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La Apple si scusa per il video in cui si schiacciano strumenti musicali

La Apple si scusa per il video in cui si schiacciano strumenti musicaliNew York, 10 mag. (askanews) – Quella che doveva essere una pubblicità ad effetto sul lancio del nuovo iPad si è rivelata un boomerang generando critiche spietate contro Apple. Il video postato dal Ceo, Tim Cook, che inquadra uno studio pieno di strumenti musicali, con un giradischi e tanti barattoli di vernice schiacciati da una gigantesca pressa, che alla fine lascia solo un iPad ultrasottile è stato ampiamente contestato perchè mostra la distruzione di tutto quello che è simbolo della creatività per lasciar posto solo alla tecnologia.


Tor Myhren, vicepresidente delle comunicazioni marketing di Apple, si è scusato spiegando che l’obiettivo era invece di celebrare la creatività. “Abbiamo mancato il bersaglio con questo video e ci dispiace”, ha detto Myhren. Lo spot non verrà trasmesso in televisione.

Ambiente, a Firenze dal 7 giugno la prima edizione di “Planetaria”

Ambiente, a Firenze dal 7 giugno la prima edizione di “Planetaria”Roma, 10 mag. (askanews) – Al via dal 7 al 9 giugno a Firenze, presso il Teatro della Pergola, la prima edizione di Planetaria – Discorsi con la Terra. Un concept nato dalla collaborazione tra artisti e scienziati di livello internazionale. Ideato da Stefano Accorsi e Filippo Gentili con la produzione di Superhumans – la factory che unisce consulenza strategica, pensiero creativo e produzione multicanale – e della Fondazione Teatro della Toscana, Planetaria vuole essere un’esperienza immersiva in cui ripensare il rapporto con il Pianeta per imparare a viverci in maniera costruttiva e sostenibile, con l’obiettivo di usare l’arte per riattivare i sensi, creare emozioni, ripensare il nostro modo di stare al mondo.


A Stefano Accorsi spetta il prestigioso ruolo di direttore artistico di questa “jam session”. Lo affiancherà Claudia Pasquero, professoressa di Oceanografia e Fisica dell’Atmosfera all’Università di Milano Bicocca e direttrice scientifica di Planetaria. Accanto a loro, tra i tanti ospiti di fama internazionale, Stefano Mancuso, divulgatore scientifico, botanico, direttore del laboratorio internazionale di neurobiologia vegetale e Giulio Boccaletti, oceanografo e direttore del centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici nel ruolo di consulenti scientifici del progetto. Ad accompagnarli, la Sibilla, l’Intelligenza Artificiale creata ad hoc per Planetaria dall’innovation partner Engineering per offrire agli spettatori un’esperienza unica, mai sperimentata prima. Sibilla dialogherà in tempo reale con artisti, scienziati e pubblico in sala durante i tre spettacoli serali, le cosiddette Conferenze immaginarie, nelle quali si racconterà la storia di come si è arrivati, in un futuro immaginario, a risolvere il problema ambientale. Un format teatrale inedito, pensato da Filippo Gentili, nel quale l’AI risponderà ai grandi interrogativi che l’attuale crisi climatica pone alla scienza odierna: “I guasti ambientali degli uomini si stanno avvicinando ad un punto di rottura?”, “L’innalzamento delle temperature e degli oceani non sarà più reversibile?” e molti altri.


“L’idea di Planetaria nasce dalla convinzione che il teatro, come luogo dell’empatia e dell’immaginazione, è uno strumento perfetto per sensibilizzare le persone sulla crisi climatica dei giorni nostri. Discostandosi da una certa divulgazione fredda e apocalittica, il teatro raccoglie l’allarme della scienza migliore, ci spinge a immaginare un futuro sostenibile e ci invita a costruirlo insieme” ha dichiarato Stefano Accorsi. Planetaria è un viaggio lungo tre giorni, destinato a pubblici trasversali. Un evento artistico, teatrale e divulgativo rivolto a tutti, grandi e bambini per riflettere e immaginare insieme come salvare il nostro futuro, perché la crisi climatica non è un destino scontato ma un’occasione per rivoluzionare il rapporto con l’ambiente. La mattina sarà riservata alle famiglie con la sezione Kids Lab and Shows dove si alterneranno attività scientifiche ed esperienziali, spettacoli teatrali e show ideati da Planetaria insieme a Rai Kids e l’Università di Milano-Bicocca. Tra questi, i Planetini, uno spazio ad hoc dedicato ai bambini che combina esperimenti scientifici e drammaturgia teatrale per cercare insieme nuove parole e nuove idee per raccontare e migliorare l’ambiente del futuro. Il pomeriggio con i Planetaria Talks ideati insieme a Will, si cercheranno assieme a ospiti del mondo scientifico nuove parole per il nostro futuro, nuove speranze e nuovi modi di comunicare e di attivarsi. La sera il palco si animerà con performance teatrali che coniugano arte e scienza: le Conferenze Immaginarie, opere teatrali originali che ripercorrono in maniera avvincente problemi e soluzioni della crisi climatica.


