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Unicredit: utile trimestre record, acquista Vodeno e Aion Bank

Unicredit: utile trimestre record, acquista Vodeno e Aion BankMilano, 24 lug. (askanews) – UniCredit chiude un secondo trimestre record, con un utile netto che batte le attese degli analisti a 2,7 miliardi, in rialzo del 16%, e annuncia un accordo vincolante per l’acquisizione della polacca Vodeno e della belga Aion Bank per 370 milioni, che permette al gruppo di acquisire tecnologia core banking proprietaria di nuova generazione basata su cloud. L’operazione rappresenta una delle prime mosse da parte di una banca per acquisire la piena proprietà di una nuova tecnologia, senza alcuna dipendenza da fornitori terzi di core banking, sottolinea Unicredit.


“Per la prima metà e il secondo trimestre di quest’anno, UniCredit ha riportato ancora una volta una serie record di risultati finanziari”, ha sottolineato Andrea Orcel, amministratore delegato di UniCredit. “Sulla base di questi elementi, unitamente al significativo valore ancora da sprigionare e al nostro capitale in eccesso che impiegheremo o distribuiremo, siamo fortemente convinti di poter raggiungere le nostre ambizioni future”. A fine giugno il RoTE è di circa il 20%, i ricavi netti nel secondo trimestre ammontano a 6,3 miliardi (+6%), con una crescita del 2% del margine di interesse e del 10% delle commissioni. Il margine di interesse è stato sostanzialmente stabile trimestre su trimestre a 3,6 miliardi. Il CET1 ratio è al 16,2%, sostenuto da una solida generazione organica di capitale di 6,7 miliardi. Unicredit ha alzato la guidance sui ricavi netti per il 2024 ad oltre 23 miliardi, mentre quella sulla generazione organica di capitale è stata migliorata ad oltre 350 punti base. La guidance sull’utile netto 2024 è confermata a oltre 8,5 miliardi, così come la guidance sulla distribuzione a valere sull’esercizio 2024 è confermata in linea con quella a valere sul 2023. L’acconto sulla distribuzione a valere sul 2024 è confermato: l’acconto sul dividendo, che verrà definito dal cda il 23 ottobre prevede la distribuzione di circa 1,4 miliardi – con data stacco cedola 18 novembre – mentre l’anticipo sul riacquisto di azioni proprie è stato già autorizzato fino ad un massimo di 1,7 miliardi da parte dell’assemblea ed è soggetto all’approvazione delle autorità di vigilanza.


Commentando l’operazione di acquisizione di Vodeno e Aion Bank, Orcel ha dichiarato: “Questo investimento ci consente di sfruttare la tecnologia e il talento di Vodeno per potenziare ulteriormente la loro tecnologia proprietaria, utilizzandola come sandbox per sviluppare, testare e innovare a beneficio del nostro intero gruppo. La combinazione di Aion Bank con questa tecnologia integrata ci dà la possibilità di entrare in specifici segmenti di clientela e in interi mercati in tutta Europa, offrendo ulteriori opportunità per impiegare in modo efficiente il nostro capitale in eccesso”.

Unicredit: utile netto secondo trimestre record a 2,7 mld (+16%)

Unicredit: utile netto secondo trimestre record a 2,7 mld (+16%)Milano, 24 lug. (askanews) – Unicredit registra il quattordicesimo trimestre consecutivo di crescita con un utile netto record pari a 2,7 miliardi, in rialzo del 16% circa rispetto all’anno precedente e sopra le attese degli analisti, con un RoTE di circa il 20%. Nell’intero semestre l’utile sale a 5,2 miliardi.


I ricavi netti nel secondo trimestre dell’anno ammontano a 6,3 miliardi (+6%), con una crescita del 2% del margine di interesse a 3,6 miliardi, e una crescita del 10% delle commissioni a 2,1 miliardi. Il margine di interesse è stato sostanzialmente stabile trimestre su trimestre, attestandosi a 3,6 miliardi. Il CET1 ratio del Gruppo si è attestato al 16,2% nel secondo trimestre, sostenuto da una solida generazione organica di capitale di 6,7 miliardi, a supporto dei 5,2 miliardi di accantonamenti per la distribuzione nel semestre, pari al 100% dell’utile netto, con il 60% dell’obiettivo di distribuzioni totali a valere sull’esercizio 2024 già accantonato. Unicredit ha alzato la guidance sui ricavi netti per il 2024 ad oltre 23 miliardi, mentre quella sulla generazione organica di capitale è stata migliorata ad oltre 350 punti base.

