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Bebelplatz, il romanzo di Stassi sui roghi nazisti dei libri

Bebelplatz, il romanzo di Stassi sui roghi nazisti dei libriRoma, 8 ott. (askanews) – 10 maggio 1933. A Bebelplatz, nel centro di Berlino, allo scoccare della mezzanotte migliaia di libri vengono dati alle fiamme. Joseph Goebbels proclama: «L’uomo tedesco del futuro non sarà più un uomo fatto di libri, ma un uomo di carattere». Su tutta l’Europa si sparge un odore di benzina e di cenere. Da questa pagina della nostra storia prende le mosse “Bebelplatz”, il nuovo romanzo di Fabio Stassi (Sellerio).


24 febbraio 2022. La Russia invade l’Ucraina, e di lì a qualche mese un nuovo conflitto devasterà la striscia di Gaza. Durante un tour negli istituti di cultura italiani da Amburgo a Monaco, Fabio Stassi attraversa le piazze delle Bücherverbrennungen, i roghi di libri, e risale a ritmo incalzante la memoria del fuoco e delle censure, dei primi bombardamenti aerei sui civili, del saccheggio di librerie e biblioteche. Studia mappe e resoconti, si interroga sul ruolo della cultura e sulla cecità della guerra, indaga l’istinto di sopraffazione degli esseri umani. Alla fine compone un piccolo atlante della letteratura «dannosa e indesiderata» e rintraccia cinque scrittori italiani destinati alle fiamme dai nazisti: Pietro Aretino, il cantore della libertà rinascimentale; Giuseppe Antonio Borgese, cittadino del mondo e inguaribile utopista; Emilio Salgari, antimperialista amato in Sudamerica; Ignazio Silone, antifascista radicale, e Maria Volpi, unica donna della lista, disinibita narratrice del piacere e dell’indipendenza femminile. Quello di Stassi è un appassionato discorso in difesa di tutto ciò che trasgredisce la norma, un viaggio ricco di corrispondenze, colpi di scena e nuove interpretazioni, da Ovidio a Cervantes, da Arendt a Canetti, Sebald, Morante, Bernhard: un invito a disseppellire la biblioteca di Don Chisciotte. Perché la ribellione si impara leggendo, e ogni lettore, per qualsiasi potere, «è sempre una minaccia». Come scrive Alberto Manguel nell’Introduzione: «Da qualche parte nel mondo una mente sta ideando parole da tracciare con la mano e da decifrare con gli occhi in mezzo al fumo e alle ceneri».

A IIC Londra si “apre” l’annata 2014 dei grandi vini toscani

A IIC Londra si “apre” l’annata 2014 dei grandi vini toscaniRoma, 7 ott. (askanews) – Il giorno prima dell’apertura dei Gran Crù a Bordeaux, uno dei principali eventi dell’enologia mondiale, all’Istituto italiano di Cultura di Londra il vino italiano “rilancia” con l’annata 2014 di tre tra le più note ed apprezzate aree vinicole della Toscana.


Grazie ad un progetto di sistema dell’Istituto diretto da Francesco Bongarrà, di Agenzia ICE e dell’Ufficio Agricolo dell’Ambasciata d’Italia nel Regno Unito, i sommelier Federico Moccia e Nelson Pari hanno permesso ad un qualificatissimo pubblico di buyers e wine expert britannici di assaggiare bottiglie straordinarie di Chianti Classico, Brunello di Montalcino e Bolgheri del 2014. Se questa annata è stata inizialmente considerata come “difficile” dagli esperti del settore, i dieci anni in bottiglia han dato vita ad una straordinaria qualità dei vini, degustati a Belgrave Square in un’ottica di sempre maggior promozione nel Regno Unito del vino italiano. Un business che, secondo ICE nel 2023 valeva circa un miliardo di euro. Ad aprire “2014 Tuscany – 10 years later”, insieme a Bongarrà, il vice ambasciatore d’Italia a Londra Riccardo Smimmo, il console generale Domenico Bellantone, il direttore di Agenzia ICE Londra Giovanni Sacchi e l’addetto Agricolo dell’Ambasciata Gabriella Manfredi. “Il Sistema Italia crede in queste importanti azioni di promozione: la nostra cultura, il nostro vivere all’italiana passa anche per l’eccellenza del nostro vino”, ha spiegato Smimmo sottolineando “l’importanza della sinergia di tutte le Istituzioni italiane a Londra nel promuovere il nostro Paese in ogni propria sfaccettatura”.