La partecipazione a tutti gli eventi è gratuita, su prenotazione sul sito del festival.

Da domani la 36esima edizione del Salone del Libro di Torino

Da domani la 36esima edizione del Salone del Libro di TorinoMilano, 8 mag. (askanews) – Si apre domani, giovedì 9 maggio, la 36esima edizione del Salone internazionale del Libro di Torino, per la prima volta diretto da Annalena Benini, che ha preso il posto di Nicola Lagioia, ardimentoso timoniere dell’evento negli ultimi anni. Si apre alla presenza del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano e di quello dell’Istruzione Giuseppe Valditara, ma soprattutto si apre intorno a un tema profondamente legato all’esperienza della lettura, quello della ‘Vita immaginaria’. Si trattta, nella visione degli organizzatori, di ‘quel territorio sorprendente e misterioso che dà vita a un patrimonio di infinite possibilità. Il tema dell’edizione diventa in questo senso un archivio, ma anche una mappa possibile del futuro. Questa edizione sarà un omaggio alla vita immaginaria che muove la vita creativa, in tutte le sue forme: al suo modo geniale, malinconico, fiducioso e sempre nuovo di creare altri mondi e di farli incontrare, sperando perfino che qualcuno di essi possa diventare reale’.


Per ciò che concerne gli spazi, tornano quelli che da anni caratterizzano il Salone del Libro: i padiglioni 1, 2, 3 e Oval di Lingotto Fiere e il Centro Congressi Lingotto a cui si unirà, per il secondo anno consecutivo, anche lo spazio Pista 500, progetto artistico sviluppato dalla Pinacoteca Agnelli. Una novità di quest’anno sarà il padiglione 4, uno spazio temporaneo costruito all’esterno: una scelta fatta per migliorare la fruibilità generale del Salone e dare maggiore visibilità alla programmazione del Bookstock che da sempre, con i suoi laboratori, le sale e la grande Arena si rivolge non solo al pubblico dei più giovani ma a tutti i visitatori del Salone. Il padiglione 4 sarà quindi uno spazio dedicato alla formazione, alla sperimentazione e allo scambio tra generazioni. Le sale che accoglieranno i quasi 2.000 eventi saranno 51, e per il primo anno l’Auditorium del Centro Congressi Lingotto, sarà aperto al pubblico dal venerdì al lunedì, così da avere a disposizione dei visitatori circa 15.000 posti a sedere in più per assistere alla programmazione. Complessivamente si parla di 137mila mq espositivi, oltre 800 stand, 180 laboratori.


Domani, per l’inaugurazione, sono previsti i saluti istituzionali di autorità e organizzatori ai quali seguirà in Sala Oro la Lectio inaugurale dal titolo ‘L’inizio molto lento della mia carriera molto veloce’ di Elizabeth Strout, una delle autrici più incisive della letteratura contemporanea americana. ‘Con una precisione cristallina, Strout sa leggere il nostro tempo e dargli voce, e in questa occasione offrirà alle lettrici e ai lettori del Salone del Libro una riflessione personale sulla scrittura e sulle donne’, spiegano dal Salone. Novità della 36esima edizione sono le sette sezioni che affiancano la programmazione generale, ognuna dedicata a un tema rilevante e centrale per il Salone. La curatela e la moderazione sono affidate a scrittrici, scrittori, intellettuali e artisti, che per ogni argomento hanno ideato una serie di incontri. Arte – a cura di Melania G. Mazzucco. Come si vive d’arte? Come la si promuove, la si scopre, la si inventa e la si tramanda? Questi temi saranno approfonditi nei quattro appuntamenti coordinati da Melania G. Mazzucco, in dialogo con l’artista Monica Bonvicini, celebre per le sue installazioni, sculture e video, che esplorano temi come il potere, il genere e lo spazio; la gallerista Francesca Cappelletti, Direttrice di Galleria Borghese di Roma e storica dell’arte; la scrittrice Alexandra Lapierre, nota per i suoi romanzi incentrati su grandi personaggi dimenticati della Storia, soprattutto donne, e con l’archeologo, storico dell’arte e curatore di mostre italiano Salvatore Settis. Quattro incontri, quattro diverse prospettive – di genere, età, esperienze, paese d’origine o d’elezione – per capire come si racconta l’arte di ieri e di oggi. Con il gruppo di lettura dei giovani del Salone, inoltre, Melania G. Mazzucco terrà un incontro incentrato sulla storia dell’arte come atlante delle vicende umane, delle passioni e dei desideri dei grandi movimenti che hanno cambiato la società. Cinema – a cura di Francesco Piccolo. Un percorso per incontrare chi il cinema lo fa, lo pensa, lo produce e lo scrive. A condurre il pubblico tra i processi creativi che si celano dietro lo schermo saranno i dialoghi con Ippolita di Majo e Mario Martone, che parleranno del loro sodalizio tra vita e professione artistica; la regista Francesca Archibugi e l’attrice Jasmine Trinca, che racconteranno la loro impresa di trasformare in serie tv un capolavoro della letteratura contemporanea come La Storia di Elsa Morante; con Paolo Sorrentino, che condividerà il punto di vista che lo ha accompagnato nel corso della sua carriera cinematografica e Valeria Golino che racconterà il suo lavoro e in particolare il suo progetto più coraggioso e impegnativo: la serie tv tratta da L’arte della gioia di Goliarda Sapienza, nel centenario della nascita. Non mancherà l’approfondimento con il gruppo di lettura dei giovani del Salone nel quale Francesco Piccolo guiderà i partecipanti attraverso le meraviglie della settima arte.


