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Il Superbonus resta al 110% per i redditi più bassi

Il Superbonus resta al 110% per i redditi più bassiMilano, 29 dic. (askanews) – Il superbonus al 110% resta per le famiglie con Isee basso (15.000 euro per un single), che potranno proseguire e concludere i lavori di ristrutturazione nel 2024. I nuclei con Isee più alto potranno proseguire i lavori il prossimo anno ma con lo sgravio fiscale ridotto al 70% (come previsto a legislazione vigente). Viene poi introdotta una sanatoria che mette in sicurezza coloro che non hanno completato i lavori al 31 dicembre 2023: non dovranno restituire le somme già ottenute usufruendo del 110% per i lavori già effettuati ma, appunto, non completati. Le misure, frutto dell’accordo di maggioranza raggiunto nel vertice di oggi pomeriggio a Palazzo Chigi, sono contenute in un decreto legge ad hoc che è ora all’esame del Consiglio dei Ministri.Il Consiglio dei ministri, sottolineano fonti di Palazzo Chigi dopo la riunione del Consiglio dei ministri, “ha approvato alcuni interventi in materia di bonus edilizi, riportando la relativa disciplina al buonsenso e alle sue corrette finalità: non è prevista nessuna proroga, ma si incentivano i lavori limitando usi impropri e storture”. In particolare, si è intervenuti sul superbonus, sul sismabonus e sugli incentivi per l’abbattimento delle barriere architettoniche.Per quanto riguarda il Superbonus, in particolare, sarà riconosciuto il credito d’imposta per tutti i lavori realizzati e asseverati al 31 dicembre 2023; per le opere ancora da effettuare si è confermato il bonus al 70%. Ai singoli soggetti con Isee inferiore a 15mila euro sensibilmente aumentato in base ai componenti del nucleo familiare, si garantisce il credito del 110% anche per la quota di lavori non asseverati al 31 dicembre.”In buona sostanza – proseguono le stesse fonti – chi non ha concluso i lavori entro l’anno non si troverà nella grave condizione di dover restituire tutti i crediti fino a quel momento maturati. In secondo luogo, per i lavori non conclusi al 31 dicembre e per compensare la quota che scenderà dal 110 al 70%, lo Stato interverrà utilizzando il fondo povertà con riserva di aumentarne la capienza durante l’esercizio finanziario. In questo modo le fasce meno abbienti non si dovranno fare carico della differenza”. Arriva anche una stretta per l’utilizzo improprio del sismabonus. Si esclude la cessione del credito nel caso di interventi di demolizione e ricostruzione in zone sismiche per le quali non sia stato richiesto il titolo abilitativo alla data di entrata in vigore del decreto legge. Vengono quindi inserite verifiche più puntali per limitare l’agevolazione soltanto agli edifici effettivamente danneggiati da eventi sismici.

Ok dal Consiglio dei ministri a tre scaglioni Irpef: aliquota del 23% fino a 28.000 euro

Ok dal Consiglio dei ministri a tre scaglioni Irpef: aliquota del 23% fino a 28.000 euroMilano, 28 dic. (askanews) – Il Consiglio dei Ministri ha approvato in via definitiva il decreto legislativo, attuativo della delega, con il primo modulo della riforma dell’Irpef che si applica, al momento, solo per il 2024. Il testo è sostanzialmente uguale a quello approvato in esame preliminare: riduzione degli scaglioni di reddito dagli attuali quattro a tre con l’accorpamento dei primi due in un unico scaglione fino a 28.000 euro, cui si applica l’aliquota al 23%; oltre 28.000 euro e fino a 50.000 euro rimane l’aliquota del 35%; oltre 50.000 euro confermata l’aliquota è dl 43%.Per i redditi sopra 50.000 euro, però, il beneficio derivante dalla revisione delle aliquote viene neutralizzato prevedendo una franchigia di 260 euro sulle detrazioni al 19%, escluse quelle relative alle spese sanitarie.

Mediaset: ascolti 2023 record, sorpassa stabilmente il servizio pubblico

Mediaset: ascolti 2023 record, sorpassa stabilmente il servizio pubblicoMilano, 29 dic. (askanews) – Nel 2023 Mediaset ha sorpassato stabilmente in termini di ascolti il competitor pubblico su tutti gli italiani considerando l’anno pieno e tutti gli eventi. Lo certifica Auditel registrando il costante aumento dell’audience delle reti Mediaset in tutte le principali fasce di palinsesto. L’azienda di Cologno Monzese parla di “risultato storico”.

