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Teatro sociale, “Il non-manuale” di Pascal La Delfa al Salone del Libro

Teatro sociale, “Il non-manuale” di Pascal La Delfa al Salone del LibroRoma, 17 apr. (askanews) – “Il non-manuale dell’operatore di Teatro Sociale” approda alla XXXV edizione del Salone internazionale del Libro di Torino, in programma presso il Lingotto fiere dal 18 al 22 maggio prossimi. L’annuncio è stato dato nel corso dell’ultima presentazione del testo di Pascal La Delfa, giunto già alla seconda ristampa, avvenuta il 16 aprile a Roma presso l’Accento teatro, nell’ambito dell’incontro dell’autore con esperti, giovani professionisti e semplici appassionati di questa forma d’arte, moderato dalla giornalista Rai Cecilia Rinaldini.

“Il non-manuale dell’operatore di Teatro Sociale” si sviluppa nel racconto appassionato e appassionante che La Delfa, tra i primissimi in Italia ad occuparsi dei più fragili, presidente dell’associazione “Oltre le Parole” onlus, condensa in un libro diverso dai soliti testi già dal suo titolo (prefazione del prof. Gilberto Scaramuzzo, Università Roma Tre, Seri editore, 222 pagine, 15 €, disponibile nelle librerie e nelle piattaforme web). L’amore per il teatro, quindi. L’esperienza maturata in trent’anni di carriera, a lungo inserita in un percorso di ribalta nazionale, ma che ha sempre avuto come “mission” quella di attivare e sostenere iniziative a favore di gruppi e comunità vulnerabili, in contesti più o meno difficili. “Raccontare trent’anni di lavoro sul campo non è stato facile, soprattutto evitando quanto più possibile di essere autoreferenziali bensì tirando fuori da queste esperienze quanto possa essere utile e interessante per chi si approccia col teatro in situazione di vulnerabilità – ha spiegato La Delfa -. Non solo registi, educatori, insegnanti, ma anche studiosi e studenti, lettori curiosi e timidi esploratori di un mondo infinito e ricco come l’animo e le storie dell’umano”.

Il testo racconta (da pratiche e non solo da teorie) le possibilità che ha l’arte, e il teatro in particolare, di sciogliere nodi, costruire relazioni, cambiare punti di vista, mettersi o rimettersi in gioco. Dopo l’evento pandemico, ad esempio, si sono accentuate le situazioni di vulnerabilità e malessere, e il “non-manuale” raccoglie esperienze e suggerimenti applicabili anche a contesti difficili e sorprendenti, come quelli derivati dalla dissoluzione e difficoltà relazionali in vari contesti sociali. In qualche modo l’opera di La Delfa ha anche la mission di restituire dignità e ricompensare idealmente le migliaia di persone che in Italia si occupano, spesso sottovoce, dei “penultimi” tramite l’arte e il teatro, cercando di raccontare e riscoprire bellezza laddove sembrerebbe la cosa meno importante e utile in situazioni di buio e miseria umana. Operatori e operatrici di Teatro Sociale e di comunità, in quanto operanti nella società, non in quanto addetti a occuparsi “semplicemente” di persone con disagio, penultimi invisibili. Professionisti senza una professione.

Il libro è pensato per essere letto non con un approccio accademico, ma tramite un racconto di trent’anni di sperimentazioni, intuizioni e definizioni nell’ambito di laboratori teatrali realizzati in diverse situazioni: handicap, scuole, centri di igiene mentale, stranieri, comunità di recupero per tossicodipendenti, aziende… Tutti luoghi dove il teatro è sempre stato un mezzo prima che un fine. Una bibliografia vastissima sugli specifici argomenti, probabilmente la più ampia attualmente disponibile tra le pubblicazioni esistenti, completa il testo per chi voglia approfondire determinate tematiche anche con un approccio più formale o per ricerche, articoli e tesi di laurea. “Il non-manuale dell’operatore di Teatro Sociale” è già stato presentato anche presso la Sala stampa della Camera dei deputati, in Trentino-Alto Adige e in Calabria (prossimamente approderà in altre regioni).