Spotify, utili record 2 trim. a 274 milioni. Vola in Borsa (+13,9%)

Spotify, utili record 2 trim. a 274 milioni. Vola in Borsa (+13,9%)Roma, 23 lug. (askanews) – Aiutato dalle misure di riduzione dei costi, inclusi licenziamenti di massa, Spotify ha registrato utili record nel secondo trimestre del 2024, superando le aspettative. Il colosso dello streaming di musica e audio ha guadagnato 7 milioni di abbonati paganti nel periodo, leggermente al di sopra delle previsioni, mentre il totale degli utenti mensili è rimasto al di sotto del suo obiettivo. In Borsa i titoli dell’azienda hanno accelerato e attorno alle 16 italiane guadagnavano il 13.99% a 304,75 euro.


Spotify ha riportato ricavi nel secondo trimestre di 3,81 miliardi di euro, in crescita del 20%, e un utile netto di 274 milioni di euro, rispetto a una perdita netta di -302 milioni di euro nello stesso periodo dell’anno precedente. I costi operativi dell’azienda sono diminuiti del 16% nel secondo trimestre, principalmente a causa di “una diminuzione del personale e dei costi correlati e di una minore spesa di marketing”. Il margine lordo per il periodo è stato del 29,2% (in anticipo rispetto alle previsioni), rispetto al 24,1% dello stesso periodo dell’anno precedente. Gli utili record arrivano dopo significative riduzioni di personale. Alla fine del secondo trimestre, la forza lavoro di Spotify ammontava a 7.372 dipendenti a tempo pieno a livello globale, in calo rispetto ai 9.123 della fine del 2023.


Le entrate sostenute dalla pubblicità di Spotify nel secondo trimestre sono cresciute del 13%, riflettendo una crescita a due cifre in tutte le regioni. La crescita della pubblicità musicale è stata guidata dall’aumento delle impressioni vendute e dall’aumento dei prezzi; La crescita dei ricavi pubblicitari dei podcast è stata guidata dalla crescita delle impressioni vendute sui podcast originali e con licenza e su Spotify Audience Network, parzialmente compensata da prezzi più bassi, ha affermato la società in un comunicato. Alla fine del secondo trimestre, la società contava 626 milioni di utenti attivi mensili totali, un guadagno sequenziale di 11 milioni (inferiore alla proiezione di 16 milioni). Ha riportato 246 milioni di abbonati Premium, aggiungendone 7 milioni (rispetto ai 6 milioni previsti).

Google, fallita trattativa per acquisire start up sicurezza Wiz

Google, fallita trattativa per acquisire start up sicurezza WizNew York, 23 lug. (askanews) – Le trattative del gigante della ricerca online Google per l’acquisizione della startup di sicurezza informatica Wiz sono fallite. Ad annunciarlo è il Wall Street Journal. per una cifra prevista di 23 miliardi di dollari sono fallite.


In una e-mail inviata lunedì ai dipendenti, l’amministratore delegato di Wiz Assaf Rappaport ha dichiarato che la società sta ora puntando a quotarsi in Borsa. “Anche se siamo lusingati dalle offerte che abbiamo ricevuto, abbiamo scelto di continuare il nostro percorso per costruire Wiz”, ha ribadito il Ceo. La società intende raggiungere 1 miliardo di dollari di entrate ricorrenti annuali prima di lanciare l’IPO. Google aveva offerto 23 miliardi di dollari per l’acquisizione, ma l’accordo avrebbe attirato l’attenzione dell’antitrust e bloccato la crescita della società. Wiz è stata fondata nel 2020 ed è diventata rapidamente una delle aziende più importanti nel fiorente campo della sicurezza per il cloud computing.

