Skip to main content
#sanremo #studionews #askanews #ciaousa #altrosanremo

Carne coltivata, Lollobrigida: sulla possibilità della commercializzazione in Ue decida la volontà popolare

Carne coltivata, Lollobrigida: sulla possibilità della commercializzazione in Ue decida la volontà popolareBruxelles, 23 gen. (askanews) – Sulla possibilità che sia approvata nell’Ue la commercializzazione della “carne coltivata” basata cioè sulla coltivazione di cellule di animali in laboratorio, dovremmo “affidarci alla volontà popolare”, invece che sulla attuali procedure previste dal regolamento europeo “Novel Foods”. E’ quanto ha affermato il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, parlando con la stampa a margine del Consiglio Agrifish dell’Ue, questo pomeriggio a Bruxelles.

L’Italia, l’Austria e la Francia, con il sostegno di di Repubblica Ceca, Cipro, Grecia, Lussemburgo, Lituania, Malta, Romania, Slovacchia e Ungheria, hanno presentato il 18 gennaio un documento comune, che è stato discusso dal Consiglio oggi, in cui si chiede alla Commissione europea molta cautela, l’applicazione del principio di precauzione e nuove estese consultazioni e nuove approfondite valutazioni d’impatto prima di prendere in considerazione qualsiasi richiesta da parte delle imprese di autorizzare la produzione e commercializzazione in Europa della carne coltivata. Nel documento, ha detto Lollobrigida, “c’è scritto con chiarezza che la carne coltivata, sempre che si possa chiamare ‘carne’, è un potenziale pericolo per l’Europa, da tanti punti di vista: forse quello sanitario, forse quello ambientale, forse quello etico”, e anche dal punti di vista socio-economico. “Noi ci siamo già dati una risposta in Italia e oggi tante altre nazioni con noi hanno presentato questo documento”.

“L’Italia – ha rivendicato il ministro – non solo non era isolata su questa posizione, ma è in grado di essere avanguardia rispetto alla protezione delle nostre filiere agricole, della salute dei cittadini, dei consumatori, della qualità. Non c’è niente che abbiamo fatto in maniera erronea. C’è un tempo per prendere delle decisioni e l’Italia è in grado di prenderle, senza dover aspettare, anzi coinvolgendo gli altri”, ha aggiunto Lollobrigida, con un implicito riferimento alla recente legge che vieta la carne coltivata in Italia (e vieta anche di chiamarla “carne”). Il divieto italiano verrebbe automaticamente messo fuori legge nel momento in cui la Commissione europea proponesse e ottenesse l’approvazione di una richiesta di commercializzazione di carne coltivata, secondo le procedure previste dal regolamento Ue “Novel Foods”. Secondo il regolamento, l’eventuale proposta favorevole della Commissione potrebbe essere respinta solo se vi fosse una maggioranza qualificata di Stati membri contraria. E questo è ciò che evidentemente l’Italia vuole a tutti i costi evitare: che si possa arrivare a una proposta favorevole da parte della Commissione. á “Adesso – ha proseguito il ministro – vedremo anche gli esiti della discussione, però il documento mi sembra molto netto e molto chiaro. Abbiamo chiesto che la scienza ci dia le risposte richieste e che si ricorra anche eventualmente a un cosa che è molto democratica: chiediamo ai cittadini europei che ne pensano, perché abbiamo sentito tante voci. Sentiamo anche quella dei cittadini europei, con una consultazione pubblica nella quale ci diranno che cosa pensano di queste produzioni” “L’Europa – ha ricordato Lollobrigida – ha già fatto delle scelte, nelle quali ha posto dei divieti”. Ad esempio, “il divieto di clonazione animale: non si possono importare in Europa carni derivate da clonazione animale; e lo ha fatto in altre circostanze, come sulla vicenda degli Ogm. Ovviamente, la libertà di far circolare un prodotto deve presentare sul piano politico e scientifico anche una garanzia per le persone che consumano, che scelgono anche sulla base di un elemento di garanzia che si aspettano dalle istituzioni. Non si aspettano che qualcosa che può essere potenzialmente pericoloso circoli come se fosse benefico”.

