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”Fidia”, a Roma prima monografica sull’artista con oltre 100 opere

”Fidia”, a Roma prima monografica sull’artista con oltre 100 opereRoma, 23 nov. (askanews) – Dal 24 novembre al 5 maggio 2024 i Musei Capitolini – Villa Caffarelli ospitano “Fidia”, la prima mostra monografica sul più grande scultore greco dell’età classica; un artista geniale, un innovatore, architetto, pittore e scultore, che ancora oggi è fonte d’ispirazione. La mostra, (promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali con l’organizzazione di Zètema Progetto Cultura), è stata curata dal Sovrintendente Capitolino Claudio Parisi Presicce, che ha dichiarato: “In questa mostra si ripercorre da un lato il personaggio, cosa noi sappiamo di Fidia, quali sono gli elementi che sono riconducibili direttamente a lui. Dall’altra parte siamo in grado di ricomporre un percorso cronologico; lui ha vissuto grosso modo tra il 480 e il 430 a.C., realizzando una serie di opere che abbiamo documentate attraverso le fonti letterarie. La ricerca archeologica, la ricerca artistica, ha permesso di ricostruire attraverso le copie alcune di queste sue realizzazioni, ma poi soprattutto abbiamo il suo contributo essenziale come episcopo, come soprintendente della realizzazione del Partenone, forse l’opera per l’epoca classica più straordinaria in assoluto”.

Oltre cento opere suddivise nelle sei sezioni, tra reperti archeologici, originali greci e repliche romane, dipinti, manoscritti, disegni. Alcuni pezzi sono esposti per la prima volta, con prestiti dai più importanti musei del mondo, come due frammenti originali del fregio del Partenone, che vengono dal Museo dell’Acropoli di Atene. Tra i pezzi più preziosi, la testa dell’Atena Lemnia in marmo, copia augustea di un originale fidiaco, il Codice Hamilton 254, manoscritto quattrocentesco contenente la prima immagine del Partenone arrivata in Europa, e lo scudo Strangford – copia di epoca romana in marmo pentelico dell’originale appartenente alla statua di Atena in oro e avorio, collocata nella cella nel Partenone. E c’è anche la possibilità di viaggiare nel tempo e rivivere la visita del Partenone grazie a un’installazione multimediale in realtà aumentata. Il percorso si chiude con l’eredità lasciata da Fidia. “Raccontiamo come la riscoperta a partire dall’Ottocento abbia determinato quella capacità dei moderni di appropriarsi della scultura fidiaca e quindi di farlo diventare un modello di ispirazione fino all’epoca contemporanea” ha aggiunto Presicce. “Fidia” inaugura un ciclo di cinque mostre, “I Grandi Maestri della Grecia Antica”, dirette a far conoscere al grande pubblico i principali protagonisti della scultura greca. Un ciclo tanto più significativo a Roma, città da cui provengono importanti testimonianze dell’attività di Fidia e della sua riscoperta dal Rinascimento in poi, tramite le preziose copie romane di capolavori originali per la maggior parte andati perduti.

Norman Foster guest editor di Domus 2024: elogio della città compatta

Norman Foster guest editor di Domus 2024: elogio della città compattaMilano, 23 nov. (askanews) – Sarà Lord Norman Foster il guest editor internazionale che curerà i dieci numeri del mensile Domus nel 2024. Architetto britannico di vocazione internazionale da oltre 60 anni è considerato una leggenda vivente per la sua capacità di interpretare la realtà, affermare nuovi standard e progettare soluzioni capaci di sorprendere.