Nobel per la medicina a Viktor Ambros e Gary Ruvkun

Nobel per la medicina a Viktor Ambros e Gary RuvkunRoma, 7 ott. (askanews) – L’Accademia di Svezia ha accordato il premio Nobel per la medicina congiuntamente a Viktor Ambros e Gary Ruvkun, entrambi statunitensi. Si tratta di due biologi molecolari, noti per la scoperta dei microRna e per avere messo in luce la loro funzione di regolazione dei geni.


“L’Assemblea per il Nobel presso l’Istituto Karolinska ha oggi deciso di premiare con il Premio Nobel per la fisiologia e la medicina congiuntamente Viktor Ambrose e Gary per la scoperta del microRNA e il suo ruolo nella regolazione post-trascrizionale”, ha detto Thomals Perlmann, segretario generale dell’Assemblea per il Nobel. “Viktor Ambrose è nato ad Hanover, New Hampshire, nel 1953 e il lavoro che ha portato al premio di oggi è stato realizzato presso l’Università di Harvard, mentre attualmente è un professore di Scienza naturale presso la Scuola medica dell’Università del Massachusetts”, ha detto ancora Perlmann.


“Gary Ruvkun – ha proseguito il segretario generale – è nato a Berkeley, California negli Usa, nel 1952. Il lavoro che ha portato alla al suo premio Nobel è stato condotto presso l’Ospedale generale del Massachusetts e presso la Scuola medica di Harvard”.

Libri, “Gli occhi del Male”: il primo libro di Max Proietti

Libri, “Gli occhi del Male”: il primo libro di Max ProiettiRoma, 7 ott. (askanews) – Da Martedì 22 ottobre sarà disponibile in tutte le librerie “Gli occhi del Male” il primo libro di Max Proietti, giovane fenomeno del true crime da migliaia di followers sul web tra i più amati e seguiti in Italia e non solo dagli appassionati del genere. Il libro in uscita per Electa Young, già disponibile in preorder in tutti gli store digitali, ci guida con una semplicità disarmante nel mondo del Male con la M maiuscola, aiutandoci a capire perché è in grado di ammaliare così tanto le nostre società.


Laureato in Scienze e tecniche psicologiche grazie al suo background da psicologo, Max in “Gli occhi del Male” riesce ad accompagnare il pubblico e i lettori di qualsiasi età, in una visita alla galleria degli orrori. Per questo libro, ha scelto dieci personaggi emblematici da Jeffrey Dahmer a Donato Bilancia, dalle Bestie di Satana a Ed Kemper solo per citarne alcuni, nel tentativo di spiegare la natura e l’essenza del serial killer, esorcizzando la paura che di solito ci scatena un male tanto profondo e insondabile. Tra fatti, dettagli e interpretazioni personali, questo libro sarà il compagno perfetto per una lettura a lume di candela, che però rimarrà nella mente di ognuno di noi molto più a lungo di una semplice storia dell’orrore. Del resto la realtà può rivelarsi spesso più creepy del creepy. “Ammettiamolo, siamo tutti affascinati dal true crime – dichiara Max Proietti – ci chiediamo da sempre quale sia il motivo per cui il Male con la M maiuscola sia in grado di ammaliarci così tanto, non smettiamo di provare brividi pensando al fatto che – certo – “il mostro è tra noi”, ma allo stesso tempo il suo operato è frutto di disturbi psicologici e traumi sociali che invece dalla nostra possono sembrare tanto lontani. Fatto sta che serial killer – più o meno cruenti, più o meno scientifici -, raptus di follia omicida e violenze apparentemente prive di ragione ci fanno perdere la testa. Sono molto felice di uscire con questa mia prima opera – prosegue Proietti – per me è un piccolo sogno che finalmente si realizza, un’emozione unica e un regalo che voglio dedicare a chi mi ha sempre supportato. L’idea del libro è nata dalla curiosità verso il confine sottile tra normalità e follia. Volevo raccontare non solo le storie dei criminali, ma anche indagare le motivazioni, le paure e i momenti di rottura che li hanno portati a oltrepassare quel limite. Per me rappresenta un viaggio nelle ombre dell’animo umano, un tentativo di svelare cosa si nasconde dietro il male. I lettori possono aspettarsi dieci racconti che li spingeranno a guardare oltre l’orrore superficiale, fino a toccare le profondità di vite segnate da scelte estreme e irreversibili”


