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Ts Edizioni, una guida per scoprire la Giordania

Ts Edizioni, una guida per scoprire la GiordaniaRoma, 16 lug. (askanews) – Un’agile guida completa per scoprire una terra magica e accogliente. TS Edizioni pubblica, anche in formato e-book, La Giordania in tasca di Alberto Elli, studioso del mondo antico mediorientale e appassionato viaggiatore.


L’autore, profondo conoscitore delle lingue semitiche e, in particolare dell’antico Egitto, scrive della Giordania nell’introduzione: “Qui, tra le sabbie dorate del deserto e le maestose vette delle montagne, avrete l’opportunità di esplorare un Paese ricco di contrasti e di bellezze straordinarie. La Giordania è molto più di Petra. Ci avventureremo nei paesaggi mozzafiato del deserto del Wadi Rum, dove le dune si ergono come giganti addormentati e le rocce si trasformano in sculture naturali dalle forme più stravaganti. Qui, tra le distese di sabbia dorata, vivremo l’esperienza unica di trascorrere una notte sotto un cielo stellato, circondati dal silenzio avvolgente del deserto”. Porto sicuro in una regione di conflitti, terra sicura e magnifica, la Giordania ha deliziato i visitatori per secoli con i suoi siti Patrimonio dell’Umanità, le città accoglienti e gli incredibili paesaggi desertici. Da Amman a Jerash, dal Mar Morto a Madaba, da Aqaba fino all’incredibile «città rosa» di Petra, questa guida completa ed essenziale, leggera e maneggevole, di facile consultazione, è uno strumento adatto da portare con sé in tasca o nello zaino. Tutta a colori con mappe, cartine e foto, consente di vivere in tempo reale le tappe più significative e imperdibili di un viaggio in una terra senza eguali per storia, cultura e meraviglie.


Continua l’autore: “Dopo l’esperienza del Mar Morto, nelle cui acque si può galleggiare senza sforzo e beneficiare delle proprietà curative del fango minerale, ecco il tempo e lo spazio da dedicare a Petra: la leggendaria città scolpita nella roccia. Immaginate di camminare lungo strette gole che si aprono improvvisamente su uno scenario mozzafiato: monumenti antichi, templi scavati e teatri millenari emergono dalla pietra rossastra, immergendo il visitatore in un’atmosfera surreale. Luogo carico di storia, fascino e mistero, Petra continua ad affascinare e stupire i visitatori di tutto il mondo”. Per ogni tappa e luogo vengono fornite informazioni sulla storia e l’archeologia, le curiosità, i riferimenti culturali e religiosi, la cucina e il folclore. Nel testo sono presenti: storia e itinerari; quando andare; cosa mangiare; luoghi ed esperienze imperdibili; flora e fauna; l’Islam in Giordania; i beduini oggi; la popolazione e la lingua; orari dei siti e contatti. Conclude lo studioso: “La Giordania è molto più di una destinazione turistica. È un viaggio attraverso la storia, la natura e la cultura, che lascia incantati. Quindi, preparatevi a vivere un’esperienza indimenticabile e a scoprire i segreti di questo straordinario Paese, dove ogni angolo nasconde un tesoro e ogni sorriso vi accoglie come un ospite amico”.

”Il Suono dell’Ombra”, il cortometraggio sui disturbi alimentari

”Il Suono dell’Ombra”, il cortometraggio sui disturbi alimentariRoma, 16 lug. (askanews) – Il tema drammatico dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione (DNA), che colpisce soprattutto i giovanissimi è stato esplorato con profondità e sensibilità, nel cortometraggio ‘Il Suono dell’Ombra’, scritto da Valentina Fratini Lyndon e diretto da Michele Picchi.


Nel nostro paese stiamo assistendo ad un aumento esponenziale dei disturbi del comportamento alimentare. Dati del Ministero della Salute stimano che in Italia oggi ne soffrano più di tre milioni di persone e decine di milioni di giovani e di adulti nel mondo si ammalano ogni anno. La pandemia ha peggiorato ulteriormente la situazione, con un incremento di casi stimato di almeno il 30-35%. Tipicamente questi disturbi hanno l’esordio in età evolutiva, anche se nella popolazione infantile, bambini di 8-9 anni, presentano sintomi di DNA tipici dell’età adolescenziale e adulta, e colpiscono maggiormente la popolazione femminile, ma il numero dei maschi sta aumentando soprattutto in età adolescenziale e pre-adolescenziale.


Il regista Michele Picchi – noto per aver lavorato come assistente alla regia con Ettore Scola (Capitan Fracassa), Ricky Tognazzi (Ultrà) e Giovanni Veronesi (Viola Bacia Tutti), nonché per essere sceneggiatore di produzioni cinematografiche e televisive – ha affrontato con coraggio il tema dei disturbi alimentari nel suo cortometraggio. Nel cast di primo piano i grandi attori del calibro di Enzo Decaro, attore nato professionalmente con il trio “La Smorfia” assieme a altri due grandi come Massimo Troisi e Lello Arena e la cui carriera è proseguita tra teatro, televisione e cinema.