Editoria – a cura di Teresa Cremisi. Editore? Un mestiere da acrobata. È difficile rispondere alla domanda ‘Che cos’è un editore’ perché è una ‘professione strabica’: un occhio alle vendite e un occhio alla qualità, un occhio al commercio e un occhio allo spirito, un occhio al gusto dell’epoca e un occhio alla posterità. Inoltre, il mestiere assume connotazioni molto diverse a seconda del marchio editoriale, e del Paese, in cui si lavora. Per approfondire queste differenze e studiare le diverse dinamiche editoriali, a dialogare con Teresa Cremisi si alterneranno Antonio Sellerio, direttore editoriale della Sellerio editore, Antoine Gallimard, nipote di Gaston Gallimard, fondatore della nota casa editrice francese, Stefano Mauri, presidente e amministratore delegato di GeMS, e infine Massimo Turchetta, Direttore Generale Rizzoli. Informazione – a cura di Francesco Costa. Le società di oggi non funzionano se l’informazione non funziona. In pochi anni l’industria editoriale ha dovuto affrontare il cambiamento del suo intero scenario: del prodotto, del pubblico, delle tecnologie, dei modelli di business, della concorrenza. Le conseguenze sono state molte, Francesco Costa ne parlerà con alcune tra le persone più esperte del giornalismo italiano e internazionale, come Jill Abramson, prima donna a dirigere il New York Times, Daniele Raineri, inviato di guerra, Ben Smith, uno dei giornalisti più influenti degli Stati Uniti, fondatore di Semafor e di start-up digitali per l’informazione e Luca Sofri, direttore del Post, che nella giornata di domenica condurrà al Salone del Libro un’edizione speciale della “Rassegna stampa live” del Post. Nell’incontro con il gruppo di lettura dei giovani del Salone Francesco Costa proverà a fornire ai presenti una bussola per non perdersi nel mare dell’informazione, in quest’epoca in cui le notizie sono sempre di più, così come i punti di vista e le interpretazioni, e la confusione e disinformazione sembrano essere predominanti. Leggerezza – a cura di Luciana Littizzetto. La leggerezza come balsamo per ammorbidire il presente, perché non c’è solo la scrittura che perturba e scuote, ma esiste anche quella che accoglie, risolleva, fa sorridere. Luciana Littizzetto, insieme con i suoi ospiti, esplorerà l’arte del sollievo, la leggerezza nella scrittura televisiva, nei testi comici, nel varietà. Il primo sguardo di questa sezione sarà rivolto ai bambini, inaugurando la programmazione della comunità dei piccoli lettori con un focus sugli albi illustrati che affrontano temi seri in modo divertente. Littizzetto incontrerà anche Alessia Gazzola, Stefania Bertola e Diego De Silva, scrittori dalla vena ironica, e terrà un omaggio a un mito della scrittura leggera: Marcello Marchesi, scrittore, regista, paroliere, e anche cantante e attore. A parlarne con Littizzetto, un altro mito, Gianni Morandi e anche Giacomo Papi e Luca Bianchini. L’ultimo appuntamento, lunedì 13 maggio, vedrà coinvolti tre autori televisivi sulle loro tecniche di scrittura: Andrea Zalone (autore di Maurizio Crozza), Luca Restivo (autore di Alessandro Cattelan) e Piero Guerrera (autore di Fabio Fazio). Romance – a cura di Erin Doom. Una sezione per esplorare le emozioni umane nel profondo, dando grande rilievo ai sentimenti, alle passioni, alle esperienze personali e all’espressione individuale. Erin Doom, insieme ai suoi ospiti, si addentrerà nell’aspetto emotivo delle opere, quello spazio in cui si raggiunge una connessione profonda con la vita del lettore. Ecco quindi un dialogo con Rossana Soldano ed Enrico Galiano, l’appuntamento con l’autrice argentina Mercedes Ron, e quello con Rokia e Hazel Riley, le scrittrici italiane che dagli esordi giovanissime su Wattpad, hanno raggiunto milioni di lettori. Sabato 11 maggio, in collaborazione con Netflix, il gruppo di lettura dei giovani del Salone intervisterà la stessa Erin Doom su Il fabbricante di lacrime e la sua trasposizione cinematografica. Nell’incontro saranno svelati alcuni retroscena e ulteriori dettagli del film. Netflix sarà presente al Salone anche con un secondo momento in cui si approfondirà il rapporto tra pagina e schermo in un viaggio attraverso alcuni dei prossimi progetti seriali e cinematografici ispirati a libri, dialogando con gli autori delle opere letterarie e con alcuni dei talenti impegnati sulle relative trasposizioni audiovisive. Romanzo – a cura di Alessandro Piperno. Come leggono gli scrittori? Come leggono le scrittrici? Da questo interrogativo nasce l’idea di Alessandro Piperno di invitare autori e autrici a raccontare il loro approccio alla lettura. Chi scrive per mestiere sa che ci sono libri che meritano di essere letti e studiati per tutta la vita, come sa che deve loro ciò che ha imparato sull’arte dello scrivere. Piperno svelerà che cosa significa impossessarsi di un capolavoro letterario. A raccontare la propria esperienza ci saranno tre autori italiani, di tre generazioni diverse e tra le voci più importanti del nostro panorama letterario: Claudia Durastanti, Sandro Veronesi e Domenico Starnone. Non mancherà l’incontro rivolto ai più giovani, con la partecipazione del gruppo di lettura dei giovani del Salone, nel quale Alessandro Piperno mostrerà come la lettura possa essere strumento di comprensione del mondo e di partecipazione, oggi come ieri.


