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Cenerentola al Teatro Olimpico di Roma dal 19 al 21 gennaio

Cenerentola al Teatro Olimpico di Roma dal 19 al 21 gennaioRoma, 15 gen. (askanews) – Il primo appuntamento con la danza nel 2024 per la stagione dell’Accademia Filarmonica Romana sarà al Teatro Olimpico da venerdì 19 gennaio (ore 20.30) con la Cenerentola del regista e coreografo Luciano Cannito, prodotta da Fabrizio di Fiore per Roma City Ballet Company, una delle più recenti formazioni italiane, composta esclusivamente da artisti selezionati con audizioni internazionali, e che ad oggi si è conquistata già un posto di rilievo nel panorama nazionale.

In scena fino a domenica 21 gennaio, il balletto in due atti, su musica di Sergej Prokof’ev, vede protagoniste nei ruoli principali le due stelle internazionali Iana Salenko e Dinu Tamazlacaru Principal Dancers del Teatro dell’Opera di Berlino, che si affiancano al Corpo di Ballo di Roma City Ballet e a Manuel Paruccini, primo ballerino del Teatro dell’Opera di Roma nel ruolo della matrigna “en travesti”. Firma regia e coreografia Luciano Cannito, già direttore artistico del Corpo di Ballo del Teatro San Carlo di Napoli, del Teatro Massimo di Palermo e del Balletto di Roma, che si avvale dei costumi di Giusi Giustino costumista e direttrice della sartoria del Teatro San Carlo di Napoli, e delle scene di Michele Della Cioppa, direttore degli allestimenti scenici del Teatro dell’Opera di Roma.

“Ciò che più mi premeva di rendere con la musica di Cenerentola – raccontava Prokof’ev – era l’amore poetico tra lei e il principe, la nascita e il fiorire del sentimento, gli ostacoli su questa via, la realizzazione di un sogno. Ho cercato di far sì che lo spettatore non rimanesse indifferente alla sventura e alla gioia. Ho composto Cenerentola nel solco della tradizione del balletto classico russo”. La favola più amata, a quasi ottant’anni dalla sua prima rappresentazione (era il 22 novembre 1945, al Teatro Bol’šoj di Mosca, per la coreografia di Rostislav Zakharov), continua ad appassionare il pubblico di ogni età, registrando sold out in ogni sua riedizione. La storia di Cenerentola parla di una fanciulla già orfana di madre, ridotta in povertà e angustiata dalle sorellastre e dalla matrigna alla morte del padre. Ma lei non smette di sognare, aspettando il suo principe azzurro che alla fine troverà e sposerà. Con l’aiuto della fata e di un pizzico di magia il sogno diventa realtà. Nella versione di Luciano Cannito, coreografo particolarmente attento alla struttura narrativa del balletto, la storia si arricchisce di un pizzico di follia, comicità e divertimento senza tralasciare la spettacolarità, soprattutto nelle scene del secondo atto con il grande salone da ballo. “I grandi Balletti, anzi, i grandi titoli di balletto classico – racconta Cannito -, affascinano e stimolano l’immaginazione, ci riportano a mondi fatti di magia, di sogno, di fantasia. Il balletto della storia universale di Cenerentola aggiunge al fantastico del racconto attraverso le immagini e la grande danza, il fantastico del desiderato da tutti: realizzare i nostri sogni nei momenti più bui della nostra vita e soprattutto realizzarli quando non ce lo aspettavamo più”.

Libri, “Il palazzo delle Ombre”: opera d’esordio di Svevo Ruggeri

Libri, “Il palazzo delle Ombre”: opera d’esordio di Svevo RuggeriRoma, 9 gen. (askanews) – “Il palazzo delle ombre” è il libro d’esordio di Svevo Ruggeri, edito da Spirito Libero edizioni.