M&E, in 2023 in Italia sul podio Rai, Sky e Mediaset

M&E, in 2023 in Italia sul podio Rai, Sky e Mediaset

Roma, 23 lug. (askanews) – Rai, Sky e Mediaset. Questi i primi tre gruppi sul podio dei ricavi nel 2023 nel comparto Media & Enterntainment italiano mentre prosegue inarrestabile la crescita delle piattaforme online. E’ quanto emerge dalla nuova edizione del Report Media & Entertainment elaborato dall’Area Studi Mediobanca con l’analisi del settore a livello mondiale e italiano. Il report analizza le performance dal 2019 al 2024 dei principali gruppi italiani e dei 21 maggiori player privati mondiali, di cui nove hanno sede negli USA, dieci in Europa e uno rispettivamente in Giappone e Sudafrica.


Secondo lo studio nel 2023 il giro d’affari del settore radiotelevisivo italiano è stato pari a €8,9 mld, in crescita dell’1,6% sul 2022, anno in cui aveva pressoché eguagliato i valori pre-pandemici (-0,1% 2022 su 2019). La ripresa ha interessato tutti i comparti: +0,2% la TV in chiaro (€4,8 mld), +3,0% la TV a pagamento (€3,4 mld) e +4,9% la radio (€0,6 mld). La TV a pagamento risente però di tendenze diametralmente opposte, con la Pay TV tradizionale che continua a calare (-4,9%), anche se con un’intensità minore rispetto agli anni passati, mentre i servizi S-Vod proseguono la crescita a doppia cifra (+10,4%). In forte aumento il peso specifico dello streaming che nel 2023 rappresenta il 53% dei ricavi della TV a pagamento (€1,8 mld), in rialzo di oltre 38 p.p. rispetto a cinque anni prima. I tre principali operatori (Rai, Sky e Mediaset) detengono congiuntamente circa il 70% dei ricavi televisivi nazionali, ma le piattaforme online continuano a erodere terreno, arrivando a rappresentare il 20% del settore nel 2023 (quasi 13 p.p. in più sul 2019). Rispetto al 2022, i ricavi pubblicitari sono invece cresciuti del 2,0%: +1,2% quelli della TV e +7,1 quelli della radio. Nel 2023 i ricavi dei dieci principali operatori Media & Entertainment italiani sono complessivamente cresciuti del 1,6% sul 2022 (risultando però ancora inferiori del 6,9% rispetto al 2019), grazie alla continua espansione del segmento S-Vod (+9,2%) e alla ripresa del mercato pubblicitario (+3,0%). Ancora sottotono i ricavi della Pay TV (-4,9%).


Il panel si conferma fortemente concentrato, con i primi tre broadcaster tradizionali (Rai, Sky e Mediaset) che sviluppano il 77% del giro d’affari complessivo. In termini di fatturato, Rai si attesta in prima posizione nel 2023 (€2,7 mld, +0,3% sul 2022), seguita da Sky (€2,1 mld, +2,3% sul 2022) e Mediaset (€2 mld, +2,5%). Prosegue la crescita esponenziale delle piattaforme online, ora attive anche nel mercato pubblicitario attraverso il lancio di offerte cosiddette Subscription AD-supported, con Netflix che nel 2022 (ultimi dati disponibili) ha registrato ricavi per €616 milioni grazie ai suoi oltre 5 milioni di abbonati. Nonostante l’inasprimento del contesto competitivo, dovuto alla continua evoluzione tecnologica e alla crescente offerta, il settore nel 2023 mostra una certa stabilità dei livelli occupazionali sul 2022 (-0,9%). Rispetto al periodo pre-pandemico la riduzione degli organici è però più accentuata, principalmente in seguito al progressivo switch tra il business della TV lineare e la crescente offerta streaming, che è meno labour intensive della prima. L’ebit margin aggregato è ancora negativo (-1,4% nel 2023), ma in netto miglioramento (+4,0 p.p. rispetto al 2022). La non soddisfacente redditività dei principali operatori è una diretta conseguenza dell’ingresso nel settore dei cosiddetti OTT (come Netflix e Dazn).