Le reti Mediaset, infatti, nelle 24 ore raggiungono il 37,7% di ascolto medio (Rai 37%). In quattro anni Mediaset è cresciuta di anno in anno dal 34,6% al 37,7%. Da sottolineare come anche l’ascolto in valori assoluti di Mediaset sia cresciuto, in controtendenza rispetto al totale ascolto, grazie all’apporto dei risultati sulle tv connesse e device digitali. Ascolto superiore a quello del 2022 e persino a quello del 2019. In crescita costante anche il risultato sui 15-64 anni, target di riferimento: nel totale giornata, negli ultimi quattro anni Mediaset è passata dal 37,7% al 40,7% raggiungendo un vantaggio che sfiora i 10 punti.

Nel 2023 la rinnovata linea editoriale ha portato anche a una importante crescita d’ascolto delle reti principali. Lo dimostrano gli andamenti delle singole reti generaliste. Canale 5 si conferma la rete in assoluto più vista sul target commerciale (Canale5 18,3%/Rai1 14,1%). Italia 1 sul pubblico di riferimento, il target 15-34 anni, raggiunge l’8,2% (Rai2 4,6%). È terza rete sul target commerciale dopo Canale5 e Rai1. Retequattro conferma il vantaggio nelle 24 ore rispetto alla diretta concorrente con il 4% (La7 3,4%) e con il 5,4% è leader anche nelle prime serate d’informazione (La7 4,1%). Il 2023 è stato per Mediaset un anno record anche per gli ascolti digital (TV connesse, Pc, device mobili): dal 2022, in un solo anno, sono raddoppiati. Mediaset è primo editore italiano per i consumi non lineari: quasi 4,4 miliardi di video visti. Rispetto allo scorso anno, l’incremento certificato è del 40,6% di tempo dedicato alla visualizzazione di contenuti Mediaset

Assoturismo: per Capodanno 9 camere su 10 sono prenotate (attese 4,1 milioni di presenze)

Assoturismo: per Capodanno 9 camere su 10 sono prenotate (attese 4,1 milioni di presenze)Milano, 29 dic. (askanews) – Finale d’anno con il ‘pienone’ per il turismo: per l’ultimo week end del 2023 le strutture ricettive italiane si avviano a ospitare 4,1 milioni di presenze nelle notti del 30 e del 31 dicembre, con l’89% delle stanze disponibili già riservate. E con le prenotazioni last minute, in alcune località si potrebbe arrivare al sold out. È quanto stima il Centro studi turistici di Firenze per Assoturismo Confesercenti, a partire dall’analisi sulla disponibilità dell’offerta ricettiva nelle piattaforme online nel weekend del 30-31 dicembre.

Previsioni positive, dunque, per le due notti finali dell’anno, che si estendono anche ai primi giorni del 2024: tra Capodanno e l’Epifania, infatti, il sistema ricettivo italiano dovrebbe registrare 12 milioni di presenze complessive. A registrare il maggiore aumento di prenotazioni sono le località di montagna, soprattutto quelle dell’arco alpino, con tassi medi di saturazione saliti al 94%. Valori elevati risultano anche per le località dei laghi, dove l’occupazione media è del 91%. Tendenze simili per le località termali e della campagna/collina, con una occupazione rispettivamente del 90% e del 91%. Le strutture delle città d’arte si fermano invece all’89%, ma come sempre saranno affollate soprattutto da turisti stranieri. Valori al di sotto della media, invece, per le strutture delle località marine. Il tasso di occupazione più elevato è stato registrato per le strutture attive nelle regioni del Nord Est e del Nord Ovest, rispettivamente del 92% e del 93%. Le regioni del Centro si attestano all’89% e quelle del Sud e Isole scendono invece al 76%.

