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Karima el Mahroug presenta il suo libro: non sono una prostituta

Karima el Mahroug presenta il suo libro: non sono una prostitutaMilano, 16 feb. (askanews) – “L’assoluzione, per me, è stato veramente mettere un punto che aspettavo da tantissimi anni, dopo tanti anni di sofferenza. E da oggi mi sento di poter ricominciare finalmente a vivere la mia vita da donna libera”.
A parlare è Karima el Mahroug, la giovane donna conosciuta con il soprannome di “Ruby Rubacuori” all’indomani della sentenza d’assoluzione nel processo Ruby-ter per lo scandalo delle “olgettine” e delle “cene eleganti” nella villa dell’allora presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi.
“Non ho avuto modo di sentirlo – ha detto – non era tra le mie priorità. La prima persona che ho chiamato è stata mia mamma, la seconda è stata il mio compagno e poi ho sentito mia figlia”.
Dopo 13 anni, Karima è una donna di trent’anni che vuole lasciarsi definitivamente alle spalle il “bunga bunga” e il suo passato difficile che ha raccontato nel libro “Karima”, scritto a 4 mani con la giornalista Raffaella Cosentino e disponibile su Amazon e online al sito www.karimaillibro.it; una storia che parte dal passato e dalle vicende giudiziarie per raccontare chi è la Karima di oggi.
“La Karima di oggi – ha spiegato – è una donna un po’ a pezzi, un po’ stropicciata che cerca di rimettersi in sesto e che cerca di trovare ancora della forza e che spera di chiudere completamente con tutto questo capitolo e di poter ricominciare, partendo da zero, con una nuova vita, senza più quel marchio della ‘prostituta’ e senza più strumentalizzazioni da parte di nessuno”.
Karima non rinnega le serate ad Arcore, le 6 cene eleganti e l’amicizia con Berlusconi a cui, ha spiegato, deve riconoscenza per averla aiutata, anche economicamente e, sempre, trattata con rispetto “ma quei 5 milioni di euro – ha ribadito – non li ho mai presi”.
“I fantomatici cinque milioni no, non li ho mai presi. Mai avuti quei soldi lì. Col senno di poi, non tornerei mai più ad Arcore, per il semplice motivo che sono grata alla persona (Silvio Berlusconi, ndr) e quando dico che non tornerò mai non mi riferisco alla persona ma mi riferisco a tutto quello che è arrivato dopo, a causa di quel nome potente. Quindi questi 13 anni di sofferenza me li sarei evitati volentieri; è l’unico motivo che mi porterebbe oggi a dire che non tornerei in quella casa”.

Bologna, una mostra per raccontare il golpe in Cile ai bambini

Bologna, una mostra per raccontare il golpe in Cile ai bambiniMilano, 16 feb. (askanews) – Sono trascorsi cinquant’anni dal colpo di Stato che, nel 1973, rovesciò il governo socialista di Salvador Allende e instaurò un regime di terrore in Cile. Durante quel periodo, molte persone furono perseguitate, esiliate, fatte scomparire o assassinate. Naturalmente la cultura subì una fortissima censura. Non è stato semplice, dopo, raccontare quegli anni. Ancor più difficile spiegarli ai più piccoli. Come ha agito la letteratura per l’infanzia di fronte a questo tema? Come ha rappresentato questo periodo così complesso e traumatico? In occasione della Bologna Children’s Book Fair, dal 6 al 9 marzo, la delegazione degli autori e illustratori cileni, presente alla fiera, metterà in mostra opere che uniscono letteratura e memoria con la volontà di ripercorrere quella ferita, profonda e dolorosa e, al tempo stesso, rendere testimonianza e omaggiare le brevi vite interrotte dalla violenza di Stato.
Attraverso la mostra Panorama Latino, che si terrà presso la Galleria Millenium di Bologna dal 6 al 9 marzo 2023, e la collaborazione con CHEAP – progetto di street poster art -, alcuni tra i più influenti disegnatori cileni verranno dunque a interfacciarsi con il mondo culturale italiano, per instaurare un dialogo e un’alleanza tra paesi e generazioni che possa portare a un’internazionalizzazione della produzione letteraria e del dibattito sul tema della memoria.
Un grosso e cupo stivale militare sovrasta i colorati personaggi nell’opera di Karina Letelier: ma dal basso questi riescono a ribaltarlo facendo sentire la loro forza e fermando il grande mare di devastazione e morte che si sta portando dietro. Immagini come questa – contenute nell’esposizione Panorama Latino – a opera delle matite più note del Cile, come Fita Frattini, Tomás Olivos, Gabriela Lyon, Karina Letelier, Pato Mena, Alejandra Acosta e Alfonso Ruano – autore delle illustrazioni del libro “La composición” di Antonio Skarmeta – vogliono aprire la discussione sul tema in occasione della notissima fiera bolognese – giunta alla sua 60° edizione – che rappresenta un punto di riferimento internazionale per il settore editoriale dedicato ai più piccoli.
Il recupero degli archivi storici ha contribuito alla produzione di opere che hanno sviluppato un’estetica particolare, mettono in campo una proposta a metà strada tra fiction e approfondimento storico: attraverso fotografie, ritagli e interventi grafici, queste si muovono tra spirito documentale e astrazione, proponendo un genere molto ricco dal punto di vista visuale e testuale.
“A cinquant’anni dal colpo di Stato in Cile, il lavoro degli artisti che dedicano le loro opere all’infanzia con attenzione aiuta a capire e ripercorrere il complesso cammino di questo recente passato. Rappresentano una strada verso la riconciliazione e sono al tempo stesso una delle forme della memoria per continuare a esistere. Avanzare lungo questa traiettoria apre possibilità di dialogo con le future generazioni” ha detto Pablo Álvarez Fuentes, ricercatore cileno che opera presso la International Youth Library di Monaco, Germania.
La mostra Panorama Latino, in programma alla Galleria Millennium, dialogherà con un’installazione urbana a opera del progetto di street poster art CHEAP – da sempre impegnato sui temi sociali – che porterà per le strade della città di Bologna la memoria del Cile.