“Non voglio sottolineare – ha osservato il ministro – questioni allarmistiche, ma è evidente per esempio che con la riproduzione cellulare, ci dicono alcuni istituti, rispetto a certe patologie non ci sarebbe forse nemmeno la garanzia di poterle riscontrare sull’animale vivo, da cui queste cellule vengono prelevate…, e ci sono rischi nella riproduzione, magari di una cellula malata, o di difficoltà di riscontro di certe patologie”. L’Italia vuole insomma, gli è stato chiesto, sottoporre a consultazioni popolari, a deri referendum, qualunque via libera alla ácommercializzazione di carne coltivata e altri cibi sintetici?

“Lo abbiamo scritto nel documento. Io oggi – ha risposto Lollobrigida – non rappresento che una delle tante nazioni che hanno posto il problema”. Proponiamo “una consultazione pubblica, si chiedono i dati; io spero che si arrivi in questa Europa ad avere dei processi democratici. Sulla carne coltivata, sintetica, sul fake food, per semplificare, il Parlamento europeo, che sarebbe l’organismo direttamente eletto dal popolo, si è già espresso: tanti emendamenti che tentavano l’apertura a questi processi sono stati bocciati, con la maggioranza”. La maggioranza, ha ricordato ancora il ministro, “che fino a prova contraria nelle istituzioni democratiche è quella che sceglie la linea; può cambiare, ma nel frattempo quella maggioranza sceglie la linea. E quindi credo che ci sia un processo che più è democratico, meglio stiamo tutti”. “Perché esistono quelli che pensano di essere più bravi degli altri. Ce ne sono tanti: gli oligarchi, gli aristocratici lo hanno pensato per tanto tempo. Poi è arrivata la democrazia, e ci hanno spiegato, e io sono convinto di questo, che con tutti i suoi difetti è il migliore sistema possibile. E quindi – ha concluso Lollobrigida – affidiamoci alla volontà popolare”.

Idealista: maggioranza case in affitto supera 60 metri quadrati

Idealista: maggioranza case in affitto supera 60 metri quadratiRoma, 23 gen. (askanews) – La tipologia più diffusa delle case in affitto è quella compresa tra 60 e 100 m2 (42,3%); i tagli medio-piccoli costituiscono la seconda tipologia più diffusa con il 31,3% dello stock disponibile, mentre gli appartamenti di meno di 30 m2 rappresentano appena il 2% del campione. E’ quanto emerge dall’ultima analisi condotta dall’Ufficio Studi di idealista sulle attuali disponibilità abitative nel portale. Nel dettaglio, Roma (40,3%) segue la tendenza italiana con più stock tra i 60 ed i 100m2; mentre a Milano prevalgono tagli più piccoli tra i 30 ed i 60m2 (40%). “Nonostante la persistente sfida dell’offerta, con particolare riguardo agli appartamenti di dimensioni contenute, come i monolocali, che rimangono la categoria più richiesta in relazione alla reale disponibilità sul mercato, si intravede qualche segnale di cambiamento”, osserva Vincenzo De Tommaso, Responsabile dell’Ufficio Studi di idealista. “Nel corso dell’ultimo trimestre dell’anno scorso, abbiamo osservato un aumento significativo del 5% nell’offerta di abitazioni in affitto rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Questo cambio di tendenza rappresenta un’importante inversione rispetto al declino costante osservato dal 2019, durante il quale il mercato ha subito una drastica diminuzione del 42% dell’offerta residenziale destinata alla locazione. Il recente aumento potrebbe suggerire una ripresa del settore degli affitti tradizionali e un significativo miglioramento nell’accessibilità alle possibilità di locazione”. A Milano, solo il 3,6% delle abitazioni in locazione sono miniappartamenti (meno di 30 metri quadrati), mentre il 40% ha una superficie compresa tra 30 e 60 metri quadrati e il 38,3% tra 60 e 100 metri quadrati. Solo l’11,9% delle case in affitto misura tra 100 e 150 metri quadrati, mentre il 6,3% supera questa soglia. A Roma, l’1,9% delle abitazioni in locazione ha dimensioni inferiori a 30 metri quadrati rispetto all’offerta totale, mentre il 27,8% ha una superficie compresa tra 30 e 60 metri quadrati. Il 40,3% delle abitazioni si colloca tra 60 e 100 metri quadrati, l’18,5% tra 100 e 150 metri quadrati, mentre l’11,6% supera i 150 metri quadrati.