“L’architettura è uno specchio della nostra società. La mia prima esperienza, il primo edificio in cui ho lavorato (era il municipio di Manchester e aveva 16 anni) non mi ha fatto pensare ‘questa è architettura’, ma mi ha commosso” racconta nel corso dell’intervista rilasciata al direttore editoriale di Domus Walter Mariotti e pubblicata integralmente nella monografia a lui dedicata mentre è tramite il suo manifesto d’intenti – allegato alla monografia – che condivide il suo distintivo richiamo ad una progettazione di “città compatta”. “Come cercherò di chiarire sui numeri di Domus 2024, dobbiamo cercare di separare le speranze, le mode e i pregiudizi dai fatti, per confrontarci con la realtà dei dati reali – scrive – Il nostro ambiente costruito è costituito da città e infrastrutture. Queste ultime sono il collante urbano dei singoli edifici: gli spazi pubblici, i viali, le strade, le piazze e i ponti, i terminal e le metropolitane che forniscono connettività. Insieme agli edifici, queste infrastrutture determinano l’identità, il Dna, la qualità della vita e l’impronta di carbonio della città. Le città con la più bassa impronta di carbonio e la più alta qualità di vita sono compatte, percorribili a piedi e a densità medio-alta in termini di numero di abitanti per chilometro quadrato. E’ probabile che nei loro quartieri si possa svolgere una serie di attività diverse in spazi vicini tra loro, ben serviti da un trasporto pubblico efficiente. Statisticamente, le città compatte sono il tipo di luogo che si sceglie più volentieri, sia per viverci sia per turismo. Una progettazione e una pianificazione urbanistica illuminate sono fondamentali per il successo delle città, che peraltro cambiano e si evolvono nel tempo”.

“Un riferimento assoluto non solo per la qualità e la quantità delle sue visioni, ma anche per una vita che davvero non sembra avere uguali. Lo ringraziamo e lo accogliamo sulla poltrona più alta di Domus anche per aver fatto comprendere che la sfida della nostra specie è portare sempre più avanti le nostre conoscenze e le nostre ambizioni. Senza mai perdere l’umanità, e l’ironia” ha detto Giovanna Mazzocchi, presidente di Editoriale Domus e ideatrice del progetto 10x10x10 che vede 10 architetti di fama internazionale avvicendarsi alla guida del giornale fino al mirabile traguardo dei primi cento anni di vita (per 10 numeri ciascuno e un totale di 10 anni). A dimostrare la sua distintiva sensibilità e la sua profonda preoccupazione per il futuro lasciato alle nuove generazioni è anche l’attività formativa e culturale promossa dalla Fondazione che riporta il suo nome: “Se condividiamo una preoccupazione per il futuro, allora il futuro sara’ rappresentato dai decisori che faranno le scelte giuste sulla base della propria conoscenza, della giusta consapevolezza. La fondazione si occupa di anticipare il futuro per i leader civici, coloro che politicamente e managerialmente avranno il compito di prendere decisioni chiave sull’ambiente, sulle infrastrutture e sugli edifici. Si va davvero oltre quanto si puo’ fare all’interno dell’esercizio della professione.”

Come sempre ad accompagnare la nuova avventura di Domus affiancando il guest editor e continuando a guidare il progetto 10x10x10 sarà Walter Mariotti, direttore editoriale dell’intero sistema Domus che commenta: “Con l’arrivo di Norman Foster il progetto 10x10x10 raggiunge una maturità e una rotondità che supera qualunque aspettativa. Attraverso la sua gamma delle esperienze, la sua profondità di visione, una quantità e qualità di realizzazioni uniche, il ruolo di Domus come matrice di dialogo e interpretazione della società e del suo sistema come capacità di produrre senso e servizi salgono al livello superiore”. Prima di lui a firmare la prestigiosa rivista negli ultimi sei anni Michele De Lucchi (2018), Winy Maas (2019), David Chipperfield (2020), Tadao Ando (2021), Jean Nouvel (2022), Steven Holl e Toshiko Mori (2023).

