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Pil, Istat: +3,7% in 2022, crescita “decisa” ma riviste a ribasso stime

Pil, Istat: +3,7% in 2022, crescita “decisa” ma riviste a ribasso stimeRoma, 1 mar. (askanews) – Nel 2022 il Pil è cresciuto, in volume, del 3,7%. Lo ha reso noto l’Istat rivedendo al ribasso la stima diffusa lo scorso 31 gennaio che vedeva una crescita al 3,9%. “Nel 2022 l’economia italiana – ha spiegato l’Istituto – ha registrato una crescita decisa, ma inferiore rispetto a quella del 2021”. Per l’anno 2021 è stato rivisto al rialzo il tasso di crescita del Pil in volume (da +6,7 a +7%).
Nel 2022 il Pil ai prezzi di mercato è stato pari a 1.909.154 milioni di euro correnti, con un aumento del 6,8% rispetto all’anno precedente.
A trascinare la crescita del Pil 2022 (+3,7%) “è stata soprattutto la domanda nazionale al netto delle scorte, mentre la domanda estera e la variazione delle scorte hanno fornito contributi negativi. Dal lato dell’offerta di beni e servizi, il valore aggiunto ha segnato crescite nelle costruzioni e in molti comparti del terziario, mentre ha subito una contrazione nell’agricoltura”.
Dal lato della domanda interna nel 2022 si registra, in termini di volume, un incremento del 9,4% degli investimenti fissi lordi e del 3,5% dei consumi finali nazionali. Per quel che riguarda i flussi con l’estero, le esportazioni di beni e servizi sono salite del 9,4% e le importazioni del 11,8%.
La domanda nazionale al netto delle scorte ha contribuito positivamente alla dinamica del Pil per 4,6 punti percentuali, mentre l’apporto della domanda estera netta è stato negativo per 0,5 punti e quello della variazione delle scorte per 0,4 punti.
Il valore aggiunto ha registrato aumenti in volume del 10,2% nelle costruzioni e del 4,8% nelle attività dei servizi. Si rilevano contrazioni dell’1,8% nell’agricoltura, silvicoltura e pesca e dello 0,1% nell’industria in senso stretto.

Conti pubblici, Istat: deficit-Pil 2022 all’8%, effetto Superbonus

Conti pubblici, Istat: deficit-Pil 2022 all’8%, effetto SuperbonusRoma, 1 mar. (askanews) – Effetto Superbonus sul deficit-Pil. Nel 2022 l’indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche, misurato in rapporto al Pil, è stato pari a -8%, a fronte del -9% nel 2021. Lo ha reso noto l’Istat spiegando che “il valore dell’indebitamento per gli anni 2020 e 2021 è stato rivisto a seguito del cambiamento introdotto nel trattamento contabile dei crediti di imposta”.
Il rapporto tra l’indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche e il Pil “ha registrato un miglioramento rispetto al 2021”, ha spiegato l’Istituto.
In valore assoluto l’indebitamento per il 2022 è di -153.447 milioni di euro, in diminuzione di circa 7,8 miliardi rispetto a quello dell’anno precedente
Il saldo primario (indebitamento netto meno la spesa per interessi) misurato in rapporto al Pil, è stato pari a -3,7% (-5,5% nel 2021).
Il saldo di parte corrente (risparmio o disavanzo delle A.P.) è negativo e pari a -26.353 milioni di euro superiore a quello del 2021 (-24.574 milioni), risultato di un’aumento delle uscite correnti (circa 62,1 miliardi) a fronte di una crescita meno marcata delle entrate correnti di circa 60,3 miliardi di euro.

