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L’Hotel Bauer e il fascino di Venezia all’asta da Artcurial

L’Hotel Bauer e il fascino di Venezia all’asta da ArtcurialMilano, 4 mar. (askanews) – La storia di Venezia attraverso gli arredi di uno storico hotel come il Bauer Palazzo. Artcurial presenta all’asta oltre 4mila pezzi provenienti dall’albergo affacciato sul Canal Grande, in vista di un nuovo riallestimento.
“Con questa vendita – ci ha spiegato Tabea Caporali, Project manager della vendita per Artcurial Parigi – verrà disperso il mobilio che fa parte dell’identità dell’hotel dalla fine dell’800. Ci sino pezzi che provengono da quell’epoca e poi il mobilio si è stratificato, fino all’ultimo rinnovo che risale agli anni Novanta. Quindi troviamo sicuramente mobili eclettici, abbiamo tutti i generi, dai tessuti di Rubelli e Bevilacqua ai mobili in stile barocco, Art Déco, ma anche argenteria e pezzi tipicamente veneziani come i torcieri e gli scudi”.
All’asta anche fotografie, tra le quali ne spicca una, meravigliosa, di Humphrey Bogart e Ingrid Bergman in Casablanca. A suo modo, anch’essa racconta di Venezia e delle sue inesauribili malinconie.
La vendita di Artcurial, di cui a Milano è disponibile un’anteprima fino al 31 marzo, si tiene a Parigi dal 24 al 29 aprile.

Il Perugino alla GNU: “Assoluto protagonista” del Rinascimento

Il Perugino alla GNU: “Assoluto protagonista” del RinascimentoPerugia, 3 mar. (askanews) – Restituire il Perugino al suo ruolo di “assoluto protagonista del Rinascimento”. A questo vuole arrivare, e guardando le opere esposte la sensazione è che ci riesca, la mostra dedicatagli dalla Galleria Nazionale dell’Umbria di Perugia, non a caso intitolata, “Il meglio maestro d’Italia”, riprendendo una definizione del banchiere Agostino Chigi.
“La lettura storica ispirata dal Vasari che vuole Perugino soprattutto come allievo di Verrocchio e maestro di Raffaello ha avuto molta fortuna – ha spiegato il direttore della GNU e co-curatore della mostra Marco Pierini – ma è sbagliata. Perugino era richiesto da tutta Italia, la sua qualità è straordinaria. Prima della china finale della sua carriera Perugino lavora e innova la pittura per oltre 25 anni. L’artista a lungo ritenuto anche noioso, si mostra invece come realmente sorprendente”. Il direttore sottolinea in particolare la qualità di Perugino nel guardare il lavoro degli altri artisti, le cui lezioni era poi in grado di assimilare e fare proprie, inglobandole dentro un’idea di pittura che si evolveva, ma senza snaturarsi nell’imitazione.
Secondo Veruska Picchiarelli, conservatrice del museo e co-curatrice della mostra, “ci sono due livelli di lettura: uno vuole dare conto dei 35 anni nei quali Perugino è stato considerato il miglior maestro italiano, l’altro analizza la sua parabola in relazione agli artisti e alle figure con cui ha lavorato e collaborato, anche grazie al modo in cui altri artisti hanno saputo utilizzare e re-interpretare il suo stile”.
Uno dei temi della mostra è proprio il modo in cui Perugino, al secolo Pietro Vannucci, stava nel suo tempo e per questo l’esposizione presenta anche dipinti di altri artisti, e ovviamente spiccano il Verrocchio e Raffaello. Ma questi accostamenti non fanno perdere l’attenzione sul nucleo davvero importante dei lavori del Perugino sui quali spiccano due capolavori straordinari come la Pietà e lo Sposalizio della Vergine. Guardandoli si può davvero fare esperienza diretta di una lezione artistica di valore e impatto notevolissimo.
Presente all’inaugurazione della mostra alla Galleria Nazionale anche il sottosegretario alla Cultura, Vittorio Sgarbi. “Il padre di Raffaello, Giovanni Santi – ha raccontato – decide che suo figlio deve imparare dal miglior pittore al mondo e questo è Perugino. Poco dopo averlo affidato a Perugino, il padre muore, perché la sua missione è compiuta e poi Raffaello diventerà colui che doveva diventare. Dal momento in cui Perugino accetta di prendere Raffaello a bottega, inizia il Rinascimento pieno”.
La mostra perugina, aperta al pubblico dal 4 marzo all’11 giugno, si inserisce nelle celebrazioni dei 500 anni dalla morte dell’artista e presenta opere provenienti dalla National Gallery di Londra o dal Louvre di Parigi, mentre con musei come gli Uffizi di Firenze, la National Gallery di Washington e il Musée des Beaux-Arts di Caen è stata attivata una vera e propria partnership scientifica.