Casa, Idealista: +13,8% costo affitto nel 2023

Casa, Idealista: +13,8% costo affitto nel 2023Roma, 29 dic. (askanews) – In Italia il costo dell’affitto ha registrato un’impennata record del 13,8% nell’anno in corso. Il canone mensile medio di una proprietà affittata è ora di 12,5 euro al metro quadro. E’ quanto emerge dall’indice dei prezzi pubblicato da idealista. Secondo Vincenzo De Tommaso, Responsabile dell’Ufficio Studi di idealista: “Con meno immobili disponibili per l’affitto in molte aree – quest’anno la riduzione dello stock si attesterà intorno al 20% -, lo squilibrio tra domanda ed offerta ha reso gli affitti sempre più costosi, toccando i livelli più alti da quando l’indice è stato creato. Un aumento solo in parte mitigato dal calo del 3,5% registrato nell’ultimo trimestre”. De Tommaso sottolinea che, “è difficile immaginare che gli affitti aumenteranno ancora in maniera drastica come negli ultimi 12 mesi, ma continueranno a salire a causa del persistente basso livello dell’offerta e della forte domanda, soprattutto nei principali centri dove prevediamo un mercato degli affitti destinato a rimanere impegnativo per gli inquilini nel breve termine”. La pressione crescente della domanda ha fatto lievitare i costi di affitto nella maggior parte dei capoluoghi italiani monitorati con incrementi a doppia cifra in ben 28 città. I mercati di punta per la locazione residenziale trainano come sempre il settore, come attestano gli incrementi di Bari (14,3%), Napoli (14,2%), Torino (12,5%), Milano (10,8%) e Palermo (10,2%). Rialzi rilevanti si sono registrati anche a Genova (7,8%), Bologna (6,8%), Roma (6,3%) e Venezia (5,7%). Tuttavia, è Modena (28,2%) a guidare la classifica degli aumenti degli ultimi 12 mesi, seguita da Pesaro (25,2%), Avellino (23%) e Vibo Valentia (20%). Al contrario, Campobasso (-18%) e Macerata (-10,5%) registrano le contrazioni più marcate. Milano si conferma, anche nel 2023, la città con i prezzi di affitto più elevati, raggiungendo i 22,9 euro al metro quadro e toccando il massimo storico dall’introduzione dell’indice di idealista nel 2012. Venezia (18,1 euro/m2) e Bologna (16,6 euro/m2) seguono nella classifica. Roma (14,8 euro/m2) e Napoli (13,7 euro/m2) occupano rispettivamente il quinto ed il sesto gradino del ranking. Sul versante opposto, i capoluoghi più economici per l’affitto in Italia risultano essere Reggio Calabria (5,4 euro/m2), Vibo Valentia (5 euro/m2) e Caltanissetta (4,8 euro/m2).

Confindustria-Srm: segnali positivi per il Sud, spingere su Pnrr

Confindustria-Srm: segnali positivi per il Sud, spingere su PnrrRoma, 29 dic. (askanews) – Il 2023 si chiude con un’economia meridionale contraddistinta da segnali congiunturali positivi e una generale tenuta delle imprese. E’ quanto emerge dal Check-Up Mezzogiorno 2023, l’analisi congiunturale sullo stato di salute dell’economia meridionale realizzato annualmente da Confindustria e Srm (centro studi collegato al Gruppo Intesa Sanpaolo), che conferma alcuni segnali positivi e una generale tenuta delle imprese rispetto a quanto emerso nell’edizione 2022. Infatti, la stima dell’Indice sintetico dell’economia meridionale per il 2023, elaborata tenendo conto delle principali variabili macroeconomiche, risulta in crescita per il terzo anno consecutivo, dopo il crollo registrato nel 2020. Il valore stimato per il 2023 è pari a 534,9, ossia 8,8 punti in più rispetto al dato dell’anno precedente. Inoltre, da notare che, sulla scia di quanto emerso per il 2022, si supera il livello del 2007. Le previsioni sul Pil nel Mezzogiorno per il 2024, si attestano a +0,6%. Sulla conferma di questo dato influirà in modo considerevole l’effettiva “messa a terra” delle risorse disponibili, in primis quelle legate al Pnrr. Dei circa 14 miliardi di nuove misure e risorse aggiuntive del Piano, circa 12 sono destinati alle imprese: 6,3 miliardi per Transizione 5.0, 2,5 per filiere green e net zero technologies, 2 per i contratti di sviluppo della filiera agroalimentare, 852 milioni per i parchi agrisolari, 320 milioni per il sostegno a investimenti green e 50 milioni per le materie prime critiche.

