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Dazi, pronta la lista delle prime contromisre Ue

Dazi, pronta la lista delle prime contromisre UeLussemburgo, 7 apr. (askanews) – L’Ue darà mercoledì 9 aprile la sua risposta alla prima decisione dell’Amministrazione Usa, del 12 marzo scorso, di imporre nuovi dazi alle importazioni dall’Europa, in questo caso riguardo ad acciaio, alluminio e prodotti derivati. Entro stasera, la Commissione europea completerà una lista di prodotti americani che verranno colpiti da misure di ritorsione commerciale all’importazione nell’Ue. La lista verrà presentata mercoledì 9 aprile, e votata dai rappresentanti degli Stati membri secondo la procedura di ‘comitologia’, in cui le proposte della Commissione possono essere respinte solo a maggioranza assoluta.


Queste prime contromisure europee (che avranno impatto sulle importazioni dagli Usa per un valore inferiore a 26 miliardi di euro) un valore di entreranno in vigore il 15 aprile, ma verranno applicate alle dogane in due tempi: la prima parte (fino a 8 miliardi di euro) dallo stesso 15 aprile e la seconda parte (fino a 18 miliardi) un mese dopo, il 15 maggio. Intanto, continuerà lo sforzo negoziale per trovare un accordo che riduca o azzeri i dazi tra Ue e Stati Uniti, invece di aumentarli, in diversi settori industriali chiave, con la speranza (almeno da parte europea) di evitare di dover rispondere con nuove misure di ritorsione dell’Ue alle altre decisioni prese dall’Amministrazione Trump sui dazi sulle auto (il 26 marzo) e sui cosiddetti ‘dazi reciproci’ (il 2 aprile), che verrebbero scongiurate. Tutto questo è stato confermato e precisato dal commissario Ue al Commercio internazionale, Maros Sefcovic, durante la conferenza stampa al termine del Consiglio Esteri dell’Ue, nel formato dei ministri del Commercio, oggi a Lussemburgo.


La riunione del Consiglio, ha detto Sefcovic, ‘penso che sia stato chiaramente tempo ben speso, soprattutto in un momento che richiede un coordinamento costante e strategico. Sono molto grato per l’opportunità che ho avuto di aggiornare i ministri sul mio recente impegno con le mie controparti statunitensi e, naturalmente, di discutere la strada da seguire’. ‘L’attuale situazione commerciale con gli Stati Uniti, il nostro partner più importante – ha ricordato il commissario -, è in una situazione difficile. Una serie di dazi sta colpendo una parte significativa delle esportazioni dell’Ue. Stiamo parlando di 380 miliardi di euro di esportazioni dell’Ue verso gli Stati Uniti. Circa il 70% delle nostre esportazioni totali sta affrontando tariffe del 20%, o del 25% o anche superiori, se combinate i dazi già esistenti. In totale, per mettere le cose in prospettiva, oltre 80 miliardi di euro di dazi, un aumento di 11 volte rispetto ai 7 miliardi di euro che gli Stati Uniti raccolgono attualmente’.


‘Fin dal primo giorno – ha ricordato Sefcovic -, il mio obiettivo è stato quello di avviare negoziati significativi con l’amministrazione statunitense, cercando di spingerli avanti a ogni passo. E apprezzo gli sforzi dei miei omologhi, il segretario al Commercio dell’Amministrazione Usa Howard Lutnick e il rappresentante per il Commercio Jamieson Greer, per aver mantenuto una linea di comunicazione aperta e sincera con noi’. Allo stato attuale, ha continuato il commissario, ‘ci sono tre punti chiave. Innanzitutto, entrambe le parti riconoscono che le relazioni commerciali Ue-Usa potrebbero trarre vantaggio da una nuova prospettiva e da una spinta in aree strategiche. Ci troviamo di fronte a sfide simili. Ad esempio: la sovraccapacità globale guidata da pratiche non di mercato; la corsa alla leadership sui semiconduttori o sulla messa in sicurezza dei minerali critici. Se ci uniamo, potremo costruire un mercato veramente transatlantico a vantaggio di entrambe le parti’.