Bce, il primo taglio dei tassi ora è atteso a giugno o luglio

Bce, il primo taglio dei tassi ora è atteso a giugno o luglioRoma, 23 gen. (askanews) – Il primo taglio dei tassi di interesse da parte della Bce arriverà tra fine primavera e inizio estate, giugno o luglio: è il parere diffuso tra un cospicuo numero di analisti, in vista del Consiglio direttivo dell’istituzione che inizierà domani, per concludersi con la riunione formale giovedì mattina. Al termine della quale, alle 14 e 15 italiane, verranno annunciate le decisioni di politica monetaria. Mezz’ora dopo la presidente, Christine Lagarde terrà la tradizionale conferenza stampa esplicativa.

Nelle ultime fasi del 2023 i mercati si erano spinti a ipotizzare tagli ai tassi già a inizio primavera, qualcuno addirittura a marzo. Ma in ripetute occasioni, e in maniera più esplicita la scorsa settimana, sia Lagarde, sia altri esponenti della Bce hanno sostanzialmente smentito queste speculazioni, spingendo la palla in avanti. L’aspetto chiave su cui è stato messo rilievo è quello delle dinamiche salariali: se queste ultime dovessero mostrare forti spinte, tali da apparire come effetti secondari della passata alta inflazione, potrebbe crearsi un nuovo problema per la Bce. Questa incognita si definirà con la tornata negoziale che si svolge nei primi mesi dell’anno e i cui risultati potrebbero essere chiari appunto a fine primavera.

A quel punto i banchieri centrali dell’eurozona potrebbero avere davanti un quadro tale da renderli più sicuri di sé nel ritenere che l’inflazione rientrerà al valore obiettivo del 2% nel 2025. E nulla ostacolerebbe un taglio del costo del danaro, che dopo gli aumenti da 450 punti base decisi nei mesi scorsi resta a livelli decisamente restrittivi nell’eurozona, dove l’inflazione è scesa sotto il 3%. Tuttavia la questione potrebbe risultare non così semplice, specialmente se il quadro dell’economia non dovesse migliorare come indicato dallo scenario previsionale di base. E in questo ambito Claudia Fontanive-Wyss, Portfolio Manager di Vontobel osserva come la dinamica degli aggregati monetari sia diventata negativa nell’eurozona e negli Stati Uniti. “Questo dato è restrittivo. Pertanto, l’attuale orientamento di politica monetaria potrebbe essere ancora più restrittivo e non è da escludere del tutto un taglio prima di giugno”.

In pratica la Bce potrebbe ritrovarsi con una linea più dura del dovuto. Ad ogni modo, aggiunge Fontanive-Wyss, l’aggiornamento delle previsioni della Bce a marzo “fornirà probabilmente migliori indizi sulla tempistica del primo taglio”. Un altro fattore di rischio, ma in senso opposto, cioè di ulteriori spinte all’inflazione, è rappresentato dagli attacchi dei gruppi miliziani di Houthi nello Yemen contro le navi in transito da e per il Canale di Suez. Ma su questo ad oggi non si sono verificati impatti nemmeno lontanamente paragonabili a quelli delle strozzature alle catene globali dei mesi passati.

