Skip to main content
#sanremo #studionews #askanews #ciaousa #altrosanremo

Il festival di film a Villa Medici, premiate l’inventiva e la poesia

Il festival di film a Villa Medici, premiate l’inventiva e la poesiaRoma, 16 set. (askanews) – Sin dalla sua creazione nel 2021, il Festival di Film di Villa Medici esplora i legami tra cinema e arte contemporanea andando alla scoperta di nuove scritture filmiche. La quarta edizione del festival, che si è svolto tra l’11 e il 15 settembre, è stata animata da uno spirito pionieristico favorendo l’incontro tra una varietà di opere capaci di mettere in discussione, sconvolgere e modificare il nostro rapporto con le immagini ma anche di rinnovarne tutto l’incanto.


Quest’anno, la giuria composta da Clément Cogitore, regista e artista visivo, Vimala Pons, regista teatrale e attrice, e Rasha Salti, curatrice, ricercatrice e scrittrice, ha assegnato due premi. Il Premio Villa Medici per il Miglior Film è andato a ‘Pepe’ (2024, Repubblica Dominicana, Namibia, Germania, Francia) di Nelson Carlo de Los Santos Arias “per la sua originalità, la sua inventiva, la sua capacità di sorprenderci, di perderci e poi di ritrovarci, per la sua incredibile libertà che ci ha commosso tanto quanto ci ha stupito” e il Premio della Giuria a ‘Real’ (2024, Italia, Francia) di Adele Tulli “poiché questo film, come tutti i grandi film, ci lascia con più domande che risposte”. La giuria ha inoltre assegnato due menzioni speciali a Familiar Touch (2024, StatiUniti) di Sarah Friedland “per l’impressionante precisione delle sue capacità registiche e la sua presenza accattivante” e a Man Number 4 (2024, Regno Unito) di Miranda Pennell “per la sua ingegnosa trasformazione delle ‘immagini di prova’ in luoghi di riflessione e di empatia, e per la sua poesia ristoratrice”.

Bergamo, “Seven Deaths” di Marina Abramovic da gres art 671

Bergamo, “Seven Deaths” di Marina Abramovic da gres art 671Milano, 13 set. (askanews) – In mostra a gres art la grandezza, la solitudine, il mito, la caducità dell’essere umano. Un percorso che parte dall’installazione cinematografica Seven Deaths che Marina Abramovic ha dedicato a Maria Callas e si sviluppa attraverso 30 lavori recenti e storici, coinvolgendo in un rapporto osmotico anche il giardino con il paesaggio sonoro Tree, presentato per la prima volta al SKC Cultural Centre di Belgrado nel 1972.


All’interno del nuovo centro per l’arte e la cultura di Bergamo, una immersione tra le opere che racconta parte del mondo di una delle più importanti artiste contemporanee, grazie a una serie di parallelismi, richiami e rimandi. Dalle interpretazioni della divina Callas ad alcuni dei grandi temi affrontati da Marina Abramovic. L’esposizione è aperta dal 14 settembre a febbraio 2025. Gres art vuole coniugare bellezza e impatto sociale, sviluppando modelli sostenibili che promuovano il benessere della comunità. Un luogo dove andare, scoprire, sperimentare, stare, nato con un ambizioso progetto di rigenerazione urbana promosso dal Gruppo Italmobiliare con Fondazione Pesenti.


“Seven Deaths si configura come un’esperienza cinematografica immersiva basata su sette morti premature che Marina Abramovic presenta sullo schermo, come colonna sonora sette assoli di Maria Callas. L’installazione manifesta la fascinazione di Abramovic per l’opera e per la Callas in particolare, una passione iniziata durante l’adolescenza a Belgrado. Un viaggio coinvolgente attraverso la vita di una degli artisti più influenti del nostro tempo, abbinato alle arie più famose della Divina; un’esperienza catartica che spinge alla riflessione personale più profonda”, ha detto Karol Winiarczyk, curatore. “Siamo entusiasti di inaugurare gres art 671, nella sua forma definitiva, con Marina Abramovic, artista di fama mondiale che ha sempre posto l’osservatore al centro delle proprie opere e della propria arte. Il nostro polo culturale è nato proprio con l’ambizione di coinvolgere quanto più possibile i visitatori, facendoli interagire con lo spazio e le opere, rendendoli parte attiva del percorso. Dopo la preview in occasione della Capitale Italiana della Cultura 2023, ospitare ora between Breath and Fire significa aspirare ad avere, in un’unica prospettiva, la visione di un’artista straordinaria con la missione di un luogo culturale, un connubio perfetto che ci onora e che certamente saprà suscitare grandi emozioni”, ha aggiunto Roberto Pesenti, presidente di gres art 671.

