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A Roma arriva in mostra il mondo sorprendente di Corrado Cagli

A Roma arriva in mostra il mondo sorprendente di Corrado CagliRoma, 18 feb. (askanews) – La mostra “Cagli 1947 – 1959”, a cura di Alberto Di Castro, Denise Di Castro, Gian Enzo Sperone, Yuri Tagliacozzo, che inaugura a Roma giovedì 30 marzo presso la galleria Antichità Alberto Di Castro, propone un viaggio nel mondo sorprendente di Corrado Cagli (Ancona 1910- Roma 1976), grande pittore e Maestro del ‘900.
L’attività di Cagli è sempre stata orientata verso un orizzonte multidisciplinare, dalla pittura alla scultura e alla ceramica, dal teatro alla danza. I suoi esperimenti sono stati di grande ispirazione per artisti come Afro, Guttuso, Burri e Schifano.
Le opere esposte – una trentina tra le più iconiche della sua produzione – sono state realizzate nel dopoguerra. A seguito delle leggi razziali, Cagli è costretto a lasciare Roma soggiornando prima a Parigi e poi a New York, dove conosce e frequenta le più importanti avanguardie culturali, collaborando con Stravinsky e Balanchine. Torna in Europa con l’esercito americano, affermandosi al centro della scena artistica italiana.
I dipinti in mostra sono databili alla fase più prolifica e di maggior qualità all’interno della sua opera. Durante il soggiorno-rifugio a Marsiglia, J. Herold e Max Ernst, tra gli altri, realizzano un mazzo di tarocchi d’artista. André Breton prosegue questi studi durante il suo esilio americano, coinvolgendo Cagli ed artisti che frequentavano la Julien Levy Gallery di New York. La mostra presenta alcune tra le sue più riconoscibili immagini esoteriche legate al mondo dei tarocchi, come ‘Ruota della Fortuna’ e il ‘Bagatto come Arlecchino’. E’ presente anche una selezione di opere del 1949 che sperimentano la quarta dimensione, come ‘L’Angoscia’ e ‘Diogene’, caratterizzate da una gestualità fortemente espressiva.
L’artista, rivoluzionario innovatore, arriva ad abbandonare il pennello, sperimentando nuove tecniche che daranno vita alle ‘impronte dirette’ e le ‘impronte indirette’ – di cui uno dei capolavori più storicizzati, ‘Ça Irà’ – è esposto in mostra. ‘Ça Irà resta in qualche modo nel lirismo di Cagli quello che è Guernica nel realismo di Picasso’ (E. Crispolti, G. Marchiori, 1964). Saranno anche esposte opere che esaltano la sua ricerca del primordiale (‘Simboli’, 1956, e ‘Flotta Arunta’, 1957), che ha stimolato giovani artisti romani del calibro di Capogrossi. Infine, sarà proposta un’impressionante serie di ‘carte mute’ realizzate tra il 1958 e 1959, dove l’artista converge arte, scienza, artigianato e teoria per creare straordinari effetti ottici.
La mostra costituisce la seconda collaborazione tra Alberto Di Castro e Gian Enzo Sperone, amici di lunga data oltre che professionalmente colleghi: Sperone, gallerista d’avanguardia e collezionista di fama mondiale; Di Castro, storico riferimento dell’antiquariato internazionale. Ad affiancarli per la prima volta Denise Di Castro, rappresentante della quinta generazione della famiglia, che, dopo aver conseguito il Master al Courtauld Institute of Art, cura importanti progetti culturali e le nuove mostre della galleria e Yuri Tagliacozzo, giovane collezionista che ha radunato i quadri della mostra.
Antichità Alberto Di Castro – ancora situata nella sede storica a Piazza di Spagna 5 – presenta per la prima volta un’ampia retrospettiva dedicata ad un maestro del Novecento. Visitare la mostra sarà un’occasione unica per ammirare opere d’arte moderna in dialogo con oggetti d’arte antica selezionati per l’occasione.
Il catalogo, edito da Silvana Editoriale, contiene le introduzioni di Denise e Alberto Di Castro, Gian Enzo Sperone, Yuri Tagliacozzo, il saggio critico di Ester Coen e la contestualizzazione storica di Veronica Prestini. La mostra è realizzata in collaborazione con l’Archivio Corrado Cagli.

