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Mast Bologna: video per la vertigine del presente accelerato

Mast Bologna: video per la vertigine del presente acceleratoBologna, 16 feb. (askanews) – Una serie di opere video che documentano il presente e le sue trasformazioni economiche, politiche, lavorative, sociali e ambientali. Il Mast di Bologna ha presentato una mostra con 29 artisti internazionali, un vero e proprio viaggio dentro i gangli, spesso segreti o comunque non visti, del mondo contemporaneo dell’ipercapitalismo. “Vertigo – Video Scenarios of Rapid Changes – riflette sulle dinamiche professionali e comportamentali e cerca di dare una forma visibile al senso di vertigine continua che attraversa le nostre vite.


“L’argomento è ciò che unisce i diversi artisti – ha detto ad askanews il curatore Urs Stahel – e ognuno di loro ha mostrato un aspetto cruciale e una volta arrivati alla fine della mostra si potrà avere una comprensione più forte della nostra realtà oggi. E abbiamo video che sono realizzati in modi completamente diversi: alcuni sono molto lenti, lunghi 15 ore, che raccontano un posto di lavoro in Cina dalle prime luci dell’alba alla notte e poi ci sono degli interventi molto brevi, divertenti, che abbiamo chiamato intermezzi e che fanno da commentario al mondo e alla stessa mostra”. Alla base del progetto c’è una riflessione sulla enorme massa di informazioni che ogni giorno ci viene gettata addosso da molteplici fonti, informazioni che divorano il resto e innescano una costante sensazione di angoscia e, per dirla con Mark Fisher, di scomparsa del futuro. Le opere esposte al Mast si muovono esattamente dentro questa prospettiva filosofica, quella di un presente che è al tempo stesso di apparente benessere e di reale deprivazione. Lo spirito del capitalismo è trionfante e demoniaco, è assoluto, è il nostro realismo. I film della mostra lo documentano, lo denunciano, a volte ne sono solo dei cronisti quasi asettici, ma in tutti è possibile provare a scorgere, se non una qualche alternativa, almeno un tentativo più profondo di capirlo e, in questo modo, avere le basi per un pensiero diverso.


I video sono magnetici, fanno paura, mettono angoscia, commuovono, ci allarmano. Ma quello che conta è il loro essere così dentro il racconto, così compromessi verrebbe da dire, e questo genera una sensazione di verità profonda, anche negli scenari più immaginifici, anche nei contesti più inafferrabili. Perché la nostra realtà è questa e la videoarte spesso ha la capacità decisiva di fissarla e documentarla più intensamente di altre discipline, ben sapendo che non è mai possibile fermarla o capirla davvero. (Leonardo Merlini)

Esce “Fuori piove una canzone di Jannacci” di Cosimo Damiano Damato

Esce “Fuori piove una canzone di Jannacci” di Cosimo Damiano DamatoRoma, 16 feb. (askanews) – Esce in tutte le librerie e negli store online, “Fuori piove una canzone di Jannacci”, con cui Cosimo Damiano Damato conclude (per Compagnia Edi- toriale Aliberti) la sua Trilogia dell’amore, delle inquietudini e delle rivoluzioni.


Iniziata nel 2017 con “La quinta stagione” e proseguita nel 2022 con “La disperazione di Kurt Cobain”, questa trilogia giunge al suo culmine con “Fuori piove una canzone di Jannacci”. L’autore, già noto per le sue incursioni nel cinema, teatro, musica e letteratura, si conferma un artista poliedrico capace di comunicare attraverso diverse forme d’arte. Il nuovo libro è un atto civile d’amore e anarchia verso la poesia, presentandosi come un antidoto alla deriva esistenziale. Le poesie antifasciste di Damato si rivolgono agli ultimi del mondo, narrando storie che contaminano il vissuto umano e artistico dell’autore con una visione neorealista. Ogni pagina è permeata di emozioni e sensazioni, creando un’esperienza olfattiva che canta e narra storie, offrendo al lettore l’opportunità di scoprire nuove visioni, fantasie, sogni, rivoluzioni e follie.