Come ha detto nel pomeriggio la presidente della Commissione Ursula von der Leyen, ha riferito Sefcovic, ‘abbiamo offerto dazi zero per zero per le auto e per tutti i beni industriali’ nello scambio tra Usa e Ue. ‘In secondo luogo, dobbiamo essere chiari: coinvolgere gli Stati Uniti richiederà tempo e impegno. In questo momento siamo nelle prime fasi delle discussioni perché gli Stati Uniti considerano i dazi non come un passo tattico, ma come una misura correttiva. Siamo pienamente preparati a sederci al tavolo delle trattative non appena i nostri partner americani saranno pronti’. ‘In terzo luogo – ha avvertito il commissario, ‘mentre l’Ue rimane aperta e preferisce fortemente i negoziati, non resteremo fermi all’infinito, aspettando di vedere progressi tangibili. Lavoreremo lungo tre binari: difendere i nostri interessi tramite contromisure, diversificare il nostro commercio tramite nuovi accordi e scoraggiare le diversioni commerciali dannose’, ovvero il dirottamento verso l’Europa dei flussi di merci originariamente destinati agli Usa. ‘Per quanto riguarda la nostra difesa commerciale tramite contromisure in risposta ai dazi su acciaio e alluminio – ha spiegato Sefcovic -, abbiamo ricevuto dei commenti preziosi dai nostri Stati membri e da 660 parti interessate. Dopo averli esaminati attentamente, abbiamo lavorato per presentare un elenco solido di contromisure (ovvero di prodotti americani presi di mira dai contro-dazi, ndr), distribuendone in modo bilanciato l’impatto tra tutti gli Stati membri. Più tardi, oggi stesso, invieremo loro – ha annunciato – l’elenco finale’ dei prodotti americani colpiti ‘e i livelli dei dazi’ che saranno loro applicati. Riguardo a questo elenco finale, ‘il voto è fissato per il 9 aprile, poi i contro-dazi entreranno in vigore il 15 aprile per la prima serie di misure e il 15 maggio per le misure restanti’. Quanto alla ‘diversificazione’, il commissario ha rilevato che ‘è nel nostro interesse rafforzare i nostri legami commerciali e di investimento con partner in tutto il mondo come India, Indonesia, Thailandia, Filippine o nella regione del Golfo’. ‘Siamo pronti – ha assicurato Sefcovic – a usare ogni strumento nel nostro arsenale di difesa commerciale per proteggere il mercato unico dell’Ue, i produttori e i consumatori dell’Ue. Inizieremo potenziando il nostro sistema di sorveglianza delle importazioni per tracciare i flussi dei prodotti importati in tempo reale, alimentando la nostra azione con informazioni tempestive’. E come ha annunciato anche qui von der Leyen ‘a tal fine istituiremo una task force specifica’. ‘Non dimentichiamo – ha osservato ancora il commissario – che, mentre gli Stati Uniti hanno deciso di fare marcia indietro rispetto ad alcune parti del sistema commerciale globale, questo sistema è ancora cruciale per l’Ue e per il resto del mondo. L’Ue rappresenta il 13% del commercio mondiale di beni. La nostra priorità, insieme al resto della Wto, è proteggere il restante 87% e assicurarci che il sistema commerciale globale prevalga per il resto di noi’. Quello tra i ministri dei Ventisette oggi a Lussemburgo ‘è stato un dibattito molto politico e molto strategico, in cui ho dato il mio pieno sostegno a tutti i messaggi chiari provenienti da tutti gli Stati membri per l’unità dell’Unione europea’. ‘Oggi – ha proseguito Sefcovic – abbiamo avuto quest’ultima discussione politica ad alto livello, e penso che ciò sia stato molto importante. Intendo dire che c’era una forte percezione di unità, anche sulla necessità di rispondere’ ai dazi Usa. Inoltre, ‘abbiamo chiaramente dimostrato che siamo pronti a sederci con i nostri partner americani