Grazie alla sua innata capacità di scavare nella psiche umana e attraverso affascinati analisi dettagliate su casi celebri e misteri irrisolti, Max è diventato celebre per gli esclusivi contenuti true crime che propone sui social, diventando in brevissimo tempo un punto di riferimento per gli appassionati del genere e non solo. Attraverso approfondite ricerche, un’attenzione scrupolosa ai dettagli e soprattutto un amore innato per la sua città, si diletta anche a portare alla luce le vicende e i personaggi che hanno plasmato l’antica Roma, offrendo al pubblico moderne interpretazioni e riflessioni sulla grandezza di una delle civiltà più influenti della storia. Max, creator del roster di 2WATCH, ha saputo trasformare la sua passione per la psicologia in un ponte accessibile e avvincente tra la ricerca accademica e il grande pubblico, offrendo spunti di riflessione e consigli pratici su tematiche legate alla mente umana, alle emozioni e al benessere psicologico. Anche in “Gli occhi del Male” esce la sua straordinaria capacità di tradurre concetti complessi in linguaggio semplice e coinvolgente, rendendo la psicologia accessibile a tutti, incoraggiando una maggiore consapevolezza e comprensione di sé stessi e degli altri.

Arte contemporanea, dal 26 a Palermo “Elf – Le mostre di Düsseldorf”

Arte contemporanea, dal 26 a Palermo “Elf – Le mostre di Düsseldorf”Roma, 5 ott. (askanews) – Il Verein Düsseldorf Palermo e.V. compie undici anni di attività, e li celebra con una grande mostra collettiva che riunisce undici artiste e artisti che hanno segnato le tracce del suo percorso, delineando anche le nuove direzioni del futuro, nell’ottica di promozione e sostegno dell’arte contemporanea in tutte le sue forme.


ELF- Le mostre di Düsseldorf, questo il titolo dell’esposizione che inaugura sabato 26 ottobre alle ore 18 negli spazi dell’Haus der Kunst dei Cantieri Culturali alla Zisa, ex Officine Ducrot, Palermo (e fino al 7 dicembre), presenta i lavori di Dimitri Agnello, Stefania Artusi, Giuseppe Borgia, Stefano Cumia, Francesco De Grandi, Daniele Franzella, Adriano La Licata, Gabriele Massaro, Francesca Polizzi, Francesco Romano e Giulia Sofi. 11 artiste e artisti di diverse generazioni e provenienti da diversi ambiti delle arti visive, in una miscela originale e sorprendente dei diversi linguaggi, accomunati dal rapporto con la scena artistica renana con cui si sono confrontati sin dal 2014, grazie ai programmi di scambi e residenza del Verein, in un legame continuo tra le due città di Palermo e Düsseldorf gemellate dal 2015.


Un rapporto che emerge dai lavori in mostra, nei quali si nota uno sperimentalismo di modalità tecniche ed estetiche derivanti dalle diverse esperienze artistiche, come per esempio nei trompe-l’œil di Francesco De Grandi nella mostra presso il Malkasten di Düsseldorf; nel viaggio ucronico nelle opere scultoree di Daniele Franzella in “Chronik der Stadt Ur” o nella ricerca tecnica sul materiale della lana nella mostra “Wir sind die Tiere” di Francesca Polizzi, o in quella sonora nella mostra” Das Gespräch mit denen, die fischen gehen” di Giulia Sofi, per citarne solo alcuni. Ma non solo. Perché sin dalla sua fondazione, il Verein è stato al centro di importanti processi creativi di produzione e scambio non soltanto tra enti privati ma anche con diverse istituzioni pubbliche e private tra le quali musei, fondazioni e istituzioni. Su questa scia alcuni degli artisti in mostra sono stati scelti da giurie esterne al Verein come nel caso di Stefania Artusi, Francesco Romano e Stefano Cumia, selezionati dal Museo regionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Palermo, Palazzo Belmonte Riso, con cui il progetto di residenza si è inaugurato, o di Daniele Franzella e Dimitri Agnello, selezionati a seguito del Premio FAM Giovani per le Arti Visive organizzato negli spazi delle ex Fabbriche Chiaramontane di Agrigento. Gli altri sei artisti, Francesco De Grandi, Francesca Polizzi, Adriano La Licata, Giulia Sofi, Gabriele Massaro e Giuseppe Borgia sono stati invece scelti da una giuria interna al Verein stesso.