“È possibile che la poesia serva a salvare la vita – scrive nella prefazione Ernesto Assante – di certo di chi la legge, probabilmente di chi la compone. E quando la poesia, come nel caso di Cosimo Damiano Damato, si lega a doppio filo con la musica, anche se resta doverosamente silenziosa sulla carta, il gioco diventa sopraffino”. Cosimo Damiano Damato è un artista visionario e allo stesso tempo carnale. La postfazione di Stefano Senardi conferma la musicalità dei versi di Fuori piove una canzone di Jannacci, annunciando la possibilità di realizzare un disco.


Damato è attualmente impegnato a teatro nello spettacolo El pelusa y la negra (Maradona e Mercedes Sosa) con Simona Molinari, nello spettacolo Elettroshock (recital per Alda Merini) con Antonella Ruggiero e nello spettacolo Le rose di Sarajevo con Erri De Luca.

Jurgen Teller e Martin Parr, due mostre “umane” a Milano

Jurgen Teller e Martin Parr, due mostre “umane” a MilanoMilano, 16 feb. (askanews) – Due fotografi che guardano al mondo in modo impietoso, ma, proprio per questo, arrivano in fondo a suscitare una forma di nuova empatia, magari complessa, ma reale. A Milano hanno aperto due mostre di fotografia diverse, ma unite dal talento evidente degli autori: Jurgen Teller in Triennale e Martin Parr al Mudec.


“I need to live” è la grande esposizione su Teller, artista caleidoscopio dotato di spirito irriverente, capace di dare una forma visiva a pulsioni e intimità, con un linguaggio contemporaneo e di forte impatto. Il tono grottesco è spesso evidente, ma è altrettanto chiaro che c’è una vicinanza ai soggetti, spesso lo stesso fotografo o suoi familiari, che unisce ironia e affetto. Pur nella frequente nudità dei corpi, che sembra più un monito sulla fragilità umana anziché una forma di provocazione, i messaggi che arrivano sono esistenziali, toccano le grandi questioni della morte, dell’amore, della vita e dell’essere vivi, come dice il titolo dell’esposizione in Triennale. C’è un fondo di follia in ogni cosa, sembrano sottolineare le sue fotografie, del resto serve follia anche da parte di chi ha il coraggio, come fanno le immagini del fotografo tedesco, di affrontare la vita vera per quello che è, ossia, come diceva David Foster Wallace, “semplicemente troppa”. Teller gioca lo stesso tipo di partita, e anche la sua fotografia sembra “troppa”, ma proprio per questo ha la forza di apparirci poi “vera”. “Martin Parr – Short & Sweet” è invece il titolo della mostra allestita negli spazi dedicati alla fotografia del Museo delle Culture: un progetto curato dallo stesso fotografo britannico con Magnum Photos che si inserisce nella vocazione antropologica del Mudec utilizzando i linguaggi del contemporaneo. Anche qui con una forte componente grottesca, ma, di nuovo, senza giudizio, anzi con una sorta di ruvida tenerezza per i protagonisti delle sue fotografie quasi sempre coloratissime e così realistiche da sembrare perfino impossibili. Ma nonostante la vena surreale degli scatti, Martin Parr resta un fotoreporter, un cronista visivo che realizza reportage, come quello sulla spiaggia di Brighton, che sono al tempo stesso saggi visuali e indagini sociologiche amare, ma raccontate con una postura che possiamo definire comica, nel senso profondo e letterario del termine. L’umanità ritratta da Parr, sia che si tratti della regina Elisabetta, sia di ballerini improvvisati e sopra le righe, è senza filtro, ma è umanità, non lo dimentica, anzi sembra accettare i propri limiti e farli diventare quasi delle qualità. Che le fotografie riescono a farci intuire sotto tutto il rumore e la frequente volgarità del mondo che ci sta intorno.