Così come con la guerra di Israele contro i terroristi di Hamas, non è avvenuto nulla di analogo sui prezzi di petrolio e gas rispetto a quanto si è visto a seguito della guerra in Ucraina e delle sanzioni contro le forniture dalla Russia. Tornando ai rischi di debolezza dell’economia, un elemento che resta sotto osservazione è il concetto di “trasmissione monetaria”. Non è infatti chiarissimo quanto della stretta operata dalla Bce si sia già trasmesso all’economia e reale e quanto resti da “scaricarsi”. Guardando al canale del credito bancario, l’indagine dell’Eurosistema pubblicata oggi mostra che questa trasmissione, che avviene con un certo ritardo, sembra ancora in corso: nel quarto trimestre 2023 in media le banche hanno continuato a inasprire i criteri di concessione di prestiti e prevedono di farlo ulteriormente in questo inizio d’anno. Secondo gli analisti di Ing ne derivano “prospettive piuttosto deboli per gli investimenti”. E questo conferma lo scenario di un taglio dei tassi più avanti da parte della Bce. Sul quando resta l’interrogativo. In tutto questo il direttorio giunge mentre su Lagarde è stato pubblicato un sondaggio decisamente negativo dal sindacato del personale della Bce, l’Ipso, secondo il quale tra i dipendenti serpeggia un forte malcontento per la sua conduzione dell’istituzione. Specialmente per il suo continuo sconfinare su questioni che non appartengono strettamente alla politica monetaria. Giovedì la conferenza stampa della presidente si terrà alle 14 e 45.

Ita, l’Ue avvia indagine approfondita sull’acquisizione da parte di Lufthansa

Ita, l’Ue avvia indagine approfondita sull’acquisizione da parte di LufthansaRoma, 23 gen. (askanews) – La Commissione europea ha annunciato l’avvio di una indagine approfondita sul progetto di acquisizione del controllo comune di Ita Airways da parte della tedesca Lufthansa AG e del ministero italiano dell’Economia e delle finanze (Mef). Con un comunicato, l’Antitrust comunitario spiega di aver “espresso riserve preliminari in quanto ritiene che l’operazione possa ridurre la concorrenza sul mercato dei servizi di trasporto aereo di passeggeri su diverse rotte a corto e a lungo raggio da e verso l’Italia”.

Bruxelles precisa che in base alle normative in vigore dispone ora di 90 giorni lavorativi, quindi fino al 6 giugno 2024, per adottare una decisione. L’avvio di un’indagine approfondita non pregiudica l’esito del procedimento. L’operazione era stata notificata alla Commissione il 30 novembre scorso. L’8 gennaio, poi, Lufthansa ha presentato una serie di impegni per rispondere ad alcune delle riserve preliminari dell’Antitrust Ue. “Tuttavia questi impegni sono risultati insufficienti – recita il comunicato – sia per portata che efficacia, ad eliminare le riserve della Commissione, che non li ha quindi sottoposti a verifica con i partecipanti al mercato”.

L’organo esecutivo comunitario ricorda che Lufthansa e Ita gestiscono un’ampia rete di rotte nazionali, rotte a corto raggio all’interno dello Spazio economico europeo (See) e rotte a lungo raggio tra il See e il resto del mondo. Lufthansa fa inoltre parte di una joint venture con United Airlines e Air Canada, attraverso la quale le tre compagnie si coordinano su prezzi, capacità, programmazione e ripartizione delle entrate sulle rotte transatlantiche. “L’indagine preliminare – avverte Bruxelles – indica che l’operazione può ridurre la concorrenza sul mercato dei servizi di trasporto aereo di passeggeri su diverse rotte a corto e a lungo raggio. Lufthansa e Ita sono in forte e stretta concorrenza tra loro nella fornitura di servizi di trasporto aereo di passeggeri su determinate rotte da e verso l’Italia”.

In particolare, la Commissione ha elencato varie elementi. “L’operazione può ridurre la concorrenza sulle rotte a corto raggio che collegano l’Italia con i paesi dell’Europa centrale. Su alcune rotte di questo tipo, Lufthansa e Ita sono concorrenti diretti per i collegamenti senza scalo, con una concorrenza limitata da parte di altre compagnie aeree, soprattutto vettori low cost, come Ryanair, che in molti casi operano da aeroporti più difficilmente raggiungibili”. “Inoltre – si legge – la Commissione esaminerà anche le rotte in cui una delle parti offre già servizi e l’altra sarà attiva a breve nonché quelle in cui una o entrambe le parti offrono pratici voli diretti o in cui i collegamenti diretti sono limitati o offerti solo dall’altra parte. Per quanto riguarda le rotte a lungo raggio tra l’Italia e l’America settentrionale, la Commissione valuterà inoltre se, dopo la fusione, le attività di Ita, Lufthansa e dei partner della sua joint venture (United Airlines e Air Canada) debbano essere trattate come attività di un’unica entità”.