Il leit motiv della collettiva, è ispirato al film del grande Fritz Lang, del 1931 “M., eine Stadt sucht einen Mörder”, (traduzione letterale M., una città cerca un assassino), tradotto in italiano con M. il mostro di Düsseldorf, destando per la prima volta in Italia l’attenzione verso la città renana come del capolavoro di Fritz Lang, ma anche, erroneamente, come teatro di abominevoli crimini. Come spiegano i curatori infatti nel 1931, a pochi anni dall’avvento del sonoro nel cinema, Fritz Lang, regista già noto per i capolavori come Dr. Mabuse, I Nibelunghi, der Spion, si cimenta con un film capace di condensare le esperienze visionarie del cinema espressionista, il documentarismo dei Kammerspiel e lo sperimentalismo sonoro. Si tratta di “M., eine Stadt sucht einen Mörder”, (traduzione letterale M., una città cerca un assassino). Il film è ambientato a Berlino, in cui le bande criminali si riuniscono alla ricerca di un assassino di bambine che la polizia non riesce a trovare. La M. è del titolo rivela un grafema, un segno visuale, che apre a diverse interpretazioni, il Mörder (assassino), ma anche il Monster o il maligne. In Italia (ma anche in Brasile e in Spagna) al film viene attribuito un titolo che non rispecchia l’originale, M. il mostro di Düsseldorf, utilizzando la notorietà di un serial killer degli anni’30 attivo negli anni di produzione del film nella città renana. Una sovrainterpretazione o un adattamento traduttivo che in Italia impone per la prima volta la città di Düsseldorf come teatro di abominevoli crimini ma anche, erroneamente, del capolavoro di Fritz Lang. Il titolo della mostra all’Haus der Kunst si basa sul film del 1931 per due aspetti in particolare, la capacità di riunire caratteri e motivi artistici diversi e l’esito di una dislocazione immaginaria e reale allo stesso tempo. “ELF, le mostre di Düsseldorf “è una mostra positionell, che presenta le differenti posizioni degli undici artisti che dal 2014 hanno svolto le residenze e, a conclusione di queste, esposto le proprie opere nella città Düsseldorf con il sostegno del Verein Düsseldorf Palermo e. V. e all’interno del programma di gemellaggio tra le città di Palermo e di Düsseldorf.


ELF – LE MOSTRE DI DÜSSELDORF è realizzata con il sostegno di Landeshauptstadt Düsseldorf e Kulturamt Düsseldorf e sarà aperta fino al 7 dicembre 2024 dal lunedì al sabato.