Oskar Kokoschka al Museo Guggenheim Bilbao: grande retrospettiva

Oskar Kokoschka al Museo Guggenheim Bilbao: grande retrospettivaMilano, 17 feb. (askanews) – Il Museo Guggenheim Bilbao e il Musée d’Art Moderne de Paris, Paris Musées presentano la mostra “Oskar Kokoschka: Un ribelle di Vienna”, una retrospettiva dedicata all’artista austriaco considerato uno dei padri del modernismo viennese, con il patrocinio esclusivo di Fundación BBVA.
Oskar Kokoschka (1886-1980) ebbe un successo precoce nella scena artistica viennese, dove fu sostenuto da Gustav Klimt, influenzò un giovane Egon Schiele e raggiunse la fama internazionale alla fine della sua carriera dopo le due guerre mondiali. All’indomani della Seconda guerra mondiale, Kokoschka auspicava già un’Europa unita e con le sue opere tarde lasciò la sua impronta nella Neue Wilde, la nuova pittura in Austria e Germania. Sebbene si sia dedicato a svariate attività, dal teatro alla scrittura fino all’attivismo politico, il filo conduttore della sua vita è stata l’arte. In questo ambito, non ha mai smesso di reinventarsi e ha prodotto un corpus artistico rivoluzionario come attivista politico, condottiero dell’arte figurativa e pittore di anime.
La mostra, prevista dal 17 marzo al 3 settembre 2023, ha come commissari Dieter Buchhart, Anna Karina Hofbauer, Fabrice Hergott e Fanny Schulmann.
L’ampio percorso si articola su diversi momenti: dalla giovinezza a Vienna, agli anni di Dresda, dai viaggi alla resistenza a Praga, fino all’esilio in Inghilterra e all’ultimo periodo svizzero.

Uscito in libreria “Le regole del gioco” di Giorgio Arfaras (Paesi edizioni)

Uscito in libreria “Le regole del gioco” di Giorgio Arfaras (Paesi edizioni)Roma, 17 feb. (askanews) – Una fotografia attuale degli equilibri economici che governano i grandi assetti mondiali, nel nuovo libro dell’economista Giorgio Arfaras (“Le regole del caos”, Paesi edizioni), che compie un’analisi non convenzionale dei sistemi economici, in particolare di Ucraina, Russia e Cina. Il libro vuole far luce in modo puntuale tra le molte vicende che si manifestano e si diffondono in forma caotica. Un punto di vista originale che possiamo comprendere meglio osservando appunto “Le regole del caos”.
L’autore presenta un’analisi accurata degli interessi economici che pongono in posizione antitetica le grandi potenze, a Oriente e a Occidente, per scoprire come gestiscono il caos e quali regole applicano per mantenere una posizione dominante. L’attenzione si concentra in particolar modo sulla formazione di un “Asse delle Autocrazie” a Oriente, con l’alleanza di Russia e Cina, e il ritorno dell’intervento statale attivo in Occidente. Lo scontro economico tra Ovest e Est si gioca sulle loro peculiarità: con l’Ovest che domina nella tecnologia e nei mercati finanziari, e l’Est che possiede le materie prime. Anche lo scontro sorto a seguito dell’aggressione dell’Ucraina va in questa direzione. Su tale vicenda, il lettore potrà trovare un’analisi particolareggiata dell’economista. Questo saggio, in definitiva, mette in risalto la sfida politico-economica tra due modelli opposti di futuro.

Libri, esce “Il Capo Tonnara. Storie di mafia e di tonni”