Yvonne Sciò, attrice che esordisce grazie a uno spot pubblicitario che le permetterà di approdare prima al cinema al fianco di Carlo Verdone, poi in teatro con Gigi Proietti e in televisione con Non è la RAI, per proseguire con numerosi progetti sia come attrice che come regista, Sofia Plescia modella e giovane attrice del cortometraggio di sensibilizzazione sulla sicurezza stradale “Per Sempre Insieme”, e Davide Reali attore marchigiano, impegnato in progetti di fiction e cinema. La produzione è stata curata dall’Associazione ALMAS, attiva dal 2014 e impegnata nella promozione di progetti di formazione e utilità sociale, con particolare attenzione al cinema, all’audiovisivo e agli eventi dal vivo, la cui Presidente, Sabina Pariante, è stata anche organizzatore.


La Financial Manager Sonia Giacometti, Vicepresidente di ALMAS, è tra le figure più attive nel finanziamento di documentari, cortometraggi, film, fiction e serie, sia con fondi pubblici che privati. Ha contribuito professionalmente a diverse produzioni cinematografiche, tra cui ‘Mamma qui comando io’ di Federico Moccia, ‘Copperman’ di Luca Argentero e ‘Nati due volte’ di Pierluigi Di Lallo, oltre a vari cortometraggi. Il coproduttore è rappresentato dall’azienda “1 Attimo in Forma”, leader nel settore degli alimenti energetici. L’azienda non è nuova a iniziative di sensibilizzazione/culturali. Roma, 16 lug. (askanews) – È stata infatti fortemente voluta dalla produzione per il suo impegno nel sociale. In ultimo infatti il progetto sulla fragilità giovanile – lanciato in occasione dell’ultima edizione di Cibus, il Salone Internazionale dell’Alimentazione – le cui conseguenti problematiche sfociano anche in disturbi alimentari. Il cortometraggio rientra nei canali di comunicazione, quali cinema, arte, musica, pittura che possono veicolare importanti messaggi ai nostri giovani. ‘Abbiamo continuato e ribadito il nostro impegno nell’affrontare tematiche di rilevanza sociale e legate a un’alimentazione contemporanea, consapevole e sostenibile; fedele alla nostra missione di sollecitare a condurre una alimentazione sana e corretta che non contempli eccessi, come racchiuso da sempre nel payoff “A ognuno la sua Forma”. L’azienda è particolarmente vicina alla tematica dei disturbi alimentari, tanto frequenti e connessi alla preadolescenza e all’adolescenza, ponendosi al fianco delle tante famiglie che si sentono disorientate di fronte all’avanzare di una civiltà dell’immagine che alimenta una visione distorta della realtà e degli obiettivi, frammentando e dissolvendo l’io alla ricerca di una propria strada e identità; la coproduzione di questo cortometraggio è stata uno dei passi che concretamente e quotidianamente abbiamo desiderato percorrere come punto di riferimento emotivo e culturale per chi si trova ad affrontare questi disagi; perché la fragilità torni ad essere un valore, e un modo di rappresentare la propria sensibilità’ – È quanto affermato dai vertici di “1 Attimo in Forma”. Il cortometraggio racconta la storia di Giada, una quindicenne amante della musica, che vive serenamente dedicandosi alla composizione, in contrasto con la madre Emma, desiderosa che si concentri sugli studi. Quando il ragazzo che piace a Giada, Claudio, ha mostrato interesse per Emma, Giada è diventata insicura riguardo al suo aspetto fisico e ha iniziato a soffrire di anoressia. La sua situazione è peggiorata progressivamente fino a quando, durante un viaggio dei genitori, è entrata in coma a causa della debolezza. Emma ed Enzo, disperati, hanno cercato di risvegliarla con la musica, sua grande passione. Rhapsodia Film, azienda guidata da Roberto Marra, che si distingue per fondere l’approccio convenzionale con scene ed elementi in animazione 2D, si è occupata della distribuzione. La post produzione è stata invece gestita dall’Università di Roma Tre, che, oltre ad essere sponsor del progetto cinematografico, ha fornito laboratori e attrezzature per garantire il conseguimento di un lavoro di assoluta eccellenza sotto il profilo puramente tecnico. Anche la Regione Marche ha contribuito alla realizzazione della produzione cinematografica, in particolare grazie all’impegno del Consigliere Regionale, Nicola Baiocchi. La location è stata Porto San Giorgio, scelta anche grazie alla preziosa consulenza dell’artista Francesca Guidi, che ha svolto l’attività di Location Manager. Si tratta di un pittoresco paese marchigiano situato tra mare, colline e montagne, ideale per una storia così emblematica. Le scenografie non sono state quindi solo di contorno, ma parte integrante della narrazione, aiutando i protagonisti a riscoprire sé stessi e i valori fondamentali di condivisione, aiuto, solidarietà e amore, spesso dimenticati. Il sindaco Valerio Vesprini e l’assessore alle Politiche sociali e Cultura Carlotta Lanciotti hanno avuto un ruolo insostituibile per il supporto all’organizzazione e aver concesso l’opportunità di poter svolgere le riprese nella loro splendida località e in particolare nel Distretto sanitario e a Villa Santa Maria al Poggio di Chiara e Francesco Mazzini. “Gli scopi sociali di prevenzione contro i disturbi del comportamento alimentare fanno di questo progetto un prezioso alleato nel lungo e articolato percorso di formazione del giovani – sottolinea Lanciotti -. Ringraziamo sentitamente gli sponsor e tutti coloro che hanno sostenuto il corto permettendone la realizzazione”. “Il Suono dell’Ombra’ ha mirato a diffondere il messaggio che ognuno di noi ha il potere di scegliere, un potere spesso negato alle vittime dei disturbi alimentari. Il progetto è stato sostenuto dal Ministero della Salute e ha coinvolto centri di salute mentale, associazioni di pazienti, istituzioni educative, professionisti del settore medico e psicologico, aziende alimentari, media e tutte le organizzazioni interessate a promuovere un rapporto sano con il cibo e il corpo”, ha affermato ALMAS Produzioni. “La negligenza può aver contribuito alla diffusione dell’anoressia, lasciando vittime silenziose. L’aumento dei disturbi alimentari ha confermato questa triste realtà. Ognuno di noi ha un ruolo nel combattere questa malattia: genitori, operatori sanitari, istituzioni educative, associazioni di supporto, professionisti del settore e cittadini. Non possiamo più ignorare il problema. Dobbiamo informare, sensibilizzare ed educare le nuove generazioni su cosa significhi avere un rapporto sano con il cibo, promuovere l’autostima e la consapevolezza corporea, e comprendere quanto l’incuria e l’ignoranza possano essere devastanti”, ha concluso il regista, Michele Picchi.