L’autore. Regista, formatore e autore, Pascal La Delfa ha studiato teatro seguendo gli insegnamenti del grande maestro e pedagogo Orazio Costa Giovangigli, incontrando artisti come Dario Fo e Marcel Marceau. Ha frequentato gli studi di Scienze Politiche, Scienze dell’educazione e della formazione in una società multiculturale, D.A.M.S., nonché come “art counselor” specializzato in linguaggi artistici e multimediali. È stato autore per la RAI, sceneggiatore di fumetti e cortometraggi. Si occupa di teatro nel sociale dagli anni Novanta. Nel 2007 l’E.t.i. (Ente Teatrale Italiano) gli concede il patrocinio per la prima scuola italiana per Operatori di Teatro nel Sociale. Collabora, come esperto esterno per varie Università italiane e per aziende internazionali come Filmmaster events. Presidente e direttore artistico della onlus “Oltre le Parole” con cui realizza anche progetti in ambito europeo. Nel 2020 ha ricevuto la medaglia del Presidente delle Repubblica Italiana per la manifestazione “Generare Arte Sociale”.

Musei e social, gli Uffizi: indispensabile coinvolgere i giovani

Musei e social, gli Uffizi: indispensabile coinvolgere i giovaniFirenze, 17 apr. (askanews) – Nelle strategie dei grandi musei la comunicazione, e in particolare quella digitale e social, è ormai da tempo un elemento-chiave. Succede all’estero, ma succede anche in Italia e in una delle più importanti collezioni di arte antica, come le Gallerie degli Uffizi dirette da Eike Schmidt. “È importantissimo raggiungere le giovani generazioni, che porteranno avanti i nostri beni culturali – ha detto il direttore ad askanews -. Noi possiamo proteggerli come preferiamo, ma se non ci sono i giovani che si innamorano, che vedono la loro responsabilità, che si identificano con questi beni, allora è inutile, perché significherebbe che dalla prossima generazione nessuno si occuperebbe più dello studio, della conservazione e della protezione di queste opere”.

Botticelli, Michelangelo, Giotto, Piero della Francesca, Leonardo da Vinci, Raffaello… gli Uffizi custodiscono la storia della nostra cultura e anche l’immaginario rinascimentale come pochi altri luoghi al mondo. Ma anche a fronte di certi tesori è necessario continuare a lavorare per allargare il pubblico e trovare nuove forme di comunicazione. “Queste opere hanno anche un grande valore per i giovani – ha aggiunto Schmidt – bisogna impegnarsi per renderle note ai giovani che a loro volta saranno propulsivi per la conoscenza, per lo studio, per la conservazione e protezione di questi beni”. E in quest’ottica gli Uffizi presidiano i social media seguendo una strategia che ci è stata raccontata da Simone Rovida, dell’Area strategie digitali del museo fiorentino. “Tik Tok – ci ha detto – è l’ultimo nato dei nostri canali social e questo risponde a una politica che stiamo portando avanti fin dall’inizio, fin dall’apertura dei nostri canali nel 2016, quando abbiamo scelto di differenziare, attraverso i singoli social, i diversi pubblici ai quali ci volevamo riferire, ci mancava l’ultimo tassello”.

Ultimo tassello che è la generazione Z, quella che conosce solo la vita digitale e che, molto probabilmente, completerà nei prossimi decenni la gigantesca trasformazione sociale innescata dalla tecnologia digitale. Ma per farlo avrà bisogno anche degli strumenti culturali che vengono dal passato, che in Italia sono particolarmente forti e significativi. Per questo abbiamo chiesto a Schmidt se portare avanti questo tipo di comunicazione in un museo del nostro Paese sia stato più difficile. “Le cose che sono troppo banali – ci ha risposto il direttore – non sono vere sfide, quindi le cose interessanti sono proprio le sfide, quelle vinte ovviamente”. A partire da un museo capace di comunicare in molti modi diversi.