Il tempo nel cuore del Tempo, il romanzo di esordio di Luigi Michetti

Il tempo nel cuore del Tempo, il romanzo di esordio di Luigi MichettiRoma, 15 feb. (askanews) – Montag pubblica il romanzo di esordio di Luigi Michetti, “Il tempo nel cuore del Tempo”.


Arturo Di Francesco si muove tra i boschi dei Monti Carseolani, nei luoghi che conosce fin da ragazzo. Quasi sessantenne, arriva a confondersi e perdersi nella notte, tanto che è costretto a trovare un rifugio di fortuna coprendosi di foglie per ripararsi dal freddo, ma l’unico spazio in cui finisce per muoversi diventa quello dei ricordi. Con la sua cardiopatia congenita, operato al cuore da bambino, spesso si smarrisce in un mondo fatto di sogni e allucinazioni indotte dai potenti farmaci antidolorifici che assume. Il tempo per Arturo diventa senza freni, va avanti e indietro, accelera e confonde i salti logici, eppure si riordina emotivamente mettendo assieme sentimenti e sogni. Il flusso di coscienza di un racconto senza briglie, tra il sonno e la veglia, porterà Arturo ad assaporare la profonda e gioiosa intensità della sua esistenza. Luigi Michetti ha lavorato come assistente al montaggio cinematografico e filmaker.Dal 2020 svolge un master “per la consulenza filosofica e le pratiche filosofich”. Tra le sue passioni spicca quella di Astrofilo.

Pittura viva nel presente: al Mart 24 giovani artisti cinesi

Pittura viva nel presente: al Mart 24 giovani artisti cinesiRovereto, 14 feb. (askanews) – Una sensazione di reale adesione al presente, che non significa “realismo” nel senso che abitualmente diamo al termine, ma rispecchia una capacità di calarsi nella contemporaneità del racconto del nostro tempo, restituendo attraverso i dipinti una sorta di rivelazione sul nostro essere parte dell’oggi. Ma è una rivelazione che non ha un “contenuto”, però ha esattamente la forma visuale dei modi in cui noi stessi stiamo davanti alla “realtà”. Sono pensieri che arrivano veloci e imprevisti mentre si visita la mostra “Global Painting”, che il Mart di Rovereto dedica alla “nuova pittura cinese”. Un progetto curato da Lu Peng e Paolo De Grandis e che ha portato in Trentino 24 giovani pittori dalla Cina.


La cosa interessante sta proprio nel fatto che tutti gli artisti esposti professano un ritorno alla centralità della pittura e, sebbene sia ovvio che il movimento contemporaneo si fonda su molti altri media – le immagini in movimento, la performance, la musica, per esempio – e su molte altre pratiche – l’installazione o l’arte digitale – è chiaro che qui, guardando i quadri portati al Mart, non si può negare che anche la pittura, questo tipo di pittura, abbia una vitalità e una intensità che la rendono decisamente attuale, capace di cogliere lo “spirito di finezza” del nostro tempo. Sia attraverso un utilizzo ironico, ma colto, delle varie lezioni pittoriche precedenti, che porta a grandi citazioni e rimandi, sia attraverso immagini che, nella loro disarmante semplicità, colgono delle essenze: come nel caso del ragazzo dipinto a bordo di quello che pare un lago, mentre sta per scattare una foto al paesaggio con il suo smartphone. Ecco, quello che fanno molti dei dipinti esposti al Mart è proprio questo: svelano uno sguardo, non danno risposte, ma pongono le domande in modo decisamente evidente e aderente alle dinamiche della società digitale globale. Come notano dal Mart, che si conferma uno spazio particolarmente adatto ad accogliere la pittura in generale, dalle opere in mostra scompare il nazionalismo, che lascia invece il posto a una consapevolezza della globalizzazione tecnologica imperante e a uno sguardo non eurocentrico che porta al tempo stesso una nota di disincanto e una di costante stupore. Anche in questo elemento apparentemente contraddittorio c’è un punto di forza dell’esposizione.