Immagini nel tempo, Bill Viola e l’invenzione del video come arte

Immagini nel tempo, Bill Viola e l’invenzione del video come arteMilano, 14 lug. (askanews) – Con la morte di Bill Viola si chiude un capitolo della storia dell’arte contemporanea: quello che ha visto la definitiva affermazione delle immagini in movimento come parte integrante del sistema. Con lui il video ha raggiunto lo stesso valore della pittura, della scultura e dell’installazione e noi, che oggi diamo semplicemente per acquisito questo aspetto, in qualche modo lo dobbiamo a Viola.


Le sue opere sono messe in scena di grandi dipinti del passato, oppure riflessioni sul senso del peccato e della morte, tema sempre costante nel suo lavoro. I suoi corpi hanno una forma drammatica, i suoi fuochi ardono veramente, la sua potenza narrativa passa attraverso il mito e lo slow motion, un’accoppiata che genera l’emozione dell’opera e la sua impellente necessità di essere contemporanea. Definito “il Rembrandt dell’età del video”, Bill Viola era nato a New York nel 1951, da genitori di origine italiana, sembra provenienti dal Varesotto in Lombardia. Come artista è cresciuto nel contesto delle avanguardie americane, ma ha sempre guardato anche alla grande arte rinascimentale, tanto che in molti hanno messo in reazione il suo uso dei corpi a quello fatto da Michelangelo.


Nelle opere di Viola si percepisce certamente il senso del tempo, la densità di una consapevolezza della storia dell’arte, ma anche una semplice passione per la costruzione di un’immagine in vista del suo manifestarsi. I suoi video non solo offrono delle immagini, ma ne raccontano la costruzione, l’idea stessa, mentre noi la osserviamo. C’è una cura, una delicatezza profonda, ma anche la semplice brutalità di trovarsi di fronte a dei Fatti nel Tempo, che svelano la natura sempre mediata di ciò che ci ostiniamo, ingenuamente, a chiamare “realtà”. E le opere portano anche alla presa di coscienza di un altro elemento, ossia che tutto ciò che noi vediamo, il modo in cui lo vediamo, spesso è stato già visto da qualcun altro, che ci ha fornito una prospettiva per guardare e questa prospettiva in Bill Viola spesso arriva da quella che possiamo chiamare “mitologia”, oppure “letteratura” o ancora “arte”. E le opere video sono una delle possibili nuove forme che, nel tempo, questo modo di guardare riesce ad assumere, rinnovando le manifestazioni dell’umano. (Leonardo Merlini)

Treccani,la voce “autorità” di Augusto Del Noce diventa un libro

Treccani,la voce “autorità” di Augusto Del Noce diventa un libroRoma, 12 lug. (askanews) – “L’eclissi dell’idea di autorità è tra i tratti essenziali del mondo contemporaneo: ne è anzi, certamente, il tratto più immediatamente percepibile”. Con questa considerazione iniziava la voce Autorità redatta dal filosofo e politologo Augusto Del Noce nel 1975 per l’Enciclopedia del Novecento, una delle opere più importanti dell’Istituto della Enciclopedia Italiana, riproposta in questi giorni per Treccani Libri con una prefazione del Direttore Generale Massimo Bray.


Una voce quanto mai attuale che, come scriveva Del Noce, richiama l’attenzione su quel vuoto di autorità intesa come guida o “direzione”, secondo l’origine etimologica di auctoritas che deriva da augere, far crescere, che include l’idea che “nell’uomo si realizza l’humanitas, quando un principio di natura non empirica lo libera dallo stato di soggezione e lo porta al fine che è suo, di essere razionale e morale”. Ma oggi – un oggi di cinquant’anni fa che sembra adesso – per Del Noce “la sensibilità corrente associa per lo più l’idea di autorità a quella di repressione, la fa coincidere, al contrario di ciò che l’etimo esprime, con ciò che arresta la crescita, che vi si oppone”.