Addio al poeta Giampiero Neri, aveva 95 anni

Addio al poeta Giampiero Neri, aveva 95 anniMilano, 15 feb. (askanews) – È mancato questa notte a Milano il poeta Giampietro Pontiggia. Il pubblico dei lettori lo conosceva con lo pseudonimo di Giampiero Neri. Era nato a Erba il 7 aprile 1927, aveva 95 anni ed era il fratello maggiore di Peppo Pontiggia cui fu legato, per tutta la vita, da un complesso rapporto.
La giovinezza, nella sua amata provincia lombarda, era stata toccata da due segni opposti. Da una parte l’uccisione del padre, nel 1943, in un agguato nei torbidi della guerra civile, dall’altra l’incontro con il professor Luigi Fumagalli, all’Istituto Annoni di Erba, che lo fece sognare con i suoi paradossi, le lezioni all’aperto e l’amore per i classici. Al termine della guerra Neri conseguì il diploma di maturità scientifica, si iscrisse poi alla Facoltà di Scienze Naturali, ma sarà un percorso che non riuscirà a terminare anche per far fronte alle esigenze economiche della famiglia. Nel 1947 inizierà a lavorare presso il Banco ambrosiano e in banca, pur passando da diversi Istituti, resterà fino all’età della pensione.
Incoraggiato dal fratello Giuseppe Pontiggia, Neri continuò a coltivare la passione letteraria. I suoi primi testi uscirono nel 1971 per l’Almanacco dello Specchio di Mondadori. Tardivo, poi, il suo esordio, del 1976, con una prima raccolta intitolata L’aspetto occidentale del vestito, pubblicata da Giovanni Raboni nei “Quaderni della Fenice” di Guanda. All’uscita della sua prima opera, subito, fu pure entusiastica l’accoglienza di Giovanni Giudici che, sul “Corriere della Sera”, lodò i suoi versi distillatissimi, austeri e severi. E, nel contesto di quella che Luciano Anceschi definì la “linea lombarda”, Neri, considerato il decano della scuola, era da molti conosciuto anche per la sua attitudine petrosa, per la sua ricerca di compattezza stilistica, per il suo carattere schivo che gli valse una celeberrima definizione di Maurizio Cucchi, quella di “maestro in ombra” della poesia italiana.
Dopo lo sperimentalismo della prima raccolta, la scrittura di Neri si fece sempre più limpida e asciutta, attenta ai dettagli, lontana da ogni artificio retorico. Spesso indugiava sul tema dei vinti, la violenza e la memoria sono stati il basso continuo della sua ricerca poetica.
Spesso premiate e, comunque, contraddistinte da successo di critica anche le sue opere successive all’esordio tra cui si ricordano: “Liceo”, 1986; “Dallo stesso luogo”, 1992; “Teatro naturale”, 1998; “Armi e mestieri”, 2004; “Paesaggi inospiti”, 2009; “Il professor Fumagalli e altre figure”, 2012. Del 2007 l’Oscar Mondadori a lui dedicato.
In ognuno dei suoi scritti, delle sue poesie o delle sue prose poetiche, Neri sapeva regalare intensi lampi di intimità con il lettore. Quasi mai cedendo all’interiorità, alla forza visionaria, preferendo invece la rappresentazione di Storia e vita, l’osservazione di uno spazio rarefatto spesso quello del suo paese d’origine, Erba, capace pure di assurgere a scena del senso, dell’amore e della vita.
Negli ultimi anni aveva lasciato le poesie per dedicarsi alla prosa, ma a chi gli chiedeva se scrivesse in poesia o in prosa, rispondeva: “Scrivo poesia in prosa”. Del resto, aveva sempre confidato che non gli interessasse il computo delle sillabe, quanto la ricerca della verità: “Ho spesso accostato la poesia alla ricerca della verità, perché richiede tempo, concentrazione, qualità che oggi non sono di moda. Viviamo tempi mercantili, in cui il tempo è denaro, ma chi si occupa di poesia non segue il denaro, ma il tempo in profondità”.