Mariangela Gualtieri: imparare a memoria e ascoltare il silenzio

Mariangela Gualtieri: imparare a memoria e ascoltare il silenzioMilano, 12 set. (askanews) – “Suggerirei di frequentare i poeti, sia classici che contemporanei, e soprattutto di trovare i propri poeti, quelle voci che per qualche strano motivo ci vengono più vicine e che sembrano scritte per noi e a volte anche sembrano scritte da noi”. Lo ha detto ad askanews Mariangela Gualtieri, una delle più importanti voci della scena poetica italiana e fondatrice del Teatro Valdoca, parlando del valore oggi della parola poetica e del modo nel quale possiamo tenerla viva, pur nel frastuono della società contemporanea. “La differenza sta per me fra la parola della lingua corrente, che è sempre deludente e che non basta mai, e la parola della poesia. Nella poesia la parola si rigenera, si riavvicina al proprio calco d’origine, riprende i propri poteri e non delude”, ha aggiunto.


“Trovare dunque i propri poeti e impararli a memoria – suggerisce Gualtieri -. So che questo può sembrare antiquato, scolastico e pesante. No, è tutt’altro. È un piacere grande avere delle parole decisive a memoria e poterle recitare, condividerle quando se ne presenta l’occasione, e vale il piccolo sacrificio dello studio a memoria”. Ma la parola vive ed esiste, è, in senso filosofico, anche in relazione a ciò che parola non è, e con cui si genera uno scambio. “Credo che anche il silenzio sia un ambito straordinario per preservare la parola – dice ancora la scrittrice -. Il guaio del presente forse non è tanto il sovraccarico, ma proprio la mancanza di silenzio. Il silenzio è per me un pezzo di natura, un pezzo importante nel quale accadono prodigi”. Prodigi che spesso il lettore associa anche ai versi e alle performance di Mariangela Gualtieri, capace di essere parola e corpo, letteratura e vita nello stesso momento, nella stessa fenomenologia della vita. E che, per esempio nella sua recente partecipazione a Festivaletteratura a Mantova, aprono nuove finestre di significato all’idea del rito e del rituale, come del resto possiamo considerare un rituale anche l’imparare a memoria le poesie. “Penso al rito come a una sorta di manovra geometrica, un disegno, acustico nel mio caso, che vorrebbe caricare i simboli. Qui i simboli sono le parole. In questo senso potremmo forse pensare tutta la poesia come rito, perché la poesia rifonda la lingua, ridà potenza alla parola. Vi sono variabili in questa manovra: la parola, appunto, il silenzio, il luogo, chi lo abita, la voce, la strumentazione tecnologica, ecc. Tutto deve essere al meglio affinché accada, al presente, qualcosa, cioè affinché il rito abbia efficacia. Io chiamo questo accadimento ‘incanto fonico’ – una espressione presa da Amelia Rosselli, quasi a dire che attraverso l’udito, i presenti possono abitare uno stato di contemplazione di se stessi e del mondo, in una esperienza che è ad un tempo singolare e comunitaria”.


La poesia di Gualtieri abita il presente, il nostro presente. Eppure sembra impossibile che lo faccia, con quella fragilità che la contraddistingue, che pure è fortissima. E la domanda che mi pongo è proprio su come riesca la parola poetica ad abitare l’oggi. “Ciò che la poesia cambia – risponde la poetessa – è nell’ordine della sottigliezza. Ma la bellezza è questione di sottigliezza, così come lo è la salute o la malattia. Credo che allo stesso modo le persone sensibili della nostra specie siano certamente una minoranza, ma che possano avere una forza positiva di contagio. Per cambiare qualcosa credo sia importante che questi/queste sensibili siano consapevoli dell’importanza del loro fare e che si preparino adeguatamente”. (Leonardo Merlini) Foto di Melina Mulas