(Leonardo Merlini)

Chiude 27esima edizione di miart: vivacità e numeri in crescita

Chiude 27esima edizione di miart: vivacità e numeri in crescitaMilano, 16 apr. (askanews) – Si conclude oggi la ventisettesima edizione di miart la fiera internazionale d’arte moderna e contemporanea di Milano organizzata da Fiera Milano e diretta per il terzo anno da Nicola Ricciardi.

Proseguendo nel solco delle metafore musicali miart 2023 ha costruito il suo immaginario attorno alla parola Crescendo: termine che nel linguaggio musicale indica l’aumento graduale d’intensità del suono, in relazione alla fiera ha saputo sottolineare una progressiva crescita di partecipazione e di pubblico e il desiderio di continuare su questa traiettoria oltre il 2023. La manifestazione ha registrato una grande vivacità riscontrando un incremento di presenze di VIP internazionali tra collezionisti, consulenti d’arte, curatori e direttori di fondazioni private e di musei italiani e stranieri, la crescita di partecipazione della stampa italiana e internazionale e una conseguente copertura mediatica capillare, un aumento considerevole di pubblico e appassionati all’arte. Quella del 2023, sottolineano gli organizzatori, è un’edizione che si è distinta per la qualità delle opere esposte, per la ricerca curatoriale attenta, per i progetti espositivi di livello museale, ma soprattutto per la capacità della fiera di andare oltre i confini tradizionali creando collaborazioni e favorendo il rapporto e lo scambio con la città, le sue istituzioni e i suoi cittadini.

Ispirandosi al concetto di Crescendo, i contenuti della fiera per la prima volta sono fuoriusciti come radici dal proprio vaso per innestarsi in altri luoghi della città. Sabato 15 aprile infatti, Triennale Milano ha accolto miart LIVE at Triennale Milano: una serie di incontri nati dalla collaborazione miart e l’istituzione milanese che ha visto la partecipazione grandi nomi del mondo della cultura come Massimiliano Gioni e Beatrice Trussardi, Jonathan Monk e Angharad Williams, Gianni Pettena e Italo Rota e che si sono sviluppati intorno al tema della capacità dell’arte di far presa su altri luoghi e discipline lontani dai contenitori tradizionali. Collaborazione quella tra le due istituzioni sottolineata anche dalla una nuova edizione di FOG – Triennale Milano Performig Arts, che nei giorni della fiera ha presentato le prime italiane di Jeremy Nedd e Impilo Mapantsula (12-13 aprile) e dei Dewey Dell (15-16 aprile). Per l’edizione 2023 ad aumentare sono stati anche i premi e le commissioni volti a supportare l’impegno e la visione delle gallerie e degli artisti che hanno partecipano alla fiera. Ciascuno di questi riconoscimenti sottolinea quanto ognuno dei Partner sia attivo nel sostegno all’arte e alla cultura. Una prestigiosa lista di rinomati curatori e direttori di museo dai profili internazionali sono andati a comporre le giurie chiamate a decretare i vincitori di premi.