Terna lancia il “Premio Driving Energy 2023” su tema dell’Equilibrio

Terna lancia il “Premio Driving Energy 2023” su tema dell’EquilibrioRoma, 15 feb. (askanews) – Dopo il successo della prima edizione, Terna ha presentato oggi a Roma, nello Spazio Risonanze dell’Auditorium Parco della Musica, il “Premio Driving Energy 2023 – Fotografia Contemporanea”, il concorso gratuito aperto a tutti i fotografi in Italia, che ha l’obiettivo di promuovere lo sviluppo culturale del Paese e i nuovi talenti del settore.
Grande la partecipazione dello scorso anno: 1.370 partecipanti da 104 province italiane, dai 18 agli 85 anni. Il tema di quest’anno è “Elogio dell’equilibrio”, concetto da sempre fondamentale nella fotografia, come nell’arte in generale, nella vita di tutti giorni e un concetto cardine per Terna, che quotidianamente, attraverso l’attività del dispacciamento, deve garantire l’equilibrio tra energia prodotta e consumata, assicurando il perfetto funzionamento del sistema elettrico per il Paese, anche nell’ottica della futura transizione energetica. “È una iniziativa che coniuga due punti di grande forza del nostro Paese – ha dichiarato Stefano Donnarumma, amministratore delegato di Terna – l’aspetto culturale, punto di forza della nostra cultura, in questo caso la fotografia, e la trasmissione elettrica; noi italiani e la nostra azienda siamo ai primi posti nel mondo con una infrastruttura all’avanguardia che in un momento come quello che stiamo vivendo ci ha consentito finora brillantemente di mantenere in sicurezza il Paese e ai cittadini di continuare a beneficiare della sicurezza elettrica senza cambiamenti”. “È un tema importante – ha aggiunto – perché con la transizione energetica senza equilibrio non si va da nessuna parte”.
“Quando si costruisce una infrastruttura bisogna avere visione futura, lasciamo che l’arte ispiri Terna a un futuro migliore” ha commmentato Valentina Bosetti, presidente di Terna. “La grande partecipazione di giovani talenti alla scorsa edizione del premio ci ha spinto a dedicare ancora maggiore attenzione ai tanti appassionati, non professionisti, che attraverso la rappresentazione visiva hanno l’opportunità di comunicare, con creatività e coraggio, la loro personale ricerca di equilibrio, in continua evoluzione rispetto agli obiettivi che, soprattutto i giovani, si prefiggono per realizzare il proprio futuro”, ha affermato.
Infatti quest’anno, come ha spiegato Marco Delogu, presidente di Azienda Speciale Palaexpo e curatore del premio per il secondo anno, oltre “alla nuova Menzione Accademia, tra i riconoscimenti c’è un Premio Amatori, dedicato a chi non fa il fotografo di professione”. “Sono fiducioso nel premio 2023 – ha aggiunto Delogu – è una scommessa fare un premio di fotografia ma vuol dire rilanciare il sistema fotografia nel sistema culturale italiano”.
Le iscrizioni sono aperte fino al 30 giugno e come per la prima edizione i lavori finalisti e i vincitori saranno in mostra, gratuitamente a Palazzo delle Esposizioni. Saranno inoltre pubblicati nella quarta edizione del volume fotografico Driving Energy, declinato come catalogo ufficiale del premio.
A giudicare le opere, una giuria composta dalla presidente Lorenza Bravetta, consulente nel campo della fotografia, Massimiliano Paolucci, direttore Relazioni Esterne, Affari Istituzionali e Sostenibilità di Terna, Maria Alicata, docente e curatrice, Diane Dufour, editrice e curatrice, Andrea Purgatori, giornalista e autore televisivo, e Francesco Zanot, curatore, saggista e docente. Anche in questa edizione del premio, i giurati sono coadiuvati, oltre che dal curatore, anche dal Comitato di presidenza, composto da Valentina Bosetti e Stefano Donnarumma, rispettivamente presidente e amministratore delegato di Terna.
Infine, tra le novità c’è il Comitato d’onore, che assegnerà uno dei cinque premi ed è composto dai vincitori del Premio Driving Energy 2022: Paolo Ventura (Premio Senior con l’opera dal titolo I Ginestra), Gaia Renis (Premio Giovani con il lavoro fotografico Stereocaulon vesuvianum), Mohamed Keita (Menzione Speciale all’opera ‘Camminare e camminare…’ ispirata al tema Normalità contemporanea), Eva Frapiccini (Menzione Speciale al lavoro fotografico La porta di luce alias hommage to D.M. ispirata al tema Circolarità. Corsi e ricorsi), e Andrea Botto (Menzione Speciale all’opera Onda d’urto’, attribuita dalle persone di Terna).