Poesia delle immagini in movimento, Ismailova in HangarBicocca

Poesia delle immagini in movimento, Ismailova in HangarBicoccaMilano, 11 set. (askanews) – Una dimensione poetica che sgorga dalle immagini in movimento, dal paesaggio, perfino dall’ambiente postindustriale che accoglie le opere. Che Pirelli HangarBicocca a Milano sia uno spazio potente lo sappiamo da tempo, ma ogni volta è affascinante vedere come le mostre migliori riescano a farlo risuonare in profondità. Accade anche con l’antologica dedicata a Saodat Ismailova, regista e artista uzbeka, cui è dedicata l’esposizione “A Seed Under Our Tongue”, curata da Roberta Tenconi.


“Nei suoi film – ha detto la curatrice ad askanews – utilizza sia suo montato originale, sia materiale d’archivio, in un editing assolutamente libero, con questa immagine di grande poesia, ma che tocca anche temi molto urgenti e attuali.dallo sfruttamento delle risorse ambientali, ma anche dalle imposizioni dei sistemi di potere politici, lei ha vissuto il crollo dell’Unione Sovietica, ma anche tutto il periodo precedente di dominio sulla regione. E sviluppa poi questi grandi narrazioni dei suoi film in sculture e installazioni”. I grandi schermi raccontano l’Asia Centrale, i paesaggi naturali e umani, parlano di una tigre oppure dei fiumi, ma è la stessa forma delle immagini in movimento di Ismailova a conferire una ampiezza monumentale alle storie. “L’Uzbekistan non ha alcun accesso al mare – ci ha spiegato l’artista – dobbiamo attraversare due nazioni e abbiamo una carenza d’acqua molto seria, non sappiamo cosa succederà nei prossimi 50 anni nella regione. Quindi per noi l’acqua è sacra, significa tutto e io credo che questo sia alla base dell’attenzione speciale anche per il corso dei fiumi”.


L’ecologia si fonde con il mito, le istanze contemporanee si ammantano di sfumature leggendarie, questo genera la poesia della mostra, che nasce dalla delicatezza con cui l’artista sa gestire l’apparente contrasto. “Il titolo della mostra – ha aggiunto Tenconi – è anche un po’ la metafora di tutta la mostra, si riferisce a questa leggenda molto diffusa in Asia Centrale di un seme di dattero custodito da un uomo, Arslanbob, un mistico, qualcuno dice per anni, altri per secoli, fino a quando trova un degno successore e lo dona a questa persona e questa persona col seme fonda quella che oggi la foresta di noci che ha il nome di Arslanbob, quindi questa idea anche di una di una trasmissione, ma anche della trasformazione che è insita in qualsiasi sistema che tramanda qualcosa”. “Io sono una filmaker, tutto parte da questo – ha concluso Ismailova – ma ho anche avuto una formazione teatrale e amo lavorare nello spazio. Il mezzo della scultura è sempre legato ai film, non sono sculture in quanto tali, ma si tratta di oggetti che provengono dai miei film”.


Alla fine la mostra potrebbe anche essere considerata una lunga lettera d’amore, forse a una terra, forse alla natura, forse perfino a certa umanità. Non ci sono riposte giuste, per fortuna, ma la sensazione è che un seme sia stato gettato e, da qualche parte, germoglierà. (Leonardo Merlini)

Verso la 24esima Triennale, il primo forum sulle disuguaglianze

Verso la 24esima Triennale, il primo forum sulle disuguaglianzeMilano, 11 set. (askanews) – “È stata una giornata intensa, bellissima, anche perché abbiamo ospitato ospiti straordinari che arrivano da tutto il mondo e che ci hanno aiutato a capire meglio come affrontare un tema importante, direi quasi necessario, ma molto complesso come quello delle disuguaglianze. Disuguaglianze che si manifestano in modi diversi ovunque, nelle differenze tra ricchezza e povertà”, aspettative di vita diverse che ci sono in parti diverse del mondo, a volte anche nella testa città, disuguaglianze relative all’accesso ai servizi, all’accesso all’istruzione, alla scuola per esempio”. Così Stefano Boeri, presidente della Triennale Milano, ha raccontato ad askanews il primo forum dedicato ai temi e alle proposte della 24esima Esposizione Internazionale, dal titolo “Inequalities”.