Sono 9 le opere selezionate dal Fondo di Acquisizione di Fondazione Fiera Milano, ad affiancare nella scelta il Presidente di Fondazione Enrico Pazzali, la giuria composta da Diana Bracco (Presidente di giuria, Componente Comitato Esecutivo di Fondazione Fiera Milano, Milano), Ralph Rugoff, (Direttore, Hayward Gallery at Southbank Centre, Londra), Dirk Snauwaert (Direttore, WIELS, Bruxelles) e Bettina Steinbrügge (Direttore Generale, Mudam Luxembour). “Fondazione Fiera Milano, in occasione di un appuntamento imperdibile per appassionati e collezionisti com’è miart, la fiera internazionale d’arte moderna e contemporanea di Milano, è orgogliosa di poter rinnovare il suo sostegno alla cultura e al mercato dell’arte in modo concreto. Le opere acquistate quest’anno attraverso il Fondo di Acquisizione, oltre alle loro qualità estetiche, hanno un grande valore culturale – spiega Diana Bracco, membro del Comitato Esecutivo di Fondazione Fiera Milano e Presidente della giuria internazionale che ha selezionato i lavori che andranno ad arricchire la collezione della Fondazione -. Con un contributo complessivo che ha superato i 100.000 Euro, le opere scelte dalla giura che ho avuto il piacere di presiedere, spaziano dalla pittura alla fotografia e dalla scultura alla stampa e appartengono ad artisti di generazioni diverse rappresentati da gallerie italiane e straniere”. Altri otto sono i premi e le commissioni assegnati per questa ventisettesima edizione di miart: il Premio Herno è andato allo stand condiviso dalle gallerie ERMES ERMES (Roma) e LC Queisser (Tbilisi) nella sezione Established; il Premio LCA per Emergent è stato assegnato a HOA Galeria (São Paulo); il Premio Covivio è stato attribuito all’artista Lorenza Longhi (1991, Lecco, Italia) portata a miart dalla galleria Fanta-MLN (Milano) in sezione Emergent; la prima edizione di Fondazione Henraux Sculpture Commission è stata affidata a Haris Epaminonda (1980, Nicosia, Cipro) nello stand di Galleria Massimo Minini (Brescia) in sezione Established; la prima edizione di Premio Orbital Cultura – Nexi Group seleziona Francesco Jodice (1967, Napoli, Italia) a miart con Galleria Umberto Di Marino (Napoli) in sezione Established; il Premio Matteo Visconti di Modrone è andato a June Crespo (1982, Pamplona, Spagna) a miart con le gallerie P420 (Bologna) e Ehrhardt Flórez (Madrid) in sezione Established; il Premio Rotary Club Milano Brera per l’Arte Contemporanea e Giovani Artisti ha visto l’acquisizione di un’opera di Binta Diaw (1995, Milano, Italia) a miart con la galleria PROMETEO GALLERY Ida Pisani (Milano – Lucca) in sezione Established; il Premio Massimo Giorgetti ha scelto Jenna Bliss (1984, Yonkers, New York) a miart con la galleria FELIX GAUDLITZ (Vienna) in sezione Emergent.

Anche la Milano Art Week sviluppata da miart in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Milano ha avuto un ruolo centrale e ha visto le principali istituzioni pubbliche e le fondazioni private della città inaugurare le mostre principali della stagione proprio nei giorni della fiera. miart tornerà con la ventottesima edizione, ancora diretta da Nicola Ricciardi, dal 12 al 14 aprile 2024, con anteprima riservata giovedì 11 aprile 2024.

Nasce la App “Prendi Nota-Napoli” di Pietà dei Turchini

Nasce la App “Prendi Nota-Napoli” di Pietà dei TurchiniRoma, 15 apr. (askanews) – La prima App gratuita che offre un’audioguida bilingue dedicata a Napoli e ai suoi luoghi da scoprire attraverso la sua storia musicale, dal Rinascimento alla canzone popolare, secondo percorsi tematici narrati e musicati dalla sconfinata library generata in 25 anni di attività dalla Fondazione Pietà dei Turchini, centro di Musica Antica, è disponibile da oggi per Play Store e Apple Store

Prosegue così l’impegno della fondazione per far conoscere la bellezza di Napoli e l’importanza che la musica ha avuto e ha oggi come anima della città e delle sue eccellenze: la nuova app, gratuita e bilingue in italiano e inglese, “Prendi Nota – Napoli”, è una vera e propria audioguida digitale che consentirà di passeggiare per la città seguendo gli infiniti ed inestricabili intrecci di musica, arte, architettura, letteratura – in definitiva pura civiltà europea e partenopea -percorrendo sentieri tematici dalla musica rinascimentale alla canzone popolare. Il tutto con un ampio corredo di foto, video, dettagliate spiegazioni e ovviamente la playlist specifica proveniente dall’infinito archivio musicale generato da Pietà dei Turchini nel suo costante lavoro venticinquennale. L’innovativo progetto è co-finanziato con i fondi Por Campania Fesr 2014-2020 O.S. 3.3 “Consolidamento, modernizzazione e diversificazione dei sistemi produttivi territoriali”, ed è stato curato in ogni dettaglio da Fondazione Pietà de’ Turchini con il supporto tecnico di Pynlab s.r.l.