Potere e tecnologia: alle origini dell’intelligenza artificiale

Potere e tecnologia: alle origini dell’intelligenza artificialeMilano, 23 nov. (askanews) – Mettere in discussione l’intelligenza artificiale per capire il nostro presente attraverso le logiche di potere e di controllo che da secoli governano lo sviluppo della tecnologia, dalle prime armi moderne alla navigazione oceanica per arrivare ai microchip e alla biometrica. Osservatorio di Fondazione Prada a Milano presenta un altro progetto di enorme ambizione che prende una posizione fortemente politica riguardo alla storia degli ultimi 500 anni. Si tratta di “Calculating Empires”, realizzato con anni di lavoro dagli artisti ricercatori Kate Crawford e Vladan Joler.

“Il nostro progetto – ha detto Crawford ad askanews – guarda a come gli imperi hanno sempre calcolato, hanno usato la tecnologia per centralizzare il loro potere. La nostra speranza è che, attraverso lavori come questo, mettendo in mostra le dinamiche e le interrelazioni, noi possiamo capire come gli imperi calcolano e possiamo anche trovare dei modi per intervenire su questo potere e trovare differenti forme di resistenza”. Al centro dell’esposizione un dittico di mappe inserire in uno spazio buio che da un lato raccontano di come nella storia gli imperi abbiano sempre usato la computazione e la comunicazione, dall’altro si focalizzano sulla classificazione e il controllo. Per mostrare come la storia non inventi quasi mai niente di nuovo e come il potere degli imperi oggi risuoni nelle grandi aziende tecnologiche.

“Questo credo – ha aggiunto Vladan Joler – che sia l’oggetto visuale più grande che io abbia mai realizzato, ma quello che è interessante è la combinazione tra alcuni eventi molto specifici che sono collocati nel tempo e nello spazio insieme a una sorta di rappresentazione artistica di alcune idee e concetti filosofici. Quindi quello che si trova su questa mappa sono molte forme che connettono le cose tra loro”. È indubbio che Fondazione Prada continui ad alzare l’asticella sull’idea stessa di mostra contemporanea, arrivando a toccare le tematiche più incandescenti del nostro tempo con tempismo e lucidità. “È molto importante – ci ha spiegato Chiara Costa, Head of Program della Fondazione – l’idea di avere in questa mostra, oltre a molto altro, una sorta di scatola nera di come siamo arrivati all’intelligenza artificiale. Per una volta non ci chiediamo cosa succederà, ma ci chiediamo cosa è già successo”.

L’indagine sul presente, poi riguarda anche le catene di approvvigionamento di minerali, energia e manodopera umana che stanno alla base dello sviluppo dell’intelligenza artificiale, e mette in luce il pesantissimo costo, umano e ambientale, su cui si regge questa rivoluzione tecnologica. E poi c’è un progetto dedicato al dispositivo Amazon Echo, che in Osservatorio viene dissezoinato nelle sue componenti fisiche, ma anche in tutte le implicazioni di controllo e sfruttamento connesse a quel device. Non ci sono quadri o fotografie in “Calculating Empires”, ma di sicuro c’è il senso di un’indagine profonda, e necessaria, sul nostro tempo, il nostro oggi.

”Soldatini” di Luca Locatelli vince il Premio #afiancodelcoraggio

”Soldatini” di Luca Locatelli vince il Premio #afiancodelcoraggioRoma, 22 nov. (askanews) – È “Soldatini” di Luca Locatelli la storia vincitrice della sesta edizione di #afiancodelcoraggio, il premio letterario promosso da Roche Italia per dare voce ai racconti di malattia oncologica delle donne attraverso la lente narrativa dei caregiver uomini. Alla presenza della giuria, presieduta da Gianni Letta – e composta da Angela Coarelli, Marco Costa, Sergio Del Prete, Giordano Fatali, Elisabetta Iannelli, Giovanni Parapini, Francesco Perrone, Angelo Tanese ed Emanuela Zocaro – è stato presentato in anteprima l’omonimo cortometraggio, con la sceneggiatura di Marika Tassone, anch’essa premiata durante la serata.