E ancora, “l’operazione potrebbe ridurre la concorrenza su alcune rotte a lungo raggio tra l’Italia e gli Stati Uniti, il Canada, il Giappone e l’India perché Ita – asserisce Bruxelles – Lufthansa o i partner della joint venture di Lufthansa sono in stretta concorrenza tra loro con pratici voli diretti e siti aeroportuali di facile accesso e, presumibilmente, altre compagnie aeree potranno esercitare una limitata pressione concorrenziale con collegamenti attraenti”. L’operazione, poi “potrebbe dar luogo a una posizione dominante di Ita nell’aeroporto di Milano Linate, o rafforzarla, rendendo più difficile per i concorrenti fornire servizi di trasporto aereo di passeggeri da e verso Milano Linate. La Commissione esaminerà inoltre le possibili ripercussioni negative su rotte per le quali altre compagnie aeree fanno affidamento sulla rete nazionale e a corto raggio di Ita per operare i propri voli, con un impatto possibile sui loro servizi verso destinazioni internazionali servite anche da Lufthansa”. Ita fa parte dell’alleanza SkyTeam, mentre Lufthansa è una compagnia aerea di rete su scala mondiale che gestisce gli hub di Francoforte, Monaco di Baviera, Zurigo, Vienna e Bruxelles e annovera come controllate Austrian Airlines, Brussels Airlines, Eurowings, Swiss International Airlines e Air Dolomiti. Fa parte della Star Alliance e di una joint venture transatlantica con United Airlines e Air Canada.

Ita, Ue avvia indagine approfondita su acquisizione da Lufthansa

Ita, Ue avvia indagine approfondita su acquisizione da LufthansaRoma, 23 gen. (askanews) – La Commissione europea ha annunciato l’avvio di una indagine approfondita sul progetto di acquisizione del controllo comune di Ita Airways da parte della tedesca Lufthansa AG e del ministero italiano dell’Economia e delle finanze (Mef). Con un comunicato, l’Antitrust comunitario spiega di aver “espresso riserve preliminari in quanto ritiene che l’operazione possa ridurre la concorrenza sul mercato dei servizi di trasporto aereo di passeggeri su diverse rotte a corto e a lungo raggio da e verso l’Italia”.

Bruxelles precisa che in base alle normative in vigore dispone ora di 90 giorni lavorativi, quindi fino al 6 giugno 2024, per adottare una decisione. L’avvio di un’indagine approfondita non pregiudica l’esito del procedimento.

Gentiloni: nuovo piano europeo dopo Next Generation Eu

Gentiloni: nuovo piano europeo dopo Next Generation EuRoma, 23 gen. (askanews) – Il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni ha rilanciato la sua proposta di pensare a un nuovo programma di sviluppo europeo comune che possa subentrare all’attuale Next Generation Eu, una volta che questo piano – lanciato per sostenere l’economia dopo i crolli causati dalle restrizioni imposte dai governi a motivo del Covid – sarà completato nel 2026. E per questo, intervenendo oggi al convegno sul futuro di del piano Invest Eu (l’ex piano Juncker, a cui è stato poi cambiato nome, come ricordato dallo stesso Gentiloni) ha suggerito che possa basarsi proprio sul meccanismo di quest’ultimo: garanzie dal bilancio Uu con cui si punta a ottenere un effetto leva e mobilitare fondi anche del settore privato.

“Possiamo dire che InvestEu è una storia di successo europeo, i numeri parlano da sé: 96 dei progetti avviati e più del 70% approvato, anche con Paesi partner non Ue come la Norvegia, che hanno riconosciuto il valore all’unirsi a questo sforzo. Ora abbiamo davanti a noi una montagna di investimenti da trovare per le nostre priorità comuni su transizione verde e digitale, cruciale per il futuro e la competitività dell’Europa e per le prospettiva del lavoro”, ha rilevato Gentiloni. “Le sfide europee non si concluderanno con il Recovery fund. Quello che è chiaro per me è che il modello InvestEu sta funzionando, creano sinergie tra settori pubblici e privato, essere orientati al futuro e prendere più rischi e questo consente alle politiche di avere un impatto. Specialmente in settori dove il mercato non riesce a funzionare”.