Massimiliano Gioni: Fondazione Trussardi, 20 anni da festa mobile

Massimiliano Gioni: Fondazione Trussardi, 20 anni da festa mobileMilano, 14 apr. (askanews) – “La torta è in regalo di Maurizio Cattelan che è, un artista molto legato alla Fondazione Trussardi, celebri i suoi bambini impiccati e le sue tattiche, per così dire, mordi e fuggi, hanno molto influenzato una Fondazione che non ha un luogo espositivo fisso, che si immagina come un museo mobile e ci piace anche chiamare una sorta di Festa Mobile che esiste da 20 anni, per cui la torta era la cosa più festiva”. Lo ha detto Massimiliano Gioni, direttore artistico di Fondazione Trussardi, presentando la grande torta celebrativa portata a miart.

“La torta – ha aggiunto Gioni – è una sorta di catalogo dei progetti realizzati, faremo un libro entro la fine dell’anno, ma questo è un catalogo di sculture di zucchero che raccontano 20 anni di progetti. È un’avventura che continua e che verrà celebrata anche con una mostra di Diego Marcon a giugno, ed è anche un’esplorazione della città di Milano reinventata dallo sguardo degli artisti e dall’energia della Fondazione, che ha aperto moltissimi spazi con 40 progetti in 20 anni, tuti gratuiti e ha portato l’arte nelle strade e nella vita quotidiana dei cittadini e dei turisti”.

Libri, esce “Passo falso” di Marco Varvello

Libri, esce “Passo falso” di Marco VarvelloRoma, 13 apr. (askanews) – Il Regno Unito conta i danni da Brexit e, dopo il passo falso, ripensa il proprio futuro anche senza mettere apertamente in discussione l’uscita dalla Ue. Il corrispondente della Rai da Londra racconta un Paese che il referendum del 2016 sembra aver reso più solo e più fragile, che vede riaffacciarsi i fantasmi dell’indipendentismo scozzese e irlandese, che deve fare i conti con un’economia in difficoltà. Marco Varvello scatta fotografie della vita pubblica britannica, analizzando il travaglio della politica d’oltre Manica, con un occhio sempre attento a una monarchia che, dopo la scomparsa della Regina Elisabetta II, è obbligata a mettersi in discussione.

“Passo Falso” di Marco Varvello, edito da Rai Libri, è in vendita nelle librerie e negli store digitali dal 14 aprile 2023. Marco Varvello è responsabile dell’ufficio di corrispondenza Rai per il Regno Unito. Ha cominciato l’attività giornalistica a Milano nei quotidiani “La Notte” e “Il Giornale”, all’epoca diretto da Indro Montanelli. In Rai è stato curatore del programma di Enzo Biagi, “Il Fatto”. Al TG1 ha lavorato alla redazione economica, poi agli esteri. Inviato negli Stati Uniti, e’ stato a lungo corrispondente a Londra e a Berlino. Ha pubblicato quattro libri e vinto il premio “Foreign Press Awards” della stampa estera di Londra.

Libri, esce “Passo falso” di Marco Vervello

Libri, esce “Passo falso” di Marco VervelloRoma, 13 apr. (askanews) – Il Regno Unito conta i danni da Brexit e, dopo il passo falso, ripensa il proprio futuro anche senza mettere apertamente in discussione l’uscita dalla Ue. Il corrispondente della Rai da Londra racconta un Paese che il referendum del 2016 sembra aver reso più solo e più fragile, che vede riaffacciarsi i fantasmi dell’indipendentismo scozzese e irlandese, che deve fare i conti con un’economia in difficoltà. Marco Varvello scatta fotografie della vita pubblica britannica, analizzando il travaglio della politica d’oltre Manica, con un occhio sempre attento a una monarchia che, dopo la scomparsa della Regina Elisabetta II, è obbligata a mettersi in discussione.