Un’altra novità dell’edizione è la presenza, oltre alle sette sezioni, di una redazione che lavora al programma insieme alla squadra editoriale del Salone. Coordinata da Annalena Benini, il gruppo è formato da Paola Peduzzi, Igiaba Scego, Francesca Sforza, Tiziana Triana, giornaliste, scrittrici e professioniste del mondo editoriale particolarmente attente al panorama internazionale, ai nuovi linguaggi e ai cambiamenti culturali e sociali. I collaboratori tecnici, invece, che stanno lavorando alla XXXVI edizione del Salone del Libro sono: Ilide Carmignani per l’area traduzione; Lorenzo Fazzini per i rapporti con l’editoria religiosa; Giusi Marchetta per Educare alla lettura; Eros Miari per il programma ragazzi; Andrea Falcone per i gruppi lettura; Augusta Giovannoli per il Bookblog; Sara Speciani per l’area professionale e Federico Vergari per l’area sport e fumetto. Due grandi temi attraverseranno questa edizione del Salone del Libro di Torino: ‘In questa nuova parte del programma verrà raccontato il mondo in movimento attraverso la vita e le imprese di scrittrici, filosofe, poete, scienziate che continuano ogni giorno a cambiare la storia con la forza della voce e del talento, e attraverso sguardi sul presente, che riguardano la realtà ma anche la vita immaginaria, in tutte le sue forme’, ha spiegato Annalena Benini. Il Salone del Libro sarà aperto al pubblico fino a lunedì 13 maggio.

Lite Mentana-Gruber, La7 interviene: rispetto e gioco di squadra. I due conduttori rispondono (ecco cosa è successo)

Lite Mentana-Gruber, La7 interviene: rispetto e gioco di squadra. I due conduttori rispondono (ecco cosa è successo)Roma, 8 mag. (askanews) – La7, con una nota ufficiale, interviene per mettere pace in casa tra Lilli Gruber ed Enrico Mentana. E i due conduttori rispondono. Ecco cosa è successo.


“La7 sta conseguendo ottimi risultati grazie al contributo di tutti e ad un prezioso lavoro di squadra. Per questo è fondamentale che non venga mai a mancare il rispetto reciproco”, si legge in una nota dell’editore, che aggiunge: “Così come è fondamentale che non manchi il rispetto verso un’Azienda che ha nei suoi valori fondanti la libertà di espressione e l’autonomia responsabile dei suoi conduttori e giornalisti” “Un’Azienda – rilancia la nota – che ha saputo negli anni mantenere e ampliare il livello di occupazione, risanarsi economicamente, e diventare un punto di riferimento di eccellenza nel panorama informativo e culturale italiano”. “Per questo – conclude – va preservata e tutelata sempre da parte di tutti noi, che ci lavoriamo quotidianamente con passione e orgoglio”. La risposta di Enrico Mentana arriva veloce e con un semplice “sottoscrivo” ripostato sui social, a commento della nota di La7. A stretto giro anche la nota di Gruber che si affida a poche parole: “Condivido da sedici anni la linea e le regole della mia azienda”.