Il collettivo Gelitin-Gelatin protagonista quarta stagione di Forof

Il collettivo Gelitin-Gelatin protagonista quarta stagione di ForofRoma, 5 ott. (askanews) – Dal 2 ottobre 2024 al 30 giugno 2025, FOROF – realtà unica a Roma che combina archeologia e arte contemporanea fondata da Giovanna Caruso Fendi – presenta la quarta Stagione con un progetto site-specific dei Gelitin/Gelatin, il celebre collettivo austriaco di artisti composto da Wolfgang Gantner, Ali Janka, Florian Reither e Tobias Urban. Dopo l’installazione immersiva dei SOUNDWALK Collective della prima Stagione, l’esperienza spirituale di Alex Cecchetti della seconda e l’avventura baltica di Augustas Serapinas nella terza, dunque, un nuovo lavoro pensato per FOROF attiva un dialogo con uno spazio sospeso fra antico e contemporaneo, intriso di reminiscenze storiche, nel pieno rispetto della sua vocazione primaria. Nimbus Limbus Omnibus è il titolo del vasto progetto espositivo ideato dai Gelitin/Gelatin per FOROF e curato da Bartolomeo Pietromarchi. Il titolo racchiude l’essenza della mostra, strettamente legata alla storia e allo spirito del luogo, e sviluppata intorno al tema delle “libertà”, centrale nella poetica degli artisti. Il progetto richiama direttamente la “manumissio”, il rito di liberazione degli schiavi nell’antica Roma, che si svolgeva proprio nell’abside orientale della Basilica Ulpia (II sec. d.C.), i cui resti sono oggi visibili negli spazi sotterranei di FOROF. Come sottolinea Giovanna Caruso Fendi: la mostra dei Gelitin/Gelatin esalta lo spirito di questo luogo: liberare, attraverso l’arte e la cultura, lo sguardo di chi ha la curiosità di vedere, insegnando a guardare il mondo con occhi nuovi, più liberi e aperti alla condivisione. I Gelitin/Gelatin hanno concepito un’installazione suggestiva, come una sorta di rito o processione, ispirata dal titolo enigmatico, che sembra evocare un’antica formula magica o rituale, rievocando idealmente anche la frase pronunciata dal magistrato proprio durante la “manumissio”. La mostra offre dunque una riflessione sul tema della “liberazione”, intesa come passaggio da uno stato all’altro e, come evidenzia Pietromarchi: il titolo può essere interpretato come il momento in cui ciascuno di noi (omnibus) si trova in uno stato di transizione, un passaggio indefinito come una nube eterea (nimbus) o un confine (limbus), che nella visione degli artisti si riferisce al potere liberatorio della loro arte dalle convenzioni, dai pregiudizi e dai tabù, sia a livello individuale che collettivo. E ancora il curatore sulla mostra: dopo il primo ingresso dei Gelitin/Gelatin nell’ipogeo di FOROF è stato chiaro da subito che l’obiettivo fosse di instaurare, sì una relazione con il luogo, ma anche di affermare una forte presenza. Ne è nato un lavoro complesso e affascinante al tempo stesso. Gli artisti hanno creato una scultura performativa che coinvolge ?sicamente lo spettatore, che viene guidato attraverso una drammaturgia di crescente intensità e che culmina in questa visione in cui le opere si presentano come apparizioni, ma che assumono, per certi versi, anche un aspetto inquietante. L’esposizione è pensata come un’installazione unica, suddivisa in due nuclei, che trasforma l’ipogeo di FOROF. La prima parte consiste in una moltitudine di oggetti, sculture e accessori di scena creati dagli artisti nell’arco di 25 anni di attività, utilizzati nelle loro mostre e performance, e allestiti come un grande deposito o archivio della memoria, evocando le catacombe romane. Il visitatore sceso nel sottosuolo scopre un percorso popolato da decine e decine di sculture, realizzate con materiali riciclati, assemblaggi, collage, piccoli dipinti in plastilina, colonne di polistirolo, vecchi arredi smontati e riutilizzati, candelieri, specchiere, vasi in ceramica e sculture in gesso. Il risultato è un enorme accumulo che trasforma ogni singolo oggetto in parte di un’opera più articolata e che introduce allo spazio archeologico vero e proprio, dove, in dialogo con i resti della pavimentazione della Basilica Ulpia, sono esposte alcune sculture realizzate nel 2019 e presentate per la prima volta in Italia. Si tratta di una serie di grandi busti che, invece di mostrare i volti, presentano due nuche identiche che si riflettono l’una nell’altra. Questo intenso richiamo alla scultura classica romana sovverte il concetto tradizionale di ritratto, offrendo una visione potentemente psicologica che approfondisce ulteriormente i temi del positivo/negativo, interno/esterno, originale/copia, catturando l’essenza di una continua trasformazione, in un “nimbus limbus omnibus”. A coronamento del progetto espositivo, in occasione dell’inaugurazione, i Gelitin/Gelatin hanno ideato una cerimonia di benvenuto: una festa durante la quale saranno offerti dolci preparati dagli artisti in collaborazione con Rimessa Roscioli, serviti su una tavolata lunga circa 10 metri, situata al piano strada di FOROF. In occasione di Nimbus Limbus Omnibus sarà pubblicato un catalogo monografico dedicato ai GELITIN/GELATIN edito da Magonza. Il volume, stampato in doppia lingua, in italiano e inglese, include materiali inediti e offre una documentazione completa della mostra con immagini dell’installazione e della performance inaugurale. I temi espositivi sono esplorati in profondità attraverso un’ampia conversazione tra Bartolomeo Pietromarchi e il collettivo artistico, mentre l’aspetto scultoreo dei busti è analizzato in un testo critico a cura di Christian Meyer. Come per le Stagioni precedenti anche Nimbus Limbus Omnibus sarà accompagnata da un Public Program di Episodi curati da Bartolomeo Pietromarchi e firmati da alcuni dei nomi più interessanti e prestigiosi della scena artistico-performativa nazionale e internazionale. Gli Episodi di FOROF – esperienze culturali e artistiche a carattere relazionale, partecipativo e multidisciplinare – sono pensati come momenti di attivazione dal vivo della mostra che richiamano e approfondiscono la tematica affrontata dal site-specific attraverso eventi di performance, reading, talk, interventi musicali e molto altro.