Oggi a Roma presentato il nuovo libro-inchiesta di Luciano Tirinnanzi

Oggi a Roma presentato il nuovo libro-inchiesta di Luciano TirinnanziRoma, 15 feb. (askanews) – Verrà presentato a Roma oggi, mercoledì 15 febbraio, il nuovo libro-inchiesta che pone l’attenzione sul tema dei diritti civili agli occhi della Chiesa Cattolica: “LASCIATE CHE I GAY (non) VENGANO A ME” (Paesi Edizioni), a firma del giornalista ed editore Luciano Tirinnanzi. Tra gli ospiti che interverranno allo Spazio5 di Via Crescenzio n. 99, mercoledì 15 febbraio alle ore 18:30, oltre all’autore Luciano Tirinnanzi ci saranno: Francesco Lepore, ex sacerdote in servizio al Vaticano e oggi giornalista de Linkiesta al centro del dibattito con la sua storia che viene anche raccontata nel libro di Tirinnanzi, Imma Battaglia, attivista LGBTQ+, Rachele Giuliano, Presidente Arcigay Roma, e Andrea Rubera, Portavoce dell’Associazione “Cammini di Speranza”, che rappresenta e le Comunità LGBT Cattoliche in Italia.
Un’indagine giornalistica unica nel suo genere, equilibrata e distaccata, ma che ha il pregio di squarciare il velo di omertà e ipocrisia sul tema dell’omosessualità nella Chiesa. E introduce l’ipotesi di una breccia nella dottrina cattolica da parte di Papa Francesco, le cui riforme sono però sempre più osteggiate da una fronda di «conservatori» che vorrebbero vederlo rinunciare al Soglio di Pietro, specie dopo la scomparsa di Joseph Ratzinger e i crescenti dissidi interni alla Curia Romana.
Il libro del giornalista di Panorama, al suo quinto lavoro da saggista, approfondisce la spinosa questione anche alla luce della fine del «regno dei due papi», del caso editoriale del libro di Padre Georg Gaenswein, della riapertura da parte del Vaticano del caso Emanuela Orlandi, della nota del Vaticano sul ddl Zan (la legge contro l’istigazione all’omofobia affossata dal Parlamento) e del sinodo tedesco, che chiede la benedizione dei matrimoni omosessuali e la possibilità per i gay di prendere i voti.
Tirinnanzi riflette intorno al ruolo spesso anche contraddittorio del Pontefice – tra apertura all’accoglienza e l’esigenza di non modificare la dottrina – e perché oggi non si capisca più quale sia la reale posizione del Papa e della Santa Sede. Le molte testimonianze riassunte nel testo, ne fanno un’inchiesta attuale e davvero esaustiva sull’argomento.
Il volume è edito da Paesi Edizioni, casa editrice specializzata in scenari internazionali, e fa parte della collana Montesquieu, espressamente dedicata all’attualità.

