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Istat, ad aprile in calo il clima di fiducia di consumatori e imprese

Istat, ad aprile in calo il clima di fiducia di consumatori e impreseRoma, 24 apr. (askanews) – Ad aprile peggiora sia il clima di opinione dei consumatori sia quello delle imprese: l’indice del clima di fiducia dei consumatori diminuisce da 96,5 a 95,2 e l’indicatore composito del clima di fiducia delle imprese scende da 97,0 a 95,8. Lo ha reso noto l’Istat.


La dinamica negativa dell’indicatore di fiducia dei consumatori esprime il deterioramento del clima economico (da 101,9 a 99,4), di quello personale (da 94,6 a 93,7) e, soprattutto, di quello futuro (l’indice cala da 97,2 a 93,9). Il clima corrente, invece, registra un lieve incremento (l’indice sale da 96,0 a 96,2). Con riferimento alle imprese, l’indice di fiducia si riduce in tutti e quattro i comparti economici indagati, seppur con intensità diverse: nelle costruzioni, nel commercio al dettaglio e nei servizi di mercato si registrano i cali più consistenti (rispettivamente da 105,7 a 103,4, da 104,5 a 103,0 e da 100,7 a 99,5); nella manifattura la diminuzione è più contenuta (l’indice scende da 88,4 a 87,6).


Quanto alle componenti degli indici di fiducia dei comparti economici, nella manifattura peggiorano sia i giudizi sugli ordini sia le attese sul livello di produzione; le scorte sono giudicate in decumulo. Nelle costruzioni tutte le componenti si deteriorano. Passando al comparto dei servizi di mercato, un peggioramento dei giudizi sugli ordini si unisce ad un’evoluzione positiva delle opinioni sull’andamento degli affari; le attese sugli ordini rimangono stabili rispetto allo scorso mese. Con riferimento al commercio al dettaglio, le vendite sono giudicate in miglioramento mentre le relative attese diminuiscono; si stima un accumulo delle scorte di magazzino.


“Dopo il rialzo registrato a marzo 2024, il clima di fiducia delle imprese – è il commento dell’Istat – diminuisce tornando al livello dello scorso febbraio. Il calo dell’indicatore complessivo rappresenta un diffuso peggioramento della fiducia in tutti i comparti economici indagati. Ad aprile 2024 l’indice di fiducia dei consumatori si riduce per il secondo mese consecutivo e registra il valore più basso da novembre 2023. Il ridimensionamento dell’indice è dovuto principalmente al peggioramento delle aspettative sulla situazione economica generale (comprese le attese sulla disoccupazione), su quella familiare nonché ad un deciso deterioramento delle opinioni sulla possibilità di risparmiare in futuro”.

Euro digitale, Cipollone: siamo a un crocevia sui sistemi pagamento

Euro digitale, Cipollone: siamo a un crocevia sui sistemi pagamentoRoma, 24 apr. (askanews) – “Sistemi di pagamento al dettaglio innovativi, integrati e indipendenti sono componenti cruciali del nostro sistema monetario”. Gli sforzi compiuti dall’Eurosistema delle banche centrali con il meccanismo Sepa, per ottenere sul contante l’accettazione di un metodo di pagamento universale sono stati cruciali per l’integrazione e l’efficienza nel sistema europeo dei pagamenti. Ora però siamo a un crocevia nella transizione sui pagamenti ell’era digitale, con il rischio di veder estromessa la moneta pubblica e che i provider europei non riescano a risultare competitivi in una dimensione europea, per non parlare di una scala globale”. Lo ha affermato Piero cipollone, componente del comitato esecutivo della Bce, aprendola conferenza su innovazione integrazione dei sistemi di pagamento europei, organizzata oggi dall’istituzione moneta monetaria a Francoforte.


Cipollone, che ha la delega sui sistemi di pagamento è tornato a promuovere la necessità di adottare l’euro digitale. Secondo l’esponente della Bce “per gestire queste sfide abbiamo approntato due strategie di trasformazione: l’euro digitale e la strategia sui pagamenti al dettaglio, quest’ultima si focalizza su soluzioni di pagamento paneuropee Nella fase di interazione”. L’ipotesi di creare valute versioni digitali delle monete delle banche centrali e allo studio da parte di diverse giurisdizioni e economie. Oltre alla Bce, ad esempio, su questo versante è al lavoro anche la Banca d’Inghilterra. Vi sono tuttavia delle controversie sulla questione, assieme a dubbi sull’uso finale che potrebbero avere questi strumenti; gli scetticismi risultano particolarmente accentuati negli Stati Uniti, tanto che lì al momento la Federal Reserve appare in una fase molto meno avanzata sui preparativi di un ipotetico dollaro digitale.