Contesteco Experience, a Roma il progetto tra arte e sostenibilità

Contesteco Experience, a Roma il progetto tra arte e sostenibilitàRoma, 13 feb. (askanews) – Dal 24 febbraio al 27 aprile 2024 a Roma, presso Esposizioni, nella Serra del Palazzo delle Esposizioni, torna “Fai la Differenza, c’è… Contesteco Experience”, progetto con un calendario di iniziative – tra l’esposizione di “personali / collettive” di riciclo creativo, incontri e testimonianze, atelier, laboratori e intrattenimento con artisti del recupero e artigiani del riuso – volto a promuovere la cultura della sostenibilità, in un percorso che fa da prologo alla V edizione del Festival della Sostenibilità.


Fai la differenza, c’è… Contesteco Experience, intende accompagnare bambini e ragazzi, adulti e insegnanti, operatori culturali e sociali, in un percorso anche di divulgazione che vuole stimolare l’intelligenza emotiva e la creatività e si propone, attraverso i linguaggi universali dell’arte e della creatività, la promozione di iniziative in linea con gli obiettivi dell’Agenda 2030. Tra gli artisti che sono stati coinvolti per l’esposizione ci sono Laura Buffa, Norberto Cenci, Madia Cotimbo, Mauro Pispoli, Tiziana Pecoraro e il Centro Diurno La Fabbrica dei Sogni. Ogni sabato mattina dalle ore 10.30 alle ore 12.30 circa ci sarà uno spazio d’incontro, confronto, discussione, riflessione e intrattenimento, nel format / talk Da Venti a Trenta, con interviste, racconti, testimonianze con esperti di Obiettivi dell’Agenda 2030, giornalisti e professori, startupper e imprenditori, che consentano di far scoprire, conoscere e rendere tangibile la sostenibilità e quali grandi impegni ci aspettano per raggiungerla. Il sabato pomeriggio, invece, dalle ore 15.30 alle ore 17.30 circa ci sarà uno spazio d’incontro, confronto e intrattenimento – nel Fab/Lab Point della Sostenibilità – con artisti del recupero, artigiani del riuso, upcycler, innovatori che attraverso atelier/laboratori dedicati a grandi e bambini, faranno toccare con mano la cultura della sostenibilità. Numerose le attività anche per i più piccoli: dal Contest’Oca 2030, un grande gioco dell’oca a squadre composte da grandi e piccini – dove per arrivare al traguardo si deve rispondere (bene) a domande sui punti dell’Agenda 2030 – a ‘Salviamo il pianeta! (Terra e mare)’ in cui i visitatori potranno scrivere e disegnare le loro idee e proposte per salvare il Pianeta e inserirle come messaggi in tante diverse bottiglie riciclate.


Tre gli appuntamenti, sabato 24 febbraio, sabato 30 marzo e sabato 27 aprile ci sarà “Parole e sound a impatto zero”, ossia flashmob, laboratori, free speech, letture che prevedono di non utilizzare energia elettrica; inoltre, “La cucina nell’arte”, la rivisitazione di piatti inseriti in opere d’arte della Chef Anna Maria Palma e come la cucina diventa opera d’arte con gli “impiattamenti” artistici. E il lancio del contest d’arte e di design sostenibile – Contesteco 2024, il concorso e l’esposizione d’arte e design sostenibile più eco del web – che ogni stagione propone un concept diverso: dopo il successo della scorsa stagione, le opere di riciclo creativo saranno realizzate nel rispetto dei requisiti e delle linee direzionali indicate nel seguente concept “E se dopo il Covid-19 e le guerre in corso, arrivassero gli alieni?”. Nel periodo di Contesteco Experience, verranno scelte le opere finaliste che verranno esposte nell’estate 2024 nel Centro Commerciale Euroma 2, all’interno della V edizione del progetto Fai la differenza, c’è il Festival della Sostenibilità 2024. Infine sabato 27 aprile l’appuntamento è con “L’incanto di Contesteco” – Le opere di Contesteco 2023 all’Asta per SOS Villaggi dei Bambini”. Chi volesse acquisire un’opera “Contesteco 2023” per donare un contributo in beneficenza a SOS villaggi dei bambini potrà scaricare il catalogo delle Opere degli Artisti di “Contesteco 2023” che hanno dato la loro adesione per l’Asta di Beneficenza.