Brand Activism Culturale, un movimento per diffondere letteratura

Brand Activism Culturale, un movimento per diffondere letteraturaMilano, 15 feb. (askanews) – “Ogni progetto nasce da un buon libro”: questa la premessa da cui prende il via il Brand Activism Culturale, un movimento di attivismo fondato dall’imprenditore Cristina Toffolo De Piante, CEO e Founder di De Piante Editore. L’obiettivo è creare e supportare iniziative per diffondere letteratura.
Il progetto si rivolge a imprenditori, associazioni e cooperative sociali che possono diventare promotori di esperienze volte a divulgare attivamente i classici letterari. Nasce così una nuova forma di marketing umanistico, dove la cultura diventa valore aziendale.
“Esperienza, sorpresa e lettura: queste le tre parole chiave del progetto – spiega Cristina Toffolo De Piante – Desideriamo riavvicinare alla letteratura e all’arte chi se ne è allontanato o non vi si è mai avvicinato, con semplicità e in maniera diretta, attraverso il coinvolgimento delle aziende, grazie a canali innovativi ed eventi inaspettati. L’obiettivo è avvicinare alla lettura dei classici e all’arte, nella tipologia di brevi racconti da riscoprire”.
Uno libro dal formato agile, simile allo smartphone nelle dimensioni ed evocante nella grafica Instagram, che unisce letteratura e arte contemporanea grazie alla presenza di una copertina di pregio realizzata da un artista riconosciuto a livello internazionale. I BOOKè sono edizioni accattivanti di racconti dei grandi scrittori classici (come per esempio Balzac, Kafka, Stein, Dumas, Tolstoj…).
Alla costruzione di ogni BOOKè partecipano diversi attori, ciascuno investito di un ruolo preciso. I primi ad avviare il processo creativo sono gli scopritori, coloro che s’incaricano di reperire il testo, che deve avere tre requisiti fondamentali: la paternità di un grande autore della letteratura classica, la brevità (massimo 100 pagine) e il genere vario (terrore, amore, avventura, noir).
Segue una fase di lavoro di coppia gestita dai trascrittori, due soggetti volontari, uniti tra loro da legami di diversa natura affettiva o relazionale (per esempio una mamma e una figlia, due detenuti, due amiche, un insegnante e un allievo) che rivivono insieme l’abitudine della lettura ad alta voce, dividendosi i compiti di lettura e trascrizione.
Danno un contributo alla trascrizione dell’opera anche gli introduttori, giovani scrittori proposti da De Piante, che si occupano di creare una prefazione al testo che orienti il lettore, ricercando curiosità o dettagli meno noti relativi alla vita dell’autore e dell’artista scelti per testo e copertina. Ulteriori soggetti coinvolti sono gli artisti selezionati sempre da De Piante Editore. Sono coloro che progettano la grafica della copertina ispirandosi a una propria lettura emozionale del testo.
L’imprenditore, che sposa il progetto e si impegna a sottoscrivere il manifesto del Brand Activism Culturale De Piante, innesca la diffusione della cultura, distribuendo gratuitamente i BOOKè tra i suoi dipendenti, clienti, fornitori e consulenti; può finanziare contesti originali di divulgazione; come una cena/celebrazione aziendale o utilizzarli come un oggetto di promozione per fiere e convegni; l’azienda ha in mano un vero e proprio strumento personalizzato per fare attività di branding non convenzionale. Prende così vita un circolo virtuoso in cui sono i libri a cercare i lettori.
“De Piante vuole considerarsi un facilitatore per tutti quegli imprenditori che considerano i programmi culturali parte della formazione dei propri dipendenti. – continua Cristina Toffolo De Piante – Essere Brand Activist Culturali vuol dire avvicinarsi attivamente alle persone tramite nuovi punti di contatto e nuovi modi di vivere l’esperienza culturale, partendo dalla condivisione di un libro che veicola contenuti e stimola pensieri. La diffusione della cultura diventa così valore d’impresa”.

