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Energia, accordo dei 27 su riforma del mercato dell’elettricità

Energia, accordo dei 27 su riforma del mercato dell’elettricitàBruxelles, 17 ott. (askanews) – Il Consiglio Energia dell’Ue, svoltosi oggi a Lussemburgo, ha raggiunto un accordo (“general approach”) sul regolamento per la riforma del mercato dell’elettricità nell’Ue, che consentirà ora alla presidenza di turno spagnola del Consiglio di avviare i negoziati a tre (“trilogo”) con il Parlamento europeo e la Commissione per arrivare al testo legislativo definitivo.

Solo un paese, l’Ungheria, si è astenuto, mentre gli altri Stati membri hanno tutti votato a favore del compromesso, che rappresenta una sostanziale vittoria soprattutto per la Francia. Nelle intenzioni originarie, l’obiettivo principale della riforma doveva essere quello di “disaccoppiare” i prezzi dell’elettricità da quelli del gas, in modo che le bollette elettriche tenessero pienamente conto dei prezzi delle fonti rinnovabili e del nucleare (le fonti dette “inframarginali”) usati nel mix energetico. La proposta della Commissione, presentata il 14 marzo scorso, in realtà non attua il “disaccoppiamento”, ma mira comunque a rendere l’elettricità meno dipendente dalla volatilità dei prezzi dei combustibili fossili, a proteggere i consumatori dalle impennate dei prezzi, e ad accelerare la diffusione delle energie rinnovabili.

La riforma dovrebbe stabilizzare i mercati dell’elettricità a lungo termine attraverso due strumenti: rilanciando gli Accordi di acquisto di energia (Ppa, “Power Purchase Agreements”), e generalizzando i “Contratti per differenza” (CfD) bidirezionali. I “Contratti per differenza” sono contratti di lungo termine tra un fornitore e un ente statale, che fissano un prezzo di esercizio, o “strike price”; quando il prezzo dell’elettricità all’ingrosso è inferiore allo “strike price”, lo Stato rimborsa la differenza al fornitore; quando è superiore è il fornitore che restituisce la differenza allo Stato. I Ppa riguardano invece la fornitura di elettricità a lungo termine, con prezzo fisso pre-negoziato.

Il nodo principale su cui si era bloccata la discussione era la richiesta della Francia di estendere anche al nucleare la possibilità di usare i Contratti per differenza, pensati originariamente per favorire e stimolare gli investimenti nelle rinnovabili. Una possibilità che era già prevista, ma solo per i nuovi impianti, mentre Parigi chiedeva di estenderla anche ai vecchi reattori per i quali verrà prorogata la durata di vita oltre la scadenza inizialmente prevista. Diversi Stati membri (Germania, Austria, Lussemburgo, Belgio, Spagna e anche l’Italia) si erano opposte a questo tentativo, che equivarrebbe a una generalizzazione degli aiuti di Stato per le forniture di energia a tutta l’industria francese, con uno svantaggio competitivo per le imprese degli altri paesi.

Il Consiglio Ue ha convenuto che i Contratti per differenza bidirezionali saranno il modello obbligatorio utilizzato quando il finanziamento pubblico è coinvolto in contratti a lungo termine, con alcune eccezioni, e che si applicherebbero agli investimenti in nuovi impianti di produzione di energia basati sull’energia eolica, solare, geotermica, idroelettrica senza senza sbarramenti e nucleare. Ma la Francia, in pratica, ha avuto quello che voleva, perché il testo dell’accordo prevede che questo modello possa applicarsi anche “agli investimenti volti a ripotenziare sostanzialmente gli impianti di produzione di energia esistenti, o ad aumentarne sostanzialmente la capacità, o a prolungarne la durata”. La Commissione dovrà comuunque garantire, con una propria valutazione, che l’attuazione dei contratti per differenza bidirezionali non porti a distorsioni della concorrenza. L’Esecutivo comunitario dovrà in particolare assicurare che la redistribuzione delle entrate alle imprese non distorca la parità di condizioni nel mercato interno, in particolare nei casi in cui non è possibile applicare alcuna procedura di gara competitiva. Le norme per i CfD bidirezionali si applicheranno dopo un periodo transitorio di tre anni dall’entrata in vigore del regolamento, al fine di mantenere la certezza giuridica per i contratti in corso. Il Consiglio, inoltre, ha convenuto che gli Stati membri promuoveranno l’adozione di accordi di acquisto di energia Ppa, eliminando barriere ingiustificate e procedure o oneri sproporzionati o discriminatori. Le misure possono includere, tra le altre cose, sistemi di garanzia sostenuti dallo Stato a prezzi di mercato, garanzie private o strutture che mettono in comune la domanda di Ppa.