Avanguardie e disegno: a Padova da Matisse e Picasso a Calder

Avanguardie e disegno: a Padova da Matisse e Picasso a CalderPadova, 4 ott. (askanews) – Un percorso nel disegno del Novecento per ripercorrere la storia dei grandi movimenti artistici della modernità e avvicinarsi, in maniera ancora più intensa, al lavoro di Matisse o di Picasso. Palazzo Zabarella a Padova presenta una mostra di opere su carta che si muove tra il post impressionismo, il cubismo, il surrealismo e l’astrazione. A curarla è stato chiamato Guy Tosatto.


“Il progetto – ha spiegato il curatore ad askanews – era di partire dalla collezione di disegni del Museo di Grenoble, che è la più importante in Francia dopo quella del Centre Georges Pompidou. E’ la più antica, perché dagli anni Venti il Museo di Grenoble ha iniziato ad acquistare disegni di artisti viventi, di artisti moderni. In questa raccolta molto importante, abbiamo scelto 130 pezzi che permettono, finalmente, di illustrare tutti i grandi movimenti dell’arte moderna dal 1900 fino al 1950”. In mostra tante tipologie diverse di disegni: ci sono i collage di Matisse, alcuni Modigliani che già contengono tutta la suggestione dei suoi dipinti, pezzi magnifici e inafferrabili di Jean Cocteau, ma anche opere su carta di Fernand Leger e, naturalmente, dei Picasso poderosi.


“È una mostra molto particolare – ha aggiunto Federico Bano, presidente della Fondazione Bano, che organizza la mostra padovana – e segna la continuità per Palazzo Zabarella di un lungo percorso che va a vedere, a studiare, a comprendere meglio i movimenti del grande cambiamento del Modernismo che passa attraverso il susseguirsi di avanguardie. Il pubblico, anche quello giovane, può trovare nel percorso della nostra, radici antiche, ma soprattutto la contemporaneità”. Contemporaneità che si trova anche in molte delle opere esposte, e che diventa lampante, per esempio, nei lavori su carta di Alexander Calder, che in qualche modo chiudono la mostra. “Questa è la forza del disegno, rispetto alla pittura o alla scultura – ha concluso Tosatto -, la relazione molto intima che possiamo avere con l’artista. Cioè quando siamo davanti a un’opera su carta sentiamo davvero la mano dell’artista, in un certo senso sentiamo il suo pensiero”.


La mostra “Matisse Picasso Modigliani Mirò – Capolavori del disegno dal Musée de Grenoble” è aperta al pubblico a Palazzo Zabarella fino al 12 gennaio 2025.

Buchmesse, l’Italia a Francoforte con la forza della sua musica

Buchmesse, l’Italia a Francoforte con la forza della sua musicaMilano, 3 ott. (askanews) – Libri, cultura e anche musica. Italia Ospite d’onore alla Buchmesse 2024 offre un ricco programma di eventi culturali che celebrano la diversità e la vitalità della produzione artistica tricolore. La musica, linguaggio universale che trascende ogni barriera, assume un ruolo di primo piano in questo evento. Un viaggio attraverso la storia e le tradizioni italiane, dalla grande opera al pop più contemporaneo, passando per la musica popolare, animerà la città di Francoforte.