in qualsiasi momento ai tavoli delle trattative. Siamo pronti a impegnarci con loro’. Con il segretario Usa Lutnick ‘ci siamo incontrati personalmente per molte ore, abbiamo parlato al telefono o in videoconferenza, e penso che i nostri partner americani sappiano che siamo disposti a impegnarci in un dato momento. Capisco che stanno riflettendo su molte questioni, ma nonostante tutte le discussioni che abbiamo avuto, abbiamo visto i dazi imposti all’Ue il 2 aprile, e quindi penso che dobbiamo procedere con l’adozione delle nostre contromisure’, ha spiegato ancora il commissario. ‘Abbiamo visto – ha ricordato – i nuovi dazi imposti all’Ue sulle auto, i cosiddetti, e sottolineerei la parola cosiddetti, ‘dazi reciproci’ dagli Stati Uniti. Ovviamente, questo ci obbliga a considerare ulteriori misure, su cui dobbiamo ancora riflettere. Abbiamo ricevuto un prezioso contributo dagli Stati membri, dai ministri, che stiamo valutiando. E procederemo come sempre nelle strette consultazioni con i nostri Stati membri e con le principali parti interessate’, prima di prendere le successive decisioni sulle misure di ritorsione. ‘Bisogna essere in due per ballare il tango. Il mercato ha perso 5 mila miliardi di dollari in soli due giorni e la settimana è appena iniziata. Quindi, sembra che queste soluzioni non siano buone nemmeno per l’economia americana’. Negli scambi con Lutnik ‘volevamo capire qual è l’approccio degli Stati Uniti, quali sono le sfide che dobbiamo affrontare insieme’. Gli Stati Uniti, ha riferito ancora Sefcovic – si stanno concentrando sui cosiddetti ‘big five’ come li chiamano loro, ovvero sui settori automotive, industria farmaceutica, acciaio, metalli, legname e semiconduttori. Era abbastanza chiaro che avrebbero prestato particolare attenzione a queste cinque categorie e in particolare capisco che le automobili hanno un grande significato simbolico per i nostri partner americani. Quindi abbiamo confrontato le cifre sulle importazioni, le esportazioni e sull’intero segmento dell’industria automobilistica. E ho detto se questo è il problema, diamo un’occhiata ai nostri livelli do dazi, perché è vero per i veicoli personali, i dazi sul lato degli Stati Uniti sono più bassi, ma se si guarda al ritiro o agli eventi, allora, allora i dazi dagli Stati Uniti sono stati molto, molto più alti, se ricordo bene, fino al 25%’. ‘Quindi in passato – ha puntualizzato il commissario – c’era un equilibrio in questo tra le diverse categorie di auto. Ma ho detto se questo è il problema, allora parliamo, esploriamo la possibilità di come possiamo spingere questo, questi dazi fino a zero, come abbiamo fatto per diversi beni fino al 2 aprile. E questo sarebbe chiaramente la spinta per l’industria automobilistica da entrambe le parti. E naturalmente da allora abbiamo avuto parecchie discussioni, abbiamo trascorso parecchio, parecchio tempo, molte, molte ore insieme. E posso dire che siamo pronti a discutere di zero per le auto, ma siamo anche pronti a discutere di zero per tutti i beni industriali’. ‘Ciò che significa oltre all’automotive, stiamo parlando di prodotti chimici, farmaceutici, macchinari per gomma e plastica e direi anche del resto dei prodotti industriali. Quindi è qualcosa su cui penso saremo molto disposti a impegnarci e credo che ciò avverrebbe prima di tutto attraverso l’espressione del fatto che siamo alleati e che stiamo effettivamente creando questo mercato transatlantico per tecnologie molto importanti del futuro. Quindi spero che in futuro saremo pronti a tornare su questa discussione. Non ora. Credo che in futuro questa sarà ancora una possibilità’, ha concluso Sefcovic.