Manovra, stretta benefici rientro lavoratori. Effetti su calcio

Manovra, stretta benefici rientro lavoratori. Effetti su calcioRoma, 17 ott. (askanews) – In arrivo una stretta ai vantaggi fiscali oggi previsti per i lavoratori di qualsiasi settore che rientrano in Italia dopo un periodo all’estero. La riduzione delle agevolazioni potrebbe effetti importanti anche sul mondo del calcio.

Nel decreto legislativo sulla fiscalità internazionale approvato ieri dal Consiglio dei ministri viene introdotto un nuovo regime agevolato dal 2024 per i lavoratori dipendenti o autonomi che trasferiscono la propria residenza fiscale in Italia. La norma, che prima riguardava tutti i lavoratori, ora circoscrive il beneficio ai lavoratori in possesso di “requisiti di elevata qualificazione o specializzazione”, in sostanza laureati o con particolari professionalità riconosciute. A questi viene riconosciuto, per un massimo di 5 anni, uno sconto fiscale Irpef del 50% per i redditi fino a 600.000 euro a patto di non essere già stati residenti nel nostro Paese nei 3 periodi d’imposta precedenti. I lavoratori impatriati dovranno restituire le agevolazioni, pagando gli interessi, se non mantengono la residenza fiscale per 5 anni.

La norma che viene sostituita (ma che resta in vigore per chi si trasferisce fino al 31 dicembre 2023) prevedeva uno sconto maggiore del 70% che poteva arrivare fino al 90% per chi si fosse trasferito al Sud. Lo sconto si applicava a tutti i lavoratori indipendentemente dalle qualifiche e quindi veniva utilizzata anche nei trasferimenti in Italia di sportivi dall’estero. La durata dell’agevolazione variava dai 5 anni agli 8 per i nuclei familiari con un figlio fino ad 11 per i nuclei con due figli o più.

Patto stabilità, Dombrovskis: non c’è consenso su una “golden rule”

Patto stabilità, Dombrovskis: non c’è consenso su una “golden rule”Roma, 17 ott. (askanews) – La commissione europea non vede margini per concordare una “golden rule” sugli investimenti, nella riforma del Patto di stabilità e di crescita, e il vicepresidente Valdis Dombrovskis ribadisce che il 3% sul deficit-Pil “è effettivamente il limite massimo, e non un obiettivo”, peraltro la proposta della Commissione “mantiene questa logica”, ha detto.

Dombrovskis è intervenuto nella conferenza stampa al termine dell’Ecofin, durante il quale si è tornati a discutere della revisione delle regole Ue sui conti pubblici. Interpellato sulle richieste di “golden rule”, cioè di scomputo delle spese per investimenti di altro tipo dal calcolo dei deficit, “la proposta della Commissione prevede già degli incentivi per gli investimenti, se vanno in linea con le priorità Ue – ha risposto -. Consente agli Stati membri di estendere il periodo di aggiustamento da quattro fino a sette anni”. “Al tempo stesso stiamo ascoltando attentamente le discussioni tra i paesi membri e sulle nuove possibilità. Da quello che sentiamo – ha affermato – non ci sta nessun consenso vicino sulla cosiddetta golden rule”.

Dombrovskis è stato poi interpellato sulle dichiarazioni del ministro delle Finanze della Germania, Christian Lindner, che ha rimarcato come il 3% al deficit-Pil vada inteso come un limite massimo (il tedesco ha anche chiesto di creare un requisito supplementare al ribasso per “i tempi normali”). “Vorrei sottolineare che il 3% è effettivamente un limite massimo nel sistema attuale”. E non un obiettivo: “nel sistema attuale gli obiettivi sono quelli strutturali di medio termine – ha ricordato Dombrovskis -. Il 3% è il limite e la nostra proposta mantiene questa logica. Quindi mentre gli Stati membri attuano i loro piani, che devono portare il deficit su una traiettoria di calo sostenibile, devono prudentemente mantenere i disavanzi sotto il 3% del Pil”.