La miccia che ha infiammato i due giornalisti è stato lo sforamento lunedì del Tg di La7 condotto da Mentana, accolto in diretta da Gruber con un “Benvenuti alle 20.46 e non alle Otto e mezza”, e una chiosa altrettanto lapidaria: “L’incontinenza è una brutta cosa”. La replica di Mentana è arrivata il giorno dopo a mezzo social, contro “i maleducati e gli ignavi”, accompagnata dai dati di ascolto in “curva ascendente” di cui il programma successivo “ogni sera è diretto beneficiario”. Non pago della risposta social, Mentana, nell’edizione serale del Tg è tornato sull’argomento, riconoscendo lo sforamento – “siamo andati un po’ lunghi” – ma con un affondo targato nome e cognome: “Chi ci ha seguito, Lilli Gruber, ha avuto parole molto sgradevoli e offensive”. Da qui la richiesta all’azienda di rompere il “mutismo” sulla vicenda”, “sennò trarrò le conclusioni e le dovute conseguenze”. Silenzio di Gruber nel corso della diretta.


Oggi, la nota dell’azienda, sottoscritta da Mentana e condivisa da Gruber.

La 19esima Biennale Architettura: l’Intelligens di Carlo Ratti

La 19esima Biennale Architettura: l’Intelligens di Carlo RattiVenezia, 7 mag. (askanews) – La 19esdima edizione della Biennale Architettura di Venezia si terrà dal 10 maggio al 23 novembre 2025. Curata da Carlo Ratti si intitolerà “Intelligens”, unendo la parla inglese e quella latina, in un unico titolo, per una volta non bilingue.


“Lo spazio – ha detto Pietrangelo Buttafuoco, presidente della Biennale di Venezia nel suo intervento – non è un dove, ma un come. È una funzione, un’andatura, un’intensificazione di ciò che è più di un segno, ma un significato. Cos’è diventata oggi l’idea dello spazio nell’era della transizione digitale? L’intelligenza deve ‘disimmaginare’ lo spazio, deve reclamare in questo spazio l’estensione, che è una parola già piena di tanti significati e, per dirla con Massimo Cacciari, è metafisicamente concreta. Siamo chiamati a immaginare il mondo dentro il mondo. Lo spazio è reale ed è lo spazio nel quale dobbiamo pensare la res, la cosa”. “Carlo Ratti – ha aggiunto il presidente – rappresenta la giusta evoluzione, rappresenta con il suo progetto il tempo futuro, perché la sua visione travalica la contemporaneità. Ratti ha un’idea di architettura che è la risposta a quel bisogno di intercettare la tensione della potenza per poi portarla all’atto”.


Il titolo completo della nuova Biennale Architettura è “Intelligens – Naturale. Artificiale. Collettiva”, secondo Ratti “sarà dedicata all’ambiente costruito e alle numerose discipline che gli danno forma. L’architettura è al centro di esse, ma non da sola: fra parte di una compagine estesa che deve integrare arte, ingegneria, biologia, scienza dei dati, scienze sociali e politiche, scienze planetarie e altre discipline, collegando ciascuna di esse alla materialità dello spazio urbano”. “La Mostra – ha aggiunto il curatore – proverà a tracciare nuove rotte per il futuro, suggerendo un ventaglio di soluzioni ai problemi più pressanti del presente. Metterà insieme una raccolta di proposte progettuali sperimentali, ispirate da una definizione di ‘intelligenza’ quale capacità di adattarsi all’ambiente a partire da un bagaglio di risorse, conoscenze o potere limitati. Oggetti, edifici e piani urbani saranno disposti lungo l’asse di un’intelligenza multipla e diffusa – naturale, artificiale, collettiva. Alcune idee saranno destinate a fallire. Ma altre potranno indicarci percorsi promettenti”.


“Intelligens – ha concluso Carlo Ratti – vuole sviluppare conoscenze e capacità che ci aiutino a evolvere, per non lasciarci in balia di un pianeta in fiamme. Intelligens unisce campi opposti in architettura: ‘città intelligenti’ ad alta tecnologia e ‘città naturali’ a bassa tecnologia; scavalca i confini disciplinari, dando vita a un’ibrida forma di ‘architettura oltre gli architetti’; intreccia scale diverse: dal cucchiaio alla città, dai microprocessori allo spazio interstellare; abbraccia il naturale e l’artificiale, promettendo un futuro di co-evoluzione tra mondi a lungo in conflitto; si sprigiona da attori imprevisti: operando sotto traccia, l’intelligenza sconvolge le regole del gioco quando meno lo si aspetta”. Carlo Ratti ha poi voluto ricordare che il lavoro dei prossimi mesi è dedicato a Italo Rota, l’architetto recentemente scomparso con cui “avevamo iniziato questa avventura. Continueremo a portare avanti le sue idee”.