Libri, esce “Il Capo Tonnara. Storie di mafia e di tonni”Roma, 17 feb. (askanews) – Ci sono uomini che non perdono mai la vivacità della loro mente, nonostante il lento ed inesorabile trascorrere degli anni. Questo li rende giovani per sempre, pronti a continue sfide che raccolgono con passione, entusiasmo e la bellezza dell’esperienza che impreziosisce il loro bagaglio. Marco Rinaudo è una di quelle persone speciali che ha lottato senza mai risparmiarsi e senza mai accettare compromessi e favoritismi. Nato a Trapani, e primo di cinque figli, si appassiona alla scrittura dopo numerose esperienze nel ramo commerciale e marketing per grandi realtà editoriali. Inizia a comporre poesie, con le quali partecipa a svariati concorsi letterari e poi, come giornalista, firma centinaia di articoli per le testate “Info”, “Roma Sud” e collabora anche con “Metro” e “Avvenire”.
Il suo romanzo d’esordio, “Il Capo Tonnara. Storie di mafia e di tonni”, edito da Il Cuscino di Stelle, è un avvincente racconto ambientato nella splendida Favignana, isola siciliana appartenente all’arcipelago delle Egadi. Volti e storie di fantasia legate al passato, concentrate in un tipico borgo di pescatori le cui vicende si intrecciano con quelle di alcune cosche mafiose. Il bene e il male in un susseguirsi di stati d’animo contrastanti tra speranze, rabbia, angosce e un sano desiderio di rivendicare il valore della giustizia e dell’onestà.
Il libro sarà presentato il 20 febbraio alle ore 18.00 nello storico Teatro delle Muse, diretto da Rino Santoro, spazio culturale che ha ospitato Compagnie primarie come, ad esempio, quelle di Aldo Giuffrè, Gigi Reder, Luigi De Filippo, Aldo Fabrizi, Nino Taranto, Lando Buzzanca, Giacomo Rizzo, Ugo D’Alessio, Pietro De Vico, Enzo Turco, Luisa Conte e moltissimi altri altisonanti del panorama del repertorio classico napoletano e teatrale nazionale più in generale.
I cartelloni, sempre esclusivi in fatto di testi, hanno il preciso marchio di fabbrica che è la sintesi perfetta tra la comicità di scuola tradizionale e la rilettura in chiave ironica del nostro tessuto sociale.

I gatti del Colosseo diventano opere d’arte

I gatti del Colosseo diventano opere d’arteRoma, 17 feb. (askanews) – In occasione della “Giornata del Gatto”, il Parco archeologico del Colosseo annuncia i vincitori della prima edizione del concorso di arti figurative “I gatti del Parco? Eccoci qui!”, iniziativa che ha visto il coinvolgimento di giovani da tutta Italia che si sono cimentati nell’ideazione di un’opera d’arte (disegno, digitale, scultura, etc.) che avesse come soggetto i gatti, ritratti con uno o più monumenti del PArCo. “Abbiamo voluto coinvolgere i nostri piccoli utenti in un concorso molto speciale che, insieme allo splendido patrimonio storico-artistico del PArCo, mettesse in luce gli speciali inquilini di cui ci prendiamo cura con dedizione ormai da diversi anni. Il progetto intende promuovere nei più giovani una particolare sensibilità e un senso civico che possano poi trasformarsi in consapevolezza sull’importanza di una convivenza armoniosa con la natura e con gli animali per il miglioramento della vita collettiva” ha dichiarato Alfonsina Russo, Direttore del Parco archeologico del Colosseo.
Tra le numerose opere pervenute sono risultati vincitori: per la categoria 4-10 anni Greta Monici, 8 anni, di Gallarate, con l’opera dal titolo Le incredibili avventure del gatto Kivi a Roma; per il gruppo 11-15 anni Mattia Edoardo Pace, 14 anni, di Roma, con il disegno dal titolo Micius Publicius. Al secondo posto per la categoria dei più piccoli si sono qualificati gli alunni della classe IVa del plesso Marcellina, Istituto Comprensivo “Paolo Borsellino” di Santa Maria del Cedro, guidati dalle maestre Francesca Silvestri, Maria Maratia, Sara Arieta e Patrizia Calafiori con il disegno dal titolo Anche noi siamo un’opera d’arte; per la fascia di età 11-15 anni, si è classificata Elisa Minasi, di 12 anni, di Roma, con il disegno in digital art Cats visiting. I vincitori saranno ospitati per una visita guidata speciale all’area archeologica e riceveranno in regalo i gadget del Parco archeologico del Colosseo.
Il concorso è organizzato dal Servizio Educazione Didattica e Formazione del PArCo e si inserisce nell’ambito del progetto PArCo Green che ha come scopo la promozione di un modo di vivere in armonia con la natura e quindi la riduzione dell’impatto ambientale insieme alla conservazione dell’ecosistema e della biodiversità dell’area archeologica. Il PArCo promuove la cura della flora e della fauna sia quella residente sia quella in transito per migrazione all’interno del suo perimetro. La Colonia felina del PArCo è una realtà riconosciuta, censita e registrata dalla ASL, i gatti risiedono all’interno dell’area e sono accuditi dal personale che procura loro cibo e acqua e ne verifica lo stato di salute, in convenzione con un medico veterinario.