Il libro Autorità contiene una riflessione sul mondo contemporaneo occidentale, strettamente connessa con la crisi della tradizione e con l’affermazione del primato del benessere e della libertà, con l’ausilio del pensiero di molti filosofi otto-novecenteschi come Weber, Guènon, Arendt, Weil o Adorno e declinata nei fenomeni storici più importanti degli ultimi secoli: rivoluzioni, guerre mondiali, totalitarismi. Il venir meno di autorità come guida ha finito per toccare, come ricorda Bray nella sua prefazione – “alcune delle strutture fondamentali della vita collettiva, purtroppo oggetto negli ultimi decenni di processi di delegittimazione e privazione di autorevolezza: famiglia, scuola e istituzioni politiche, pur continuando a svolgere un ruolo imprescindibile appaiono oggi indebolite e sempre più in affanno nell’adempiere al loro tradizionale compito di indirizzo e guida nel percorso di partecipazione degli individui alla vita di comunità”.


In questo senso, conclude Bray, “la rilettura della voce redatta da Augusto Del Noce potrà certamente rappresentare un’esperienza ricca di riferimenti e spunti di riflessione più che mai attuali”.

Biennale Danza, Wayne McGregor riconfermato direttore artistico

Biennale Danza, Wayne McGregor riconfermato direttore artisticoVenezia, 11 lug. (askanews) – Wayne McGregor è stato riconfermato come direttore artistico del Settore Danza della Biennale di Venezia per il biennio 2025-2026. Lo ha stabilito il Consiglio di amministrazione, presieduto da Pietrangelo Buttafuoco. McGregor era stato nominato direttore del Settore Danza dal precedente Consiglio di amministrazione nel 2020, nomina in scadenza dopo il 18esimo Festival Internazionale di Danza Contemporanea in programma a Venezia dal 18 luglio al 3 agosto.


“Wayne McGregor – ha commentato il presidente Pietrangelo Buttafuoco – è riuscito a costruire per la Biennale Danza un progetto di grande respiro, mettendo in campo una sensibilità straordinaria che guarda con attenzione alle generazioni più giovani nella scena del mondo. Vederlo all’opera in queste ultime settimane, studiarne la stupefacente immaginazione e la fatica sua di Maestro nella esclusiva scuola qual è il College di Biennale Danza, mi ha permesso di capire che il suo lavoro merita altro tempo per consolidare pratiche e visioni importanti per la nostra istituzione. Con Wayne Mc Gregor, nel segno di un nuovo fatto d’arte, e ancora una volta qui a Venezia, ci siamo dunque dati appuntamento e sono perciò felice di annunciare la sua riconferma per il biennio 2025-2026”. Secondo Wayne McGregor “è stato un grande onore e un piacere sotto il profilo creativo curare gli ultimi quattro anni della Biennale Danza. Un periodo in cui siamo riusciti a far crescere il Festival fino a farlo diventare un evento internazionale della durata di tre settimane, commissionando e invitando artisti straordinari provenienti da sei continenti che hanno entusiasmato e ispirato un pubblico sempre più numeroso”. E prosegue: “Nei prossimi due anni continueremo la nostra missione di investimento nei nuovi talenti della danza contemporanea, dando spazio alle loro voci attraverso Biennale College e i nostri programmi di formazione pensati ad hoc. Non vedo l’ora di lavorare con la brillante squadra della Biennale per portare avanti una visione potente e in continua trasformazione della danza oggi”.


Lo scorso 15 giugno Sir Wayne McGregor è stato nominato baronetto da Sua Maestà Re Carlo III “per il suo contributo pionieristico nel campo della danza”. Il 21 giugno ha presentato in prima mondiale al Montepellier Danse Festival il nuovo lavoro Deepstaria con Company Wayne McGregor, per debuttare poco dopo alla Metropolitan Opera House di New York con Woolf Work, già premiato con un Olivier Award, ospite d’onore Alessandra Ferri, per cui era stato originariamente concepito il pezzo, entrando nel repertorio dell’American Ballet Theatre. Nel novembre 2024 McGregor porterà in scena la visione post-apocalittica di Margaret Atwood nel balletto in tre atti MADDADDAM, in prima europea alla Royal Opera House di Londra (una commissione dal National Ballet of Canada e dal Royal Ballet).


La conferma di McGregor arriva pochi giorni dopo la nomina di Willem Dafoe come direttore artistico del settore Teatro della Biennale: l’attore americano ha preso il posto del duo ricci/forte.

”Antidolorifico”, un noir-pulp di Lorenzo Mazzoni

”Antidolorifico”, un noir-pulp di Lorenzo MazzoniRoma, 11 lug. (askanews) – Per le Edizioni La Gru esce in libreria “Antidolorifico”, un noir-pulp di Lorenzo Mazzoni. un libro sui generis, anche a partire dal progetto editoriale. “Antidolorifico” esce nella collana Libero Marzetto, un progetto unico per due motivi: ogni storia nasce dall’ascolto di una canzone scelta dalla redazione e sottoposta all’autore; ogni libro viene tirato in 149 copie numerate.