Capodanno, Confcooperative: dagli italiani 2,2 mld per il cenone

Capodanno, Confcooperative: dagli italiani 2,2 mld per il cenoneRoma, 29 dic. (askanews) – Gli italiani spenderanno 2,2 miliardi per il cenone di Capodanno vale a dire 250 milioni in più dell’anno scorso, e 50 milioni più del capodanno pre pandemico. La maggiore spesa rispetto allo scorso anno non è determinata però da una maggiore propensione alla spesa, ma dalla spirale inflativa che soffia nelle vele del caro vita ed erode il potere d’acquisto delle famiglie. Saranno 5 italiani su 10 ad aspettare a casa, propria o di amici e parenti, il rintocco della mezzanotte per brindare al nuovo anno, mentre 3 su 10 brinderanno al 2023 in viaggio tra località di montagna, terme o città d’arte, 2 su 10 invece trascorreranno la serata in ristoranti o vendita con cenoni organizzati. È quanto emerge da un’indagine condotta dal Centro studi di Confcooperative. Dopo le spese per il cenone di Natale e i regali da mettere sotto l’albero, sarà un capodanno di spending review per molti, all’impronta dello spreco zero. I cenoni esalteranno le eccellenze dell’agroalimentare Made in Italy. Le bollicine italiane, saranno di gran lunga preferite a quelle francesi, e si confermano immancabili superstar dei cenoni con circa 55 milioni di tappi pronti a saltare da bottiglie di spumante e prosecco Made in Italy. Sold out per la lenticchia di Castelluccio di Norcia grande eccellenza, ma anche simbolo della resistenza e della rinascita al tempo stesso dell’Italia centrale dopo i disastri del sisma che ancora fa sentire le sue ferite sul territorio. Per il menù di Capodanno trionfa il ricco paniere delle eccellenze made in Italy: vongole e frutti di mare, decimati dal granchio blu, per i primi piatti (125 milioni di euro); pesce per i secondi piatti (330 milioni di euro); carne, salumi e uova (360 milioni di euro); vini, spumanti e prosecchi (405 milioni di euro); frutta, verdura e ortaggi (295 milioni di euro). Pasta, pane, farina e olio (225 milioni di euro). Non mancherà il tagliere dei formaggi freschi e stagionati italiani (130 milioni). Chiuderà il ricco carrello dei dolci composto da panettone e pandoro, duello all’ultima fetta oltre alla dura concorrenza delle tantissime specialità dolciarie regionali (380 milioni di euro). E se gli italiani sono concordi sul cosa portare in tavola, diverse le scuole di pensiero in cucina. Tra gli over 50 vincono le ricette tradizionali o di famiglia. Tra i più giovani spopolano blog e app per cercare la ricetta d’effetto: crêpes di gamberetti, polpo su fonduta di formaggi, crudi con avocado, rombo in crosta di cacao; risotto gamberi e pesto; filetti di pesce con liquirizia. Le bollicine non avranno lo stesso sapore per tutti. Ci sarà un brindisi dal calice amaro per le persone scivolate in povertà un esercito di poveri che vede gonfiate le sue fila: sono oltre 10 milioni di persone tra povertà assoluta e relativa.

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Inflazione, Unimpresa: in un anno -152 miliardi sui conti correnti

Inflazione, Unimpresa: in un anno -152 miliardi sui conti correntiMilano, 29 dic. (askanews) – Conti correnti degli italiani colpiti dall’inflazione e dal caro-vita: nell’ultimo anno il saldo totale dei depositi bancari di famiglie e imprese è sceso di 152 miliardi di euro, da 1.452 miliardi a 1.300 miliardi, pari a una riduzione del 10,5%. Il dato si riferisce al periodo che va da ottobre 2022 a ottobre 2023: la diminuzione è causata dall’aumento dell’inflazione e dal caro-vita, che ha costretto le famiglie ad attingere ai loro risparmi per far fronte alla fiammata dei prezzi, e poi dall’incremento dei tassi di interesse sui prestiti, che ha spinto le imprese a utilizzare le loro riserve bancarie in sostituzione dell’indebitamento, diventato troppo oneroso. È quanto merge da un report del Centro studi di Unimpresa, secondo il quale una parte del denaro sui conti correnti, circa 85 miliardi, è stata spostata sui deposti per i quali le banche riconoscono tassi di remunerazione in media superiori al 3%, mentre sui conti correnti la media è inferiore all’1%.