Marateale e Stardust Lab a Leopoli al Festival Canzone Cristiana per la Pace

Marateale e Stardust Lab a Leopoli al Festival Canzone Cristiana per la PaceRoma, 3 mar. (askanews) – Il Festival del Cinema “Marateale” e “Stardust Lab”, l’Academy del Cinema del Gruppo Stardust, media agency europea più autorevole, con oltre 15 miliardi di visualizzazioni all’anno sui social network, saranno partners del Festival della Canzone Cristiana che si terrà, il 6 maggio 2023, a Leopoli, in Ucraina, assumendo la denominazione”Hope Cristian Music Festival Leopoli 2023″.
Il Festival è organizzato dal Cantautore Fabrizio Venturi, Direttore artistico del Festival, coadiuvato dal giornalista Biagio Maimone, dall’Associazione Galleria San Babila di Francesco Colucci, dalla Fondazione Hope Ukraine ETS, citata nella denominazione della stessa manifestazione, il cui Presidente è il Dottor Marco Toson.
Nicola Timpone, Fondatore del “Marateale”, lo ha annunciato a Fabrizio Venturi e a Biagio Maimone, mediante una lettera, dalla quale si evince un evidente entusiasmo: “Sono lieto di comunicare che saremo in Ucraina, a Leopoli, il 6 maggio 2023, io e la Presidente del Marateale, Antonella Caramia, per sostenere con il nostro Festival del Cinema la missione musicale cristiana per la Pace, fieri di offrire il nostro contributo affinché si possa dire basta a questa guerra sanguinaria attraverso la cultura, vera arma che unisce i popoli”.
Il Marateale – Premio Internazionale Basilicata XIV Edizione – ogni anno, vede, nella splendida cornice di Maratea, definita “La Perla del Tirreno”, la partecipazione di numerosi attori e keyplayers, molto famosi nel mondo del cinema, i quali scelgono la città di Maratea per presentare i loro film più recenti e, soprattutto, per condividere la loro esperienza attraverso masterclass molto seguite. Il “Marateale” si può definire uno dei più importanti Festival del Cinema a livello internazionale. “Siamo orgogliosi di poter partecipare a questa iniziativa finalizzata alla pace. Stardust si prefigge la missione di veicolare messaggi di civiltà e di solidarietà in tutto il mondo” ha dichiarato il Presidente della Stardust Simone Giacomini, sottolineando anche: “Milioni di persone seguono i nostri contenuti, quotidianamente, finalizzati ad arricchire la cultura umana, la formazione e la sensibilizzazione della popolazione. Ciò rende possibile, pertanto, offrire un contributo notevole alla diffusione della cultura della pace”. Lo slogan della media agency è “People are media”. Partendo da tale intuizione, nel maggio del 2020, Simone Giacomini, insieme ad Antonino Maira, Alan Tonetti e Fabrizio Ferraguzzo, hanno fondato Stardust, l’innovativa media agency, che ha saputo industrializzare l’influencer marketing, crescendo rapidamente fino a costituire una realtà solida e riconosciuta. La mission di Stardust è connettere Brands, Musica e Talenti con grandi audience, attraverso l’uso di contenuti innovativi e di uno straordinario livello di engagement. Stardust, attualmente, produce 1 milione di contenuti originali all’anno, grazie al coinvolgimento di oltre 500 creator, influencer e ambassador, con una fanbase di oltre 190 milioni, la cui attività genera oltre 17 miliardi di visualizzazioni cross-Platform e 40 milioni di ore in watch time. Si tratta di un vero e proprio media, che unisce un’audience di milioni di persone. Può dirsi una rivoluzione nel modo di intendere l’influencer marketing e la comunicazione. “Abbiamo già iniziato i lavori per la realizzazione della nostra missione musicale cristiana per la Pace, che il 6 maggio 2023 vedrà Leopoli diventare la ‘Woodstock’ della musica cristiana. Chi canta prega due volte ha scritto Sant’Agostino e noi riponiamo fiducia nel potere della preghiera, che sarà rivolta al cuore di chi deve fermare la guerra per dar vita alla Pace. Sono contento dell’ingresso del Marateale e della Stardust Lab nel nostro progetto di amore e di pace, convinto che l’unione amplifica, ancor più, il nostro grido di Speranza. Il popolo ucraino è martoriato dalla guerra e il nostro Festival vuole contribuire a fermare definitivamente il genocidio di infinite persone innocenti dell’una e dell’altra sponda. La Speranza, com’è indicato nel titolo del Festival, guida la visione cristiana della vita ed è la Speranza che costituisce la forza che ci dirige nell’intraprendere la nostra missione a favore della Pace. Non vi è Speranza che sia tradita per noi cristiani e, certamente, non sarà tradita la Speranza di veicolare un messaggio che possa essere concretamente realizzato. Tantissime persone, cristiane e non, provenienti da tutte le parti del mondo, confluiranno in Ucraina per partecipare al Festival. L’iniziativa darà vita ad una catena umana senza precedenti” ha dichiarato Fabrizio Venturi, il quale ha aggiunto: “Saliranno sul palco artisti ucraini e artisti di tutti i Paesi del mondo, artisti di musica cristiana e artisti di altri generi musicali, di fama internazionale, i quali inneggeranno alla Pace, con voce alta e fede profonda, a tal punto da catturare, con il loro messaggio di amore, il cuore di Putin. Porteremo le armi della Fede e dell’Amore di Dio, le uniche armi in nostro possesso. A Leopoli si svolgerà un evento paragonabile al concerto di Woodstock del 1969. Anzi, Leopoli sarà la Woodstock della Pace. Sotto le bombe canteremo la lode a Dio e la Pace si diffonderà in Ucraina e nel cuore dei suoi avversari! Sarà un canto di gioia mai udito finora perché pervaso dall’Amore, che sconfiggerà, ancora una volta, quel rancore senza motivi che nuoce a entrambi i territori, ucraino e russo, ed anche, conseguentemente, all’intera umanità”. L’Associazione Galleria San Babila di Milano che, attraverso l’arte, diffonde messaggi finalizzati a spronare la coscienza umana alla ricerca della bellezza estetica, che è la fonte primigenia della bellezza interiore, ha deciso di partecipare in quanto Associazione partner, al fine di portare il messaggio della Pace anche mediante le esposizioni dei suoi artisti. “Under the bomb”, questo è lo slogan. “L’arte è la forma più evoluta della bellezza, che racchiude in se l’armonia perfetta e dall’armonia non vi è dubbio che possa sostenere la Pace. ‘Pace agli Uomini di Buona Volontà’ canteremo in coro. Il connubio con la musica cristiana, che innalza la sua lode a Dio, consente alla dimensione artistica di elevare lo spirito verso mete supreme, che conducono oltre la crudeltà della guerra” ha dichiarato Francesco Colucci.
“La canzone cristiana non si ferma davanti agli ostacoli e aspira a raggiungere i luoghi più impervi, in cui la parola “Amore”, se pronunciata con convinzione, con cuore puro e sincero, farà nascere una nuova Amicizia, allietata da nuove speranze. La guerra finirà perché al suo posto vi sarà l’Amore e solo l’Amore” ha concluso Biagio Maimone.