Antidolorifico è Un noir-pulp ironico e dissacrante, un romanzo corale in cui i personaggi, tutti al limite della società per bene, cercano di barcamenarsi e di trovare l’occasione della vita. Anche se poco lecita. Un libro, che risente del peso di un certo cinema di genere, nato dall’ascolto di Painkiller, brano che la band svedese Bakyard Babies ha scritto assieme a Tyla dei The Dogs d’Amour. Un viaggio lisergico ai margini del genere umano. Lorenzo Mazzoni (Ferrara, 1974) ha vissuto a Lon- dra, Istanbul, Parigi, Sana’a, Hurghada e ha soggiornato per lun- ghi periodi in Marocco, Romania, Vietnam e Laos. Scrittore, sag- gista e reporter ha pubblicato una ventina di romanzi, tra cui A- pologia di uomini inutili (La Gru, 2013), Quando le chitarre facevano l’amore (Spartaco, 2015), Un tango per Victor (Edicola, 2016), Il muggito di Sarajevo (Spartaco, 2016), In un cielo di stel- le rotte (Miraggi, 2019). Ha creato l’ispettore Pietro Malatesta, protagonista della seria noir (illustrati da Andrea Amaducci ed edita da Koi Press) Malatesta. Indagini di uno sbirro anarchico.


Diversi suoi reportage e racconti sono apparsi su Il manifesto, Il Reportage, East Journal, Scoprire Istanbul, Reporter e Torno Giovedì. Mazzoni è inoltre docente di scrittura narrativa di Corsi Corsari e consulente per diverse case editrici.

Edizione record per il Festival “Videocittà” 2024 a Roma

Edizione record per il Festival “Videocittà” 2024 a RomaRoma, 10 lug. (askanews) – Duemila presenze in tre giorni per una crescita del 20% – pur con un giorno in meno di programmazione – rispetto al 2023; una campagna social che ha generato più di 5 milioni views, 2 milioni di account unici raggiunti, con una crescita organica di più di 12.000 followers. Oltre 90 ambassador, tra artisti e creators che hanno pubblicato contenuti su Videocittà per una potential reach sui social di + 13 milioni di followers. La partecipazione di 68 artisti, 12 esperienze immersive, 19 AV performance e 4 VR experience, 3 opere di videoarte, un videomapping; 20 talk; il programma professionale Agorà che ha coinvolto oltre 25 personalità del settore con un’area expo che ha accolto come espositori oltre 20 talenti dell’industria creativa digitale.


Questi i numeri principali che segnano lo straordinario successo della settima edizione di Videocittà, il festival della visione e della cultura digitale ideato da Francesco Rutelli con la direzione artistica di Francesco Dobrovich, che si è svolto dal 5 al 7 luglio al Complesso Eni del Gazometro Ostiense di Roma. “Le galassie del gazometro e le decine di appuntamenti con la creatività e l’innovazione digitale e delle immagini in movimento: un pubblico attento, appassionato, ha reso l’area dell’Ostiense uno dei luoghi più affascinanti nell’estate europea in cui incontrarsi ed esplorare novità. Ci prepariamo alla quarta edizione in quest’area speciale, che sarà dedicata al Sole”, commenta Francesco Rutelli.


“Oggi l’Italia ha un nuovo festival riconosciuto, con un’audience internazionale che trova in Roma la nuova capitale della creatività immersiva, curiosa e aperta alle sfide che la rivoluzione digitale offre alla nostra società. Siamo felici e orgogliosi dell’enorme partecipazione del pubblico a ogni singolo evento e dell’affetto che ci ha dimostrato; quello di quest’anno è un successo senza precedenti che ci suggerisce nuovi orizzonti”, aggiunge Francesco Dobrovich. Un’edizione che lascia ricordi indelebili nella memoria del pubblico, a partire dalla spettacolare e monumentale opera site-specific protagonista assoluta di questa edizione, Nebula, firmata dai Quiet Ensemble con le musiche originali di Giorgio Moroder. Una straordinaria esperienza audiovisiva immersiva in grado di ricreare una fitta costellazione di stelle, che per tre giorni ha trasformato il cilindro metallico più grande del Gazometro in una delle più imponenti opere immersive mai realizzate in Europa.


L’opera realizzata da Eni, curata da Videocittà, con il supporto scientifico dell’INAF e dell’Osservatorio Astronomico di Roma e con la produzione esecutiva di Eventi Italiani, è stata inaugurata il 5 luglio, giorno di apertura del festival, alla presenza di Giorgio Moroder e dei Quiet Ensemble, con un incontro molto partecipato curato da Nicolas Ballario per scoprire la genesi, il processo creativo, la tecnologia utilizzata e tutti i dietro le quinte relativi all’opera. Di successo le esperienze immersive e VR proposte dal festival: Le Bal de Paris – Leone d’Oro alla 78? Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia nella sezione “Venice VR Expanded” – esperienza partecipativa e interattiva creata dalla straordinaria coreografa Blanca Li per scoprire la realtà virtuale attraverso la danza e la musica; ODE Corporis la prima esperienza in VR del Teatro dell’Opera di Roma; i contenuti in realtà virtuale di Rai Cinema selezionati dalla library di Rai Cinema Channel VR; e l’esperienza VR tra a danza e performance art PEACEFUL PLACES, di e con Margherita Landi e Agnese Lanza.