“Questa mattina – ha aggiunto Boeri – abbiamo avuto una straordinaria introduzione di Richard Sennett, che è uno sociologo tra i più noti nel mondo, e al pomeriggio Tim Ingold, che è forse l’antropologo oggi più quotato ci ha aiutato ad avvicinare il tema delle disuguaglianze dall’altro punto di vista. Però insieme a interventi più teorici abbiamo avuto anche dei pezzi di vita come il racconto fatto da alcuni parenti delle vittime della tragedia della Grenfell Tower di Londra, che è un caso in sé emblematico di disuguaglianze urbane, e il racconto per immagini di Amos Gitai che ci ha portato in quella parte del mondo, penso a Gaza, dove oggi le disuguaglianze si manifestano nella forma di violente omicidi e guerre. Quindi è un tema difficile, bellissimo, importante, necessario e ci stiamo lavorando e abbiamo iniziato oggi”.

Clima, a Londra la mostra fotografica “The Cooling Solution”

Clima, a Londra la mostra fotografica “The Cooling Solution”Roma, 11 set. (askanews) – Esperti ed accademici britannici, e diplomatici di diversi Paesi hanno partecipato all’inaugurazione della mostra fotografica “The Cooling Solution” all’Istituto italiano di Cultura di Londra. Il progetto scientifico, che nasce dalla ricerca dell’economista Enrica De Cian dell’Università Cà Foscari di Venezia, tiene nella capitale britannica la prima tappa del proprio percorso in Europa, proprio a pochi giorni della notizia che l’estate boreale 2024 è stata la più calda di sempre.


Attraverso la fotografia d’autore di Gaia Squarci racconta come persone provenienti da diversi contesti socioculturali, in varie parti del mondo, si adattino a vivere a temperature sempre più alte, senza limitarsi ad utilizzare indiscriminatamente l’aria condizionata. Belle fotografie ed efficaci infografiche offrono un percorso visivo tra Brasile, India, Indonesia e Italia, spiegando in maniera più comprensibile che mai il fenomeno dei riscaldamento globale e la necessità di contrastarlo con strumenti “normali” e non solo energivori come, appunto, l’aria condizionata. “Molte persone – sostiene De Cian – non hanno accesso all’energia per i condizionatori. E poi anche chi se li può permettere si espone a nuove forme di vulnerabilità come quella legata ai prezzi energetici. Chi spende più del 10% del proprio reddito per energia è considerato povero energetico”.


Da qui il bisogno di spiegare, di far “vedere” attraverso la fotografia che una “cooling solution” slegata dall’uso del condizionatore è possibile, e da qualche parte viene già praticata, con risultati che emergono dalle foto di Gaia Squarci, mettendo insieme la creatività espressa dall’arte fotografica e la divulgazione scientifica. “Questa bella mostra – spiega Francesco Bongarrà, direttore dell’Istituto italiano di Cultura di Londra – vuole stimolare la riflessione creare consapevolezza sul riscaldamento globale, uno tra i temi più rilevanti del nostro tempo. Siamo felici che abbia riscosso l’interesse di esperti che vivono a Londra, una città che si considera campione di sostenibilità”. Dopo Londra – resterà aperta fino al 2 ottobre – “The Cooling Solution” verrà esposta allo Zoom Festival di Sauguenay in Canada, per tornare in Italia, a Trani.

Hong Kong, arte italiana protagonista

Hong Kong, arte italiana protagonistaRoma, 11 set. (askanews) – Aperta ad Hong Kong, nel quadro delle iniziative a supporto della produzione artistica italiana contemporanea, la mostra “Memento” dello scultore milanese Matteo Pugliese. Il progetto si è sviluppato dalla collaborazione tra il Consolato Generale d’Italia e l’Istituto Italiano di Cultura a Hong Kong e Macao e la galleria d’arte Kwai Fung Hin Art Gallery di Hong Kong che ospiterà le opere dell’artista italiano fino al 2 novembre prossimo, negli spazi allestiti presso il comprensorio Tai Kwun, in centro città.