Questi “ci sono forti argomenti per un altro programma pan europeo basato su garanzie del bilancio europeo – ha detto Gentiloni – per mobilitare fondi su settori strategici. E dobbiamo costruire sull’eccellente lavoro della Bei, sulle banche di sviluppo nazionali e altre istituzioni internazionali coinvolte. Ma al tempo stesso dobbiamo anche pensare a come farlo con maggiore capacità di impatto”. Secondo l’eurocommissario serve “un sistema di regole più semplici, che faciliterebbe la partecipazione di altri, ci stanno tante discussioni in corso su questo, sulla complessità del meccanismo. E maggiore flessibilità ci può aiutare”.

“Il successo di InvestEu è uno sforzo collettivo e dobbiamo continuare a lavorare assieme – ha concluso l’eurocommissario -per assicurare che centri i suoi obiettivi a beneficio di tutti, imprese e cittadini Ue”.

Gentiloni rilancia la sua proposta: dopo Ngeu nuovo piano europeo

Gentiloni rilancia la sua proposta: dopo Ngeu nuovo piano europeoRoma, 23 gen. (askanews) – Il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni ha rilanciato la sua proposta di pensare a un nuovo programma di sviluppo europeo comune che possa subentrare all’attuale Next Generation Eu, una volta che questo piano – lanciato per sostenere l’economia dopo i crolli causati dalle restrizioni imposte dai governi a motivo del Covid – sarà completato nel 2026. E per questo, intervenendo oggi al convegno sul futuro di del piano Invest Eu (l’ex piano Juncker, a cui è stato poi cambiato nome, come ricordato dallo stesso Gentiloni) ha suggerito che possa basarsi proprio sul meccanismo di quest’ultimo: garanzie dal bilancio Uu con cui si punta a ottenere un effetto leva e mobilitare fondi anche del settore privato.

“Possiamo dire che InvestEu è una storia di successo europeo, i numeri parlano da sé: 96 dei progetti avviati e più del 70% approvato, anche con Paesi partner non Ue come la Norvegia, che hanno riconosciuto il valore all’unirsi a questo sforzo. Ora abbiamo davanti a noi una montagna di investimenti da trovare per le nostre priorità comuni su transizione verde e digitale, cruciale per il futuro e la competitività dell’Europa e per le prospettiva del lavoro”, ha rilevato Gentiloni. “Le sfide europee non si concluderanno con il Recovery fund. Quello che è chiaro per me è che il modello InvestEu sta funzionando, creano sinergie tra settori pubblici e privato, essere orientati al futuro e prendere più rischi e questo consente alle politiche di avere un impatto. Specialmente in settori dove il mercato non riesce a funzionare”.

Questi “ci sono forti argomenti per un altro programma pan europeo basato su garanzie del bilancio europeo – ha detto Gentiloni – per mobilitare fondi su settori strategici. E dobbiamo costruire sull’eccellente lavoro della Bei, sulle banche di sviluppo nazionali e altre istituzioni internazionali coinvolte. Ma al tempo stesso dobbiamo anche pensare a come farlo con maggiore capacità di impatto”. Secondo l’eurocommissario serve “un sistema di regole più semplici, che faciliterebbe la partecipazione di altri, ci stanno tante discussioni in corso su questo, sulla complessità del meccanismo. E maggiore flessibilità ci può aiutare”.

“Il successo di InvestEu è uno sforzo collettivo e dobbiamo continuare a lavorare assieme – ha concluso l’eurocommissario -per assicurare che centri i suoi obiettivi a beneficio di tutti, imprese e cittadini Ue”.

Giorgetti: crisi geopolitiche mettono a rischio l’economia

Giorgetti: crisi geopolitiche mettono a rischio l’economiaRoma, 23 gen. (askanews) – Lo scenario economico attuale è “complesso e in continua evoluzione”, con le sfide geopolitiche che mettono a rischio la crescita economica. L’ha segnalato il ministro dell’Economia e Finanza Giancarlo Giorgetti inaugurando l’anno accademico della Scuola di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza a Ostia.