Patto stabilità, Giorgetti: risanamento sia graduale e sostenibile

Patto stabilità, Giorgetti: risanamento sia graduale e sostenibileRoma, 17 ott. (askanews) – La riforma del Patto di stabilità Ue “rimane per tutti noi un dossier cruciale. Per l’Italia è fondamentale raggiungere un accordo sulla revisione delle regole di bilancio entro il 2023”. Lo ha affermato il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, nel suo intervento durante i lavori dell’Ecofin. “Siamo aperti a lavorare sulla proposta di compromesso predisposta dalla presidenza spagnola – ha proseguito – con l’obiettivo di raggiungere il giusto equilibrio tra garantire la sostenibilità fiscale e preservare la crescita economica”.

“Le quattro aree tematiche delineate dalla presidenza a luglio sono una buona guida per proseguire nel confronto: la nuova disciplina di bilancio deve mirare a un consolidamento graduale e sostenibile. Solo così – ha detto il ministro – può essere credibile e pienamente applicabile. Gli investimenti pubblici e le spese legate alle priorità europee, inclusa la difesa, sono obiettivi politici strategici, che le nostre regole di bilancio non possono ignorare. Ciò è anche vero per gli impegni assunti nei Piani di ripresa e resilienza: gli Stati membri devono essere messi nella posizione di poter realizzare le misure concordate. Il governo italiano si muoverà nel solco delle indicazioni che il Parlamento ha recentemente approvato a riguardo”.

Patto stabilità, Germania insiste: taglio annuale anche ai deficit

Patto stabilità, Germania insiste: taglio annuale anche ai deficitRoma, 17 ott. (askanews) – Sulla riforma del Patto di stabilità e di crescita la Germania insiste sulla necessità di prevedere obblighi di riduzione annuale anche del deficit di bilancio, oltre a regole sulla riduzione del rapporto debito-Pil. E parlando a margine delle riunioni dell’Ecofin, il ministro delle Finanze, Christian Lindner ha anche avvertito che il tetto al 3% sul deficit-Pil non è pi sufficiente: “suggeriamo un margine di sicurezza” supplementare, quando i paesi si trovino in circostanze economiche “normali”.

La Germania sembra aver assunto una posizione negoziale più risoluta nelle ultime settimane, sulla riforma delle regole europee che governano i conti pubblici. Lo stesso Lindner ha affermato ieri che le circostanze e la situazione economica ora sono “completamente cambiate”, presumibilmente in riferimento all’alta inflazione e, forse, soprattutto alle pressioni che si sono create sui titoli di Stato di vari Paesi negli ultimi mesi. “Per noi – ha detto oggi – la riduzione del debito-Pil e del deficit annuale sono collegate. Non è credibile vedere debiti più bassi livelli senza una sostenibile riduzione del deficit annuale. Abbiamo il riferimento del 3% (sul deficit-Pil), ma questo non è l’obiettivo questo è il limite massimo”.

E secondo Lindner “in circostanze economiche normali il deficit deve essere sotto il 3% e suggeriamo un margine di sicurezza rispetto al riferimento del 3%. Dobbiamo trovare in che modo possiamo combinare questo riferimento del deficit alla salvaguardia, in un modo che concordiamo tutti, bisogna fare molto più lavoro tecnico”. Attualmente sulla applicazione pratica delle regole ue di Bilancio si usano gli obiettivi strutturali di medio termine. “Non dico che l’1% deve essere il nuovo 3% ma sarebbe un errore – ha concluso – dire che il 3% è il nuovo obettivo strutturale”.

Inps, per assegno unico erogati 11,9 mld in primi 8 mesi

Inps, per assegno unico erogati 11,9 mld in primi 8 mesiRoma, 17 ott. (askanews) – Per i primi otto mesi di competenza dell’anno 2023 sono stati erogati alle famiglie assegni per 11,9 miliardi di euro, che si aggiungono ai 13,2 miliardi di erogazioni di competenza del 2022. E’ la fotografia scattata dall’Inps con i dati dell’Osservatorio Statistico sull’assegno unico universale.