Per l’intero 2024 si stima una crescita del 2% dei ricavi complessivi dei principali operatori italiani del settore, grazie alla prevista ripresa del mercato pubblicitario (+5%), trainato principalmente dagli importanti eventi sportivi dell’anno (in primis olimpiadi ed europei di calcio), alla continua crescita dei formati Subscription AD-supported e all’incremento degli abbonamenti ai servizi streaming, anche se con un impulso ridotto rispetto al passato. Con il segmento S-Vod sempre più competitivo e vicino alla saturazione, considerando anche la diminuzione del potere d’acquisto del consumatore medio, si intensificherà la competizione nelle offerte A-Vod (Advertising Video on Demand) e Subscription AD-supported (un ibrido tra S-Vod e A-Vod). È quindi lecito attendersi nel prossimo futuro un rallentamento delle sottoscrizioni a pagamento. Nel 2023 il giro d’affari del settore radiotelevisivo italiano è stato pari a €8,9 mld, in crescita dell’1,6% sul 2022, anno in cui aveva pressoché eguagliato i valori pre-pandemici (-0,1% 2022 su 2019). La ripresa ha interessato tutti i comparti: +0,2% la TV in chiaro (€4,8 mld), +3,0% la TV a pagamento (€3,4 mld) e +4,9% la radio (€0,6 mld). La TV a pagamento risente però di tendenze diametralmente opposte, con la Pay TV tradizionale che continua a calare (-4,9%), anche se con un’intensità minore rispetto agli anni passati, mentre i servizi S-Vod proseguono la crescita a doppia cifra (+10,4%). In forte aumento il peso specifico dello streaming che nel 2023 rappresenta il 53% dei ricavi della TV a pagamento (€1,8 mld), in rialzo di oltre 38 p.p. rispetto a cinque anni prima. I tre principali operatori (Rai, Sky e Mediaset) detengono congiuntamente circa il 70% dei ricavi televisivi nazionali, ma le piattaforme online continuano a erodere terreno, arrivando a rappresentare il 20% del settore nel 2023 (quasi 13 p.p. in più sul 2019). Rispetto al 2022, i ricavi pubblicitari sono invece cresciuti del 2,0%: +1,2% quelli della TV e +7,1 quelli della radio.


Nel 2023 i ricavi dei dieci principali operatori Media & Entertainment italiani sono complessivamente cresciuti del 1,6% sul 2022 (risultando però ancora inferiori del 6,9% rispetto al 2019), grazie alla continua espansione del segmento S-Vod (+9,2%) e alla ripresa del mercato pubblicitario (+3,0%). Ancora sottotono i ricavi della Pay TV (-4,9%). Il panel si conferma fortemente concentrato, con i primi tre broadcaster tradizionali (Rai, Sky e Mediaset) che sviluppano il 77% del giro d’affari complessivo. In termini di fatturato, Rai si attesta in prima posizione nel 2023 (€2,7 mld, +0,3% sul 2022), seguita da Sky (€2,1 mld, +2,3% sul 2022) e Mediaset (€2 mld, +2,5%). Prosegue la crescita esponenziale delle piattaforme online, ora attive anche nel mercato pubblicitario attraverso il lancio di offerte cosiddette Subscription AD-supported, con Netflix che nel 2022 (ultimi dati disponibili) ha registrato ricavi per €616 milioni grazie ai suoi oltre 5 milioni di abbonati. Nonostante l’inasprimento del contesto competitivo, dovuto alla continua evoluzione tecnologica e alla crescente offerta, il settore nel 2023 mostra una certa stabilità dei livelli occupazionali sul 2022 (-0,9%). Rispetto al periodo pre-pandemico la riduzione degli organici è però più accentuata, principalmente in seguito al progressivo switch tra il business della TV lineare e la crescente offerta streaming, che è meno labour intensive della prima. L’ebit margin aggregato è ancora negativo (-1,4% nel 2023), ma in netto miglioramento (+4,0 p.p. rispetto al 2022). La non soddisfacente redditività dei principali operatori è una diretta conseguenza dell’ingresso nel settore dei cosiddetti OTT (come Netflix e Dazn). Per l’intero 2024 si stima una crescita del 2% dei ricavi complessivi dei principali operatori italiani del settore, grazie alla prevista ripresa del mercato pubblicitario (+5%), trainato principalmente dagli importanti eventi sportivi dell’anno (in primis olimpiadi ed europei di calcio), alla continua crescita dei formati Subscription AD-supported e all’incremento degli abbonamenti ai servizi streaming, anche se con un impulso ridotto rispetto al passato. Con il segmento S-Vod sempre più competitivo e vicino alla saturazione, considerando anche la diminuzione del potere d’acquisto del consumatore medio, si intensificherà la competizione nelle offerte A-Vod (Advertising Video on Demand) e Subscription AD-supported (un ibrido tra S-Vod e A-Vod). È quindi lecito attendersi nel prossimo futuro un rallentamento delle sottoscrizioni a pagamento.