Secondo Cipollone l’euro digitale “non solo darebbe ai cittadini europei più libertà di scelta”, ma anche “l’abilità di pagare con una soluzione sicura che sia ampiamente accettata dentro tutta l’area euro. Stabilirebbe anche una infrastruttura comune con dimensioni europee sulla quale gli intermediari privati potranno costruire per offrire soluzioni di pagamento competitive e innovative in Europa”. Cipollone ha parlato della cooperazione tra settore pubblico e privato, tramite la quale si può raggiungere “maggiore integrazione, innovazione e indipendenza sui pagamenti a beneficio dei consumatori e dei fornitori di servizi di pagamento”.

Per i ponti di primavera 16 milioni di partenze e 5,5 mld di spesa

Per i ponti di primavera 16 milioni di partenze e 5,5 mld di spesaRoma, 24 apr. (askanews) – Con quasi 16 milioni di partenze tra il 25 aprile e il primo maggio gli italiani non mancano l’appuntamento con la primavera e i suoi ponti, spendendo complessivamente circa 5,5 miliardi di euro. Se poi il meteo si stabilizzasse, in particolare per quel 30% circa che punta alle località balneari, questi valori potrebbero crescere ulteriormente, sfiorando i 20 milioni di partenze per circa 6 miliardi in termini di spesa. Resta assolutamente maggioritaria, nel panorama complessivo dei due ponti, la scelta di strutture turistico ricettive per i pernottamenti a destinazione: tra il 55% e il 60% a seconda del periodo preso in considerazione, anche se, per quello del primo maggio, raddoppia la percentuale di coloro che optano per affitti brevi (dal 6% al 12%). Questi i principali dati che emergono dal Focus sui ponti di primavera dell’Osservatorio Turismo Confcommercio in collaborazione con Swg.


La Festa della liberazione – che cade di giovedì e quindi configura un ponte particolarmente allettante – vedrà oltre 9 milioni di italiani in viaggio, circa un milione in più dello scorso anno, confermando quindi la buona performance della domanda interna di turismo che, da febbraio, sembra avere superato la fase di “stanca” che l’aveva contraddistinta per buona parte del secondo semestre dello scorso anno. Abbastanza concentrata la scelta delle destinazioni, con il 31% che opta per località della costa e un ulteriore 31% che punta invece a borghi, città e città d’arte, mentre 1 italiano su 10 preferisce la montagna. Ma soprattutto, nel confronto con lo stesso periodo del 2023, aumenta di ben 6 punti percentuali la schiera di coloro che si spingono al di fuori della propria regione, restando comunque in Italia (il 47%) o andando all’estero (17%). Aumenta anche la permanenza media a destinazione, con 3 italiani su 10 che programmano viaggi di 4 giorni o più, un terzo dei quali unirà i due ponti restando oltre 6 giorni a destinazione. Meno entusiastico l’approccio alle previsioni di budget, che, in termini di spesa media pro capite, resta sostanzialmente in linea con quello dello scorso anno, a 320 euro. Positive anche le previsioni per il ponte del primo maggio con quasi 7,5 milioni di italiani in viaggio, un milione dei quali però, come detto, in vacanza già dal 25 aprile. Qui pesa di più, almeno per il momento, la variabile delle condizioni metereologiche: un’incertezza che si riversa sulla scelta delle destinazioni, con quelle balneari che scendono lievemente, passando al 26%, mentre borghi, città e città d’arte totalizzano complessivamente un 22%, 9 punti in meno del ponte della liberazione; terza tipologia di destinazione, le località di campagna, con una componente rilevante di seconde case, che realizza il 14% delle preferenze. Stabile la montagna. Anche in questo caso aumenta, rispetto all’anno scorso, il raggio di spostamento degli italiani in viaggio: si riduce infatti di 12 punti percentuali (dal 51% al 39%) la quota di chi resterà vicino a casa o, comunque, nella propria regione, e aumenta di 14% quella di chi si recherà all’estero. Si riduce, invece, da 340 a 310 euro la spesa media pro capite ipotizzata dagli intervistati come budget: sarà un esercizio complicato renderla compatibile con le previsioni “incrementali” di durata e raggio della vacanza.