Sono 6.259.774 i nuclei familiari che hanno ricevuto l’assegno per i primi otto mesi del 2023, per un totale di 9.789.828 figli. Con riferimento al mese di agosto 2023, l’importo medio per figlio, comprensivo delle maggiorazioni applicabili, va da 53 euro per chi non presenta Isee o supera la soglia massima (che per il 2023 è pari a 43.240 euro), a 214 euro per la classe di Isee minima (16.215 euro per il 2023).

L’Inps ricorda che l’importo base dell’assegno per ciascun figlio minore, in assenza di maggiorazioni, nel 2023 va da un minimo di 54,10 euro, in assenza di Isee o con Isee pari o superiore a 43.240 euro, ad un massimo di 189,20 euro per Isee fino a 16.215 euro.

Immobiliare, Fimaa: dopo 2 anni di record mercato in calo fisiologico

Immobiliare, Fimaa: dopo 2 anni di record mercato in calo fisiologicoRoma, 17 ott. (askanews) – Rallenta il mercato immobiliare nei primi sei mesi del 2023. Il confronto con un temine di paragone eccezionalmente forte (nel post pandemia c’è stato un vero e proprio boom di compravendite), l’aumento dei tassi di interesse dei mutui, e in parte una maggiore attenzione per la classe energetica degli immobili hanno determinato una contrazione delle compravendite del 12,5%, pari a 50mila abitazioni scambiate in meno rispetto allo stesso periodo del 2022. È quanto mette in evidenza Fimaa Confcommercio, nell’ultima edizione dell’Indagine sull’andamento del mercato Immobiliare, sottolineando che in termini assoluti, il livello delle compravendite – 350mila – nel primo semestre, dimostra ancora un mercato attivo: risulta secondo solamente ai dati del 2021 (364mila scambi) e del 2022 (400.000). I prezzi degli immobili sono tuttora in crescita: nel secondo trimestre le abitazioni nuove hanno registrato un aumento dello 0,5% e quelli delle abitazioni esistenti addirittura dello 0,8%.

“Si tratta di un rallentamento fisiologico già largamente preventivato – afferma il presidente di Fimaa, Santino Taverna-. Il mercato immobiliare nel 2021 e nel 2022 ha evidenziato performance inaspettate, ed era inevitabile attendersi una fase di assestamento. L’incremento del numero di compravendite nel post-pandemia ha dato risposta al mercato soddisfacendo una percentuale consistente di domanda”. Il report della Fimaa mette in evidenza anche una crescente sensibilità verso l’efficientamento energetico degli immobili. Si assiste ad una domanda di unità immobiliari in classi energetiche elevate anche in funzione della direttiva europea “CASE GREEN” con l’avvicinarsi dei termini previsti del 2030 e del 2033. L’offerta di abitazioni nuove non è ancora sufficiente ad esaudire la domanda incidendo di fatto sul numero delle compravendite del mercato. Il 14% degli operatori del settore ritiene infatti che nell’ultima parte dell’anno gli adeguamenti alle classi energetiche potrebbero determinare un ulteriore contrazione della domanda. I fattori che attualmente destano maggiore preoccupazione sono l’incremento dei tassi d’interesse sui mutui (40%), il rallentamento dell’economia italiana (24%), e l’aumento dei costi di ristrutturazione (22%).

Quasi la metà degli operatori (il 46%) ritiene che a sostenere la domanda sarà l’investimento offerto dal mercato delle locazioni. La richiesta di locazioni a breve termine stà rallentando l’offerta di immobili da destinare agli affitti ordinari. Fattori che hanno inciso nell’aumento dei canoni di locazione del 4,8% nei primi sei mesi dell’anno. La crescita maggiore si è registrata tra gli affitti ordinari transitori (+6,7%), quella più contenuta tra gli affitti agevolati concordati (+2,7%). Il numero di nuovi contratti di locazione registrati è comunque cresciuto dell’1,4% rispetto ai primi sei mesi 2022, grazie al traino dei contratti agevolati studenti (+11%) e di quelli ordinari transitori (+5,9%). I contratti agevolati concordati hanno mostrato una tenuta (+1,4%), mentre quelli ordinari di lungo periodo sono in calo dello 0,7%.