Un pubblico numerosissimo ha seguito tutti talk in programma, dallo show dei talent e dei creators più apprezzati come Fru e Aurora dei The Jackal, Aurora Ramazzotti e Tess Masazza, presentato dall’Unione Editori e Creators Digitali di ANICA presieduta da Manuela Cacciamani, ai talk condotti da Nicolas Ballario su new media e creators digitali con Tinti&Rapone, Vita Lenta, Michela Giraud e Maria Onori, Azzikky, Misteruniquelife, Charley Vezza, agli speech di Geopop, e di Alessandro Luna, a quelli su Animiamoci, L’isola del cinema e Lighting design, fino ad arrivare all’evento speciale su Guglielmo Marconi nei 150 anni dalla sua nascita, condotto dal Prof. Vincenzo Schettini “La Fisica che ci piace”. Seguitissimi anche i live AV sul mainstage del duo gallese Overmono, dell’eclettico Tommy Cash, del dj francese Folamour, di Caterina Barbieri & MFO, Venerus, BLUEM, Thru Collected, e il concerto tributo a Giorgio Moroder dell’Orchestra del Conservatorio Santa Cecilia. Grande affluenza di pubblico anche per la rassegna di Videoarte con le opere di Camille Henrot, Sahej Rahal, Bjørn Melhus e per le AV performance di Riccardo Giovinetto, Electric Indigo, Filippo Gregoretti, RIP, upsammy & Jonathan Castro, Ultravioletto, Mans o & Joan Sandoval, Daniele Spanò e Luca Brinchi e per il vertiginoso video mapping prodotto dal gold partner Ploom, Multiform, di Filippo Gualazzi, realizzato in collaborazione con Vincenzo Marcone e ancora per le installazioni che hanno animato la struttura dell’Altoforno di Miranda Makaroff, Vita Lenta, Siegfried & Joy, Smac Mc Creanor, Tooti, e per il Digital Playground realizzato da un team di studenti dello IED, con la supervisione della vj artist Alice Felloni. Videocittà è stato realizzato con Eni Main Partner, con il riconoscimento della Direzione Generale Cinema e Audiovisivo del Ministero della cultura, con il supporto di Regione Lazio, Comune di Roma, e in collaborazione con ANICA. Si ringraziano i partner e le istituzioni convolte: Institut Francais, l’Ambasciata di Spagna in Italia, Villa Massimo, Accademia di Belle Arti di Roma, SAE Institute di Milano, Archivio Contemporaneo Exhibition; W Rome, Cosa Vedere a Roma e tantissimi altri. E soprattutto il pubblico che ha aderito con entusiasmo a questa nuova edizione.

Premio Stromboli: al via mostra Eroico (Il) Paesaggio con 12 opere

Premio Stromboli: al via mostra Eroico (Il) Paesaggio con 12 opereRoma, 10 lug. (askanews) – Un contenitore multidisciplinare tra arte, cultura e nuove tecnologie. Dal 10 al 14 luglio arriva in Sicilia la quarta edizione del Premio Stromboli con eventi diffusi in tutta l’isola tra percorsi artistici, talk, musica.


Arte contemporanea, Tecnologie Digitali e Atenei le categorie dell’Edizione 2024, che faranno di Stromboli un punto di riferimento per cultura, innovazione e sostenibilità. La sezione arte contemporanea, curata da Lucrezia Longobardi, ha l’obiettivo di individuare l’artista italiano il cui lavoro si è distinto maggiormente nell’anno 2023. Ad individuare il miglior artista dell’anno sarà la giuria internazionale composta da Lorenzo Balbi, Laura Cherubini e Vicente Todolí, dopo un lungo ed articolato processo di selezione e discussione. Le opere dei finalisti Yuri Ancarani, Benni Bosetto, Irene Fenara, Petrit Halilaj, e Renato Leotta saranno presentate nella mostra “Eroico (il) paesaggio” presso la suggestiva Chiesa di San Bartolomeo, in programma dal 10 luglio al 10 agosto, mentre il vincitore verrà proclamato durante la premiazione sull’isola sabato 13 luglio.


La sezione ‘Tecnologie Digitali’ esplorerà come le nuove tecnologie stiano trasformando il mondo della moda e della cultura digitale. Curatori di questa categoria sono Stefano Rosso, CEO Marni e BVX e Founder D-CAVE e Sean Pattwell, CEO CW8 Communications. Per la sezione ‘Atenei’, il Premio Stromboli punta sulla mobilità sostenibile attraverso attività di ricerca per studiare soluzioni green. Insieme al Politecnico di Milano è stata lanciata una challenge fra gli studenti dei corsi di Laurea Magistrale in Ingegneria Meccanica, Ingegneria Civile, Mobility Engineering e Ingegneria Energetica allo scopo di realizzare un progetto di ricerca sulla mobilità sostenibile nelle isole. Gli studenti vincitori illustreranno la propria ricerca durante i giorni di evento.


Tra il 10 e il 14 luglio oltre alle premiazioni e ai talk nel programma del Fuori Premio è previsto anche un concerto a lume di candela con il pianista e direttore d’orchestra Alfonso di Rosa e l’allestimento a cura di Andrea Moraes. Inoltre, sarà possibile sperimentare la realtà aumentata con dispositivi 3D la sera alla Terrazza La Nassa. Sono in programma per gli ospiti del Premio anche degustazioni proposte dallo chef Crescenzo Morlando pensate per creare nuovi legami tra persone e territorio.