Borsa, ancora una ondata di crolli in Europa, Milano -5,18%

Borsa, ancora una ondata di crolli in Europa, Milano -5,18%Roma, 7 apr. (askanews) – Ancora una seduta di tracolli a Piazza Affari e sulle Borse europee, così come per le piazze asiatiche mentre nonostante alcuni tentativi di risalita la dinamica negativa prosegue anche a Wall Street. Il tutto sempre sulla scia dell’allarmismo innescato dai dazi commerciali decisi dall’amministrazione Trump. Londra ha chiuso con un crollo del 4,67%, Francoforte al meno 4,19%, Parigi meno 4,82%. Milano ha siglato la seduta con un capitombolo del 5,18%, quasi il ribasso peggiore assoluto in Europa se non fosse stato per il meno -5,51% di Lisbona.


In un quadro di altissima volatilità, oltre Atlantico dopo una partenza ancora in forte calo (oltre -3%) si sono verificati due tentativi, in entrambi i casi sfumati rapidamente, di leggero rimbalzo a Wall Street. Nel pomeriggio gli indici proseguono in calo ma riducendo le perdite, con un meno 1,44% del Dow Jones, meno 0,82% dell’S&P 500 e meno 0,52% del Nasdaq. A peggiorare la volatilità degli indici, alcune speculazioni di stampa, categoricamente smentite dalla Casa Bianca, secondo cui Donald Trump avrebbe valutato una ipotesi di sospensione di 90 giorni sui dazi. Per parte sua il presidente Usa ha invece minacciato di alzare al 50% i dazi sulla Cina se Pechino attuerà le rappresaglie annunciate, ha fermato che le trattative con i cinesi mentre ha puntualizzato che i negoziati con gli altri Paesi inizieranno “immediatamente”.


Vendite anche sui titoli di Stato europei. A fine contrattazioni rendimenti dei Btp decennali risultano aumentati di 11 punti base rispetto a venerdì scorso, al 3,85%, secondo Mts. Il differenziale rispetto ai tassi dei Bund tedeschi equivalenti (saliti di 5 punti base al 2,60%) si allarga 126 punti base.

Dazi, Von der Leyen: creeremo task force per vigitale su import

Dazi, Von der Leyen: creeremo task force per vigitale su importRoma, 7 apr. (askanews) – La Commissione europea intende procedere alla creazione di una “task force” con il compito di vigilare sulle importazioni, allo scopo di evitare che l’Unione europea venga investita da merci dirottate da paesi terzi a seguito dei dazi commerciali imposti dall’amministrazione Trump. Lo ha annunciato la presidente della commissione Ue, Ursula von der Leyen nel corso di una conferenza stampa assieme al premier della Norvegia, Gahr Stoere.


Nel frattempo le trattative con Washington proseguono e Von der Leyen ha riferito che in questo ambito la Commissione ha proposto agli Usa di passare a un meccanismo di dazi a zero sugli scambi di beni industriali, un accordo di libero scambio in pratica, “come abbiamo già fatto con molti altri partner commerciale”. “Quindi restiamo al tavolo – ha detto – ma siamo anche preparati a rispondere tramite contromisure e a difendere i nostri interessi”.

Metalmeccanici, i sindacati proclamano altre 8 ore di sciopero nazionale

Metalmeccanici, i sindacati proclamano altre 8 ore di sciopero nazionaleRoma, 7 apr. (askanews) – I sindacati dei metameccanici annunciano altre 8 ore sciopero nazionale dopo quello del 28 marzo a sostegno del rinnovo del Contratto di lavoro.


“Nonostante la buona riuscita dello sciopero nazionale unitario dei metalmeccanici del 28 marzo scorso – spiegano Fim, Fiom e Uilm -, la posizione di Federmeccanica e Assistal è rimasta ferma nella assoluta indisponibilità a riprendere il confronto, superati ormai gli otto mesi dalla scadenza del contratto”. “La decisione di Federmeccanica e Assistal di impedire la ripartenza della trattativa attraverso la conferma della loro ‘contropiattaforma’ – proseguono i segretari generali di Fim, Fiom e Uilm, Ferdinando Uiliano, Michele De Palma e Rocco Palombella – è una scelta inaccettabile, perché di fatto azzera le richieste salariali e normative, non rispettando le regole condivise nell’ultimo rinnovo del Ccnl. E’ necessario negoziare a partire dalla piattaforma sindacale presentata e questo risulta ancora più urgente alla luce della situazione delle lavoratrici e dei lavoratori e dell’industria. Il comportamento di Federmeccanica e Assistal mina le relazioni industriali e sindacali, e questo avrà dirette conseguenze a tutti i livelli”. “I recenti dazi Usa e il complesso contesto economico e industriale del Paese – proseguono – rendono sempre più urgente l’assunzione di responsabilità da parte di Federmeccanica e Assistal per riprendere il negoziato e rimettere al centro il ruolo della contrattazione. La piattaforma sindacale è in continuità con il rinnovo di febbraio 2021, che prevedeva a fronte delle trasformazioni in atto gli strumenti contrattuali innovativi a garanzia dell’industria, dell’occupazione, degli aumenti salariali. Il comportamento di Federmeccanica e Assistal sembra invece orientato al ridimensionamento salariale e delle norme contrattuali, con un atteggiamento di delegittimazione del sindacato”.


“Per tali ragioni – concludono -, dichiariamo almeno 8 ore di sciopero nazionale da organizzare in tutti i territori con la massima estensione, articolazione ed efficacia nei confronti delle aziende e rafforzando il blocco degli straordinari e delle flessibilità, nonchè quegli aspetti normativi che necessitano di un parere positivo delle RSU o delle organizzazioni sindacali, fatta eccezione per gli ammortizzatori sociali”.