L’Antitrust ha irrogato una sanzione di 10 milioni ad Amazon per pratica scorretta

L’Antitrust ha irrogato una sanzione di 10 milioni ad Amazon per pratica scorrettaRoma, 24 apr. (askanews) – L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha irrogato una sanzione di 10 milioni di euro in solido a due società del gruppo Amazon (le aziende lussemburghesi Amazon Services Europe e Amazon EU) per pratiche commerciali scorrette.


L’Antitrust “ha accertato che Amazon attua una pratica commerciale scorretta consistente nella pre-selezione dell’acquisto periodico per un’ampia selezione di prodotti offerti sul sito” ed in particolare “nella pagina web dove sono descritte le caratteristiche dell’articolo selezionato, viene pre-impostata l’opzione ‘acquisto periodico’ anziché ‘acquisto singolo’, sia per prodotti venduti da Amazon sia per prodotti venduti da terzi sul marketplace”. Secondo l’Antitrust “in questo modo, viene limitata in modo considerevole la libertà di scelta dei consumatori. La pre-spunta grafica dell’acquisto ricorrente induce a comprare periodicamente un prodotto, anche senza effettivo bisogno, limitando così la facoltà di scelta. Inoltre, la condotta attuata dal gruppo è stata ritenuta in contrasto con il canone di diligenza professionale perché un operatore dell’importanza di Amazon sarebbe tenuto a costruire le interfacce online, relative ai processi di acquisto, in modo da consentire ai consumatori di effettuare scelte commerciali libere e consapevoli”.


In avvio di istruttoria, aggiunge l’Agcm, “era stata contestata anche la pre-selezione della consegna veloce a pagamento. Rispetto a questa condotta, l’Autorità ha accolto gli impegni proposti da Amazon che in futuro predefinirà soltanto l’opzione di consegna gratuita. Inoltre le due società erogheranno un ristoro a favore dei consumatori che durante il 2023 si sono rivolti al Servizio Clienti per lamentarsi di questa condotta”.

Antitrust, sanzione di 10 mln ad Amazon per pratica scorretta

Antitrust, sanzione di 10 mln ad Amazon per pratica scorrettaRoma, 24 apr. (askanews) – L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha irrogato una sanzione di 10 milioni di euro in solido a due società del gruppo Amazon (le aziende lussemburghesi Amazon Services Europe e Amazon EU) per pratiche commerciali scorrette.


L’Antitrust “ha accertato che Amazon attua una pratica commerciale scorretta consistente nella pre-selezione dell’acquisto periodico per un’ampia selezione di prodotti offerti sul sito” ed in particolare “nella pagina web dove sono descritte le caratteristiche dell’articolo selezionato, viene pre-impostata l’opzione ‘acquisto periodico’ anziché ‘acquisto singolo’, sia per prodotti venduti da Amazon sia per prodotti venduti da terzi sul marketplace”. Secondo l’Antitrust “in questo modo, viene limitata in modo considerevole la libertà di scelta dei consumatori. La pre-spunta grafica dell’acquisto ricorrente induce a comprare periodicamente un prodotto, anche senza effettivo bisogno, limitando così la facoltà di scelta. Inoltre, la condotta attuata dal gruppo è stata ritenuta in contrasto con il canone di diligenza professionale perché un operatore dell’importanza di Amazon sarebbe tenuto a costruire le interfacce online, relative ai processi di acquisto, in modo da consentire ai consumatori di effettuare scelte commerciali libere e consapevoli”.


In avvio di istruttoria, aggiunge l’Agcm, “era stata contestata anche la pre-selezione della consegna veloce a pagamento. Rispetto a questa condotta, l’Autorità ha accolto gli impegni proposti da Amazon che in futuro predefinirà soltanto l’opzione di consegna gratuita. Inoltre le due società erogheranno un ristoro a favore dei consumatori che durante il 2023 si sono rivolti al Servizio Clienti per lamentarsi di questa condotta”.