Siamo a Roma, sul fossato di Castel Sant’Angelo, viene rinvenuto il cadavere di una donna, solo tre giorni dopo, sarà ritrovato nelle stesse condizioni, quello di un uomo. Entrambi non hanno con sé i documenti, e appaiono alle forze armate come perfetti sconosciuti. Sarà Filippo Donati ad occuparsi delle indagini, destreggiandosi tra l’investigazione e il sedare i media sulla possibile presenza di un killer locale. Il personaggio principale è quello di Norman Lanzaldi, rimasto orfano da tempo, vive la sua vita in una routine noiosa, fino al lascito ereditario di suo zio, l’architetto Lanzaldi. Non solo denaro quello lasciato in eredità, ma anche il palazzo Bartolomeo De Dossi, in pieno centro a Roma. Da qui una serie di misteri, vissuti in compagnia di Marie Claire, l’unica di cui si fida Norman, e con la quale vive un’intensa passione. Saranno molti gli elementi polizieschi attraverso un’indagine che chiama a rispondere la fondazione Genos, di cui era a capo il dipartito Lanzaldi. Non mancheranno l’inserimento di numerosi personaggi, come la giovanissima Marta Ranieri, che inconsapevolmente si riscopre medium. La casa, l’elemento centrale da cui si dispiega una coinvolgente storia.

Una casa che cambia di continuo, gemella di altre sei esattamente identiche e speculari, che si erge su sette nuclei energetici. Una storia ad alta tensione, che fino alla fine accompagnerà il lettore in una vicenda in cui la verità è sempre dietro l’angolo.

”Polveriera Mediterraneo”: raccolta di saggi di Mercuri e Gasparetto

”Polveriera Mediterraneo”: raccolta di saggi di Mercuri e GasparettoRoma, 13 gen. (askanews) – Con la prefazione di Vittorio Emanuele Parsi, esce “Polveriera Mediterraneo. Dall’Afghanistan all’Algeria”, le nuove sfide per l’ordine mondiale, la raccolta di saggi a cura di Michela Mercuri e Alberto Gasparetto, è in distribuzione da giugno 2023, edito da FrancoAngeli editore.

Il libro è chiaro e diretto già dal titolo. Polveriera Mediterraneo illustra al lettore una raccolta di saggi che prende in esame le questioni del Medio Oriente, in un lasso di tempo che va dal 2011 al giorno d’oggi e con preziosi riferimenti storici. Polveriera si focalizza su questioni di carattere politico, ma che, con lo scorrere della lettura, si rivelano fondamentali per il nostro futuro. L’obiettivo principale del testo, quindi, è di studiare a fondo gli eventi del “Mare Nostrum” e raccontarli attraverso un’attenta analisi. Innanzitutto, occorre prendere in esame diverse guerre, prima fra tutte quella scoppiata in Afghanistan, durata per ben vent’anni. Inoltre, vengono esposti saggi sulla “questione saudita”, caratterizzata da continui cambiamenti, squilibrio tra riformismo e oppressione della Siria, includendo altresì le “primavere arabe” dei movimenti islamisti. È un libro pieno di spunti, dove i contributi di Claudio Bertolotti, Giuseppe Acconcia, Jessica Pulsone, Mauro Primavera, Sara Senno, Caterina Roggero e, ovviamente, Michela Mercuri e Alberto Gasparetto, sono fondamentali poiché rendono Polveriera Mediterraneo un gioiello unico nel suo genere. Il testo è capace di fotografare assetti territoriali che vivono in condizioni di estrema difficoltà, portando il lettore a trovare una strategia efficace, al fine di trovare politiche adeguate che l’Unione Europea potrebbe adottare per porre fine a tutto questo. Questo testo scandisce il tempo sotto il peso di una bomba, la stessa che aleggia, da troppo, sul Mediterraneo, inconsapevole degli effetti devastanti che l’esplosione potrebbe provocare. La guerra in Ucraina non ha senz’altro zittito le armi in Nord Africa e nel Medio Oriente, un’area segnata da conflitti irrisolti, guerre per procura e rivolte che si estendono fino ai confini dell’Asia centrale.

In questo senso, il Mediterraneo diventa una vera e propria polveriera pronta a esplodere. Le recenti proteste in Iran, la crisi che sta vivendo l’Afghanistan, dopo il ritiro delle truppe americane, le ambizioni egemoniche turche, l’instabilità libica, il revanscismo jihadista in Nord Africa e la futura traiettoria di Paesi “in bilico”, come l’Algeria, l’Arabia Saudita e la Siria, rappresentano alcune delle maggiori incognite per il futuro. Il problema è che gli effetti di queste “bombe a orologeria” potrebbero riverberarsi sugli Stati vicini e, ancor peggio, sull’intero sistema internazionale; in questo scenario, gli esiti non potranno che essere devastanti. Questi delicate tematiche vengono affrontate dagli autori, descrivendo caparbiamente realtà differenti, ma interconnesse, con l’intento di riunire i pezzi del grande puzzle raffigurato dalla Polveriera Mediterraneo.