Dazi, crollano le borse asiatiche: Hong Kong chiude -13,22. Borse europee in profondo rosso, Milano giù

Dazi, crollano le borse asiatiche: Hong Kong chiude -13,22. Borse europee in profondo rosso, Milano giùRoma, 7 apr. (askanews) – Crollano le borse asiatiche per effetto dei dazi imposti dagli Usa, in particolare quelle cinesi alla ripresa degli scambi dopo la chiusura per festività. L’Hang Seng di Hong Kong che in chiusura segna il minimo mai registrato dalla crisi finanziaria del 1997 con -13,22%. Male anche Shanghai in ribasso del 6,84% e Tokyo che lascia sul terreno il 6,46%. Non si salva neanche Seoul, con il Kospi che perde il 5,06%. E con il tonfo delle piazze asiatiche – e dopo il crollo di Wall Street venerdì – per i mercati europei si è aperta un’altra giornata di passione. La guerra commerciale innescata dai dazi dell’amministrazione americana – Donald Trump ha detto che sono “una cura” per i mali dell’economia Usa – e il timore di una recessione globale soffiano venti di panico sui mercati finanziari. Nel Vecchio Continente a metà mattina il Dax di Francoforte cede il 6,41%, complice anche la produzione industriale tedesca che a febbraio è scesa dell’1,3% rispetto al mese precedente, oltre le attese. Il Ftse100 a Londra perde il 5,09% e il Cac40 il 5,74%. Le vendite colpiscono anche Amsterdam (-5,95%) e Madrid (-6%). A Milano il Ftse Mib cede il 5,96% a 32.585,66 mentre l’All Share il 5,84%.


A Piazza Affari le vendite non risparmiano nessuno dei titoli del listino principale. Tonfo degli industriali con Leonardo (-9,41% a 36,58 euro) che scivola in fondo al Ftse Mib tallonato da Iveco (-7,8%) e Interpump (-7,53%). I timori di una recessione zavorrano anche le banche con Mps che arretra del 7,33%, seguita da Popolare di Sondrio (-7,24%), Intesa Sanpaolo (-7,12%), Bpm (-6,99%) e Unicredit (-6,44%). Male anche il lusso con Brunello Cucinelli (-7,07%) e Moncler (-7,03%). Questa mattina anche lo spread tra i Btp italiani e i Bund tedeschi è balzato a 129 punti base, con un rendimento per i primi che si attesta al 3,74%.

Borse europee in profondo rosso: Milano -6% con Leonardo e le banche

Borse europee in profondo rosso: Milano -6% con Leonardo e le bancheMilano, 7 apr. (askanews) – Si è aperta un’altra giornata di passione sui mercati europei, dopo il crollo di Wall Street venerdì e il tonfo delle piazze asiatiche con l’Hang Seng di Hong Kong che in chiusura ha lasciato sul terreno il 13,22%. La guerra commerciale innescata dai dazi dell’amministrazione americana – Donald Trump ha detto che sono “una cura” per i mali dell’economia Usa – e il timore di una recessione globale soffiano venti di panico sui mercati finanziari. Nel Vecchio Continente a metà mattina il Dax di Francoforte cede il 6,41%, complice anche la produzione industriale tedesca che a febbraio è scesa dell’1,3% rispetto al mese precedente, oltre le attese. Il Ftse100 a Londra perde il 5,09% e il Cac40 il 5,74%. Le vendite colpiscono anche Amsterdam (-5,95%) e Madrid (-6%). A Milano il Ftse Mib cede il 5,96% a 32.585,66 mentre l’All Share il 5,84%.


A Piazza Affari le vendite non risparmiano nessuno dei titoli del listino principale. Tonfo degli industriali con Leonardo (-9,41% a 36,58 euro) che scivola in fondo al Ftse Mib tallonato da Iveco (-7,8%) e Interpump (-7,53%). I timori di una recessione zavorrano anche le banche con Mps che arretra del 7,33%, seguita da Popolare di Sondrio (-7,24%), Intesa Sanpaolo (-7,12%), Bpm (-6,99%) e Unicredit (-6,44%). Male anche il lusso con Brunello Cucinelli (-7,07%) e Moncler (-7,03%). Questa mattina anche lo spread tra i Btp italiani e i Bund tedeschi è balzato a 129 punti base, con un rendimento per i primi che si attesta al 3,74%.