Libri, esce “Paesi miei”: incontri e racconti di Beppe Convertini

Libri, esce “Paesi miei”: incontri e racconti di Beppe ConvertiniRoma, 3 mar. (askanews) – Una dichiarazione d’amore all’Italia, un diario di viaggio attraverso paesaggi, arte, tradizioni ed enogastronomia. Con “Paesi miei” Beppe Convertini accompagna i lettori lungo le strade del Belpaese alla scoperta di ciò che rende la nostra penisola un luogo straordinario. Le aspre montagne e la transumanza delle greggi in Abruzzo, l’arte della falconeria in Basilicata, i limoni di Procida, e ancora le abbazie cistercensi nelle Marche, le imprese vitivinicole delle Langhe, i centenari di Seulo in Barbagia. Incontri e racconti di un viaggiatore appassionato e curioso, un invito a scoprire l’Italia meno raccontata dalle guide turistiche.
“Paesi miei” di Beppe Convertini, edito da Rai Libri, è in vendita nelle librerie e negli store digitali dal 7 marzo 2023 (Euro: 18,50).
Beppe Convertini (Martina Franca, 20 luglio 1971) è un attore, conduttore televisivo e conduttore radiofonico. Ha condotto diversi programmi in Rai: “La vita in diretta Estate”, “Storie in bicicletta”, “Telethon”, “C’e’ tempo per…”, “Uno Weekend”, “Azzurro – Storie di mare”, “Evoluzione terra”. Dal 2019 è al timone di “Linea Verde”.