Sofidel acquisisce in Usa divisione tissue di Clearwater paper corp.

Sofidel acquisisce in Usa divisione tissue di Clearwater paper corp.Roma, 22 lug. (askanews) – Sofidel, tra i leader mondiali nella produzione di carta per uso igienico e domestico, noto in particolare per il marchio Regina in Italia e in Europa, ha annunciato la firma di un accordo definitivo per l’acquisizione della divisione tissue di Clearwater Paper Corporation (Clw Tissue).


CLW Tissue – informa una nota – è un attore primario nel mercato nordamericano del tissue, che è un mercato in crescita. La società fornisce prodotti di alta qualità ai principali retailer attivi attraverso vari canali: supermercati, ipermercati e discount. Con ricavi superiori a un miliardo di dollari, una capacità annua di 340 mila tonnellate e oltre 1.600 dipendenti, CLW Tissue opera tramite una rete integrata di quattro stabilimenti produttivi negli Stati Uniti: a Shelby, in North Carolina, Lewiston, in Idaho, Las Vegas, in Nevada ed Elwood, in Illinois.


L’acquisizione rappresenta una tappa significativa nel proseguimento del percorso di crescita di Sofidel in Nord America, un mercato in sviluppo e dalle basi economiche solide, dove Sofidel è presente da più di 10 anni. L’acquisizione permetterà a Sofidel di rafforzare la sua offerta ai clienti del mercato nordamericano, espandere le capacità tecnologiche (inclusa la tecnologia Through Air Drying), e contribuire a ottimizzare la sua rete, consentendole di potenziare ulteriormente gli standard di servizio offerti alla propria clientela.


Sofidel e CLW Tissue sono caratterizzate da un alto grado di affinità culturale fondata sul reciproco focus sull’eccellenza operativa, l’etica e l’integrità. Sofidel si impegna a integrare con efficacia i dipendenti di CLW Tissue nelle proprie attività, garantendo continuità e stabilità. L’acquisizione accelererà ancora il percorso di sostenibilità che Sofidel e CLW Tissue hanno intrapreso, facendo leva sul rispettivo impegno di lunga data e i comprovati risultati ottenuti nella gestione ambientale e della sicurezza. Il closing della transazione è atteso entro il 2024 ed è soggetto alle usuali approvazioni regolatorie e alla soddisfazione di altre consuete condizioni al closing.


“Siamo estremamente orgogliosi di questo accordo, che rappresenta una pietra miliare nella nostra storia. Grazie a questa transazione acquisiamo una rete strategica di quattro stabilimenti produttivi che arricchirà il nostro portafoglio prodotti grazie alla tecnologia TAD, e creerà le condizioni per rafforzare e sostenere notevolmente la nostra crescita in Nord America. Diamo il benvenuto ai dipendenti di CLW Tissue in Sofidel: non vediamo l’ora di poter lavorare insieme a loro per migliorare la qualità della proposta per i nostri clienti”, ha dichiarato Luigi Lazzareschi, Amministratore Delegato di Sofidel. Lazard opera in qualità di advisor finanziario unico e Cleary Gottlieb Steen & Hamilton è advisor legale per Sofidel.

Boeing riceve ordini per 70 aerei all’International Airshow

Boeing riceve ordini per 70 aerei all’International AirshowNew York, 22 lug. (askanews) – Il produttore aerospaziale Boeing ha ricevuto ordini per un massimo di 70 aerei al Farnborough International Airshow, a prova di una rinnovata fiducia nei piani di ristrutturazione della società.