L’Europarlamento ha approvato la proroga dei dazi zero per l’import dall’Ucraina

L’Europarlamento ha approvato la proroga dei dazi zero per l’import dall’UcrainaStrasburgo, 23 apr. (askanews) – La plenaria del Parlamento europeo ha dato il suo via libera, oggi a Strasburgo, all’estensione delle misure temporanee di liberalizzazione commerciale per l’Ucraina (quelle attuali scadono il 6 giugno prossimo), insieme a nuove misure di salvaguardia (“misure commerciali autonome”), che verranno attivate se dovessero verificarsi improvvisi aumenti delle importazioni di alcuni prodotti agricoli dall’Ucraina, al di là dei volumi medi registrati dalla seconda metà del 2021 fino alla fine del 2023. L’Assemblea ha approvato con 428 voti favorevoli, 131 contrari e 44 astensioni, la proroga della sospensione dei dazi all’importazione e delle quote sui prodotti agricoli ucraini per un altro anno, fino al 5 giugno 2025, per sostenere il paese sottoposto all’aggressione militare della Russia.


In base al nuovo regolamento, la Commissione dovrà garantire il monitoraggio del mercato e potrà intervenire rapidamente e imporre tutte le misure che riterrà necessarie in caso di perturbazioni significative non solo nell’insieme dell’Ue, ma anche nei mercati nazionali di uno o più Stati membri, a causa delle importazioni ucraine (ad esempio il frumento o i semi oleosi). Inoltre, con le nuove misure di salvaguardia rafforzate per proteggere gli agricoltori dell’Ue, la Commissione potrà attivare un “freno di emergenza” per i prodotti agricoli particolarmente sensibili, vale a dire pollame, uova, zucchero, avena, semola, granturco e miele. Se le importazioni di questi prodotti superano la media dei volumi delle importazioni registrate nella seconda metà del 2021 e in tutto il 2022 e il 2023, potranno essere di nuovo essere imposti i dazi esistenti prima dell’invasione russa.


Il voto del Parlamento europeo fa seguito a un accordo provvisorio raggiunto il 20 marzo con il Consiglio Ue, in base al quale erano stati aggiunti, rispetto alla proposta iniziale della Commissione, altri quattro prodotti alla lista delle importazioni “sensibili” dall’Ucraina (miele, mais, avena e semole, ma non i cereali come diversi paesi chiedevano). Era stato anche accorciato da 21 a 14 giorni il tempo di reintroduzione dei dazi in caso di superamento delle soglie. L’accordo finale aveva poi esteso alla seconda metà del 2021 (l’anno precedente alla guerra) la base per calcolare i volumi normali delle importazioni dall’Ucraina, abbassando così la soglia di attivazione del freno d’emergenza.

Tim: assemblea soci conferma Labriola AD, Figari nuova presidente

Tim: assemblea soci conferma Labriola AD, Figari nuova presidenteMilano, 23 apr. (askanews) – Come da attese, dopo l’annuncio dell’astensione del primo azionista Vivendi, la lista del cda uscente di Tim, che conferma Pietro Labriola alla guida del gruppo, ha ottenuto la maggioranza dei voti in assemblea, piazzando sei candidati nel nuovo board che si riduce a nove posti dai 15 attuali. Alberta Figari – dal 2021 avvocato partner dello studio Legance (dopo 26 anni passati in Clifford Chance) – è la nuova presidente di Tim.