Dazi, Giorgetti: sangue freddo e no panico, serve approccio pragmatico

Dazi, Giorgetti: sangue freddo e no panico, serve approccio pragmaticoCernobbio (Co), 5 apr. (askanews) – “Noi siamo impegnati a quella che potremmo definire una de-escalation con l’amministrazione Usa: il messaggio a mio giudizio è che non bisogna pigiare il pulsante, il bottone del panico”. Lo ha detto il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, nel corso del suo intervento al forum Ambrosetti, parlando della guerra dei dazi innescata dal presidente Trump.


“Chiaramente le Borse agiscono in modo razionale e talvolta irrazionale, seguendo altri tipi di istinti – ha proseguito -. Quello che noi come governo dobbiamo fare è mantenere il sangue freddo, valutare esattamente gli impatti ed evitare di partire con una politica dei contro-dazi che sarebbe dannosa per tutti e soprattuto per noi. Questo approccio pragmatico e razionale lo porteremo a livello europeo”.

Fed, ecco perché Powell indossa sempre una cravatta viola

Fed, ecco perché Powell indossa sempre una cravatta violaRoma, 4 apr. (askanews) – I banchieri centrali degli Stati Uniti sono rigorosamente apolitici. Lo sono anche e soprattutto perché questo serve a garantire la loro indipendenza decisionale, l’autonomia delle scelte monetarie dalla politica. Lo ha ribadito il presidente della Federal Reserve, la banca centrale Usa, Jerome Powell, predendo spunto da una peculiarità del suo stile nel vestire: la cravatta viola.


La indossa sempre, quasi fosse una divisa. Il dettaglio non è sfuggito ad una delle intervistatrici della Advancing Business Editing and Writing Annual Conference, evento organizzato da alcuni dei maggiori quotidiani e media Usa ad Arlington, in Virginia. Così ha chiesto a Powell perché la indossasse sempre. “All’inizio l’unico significato è che mi piacciono le cravatte viola – ha replicato -. Però dirò che poi, ad una successiva conferenza stampa, stavo per prendere una cravatta blu (il colore utilizzato dai democratici-ndr) o una cravatta rossa (il colore dei repubblicani-ndr) e mi sono detto, ‘mmm, forse meglio di no’. E così ho iniziato a mettere sempre cravatte viola. Ora direi che le metto sempre e basta”.


“Semplicemente mi sembrava un po’ problematico (awkward, in inglese) indossare un colore identificato” con una parte politica. “Noi siamo strettamente apolitici. Non è che siamo bipartisan: siamo non politici – ha proseguito Powell – e il viola è un buon colore per questo”. Ed un esempio concreto di questo è nella linea che Powell ha mantenuto quanto interpellato su alcune delle scelte chiave dell’amministrazione Trump, come sui dazi commerciali, o sulla messa al bando delle politiche “Dei”, acronimco inglese di diversità, equità e inclusione, fortemente spinte dai dem ma che secondo i repubblicani hanno finito per degenerare in pratiche apertamente discriminatorie contro intere fasce di popolazione, sotto l’amministrazioni Obama prima e Biden poi, a beneficio di qualunque categoria venisse indicata, dalla politica, come “minoranza”.


E con effetti ritenuti molto negativi, secondo i repubblicani, sulla meritocrazia, sia nelle assunzioni che nelle promozioni. Di recente sono stati citati come casi emblematici quello della direttrice dei vigili del fuoco in California, e quelli di alcuni controllori di volo, tutti apparentemete selezionati in base a questi criteri. Stessa cosa per la tabula rasa fatta da Trump sulle politiche “Esg”, anche qui acronimo inglese di ambiente, sociale e governance, in cui sono state fatte ricadere tutta una serie di politiche sulla tutela ambientale e anche sul più controverso aspetto alla lotta ai cambiamenti climatici, attribuiti – elemento che molti repubblicani e soprattutto molti “maga” contestano – alle emissioni di Co2 di derivazione antropica. Il presidente Usa ha emanato fin dai primi giorni di insediamento ordini esecutivi che vietano alle agenzie federali, inclusa la banca centrale, di continuare ad applicare questi criteri.