Le condotte criminali sono “sempre più sofisticate e in grado di compromettere gli interessi economici e finanziari del Paese, ostacolando la crescita e lo sviluppo della nostra economia”. L’Italia e la comunità internazionale “si trovano oggi ad affrontare complesse sfide in uno scenario mondiale in continuo divenire”, ha segnalato Giorgetti citando la pandemia, l’impennata dei prezzi dell’energia e di alcune materie prime, e quindi l’inflazione, e per ultima anche la situazione dei conflitti russo ucraino e israelo-palestinese, oltre che “l’ultimo fronte di crisi scoppiato in Mar rosso”. Sono “tutti fattori che mettono a serio rischio le prospettive di crescita dell’economia internazionale e, quindi, anche l’economia italiana”.

Mos

Mercoleì sciopero di 24 ore nel trasporto pubblico locale

Mercoleì sciopero di 24 ore nel trasporto pubblico locale

Roma, 23 gen. (askanews) – I lavoratori del settore del trasporto pubblico locale si preparano al primo sciopero dell’anno. Domani è infatti previsto lo stop nazionale di 24 ore di bus, tram e metro, proclamato dai sindacati di base: Cobas Lavoro Privato, Cub Trasporti, Usb, Adl, Sgb, Associazioni lavoratori Cobas e Orsa. “Aumenti salariali dignitosi, migliori condizioni di lavoro, blocco delle privatizzazioni, tutela della salute e sicurezza”, i temi rilanciati dai sindacati. La giornata di mobilitazione prevede alle 11:00 un presidio davanti al ministero delle infrastrutture e trasporti a Roma. Durante lo sciopero il servizio sarà garantito durante le fasce di legge: da inizio servizio diurno alle 8.29 e dalle 17 alle 19.59.

Eni realizzerà super calcolatore HPC6, più potenza al Green Data Center

Eni realizzerà super calcolatore HPC6, più potenza al Green Data CenterMilano, 23 gen. (askanews) – Eni avvia la realizzazione di un nuovo sistema di super calcolo (High Performance Computing – HPC) HPC6 che consentirà di potenziare significativamente la capacità computazionale del Green Data Center, passando dagli attuali 70 PFlop/s di HPC4 e HPC5 a oltre 600 PFlop/s di picco del nuovo HPC6, pari a circa 600 milioni di miliardi di operazioni matematiche complesse al secondo. Lo si legge in una nota.

“Il nuovo sistema HPC di Eni, caratterizzato da una potenza computazionale straordinaria, segna così un incremento della capacità di calcolo pari a un ordine di grandezza superiore rispetto al precedente”, si legge in una nota. L’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, ha spiegato che “tramite questa iniziativa continuiamo a supportare in modo determinante la nostra leadership tecnologica, riaffermando il ruolo di Eni nel supercalcolo, e rilanciamo le nostre ambizioni nell’ambito delle infrastrutture a esso 2 dedicate. Questo progetto – ha detto – riflette il nostro impegno costante verso l’innovazione e la digitalizzazione a servizio anche del nostro percorso di transizione energetica. Il nuovo sistema HPC potenzia significativamente le nostre capacità di calcolo e segna un nuovo punto di svolta nel modo in cui affrontiamo le sfide della sicurezza energetica, della competitività e della sostenibilità”.

L’architettura di HPC6, dettaglia una nota, è stata concepita con la stessa tecnologia che costituisce i sistemi a oggi più potenti in Europa e nel mondo: il sistema HPC6 e il relativo storage saranno forniti da Hewlett Packard Enterprise, vincitore della gara, impiegando rispettivamente tecnologia HPE Cray EX4000 e HPE Cray ClusterStor E1000. HPC6 avrà prestazioni energetiche che efficientano i consumi e minimizzano le emissioni di carbonio e sarà installato in un’area dedicata presso il Green Data Center dove è stato realizzato un nuovo sistema di raffreddamento a liquido per una gestione ancora più sostenibile ed efficiente.