La serata di premiazione a Roma, condotta da Laura Chimenti, giornalista del TG1, ha visto la presenza tra gli altri della ministra per la Disabilità, Alessandra Locatelli, impegnata per il riconoscimento istituzionale del ruolo del caregiver, di Francesco Rutelli, presidente Anica Academy ETS, di Carolina Marconi, ambassador di #afiancodelcoraggio, e la partecipazione dell’attore e regista teatrale Massimo Ghini e dell’attrice e regista Michela Andreozzi che hanno letto i tre racconti finalisti. “Quando è arrivata la diagnosi di tumore a me e al mio partner, Alessandro, è crollato il mondo addosso, ma abbiamo affrontato questa battaglia insieme e ora siamo più forti. Degli uomini come Alessandro, che restano al tuo fianco quando affronti una malattia oncologica, si parla ancora troppo poco: non solo partner, ma anche padri, figli, fratelli, amici che ci aiutano ad affrontare le difficoltà a testa alta – ha raccontato Carolina Marconi – sono orgogliosa di essere ambassador di #afiancodelcoraggio, che in questi anni ha raccontato le loro storie e ha contribuito a cambiare la percezione dell’uomo nel ruolo di caregiver”.

Il cortometraggio “Soldatini” sarà diffuso prossimamente attraverso i circuiti e i canali dei partner dell’iniziativa; è prodotto da MP Film e interpretato da Marco Quaglia, Chiara Cavalieri, Luca Quadrano e Benedetta Lucidi, con la regia di Daniele Barbiero e la sceneggiatura di Marika Tassone, studentessa del corso “Creare Storie” promosso da Anica Academy ETS, anch’essa premiata nel corso della serata. “Rinnovare la nostra partnership con #afiancodelcoraggio rappresenta un motivo di orgoglio per noi. La possibilità di utilizzare il potente linguaggio cinematografico per sostenere e valorizzare il ruolo fondamentale dei caregiver, coloro che affiancano i malati oncologici nel difficile percorso di cura, è di inestimabile importanza – ha dichiarato Francesco Rutelli, presidente Anica Academy ETS – condividiamo appieno questi valori, centrati sullo sviluppo della persona e il bene comune”.

“Il premio #alfiancodelcoraggio è un’iniziativa di grande valore sociale che tiene alta l’attenzione su un tema molto importante che tocca la vita di tante famiglie – ha spiegato la ministra per le Disabilità Alessandra Locatelli – a tutti loro, uomini e donne che amano e curano i propri cari spesso facendo rinunce e restando isolati, a tutti coloro che con coraggio non smettono mai di essere un sostegno per le persone che amano, va il mio grazie, dal profondo del cuore. Con l’istituzione del tavolo interministeriale per il caregiver familiare ci impegneremo per dare ai caregiver il giusto riconoscimento e la speranza di non sentirsi più soli”. Sono sei, ad oggi, le edizioni di #afiancodelcoraggio e altrettanti i cortometraggi realizzati, 309 le storie selezionate, oltre 17.000 i voti online e 3 le medaglie ricevute dal Presedente della Repubblica.

Secondo i dati di Istituto Superiore di Sanità, in Italia il 65% dei caregiver familiari sono donne di età compresa tra i 45 e i 55 anni, che spesso svolgono anche un lavoro fuori casa o che sono state costrette ad abbandonarlo (nel 60% dei casi). Alcuni studi hanno mostrato come l’esperienza di cura non sia neutrale dal punto di vista del genere. Emerge, infatti, che il diverso grado di disagio sperimentato dai caregiver uomini o donne potrebbe essere associato alle diverse aspettative sociali legate al genere. Dalle storie di #afiancodelcoraggio affiora che anche gli uomini nel ruolo di caregiver si adeguano al modello sociale di genere che richiede loro forza, controllo, distacco e protezione e in cui prevale un’empatia controllata. In più di un terzo delle storie (38%), il caregiver afferma esplicitamente di aver esercitato un controllo deliberato sulle proprie emozioni nascondendole o vivendole in solitudine. Questi attributi collettivi dell’identità di genere diventano maschere che facilitano il caregiver nell’accompagnamento della donna con tumore ma che al tempo stesso lo isolano rendendo difficile una piena condivisione delle proprie emozioni e sentimenti.