L’esito dell’assemblea, ha commentato Labriola, “segna un importante continuità nel piano che stiamo portando avanti. Come già negli ultimi due anni, dopo la giornata di oggi lavoreremo con ancora maggior determinazione, a vantaggio di tutti i soci che con grande senso di responsabilità direttamente o indirettamente hanno permesso di garantire la continuità”. “È necessario – ha sottolineato – che Istituzioni, soci, dipendenti, sindacati e management collaborino, nel rispetto dei ruoli e delle prerogative reciproche, per assicurare il miglior futuro possibile ad una società strategica come la nostra. Nei prossimi tre anni – ha proseguito Labriola – lavoreremo per garantire una crescita duratura del gruppo nell’interesse di tutti gli stakeholder” e “puntiamo a tornare, possibilmente in arco di piano, a remunerare gli azionisti”. Dalla lista del management – che ha ottenuto il 48,97% dei voti – sono tratti anche i consiglieri Giovanni Gorno Tempini, Paola Camagni, Federico Ferro Luzzi e Domitilla Benigni. Dalla lista del fondo Merlyn, che ha ottenuto il 2,38% dei voti, entrano Umberto Paolucci (ex Microsoft) e Stefano Siragusa (ex dg Tim), mentre per conto del fondo attivista Bluebell, che ha ottenuto l’1,01% dei voti, Paola Giannotti De Ponti, che già in passato era stata consigliere di Tim. Considerando che l’assemblea, che anche quest’anno si è svolta a “porte chiuse”, ha visto una partecipazione pari al 50,77% del capitale, la lista del cda uscente ha coagulato attorno a sè il 24,86% del capitale del gruppo, Merlyn l’1,2% del capitale e Bluebell lo 0,51% del capitale. Il fondo attività si dice comunque soddisfatto: “Il nostro principale obiettivo – ha dichiarato Giuseppe Bivona, Co-CIO di Bluebell Capital Partners – era che Siragusa non diventasse amministratore delegato: se non fossimo scesi in campo la probabilità che la lista Merlyn fosse votata da Vivendi sarebbe stata decisamente più alta. I francesi si confermano i peggiori nemici di sé stessi – ha sottolineato -. Per certi versi fanno tenerezza: si astengono in assemblea sperando di vincere nei Tribunali in un paese in cui la giustizia non esiste”. Ieri Vivendi, nell’annunciare l’astensione sul voto sul cda, ha comunicato che porterà avanti “con forza” il ricorso davanti al tribunale di Milano contro la delibera del cda di Tim dello scorso novembre sulla vendita della rete “e ogni altro mezzo legale a sua disposizione per tutelare i propri diritti”.


La lista per il rinnovo del collegio sindacale presentata da Vivendi ha ottenuto la maggioranza dei voti (75,4%). Presidente dei sindaci, ai sensi di legge e di statuto, è pertanto Francesco Fallacara, candidato dai fondi, la cui lista ha ottenuto il 17,6% dei voti. I sindaci effettivi risultano dunque: Francesco Fallacara, Anna Doro, Massimo Gambini, Francesco Schiavone Panni e Mara Vanzetta. Anche quest’anno, infine, l’assemblea (ma il voto è solo consultivo) non ha approvato la politica sulla remunerazione e sui compensi, complice l’astensione di Vivendi, così come non ha approvato le modifiche al piano di stock options 2022-24 proposte dal cda uscente.


Domani si riunirà il nuovo cda di Tim per il conferimento delle cariche.

Patto di stabilità, Gentiloni soddisfatto dal voto dell’europarlamento

Patto di stabilità, Gentiloni soddisfatto dal voto dell’europarlamentoStrasburgo, 23 apr. (askanews) – Il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni, ha espresso oggi a Strasburgo “soddisfazione per l’approvazione delle nuove regole del Patto di stabilità e di crescita, che migliorano le regole attuali”, perché nonostante sia stato influenzato dalla forte spinta verso le posizioni più rigide dei tedeschi, è rimasta buona parte dell’impostazione originale della Commissione europea, e comunque; e quanto all’astensione del Pd è “un fatto di politica interna”, ha commentato.


“Naturalmente – ha detto il commissario incontrando la stampa italiana dopo il voto – sappiamo che si tratta di un compromesso, sappiamo che la questione è da sempre una delle questioni più complicate e più controverse a livello europeo; ma aver raggiunto questo compromesso e poterlo varare con il voto finale di oggi a larghissima maggioranza del Parlamento europeo è molto positivo”. “Positivo – ha continuato – anche perché questo compromesso conserva alcuni degli aspetti fondamentali della proposta della Commissione, pur modificandola, ovviamente: in primo luogo una maggiore gradualità nei percorsi di aggiustamento di bilancio; in secondo luogo la possibilità, anzi l’impegno per ciascun paese a disegnare il proprio percorso di riforme, investimenti e prudenza di bilancio nei prossimi quattro sette anni; e in terzo luogo, e questo grazie anche al contributo del Parlamento europeo, uno spazio certamente maggiore per gli investimenti, rispetto alle regole esistenti. Si tratta in particolare di investimenti legati alla difesa, investimenti legati al cofinanziamento di fondi europei, investimenti legati alle nostre grandi priorità come Unione europea”.