San Valentino entra nella Treccani, il dizionario fa chiarezza sul santo e sulla festa

San Valentino entra nella Treccani, il dizionario fa chiarezza sul santo e sulla festaRoma, 13 feb. (askanews) – La Treccani celebra San Valentino, primo vescovo di Terni nato nella prima metà del IV secolo, e fa chiarezza sulla festa degli innamorati, in una voce del Dizionario Biografico degli Italiani a cura di Edoardo D’Angelo.


Al vescovo ternano è legata l’attribuzione del patronato sugli innamorati, derivata però da eventi molto più tardi che niente hanno a che vedere con la realtà storica del personaggio. Fu infatti Papa Gelasio I, intorno al 495, che decise di abolire la lasciva festa pagana dei Lupercalia, legata ai riti pagani di fertilità e purificazione tipici della fine dell’inverno, che andava dal 13 al 15 febbraio. In questo modo Valentino di Terni, la cui festa cadeva il 14 febbraio, venne assunto come il protettore degli amori casti e verecondi, delle unioni legali e ufficiali, diventando così negli anni più celebre di Papa Gelasio I. Ancora più estraneo e posticcio il prolungamento di questa prima deviazione cultuale: la fortunata associazione tra amore e giorno di s. Valentino, che ha avuto e ha una diffusione eccezionale soprattutto nei Paesi di cultura anglosassone. Essa fu probabilmente introdotta, si discute se ex nichilo o appoggiandosi a qualche tradizione, dallo scrittore inglese Geoffrey Chaucer (1343-1400), nel poema Il parlamento degli uccelli. Qui, associando la ricorrenza di Valentino al fidanzamento di Riccardo II d’Inghilterra con Anna di Boemia, il poeta chiama il santo a sovrintendere alla ‘festa dell’amore’ che a febbraio inoltrato s’impadronisce di tutte le creature disseminate sulla Terra da madre Natura, uccelli compresi (Oruch, 1981).


Il Dizionario Biografico degli Italiani, con i suoi 40.000 profili, tutti pubblicati in rete, traccia una biografia collettiva degli italiani che hanno contribuito alla storia artistica e politica, scientifica, religiosa, letteraria ed economica dalla caduta dell’impero romano d’occidente ad oggi.

A Quartu le foto di Paola Pintus sui campi profughi palestinesi

A Quartu le foto di Paola Pintus sui campi profughi palestinesiRoma, 13 feb. (askanews) – Il 17 febbraio inaugura a Quartu Sant’Elena, presso lo spazio espositivo “The Social Gallery” in via Eligio Porcu 43 la mostra fotografica “Ponti di dialogo-Fotografie dai campi profughi di Chatila, Beddawi, Ein El Helweh, Nar El Bared”, di Paola Pintus.