Brescia, al Macof le foto sulla pena di morte di Luisa Menazzi Moretti

Brescia, al Macof le foto sulla pena di morte di Luisa Menazzi MorettiRoma, 19 nov. (askanews) – Immagini che danno parola alle emozioni. Dopo il successo della mostra alla Biennale di Fotografia di Berlino (EMOP Berlin 2016), il premio dell’International Photography Awards di New York del 2016 e l’esposizione a Santa Maria della Scala a Siena, arriva anche a Brescia, a conclusione del programma “Bergamo-Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023”, il progetto fotografico sulla pena di morte di Luisa Menazzi Moretti intitolato Ten Years and Eighty-Seven Days/Dieci anni e ottantasette giorni.

Una mostra composta da diciassette immagini il cui titolo fa riferimento al tempo medio che un condannato attende nel braccio della morte dalla condanna all’esecuzione. Si tratta di opere che trasformano in immagini le frasi, le dichiarazioni e i testi delle lettere scritte dai detenuti del carcere di Livingston, vicino ad Huntsville, in Texas, in attesa dell’esecuzione. Fotografie singole, dittici o trittici di grande formato con accanto i testi delle lettere conservate nella Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti. Le fotografie di Luisa Menazzi Moretti non raccontano le parole, ma danno forma e immagine ai pensieri degli uomini e delle donne che le hanno scritte e pronunciate: una sorta di antologia visiva sui travagli interiori dei condannati a morte. La mostra sarà aperta al pubblico dal 25 novembre al 24 dicembre al Macof – Centro della fotografia italiana di Brescia ed è inserita all’interno delle iniziative di Bergamo-Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023.

Nessun intento di reportage, né documentaristico. L’opera di Luisa Menazzi Moretti immortala la solitudine, i silenzi, crea uno stato d’animo e innesca una comunicazione non verbale. Non parla di morte, ma narra la vita sospesa dentro quel luogo e in quello Stato americano (dove l’artista ha vissuto per molti anni) in cui, dal 1982 al marzo di quest’anno, sono stati giustiziati 583 detenuti. La morte non è esibita, né ci sono innocenti o colpevoli. Ci sono solo immagini elaborate: scatti di oggetti, simboli, pensieri di uomini e donne le cui parole cercano libertà, chiedono perdono, riflettono sulla condizione cui sono costretti, maledicono o invocano il cielo, il tempo, le ore e o minuti dell’attesa.

Ragnar Kjartansson, ritratto d’artista per Lo schermo dell’arte

Ragnar Kjartansson, ritratto d’artista per Lo schermo dell’arteFirenze, 20 nov. (askanews) – Ragnar Kjartansson è uno dei protagonisti brillanti della scena del contemporaneo, capace di unire nel proprio lavoro ricerca e leggerezza, diversi media e una spiccata attitudine per l’empatia. Al festival Lo schermo dell’arte di Firenze è stato presentato, in anteprima italiana, il documentario che Roxanne Bagheshirin Laerkesen ha dedicato all’artista islandese, intitolato “I’m not an authentic human being”.

Prodotto dal museo Louisiana in Danimarca, il film dà voce a Kjartansson che, dal suo studio di Reykjavík, racconta alcune delle sue opere più note, fino ad arrivare a uno dei capolavori, “The visitors”, installazione su nove schermi che è stata esposta, in una mostra memorabile, in Pirelli HangarBicocca a Milano nel 2013. Ragnar racconta, sorride, non si prende mai sul serio, ma i suoi lavori e le sue installazioni lasciano spesso il segno e ci dicono di un’arte contemporanea che guarda più avanti, senza mai perdere di vista la nostra umanità.