Milano, Pittura plastica di Nicoletta Borroni a Galleria Monopoli

Milano, Pittura plastica di Nicoletta Borroni a Galleria MonopoliMilano, 3 mar. (askanews) – La Galleria Monopoli di Milano presenta, dal 4 al 31 marzo, la mostra “Pittura Plastica” di Nicoletta Borroni e a cura di Alberto Barranco di Valdivieso, prosecuzione della precedente esposizione, “Shapes and Forms”, presentata da Flaminio Gualdoni.
La nuova mostra, arricchita di ulteriori sviluppi tematici ed estetici a definire maggiormente il percorso artistico di Borroni, vuole sintetizzare la percezione dinamica di oggetti a struttura geometrica tridimensionale dipinti ad aerografo attraversati da linee orizzontali bianche che innervano ogni singola forma raccordandola con le altre e strutturando l’immagine corale.
Le opere, sotto l’apparente semplicità, parlano della ricerca di un tutto armonico nell’equilibrio tra volume e superficie, tra geometria pura e toni cromatici. L’artista è infatti consapevole che l’emozione suscitata nello spettatore non può prescindere dal dialogo dinamico che le opere instaurano tra loro e con lo spazio che occupano e influenzano.
Le nuove opere geometriche del ciclo “Linea Chiara”, formate da pezzi che si completano nella loro struttura a incastri, sono espressione del pensiero razionale dell’artista che si riflette sul significato di spazio pensato e spazio fisico. Un riferimento, quello all’architettura, per nulla casuale e marginale nell’arte di Nicoletta Borroni, che guarda con attenzione a figure come Louis Kahn, fra le più importanti nell’architettura del XX secolo.
“Pittura, certamente pittura – ha commentato il curatore Alberto Barranco – seppur con l’assistenza dell’aerografo sapientemente manovrato dall’artista il cui gesto è pensato e sperimentato appositamente per creare particolari tessiture di colore secondo passaggi sovrapposti restituendo un effetto ambiguo a tutto il volume, sospeso tra la pietra e la spugna, che in qualche modo perturba la nostra percezione e sublima la dinamica di un oggetto che vibra tra la sua dimensione fisica compatta di oggetto categorico e la nostra frammentata dimensione psichica-percettiva.”

Opere d’arte per capire il mondo: a Firenze 30 anni di Sandretto

Opere d’arte per capire il mondo: a Firenze 30 anni di SandrettoFirenze, 3 mar. (askanews) – Si possono scegliere due opere, che rappresentano due momenti e due modi di stare nel contemporaneo: la prima è grande, avvolgente, romantica. Sono i cinque canali e i cinque schermi sui quali l’artista islandese Ragnar Kjartansson canta sotto la neve il suo “The End”. La seconda è piccola, potrebbe anche sfuggire all’occhio di qualche spettatore, perché sta in basso: è lo scoiattolo suicida di Maurizio Cattelan, e il titolo del lavoro è “Bidibidobidiboo”. È come se guardassimo i due estremi di uno spettro, lontani, ma accomunati da chi quello spettro così ampio lo ha immaginato e costruito nel corso di 30 anni di collezionismo, che ora vengono celebrati a Palazzo Strozzi a Firenze con una mostra intitolata “Reaching for the Stars”. E stiamo parlando di Patrizia Sandretto Re Rebaudengo. “È un racconto di 30 anni di collezionismo – ha spiegato lei stessa ad askanews – di amicizia con artisti, curatori, galleristi e collezionisti. Ed è un’occasione per mostrare quello che gli artisti hanno realizzato negli ultimi 30-40 anni: pittura, fotografia, scultura, video, installazioni, e abbiamo anche una performance”.
La mostra si sviluppa in tutto lo spazio espositivo del palazzo e presenta una impressionante serie di grandi nomi della scena contemporanea: ci sono le farfalle di Damien Hirst e le sue vetrine; c’è l’orso di Paola Pivi e ci sono fotografie di Shirin Neshat e di Cindy Sherman, c’è l’autoritratto scultoreo di Pawel Althamer davanti a un grande manifesto di Barbara Kruger. E poi, nel piano inferiore del museo, il film su Zidane di Douglas Gordon e Philippe Parreno e anche una performance sonora di Tino Sehgal, come sempre non documentabile.
“È un viaggio cronologico – ci ha detto il direttore della Fondazione Palazzo Strozzi, Arturo Galansino – ma anche crono-tematico, perché attraverso l’arte contemporanea tocchiamo tanti temi che influenzano la nostra vita e che viviamo quotidianamente, dall’inquinamento ai problemi sociali e civili, problemi dio razzismo, legati al mondo dell’economia, ma anche problemi più prettamente formali dell’arte, come per esempio il ritorno all’astrazione o la scelta di restare nel figurativo, facendo vedere anche nuove sperimentazioni artistiche a livello tecnico e tecnologico”.
Ecco, la sensazione che si prova stando dentro la mostra, che è organizzata dal museo fiorentino insieme alla Collezione Sandretto Re Rebaudengo di Torino, è chiara: stiamo guardando il lavoro di molte star del sistema dell’arte, è indubitabile, ma le stelle che cerchiamo di raggiungere, per parafrasare il titolo, sono quelle idee, quelle prese di posizione, quell’insieme di reazioni che le opere d’arte propongono al mondo: Le stelle, direbbe un finto McLuhan, sono il messaggio. “Io quando vedo un’opera – ha aggiunto Patrizia Sandretto – penso sempre che questa opera deve aiutarmi a pensare, a farmi ragionare, a farmi capire dove sta andando il mondo”.
E il presente attraversa la mostra con decisione: c’è il ghiacciaio che si scioglie di Doug Aitken, oppure la scultura zoomorfa e pensile di Giulia Cenci, l’artista più giovane esposta a Firenze. Fino ad arrivare al grande razzo di Goshka Macuga installato nel cortile di Palazzo Strozzi, che rappresenta un simbolo della complicata relazione tra noi umani e il futuro del nostro stesso pianeta. Forse è con quello che arriveremo alle stelle, chissà. Forse invece sarà solo un modo per ricordarci, come diceva Alberto Garutti, di guardare in alto. E accorgersi di tutto ciò che accade intorno all’arte e intorno a una grande collezione.
(Leonardo Merlini)