Parco archeologico Colosseo, arriva il nuovo podcast “Dov’è Nerone”

Parco archeologico Colosseo, arriva il nuovo podcast “Dov’è Nerone”Roma, 12 gen. (askanews) – Raccontare la storia del più celebre e calunniato imperatore dell’antica Roma, attraverso la riscoperta dell’unico luogo dove tuttora riecheggia il suo spirito: la Domus Aurea. Questo è il filo conduttore di “Dov’è Nerone”, il nuovo podcast originale prodotto dal Parco archeologico del Colosseo con il coordinamento e la supervisione di Francesca Guarneri e Federica Rinaldi.

“Dov’è Nerone” è un podcast dedicato all’esplorazione della Domus Aurea e dei misteri legati all’imperatore Nerone. Nel corso di quattro puntate, l’autore e regista Luca Lancise guiderà gli ascoltatori in un viaggio nel passato, svelando segreti nascosti e tracce deliberatamente cancellate. La prima puntata, intitolata “La tomba dell’Imperatore”, è stata rilasciata il 7 gennaio 2024, aprendo le porte a un viaggio avvincente nell’oscura storia dell’imperatore Nerone. La prossima puntata, dal titolo “L’albero infernale”, è in programma per il 14 gennaio 2024, e coinciderà con l’ultimo giorno della mostra inaugurata lo scorso 22 giugno e dedicata all’imperatore “L’Amato di Iside. Nerone, la Domus Aurea e l’Egitto”, curata da Alfonsina Russo, Francesca Guarneri, Stefano Borghini e Massimiliana Pozzi. Seguiranno la terza puntata il 21 gennaio “La casa e la città” e la quarta il 28 gennaio “La luce e l’ombra”. Ogni puntata sarà disponibile sul sito istituzionale www.colosseo.it e sull’account Spotify del PArCo.

Arte, Second Order Reality di Carola Bonfili in scena a Lubiana

Arte, Second Order Reality di Carola Bonfili in scena a LubianaRoma, 12 gen. (askanews) – Second Order Reality è un progetto di Carola Bonfili che si sviluppa attraverso diverse forme di narrazione: un video in CGI, un ambiente immersivo in VR e una serie di sculture. Unendo linguaggi e riferimenti diversi, dalla letteratura ottocentesca all’architettura brutalista, dai fumetti all’intelligenza artificiale generativa, l’opera si muove tra la dimensione digitale e quella fisica, esplorando le infinite possibilità di una storia. I mezzi espressivi scelti dall’artista influiscono infatti sull’evoluzione del racconto stesso, frammentandolo e creando una serie continua di rimandi che aprono nuove possibilità di immaginazione.

Promosso da Fondazione smART – polo per l’arte, e curato da Daniela Cotimbo e Ilaria Gianni, il progetto è realizzato grazie al sostegno dell’Italian Council (XI edizione, 2022), programma di promozione internazionale dell’arte contemporanea italiana della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura. Dopo una preview presso La Capella a Barcellona, Second Order Reality sarà presentato in forma di mostra presso Aksioma – Institute for Contemporary Art a Lubiana dal 18 gennaio al 16 febbraio 2024 per poi vedere altre tappe in collaborazione con gli altri partner del progetto, fino alla destinazione finale dell’opera alla collezione del MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo.

Con Second Order Reality Carola Bonfili indaga gli stati percettivi che caratterizzano l’esperienza di navigazione nei mondi virtuali e che sono connaturati nel “pensiero magico” dei bambini. Le sculture che saranno presentate per la prima volta nella mostra a Lubiana riprendono alcuni dei temi e degli immaginari presenti nella storia e li traducono in elementi fisici. Il progetto sarà accompagnato da un catalogo edito da Nero Editions con testi di Daniela Cotimbo, Ilaria Gianni, Domenico Quaranta e Valentina Tanni.

Roma, il 14 gennaio Gershwin apre i “Dialoghi Sinfonici” alla Nuvola

Roma, il 14 gennaio Gershwin apre i “Dialoghi Sinfonici” alla NuvolaRoma, 11 gen. (askanews) – A Roma, domenica 14 gennaio (alle ore 11), dopo il successo dello scorso anno torna il primo dei quattro incontri-concerti “Dialoghi Sinfonici – La musica si racconta!”, che l’Europa InCanto Orchestra, una delle più importanti orchestre giovanili italiane, terrà all’auditorium della Nuvola dell’Eur per il Festival Eur Culture. La rassegna, firmata da Europa InCanto, è inserita all’interno del festival “Eur Culture” e sostenuta da Poste Italiane.