Un viaggio di 5000 anni con “La storia della ricchezza” di Sgroi

Un viaggio di 5000 anni con “La storia della ricchezza” di SgroiRoma, 15 feb. (askanews) – Cos’è la ricchezza? Cosa ha a che fare con la ricerca della felicità e la conquista delle libertà politiche? Perché alcune società hanno raggiunto l’età dell’abbondanza e altre no? E come possiamo ragionevolmente aspettarci che la ricchezza cambi il mondo? Sono alcune delle domande che si pone “La Storia delle ricchezza, l’avvento dell’Homo habens e la scoperta dell’abbondanza”, l’ultimo volume della collana Economica che Diarkos ha inserito nel suo catalogo per offrire punti di vista originali su tematiche che rivestono grande interesse sociale, con il duplice obiettivo di offrire letture piacevoli, divulgative, e al tempo stesso scientificamente rigorose. L’autore, Maurizio Sgroi, è uno scrittore e giornalista che da oltre trent’anni si occupa di questioni economiche e ormai da un decennio anima la comunità che si raccoglie attorno a TheWalkingDebt, un blog dedicato all’analisi del debito. Quindi la persona più adatta per raccontare la storia delle ricchezza, ossia della controparte naturale del debito, che è il credito.
Il libro inizia il suo racconto dalle civiltà sumeriche e conduce il lettore attraverso un viaggio avventuroso che gli fa attraversare l’antichità, fino alla caduta di Roma, e da lì grazie alla cultura che si sviluppa nell’età medievale, lo fa approdare alla modernità, quando l’Europa occidentale conobbe il suo straordinario progresso che la condusse nello spazio di pochi secoli a diventare la potenza egemone del mondo. Quindi si parla della straordinaria epopea del XIX secolo, che non fu solo economica ma squisitamente gnoseologica, fino alla grande crisi che condusse alla doppia guerra globale – la seconda guerra dei trent’anni dell’Europa – dalle cui macerie sorse quella che l’autore chiama la terza rivoluzione borghese, quella che nel XX secolo introdusse ampie fasce della popolazione occidentale nell’età dell’abbondanza, che è stata anche quella dello straordinario progresso dei diritti. Due facce della stessa medaglia.
La ricchezza, scrive l’autore, è ciò che ha consentito alle società che l’hanno conquistata, al prezzo di una rivoluzione permanente, di passare dal governo di pochi al governo di molti, proprio perché queste società hanno imparato a governare usando la ricchezza, a differenza di quanto accade nelle società tiranniche, che dominano invece le proprie popolazioni riservando la ricchezza a pochi e lasciando in miseria la maggioranza. Il libro è scritto per essere letto da tutti, quindi rinuncia ad ogni forma di linguaggio specialistico, senza per questo abbandonare il rigore. Si legge come un romanzo, ma è una storia vera.
Maurizio Sgroi è un poligrafo, ha lavorato nei giornali, sviluppato progetti editoriali e di comunicazione, scritto libri. Ha fondato e gestisce il sito TheWalkingDebt.org, punto di riferimento per appassionati di storie socio-economiche, con uno stile che predilige la narrazione, la divulgazione e il rigore informativo. Ha scritto, fra gli altri, per Econopoly del “Sole 24 ore”, “il Foglio”, “Aspenia”, Aspenia On line e Linkiesta.

La plastica diventa arte, a Roma la mostra “Syns_Un mare da sogno”

La plastica diventa arte, a Roma la mostra “Syns_Un mare da sogno”Roma, 14 feb. (askanews) – La plastica diventa arte nella mostra personale di Serafino Rudari “Syns_Un mare da sogno” che si aprirà mercoledì 22 febbraio (vernissage h 18:30-21:00) alla Galleria SpazioCima di Roma, curata e organizzata da Roberta Cima. Sarà visitabile, a ingresso libero, sino al 23 aprile. L’esposizione nasce da un progetto di Serafino Rudari e comprende 15 opere su tela, realizzate a collage composito con plastica, carta e cartoncino; 100 pesci e 100 tartarughe, “nate” da altrettante bottiglie di plastica; un’installazione sospesa di altri 15 pesci. La plastica presente nelle opere è stata tutta recuperata dalle acque del mare.
Ogni anno circa 8 milioni di tonnellate di plastica finiscono in mare, deturpando paesaggi e uccidendo le sue creature. La plastica, che altrimenti avrebbe soffocato il mare, prende la forma di pesci e tartarughe attraverso un lavoro neoplastico, molto pop. Le opere esposte si propongono di dare senso e valore alla plastica, nello specifico alle bottiglie. Oggetti che per loro natura non nascono belli, ma possono diventarlo: un impegno che per l’artista diventa una sfida, quella di dare vita ai mortali rifiuti, rendendoli opere d’arte, sinonimo di leggerezza e vitalità. “Le opere sono tutte realizzate partendo dalla trasformazione di una o più bottiglie di plastica – ha spiegato l’artista Serafino Rudari – dalla bottiglia “nascono” pesci e tartarughe che prendono vita e nuotano in un grande e immaginario mare fatto di luce e colore. Grazie all’arte, il mare diventa “da sogno”: un luogo fantastico dove gli esseri marini possono nuovamente vivere in libertà”.
In occasione dell’inaugurazione della mostra, il presidente di Ambiente Mare Italia, Alessandro Botti, parlerà del problema della plastica con un invito alle buone pratiche per uno stile di vita sempre più sostenibile. L’iniziativa di collaborazione tra SpazioCima e Ambiente Mare Italia è coerente con un maggior impegno per un futuro migliore e per la tutela delle generazioni che verranno.