Lavoro: una ragazza su 2 si sente limitata da stereotipi maschili

Lavoro: una ragazza su 2 si sente limitata da stereotipi maschiliMilano, 1 mar. (askanews) – Una ragazza su 2 si sente limitata, nelle scelte sul futuro, da stereotipi e retaggi maschilisti e il lavoro è percepito come il luogo più a rischio discriminazione. È quanto emerge dall’Osservatorio indifesa realizzato da Terre des Hommes e OneDay Group, che quest’anno ha coinvolto oltre 2.000 ragazze adolescenti dai 14 ai 26 anni.
Se il presente è complesso, le giovani sono consapevoli che, in futuro, da adulte, dovranno lottare anche di più. Ritengono, infatti, che il luogo in cui si assiste a più discriminazione o violenza di genere sia il lavoro: è al primo posto nelle loro risposte seguito dal web e dai mass media.
Le ragazze di oggi fanno fatica a sognare, ma neanche progettano “in grande” il loro futuro. Più della metà delle intervistate, il 53,96%, ritiene che le scelte riguardo agli studi futuri o alla carriera lavorativa, le ambizioni e le passioni vengano limitate dagli stereotipi e retaggi maschilisti. Al secondo posto viene indicata l’assenza di una rete di sostegno, al terzo la mancanza di modelli a cui ispirarsi. Una mancanza sottolineata anche dal fatto che per il 20% di loro “non c’è nessun modello di riferimento” e per il 30% il principale modello è la propria mamma. In sostanza una su 2 non ha modelli esterni alla famiglia a cui riferirsi “idealmente” per progettare il proprio futuro.
“C’è molto da fare per il futuro delle giovani donne nel nostro Paese- dichiara Paolo Ferrara, direttore generale di Terre des Hommes – è urgente un cambiamento culturale che non può che partire dalla scuola. Occorre lavorare affinché genitori e insegnanti incoraggino le ragazze a seguire percorsi di studio che permettono carriere vicine ai loro reali desideri, al netto dei condizionamenti esterni, che arrivano persino dai libri di testo che ancora troppo spesso raffigurano gli uomini come scienziati e ingegneri e le donne come maestre e infermiere. Ogni anno con la nostra campagna indifesa ci impegniamo a diffondere i dati della violenza e delle discriminazioni, ma cerchiamo anche di offrire a ragazze e ragazzi percorsi che possano accrescere la loro consapevolezza su queste tematiche e proporre nuovi modelli per essere davvero leader del cambiamento per una società più equa e inclusiva”.
La mancanza di modelli di riferimento e gli stereotipi non aiutano le giovani Neet (Not in Education, Employment or Training), per cui l’Italia detiene il record europeo negativo: le italiane tra i 15 e i 29 anni che non studiano e non lavorano sono ben il 25%. Come racconta il dossier indifesa 2022 di Terre des Hommes, La situazione è determinata da un lato, da convenzioni o vere e proprie pressioni sociali che tendono a dare una maggiore importanza al ruolo delle donne all’interno della famiglia; dall’altro da un mercato del lavoro che privilegia l’assunzione di giovani uomini rispetto alle giovani donne, e rende difficile conciliare l’attività lavorativa con la cura dei figli.
Il divario di genere nell’educazione non finisce qui, denuncia il dossier indifesa 2022. Sebbene le ragazze rappresentino quasi il 60% dei laureati in Italia – una quota stabile da dieci anni a questa parte – la loro presenza all’interno dei corsi di laurea Stem (Science, Technology, Engineering e Mathematics) è decisamente più ridotta a vantaggio di percorsi di studio in ambito linguistico, medico e umanistico. Secondo il ministero della Pubblica Istruzione, nell’anno accademico 2020/2021 le studentesse immatricolate nei corsi di laurea Stem sono il 21%, la metà rispetto agli uomini. Eppure, la laurea in una disciplina Ict, come ingegneria o più in generale nelle materie scientifiche, permette di avere migliori sbocchi occupazionali e maggiori possibilità di guadagno.
Un altro gender gap è quello legato a ciò che viene definita “educazione finanziaria”: dal gestire un conto corrente o calcolare il tasso di interesse di un prestito a capire un investimento finanziario. I più recenti test Pisa-Ocse evidenziano come, in media, i livelli di alfabetizzazione finanziaria dei maschi 15enni siano superiori di due punti percentuali rispetto a quelli delle coetanee. Il gap in Italia è addirittura di 15 punti. “Proprio per questo Terre des Hommes nel suo Hub Spazio indifesa di Milano, ha promosso la nascita di corsi di educazione finanziaria per donne in situazione di vulnerabilità grazie alla collaborazione con Global Thinking foundation”, aggiunge il direttore generale di Terre des Hommes Italia.
Se il futuro è in pericolo, il presente è già compromesso. Basti pensare che il 47,78% delle giovani ha dichiarato all’Osservatorio indifesa di aver assistito a una violenza fisica. Non va meglio con la violenza psicologica: 7 ragazze su 10 ha assistito ad episodi di questo tipo. La realtà non è rassicurante per le nuove generazioni: le giovani percepiscono il rischio della solitudine e dell’isolamento sociale (23,14%), il pericolo della violenza psicologica (19,72%), del bullismo (17,90%) e della violenza sessuale (17,39%). Per l’82,90% il web non è un ambiente sano e sicuro. Tra i rischi mettono al primo posto il cyberbullismo. Non migliora la situazione nella vita offline: il 23,14% sente il pericolo della solitudine e dell’isolamento sociale il 19,72% quello della violenza psicologica, il 17,70% del bullismo e il 17,39% della violenza sessuale. Per quasi il 34% delle intervistate, d’altra parte, non si stanno facendo passi avanti nella parità di genere.