Korea Air, la compagnia di bandiera della Corea del Sud, ha dichiarato di aver effettuato un ordine per un massimo di 50 aerei Boeing widebody. L’ordine comprende 20 Boeing 777-9 e 20 Boeing 787-10, con opzioni per altri 10 della variante più grande del 787 Dreamliner. In un accordo separato, Japan Airlines ha acquistato fino a 20 Boeing 787 Dreamliner, inclusi 10 Boeing 787-9 con opzioni per altri 10. Gli accordi arrivano mentre Boeing sta sperimentando un rallentamento nelle consegne di aerei, in parte a causa di problemi della catena di approvvigionamento e del controllo normativo.

Trasporto aereo, Enac: passeggeri +12% nel primo semestre

Trasporto aereo, Enac: passeggeri +12% nel primo semestreRoma, 22 lug. (askanews) – Il trasporto aereo nel primo semestre dell’anno ha registrare un incremento del 12% dei passeggeri, con una crescita del 18% del comparto cargo che supera così i livelli pre-Covid. E’ quanto rileva l’Enac.


Nello specifico, nel primo semestre sono stati 100.136.127 i passeggeri che hanno usufruito dei servizi commerciali di linea e charter transitati nei quarantacinque aeroporti italiani aperti al traffico commerciale, segnando un incremento del 12% rispetto al 2023. Il traffico nazionale, con 33,5 milioni di passeggeri, ha registrato un aumento del 5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, mentre il traffico internazionale ha registrato una crescita maggiore, pari al 16%, con 66,6 milioni di passeggeri. Il settore cargo ha movimentato 600.557 tonnellate, con un incremento del 18% rispetto al 2023, trainato principalmente dalla componente internazionale Extra-Ue, con un forte aumento sulle rotte con l’Asia.


I movimenti complessivi sono stati 807.376, con un +9% rispetto al 2023 e +3% sul 2019 (benchmark pre-Covid). In aumento anche la quota media di passeggeri trasportati per volo, che passa dai 114 del primo semestre del 2023 ai 124 del 2024 (circa +8,8%).

Borsa, Consob: nel semestre capitalizzazione +4%, balzano gli scambi

Borsa, Consob: nel semestre capitalizzazione +4%, balzano gli scambiMilano, 22 lug. (askanews) – Capitalizzazione di Borsa in crescita del 4% per Piazza Affari nel primo semestre del 2024 rispetto alla fine dell’anno scorso. Forte balzo dei volumi scambiati sia per i titoli azionari sia soprattutto per i titoli di Stato italiani. Tra aprile e giugno indice di Borsa sui livelli più elevati dal 2008. Prosegue la tendenza delle società ad uscire dal listino. Sono alcuni dei dati principali contenuti nel Bollettino statistico della Consob relativo al primo semestre 2024.


Nel dettaglio, il valore complessivo di mercato delle azioni in Piazza Affari è salito a fine giugno a 824 miliardi (+4% dai 794 mld di fine 2023). Andamento più brillante per le società quotate italiane, la cui capitalizzazione si assesta a 622 miliardi (+8% da fine 2023). Al 30 giugno, il rapporto capitalizzazione/Pil (sulla base deli dati relativi al Pil disponibili a fine marzo) è cresciuto al 38,7% dal 37,8% di fine 2023. In crescita del 19,9% (a 338 mld) il controvalore degli scambi di azioni di società quotate vigilate dalla Consob sulle piattaforme nazionali. In aumento del 58% il volume delle negoziazioni su titoli di Stato della Repubblica Italiana. Il controvalore dei bond governativi passati di mano sulle piattaforme italiane è salito nel semestre a 3.189 miliardi. In aumento (+8%) anche gli scambi di obbligazioni di emittenti italiani diverse dai titoli di Stato e gli scambi di strumenti derivati cartolarizzati (+5%).