“Passo Falso” di Marco Varvello, edito da Rai Libri, è in vendita nelle librerie e negli store digitali dal 14 aprile 2023. Marco Varvello è responsabile dell’ufficio di corrispondenza Rai per il Regno Unito. Ha cominciato l’attività giornalistica a Milano nei quotidiani “La Notte” e “Il Giornale”, all’epoca diretto da Indro Montanelli. In Rai è stato curatore del programma di Enzo Biagi, “Il Fatto”. Al TG1 ha lavorato alla redazione economica, poi agli esteri. Inviato negli Stati Uniti, e’ stato a lungo corrispondente a Londra e a Berlino. Ha pubblicato quattro libri e vinto il premio “Foreign Press Awards” della stampa estera di Londra.

Miart, l’arte come energia da restituire a Milano e al pubblico

Miart, l’arte come energia da restituire a Milano e al pubblicoMilano, 13 apr. (askanews) – La prima cosa che si nota è un cambiamento nell’atteggiamento complessivo: dopo un periodo difficile, nel quale ci si era aggrappati alla cultura per andare oltre la crisi pandemica, oggi miart torna a essere una fiera completa, un luogo di confronto, di proposta e di commercio di arte moderna e contemporanea a tutto tondo. Come ci ha confermato anche il direttore artistico, Nicola Ricciardi. “Per la prima volta nei tre anni di direzione di miart – ha detto ad askanews – sento un’energia e una positività diffusa dentro e fuori dalla fiera. È molto bello partecipare agli opening o alle cene dove si incontrano persone elettrizzate. Quindi grandi aspettative, anche se i conti si fanno alla fine, la sensazione però è quella che partiamo con il piede giusto”.

I numeri, per l’edizione numero 27 dell’evento di Fiera Milano, parlano di numeri in crescita per le partecipazioni delle gallerie – 169, da 27 Paesi, + 40% quelle internazionali – ma anche del raddoppio di premi e acquisizioni. Ma a essere poi nei fatti rilevante è l’intensità che si percepisce, sia nelle opere sia tra gli operatori, quando si gira tra i padiglioni. Dove ovviamente incontriamo galleristi, come Annamaria Maggi, che dirige la Galleria Fumagalli di Milano. “In generale – ci ha detto – la fiera mi piace molto, decisamente migliorata la qualità, la presenza di gallerie internazionali: stanno facendo un buon lavoro. Adesso ovviamente ci auguriamo un pubblico importante e che abbiamo voglia di regalarsi delle opere d’arte”. Tra gli elementi di normalità c’è quello del volume di affari, del ritorno forte del mercato, sul quale tutto il sistema punta. Ma ci sono anche relazioni più sottili e non meno preziose, come quella dell’incontro tra gli artisti, per esempio Marinella Senatore, in fiera con una nuova opera luminosa da Mazzoleni, e il suo pubblico. “Miart – ci ha spiegato l’artista – è perfetta per me per cominciare a dialogare con il pubblico, che per me non è mai solo quello degli addetti ai lavori, ma comprende tutte le persone che vogliono condividere”.

Non ultimo, poi, il tema della relazione tra la fiera e la città che la ospita, che Nicola Ricciardi sintetizza in una parola chiave: restituzione. “Restituzione – ha concluso il direttore artistico – vuol dire ripagare Milano dell’attenzione e della forza che Milano ci ha dato in questi due anni difficili e non saremmo qui oggi se Milano non fosse rimasta quella grande capitale con forza di attrazione che è riuscita a convogliare musei, curatori, collezionisti e gallerie in questa città”. Forse mai come quest’anno miart appare rinnovata anche dal punto di vista dell’allestimento, oltre che della qualità di molte opere esposte, siamo esse una grande scritta di Marcello Maloberti o un’immagine del padiglione Italia in Biennale di Gian Maria Tosatti o ancora una superficie riflettente di Ann Veronica Janssens. Fino ad arrivare alla pittura emergente scelta dalle Gallerie d’Italia di Intesa Sanpaolo, ancora main partner della fiera.