Si tratta della terza personale di Matteo Pugliese a Hong Kong con oltre 40 opere, frutto della produzione dell’ultimo ventennio, tra cui le serie “Extra Moenia”, “Guardians” e “Beetles”, nonché le creazioni più recenti “Pachamama” e “Broken”. Il progetto rientra nel novero delle attività incluse nel festival autunnale ITALIA on Stage presentato dal Consolato Generale e dell’Istituto Italiano di cultura e conferma il seguito internazionale di Matteo Pugliese che si è intrattenuto con il pubblico nel corso di un art talk dedicato alla sua carriera ed alle principali caratteristiche della sua produzione, con spiccati riferimenti all’Italia quale fonte di ispirazione e per l’impiego di materiali classici tra cui bronzo e marmo, insieme ad elementi moderni. I contenuti sintetizzano realismo classico, sensibilità contemporanea e valori universali.

Picasso poeta e irregolare: una mostra a Palazzo Te a Mantova

Picasso poeta e irregolare: una mostra a Palazzo Te a MantovaMantova, 11 set. (askanews) – Un altro volto di Picasso, straniero in terra straniera e aggrappato alla poesia per salvarsi. Palazzo Te a Mantova dedica al pittore spagnolo una mostra che porta in Italia per la prima volta alcuni dipinti e soprattutto indaga una dimensione umana meno nota nella vita di Picasso. Ma cosa significa fare questa esposizione proprio a Palazzo Te?


“Significa – ci ha risposto Stefano Baia Curioni, direttore del museo mantovano – dire che la poesia è al centro della possibilità per l’uomo di essere felice, è la porta che ci consente di arrivare verso la cognizione di come possiamo abitare il mondo. Picasso ce lo sta suggerendo e il suo suggerimento risuona Giulio Romano, il palazzo è intestato alle Metamorfosi, Picasso è un artista metamorfico, lo è perché è un poeta”. “Poesia e salvezza”, si intitola la mostra e ruota intorno al modo in cui i poeti francesi – Apollinaire, Breton, e poi anche Prevert – sono sempre stati vicini a Picasso, aiutandolo in un certo senso a diventare se stesso. “Picasso – ha aggiunto Annie Cohen-Solal, curatrice della mostra – diceva che il poeta è il personaggio più meraviglioso della società appunto perché è un irregolare. Picasso si sentiva irregolare come artista, irregolare come straniero in Francia e irregolare come avanguardista in un Paese gestito dall’Accademia delle Belle Arti come la Francia. Perciò in questa mostra si vede come l’accoglienza dei poeti è stata indispensabile per Picasso all’inizio e come un giorno è diventato lui stesso poeta, facendo ibridazione nelle parole come ha fatto ibridazione durante il Cubismo”.


Ma com’è questo inedito Picasso poeta? “Le sue poesie – ha concluso Baia Curioni – sono immagini che fruttano una dentro nell’altra, senza soluzione di continuità, con un’intensità, con una voglia di vivere con un amore e un eros per le cose, per i momenti. Per cui si capisce che questo uomo aveva uno sguardo sul mondo, aveva una fenomenologia, se vogliamo, che lo obbligava a vivere con la massima intensità”. La mostra Mantovana, aperta al pubblico fino al 6 gennaio 2025, è collegata all’esposizione “Picasso – Lo straniero” di Palazzo Reale a Milano.

Libri, in uscita “Fuori di testa” di Gianfranco Pasquino

Libri, in uscita “Fuori di testa” di Gianfranco PasquinoRoma, 11 set. (askanews) – “Caro Diario, è giunto il momento di fare outing. Con l’aiuto della ‘mia’ scienza politica – cioè di quello che ho studiato e imparato dai maestri, in Italia Norberto Bobbio e Giovanni Sartori – è possibile illuminare i problemi, suggerire come affrontarli, indicarne alcune soluzioni auspicabili e praticabili. Meglio ancora se lo si fa con ironia e, talvolta, con meritato sarcasmo nei confronti dei presuntuosi e dei vanitosi che da opinionisti popolano i mass media, dalle redazioni dei giornali ai salotti televisivi, senza contraddittorio”.


In libreria dal 20 settembre, per la collana Montesquieu, ecco un testo sorprendente del noto scienziato politico Gianfranco Pasquino. Un’opera inusuale da parte di un “intellettuale praticante”, autore prolifico e mai banale. Questo ennesimo saggio che il professore regala agli italiani è una critica ragionata alla superficialità dei nostri tempi: della comunicazione, della politica, degli addetti alla cultura. Un viaggio che si dipana lungo un anno in cui, come in una sorta di diario, Pasquino annota e riflette sul mondo che lo circonda, mai mancando di inserire riflessioni e spunti per fare degli italiani dei «cittadini migliori».