In lieve flessione le posizioni nette corte, l’indicatore che rileva l’andamento delle vendite allo scoperto su azioni quotate italiane, scese a fine giugno allo 0,8% della capitalizzazione totale (dallo 0,9% di un anno prima). Per le società del settore finanziario il dato evidenzia un calo allo 0,5% dallo 0,6%. Prosegue nel primo semestre 2024 la tendenza delle società italiane ad uscire dalla Borsa, fenomeno che contraddistingue non solo il listino domestico, ma tutti i mercati finanziari maturi in Europa e nel Nordamerica. Negativo a Milano (-3%) il saldo tra entrate e uscite sul listino principale, Euronext Milan. A fronte di una new entry si registrano quattro delisting. Sale a 205 il numero delle imprese con titoli negoziati sull’Egm, con un saldo positivo di quattro società, di cui una estera. Invariato a 433 il numero totale delle società quotate o negoziate al 30 giugno su Euronext Milan, Egm e Vorvel. Di queste sono 427 le società italiane (erano 428 a fine 2023).

Cambio climatico, per l’Italia costo il più alto in Ue: 283 euro ad abitante

Cambio climatico, per l’Italia costo il più alto in Ue: 283 euro ad abitanteMilano, 20 lug. (askanews) – Con quasi 300 euro ad abitante (284 euro), l’Italia è il primo Paese in Europa per perdite economiche dovute al cambiamento climatico, una cifra aumentata di cinque volte (+490%) dal 2015 a oggi. Questi dati elaborati da The european house – Ambrosetti sono emersi in apertura dei lavori della sesta edizione Community Valore acqua per l’Italia che include 42 tra aziende e istituzioni della filiera estesa dell’acqua. La situazione è critica anche in Spagna (221 euro di perdite ad abitante) e in Ungheria (214), mentre Germania e Francia rimangono più vicine alla media europea di 116 euro a cittadino. I danni economici, causati principalmente da alluvioni (44% dei casi), tempeste (34%) e ondate di calore (14%), sono invece quasi impercettibili in Grecia, Danimarca, Lituania e Polonia.


“Viviamo una situazione particolarmente delicata soprattutto nel nostro Paese – spiega Valerio De Molli, managing partner e Ceo di The european house – Ambrosetti – che si stima quest’anno possa raggiungere la più alta anomalia termica della storia italiana, +1,75 gradi centigradi sopra la media, con tutte le conseguenze che ben conosciamo. La corretta gestione della risorsa idrica è e sarà perciò un elemento sempre più decisivo che monitoriamo attraverso la Community Valore Acqua e che deve essere supportato sicuramente da un aggiornamento delle infrastrutture in ottica di incremento dello stoccaggio, ma anche da un veloce processo di digitalizzazione della filiera estesa e da un efficientamento della raccolta e gestione dei dati”. Nelle regioni italiane – sono già 12 quelle ad elevato stress idrico: Basilicata, Calabria, Sicilia, Puglia le più esposte in assoluto – i settori economici che subiscono il maggiore impatto dalla scarsità d’acqua sono quello agricolo e idroelettrico. In agricoltura tra il 2023 e il 2022, la produzione di miele si è ridotta del 70%, del 63% quella delle pere e del 60% di ciliegie. In sofferenza anche la produzione di olio d’oliva (-27%), vino (-12%) e pomodori, in calo del 12%.


“Se non riuscissimo a invertire la tendenza e si dovessero raggiungere i +2 gradi di riscaldamento globale – sottolinea Benedetta Brioschi, partner TehA – raddoppierebbe la perdita di capacità idroelettrica in Italia e triplicherebbe se si raggiungesse un riscaldamento di 3 gradi in più nel Sud Italia e lungo l’arco alpino”. Secondo il commissario straordinario nazionale per l’adozione di interventi urgenti connessi al fenomeno della scarsità idrica Nicola Dell’Acqua, intervenuto alla prima riunione della Community Valore acqua per migliorare la crisi idrica si dovrebbero dare più poteri alle autorità di bacino perché “sono gli enti che possono aiutare il Paese a governare l’emergenza siccità affidando loro la pianificazione dell’approvvigionamento idrico primario e lasciando solo la gestione locale alle regioni. L’unico strumento necessario per la pianificazione degli interventi è quello del bilancio idrico che deve essere redatto a livello di distretto in una visione più ampia che superi diatribe locali e regionali”.