Il Premio Stromboli è organizzato e diretto da tre donne creative: Elisa Russo, Manuela Morandi e Cristina Maymone che puntano ad una dimensione sempre più internazionale della manifestazione. Al centro rimane sempre la valorizzazione del territorio, delle piccole isole, preziose realtà italiane. “Quest’anno è l’inizio della creazione di una Factory di creatività e ricerca. Abbiamo dedicato un anno intero alla selezione di artisti e ricercatori per offrire loro un momento d’incontro e di dialogo durante la settimana del Premio in cui ci saranno interessanti dibattiti. L’idea è quella di aprire l’isola alle arti più varie anche per attrarre con la cultura un turismo più consapevole e inclusivo” dichiara Manuela Morandi fondatrice del progetto Arte. Cristina Maymone, responsabile della categoria Atenei, dichiara: “il nostro intento è quello di tutelare un’isola di immensa bellezza ma anche estremamente delicata suscitando un dibattito nel campo della cultura e della ricerca cercando strade per prendersi cura dell’habitat naturale e contestualmente generare progetti innovativi. Incentivare la collaborazione fra scienza e arte per sviluppare nuove forme di comunicazione e di sensibilizzazione sui temi ambientali”. Elisa Russo, presidente del Premio Stromboli, dichiara “oltre alle tre categorie premiate abbiamo voluto dare rilievo alla musica e all’intrattenimento attraverso un viaggio tra diverse sonorità che vanno dalla musica classica all’elettronica a cura del Maestro Alfonso Di Rosa che ha composto delle tracce originali ideate appositamente per l’evento. Il tutto sarà accompagnato da performance, e degustazioni proposte dallo chef Crescenzo Morlando, pensate per creare nuovi legami tra persone e territorio”.

Alice Munro e la figlia abusata: separare l’artista e la persona

Alice Munro e la figlia abusata: separare l’artista e la personaRoma, 9 lug. (askanews) – L’editoriale pubblicato nel weekend sul Toronto Star da Andrea Skinner, figlia della premio Nobel Alice Munro, non avrebbe dovuto giungere come una sorpresa: c’era anche una sentenza di tribunale del 2005 a confermare, lettere alla mano, che il patrigno Gerry Fremlin aveva abusato di lei quando aveva nove anni.


Eppure è parso un fulmine a ciel sereno. La celebrità della scrittrice aveva calato una coltre di omertà sulla vicenda, sull’inazione di Munro e del padre di Andrea, non solo pubblicamente ma all’interno della famiglia coinvolgendo le sorelle e il fratellastro di Andrea, devastati anche loro da decenni di silenzio. “E’ ora di raccontare la mia storia” ha scritto Skinner nel suo editoriale. “Ogni famiglia è infelice a modo suo” secondo Tolstoj, ma le storie di abusi familiari seguono un loro copione drammaticamente simile. C’era dunque una ragazzina in custodia condivisa che passava l’inverno con il padre – Jim Munro – e la matrigna Carole e il fratellastro Andrew (le altre due sorelle erano già fuori casa) e l’estate con la madre e il patrigno nel quadro idilliaco della campagna dell’Ontario. Una notte, aveva nove anni e la madre non c’era, chiese al patrigno di dormire nel letto della mamma. Lui la prese come un’offerta sessuale.


La bambina tacque fino all’autunno, poi si confidò col fratello che la convinse a parlarne con la matrigna, la quale andò dal padre Jim, che pensò bene di seppellire la storia, non lo disse alla prima moglie Alice, né chiese nulla alla piccola Andrea. L’estate seguente però, Jim Munro inviò in Ontario anche la figlia Sheila, già ventenne, col compito impossibile di impedire che Andrea restasse sola col patrigno. Gerry Fremlin continuò, racconta Andrea, a esibirsi davanti a lei mentre erano soli nel suo camion, o a parlarle di sesso. La cosa andò avanti fino all’adolescenza, quando il patrigno perse interesse. Fin qui, Andrea era stata sostanzialmente lasciata sola dal padre e della matrigna oltre che dai fratelli. Soffriva di emicranie e bulimia; all’università ebbe grossi problemi.


A 25 anni, Andrea scrisse una lettera alla madre rivelandole tutto. La reazione di Alice Munro fu quella che la figlia temeva: se ne andò di casa, ma la prese come una infedeltà del marito, il quale minacciò il suicidio e in una serie di lettere accusò la figliastra di averlo praticamente sedotto. Nessuno anche allora si preoccupò delle conseguenze della vicenda per Andrea. Tre mesi dopo, Munro tornò dal marito: business as usual, Gerry Fremlin gestiva tutte le sue faccende pratiche mentre lei si dedicava alla scrittura. Adesso tutti sapevano in casa, ma nessuno ne parlava. In molti adesso si chiedono come sia possibile che questa artista celebratissima, la maestra del racconto, la scrittrice che ha dedicato la vita a scandagliare le profondità dell’animo umano, e tanto ha narrato soprattutto di ragazze e donne, parlando anche di abusi e silenzi, abbia operato una simile rimozione nei confronti della sua propria figlia.