Non un tradizionale concerto di musica classica, ma un viaggio alla scoperta dei più grandi compositori della scena sinfonica degli ultimi 250 anni, svelando i segreti e le curiosità che si celano dietro ai brani più importanti, fornendo agli spettatori gli strumenti adatti ad ascoltare e a comprendere la musica. Grazie ad esempi estemporanei forniti dall’Orchestra durante l’incontro, verranno raccontati curiosità e aneddoti che riguardano i brani eseguiti. A guidare l’Europa InCanto Orchestra, formata da musicisti e musiciste under 35, è il maestro Germano Neri, direttore artistico di Europa InCanto. L’appuntamento di domenica 14 gennaio è intitolato: “G. Gershwin: ritmi e suoni della città”. L’orchestra eseguirà “Rapsodia in blu” e “Un americano a Parigi”, due affreschi musicali per conoscere uno dei grandi compositori innovatori dell’inizio del Novecento. Un viaggio nella composizione musicale per scoprire itinerari e sensazioni vissute da Gershwin, il cui repertorio spazia dalla musica colta al jazz. La stagione dei “Dialoghi Sinfonici” all’Auditorium della Nuvola proseguirà fino al 7 aprile con tre appuntamenti, uno al mese. Il prossimo sarà domenica 18 febbraio con “Stravinskij e Ravel: due mondi a confronto”. Il 3 marzo sarà dedicato a Wolfgang Amadeus Mozart, mentre l’ultimo appuntamento di domenica 7 aprile si intitolerà: “L’ora del balletto: su e giù dalle Punte”.

”Dare la vita”: l’ultimo libro di Murgia sulla gravidanza surrogata

”Dare la vita”: l’ultimo libro di Murgia sulla gravidanza surrogataRoma, 10 gen. (askanews) – Michela Murgia aveva in animo di scrivere un libro sulla gestazione per altri, o surrogazione, da oltre sei anni: lo dice nella postfazione Alessandro Giammei, il curatore di “Dare la vita”, ultimo saggio dell’intellettuale e romanziera morta nel 2023 a soli 51 anni. Un saggio elaborato con estrema fatica che si è “trovata a dover chiudere in meno di sei settimane”, quanto le ha concesso alla fine la malattia.

Elaborato dunque in parte da materiale nuovo, in parte da riflessioni già scritte. “Per sistemare queste scritture secondo le volontà di Michela sono ricorso oltre che alla mia memoria e al suo archivio, a diversi messaggi… alcuni dei quali mi hanno anche fornito brevi brani di raccordo, introduzione e cerniera necessari… a dare continuità alla lettura” scrive Giammei.Il saggio su uno dei temi più ostici e controversi della politica e dell’etica italiana si legge, in effetti, come un continuum. Alle riflessioni sul significato stesso di “dare la vita”, da Murgia (che figli biologici non ne ebbe, ma quattro “d’anima”, alla sarda, sì), segue l’analisi del concetto di ‘famiglia queer’: quella che non è tutelata dalle leggi italiane, e che vive fuori dai parametri.

Il nucleo del saggio, sulla GPA, comincia con un assunto: la maternità non è solo “una funzione biologica”: “non è tollerabile oggi in un discorso serio sentir definire ‘maternità’ il processo fisico della sola gravidanza”. Non oggi, quando per la prima volta nella storia le donne possono sfuggire se lo vogliono al destino di essere madri per forza, e quando tante famiglie doppie o triple vivono con figli adottivi o d’anima con cui non hanno legami biologici.“Di conseguenza è improprio anche discutere di ‘maternità surrogata’. Si può discutere invece di gravidanza surrogata, purché resti chiaro che si tratta di una cosa profondamente diversa”.