“Per l’Italia – ha indicato Gentiloni – questo naturalmente vuol dire che abbiamo di fronte una doppia sfida: da un lato la sfida di politiche di bilancio prudenti, che sono indispensabili per un paese con un deficit e un debito così alti; ma al tempo stesso la sfida continua a continuare con investimenti pubblici che sostengano la crescita e sostengono la nostra economia. Qui naturalmente – ha aggiunto – ci soccorrono le nuove regole di bilancio, ma ci soccorre anche il Pnrr, la grande disponibilità delle risorse del Pnrr”. “Quindi direi una buona giornata, che rende il nostro Patto di stabilità forse un po più intelligente”, ha sottolineato il commissario, con riferimento alla famosa battuta di Romanoo Prodi, che da presidente della Commissione definì il Patto “stupido”.


A un giornalista che faceva notare che il Pd si è astenuto, Gentiloni ha risposto: “Si è astenuto mi sembra, immagino, più per ragioni di politica interna”. E a chi chiedeva se pensi che sull’astensione di quasi tutti gli eurodeputati italiani abbia influito la vicinanza della delle elezioni, ha replicato: “Questo non so dire” e ha aggiunto ironicamente: “Abbiamo unito la politica italiana. Questo è un fatto”. Quanto all’influenza dell’approccio più rigido di stampo tedesco sulla riforma del Patto, il commissario ha negato che abbia “prevalso”, e ha osservato: “Direi che la proposta è stata modificata anche perché c’è stata una forte spinta in quella direzione. Però nell’insieme si è arrivati a un compromesso che, come dicevo, mantiene molti degli elementi fondamentali della proposta della Commissione”.


“Credo – ha spiegato Gentiloni – che dobbiamo sempre ricordarci che tutto questo avviene non in una situazione di mancanza di regole di bilancio, come è stata la situazione del 20 marzo 2020 alla fine del 2023, quando noi abbiamo avuto effettivamente quasi quattro anni in cui erano sospese le regole di bilancio europee, e in cui quindi ciascun paese poteva fare le sue scelte. Siamo ovviamente tutti consapevoli che un’unione monetaria che condivide la stessa moneta deve avere delle regole di bilancio comune. Quelle che sono state oggi approvate sono certamente migliori di quelle esistenti. Esistenti, non precedenti – ha puntualizzato -, perché dal primo gennaio quelle precedenti sono rientrate in vigore”. “Quindi – ha sintetizzato il commissario – il messaggio è molto semplice: le regole che oggi il Parlamento europeo ha definitivamente approvato sono migliori perché più flessibili, perché più aperte agli investimenti, perché danno più autonomia ai singoli paesi rispetto a quelle esistenti”. A un giornalista che chiedeva se l’Italia, con un deficit al 7,4% nel 2023, avrà più problemi degli altri paesi, Gentiloni ha poi risposto che “certamente chi ha il deficit più alto ha una sfida più complicata; ma detto questo, con le regole esistenti la sfida sarebbe forse molto molto difficile da attuare. Con le nuove regole sarà più compatibile”. La Commissione, gli è stato chiesto a questo punto, avvierà procedure per deficit eccessivo per gli 11 paesi con un deficit oltre il 3% del Pil, dopo i dati definitivi pubblicati ieri da Eurostat per il 2023? “Le decisioni sulle procedure di deficit eccessivo – ha confermato – saranno prese quando presenteremo il pacchetto di primavera” del semestre europeo, “e questo sarà il 19 giugno. Naturalmente guardando i dati di Eurostat si può avere una buona anticipazione delle decisioni potenziali. Ma le vere decisioni arriveranno solo nella seconda metà di giugno”. Infine, riguardo ai nuovi “piani di medio termine” che gli Stati membri dovranno presentare secondo le nuove regole approvate oggi, il commissario ha precisato che “le nostre richieste agli Stati membri sono di presentarli entro il 20 settembre. Ma sappiamo che questo è la prima volta, e che ci sarà un certo grado di flessibilità”, precisando poi che la flessibilità è da intendere “rispetto alla scadenza, non al contenuto” dei piani. “Ma la decisione di cominciare a dare attuazione alle nuove regole nel 2025 è stata una decisione presa, e largamente condivisa, dagli Stati membri. Quindi non è qualcosa che è stata imposta dalla Commissione agli Stati membri. Se si vuole cominciare ad applicare le nuove regole il prossimo anno – ha concluso Gentiloni -, bisogna che ci siano dei piani di medio termine quest’autunno”.