“La Buchmesse è soprattutto libri, ma nei giorni della Buchmesse celebreremo una componente fondamentale della nostra cultura: la musica popolare – ha detto Mauro Mazza, commissario straordinario di Italia Ospite d’Onore alla Buchmesse 2024 -. I concerti che porteremo a Francoforte – ha continuato Mazza – mostreranno al pubblico tedesco e non solo quanto la nostra musica sia in continua evoluzione, pur mantenendo intatta la sua anima, proprio come il motto ‘Radici nel futuro’ che ci ha accompagnato in questo percorso fino alla Buchmesse”. Un calendario di eventi che sarà inaugurato al teatro Alte Oper il 15 ottobre, a partire dalle 20.30, dall’Orchestra della Fondazione Arena di Verona con un concerto omaggio a Giacomo Puccini nel centenario della sua scomparsa. L’orchestra eseguirà le arie più emozionanti del repertorio pucciniano. Un evento che onorerà il genio musicale del grande compositore lucchese, ma anche il legame tra musica e letteratura e l’iscrizione della pratica del canto lirico nella Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale dell’UNESCO.


La festa della musica italiana a Francoforte proseguirà sempre all’Alte Oper il giorno successivo, mercoledì 16 ottobre alle ore 20.00, con il concerto “Taranta d’amore e balli italiani”. La magia della taranta e dei balli popolari italiani invaderà il palco teatro francofortese con uno spettacolo coinvolgente diretto dal Maestro Ambrogio Sparagna. L’Orchestra Popolare Italiana trascinerà il pubblico in un vortice di ritmi e danze tradizionali, offrendo un’autentica immersione nelle tradizioni musicali del Sud Italia. Nello spettacolo saranno inseriti anche alcuni brani ispirati alle laudi francescane e al Cantico delle Creature e riferimenti alla Divina Commedia di Dante Alighieri. Dopo una serata di pausa, la grande musica riprenderà venerdì 18 ottobre, ore 19.30, al teatro Oper Frankfurt con il Rigoletto di Giuseppe Verdi, regia di Hendrik Müller e direzione di Giuseppe Mentuccia. Un appuntamento all’insegna dell’amicizia tra i due popoli, con un cast di artisti italiani e tedeschi e le due lingue a fare da padrone.


Sabato 19 ottobre, alle ore 20.00, sarà la Festhalle ad ospitare il gran finale: Il Volo – Live in concert 2024. Il prestigioso palcoscenico in cui si sono esibiti grandissimi della musica internazionale accoglierà Piero Barone, Ignazio Boschetto e Gianluca Ginoble, veri e propri ‘ambasciatori’ del bel canto italiano nel mondo. L’atteso appuntamento live segnerà il culmine di una settimana all’insegna dell’eccellenza artistica made in Italy. Le note saranno protagoniste di Italia Ospite d’Onore anche all’interno del Padiglione progettato da Stefano Boeri, con le esibizioni degli artisti chiamati ad animare la pausa giornaliera del calendario letterario: in Fiera saranno presenti Giandomenico Anellino, Antonio Maggio, Rosy Messina, Agostino Penna e Angelica Sepe.

Sabino De Nichilo. Rivelazioni, mostra al Museo Archeologico Brindisi

Sabino De Nichilo. Rivelazioni, mostra al Museo Archeologico BrindisiRoma, 2 ott. (askanews) – Gettando un ponte tra passato e futuro, la ceramica è un materiale che sfida il tempo e dimostra tutta la sua contemporaneità nelle sculture di Sabino de Nichilo, protagoniste della mostra intitolata Rivelazioni. La personale – visitabile fino al 17 novembre – si inaugura il 4 ottobre alle ore 18 nelle sale del Museo Archeologico “Francesco Ribezzo” di Brindisi, in piazza Duomo 7, alla presenza di Emilia Mannozzi, Direttore del Polo BiblioMuseale di Brindisi, della curatrice Ilaria Caravaglio e dell’artista, ed è realizzata con il supporto di Inner Wheel Club Mesagne “Appia Antica”.