Il 13 maggio in Senato “riforma tributaria, il metodo Matteotti”

Il 13 maggio in Senato “riforma tributaria, il metodo Matteotti”Roma, 6 mag. (askanews) – La riforma fiscale è stata una delle proposte politiche più forti e meno esplorate di Giacomo Matteotti, che il 10 giugno del 1924 veniva rapito e brutalmente assassinato mentre il fascismo cercava i pieni poteri a partire proprio dalla materia fiscale, per svuotare il Parlamento di tutte le sue prerogative. Matteotti aveva una visione profonda e chiara della materia fiscale, che Francesco Tundo, professore ordinario di diritto tributario all’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, ha messo al centro del suo ultimo libro “La riforma tributaria. Il metodo Matteotti” che sarà presentato lunedì 13 maggio a Roma in Sala Caduti di Nassirya presso il Senato della Repubblica


“E’ dannoso l’additare all’odio del popolo le tasse, le imposte; noi dobbiamo limitarci a dimostrare che le imposte sono mal distribuite e diffondere nel tempo stesso la persuasione che sono assolutamente necessarie” , affermava Matteotti. E “chi non voglia distrutti o diminuiti i diritti e le funzioni del Parlamento, chi tiene alla libertà individuale e alle garanzie giurisdizionali, non può abdicare nelle mani di un Governo il sistema tributario, che investe i rapporti più sostanziali tra i cittadini e lo Stato”. È in questo contesto che si inerisce il libro “La riforma tributaria. Il Metodo Matteotti” (Bologna University Press) appena dato alle stampe da Francesco Tundo, professore ordinario di diritto tributario all’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna. Un saggio che, attraverso una lucida analisi della proposta di riforma di Matteotti accompagna il lettore fino ai giorni nostri, ponendo l’accento sul metodo perché è soprattutto questo a conservare intatta la sua forza e la sua attualità. Anzi, in questo tempo che viviamo segnato da conflitti, complessità, bisogni crescenti, il metodo di Matteotti, cioè una sapiente visione politica del fisco come potente strumento di crescita e di equità, è la via maestra per attuare quella giustizia sociale che è al cuore della nostra Costituzione.


Dal contesto storico di quel passato si giunge al presente e, attraverso quello che a tutti gli effetti può essere elevato a vero e proprio metodo, si esplora una “visione” del sistema fiscale tesa a portare equità e uguaglianza sociale. Nell’anno delle celebrazioni di Giacomo Matteotti, il volume di Francesco Tundo tocca argomenti tanto inesplorati quanto rivoluzionari e per la prima presentazione istituzionale del libro si è scelta la Sala Caduti di Nassirya presso il Senato della Repubblica. Qui lunedì 13 maggio (ore 17,00, Piazza Madama 11, Roma). A confrontarsi sulla proposta e sulla visione in materia fiscale di Matteotti, su iniziativa del Senatore Antonio Misiani, interverranno con l’autore, lo storico Mauro Canali, il Direttore dell’Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini e la giornalista Federica Fantozzi. “Giacomo Matteotti è il primo politico socialista dotato di una profonda competenza giuridico-economica. Anzi, la sensazione è che costituisca una nuova figura di politico, che mette al centro della sua azione una solida competenza tecnica”, sottolinea Francesco Tundo. “Tuttavia, la riforma tributaria che Matteotti ha in mente è intensamente politica, anzi è un manifesto politico, con il quale egli intende fronteggiare le grandi disuguaglianze della società del suo tempo. Questo spessore politico della proposta fiscale è un’altra grande novità, al pari della invocata necessità di un sistema fiscale coerente, fondato sull’imposizione generale e progressiva del reddito, nel segno costante del rispetto delle regole dello Stato di diritto e delle prerogative di libertà e rappresentanza assicurate dal Parlamento”.

Libri, esce “Oskar Schindler. Vita del nazista che salvò gli ebrei”

Libri, esce “Oskar Schindler. Vita del nazista che salvò gli ebrei”Roma, 6 mag. (askanews) – TS Edizioni pubblica anche in formato e-book, Oskar Schindler. Vita del nazista che salvò gli ebrei di Francesca Cosi e Alessandra Repossi. Nella prefazione le autrici raccontano del loro approccio alla narrazione della vicenda che inizia dalla visita alla tomba del protagonista, a Gerusalemme.


“Chi salva una vita salva il mondo intero”. È questa l’incisione in ebraico sull’anello d’oro che gli Schindlerjuden regalarono a Oskar Schindler il 2 maggio 1962, a Tel Aviv, al termine di un sontuoso banchetto in suo onore. Sono trascorsi più di cinquant’anni, da che Israele lo invitò a piantare un albero nel “Giardino dei Giusti” dello Yad Vashem, ma la vicenda e la personalità di questo imprenditore, passato alla storia per aver salvato più di un migliaio ebrei dai campi di concentramento, continuano a essere oggetto di dibattito. La coraggiosa decisione – che gli costò la rovina economica – stride terribilmente con il suo passato al servizio del Partito nazionalsocialista tedesco. Solo con il tempo Schindler prese coscienza dell’oscura realtà e, sfruttando i suoi contatti nelle alte sfere militari, ottenne che ai suoi lavoratori fosse evitata la deportazione.


