magris, uno dei più importanti intellettuali e scrittori del nostro Paese, è tornato alla Buchmesse di Francoforte a rappresentare l’Italia Paese Ospite d’onore, come era già accaduto nel 1988. Nell’Arena di Piazza Italia Magris ha letto un suo racconto insieme a Helena Janeczek e poi ha parlato della relazione tra scrittori e lettori. “Io credo molto nel rapporto tra chi scrive e chi legge – ha detto – perché molte volte finisce per dare a chi scrive un senso che chi scriveva non aveva così chiaro davanti a sé”.


Autore di saggi e romanzi, docente di letteratura tedesca e cantore di una Mitteleuropa che, da Trieste, ha sempre respirato e letto, Claudio Magris è un uomo che vive letteratura, che pensa letteratura e la sa interpretare. “Se c’è una piccola cosa di cui posso, non dico vantarmi, ma compiacermi – ha aggiunto dal palco – è che in un libro come Danubio, che è pieno di cose pazzesche, niente è inventato. Io sento profondamente il fatto che soprattutto la scrittura si confronta non tanto e non solo con i propri fantasmi, ma con il modo in cui nei propri fantasmi, ognuno ne ha uno naturalmente o più di uno, sono entrate le immagini e le realtà del mondo. E da questo punto di vista io credo di non aver scritto nessun libro inventato, nel senso con storie che possano essere smentite, ma di avere raccolto delle cose che erano come nell’aria”. In qualche modo è la realtà, unita allo sguardo dello scrittore, a essere la radice dei racconti e della scrittura. E proprio le radici, pensate nel futuro, sono il tema della partecipazione italiana alla Buchmesse 2024.

All’IIC-New York la quinta edizione del Caruso Talent Prize

All’IIC-New York la quinta edizione del Caruso Talent PrizeRoma, 16 ott. (askanews) – Oltre 120 anni fa, Enrico Caruso esordì al Metropolitan Opera House. E così, ieri sera, per la prima volta dopo varie edizioni a Sorrento, a coronamento delle celebrazioni per i 150 anni dalla nascita del tenore napoletano, la consegna dei Caruso Tribute Prize, ideati da Dante Mariti e prodotti da Melos International, si è svolta all’Istituto Italiano di Cultura a New York, con il sostegno del Consolato Generale d’Italia. Quindici le persone premiate per aver contribuito alla diffusione del patrimonio italiano all’estero, dalla musica all’arte, al sociale.


Nel corso della serata, durante la consegna dei premi, registrata da Rai Italia, sono stati tanti i momenti di lirica per celebrare le famose arie cantate da Caruso, il primo artista nella storia a vendere più di un milione di dischi, con Vesti la giubba da Pagliacci, ripresa anche ieri sera. E ancora O’ Sole Mio e La donna è mobile interpretati dal tenore Alessandro Lora, tornato a New York dopo il concerto di successo dello scorso anno a Bryant Park. Anche il direttore dell’IIC-NY Fabio Finotti, che ha inaugurato la serata, ha ricevuto il Premio Caruso. “Promuovere la cultura italiana all’estero significa promuovere la bellezza – ha commentato Finotti – e la cerimonia di questa sera ne è la dimostrazione. Possiamo parlare di medicina, storia, arte, ma quando c’è la bellezza che coinvolge siamo veramente italiani.


Presente anche il Console Generale d’Italia Fabrizio Di Michele che ha definito il Premio Caruso “un ponte culturale a distanza di oltre cent’anni fra Italia e Stati Uniti”. Fra i premiati si annoverano: il tenore Fabio Armiliato che ha partecipato nel film To Rome With Love di Woody Allen, l’attore Gianni Russo che ha interpretato Il Padrino, la business woman Shantè Williams, anche sovrintendente della Carolina Opera, e la managing director del Metropolitan Opera So-Chung Shinn.


(Fonte Voce di New York)