La pittura profonda e non mediata di Sally Gabori in Triennale

La pittura profonda e non mediata di Sally Gabori in TriennaleMilano, 17 feb. (askanews) – Una pittura potente, non mediata, profonda. La Fondazione Cartier per l’arte contemporanea ha portato in Triennale a Milano una mostra personale dedicata a Sally Gabori, artista aborigena australiana che ha iniziato a dipingere a 80 anni nel 2005 ed è morta dieci anni dopo. “La Fondazione Cartier – ha detto ad askanews la direttrice delle collezioni della fondazione parigina, Grazia Quaroni – ha un particolare impegno verso artisti che non sono molto rappresentati nei musei occidentali, che vivono il nostro tempo, la nostra contemporaneità, ma in tutt’altra situazione geografica, territoriale e politica rispetto a quelle che conosciamo noi nelle grandi città”.
Distanza geografia e culturale, dunque; diversità come valore universale. Così come universali appaiono le grandi opere di Sally Gabori, che attraverso il colore restituiscono un’idea di pittura forte e consapevole. Nata in una remota isola nel nord dell’Australia, Gabori è stata poi sradicata dalla propria terra e questo evento traumatico ritorna nel suo lavoro.
“Non aveva preconcetti – ci ha detto Bruce Johnson McLean della National Gallery of Australia – non aveva una tradizione da seguire e ciò che è nato era qualcosa di completamente unico. La sua pittura gestuale riguardava alcuni luoghi della sua isola d’origine e i dipinti avevano lo scopo di rimetterla in contatto con quegli ambienti e con le persone che li abitavano da cui era stata allontanata”.
La mostra poi testimonia anche come l’allargamento dei confini della ricerca e l’apertura di nuove prospettive sul presente siano una delle cifre della Triennale di Stefano Boeri. “Credo che la Triennale – ci ha spiegato il presidente dell’istituzione milanese – sia il luogo dove si discute di alcune vicende drammatiche che, complice anche il cambiamento climatico, stanno succedendo in parti del mondo apparentemente lontane, in realtà vicinissime, dove davvero si combattono questioni fondamentali per la vita di tutti noi”.
E molto utile per chi vuole capire il contemporaneo è anche guardare questi dipinti di Sally Gabori, così evidenti nella loro consapevolezza di opere d’arte che vanno oltre la semplice esperienza visiva per scivolare sul terreno dell’essere.

Karima el Mahroug presenta il suo libro: non sono una prostituta

Karima el Mahroug presenta il suo libro: non sono una prostitutaMilano, 16 feb. (askanews) – “L’assoluzione, per me, è stato veramente mettere un punto che aspettavo da tantissimi anni, dopo tanti anni di sofferenza. E da oggi mi sento di poter ricominciare finalmente a vivere la mia vita da donna libera”.
A parlare è Karima el Mahroug, la giovane donna conosciuta con il soprannome di “Ruby Rubacuori” all’indomani della sentenza d’assoluzione nel processo Ruby-ter per lo scandalo delle “olgettine” e delle “cene eleganti” nella villa dell’allora presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi.
“Non ho avuto modo di sentirlo – ha detto – non era tra le mie priorità. La prima persona che ho chiamato è stata mia mamma, la seconda è stata il mio compagno e poi ho sentito mia figlia”.
Dopo 13 anni, Karima è una donna di trent’anni che vuole lasciarsi definitivamente alle spalle il “bunga bunga” e il suo passato difficile che ha raccontato nel libro “Karima”, scritto a 4 mani con la giornalista Raffaella Cosentino e disponibile su Amazon e online al sito www.karimaillibro.it; una storia che parte dal passato e dalle vicende giudiziarie per raccontare chi è la Karima di oggi.
“La Karima di oggi – ha spiegato – è una donna un po’ a pezzi, un po’ stropicciata che cerca di rimettersi in sesto e che cerca di trovare ancora della forza e che spera di chiudere completamente con tutto questo capitolo e di poter ricominciare, partendo da zero, con una nuova vita, senza più quel marchio della ‘prostituta’ e senza più strumentalizzazioni da parte di nessuno”.
Karima non rinnega le serate ad Arcore, le 6 cene eleganti e l’amicizia con Berlusconi a cui, ha spiegato, deve riconoscenza per averla aiutata, anche economicamente e, sempre, trattata con rispetto “ma quei 5 milioni di euro – ha ribadito – non li ho mai presi”.
“I fantomatici cinque milioni no, non li ho mai presi. Mai avuti quei soldi lì. Col senno di poi, non tornerei mai più ad Arcore, per il semplice motivo che sono grata alla persona (Silvio Berlusconi, ndr) e quando dico che non tornerò mai non mi riferisco alla persona ma mi riferisco a tutto quello che è arrivato dopo, a causa di quel nome potente. Quindi questi 13 anni di sofferenza me li sarei evitati volentieri; è l’unico motivo che mi porterebbe oggi a dire che non tornerei in quella casa”.