Fondazione Crt, il presidente Fabrizio Palenzona si è dimesso

Fondazione Crt, il presidente Fabrizio Palenzona si è dimessoMilano, 23 apr. (askanews) – Il presidente della Fondazione Crt, Fabrizio Palenzona, si è dimesso. Lo confermano fonti vicine all’ente torinese che fanno riferimento a una lettera di dimissioni inviata dallo stesso Palenzona al collegio sindacale e al vice presidente vicario della Fondazione Crt, Maurizio Irrera. Nella lettera, a quanto trapela, Palenzona esprimerebbe il proprio “rammarico” di fronte al clima venutosi a creare in consiglio negli ultimi mesi, affermando di aver vissuto “con spirito di servizio” il proprio incarico, accettato peraltro “senza ricevere un compenso”. Ieri si era dimesso il segretario generale della Fondazione Crt, Andrea Varese, sostituito ad interim da Annapaola Venezia. Palenzona era stato nominato presidente dell’ente proprio un anno fa, nell’aprile 2023.

Partecipazioni statali verso 694 nomine in 2024, record ultimi anni

Partecipazioni statali verso 694 nomine in 2024, record ultimi anniRoma, 23 apr. (askanews) – Il rinnovo degli Organi amministrativi delle Società del MEF – Ministero Economia e Finanze previsto nei prossimi mesi riguarderà 694 persone, per 154 Organi sociali di 122 Partecipate. Delle 122 Società, 19 sono a controllo diretto e 103 a controllo indiretto; dei 154 Organi sociali, 89 sono Consigli d’amministrazione e 65 Collegi sindacali; le 694 persone sono ripartite fra 424 Consiglieri e 270 Sindaci; 114 persone siedono nelle Società controllate direttamente dal MEF (56 Consiglieri e 58 Sindaci) e 580 nelle indirette (424 Consiglieri e 270 Sindaci). Sono i principali risultati della Settima edizione dell’analisi di CoMar – Centro Studi sul governo di tutte le Partecipate dello Stato, censite singolarmente, da documenti ufficiali.


Sono coinvolte, fra le controllate dirette del MEF, tra le altre, CDP – Cassa Depositi e Prestiti, Cinecittà, Eur, Ferrovie dello Stato Italiane, GSE – Gestore dei Servizi Elettrici, Invimit, Rai, STMicroelectronics; fra le indirette, attraverso le rispettive Capogruppo, Partecipate di Banca MPS, CDP (Fintecna, Open Fiber), Enel, Eni (Saipem), FS (Anas), GSE-Gestore Servizi Energetici, Invitalia, Leonardo (Telespazio), Poste Italiane. Sono già stati rinnovati i CdA di Infrastrutture Milano Cortina 2020-2026 e di Sogei. E’ da intendersi come non tutti i Componenti siano designati dal MEF o dalle sue Capogruppo, essendovi Membri espressione di altri Soci. L’indagine CoMar – si legge in una sintesi – ha anche calcolato quanti Consiglieri di Amministrazione siano stati nominati tra il 1° novembre 2022 ed il 15 aprile 2024, su indicazione di molteplici azionisti: si tratta di 475 Componenti, di cui 61 Amministratori Delegati, sia per Partecipate indirette che dirette; considerando solo queste ultime, i Consiglieri individuati, nello stesso periodo, sono stati 117.


Tra i criteri che si dovranno seguire per le nomine vi è quello dell’equilibrio di genere. Sui 694 componenti degli Organi sociali uscenti nei prossimi mesi, le donne sono 226, pari al 32,5% complessivo. Percentualmente, le donne sono presenti maggiormente nelle Società controllate direttamente dal MEF (47 donne Amministratrici su 114 Amministratori totali – 41,2%) rispetto alle indirette (179 Amministratrici su 580 Amministratori totali – 30,8%); così come sono percentualmente di più nei Collegi sindacali (99 donne Sindaco su 270 Sindaci totali – 36,6%) rispetto ai CdA (127 donne Consigliere su 424 Consiglieri totali – 29,9%); inoltre, in tre quarti dei casi, le donne sono Consiglieri indipendenti e, spesso, sono titolari di più di un incarico amministrativo (interlocker). LE PARTECIPAZIONI PUBBLICHE NELL’ECONOMIA ITALIANA