Verona, Palazzo Maffei aperto gratuitamente a 3700 studenti

Verona, Palazzo Maffei aperto gratuitamente a 3700 studentiMilano, 2 mar. (askanews) – La Casa museo Palazzo Maffei di Verona, con il contributo del Pastificio Rana, accoglierà gratuitamente dall’inizio di marzo oltre 3700 studenti di ogni ordine e grado scolastico. Circondati dalla collezione di 600 opere, raccolte dall’imprenditore Luigi Carlon in sessant’anni, gli studenti saranno accompagnati e ispirati da guide specializzate che proporranno loro diverse narrazioni tematiche e laboratori didattici.
“Penso a queste migliaia di giovani studenti che varcheranno la soglia della straordinaria Casa Museo e sono entusiasta, sento il potere vivificante dell’arte in cui si immergeranno, guidati in un viaggio esperienziale tra i capolavori selezionati in sessant’anni da Luigi Carlon, a disposizione di tutti grazie ad una straordinaria generosità” ha detto Gian Luca Rana CEO del Pastificio Rana.
“Sono grata di aver trovato nella famiglia Rana questo immediato entusiasmo nella condivisione dei nostri obbiettivi. L’arte e la cultura danno benessere e accendono passioni, ancor più se sono vissute come esperienze appaganti” ha aggiunto Vanessa Carlon direttrice di Palazzo Maffei Casa Museo. “Nel momento storico di crisi e difficoltà che stiamo vivendo, la nostra attenzione è rivolta ai giovani che più di tutti sono esposti all’incertezza del futuro e al peso di un presente spesso ulteriormente incupito dal problema dell’iperconnessione. Abbiamo deciso allora di promuovere l’esperienza dal vivo e l’incontro con l’arte: una storia, un personaggio inatteso, una lettura trasversale che mostri la relazione tra diverse discipline possono squarciare un velo e gettare un seme di curiosità, per far nascere un sogno e mostrare la forza e la bellezza della vita”.