Aste Bolaffi e i fumetti: una monumentale collezione di Topolino

Aste Bolaffi e i fumetti: una monumentale collezione di TopolinoMilano, 13 feb. (askanews) – Appuntamento con la terza asta di fumetti organizzata da Aste Bolaffi, in programma giovedì 23 febbraio alle ore 15 in modalità internet live (astebolaffi.it). In catalogo 243 lotti tra cui spiccano una collezione completa del piccolo Ranger – incluso il numero 32, vera e propria chicca per collezionisti (lotto 156, base d’asta 300 euro) – e una monumentale collezione completa di Topolino, dagli albori del Topolino giornale fino al numero 2000, tra cui il primo numero dell’aprile 1949 (lotto 66, base 300 euro) ed esemplari pari al nuovo corredati dei gadget allegati all’epoca, come il numero 500 completo della farfalla (lotto 104, base 50 euro), e il numero 578 con la lettera che annuncia la morte di Walt Disney (lotto 110, base 50 euro).
Arricchiscono il catalogo numerosi lotti divertenti e curiosi, tra cui il raro amuleto scacciaguai allegato al Corriere della paura del 1974 (lotto 37, base 100 euro), una cartolina autografa di Charles Schulz con disegno di Snoopy a pennarello (lotto 220, base 250 euro) e il disegno di Guido Crepax “Il sorpasso” firmato e datato 1992 (lotto 225, base 800 euro). Da segnalare, infine, una raccolta completa di Diabolik che include il primo numero “Il re del terrore” in seconda ristampa Sodip 1964 con barzelletta (lotto 178, base 100 euro).