Francesca Cosi e Alessandra Repossi – studiose di lungo corso della Shoah – firmano un ritratto indimenticabile, rifacendosi a una corposa mole di documenti storici, di testimonianze inedite e raccogliendo una significativa galleria fotografica. Di notevole interesse sono le “liste” originali, pubblicate per gentile concessione del Museo statale di Auschwitz-Birkenau. In pagine narrativamente toccanti – che vanno dall’infanzia ai successi economici, dalle relazioni politiche al rapporto con la moglie Emilie – si delinea la parabola esistenziale di un uomo tormentato e il travaglio intimo che lo porterà, dopo vari tentennamenti, a schierarsi con determinazione dalla parte degli oppressi.

Arte e IA, a Roma la mostra “Nuovo Rinascimento”

Arte e IA, a Roma la mostra “Nuovo Rinascimento”Roma, 6 mag. (askanews) – “Nuovo Rinascimento” è la mostra dell’artista venezuelano Pedro Sandoval che segna un nuovo importante capitolo per la storia dell’arte: per la prima volta, infatti, un artista d’avanguardia ha impiegato la tecnologia e l’intelligenza artificiale per creare opere che in futuro potremo ammirare nei grandi musei in giro per il mondo.


Venticinque opere del Rinascimento italiano vengono reinterpretate da Sandoval in chiave pop art, dando vita alla prima mostra Phygital della storia. Immagini rinascimentali e contemporanee si fondono, grazie a un minuzioso lavoro di stampata al laser a 28 colori e ritocchi a mano, ed esprimono la visione che l’artista ha della figura umana e delle nuove frontiere dell’arte. L’azienda romana Media Engineering, specializzata nella realizzazione di ologrammi, software e applicazioni all’avanguardia, ha fornito un contributo concreto alla realizzazione della prima esposizione Phygital nella storia dell’arte, elevando a un nuovo livello le possibilità di fruizione delle opere da parte dei visitatori.


“È stato un onore contribuire, con la nostra tecnologia, a rendere ancora più speciale questo progetto artistico innovativo. Abbiamo supportato le magnifiche creazioni di Sandoval arricchendo l’esperienza dei visitatori con un cubo immersivo, per immergerli direttamente nell’essenza stessa dell’opera. Il cubo, grazie all’impiego di tecnologie immersive, effetti sonori ed effetti 4D, come il vento simulato, rende l’opera generata con AI una vera e propria avventura a 360°” racconta Antonio Franzese, Ceo di Media Engineering. “La fonte d’ispirazione di Sandoval, per la sua mostra Rinascimento Digitale, è Leonardo Da Vinci. Il nostro team ha quindi creato un avatar olografico della madre dell’artista, Caterina, che interagisce con i visitatori, li accoglie nella stanza immersiva, ed è pronta a rispondere a qualsiasi curiosità riguardante suo figlio”.


Arte e intelligenza artificiale, un connubio di successo che apre infinite possibilità, sia per gli artisti che per il pubblico. L’inizio di questa nuova frontiera risale al 2018, quando da Christie’s New York viene battuta all’asta per 432.500 dollari la prima opera d’arte generata dall’AI, Portrait of Edmond Belamy, del collettivo francese Obvius. Un vero e proprio trionfo, considerando che l’opera è stata aggiudicata per 40 volte il prezzo stimato. Ma come funziona l’AI nel settore dell’arte? “Il processo creativo è diverso da quello completamente umano e di tipo manuale: come in altri settori, anche in questo caso la macchina impara per apprendimento enormi dataset: parliamo di miliardi di dati, molti di più di quelli che il cervello umano è in grado di memorizzare e rielaborare in maniera creativa. L’artista e il suo team di programmatori entrano in gioco quando forniscono alla macchina output in grado di creare opere sempre diverse. Questo significa che non si tratta di collage di opere esistenti, ma di un collage di pixel esistenti che si completano con i meccanismi di apprendimento della macchina stessa” conclude l’esperto Antonio Franzese, Ceo di Media Engineering.


La mostra “Nuovo rinascimento” è visitabile in via del Babuino 79 a Roma, sede della prima galleria internazionale di pop art capitolina, e vi rimarrà fino alla fine del 2024.

Debiti, arte e memoria: il Monte di Pietà di Fondazione Prada

Debiti, arte e memoria: il Monte di Pietà di Fondazione PradaVenezia, 4 mag. (askanews) – Il debito come elemento alla base dalla nostra stessa società; le stratificazioni di storie e oggetti, di tempo e di pratiche artistiche; l’accumulazione come strategia interpretativa per una realtà che è, comunque, troppa. Ci sono tanti modi per entrare nella mostra che Fondazione Prada ha presentato a Venezia, nella sede di Ca’ Corner della Regina, un progetto espositivo dell’artista Christoph Buchel intitolato “Monte di pietà”, in relazione alla funzione che lo stesso palazzo ha svolto tra il 1834 e il 1969. Il luogo dei pegni, del bisogno, del riscatto, del debito, appunto.