Powell è stato nuovamente interpellato su questi aspetti. E ha replicato che la Fed applica gli ordini della Casa Bianca, evitando rigorosamente, per quanto sollecitato, di commentarli. “Il nostro lavoro è, qualunque cosa accada, di riportare l’economia alla stabilità. E questo che facciamo. Ci vogliamo attenere ai nostri compiti, abbiamo questa grande cosa che è l’indipendenza e questo però ci impone di non lasciarci andare alla tentazione di andare fuori dal nostro ambito. Le politiche sul commercio, sul clima, sull’immigrazione: tutte queste cose spettano al governo – ha spiegato Powell -. Se le trattassimo come un nostro compito, la motivazione per la nostra indipendenza sparirebbe. Quindi, onestamente, non posso commentare. E se i policy maker responsabili agiscono in un determinato mod – ha aggiunto – è probabilmente perché pensano che sia la cosa migliore da fare”. Powell è stato anche interpellato su come consideri la sua posizione personale alla Fed. Prima dell’insediamento alla Casa Bianca, e ancor più prima della sua rielezione, il presidente Donald Trump aveva espresso malcontento per la sua conduzione della politica monetaria. “Intendo servire tutto il mio mandato”, ha detto, fino alla scadenza quindi. “Per quanto sia rilevante lo considero come un lavoro normale e mi piace moltissimo”. Proprio oggi Trump è tornato a sollecitare un taglio dei tassi. Ma nel suo intervento Powell ha ribadito che per la Fed “non è chiaro al momento quale sarà il percorso appropriato della politica monetaria”. Se tenere i tassi fermi, quindi, o se continuare a ridurli. “Dobbiamo aspettare e vedere” che si chiariscano gli effetti delle diverse svolte politiche messe in campo. (fonte immagine: SABEW).

Banco Bpm: chiusa l’Opa su Anima, detiene l’89,95% del capitale

Banco Bpm: chiusa l’Opa su Anima, detiene l’89,95% del capitaleMilano, 4 apr. (askanews) – Con le adesioni odierne, nell’ultimo giorno dell’Opa, Banco Bpm ha raggiunto l’89,95% del capitale di Anima, superando così abbondantemente l’obiettivo della soglia del 66,67% che garantisce a piazza Meda di controllare l’assemblea straordinaria della Sgr. L’offerta valorizza Anima 7 euro per azione.


Oggi sono state apportate in adesione 76.998.624 azioni, per un totale complessivo di 221.067.954. Banco Bpm già deteneva il 22% di Anima.

Venerdì nero per le Borse europee: spaventa escalation dazi

Venerdì nero per le Borse europee: spaventa escalation daziMilano, 4 apr. (askanews) – Secondo il presidente Donald Trump “è un momento straordinario per diventare ricchi, più ricchi che mai!!!”. Di certo c’è che anche oggi è stata una seduta da dimenticare per le Borse mondiali. La guerra dei dazi innescata dagli Usa, con la risposta della Cina che ha annunciato tariffe al 34% su tutte le importazioni dagli Usa, ha innescato un sell-off generalizzato sui mercati, preoccupati per i rischi di una escalation, con l’ombra di una recessione globale e una nuova fiammata dell’inflazione.


Milano, zavorrata dai titoli bancari, crollati in tutta Europa, risentendo maggiormente dei timori di un rallentamento dell’economia, ha lasciato sul terreno il 6,54%, scivolando a 34.649 punti e azzerando in pratica i guadagni del 2025. Negli ultimi decenni, comunque, ci sono state altre dieci chiusure peggiori di quella odierna. Con gli indici di Wall Street che crollano di oltre il 3%, dopo ave archiviato ieri la peggior seduta dal 2020, Parigi ha perso il 4,26%, Francoforte il 5,09%, Londra il 4,94%, Madrid il 6,12%. Crolla anche il prezzo del petrolio, portandosi sui minimi dal 2021. Tornando a Piazza Affari, tra i titoli principali, maglia rosa dei peggiori a Azimut (-12,6%), seguita da Leonardo (-12,41%), Mps (-12,2%) e Nexi (-11,47%), Unipol (-10,53%), Bper (-10,49%), Mediobanca (-10,35%), Popolare di Sondrio (-9,66%), Mediolanum (-9,65%), UniCredit (-9,58%). Nessun titolo si è salvato dalle vendite, a eccezione di Diasorin che ha guadagnato l’1,66%.