Libri, l’8 marzo e la fatica delle artiste italiane di Paola Ugolini

Libri, l’8 marzo e la fatica delle artiste italiane di Paola UgoliniRoma, 13 feb. (askanews) – E’ una storia dell’arte lontana dalla retorica e, nello stesso tempo, molto efficace nel rendere immediato il percorso difficilissimo compiuto dalle artiste italiane che dal dopoguerra ad oggi hanno sfidato l’impronta patriarcale del settore della cultura. Il percorso conoscitivo elaborato da Paola Ugolini è un alfabeto atroce e privilegiato che conferma quanto sia stato difficoltoso fare affiorare l’impronta femminile, combattendo stereotipi e una forte cultura di stampo maschilista. E’ ovviamente una Storia dell’Arte differente che ribalta il solito punto di vista dell’osservazione storica.
Già dal titolo del libro – Artiste e femminismo in Italia, per una rilettura non egemone della Storia dell’arte (edito da Christian Marinotti Edizioni) – si capisce la forza con la quale è stato pensato il filo conduttore che parte dalla veneziana Bice Lazzari, classe 1900, sperimentatrice di nuove tecniche che, giovanissima e senza gabbie mentali, la quale agli inizi del secolo sovvertiva gli schemi scrivendo: “Qualche volta gli elementi si raggruppano come suoni ripetuti per creare un centro focale che puo’ andare libero oltre al limite dello spazio a mia disposizione, e creare quindi una immagine non bloccata. La libertà di agire sulla tela è sempre la più importante esigenza che io mi conosca”.
Dalla Lazzari il percorso si snoda fino ad arrivare al periodo post-Covid, offrendo spazio a Silvia Giambrone, geniale giovane artista siciliana ma romana di adozione. Di lei viene ricordata, in particolare, un’opera del 2019 intitolata Il Danno che chiama in causa il corpo femminile. Si tratta di un mezzo busto femminile senza testa con una guaina elasticizzata post parto che non riesce più a contenere un corpo ormai sformato. “Questo lavoro riflette sulla profonda frattura fra donna reale e la proiezione capitalista e patriarcale della donna ideale, una contraddizione quotidiana che appare piuttosto manifesta in Italia, un fattore in larga misura ancora veicolato dall’egemonia mediatica”.
Il libro di Ugolini termina con una vetrina sul pensiero teorico di Benni Bosetto, promettente artista milanese decisa a superare ogni limite biologico tra uomo e donna per aspirare a una visione quasi spirituale dell’umanità. Il secolo delle arti al femminile è una indagine a largo spettro che fa affiorare la potenza creativa delle artiste normalmente oscurate dall’egemonia di una impronta maschile sul settore. “E’ l’indagine di una creatività osservata da un punto di vista non egemone volta ad aprire canali che, insieme alle mostre nelle gallerie e nei musei possa continuare a trasmettere e attualizzare le voci di chi per secoli non ha trovato ascolto”, scrive Ugolini.
La lista delle artiste è lunga e interessante. C’è la torinese Carol Rama che, negli anni venti, con la sua vita fuori dagli schemi ha agito in prima persona alla liberazione dai codici comportamentali imposti dalla cultura patriarcale. All’epoca il cliché della donna modello era quello di angelo del focolare e non di certo l’arte astratta e l’erotismo. Sempre a Roma, negli anni Sessanta e Settanta, opera l’artista americana Suzanne Santoro, autrice di una ricerca radicale sulla rappresentazione dell’organo sessuale femminile nella tradizione delle arti visive; anche in questo caso, la sua militanza sia in Rivolta Femminile che nella Cooperativa del Beato Angelico risulta imprescindibile per i rapporti tra arti figurative e femminismo.
A Torino troveremo invece Marisa Merz, unica donna all’interno di un gruppo “muscolare” quale quello degli artisti poveristi; il suo lavoro, apparentemente delicato, si fonde con l’esperienza della vita, con la maternità vissuta anche come momento di crisi e con l’ambiente domestico che diventa luogo di creatività e di resistenza all’omologazione. A Milano e a Roma troveremo rispettivamente Laura Grisi e Marinella Pirelli che, grazie all’uso della cinepresa, figurano tra le pioniere italiane delle sperimentazioni visive. La rosa si amplia con altri nomi altrettanto rivoluzionari: Lucia Marcucci, Ketty La Rocca, Tomaso Binga e Greta Sho¨edl, le cui perfor- mance e poesie verbo-visive si fanno militanti, destrutturano il linguag- gio e la sua rappresentazione fino a trasformarlo in strumento di lotta. Non mancano ovviamente Marina Abramovic e Ulay, una coppia fuori dagli schemi che ha trasformato la loro relazione privata in opera d’arte, dalla prima performance in Italia durante la Biennale di Venezia del 1976 alla fine del loro rapporto umano e professionale sulla Grande Muraglia Cinese nel 2017.
In Austria, Renate Bertlmann impiega l’erotismo come strumento di lotta e di empowerment a partire dalla scandalosa performance Deflorazione in quattordici stazioni presentata alla Settimana della performance di Bologna nel 1977. A Bergamo c’è Mariella Bettineschi, che dai primi anni Ottanta sperimenta una serie di linguaggi artistici anche molto diversi tra loro spaziando da opere tridimensionali al ricamo fino alla fotografia; è proprio attraverso il mezzo fotografico che, a partire dal 2008, inaugura la serie dell’Era Successiva, un work in progress sulle icone femminili della Storia dell’arte dallo sguardo raddoppiato. Negli Stati Uniti, a Providence, nella sede della Rhode Island School of Design, fiorisce l’opera della giovane e talentuosa Francesca Wood- man che nel 1977 arriva a Roma dove realizza una serie di scatti fonda- mentali per lo sviluppo della sua ricerca sull’autorappresentazione. Nella Roma la Giambrone attraverso l’uso di diversi medium compie un lavoro di scavo all’interno dei rapporti di coppia toccando la violenza di genere e l’assuefazione che porta gli esseri umani ad accettarla. Sempre a Roma viene inclusa l’artista globe-trotter Marinella Senatore, che dal 2012 ad oggi, con la sua School of Narrative Dance, ha coinvolto circa sei milioni di persone nelle sue spettacolari parate. A Palermo, invece, opera Claire Fontaine, all’anagrafe Fulvia Carnevale e James Thornhill, duo sia nella vita che nelle pratiche artistiche che attraverso l’ironia, hanno trasformato l’arte concettuale in militanza. Infine ci sono Romina de Novellis, antropologa e performer e Elena Mazzi, artista visiva e ricercatrice entrambe attive nel percorso innovativo dell’eco-femminismo.