A marzo a Roma la terza edizione del Festival del Cinema Tedesco

A marzo a Roma la terza edizione del Festival del Cinema TedescoRoma, 2 mar. (askanews) – Torna dal 16 al 19 marzo a Roma, al Cinema Quattro Fontane, la terza edizione del Festival del Cinema Tedesco che da quest’anno chiama il Pubblico a votare per il Miglior Film. A volere l’iniziativa il German Films che, da oltre 25 anni, promuove il cinema tedesco nel mondo, in collaborazione con l’Ambasciata della Repubblica Federale di Germania e il Goethe-Institut.
Quattro i giorni di programmazione nel corso dei quali saranno presentati film e cortometraggi della recente produzione cinematografica tedesca, alcuni tra i titoli in anteprima italiana. Una selezione di opere di autori e registi all’attenzione della critica e dei festival internazionali, accuratamente selezionati dalla giuria composta da Cristiana Paterno’, Mauro Donzelli e Miriam Mauti.
Ad inaugurare il festival, in anteprima italiana, il 16 marzo il lungometraggio “Quel Che Si Vede Da Qui” (Was Man Von Hier Aus Sehen Kann) di Aron Lehmann, adattamento dall’omonimo bestseller dell’autrice tedesca Mariana Leky dal titolo “What You Can See From Here”, tradotto in 14 lingue con oltre 600.000 copie vendute in Germania. In Italia “Quel Che Si Vede Da Qui” è edito da Keller. A presentare il film al festival il regista Aron Lehmann e Rosalie Thomass, tra le interpreti della pellicola.
Luise è cresciuta con la nonna Selma in un remoto villaggio del Westerwald. Selma ha il dono di prevedere la morte. Ogni volta che in sogno le appare un okapi, qualcuno lì intorno muore nel giro di ventiquattr’ore, minuto più minuto meno. Tuttavia, il sogno non rivela chi sarà il malcapitato. L’intero villaggio si tiene pronto e, come si può immaginare, nel lasso di tempo tra il sogno e il compimento del triste fato tutti vivono in uno stato di agitazione, si fanno gli ultimi preparativi, si svelano segreti, ci si confessa e si attende…
“Quel che si vede da qui” è il ritratto originalissimo di un paese e della sua bizzarra comunità così come ce li racconta la piccola Luise, ormai di casa dalla nonna Selma visto che i genitori sono alle prese con un matrimonio che non funziona. Poetico, divertente, toccante, è una fiaba dei nostri tempi che affronta i grandi temi dell’esistenza: l’amicizia, la perdita, l’amore inconfessato e il fluire della vita.
Tra i titoli presenti al festival, “The Ordinaries”, opera prima di Sophie Linnenbaum che esplora le disparità sociali dalla prospettiva di un set cinematografico. Guadagnarsi da vivere senza avere un’identità specifica, un nome stabilito o uno scopo: quello che può sembrare il flagello di ogni vita umana è letteralmente l’unico scopo esistenziale dei protagonisti del film d’esordio di Sophie Linnenbaum. Le persone normali dell’ambiente cinematografico, non personaggi principali o supereroi patinati, sono il cuore di questo film, che è stato presentato in anteprima mondiale al 56° Festival di Karlovy Vary.
Un’opera prima è anche “Tutti Parlano Del Tempo” (Alle Reden Übers Wetter) di Annika Pinske. Un film d’esordio che riesce a trasmettere con sottigliezza una riflessione tagliente sul sessismo e il determinismo sociale. Clara, 39 anni, sta frequentando un dottorato di ricerca in filosofia a Berlino. Quando visita la provinciale Mecklenburg-Vorpommern, per la festa di compleanno di sua madre, si rende conto di quanto si sia allontanata dalle sue radici nella ricerca di una vita autodeterminata.
Tra i film presenti al festival “Rhinegold” (Rheingold) di Fatih Akin è un biopic sul rapper Xatar (e tratto dalla sua autobiografia), nato in Iraq da genitori curdi e cresciuto in Germania, Giwar Hajibi, dopo anni passati nel sottobosco criminale tra Bonn e Amsterdam, culminati in una rocambolesca rapina ad un carico d’oro, seguirà le sue ambizioni, fondando un’etichetta hip hop per registrare, in carcere, il suo album d’esordio che scalerà le classifiche. “Rhinegold”, presentato in anteprima mondiale alla 17a edizione della Festa del Cinema di Roma, è l’ultimo film di Fatih Akin, regista tra i più noti e premiato nel 2004 con l’Orso d’Oro al Festival di Berlino per il film La Sposa Turca.
Per i documentari, in anteprima italiana, sarà presentato “Scusa Compagno” (Sorry Genosse) di Vera Brückner. Nella Germania del 1970, gli studenti Karl-Heinz e Hedi cercano di trovare un modo per stare insieme nonostante la Cortina di Ferro. Lei all’Est e lui all’Ovest. Su pressione dei servizi segreti della DDR, Karl-Heinz non può trasferirsi nella Germania dell’Est e sarà Hedi a dover lasciare il paese. La sua fuga, celata dietro a una vacanza in Romania, si rivelerà per molti versi un fallimento.
Tra i film presenti, sempre in anteprima, “A Stasi Comedy” (Leander Haußmanns Stasikomödie) di Leander Haußmann, regista, attore cinematografico e teatrale, tra i più creativi e attivi in Germania, che sarà tra gli ospiti presenti al festival.
Il film, ambientato ai giorni nostri a Berlino, vede protagonista Ludger Fuchs che, spinto dagli amici, dalla moglie, dai figli e dai nipoti, chiede l’accesso al suo fascicolo della Stasi. Ludger è ormai uno scrittore famoso, all’epoca era un eroe della resistenza della DDR e per questo veniva tenuto d’occhio dalla Sicurezza di Stato. Quasi con orgoglio Ludger presenta alla famiglia riunita il suo faldone. La Stasi si è presa la briga di documentare e commentare veramente tutto, ma proprio tutto, e così in familia si scoprono verità private e mai svelate che animano litigi coniugali e fanno riaffiorare alla memoria anni ormai lontani che sembravano dimenticati per sempre.
Chiude, la selezione dei film in anteprima al festival “Fra di Noi” (Zwischen Uns) opera prima di Max Fey. Eva e Felix, suo figlio autistico di 13 anni, sono inseparabili. Mentre Felix soffre di ansia e attacchi di rabbia e continua a scappare da scuola, Eva lotta, con tutte le sue forze, per una vita stabile e felice insieme. A sostenerla è il vicino Pelle, segretamente innamorato di lei e che sembra piacere molto anche a Felix. Fra i tre si instaura per un breve momento un legame di tipo familiare. Ma Eva sarà costretta ad ammettere a se stessa di non riuscire a gestire la situazione e il peso del figlio che cresce.
Tra gli ospiti presenti a Roma anche la regista Lina Drevs autrice del cortometraggio “Migliore Sorella” (SIS Beste Schwester). Per il terzo anno infatti, a completare il programma del festival, una selezione del meglio della cinematografia breve tedesca. Si tratterà dei cortometraggi Next Generation Short Films, pensati per la distribuzione nelle sale, che arriveranno grazie a German Films e al Filmförderungsanstalt (FFA), l’Ente Federale per la promozione cinematografica tedesca. Una serie di cortometraggi realizzati dagli studenti provenienti dalle migliori scuole di cinema tedesche.
Il Festival del Cinema Tedesco è promosso da German Films Service + Marketing GmbH, in collaborazione con l’Ambasciata della Repubblica Federale di Germania a Roma e il Goethe-Institut con il supporto del Cinema Quattro Fontane.
Tutti i film saranno presentati in lingua originale con sottotitoli in italiano. L’ingresso alle proiezioni sarà a pagamento con regolare attività di sbigliettamento.