“L’inflazione è la peggiore e la più ingiusta delle tasse: colpisce soprattutto le fasce di cittadini più deboli e limita la capacità delle imprese di investire per crescere. L’indice dei prezzi è calato nell’ultimo anno dal 10 al 5 per cento, ma il danno ormai c’è ed è sotto gli occhi di tutti. La cura della Bce si è rivelata limitata e limitante: a questo punto serve una inversione di tendenza e il costo del denaro va tagliato già nel primo semestre del 2024” commenta il presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara. Secondo il report del Centro studi di Unimpresa, che ha rielaborato dati statistici della Banca d’Italia, il totale dei depositi dei privati è calato da ottobre 2022 a ottobre 2023 di 78 miliardi di euro (-4,5%), passando da 1.701 miliardi a 1.623 miliardi. Nel dettaglio, le riserve delle famiglie sono scese di 66 miliardi (-5,6%), da 1.170 miliardi a 1.104 miliardi. I salvadanai delle aziende sono diminuite di 7 miliardi (-1,7%), da 409 a 402 miliardi, mentre quello delle imprese familiari sono calate 5 miliardi (-5,7%), da 87 miliardi a 82 miliardi. Per quanto riguarda le onlus, invece, il saldo è inalterato a quota 35 miliardi. Sui conti correnti, si è registrato un calo complessivo di 152 miliardi di euro, da 1.452 miliardi a 1.300 miliardi, pari a una riduzione del 10.5%. Tale diminuzione è da ascrivere a due fattori: il primo è l’utilizzo delle riserve, sopratutto da parte delle famiglie, ma anche da parte delle imprese, per far fronte da un lato all’aumento dei prezzi e dall’altro all’incremento dei tassi d’interesse sui prestiti, diventati troppo onerosi; il secondo fattore è lo spostammo di una parte della liquidità, su strumenti bancari che assicurano una remunerazione maggiore alla clientela. Ammonta a circa 84 miliardi di euro, infatti, l’aumento dei depositi con durata prestabilita e quelli rimborsabili con preavviso. I restanti 78 miliardi sono invece la quota usata da famiglie e imprese per difendersi da inflazione e tassi alti.

“La riduzione dell’inflazione da oltre il 10% di fine 2022 al 5% circa di oggi non ha comportato una discesa dei prezzi. Si tratta di una discesa virtuale perché in realtà il costo della vita continua a salire, con l’unica differenza che la curva è meno ripida rispetto a qualche mese fa – commentano gli analisti del Centro studi di Unimpresa – I prezzi, insomma, non tornano indietro. In buona sostanza, in pochi mesi, nell’arco dello scorso anno, il quadro inflattivo è cambiato come non era mai accaduto nella storia dell’euro, anche se con talune differenze e specificità all’interno dell’area euro. Per quanto riguarda il saldo dei conti correnti, il danno è nell’immediato per le famiglie e per le imprese, i cui salvadanai sono assai meno ricchi rispetto al passato; ma a pagare il conto è anche il settore bancario che avrà meno liquidità a disposizione per erogare credito alla clientela, aggravando quindi una situazione già fortemente negativa”.

Findomestic: feste spingono intenzioni acquisto, ma resta paura inflazione

Findomestic: feste spingono intenzioni acquisto, ma resta paura inflazioneMilano, 29 dic. (askanews) – Dopo il picco negativo toccato nel mese di ottobre, secondo l’Osservatorio mensile di Findomestic (Gruppo Bnp Paribas), le intenzioni d’acquisto degli italiani per i prossimi tre mesi risalgono del 15% pur rimanendo su livelli inferiori rispetto alla prima parte dell’anno. Le festività incoraggiano la propensione all’acquisto e aumentano dal 23 al 30% quanti pensano che sia un buon momento per fare acquisti, la percentuale più alta dall’inizio del 2023.