Lo schermo dell’arte, il festival punta sulla produzione

Lo schermo dell’arte, il festival punta sulla produzioneFirenze, 18 nov. (askanews) – Il cinema, l’arte e i grandi temi del presente: la 16esima edizione del festival Lo schermo dell’arte di Firenze torna a fare il punto sulla relazione tra le immagini in movimento e la scena del contemporaneo. Che nel 2023 si declina con alcune novità, che ci sono state raccontate dalla direttrice dell’evento, Silvia Lucchesi. “Era da tanto tempo – ha detto ad askanews – che stavamo pensando di impegnarci sulla produzione. Quest’anno ci siamo riusciti, infatti presentiamo cinque opere prodotte dallo Schermo dell’arte: sono di giovani artisti del progetto VISIO curato da Leonardo Bigazzi che si è trasformato in un progetto di produzione, da progetto di residenza, è diventato progetto di produzione e presentiamo quindi 4 film coprodotti con istituzioni e privati. E poi abbiamo presentato l’installazione sostenuta l’Italian Council, La montagna magica di Micol Roubini. Quindi sono state delle esperienze bellissime, nuove, completamente nuove, soprattutto lavorando con i giovani, con la giovane generazione”.

Il cinema La compagnia diventa ancor di più il centro di gravità del festival, che intorno alla sala di proiezione costruisce una narrazione ad ampio spettro, che spazia dalla Siria a Marte, dai documentari su artisti come Giulia Cenci o Ragnar Kjartansson al tema dell’amianto, dall’omaggio a Diego Marcon alle visioni distopiche del futuro. E per la conclusione il film “Inside”, alla presenza di un divo del cinema come Willem Dafoe, opera a cui ha lavorato anche il curatore Leonardo Bigazzi, storica figura del festival. “Avere Willem Dafoe a Firenze – ha detto Bigazzi – è un’emozione speciale, al parte il fatto che è una persona veramente eccezionale con cui avere un dialogo è stato estremamente facile, non ci si aspetterebbe, ma è anche un’emozione per il pubblico perché, insomma, è un pezzo di storia del cinema”. Il mondo che viene raccontato da Lo schermo dell’arte è un mondo complesso, lucido, drammatico, ma anche sostenuto dalle visioni degli artisti e in grado di aprire prospettive nuove. Che mostrano come anche il cinema possa essere a pieno titolo uno dei protagonisti della ricerca contemporanea.

Yayoi Kusama porta a Bergamo la poesia delle sue stanze infinite

Yayoi Kusama porta a Bergamo la poesia delle sue stanze infiniteMilano, 17 nov. (askanews) – Dal 17 novembre 2023 al 24 marzo 2024, Palazzo della Ragione a Bergamo accoglie la mostra di Yayoi Kusama, l’artista più popolare al mondo, secondo un sondaggio condotto dalla rivista The Art Newspaper, che porta nella città orobica “Fireflies on the Water” una delle sue Infinity Mirror Room più iconiche, proveniente dalla collezione del Whitney Museum of American Art di New York.

L’evento, promosso da The Blank Contemporary Art con il Comune di Bergamo, si svolge in occasione di Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023 ed è parte del programma del Festival di Arte Contemporanea ARTDATE, organizzato da The Blank e Palazzo Monti in corso fino al 26 novembre nelle città di Bergamo e Brescia. “È una mostra straordinaria sotto molti punti di vista – ha detto il curatore Stefano Raimondi, fondatore e direttore di The Blank Contemporary Art, che ha richiesto un impegno e un approccio non comuni, diventando mese dopo mese un appuntamento attesissimo, capace di arrivare a milioni di persone. Una iniziativa resa possibile dai rapporti internazionali con il Whitney Museum of American Art, uno dei principali musei al mondo, che per la prima volta nella sua storia ha prestato l’opera a una realtà non museale, e dal fitto dialogo con lo studio di Yayoi Kusama con cui si è creato un rapporto di grande collaborazione”.