Bologna, una mostra per raccontare il golpe in Cile ai bambini

Bologna, una mostra per raccontare il golpe in Cile ai bambiniMilano, 16 feb. (askanews) – Sono trascorsi cinquant’anni dal colpo di Stato che, nel 1973, rovesciò il governo socialista di Salvador Allende e instaurò un regime di terrore in Cile. Durante quel periodo, molte persone furono perseguitate, esiliate, fatte scomparire o assassinate. Naturalmente la cultura subì una fortissima censura. Non è stato semplice, dopo, raccontare quegli anni. Ancor più difficile spiegarli ai più piccoli. Come ha agito la letteratura per l’infanzia di fronte a questo tema? Come ha rappresentato questo periodo così complesso e traumatico? In occasione della Bologna Children’s Book Fair, dal 6 al 9 marzo, la delegazione degli autori e illustratori cileni, presente alla fiera, metterà in mostra opere che uniscono letteratura e memoria con la volontà di ripercorrere quella ferita, profonda e dolorosa e, al tempo stesso, rendere testimonianza e omaggiare le brevi vite interrotte dalla violenza di Stato.
Attraverso la mostra Panorama Latino, che si terrà presso la Galleria Millenium di Bologna dal 6 al 9 marzo 2023, e la collaborazione con CHEAP – progetto di street poster art -, alcuni tra i più influenti disegnatori cileni verranno dunque a interfacciarsi con il mondo culturale italiano, per instaurare un dialogo e un’alleanza tra paesi e generazioni che possa portare a un’internazionalizzazione della produzione letteraria e del dibattito sul tema della memoria.
Un grosso e cupo stivale militare sovrasta i colorati personaggi nell’opera di Karina Letelier: ma dal basso questi riescono a ribaltarlo facendo sentire la loro forza e fermando il grande mare di devastazione e morte che si sta portando dietro. Immagini come questa – contenute nell’esposizione Panorama Latino – a opera delle matite più note del Cile, come Fita Frattini, Tomás Olivos, Gabriela Lyon, Karina Letelier, Pato Mena, Alejandra Acosta e Alfonso Ruano – autore delle illustrazioni del libro “La composición” di Antonio Skarmeta – vogliono aprire la discussione sul tema in occasione della notissima fiera bolognese – giunta alla sua 60° edizione – che rappresenta un punto di riferimento internazionale per il settore editoriale dedicato ai più piccoli.
Il recupero degli archivi storici ha contribuito alla produzione di opere che hanno sviluppato un’estetica particolare, mettono in campo una proposta a metà strada tra fiction e approfondimento storico: attraverso fotografie, ritagli e interventi grafici, queste si muovono tra spirito documentale e astrazione, proponendo un genere molto ricco dal punto di vista visuale e testuale.
“A cinquant’anni dal colpo di Stato in Cile, il lavoro degli artisti che dedicano le loro opere all’infanzia con attenzione aiuta a capire e ripercorrere il complesso cammino di questo recente passato. Rappresentano una strada verso la riconciliazione e sono al tempo stesso una delle forme della memoria per continuare a esistere. Avanzare lungo questa traiettoria apre possibilità di dialogo con le future generazioni” ha detto Pablo Álvarez Fuentes, ricercatore cileno che opera presso la International Youth Library di Monaco, Germania.
La mostra Panorama Latino, in programma alla Galleria Millennium, dialogherà con un’installazione urbana a opera del progetto di street poster art CHEAP – da sempre impegnato sui temi sociali – che porterà per le strade della città di Bologna la memoria del Cile.