Patto stabilità, Gentiloni: fiducioso su accordo per fine dell’anno

Patto stabilità, Gentiloni: fiducioso su accordo per fine dell’annoRoma, 17 ott. (askanews) – Oggi all’Ecofin “avremo una discussione importante sulle nostre regole sui conti pubblici, sulla riforma (del Patto di stabilità e di crescita-ndr). Penso che tutti i governi, tutti i ministri siano impegnati in queste discussioni e la presidenza spagnola (di turno dell’Ue-ndr) ha fatto un grande sforzo per trovare un punto di incontro. Spero che oggi faremo progressi verso un compromesso, un accordo che dobbiamo raggiungere per la fine dell’anno”. Lo ha affermato il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni, al suo arrivo all’Ecofin.

Questo accordo “deve essere basato sul giusto bilanciamento tra necessità di ridurre il debito e quella di promuovere la crescita. Quindi sono fiducioso – ha concluso – che con l’impegno di tutti i governi saremo in grado di raggiungere questo accordo per la fine dell’anno”.

Bce, Lane: se ampi shock inflazione dovremo fare di più (su tassi)

Bce, Lane: se ampi shock inflazione dovremo fare di più (su tassi)Roma, 16 ott. (askanews) – Alla Bce “manterremo i tassi di interesse elevati tutto il tempo che sarà necessario”. Ma se vi fossero “shock di inflazione sufficientemente ampi o sufficientemente persistenti, dovremo essere aperti a fare di più” (in termini di rialzi del costo del danaro). Lo ha affermato il capo economista della Bce, Philip Lane in una intervista al quotidiano olandese Financieele Dagblad.

Al momento all’istituzione monetaria “riteniamo che l’inflazione tornerà al 2% per il 2025. (Ma) solo quando saremo sufficientemente fiduciosi di raggiungere questo obiettivo potremmo normalizzare la policy”. E questo “è piuttosto distante da dove ci troviamo adesso. Personalmente avrò bisogno di più informazioni riguardo gli accordi salariali per il 2024 e dovremo aspettare fino alla primavera del prossimo anno prima che molti paesi diffondano queste informazioni”, ha aggiunto, fornendo quindi una indicazione indiretta su quando tempo ci voglia prima che la Bce inizi ad ipotizzare un eventuale primo taglio dei tassi. “Ci vorrà del tempo – ribadisce Lane – prima che possiamo avere fiducia sul fatto che l’inflazione sia sulla strada per tornare al 2%”.

Antitrust multa Tim, Vodafone, Fastweb e WindTre su fatturazione

Antitrust multa Tim, Vodafone, Fastweb e WindTre su fatturazioneRoma, 16 ott. (askanews) – L’Antitrust ha pubblicato i quattro diversi provvedimenti con cui ha sanzionato varie compagnie telefoniche per intese e abuso di posizione dominante sulla cosiddetta fatturazione a 4 settimane (invece che mensile). La vicenda riguarda Tim Telecom Italia, Vodafone Italia, Fastweb e Wind Tre in merito a un provvedimento del gennaio del 2020 adottato dalla stessa autorità a conclusione di una procedura in cui aveva riscontrato che le suddette società avevano “posto in essere un’intesa restrittiva segreta, unica, complessa e continuata della concorrenza contraria” alle normative sulla concorrenza.

Lo scopo, prosegue l’authority era “mantenere il livello dei prezzi esistente e a ostacolare la mobilità delle rispettive basi clienti – riporta il bollettino dell’Agcm – impedendo il corretto svolgersi delle dinamiche concorrenziali tra operatori nei mercati dei servizi di telefonia fissa e dei servizi di telefonia mobile”. Con provvedimenti separati, firmati dal presidente Roberto Rustichelli, l’Autorità garante della concorrenza e del mercato ha multato Fastweb per 12,7 milioni di euro. Tim per 100,7 milioni, Vodafone Italia per 52,8 milioni e Wind Tre per 36,4 milioni di euro.