“Bergamo dà il suo benvenuto a Yayoi Kusama, artista tra le più iconiche di questa nostra epoca e la accoglie in Palazzo della Ragione, uno dei luoghi più emblematici e ricchi di storia di Città Alta – ha aggiunto Giorgio Gori, sindaco di Bergamo – Per quattro mesi, la sua Infinity Mirror Room sarà una delle attrazioni di arte contemporanea più attese che sta già richiamando numerosi visitatori da ogni parte d’Italia. L’installazione arricchisce di prestigio il già importante programma di Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura che come amministrazione ci vede entusiasticamente coinvolti. La collaborazione con il Whitney Museum of American Art di New York, da cui proviene questa opera, conferma quanto Bergamo sia da tempo riuscita, grazie al grande lavoro di The Blank, di Stefano Raimondi e di altri soggetti di rilievo, a ritagliarsi una solida credibilità a livello globale di promotore e valorizzatore dell’arte contemporanea. Un compito che la città continuerà a perseguire e a sviluppare anche quando i riflettori dell’anno della cultura si saranno spenti”. La rassegna, con un allestimento curato da Maria Marzia Minelli, si snoda lungo un itinerario che approfondisce la ricerca di Yayoi Kusama attraverso poesie, filmati, libri e documentazioni, creando infine uno spazio di condivisione fisica dell’esperienza vissuta e permettendo di entrare da più punti di vista nell’immaginario della celebre artista giapponese. Il fulcro della mostra è “Fireflies on the Water”, una installazione dalle dimensioni di una stanza pensata per essere vista in solitudine, una persona alla volta.

L’opera consiste in un ambiente buio, le cui pareti sono rivestite di specchi; al centro, si trova una pozza d’acqua, che trasmette un senso di quiete, in cui sporge una piattaforma panoramica simile a un molo e 150 piccole luci appese al soffitto che, come suggerisce il titolo, sembrano lucciole. Questi elementi creano un effetto abbagliante di luce diretta e riflessa, emanata sia dagli specchi che dalla superficie dell’acqua. Lo spazio appare infinito, senza cima né fondo, inizio né fine. Come nelle prime installazioni di Yayoi Kusama, tra cui l’Infinity Mirror Room (1965), Fireflies on the Water incarna un approccio quasi allucinatorio alla realtà. Sebbene legato alla mitologia personale dell’artista e al processo di lavoro terapeutico, quest’opera si riferisce anche a fonti varie come il mito di Narciso.

Il luogo che accoglie l’installazione è ovattato nelle luci e nei suoni e l’arrivo alle soglie della stanza ha la valenza di un atto meditativo, di una contemplazione capace di portare il pubblico in una dimensione altra e diversa, un invito ad abbandonare il senso di sé e ad arrendersi a una sorta di magia meditativa.

Il Dom di Bologna lancia l’iniziativa “un parco per Simone Weil”

Il Dom di Bologna lancia l’iniziativa “un parco per Simone Weil”Roma, 26 nov. (askanews) – Il 29 novembre, in occasione del XIV anno dalla fondazione di DOM la cupola del Pilastro, la Compagnia Laminarie curerà diversi appuntamenti dedicati all’opera di Simone Weil.

In questa occasione alle ore 18:30 si proporrà l’intitolazione alla filosofa dell’area verde, situata in via Panzini, alla presenza di Simone Borsari, Assessore ai Lavori pubblici, manutenzione e pulizia della città, protezione civile, toponomastica. Simone Weil nasce a Parigi il 3 febbraio 1909; professoressa di filosofia nei licei di provincia, militante nella sinistra rivoluzionaria, operaia metalmeccanica, combattente in Spagna in una colonna anarchica; a seguito dell’occupazione tedesca si trasferisce dapprima a Marsiglia, dove scrive gran parte della sua opera filosofico-religiosa; quindi è per un breve periodo a New York, da dove raggiunge a Londra il vertice della resistenza francese, al cui servizio s’impegna a ridefinire i caratteri etico-politici della Francia post bellica e ad immaginare il volto nuovo dell’Europa. Muore a trentaquattro anni di tubercolosi e inedia il 24 agosto 1943. L’intitolazione è stata presentata a conclusione di diverse azioni, realizzate da Laminarie a partire dal 2019, volte alla cura del parco adiacente allo spazio DOM.