Un memento e al contempo un j’accuse a ciò che sia in politica che nella comunicazione si va perdendo, e ciò che invece occorre recuperare. Il tutto attraverso lo sguardo attento e la penna virtuosa di un intellettuale di primo piano nel panorama nazionale, che non fa sconti a nessuno e che con questo volume offre un affresco del mondo culturale e mediatico italiano per orientare il lettore alla comprensione dell’oggi. Una lettura che spiazza per l’originalità nel modo di descrivere la politica (lui che l’ha studiata e vissuta in prima persona) e di castigare i tanti, troppi «errori e orrori» che vengono commessi nel Parlamento italiano non meno che all’estero – dal premierato alla guerra in Ucraina.


Con un ricchissimo indice dei nomi, al lettore non potranno sfuggire tra le molte pagine di questo diario, critiche e raffinate invettive ai personaggi più celebri del panorama politico nazionale e internazionale, rese con l’efficacia e la finezza stilistica di un navigato letterato. Il quale descrive la sua ultima fatica così: “Fuori dalla testa di chi poco ha studiato, nulla ha imparato e neanche sa o vuole cercare le fonti, inevitabilmente escono errori e orrori. Fuori dalla testa di chi conosce politica e scienza politica, invece, escono critiche sul filo dell’ironia e spiegazioni. Saperne di più è possibile e sempre consigliabile”. Insomma, le riflessioni (anche personali, sul trascorrere della vita) e le lezioni (squisitamente di scienza politica) contenute in questo libro e impartite per “amor di patria”, ma senza alcuna presunzione, aiutano a capire meglio l’Italia di oggi e la – spesso scarsa – preparazione di chi legifera, divertendo anche il lettore grazie a quel pizzico di amara ironia che si accompagna inevitabilmente alla presa di coscienza di chi sa bene come al mestiere del politico non dovrebbero mai mancare le basi di studio delle scienze politiche, soli strumenti per poter svolgere al meglio e nell’interesse pubblico questo difficile mestiere.


Nota di colore: perché il Tucano in copertina? è un riferimento al pupazzo che compare sempre alle spalle del professore quando viene intervistato in collegamento dal suo studio bolognese. Il suo nome è Norby, è stato l’ultimo regalo della madre di Pasquino (datato Natale 1988) e così battezzato dal figlio Emanuele in omaggio affettuoso e riconoscente a Norberto Bobbio, per il suo profilo simile al celeberrimo politologo cui anche il presidente Mattarella ha recentemente fatto omaggio.

Libri, “Ritratto di bestie selvagge”, tornano le indagini di Malatesta

Libri, “Ritratto di bestie selvagge”, tornano le indagini di MalatestaRoma, 9 set. (askanews) – Lorenzo Mazzoni torna in libreria” Ritratto di bestie selvagge”, un nuovo capito della saga dedicata all’ispettore Malatesta, lo “sbirro anarchico”.


Quattro banditi mascherati da Banana Splits, gli animali antropomorfi protagonisti di un vecchio show televisivo, assaltano, con armi giocattolo, l’ufficio postale di uno sperduto paese della campagna ferrarese e si dileguano senza lasciare tracce. L’azione è rivendicata con un volantino che riporta la sigla Brigata Libero Montesi, in onore di un ex partigiano, poi scrittore di romanzi polizieschi, finito nel dimenticatoio da molti anni. I vertici della polizia vedono la mano di gruppi sovversivi dietro la rapina, ma l’ispettore Malatesta conosce bene la storia di Libero Montesi e ha un’opinione diversa. La vicenda si complica quando i Banana Splits lasciano due cadaveri nella villa di un ricco imprenditore e tutto precipita nel caos. Tra echi di vendette proletarie, strascichi di controcultura stagionata, sale scommesse, cinema porno e precarie esistenze al limite della decenza, Ritratto di bestie selvagge si sviluppa in modo corale, facendo emergere, ancora una volta, un micromondo letterario fuori dagli schemi. Specchio di una realtà marginale che molto spesso si vuole ignorare.