L’”Umanità” al centro edizione 2023 con-vivere Carrara Festival

L’”Umanità” al centro edizione 2023 con-vivere Carrara Festival

Roma, 2 mar. (askanews) – L’edizione 2023 di con-vivere Carrara Festival, promosso dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Carrara, si terrà dal 7 al 10 settembre. Il festival ha avuto come suo fondatore e curatore per quattordici edizioni Remo Bodei. Dal 2020 il festival si avvale della collaborazione di un consulente scientifico, di alto profilo, scelto ogni anno sulla base del tema: Chiara Saraceno ha curato l’edizione “diritti”, Telmo Pievani il programma 2021 dedicato a “cura”, Maurizio Ferraris l’edizione 2022 “tracce”. L’edizione 2023 avrà come tema “umanità” e vedrà la consulenza scientifica di Laura Boella che è stata professoressa ordinaria di Filosofia Morale e di Etica dell’ambiente presso il Dipartimento di Filosofia dell’Università Statale di Milano. La direzione del Festival è come negli anni scorsi di Emanuela Mazzi.
Cosa ci rende umani? Cosa rende umano il nostro agire? Per comprendere l’orizzonte generale dell’esperienza umana, fra natura e cultura, non si può prescindere dal legame con gli altri. L’umanità non è l’attributo della “natura” umana, né può più essere un ideale universale, sinonimo di cultura e civiltà. Oggi la si può pensare solo come lo spazio del vivere insieme in cui l’umanità viene praticata ogni volta che si mette qualcosa in comune con altri: parole, azioni, pensieri, l’impegno a rispondere alle patologie contemporanee.
Bisogna rischiare di abitare il mondo insieme ad altri e quindi rischiare di essere umani. Definire i contorni dell’umano vuol dire fare i conti con disuguaglianze e iniquità, con forze che sono costantemente in bilico fra umanità e disumanità.
Oggi, poi, l’uomo si è dotato di mezzi straordinari per cui è talmente potente da mettere in discussione la sopravvivenza non solo della stessa specie ma anche dell’intero pianeta. A partire dall’interdipendenza che ormai tocca la vita quotidiana delle persone tra ambiente naturale e tecnosfera, l’umanità può essere praticata per rispondere a pesanti interrogativi: una crescita senza limiti che produce diseguaglianze e discriminazioni quale eredità lascerà alle generazioni future? Diritti e doveri, libertà e responsabilità entrano in gioco in uno spazio che coinvolge in maniera inedita tutti gli esseri viventi.
Il programma degli appuntamenti sarà disponibile da luglio. Ci saranno come sempre: conferenze e dialoghi, spettacoli, mostre, laboratori e uno spazio dedicato ai bambini.
Prenderanno avvio in questi giorni anche le possibilità di collaborazione al festival rivolte ai giovani: la partecipazione come volontari riservati agli studenti dai 16 anni e i tirocini curriculari per gli universitari.
Il festival è sostenuto e promosso da un Comitato per il festival con-vivere, costituito da Fondazione Cassa di Risparmio di Carrara, Comune di Carrara, Accademia di Belle Arti, Camera di Commercio Toscana Nord Ovest, Fondazione Marmo Onlus.