“Nonostante la ripresa delle intenzioni d’acquisto sia nell’immediato che a tre mesi – commenta Claudio Bardazzi, responsabile Osservatorio Findomestic – l’inflazione si conferma il primo timore per oltre il 60% degli intervistati, anche se cala di 9 punti la percentuale di chi pensa che i prezzi siano ancora ‘molto in crescita’. Strettamente connessa è la seconda preoccupazione, quella per il calo del potere d’acquisto (41%)”. “Al contrario – aggiunge Bardazzi – diminuiscono i timori legati ai conflitti in Ucraina e Medio Oriente che tornano al quinto posto nel ranking delle preoccupazioni preceduti dalle paure crescenti di dover affrontare una crisi economica nel Paese e dagli effetti del cambiamento climatico”. Il nuovo aumento delle intenzioni d’acquisto è trainato soprattutto dalle “2 ruote” (monopattini elettrici a +76%, scooter a +42,6% e in minima parte le e-bike a +4,4%) e dalla ritrovata voglia di rendere più efficiente a livello energetico la propria casa: pompe di calore e caldaie a condensazione e biomassa salgono rispettivamente a +46,5 e +44,3%, ma anche per infissi (+35,2%) e impianti di isolamento termico (+33,4%) lo slancio è analogo. Seguono gli impianti fotovoltaici con intenzioni d’acquisto in positivo del 19,6%. Dentro casa la propensione all’acquisto interessa in particolare gli elettrodomestici (con i grandi a +29% e i piccoli a +14,8%), le TV (+17,1%) e i mobili (+13,9%). Sul fronte “auto”, le usate guadagnano il 23,4% raggiungendo il livello più alto registrato negli ultimi 12 mesi, mentre le nuove, pur tornando in positivo (+14,2%), si attestano su livelli inferiori alla media annua. La tecnologia è il segmento che risulta meno dinamico nell’ultima rilevazione, non a causa dei tablet (+23,3%), degli smartphone (+8,2%) o delle fotocamere (+17,9%) ma per pc e prodotti informatici, unico settore con intenzioni d’acquisto in negativo (-2,9%) e oramai da due anni in fisiologico rallentamento dopo il boom del 2020-2021.

A fine novembre torna in lieve crescita l’intenzione di programmare viaggi (+7,6%) o acquistare attrezzature o abbigliamento sportivi (+4,5%) e per il fai-da-te (+7,3%). In tutti e tre i settori, tuttavia, il desiderio di acquistare resta su livelli inferiori alla media annua. La ripresa delle intenzioni d’acquisto trascina anche la propensione al ricorso al credito al consumo, un’opzione presa in considerazione dal 25% del campione intervistato dall’Osservatorio Findomestic. Alla fine di ottobre la percentuale si attestava al 19%.

Capodanno, Assoturismo: 9 camere su 10 prenotate, attese 4,1 mln presenze

Capodanno, Assoturismo: 9 camere su 10 prenotate, attese 4,1 mln presenzeMilano, 29 dic. (askanews) – Finale d’anno con il ‘pienone’ per il turismo: per l’ultimo week end del 2023 le strutture ricettive italiane si avviano a ospitare 4,1 milioni di presenze nelle notti del 30 e del 31 dicembre, con l’89% delle stanze disponibili già riservate. E con le prenotazioni last minute, in alcune località si potrebbe arrivare al sold out. È quanto stima il Centro studi turistici di Firenze per Assoturismo Confesercenti, a partire dall’analisi sulla disponibilità dell’offerta ricettiva nelle piattaforme online nel weekend del 30-31 dicembre.

Previsioni positive, dunque, per le due notti finali dell’anno, che si estendono anche ai primi giorni del 2024: tra Capodanno e l’Epifania, infatti, il sistema ricettivo italiano dovrebbe registrare 12 milioni di presenze complessive. A registrare il maggiore aumento di prenotazioni sono le località di montagna, soprattutto quelle dell’arco alpino, con tassi medi di saturazione saliti al 94%. Valori elevati risultano anche per le località dei laghi, dove l’occupazione media è del 91%. Tendenze simili per le località termali e della campagna/collina, con una occupazione rispettivamente del 90% e del 91%. Le strutture delle città d’arte si fermano invece all’89%, ma come sempre saranno affollate soprattutto da turisti stranieri. Valori al di sotto della media, invece, per le strutture delle località marine. Il tasso di occupazione più elevato è stato registrato per le strutture attive nelle regioni del Nord Est e del Nord Ovest, rispettivamente del 92% e del 93%. Le regioni del Centro si attestano all’89% e quelle del Sud e Isole scendono invece al 76%.