Si tratta di una istallazione totalizzante, sovraccarica, oppressiva anche. Ma pure di uno spazio di possibilità e di libertà, nel momento in cui il visitatore trova la propria strada all’interno delle sale e delle cose. Forse il segreto è andare alla ricerca del debito che ciascuno ha nei confronti di un’idea, di una storia, di un’opera d’arte. E da lì partire per individuare un percorso personale, facendosi largo tra l’accavallarsi dei tempi e delle disillusioni. Per arrivare a oggetti feticcio, come la celeberrima “Merda d’artista” di Piero Manzoni, oppure a uno schermo che trasmette uno spot video di Chris Burden, a sua volta una sorta di artista feticcio della contemporaneità, o ancora ai dollari del grande artista brasiliano Cildo Meireles o alla valigia dei diamanti realizzati in laboratorio dello stesso Buchel. Pietre che sono il risultato di un processo fisico e simbolico di distruzione e trasformazione dell’intero corpus di opere in possesso dell’artista, comprese quelle create nel corso della sua infanzia e giovinezza così come quelle non ancora realizzate. Tavole imbandite e abbandonate, camere da letto, motociclette, opere digitali e stanze di sorveglianza. Ogni passo nella mostra è una sfida, ma può anche rappresentare il rinnovarsi del nostro dipendere – del nostro debito – nei confronti della cultura, materiale e visiva, concreta come le lettere mai aperte o immateriale come l’immaginario, che spazia da Donald Trump alla Pietà di Michelangelo, dai disegni sui quaderni dei bambini fino agli archivi del tutto. C’è poi una componente legata all’indagine sulle valute digitali e la creazione e distruzione di valore, che sposta ulteriormente in avanti la portata del progetto. Dentro il quale l’unica cosa sensata da fare sembra essere quella di perdersi, per scoprire altri modi per vivere – ed essere se stessi – nell’unico spazio che abbiamo, quello del contemporaneo.

La coreografia come linguaggio del presente: Torinodanza 2024

La coreografia come linguaggio del presente: Torinodanza 2024Torino, 4 mag. (askanews) – Una pluralità di espressioni, un festival internazionale e un’occasione per rimettere al centro il corpo, il gesto, la coreografia come processo generativo. È stata presentata l’edizione 2024 di Torinodanza, la manifestazione dedicata alla scena contemporanea in programma dal 12 settembre al 26 ottobre, intitolata “Dance First” e diretta ancora da Anna Cremonini. “Io penso – ha detto ad askanews la direttrice artistica – che il tema della coreografia sia al centro di questa edizione, perché la coreografia è la costruzione di un linguaggio che ha come oggetto il corpo. Il corpo è anche voce, è anche parole, non è necessariamente solo movimento, non è semplicemente gesto, e la coreografia credo che possa essere, anzi sia di fatto, un linguaggio molto potente di comunicazione, di comunicazione anche di idee, di turbolenze, perché no, di felicità, di possibilità”.


Possibilità che sono diverse, come diversi sono i linguaggi coreografici degli artisti, da Emanuel Gat, che inaugurerà il festival, ad Alessandro Sciarroni, che porterà la performance “U. (Un canto)”. In un dialogo tra stili che, come ha sottolineato il presidente del Teatro Stabile di Torino Alessandro Bianchi, è l’elemento di forza dell’evento. “Torinodanza – ci ha spiegato – è da oltre 20 anni riuscito a creare una comunità intorno a sé. Devo dire che quest’anno e sicuramente anche nel prossimo triennio quest’opera che ha iniziato Anna Cremonini miscelando grandi coreografi con una ricerca anche più spinta, quindi anche una ricerca che di fatto chiede fiducia al nostro pubblico, sta funzionando e funzionerà sempre di più. Il Teatro Stabile di Torino è un teatro che da sempre crede nella ricerca e crede negli artisti, crede che soltanto con l’innovazione si possa fare arte. E il Teatro Stabile sta lavorando insieme a tutto il team di Anna di Torinodanza per cercare di diffondere ulteriormente i linguaggi contemporanei sulla città e sulla regione”. Contemporaneità che, seppur in modi magari non consueti, parla comunque di noi. “La danza è uno spazio di enorme libertà, di enorme libertà del corpo – ha concluso Anna Cremonini -. Il corpo siamo lo stessi, è la nostra società, è la nostra realtà e la coreografia ha l’opportunità di farlo parlare”.


Perché la regia del corpo è una forma di interpretazione della realtà.