Sabino de Nichilo presenta al pubblico un progetto ideato per lo spazio museale brindisino e volto a mettere in dialogo i cicli più recenti della sua ricerca scultorea – intitolati Organi da asporto, Esperimenti di estinzione e Rivelazioni – e alcuni dipinti su carta con i reperti custoditi all’interno del “Ribezzo”. Oltre a collocare le sue opere nella sala adibita alle esposizioni temporanee, l’artista dissemina lungo il percorso espositivo del museo cinque interventi site specific, pensati con l’intento di attualizzare e rileggere criticamente alcune delle figure mitologiche e delle forme espressive della cultura classica che i visitatori possono incontrare all’interno della collezione archeologica permanente. Non è solo un andirivieni tra epoche storiche e culture diverse. Si tratta – secondo la curatrice Ilaria Caravaglio – di “un percorso più articolato, che vede alcune delle ceramiche accomodarsi, con un dialogo rispettoso, tra i millenari reperti che riempiono le sale dell’edificio museale”. A delinearsi in questo modo nelle sculture di Sabino de Nichilo è quella che Caravaglio definisce “un’archeologia del futuro”, che vede la rivelazione a cui fa riferimento il titolo della mostra costruirsi a partire da una relazione, “intesa come dialogo tra la produzione dell’artista ed i pregiatissimi pezzi della collezione del museo”.


Spiega la curatrice: “Al centro della ricerca di de Nichilo c’è il corpo, declinato nelle sue infinite possibilità e trasformazioni. Le sue sculture, come frammenti di un puzzle cosmico, ci presentano un corpo che si frantuma, si ricompone, si evolve, sfidando le leggi della natura e della morfologia tradizionale. Queste forme organiche, spesso ibride e mutanti ci ricordano, appunto, i reperti archeologici, frammenti di un passato che cerchiamo di ricostruire ma, al tempo stesso, cellule staminali, capaci di generare ogni tipo di tessuto”. “Le opere di de Nichilo – prosegue Caravaglio – propongono una doverosa riflessione sul futuro, un futuro in cui la tecnologia e la scienza permetteranno di manipolare la materia vivente, creando nuove forme di vita e di interazione con l’ambiente, ma anche un futuro in cui la natura, con la sua forza inarrestabile, continuerà a plasmare il mondo, ricordando a noi esseri umani la nostra fragilità e la nostra dipendenza dall’ecosistema”.


La mostra è visitabile dal martedì al venerdì dalle ore 9 alle ore 18:45; il lunedì (fino al 4 novembre) dalle ore 16 alle 19.

Rai libri: esce “Azzurro Davis” del Collettivo Banfield

Rai libri: esce “Azzurro Davis” del Collettivo BanfieldRoma, 2 ott. (askanews) – Rai Libri presenta “Azzurro Davis” del Collettivo Banfield, volume che rievoca e celebra le otto finali di Coppa Davis raggiunte dall’Italia del tennis fra il 1960 e il 2023, attraverso la penna di altrettanti scrittori.


I match sul campo di gioco e le storie sportive e umane si intrecciano al racconto socio-storico-culturale del Belpaese: politica, costume e spettacolo, eventi sportivi, evoluzione della società civile dal boom economico ai giorni nostri. Insieme alle imprese di Pietrangeli e Sirola, Panatta, Bertolucci, Barazzutti e Zugarelli, Gaudenzi, Sanguinetti, Nargiso e Pozzi, Sinner, Musetti, Sonego, Arnaldi e Bolelli il libro ripercorre, anche grazie ai racconti dei protagonisti, sessant’anni di vicende che hanno caratterizzato l’Italia, dal boom economico ai giorni nostri. “Azzurro Davis” del Collettivo Banfield, edito da Rai Libri, è in vendita nelle librerie e negli store digitali da oggi, 2 ottobre 2024 (Euro: 19,00).


Il Collettivo Banfield. Il Collettivo Banfield, nato nel 2016, è una formazione letteraria “variabile”, fondata da Diego Mariottini. Dalla sua nascita a oggi ha realizzato e pubblicato: 1977, Juventus anno zero (2017), Che peccato! I sette vizi capitali in otto storie di sport (2019), E’ successo. Storie di sportivi che hanno realizzato l’impossibile (2021), Talent Show. Maradona, Schumi e gli altri. I momenti che rivelano il campione (2023) e And the winner is… (2024). Hanno scritto Azzurro Davis: Lucio Biancatelli, Germana Brizzolari, Lorenzo Fabiano, Diego Mariottini, Matteo Mosciatti, Alessandro Nizegorodcew, Andrea Pelliccia, Carlo Rinaldi.