A seguito di un confronto con le realtà che hanno sede nel Polo Panzini (Centro Volontariato Sociale, l’Istituto Comprensivo 11, la Scuola delle Donne, Servizi Educativi e Scolastici del Territorio Q.re San Donato-San Vitale) e con la commissione cultura del quartiere San Donato – San Vitale, convocata dalla Presidente di quartiere Adriana Locascio, si è convenuto di attribuire a Simone Weil l’area pubblica riconoscendo un’affinità tra l’opera della pensatrice francese e le opere messe in campo da chi abita l’ampia area verde del Polo Panzini. L’omaggio a Simone Weil, annunciato da una campagna di affissioni di manifesti di grande formato sull’intero territorio cittadino, allo scopo di creare l’installazione temporanea “Saluti dal Pilastro”, inizia con uno spettacolo dedicato all’infanzia: Storie di bambine che se la cavano di RadiceTimbrica Teatro. La compagnia, attiva dal 1996 che si situa nell’ambito della ricerca teatrale, proporrà ai bambini tre racconti ispirati a fiabe della tradizione popolare “Il diavolo dal naso d’argento” (tradizione popolare delle Langhe), “Il fidanzato brigante” e “La Vergine Malvina” (tradizione popolare tedesca), che vedono come protagoniste bambine capaci di superare terribili insidie. Le avventure di queste bambine hanno lo scopo di suscitare riflessioni e nuove prospettive nei partecipanti: i bambini e le bambine della scuola primaria Romagnoli.

Libri, esce “Il cibo ti cura!” di Vira Carbone

Libri, esce “Il cibo ti cura!” di Vira CarboneRoma, 17 nov. (askanews) – Mangiare bene per vivere in buona salute e a lungo. Un’alimentazione sana e una dieta equilibrata sono essenziali per dare giorno dopo giorno al corpo e allo spirito una reale prospettiva di benessere. “Il cibo ti cura!” accompagna il lettore a scoprire la funzione degli alimenti, i loro principi nutritivi, come abbinarli per potenziarne gli effetti. Perché mangiare bene non aiuta solo a perdere peso, a farci sentire a nostro agio con noi stessi, ma a prevenire l’insorgenza di molte malattie, nonché a migliorare la qualità della nostra vita. Un manuale di nutrizione strategica che raccoglie il sapere e i consigli degli specialisti del programma di Rai 1 “Buongiorno Benessere”, eccellenze nel campo medico, che hanno risposto alle domande di Vira Carbone e Marzia Valitutti. Dal cuore al sistema muscolo-scheletrico, dalla pelle all’intestino e alla tiroide, la prevenzione comincia a tavola.

“Il cibo ti cura” di Vira Carbone con Marzia Valitutti, edito da Rai Libri, è in vendita nelle librerie e negli store digitali dal 17 novembre 2023. Vira Carboneè giornalista professionista e conduttrice televisiva. Ha collaborato a diverse trasmissioni ed è stata per cinque anni inviata di “Porta a Porta” di Bruno Vespa. Tra i programmi da lei condotti ricordiamo: “Sabato, domenica &”, “Il dolce e l’amaro”, “Un pensiero stupendo”, diverse edizioni del festival della canzone d’autore Musicultura su Rai 2. Dal 2014 è autrice e conduttrice del programma di Rai 1, da lei ideato, “Buongiorno Benessere”. Con la Rai ha pubblicato: La bellezza a fior di pelle (2015), Bellezza da bere (2016), Il tuo corpo ti parla (2018, con Sara Farnetti e Claudia Manari) e Il grande libro della longevità (2022, con Marzia Valitutti).

Marzia Valitutti è giornalista Rai e co-autrice de Il grande libro della longevità.