Addio al poeta Giampiero Neri, aveva 95 anni

Addio al poeta Giampiero Neri, aveva 95 anniMilano, 15 feb. (askanews) – È mancato questa notte a Milano il poeta Giampietro Pontiggia. Il pubblico dei lettori lo conosceva con lo pseudonimo di Giampiero Neri. Era nato a Erba il 7 aprile 1927, aveva 95 anni ed era il fratello maggiore di Peppo Pontiggia cui fu legato, per tutta la vita, da un complesso rapporto.
La giovinezza, nella sua amata provincia lombarda, era stata toccata da due segni opposti. Da una parte l’uccisione del padre, nel 1943, in un agguato nei torbidi della guerra civile, dall’altra l’incontro con il professor Luigi Fumagalli, all’Istituto Annoni di Erba, che lo fece sognare con i suoi paradossi, le lezioni all’aperto e l’amore per i classici. Al termine della guerra Neri conseguì il diploma di maturità scientifica, si iscrisse poi alla Facoltà di Scienze Naturali, ma sarà un percorso che non riuscirà a terminare anche per far fronte alle esigenze economiche della famiglia. Nel 1947 inizierà a lavorare presso il Banco ambrosiano e in banca, pur passando da diversi Istituti, resterà fino all’età della pensione.
Incoraggiato dal fratello Giuseppe Pontiggia, Neri continuò a coltivare la passione letteraria. I suoi primi testi uscirono nel 1971 per l’Almanacco dello Specchio di Mondadori. Tardivo, poi, il suo esordio, del 1976, con una prima raccolta intitolata L’aspetto occidentale del vestito, pubblicata da Giovanni Raboni nei “Quaderni della Fenice” di Guanda. All’uscita della sua prima opera, subito, fu pure entusiastica l’accoglienza di Giovanni Giudici che, sul “Corriere della Sera”, lodò i suoi versi distillatissimi, austeri e severi. E, nel contesto di quella che Luciano Anceschi definì la “linea lombarda”, Neri, considerato il decano della scuola, era da molti conosciuto anche per la sua attitudine petrosa, per la sua ricerca di compattezza stilistica, per il suo carattere schivo che gli valse una celeberrima definizione di Maurizio Cucchi, quella di “maestro in ombra” della poesia italiana.
Dopo lo sperimentalismo della prima raccolta, la scrittura di Neri si fece sempre più limpida e asciutta, attenta ai dettagli, lontana da ogni artificio retorico. Spesso indugiava sul tema dei vinti, la violenza e la memoria sono stati il basso continuo della sua ricerca poetica.
Spesso premiate e, comunque, contraddistinte da successo di critica anche le sue opere successive all’esordio tra cui si ricordano: “Liceo”, 1986; “Dallo stesso luogo”, 1992; “Teatro naturale”, 1998; “Armi e mestieri”, 2004; “Paesaggi inospiti”, 2009; “Il professor Fumagalli e altre figure”, 2012. Del 2007 l’Oscar Mondadori a lui dedicato.
In ognuno dei suoi scritti, delle sue poesie o delle sue prose poetiche, Neri sapeva regalare intensi lampi di intimità con il lettore. Quasi mai cedendo all’interiorità, alla forza visionaria, preferendo invece la rappresentazione di Storia e vita, l’osservazione di uno spazio rarefatto spesso quello del suo paese d’origine, Erba, capace pure di assurgere a scena del senso, dell’amore e della vita.
Negli ultimi anni aveva lasciato le poesie per dedicarsi alla prosa, ma a chi gli chiedeva se scrivesse in poesia o in prosa, rispondeva: “Scrivo poesia in prosa”. Del resto, aveva sempre confidato che non gli interessasse il computo delle sillabe, quanto la ricerca della verità: “Ho spesso accostato la poesia alla ricerca della verità, perché richiede tempo, concentrazione, qualità che oggi non sono di moda. Viviamo tempi mercantili, in cui il tempo è denaro, ma chi si occupa di poesia non segue il denaro, ma il tempo in profondità”.