La mostra, allestita sotto la curatela artistica di Jo Coda e la post-produzione grafica di Carla Pisu, prende le mosse da un reportage realizzato a fine 2022 all’interno dei campi profughi palestinesi in Libano, nell’ambito di un progetto di cooperazione internazionale promosso dall’Associazione Amicizia Sardegna-Palestina ODV e finanziato dalla Regione Sardegna attraverso i fondi della legge 19/96, al quale il Comune di Quartu Sant’Elena ha aderito in qualità di partner locale. Il progetto, denominato “Istruzione contro povertà: percorsi didattici alternativi per i rifugiati in Libano”, aveva fra le sue principali finalità il contrasto dell’emarginazione delle popolazioni rifugiate nei campi profughi di Beddawi, Ein El Helweh, Nahr el Bared, con particolare riferimento ai giovani e ai bambini, attraverso il rafforzamento delle competenze scolastiche di base e mediante il contrasto alla dispersione scolastica dei bambini fra i 6 e i 13 anni. All’interno del reportage sono presenti anche alcune immagini scattate nel campo profughi di Chatila (Beirut) denominato “La città degli invisibili”, dove in poco più di un chilometro quadrato vivono stipate oltre 25 mila persone, palestinesi ma anche sfollati siriani. Più in generale, il lavoro fotografico dell’autrice ha inteso documentare le difficili condizioni dei campi ed al contempo la profonda umanità dei loro abitanti: un’umanità che traspare negli occhi dei bambini costretti a vivere un’infanzia a metà. L’esposizione intende proseguire in modo non soltanto ideale il “ponte di dialogo” e di solidarietà con le popolazioni rifugiate attraverso una raccolta fondi il cui ricavato sarà impiegato per l’acquisto di beni di prima necessità per il tramite dell’Associazione Sardegna-Palestina. Paola Pintus è giornalista, esperta in pubbliche relazioni. Nel 2002 ha vinto il premio Fabio Cocchi per i diritti umani in Africa e America Latina promosso dalla Fondazione Lelio Basso e dall’Associazione Julio Cortazar. Ha collaborato con testate giornalistiche televisive e cartacee fra cui L’Unione Sarda, Sardegna Uno TV, Il Sole 24 Ore-Sanità. Dal 2013 al 2017 è stata redattore della testata Tiscali News Italia dove si è occupata di politica interna ed internazionale. Ha collaborato con Il Fatto Quotidiano. Attualmente coordina l’Ufficio Comunicazione del Comune di Quartu Sant’Elena.

Costruire la realtà: Jeff Wall alla Fondation Beyeler a Basilea

Costruire la realtà: Jeff Wall alla Fondation Beyeler a BasileaBasilea, 13 feb. (askanews) – C’è un momento nel quale la fotografia diventa in modo clamorosamente manifesto arte contemporanea. Quel momento ha un nome, ed è quello del canadese Jeff Wall, artista colto e consapevole, che ha saputo ottenere dalla fotografia risultati straordinari all’insegna di un concetto semplice nella sua impossibilità: creare una realtà fotografica profondamente vera utilizzando la costruzione e, nei fatti la finzione. La Fondation Beyeler, celebre museo di Basilea, gli dedica ora una grande mostra antologica che ripercorre tutta la carriera e tutte le diverse tipologie di opere di Wall. A curarla è stato chiamato Martin Schwander: “Jeff Wall – ha detto ad askanews – è uno dei più importanti artisti contemporanei e il suo metodo è quello di produrre immagini che sembrano reali, ma che spesso non lo sono. Nel senso che lui costruisce le immagini, in modi diversi, ma il risultato è un ‘simulacro’ della realtà. Al tempo stesso però lui realizza anche fotografia tradizionale, o di documentazione. Insomma, Jeff Wall utilizza tutte le opzioni che il medium fotografico gli consente come artista”.