Le Unità economiche partecipate dal settore pubblico (Ministeri, Regioni, Province, Comuni, Comunità montane, Camere di Commercio, Enti sanitari) sono 7.808, con 924.892 Addetti; le controllate (quota proprietaria superiore al 50%) sono 3.517, con 586mila Dipendenti. Il MEF esercita il ruolo di gran lunga prevalente, sotto tutti i parametri economico-finanziari e occupazionali (52,2% dei Dipendenti totali). All’interno del perimetro MEF, al 15 aprile 2024, emergono 61 Società controllate, direttamente (37) o, indirettamente, con la Cassa Depositi e Prestiti; senza considerare ulteriori 9 Società dove CDP non va oltre un controllo congiunto o un potere d’influenza (Enciclopedia Treccani, F2i, Telecom Italia, Trevi, Webuild, ecc.). IL RIDISEGNO DEL PERIMETRO E DELLE MISSIONI DELLE SOCIETÀ PARTECIPATE


Negli ultimi cinque anni, si è assistito ad una ridefinizione del ruolo dello “Stato imprenditore”. Una testimonianza è fornita dalla riorganizzazione del MEF, con la creazione del Dipartimento dell’economia. Sono nate nuove Società, come DRI d’Italia, Giubileo 2025, Green.It, Holding Reti Autostradali, Infrastrutture Milano Cortina 2020-2026, ITA Airways, PSN-Polo Strategico Nazionale, Renovit; o Autostrade dello Stato (la cui costituzione è stata preannunciata dal Consiglio dei Ministri del 9 aprile, con lo scorporo da ANAS delle tratte a pedaggio); Altre hanno visto acquisizioni, anche parziali, come Agile Lab, Ceramiche Dolomite, Corneliani, GPI, LIS Holding, Maticmind, Nuova Sistemi Urbani, Pernigotti, Snaidero Rino, Titagarh Firema; talvolta, attraverso investimenti in società definite strategiche, come previsto per lo scorporo della rete di TIM. Vi sono poi quelle dove il MEF ha acquisito la maggioranza, ma subentrando ad altri azionisti pubblici, come per Sviluppo Lavoro Italia (già Anpal Servizi), Acque del Sud (già EIPLI-Ente Irrigazione Puglia Lucania Irpinia), Società Stretto di Messina (con quota ANAS scesa al 36,7% a seguito di aumento di capitale riservato al Ministero), Sace (da CDP, nel 2022); o dove, invece, la cederà, come per PagoPA (a IPZS e, eventualmente, a Poste Italiane). La razionalizzazione ha comportato, a inizio 2024, anche l’incorporazione di Sose – Soluzioni per il Sistema Economico in Sogei. Le Partecipate possono ricevere anche nuovi compiti: secondo la Legge di Bilancio 2024, quelle interamente partecipate forniranno supporto al MEF per attività di natura amministrativa. Altre hanno mutato il proprio raggio di attività: Arexpo, oltre l’area Expo Milano 2015, a tutta la Lombardia; Invimit, ampliando alle materie prime critiche; Sport e Salute, con nuove funzioni connesse al PNRR. Sotto il profilo della strategicità, altre, in linea con la propria missione, sono interessate in progetti come RepowerEu e Piano Mattei. Sempre da questo punto di vista, la Legge 28/2024 ha previsto, per le Partecipate che gestiscano impianti di tale rilievo, l’ammissione immediata all’amministrazione straordinaria e la concessione di finanziamenti; come già avvenuto per l’Ilva. Di strategicità parla anche il Decreto Legge 118/2023 (poi trasfuso nel Decreto Legge 104/223) che prevede lo stanziamento di risorse per circa 2,5 miliardi di euro per operazioni inerenti Società di rilievo strategico. Vi sono poi gli Enti trasformati in S.p.A., come accaduto con ENIT e come avviato con ICS – Istituto per il Credito Sportivo (e Culturale, da ridenominare così al termine del processo). Inoltre, le dismissioni: Bonifiche Ferraresi, FSI Sgr, Quattror Sgr, Rocco Forte Hotels; a volte, anche parziali, come per Banca MPS; o pianificate, come per ITA Airways (Deutsche Lufthansa) o per Poste Italiane. Sempre riguardo alle “privatizzazioni”, il 9 aprile scorso il Governo, presentando il Def 2024, ha sostanzialmente confermato quanto già previsto con la Nadef 2023: un piano di dismissioni per incidere sul rapporto debito/pil, con proventi per un valore cumulato vicino all’1% del pil nel triennio 2024-2026.