Ne conseguono diverse riflessioni. Primo: la GPA è una questione di soldi, sì. Donne o famiglie più ricche sfruttano la disponibilità di donne bisognose a offrire il loro corpo e la loro persona per una gravidanza (non una maternità). E non è neanche una storia recente: Murgia ricorda le tante schiave che nella Bibbia partoriscono figli per le mogli infertili dei profeti.Sono sfruttate, le donne che si prestano alla GPA? Sì, e in pagine luminose Murgia scrive, “ma questa affermazione può essere applicata anche alla signora rumena che ha lasciato i figli alla madre per venire qui a fare la badante a nostra nonna… È ipocrita non voler vedere che la nostra emancipazione, la libertà di andare a lavorare o vivere la vita della nostra famiglia anziché votarsi all’assistenza di una persona anziana è conquistata a prezzo della non emancipazione di altre donne, alle quali il compito di cura che la società ha sempre preteso dalle donne italiane è stato trasferito”.

Murgia ne conclude che la GPA va regolamentata, perché là dove non c’è una legge, si finge che il fenomeno non esista, mentre se lo si vieta, lo si ricaccia solo oltre confine, magari in India. Tutelare le donne significa garantire loro fra l’altro un giusto compenso. Non solo: non considera accettabile una legge sul modello californiano, che obbliga la gestante a cedere il figlio alla nascita.“Proprio perché un essere umano non è una merce, in nessun caso il denaro versato alla donna gestante può essere considerato un corrispettivo” per il o la nascitura (nel libro è usata la schwa), “ma sempre e soltanto una remunerazione della sua gestazione”. Si paga il tempo ma non si compra chi nasce, la cui cessione “avviene per pura volontà da parte di colei che ne è a tutti gli effetti la madre fisica”. Così come non si può obbligare la gestante ad abortire di un feto non perfetto.Murgia però invita caldamente a non lasciarsi prendere dall’ipocrisia: chi si oppone alla GPA, dice, non ha alcun interesse per quel che accadrà ai bambini (si veda il capitolo “Cosa penseranno i bambini (come se ce ne fosse mai importato niente)”. E osserva, “il primo a dirti che ‘il meglio è nemico del bene’ è proprio il famoso buon senso con cui la destra, la tradizione e il patriarcato vorrebbero impedirci di ripensare a soluzioni alternative per fare famiglia”.Questo pamphlet edito da Rizzoli, con le sue 122 pagine, offre molti altri spunti, pensieri laterali, forse soluzioni per ‘fare famiglia’ in questi tempi di rivoluzione tecnologica oltre che sociale. Farà venire l’orticaria a molti, come spesso Murgia ha fatto in vita.Il punto è che con Michela Murgia, oggi come ieri, si può essere o meno d’accordo; ma non si può ignorare che da ogni riga traspare l’intelligenza lucida e visionaria dell’intellettuale a cui la formazione teologica era servita, oltre che per la sua fede personale, come palestra di ragionamento e retorica. Ci lascia il suo appello: “Quando qualcosa non vi torna datemi torto, dibattetene, coltivate il dubbio… La mia anima non ha mai desiderato generare né gente né libri mansueti, compiacenti, accondiscendenti. Fate casino”. (di Alessandra Quattrocchi) 

Libri, “Preistoria, incontro fatale”: volume di Giuseppe Pierdomenico

Libri, “Preistoria, incontro fatale”: volume di Giuseppe PierdomenicoRoma, 10 gen. (askanews) – Un romanzo ambientato alla fine del Paleolitico, in Abruzzo, quando l’ultima era glaciale stava per cedere il passo al ciclico riscaldamento del pianeta. Questo il tema della nuova opera letterario dello scrittore Giuseppe Pierdomenico dal titolo Preistoria, incontro fatale, edito dalla Di Carlo edizioni.

“L’ambientazione in Abruzzo -spiega -non è casuale. Ho tratto ispirazione da numerosi e storici ritrovamenti che l’archeologo/paleontologo Concezio Rosa (1824-1876) ha rinvenuto in alcune valli della regione, nelle colline a ridosso degli Appennini e in caverne alle pendici del Gran Sasso. L’importanza dei reperti trovati e la loro pregevole fattura hanno fatto definire la località di Ripoli, in Val Vibrata, la Milano del Neolitico, oppure addirittura la Prima capitale d’Italia”. Nel romanzo siamo nel corso dell’ultima era glaciale. Le valli abruzzesi erano abitate da numerose tribù di Uomo Sapiens-Sapiens, mentre i rilievi e gli altopiani, in gran parte coperti dai ghiacciai, erano occupati da pochi gruppi di ominidi ormai in via di estinzione, classificati poi come Uomo di Neanderthal. Partendo da poche certezze, testimoniate da resti e reperti, l’autore descrive la vita di queste popolazioni, i rapporti tra i vari individui, i contrasti, le feroci lotte per la sopravvivenza.