Opzioni che hanno una potenza narrativa sorprendente e hanno un potere visionario così forte da apparire talvolta quasi banali, come nel gioco di sguardi tra due uomini nella luce del tramonto, oppure nella scena collettiva di fronte a un nightclub. Ma questa, se volete, semplicità, ha in sé in realtà la natura profonda delle cose, il modo in cui noi vediamo il mondo: quindi le immagini risuonano al massimo grado nella nostra percezione di spettatori. Come un dipinto – e sono evidenti le citazioni della Colazione sull’erba di Manet, così come di un Trittico di Francis Bacon conservato proprio alla Beyeler – o un romanzo, opere insomma che sembrano più vere del vero, “larger than life”, come dicono gli anglosassoni. E altrettanto chiara è la sensazione di stare guardando “arte”. “Ha a che fare anche con la scala – ha aggiunto Schwander – perché sono fotografie molto grandi, che hanno la stessa dimensione dei grandi dipinti del XIX secolo per esempio. Al tempo stesso Wall conosce benissimo la storia dell’arte e conosce il modo in cui si compongono i dipinti e tutto ciò converge nelle sue immagini molto sofisticate, molto elaborate e molto ricche”.


E poi ci sono le immagini impossibili, sia che siano ispirate alla guerra sovietica in Afghanistan, o a un ragazzino che cade da un albero o a una delle fotografie simbolo dell’esposizione alla Beyeler: “Un’improvvisa folata di vento”, ispirata a Hokusai. Jeff Wall ferma letteralmente il tempo e attraverso la costruzione e il lavoro a più livelli di immagine riscrive completamente il senso di “istante decisivo” caro al fotogiornalismo classico. È come se per la fotografia facesse quello che Cervantes ha fatto per il romanzo con il suo “Don Chisciotte”, cioè aggiungesse proprio la letteratura consapevole di se stessa. E in questo intreccio di piani si gioca la partita vera, quella che ci fa dire che non è la fotografia di Wall che somiglia al mondo, ma è il mondo che prova a somigliare al lavoro del fotografo canadese. (Leonardo Merlini)

Al via la terza edizione di “Al centro di Roma” a Palazzo Venezia

Al via la terza edizione di “Al centro di Roma” a Palazzo VeneziaRoma, 12 feb. (askanews) – Dal 15 febbraio a Roma, a Palazzo Venezia, torna “Al centro di Roma”: la rassegna ideata da Edith Gabrielli, direttrice dell’Istituto VIVE – Vittoriano e Palazzo Venezia, con un ricco programma di conferenze rivolto a un pubblico ampio e diversificato. Giunta alla sua terza edizione, la rassegna rappresenta un appuntamento per gli amanti dell’arte, della storia e della cultura.


“L’avvio della nuova edizione della rassegna ‘Al centro di Roma’ è per noi motivo di grande orgoglio – ha dichiarato dichiara Edith Gabrielli – l’alto rilievo dei protagonisti, appartenenti al mondo della cultura, della storia, dell’architettura e dell’archeologia, e l’interesse dei temi affrontati in questi anni, rendono l’iniziativa uno dei fiori all’occhiello dell’ampia proposta culturale del VIVE, luogo sempre più aperto ai visitatori ed alla comunità”. L’edizione di quest’anno prevede cinque cicli di incontri, a cadenza settimanale. Oltre agli appuntamenti dedicati alla storia, all’arte e all’architettura si aggiungono due nuovi cicli: uno dedicato all’archeologia, curato dal professor Paolo Carafa, e un secondo in collaborazione con gli istituti di cultura esteri di Roma, a cura della professoressa Marina Formica.


A inaugurare l’edizione 2024 il ciclo “Costruire raccontare architettura” con un incontro dal titolo “Va bene così” tenuto dall’architetto Aldo Aymonino. L’incontro, previsto giovedì 15 febbraio alle ore 18 sarà aperto da un saluto di Massimo Osanna, direttore Generale Musei del Ministero della Cultura e dagli interventi introduttivi della direttrice Edith Gabrielli e di Orazio Carpenzano, preside della Facoltà di Architettura “Sapienza” Università di Roma. Le conferenze, a ingresso gratuito fino ad esaurimento posti, sono ospitate nella Sala del Refettorio di Palazzo Venezia, in via del Plebiscito 118 a Roma.