Non finisce qui. All’inizio degli anni Duemila, Andrea (sposata dopo molta terapia) restò incinta di due gemelli. Scrisse allora alla madre che non intendeva farli mai vedere al patrigno. Alice Munro replicò che lei non guidava e le sarebbe stato “molto scomodo” andare a trovare Andrea. La giovane interruppe i rapporti. Pochi anni dopo, leggendo un’intervista alla madre in cui Munro glorificava l’amore del marito e asseriva di avere ottimi rapporti con le tre figlie, Andrea Skinner prese in mano le copie delle lettere del patrigno e le portò in tribunale. Gerry Fremlin fu condannato a due anni con la condizionale, con la proibizione di frequentare parchi giochi e scuole. Eppure, in famiglia si continuò a non parlare della vicenda. Fremlin morì all’improvviso nel 2013, quando Munro mostrava già i primi segni della demenza. Nel 2014 arrivò il premio Nobel. Morirono nel frattempo anche Jim Munro e la moglie Carole. La salvezza, alla fine, è arrivata dai fratelli. Furono Sheila, Jenny e Andrew ad andare in un centro di assistenza per le famiglie toccate dagli abusi sessuali e dopo molti pianti, furono loro a ricontattare la sorellina. A un mese dalla morte di Alice Munro, Andrea Skinner ha raccontato la sua verità e il mondo all’improvviso ha scoperto quello che già era pubblico e certificato – ma di cui la stampa non si era mai occupata. Un copione, appunto: l’abuso, la vergogna della vittima, l’arroganza di chi abusa, il silenzio che corrode tutto e tutti, poi l’omertà familiare, ingigantita dalla necessità di proteggere la celebre madre. Che da parte sua forse ha esorcizzato sulla pagina scritta quello che non riusciva ad agire nella vita concreta – sua e della figlia che non aveva ascoltato. Il mondo della cultura discute, il Canada è avvilito. Margaret Atwood, altra grande autrice canadese che era amica personale di Munro, si dice “scioccata” perché aveva sentito parlare della vicenda ma non ne conosceva i dettagli. Al lettore devoto di Munro resta la consapevolezza che l’opera d’arte non si identifica con il suo autore, e viceversa, altrimenti gran parte del patrimonio culturale dell’umanità andrebbe gettato via. E forse anche, conoscendo questa vicenda familiare, si può tornare a leggere e indagare con occhi nuovi quello che ci resta di Munro, la sua capacità di condurci nella parte più oscura di noi. (di Alessandra Quattrocchi)

”Ironta”, il nuovo libro di Clambagio

”Ironta”, il nuovo libro di ClambagioRoma, 9 lug. (askanews) – Il direttore di una casa editrice si trova di fronte a un dilemma: pubblicare o meno il manoscritto dell’illustre cittadino Costantino Morelli, ormai defunto, con il rischio di macchiarne per sempre il ricordo? Parte da questo quesito il nuovo romanzo di Clambagio, Claudio Bianchetti all’anagrafe, dal titolo Ironta.


“La vicenda -spiega Clambagio- prende l’avvio dall’incontro di Morelli col nipote Amedeo, in un week-end d’estate di dieci anni prima, quando, raccontando della sua vita, il nonno confessa di aver costruito la sua fortuna sulle sabbie mobili dell’inganno. Il romanzo, in forma di narrazione dialogica, parla dell’innamoramento di Morelli per l’artista Victor Vasarely, padre della Op Art. La passione per la figura del grande maestro lo travolge fino a condurlo sull’orlo della catastrofe finanziaria e della disperazione suicida”. Solo l’incontro fortuito con l’artista Artemisia Vettori gli ispirerà un’azione fraudolenta che gli consentirà di superare la sua drammatica situazione e di involarsi verso una vita ricca di gloria e onori, tanto da fargli realizzare un museo dedicato al suo idolo, il “VIC- Vasarely Italy Center”, che donerà alla sua città natale, Chieti: “Nel racconto al nipote, Morelli, partendo dalle riflessioni sull’arte -continua Clambagio- affronta temi filosofici e psicologici come verità e falsità, realtà e illusione, argomenti declinati in una dialettica originale e provocatoria: una denuncia della mistificazione come tendenza dominante. Il mondo falso dell’arte diventa così il simbolo della finzione dell’umana esistenza, della sua incapacità di districarsi nel mare magnum della società contemporanea”.


Un romanzo che gira intorno a tre personaggi e che rende protagonista l’Op Art: “Quello che ho scritto -precisa Clambagio- lo sapevo da tempo. Sono un appassionato di arte moderna cosiddetta post-war e ho scritto dei saggi su Victor Vasarely e sull’Optical Art. L’arte, e non solo quella letteraria, ha del resto anche la funzione di porre delle domande, di denudare certe situazioni. Nel caso di IRONTA il tema dominante è quello della falsità, della contraffazione, dell’inganno. Cosa è vero? Cosa è falso? Nel mio libro denuncio le falsità sempre più estese e manifeste della nostra società contemporanea partendo dalle mistificazioni dell’arte pittorica e dalle illusioni ottiche delle opere di Victor Vasarely”. Il finale rivelerà il piacere di una irridente e silenziosa rivolta verso quel mondo.