Terna lancia il “Premio Driving Energy 2023” su tema dell’Equilibrio

Terna lancia il “Premio Driving Energy 2023” su tema dell’EquilibrioRoma, 15 feb. (askanews) – Dopo il successo della prima edizione, Terna ha presentato oggi a Roma, nello Spazio Risonanze dell’Auditorium Parco della Musica, il “Premio Driving Energy 2023 – Fotografia Contemporanea”, il concorso gratuito aperto a tutti i fotografi in Italia, che ha l’obiettivo di promuovere lo sviluppo culturale del Paese e i nuovi talenti del settore.
Grande la partecipazione dello scorso anno: 1.370 partecipanti da 104 province italiane, dai 18 agli 85 anni. Il tema di quest’anno è “Elogio dell’equilibrio”, concetto da sempre fondamentale nella fotografia, come nell’arte in generale, nella vita di tutti giorni e un concetto cardine per Terna, che quotidianamente, attraverso l’attività del dispacciamento, deve garantire l’equilibrio tra energia prodotta e consumata, assicurando il perfetto funzionamento del sistema elettrico per il Paese, anche nell’ottica della futura transizione energetica. “È una iniziativa che coniuga due punti di grande forza del nostro Paese – ha dichiarato Stefano Donnarumma, amministratore delegato di Terna – l’aspetto culturale, punto di forza della nostra cultura, in questo caso la fotografia, e la trasmissione elettrica; noi italiani e la nostra azienda siamo ai primi posti nel mondo con una infrastruttura all’avanguardia che in un momento come quello che stiamo vivendo ci ha consentito finora brillantemente di mantenere in sicurezza il Paese e ai cittadini di continuare a beneficiare della sicurezza elettrica senza cambiamenti”. “È un tema importante – ha aggiunto – perché con la transizione energetica senza equilibrio non si va da nessuna parte”.
“Quando si costruisce una infrastruttura bisogna avere visione futura, lasciamo che l’arte ispiri Terna a un futuro migliore” ha commmentato Valentina Bosetti, presidente di Terna. “La grande partecipazione di giovani talenti alla scorsa edizione del premio ci ha spinto a dedicare ancora maggiore attenzione ai tanti appassionati, non professionisti, che attraverso la rappresentazione visiva hanno l’opportunità di comunicare, con creatività e coraggio, la loro personale ricerca di equilibrio, in continua evoluzione rispetto agli obiettivi che, soprattutto i giovani, si prefiggono per realizzare il proprio futuro”, ha affermato.
Infatti quest’anno, come ha spiegato Marco Delogu, presidente di Azienda Speciale Palaexpo e curatore del premio per il secondo anno, oltre “alla nuova Menzione Accademia, tra i riconoscimenti c’è un Premio Amatori, dedicato a chi non fa il fotografo di professione”. “Sono fiducioso nel premio 2023 – ha aggiunto Delogu – è una scommessa fare un premio di fotografia ma vuol dire rilanciare il sistema fotografia nel sistema culturale italiano”.
Le iscrizioni sono aperte fino al 30 giugno e come per la prima edizione i lavori finalisti e i vincitori saranno in mostra, gratuitamente a Palazzo delle Esposizioni. Saranno inoltre pubblicati nella quarta edizione del volume fotografico Driving Energy, declinato come catalogo ufficiale del premio.
A giudicare le opere, una giuria composta dalla presidente Lorenza Bravetta, consulente nel campo della fotografia, Massimiliano Paolucci, direttore Relazioni Esterne, Affari Istituzionali e Sostenibilità di Terna, Maria Alicata, docente e curatrice, Diane Dufour, editrice e curatrice, Andrea Purgatori, giornalista e autore televisivo, e Francesco Zanot, curatore, saggista e docente. Anche in questa edizione del premio, i giurati sono coadiuvati, oltre che dal curatore, anche dal Comitato di presidenza, composto da Valentina Bosetti e Stefano Donnarumma, rispettivamente presidente e amministratore delegato di Terna.
Infine, tra le novità c’è il Comitato d’onore, che assegnerà uno dei cinque premi ed è composto dai vincitori del Premio Driving Energy 2022: Paolo Ventura (Premio Senior con l’opera dal titolo I Ginestra), Gaia Renis (Premio Giovani con il lavoro fotografico Stereocaulon vesuvianum), Mohamed Keita (Menzione Speciale all’opera ‘Camminare e camminare…’ ispirata al tema Normalità contemporanea), Eva Frapiccini (Menzione Speciale al lavoro fotografico La porta di luce alias hommage to D.M. ispirata al tema Circolarità. Corsi e ricorsi), e Andrea Botto (Menzione Speciale all’opera Onda d’urto’, attribuita dalle persone di Terna).