Atti vandalici, Schmidt: giustissimo alzare sanzioni, è violenza

Atti vandalici, Schmidt: giustissimo alzare sanzioni, è violenzaFirenze, 12 apr. (askanews) – “È giustissimo e in tutto il mondo è così: chi imbratta un monumento o un bene pubblico deve pagare per la pulizia. In Italia le sanzioni erano troppo basse. L’eventuale obbiettivo virtuoso non scagiona chi danneggia qualcosa che appartiene a tutti”. Lo ha detto ad askanews il direttore delle Gallerie degli Uffizi di Firenze, Eike Schmidt, parlando a pochi passi dal museo, ma anche da Palazzo Vecchio che era stato oggetto nelle settimane scorse di una protesta ambientalista con imbrattamento, a proposito delle nuove sanzioni introdotte dal governo in tema di atti vandalici verso le opere d’arte.

“I grandi temi culturali, architettonici, paesaggistici, ma anche quelli bibliografici e archivistici vanno protetti a prescindere – ha proseguito Schmidt -. In democrazia i grandi problemi della nostra età possono essere discussi, anche con posizioni controverse, ma non è ammissibile la violenza, contro le persone, contro gli oggetti, contro i beni identitari di una città, di una nazione e dell’umanità stessa. Queste sono forme di violenza quasi paragonabili a quella contro le persone”.

Fratelli scultori, ecco Diego: l’altro Giacometti

Fratelli scultori, ecco Diego: l’altro Giacometti


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Milano, 11 apr. (askanews) – Una storia di fratelli, di collaborazione e di scultura. Se intorno ad Alberto Giacometti si è costruita una delle leggende artistiche del Novecento, la figura del fratello Diego è molto meno nota, ma oggi viene riportata sotto i riflettori da una mostra, non a caso intitolata “L’altro Giacometti”, ospitata alla Fondazione Luigi Rovati di Milano. Nato a 13 mesi di distanza da Alberto, Diego vive un rapporto di grande vicinanza con il fratello, per cui si occupa della realizzazione delle sculture, e lo affiancherà per tutta la vita.

“Arriverà a Parigi solo nel 1925 – ha spiegato ad Askanews il curatore della mostra Casimiro Di Crescenzo – ma dal 1930 comincia ad aiutare il fratello nel suo lavoro di scultore e in poco tempo si dimostra un abilissimo lavoratore e permette ad Alberto di concentrarsi sulla sua ricerca, perché si occupava di tutti i lavori quotidiani, come i contatti con le fonderie, Per esempio nel periodo surrealista tutte le sculture in marmo è Diego che le realizza”. Accanto a questo però Diego Giacometti sviluppa anche una sua personale poetica scultorea, che parte dall’amore per gli animali e la natura, per poi prendere anche la strada del design e arrivare alla realizzazione di mobili e oggetti di grande successo, che fanno in qualche modo da contraltare ai suoi bestiari immaginifici.

“Alberto è concentrato in questa ricerca sulla rappresentazione dell’uomo – ha aggiunto Di Crescenzo – Diego invece crea un proprio mondo molto fiabesco, fatto di animali che si incontrano e che non hanno solo una funzione decorativa, a trasformano una consolle in una specie di paesaggio”. Paesaggi e forme che si integrano bene con lo spazio della Fondazione Rovati, la sua vocazione eclettica, ma ancorata all’idea di oggetto e di reperto culturale, come se ogni indagine in fondo fosse una sorta di archeologia di noi stessi. L’ultima sezione della mostra, che è aperta al pubblico fino al 18 giugno, è poi dedicata a Diego usato come modello, sia per i dipinti del padre Giovanni, sia per opere del fratello.