“Descrivo -spiega Pierdomenico- usi e costumi delle due specie, come si procuravano il cibo, come avvenivano le loro battute di caccia, quali erano le competenze in termini di erbe medicinali, quali utensili usavano”. L’incontro fatale al quale si riferisce il titolo dell’opera è molto esplicativo, si tratta dell’incontro, poi diventato scontro, tra le due razze molto diverse tra loro, seppur molto simili. L’autore, partendo da un dato scientifico, ossia la enorme dimensione del cranio del Neanderthal, contrapposta a quella relativamente più piccola del Sapiens, ha costruito una teoria, seconda la quale i Neanderthal nascevano “dotati” di “memorie” ossia i loro bambini nascevano dotati del bagaglio di esperienze accumulate dalle innumerevoli generazioni precedenti. “Questa caratteristica alla lunga -afferma Pierdomenico- si è dimostrata essere un limite perché ne ha condizionato la vita e ne ha bloccato miglioramenti e innovazioni, cosa invece che ha permesso al Sapiens di cercare nuove soluzioni a problemi sempre nuovi fino ad arrivare all’uomo moderno”.

È un’opera di straordinario impatto e realismo, dove l’autore mette a nudo la ferocia e la avidità distruttiva dell’uomo Sapiens, contrapposta alla bontà dell’uomo di Neanderthal. Le vicende descritte e i protagonisti della narrazione daranno al lettore spunti di riflessione su come sarebbe stato diverso il genere umano se la ferocia dell’uomo Sapiens non avesse decretato lo sterminio e l’estinzione del generoso e gentile uomo di Neanderthal. Non è stato il primo né sarà l’ultimo caso di distruzione di una specie dovuta alla cieca ferocia dei nostri avi. Il messaggio lanciato dall’autore al lettore è chiaro: l’uomo moderno ha i mezzi per evitare di ripetere gli stessi errori e commettere le stesse nefandezze.

Collezione Peggy Guggenheim, nel 2023 oltre 378mila visitatori

Collezione Peggy Guggenheim, nel 2023 oltre 378mila visitatoriMilano, 4 gen. (askanews) – Il 2023 della Collezione Peggy Guggenheim di Venezia si è chiuso con oltre 378.000 presenze durante i 315 giorni di attività, con una media giornaliera di 1.200 ospiti, risultato che è pressoché in pari con il 2022. A questa cifra vanno aggiunte oltre 5mila persone che hanno visitato la collezione in occasione di inaugurazioni, eventi istituzionali, corporate e privati, e oltre 10mila partecipanti a Public Programs, Kids Day, programmi di accessibilità, visite legate al progetto A scuola di Guggenheim.

“Siamo assolutamente soddisfatti dei risultati ottenuti in questo 2023 che si è appena concluso – ha commentato la direttrice del museo veneziano Karole P. B. Vail -. In un anno che ha visto Venezia ospitare la Biennale di Architettura, nonché importanti rassegne d’arte organizzate dalle varie istituzioni cittadine, il nostro museo ha registrato un eccellente numero di visitatori, che è andato oltre le aspettative. Siamo entusiasti di come critica e pubblico abbiano accolto l’omaggio dedicato allo spazialista veneziano Edmondo Bacci, e ora la mostra che vede protagonista Marcel Duchamp, osannata dalla stampa e amata dai nostri visitatori. Siamo oggi già al lavoro sul programma espositivo dell’anno, che vedrà Jean Cocteau e Marina Apollonio al centro di due grandi monografiche in apertura rispettivamente ad aprile e ottobre, e naturalmente non mancheranno attività collaterali gratuite, Public Programs, e progetti di accessibilità e inclusività, per ogni tipo di pubblico e per i nostri soci”. E se la mostra Marcel Duchamp e la seduzione della copia, che rimarrà aperta fino al 18 marzo, ha già registrato dalla sua apertura il 14 ottobre quasi 90mila presenze, c’è attesa per la prima retrospettiva mai realizzata in Italia dedicata a Jean Cocteau, Jean Cocteau. La rivincita del giocoliere, in apertura il 13 aprile. Con oltre centocinquanta opere, tra disegni, lavori grafici, gioielli, arazzi, documenti storici, libri, riviste, fotografie, documentari, la mostra getta luce sull’ecletticità che sempre caratterizzò il linguaggio artistico di Cocteau, tracciando così lo sviluppo dell’estetica, unica e personalissima dell’enfant terrible della scena artistica francese, ripercorrendone i momenti salienti della tumultuosa carriera artistica, nonché l’amicizia che lo legò a Peggy Guggenheim. Fu proprio con una mostra di disegni di Cocteau, suggerita da Marcel Duchamp, che Guggenheim iniziò la sua carriera artistica nella galleria londinese Guggenheim Jeune, nel 1938.

Seguirà in autunno un omaggio a Marina Apollonio, Marina Apollonio. Oltre il cerchio, prima personale dedicata a una delle protagoniste più importanti del movimento ottico-cinetico internazionale, sostenuta e collezionata dalla mecenate americana nel corso degli anni ’60.

PHB, vent’anni di contemporaneo e visoni: da Kiefer al futuro

PHB, vent’anni di contemporaneo e visoni: da Kiefer al futuroMilano, 4 gen. (askanews) – Vent’anni fa un enorme ex spazio industriale a Milano accolse una delle più incredibili installazioni di arte contemporanea d’Europa, ma in pochi lo sapevano. Nato per custodire le torri fantascientifiche de I sette palazzi celesti di Anselm Kiefer, da quella lezione artistica e spaziale due decenni dopo Pirelli HangarBicocca ha imparato a essere un luogo di ricerca, di cultura, di sperimentazione e contaminazione complessa. Ha trovato un posto stabile nella vita di Milano e rappresenta un polo culturale della città, che ora tutti conoscono. La storia di questi vent’anni, dal 2004 al 2024, è la storia di un cambiamento, di una crescita, di una presa di consapevolezza di un’azienda e di un’istituzione culturale. È anche il racconto del modo in cui una grande impresa globale, che crede nella sostenibilità sociale, ha giocato sullo scacchiere geopolitico con la cultura, quasi sempre con risultati di prim’ordine.

Dal custodire i Palazzi di Kiefer, lo ha detto lo stesso presidente del museo, Marco Tronchetti Provera, si è poi passati ad allargare il campo, a diventare interpreti del contemporaneo attraverso una serie di mostre che dal 2012 hanno cambiato la percezione di Milano nel mondo dell’arte, insieme anche alla nascita e alla crescita di Fondazione Prada, come scrisse pure il New York Times. E riguardare oggi a quanto accaduto in Pirelli HangarBicocca significa ripensare a mostre straordinarie come quella dedicata all’artista brasiliano Cildo Meireles, le cui installazioni ambigue hanno occupato magistralmente lo spazio sentimentale del museo, oppure la meravigliosa, semplice e commovente canzone che veniva intonata da Ragnar Kjartansson e dalla sua band nella mostra-installazione “The Visitors”, o ancora i mondi di luce, cinema e suoni, “senza opere” di Philippe Parreno, la cui esposizione a nostro avviso è probabilmente la più importante realizzata in HangarBicocca insieme a quella dedicata a Juan Munoz e alla sua rivoluzionaria idea di scultura e luogo, e forse anche a quelle mitiche su Mike Kelley e Joan Jonas e poi ancora la bolla spazio temporale di Tomas Saraceno… Insomma, decidere è forse impossibile, per fortuna.

Certo, poi nella memoria restano anche le magnifiche retrospettive sugli ambienti di Lucio Fontana e gli igloo di Mario Merz, ma forse l’ultima volta in cui finora lo spazio difficilissimo delle grandi Navate dell’Hangar è stato davvero compreso fino in fondo è stata la mostra di Maurizio Cattelan, che le ha lasciate vuote, riempiendo però le pareti e i soffitti con i suoi celebri piccioni. Era poesia, anche se forse non tutti l’hanno sentita. Il bello di Pirelli HangarBicocca, però è anche lo spazio di incertezza e a volte di straniamento che lascia al suo pubblico. In questo senso, nel non offrire interpretazioni precostituite, c’è la forza del museo, che, come le giostre lentissime o i corridoi bui di Carsten Holler ci invita a un’esperienza che non è mai facile né banale, ma alla fine c’è la possibilità di uscirne arricchiti. (Leonardo Merlini)