Biofarma: Gianfranco Nazzi nuovo amministratore delegato

Biofarma: Gianfranco Nazzi nuovo amministratore delegatoMilano, 1 mar. (askanews) – Il Gruppo Biofarma – controllato da Ardian e dalla famiglia Scarpa, leader europeo nello sviluppo e nella produzione in conto terzi di integratori alimentari, dispositivi medici e cosmetici, con un particolare focus sul segmento dei probiotici – ha nominato Gianfranco Nazzi nuovo amministratore delegato.
Nel suo nuovo incarico, Nazzi guiderà il gruppo con l’obiettivo di continuarne il percorso di crescita organica ed inorganica, focalizzandosi sull’internazionalizzazione e sullo sviluppo di nuovi prodotti e tecnologie innovative per i clienti. Nato ad Udine, Nazzi vanta un’esperienza internazionale di oltre 20 anni maturata in diverse aziende multinazionali leader del settore farmaceutico. In particolare, prima di unirsi a Biofarma, ha ricoperto la carica di Ceo di Almirall, azienda farmaceutica internazionale leader in ambito dermatologico. In precedenza, ha lavorato in Teva fino a diventare Executive Vice President of the International Markets Region e membro dell’Executive Committee. In passato, ha inoltre ricoperto una serie di posizioni manageriali senior in altre grandi multinazionali del settore farmaceutico quali AstraZeneca, GSK e Eli Lilly.
Nazzi sostituisce come Ceo Maurizio Castorina, che mantiene il ruolo di consigliere nel cda di Biofarma Group.
Biofarma, con 282 milioni di fatturato e oltre 900 dipendenti, vanta sei siti produttivi, di cui quattro in Italia – a Mereto di Tomba (UD), headquarter del gruppo, Gallarate e Cusano Milanino e S. Pietro Viminario (PD) – e due in Francia, a L’Herbergement e Sérent

Auto, anche Polonia pronta a votare contro stop termiche da 2035

Auto, anche Polonia pronta a votare contro stop termiche da 2035Roma, 28 feb. (askanews) – Oltre all’Italia anche la Polonia, domani, dovrebbe votare contro l’accordo dei governi con il Parlamento Ue per lo stop all’immissione sul mercato di nuove auto con motori a combustione (benzina o diesel) dal 2035. Lo riferiscono fonti diplomatiche a Bruxelles, secondo cui inoltre la Bulgaria dovrebbe asternersi, mentre non è ancora chiaro quale posizione assumerà la Germania.
Alcuni esponenti del governo tedesco vorrebbero lasciare aperta la strada per continuare a usare i motori a combustione ma con con carburanti a zero emissioni.
Domani il Coreper – cioè la riunione degli ambasciatori permanenti dei Paesi dell’Unione – verificherà se vi sia la maggioranza qualificata richiesta a favore dell’accordo, che dovrebbe essere formalmente votato successivamente dal Consiglio.

Auto, Italia voterà contro stop Ue motori termici da 2035

Auto, Italia voterà contro stop Ue motori termici da 2035Roma, 28 feb. (askanews) – Domani a Bruxelles, alla riunione degli ambasciatori dei Paesi dell’Ue, l’Italia esprimerà una posizione contraria alla proposta di Regolamento europeo che prevede il bando alla produzione e vendita di auto e van con motori termici al 2035. Lo annuncia il ministero di Ambiente e sicurezza energetica con un comunicato.
Pur condividendo gli obiettivi di decarbonizzazione, l’Italia sostiene che i target ambientali vadanoperseguiti attraverso “una transizione economicamente sostenibile e socialmente equa”, si legge, pianificata e guidata con grande attenzione, per evitare ripercussioni negative per il paese sia sotto l’aspetto occupazionale che produttivo.
L’Italia ritiene inoltre, e il Mase puntualizza che questa sarà la posizione che verrà espressa domani, che la scelta dell’elettrico non debba rappresentare, nella fase di transizione, l’unica via per arrivare a zero emissioni. Il successo delle auto elettriche dipenderà molto da come diventeranno accessibili a prezzi concorrenziali.
Una razionale scelta di neutralità tecnologica a fronte di obiettivi ambientali condivisi deve consentire agli Stati membri di avvalersi di tutte le soluzioni per decarbonizzare il settore dei trasporti, si legge, tenendo conto delle diverse realtà nazionali, e con una più graduale pianificazione dei tempi.
“L’utilizzo di carburanti rinnovabili, compatibili con i motori termici – afferma nel comunicato il ministro Gilberto Pichetto Fratin – contribuirà ad una riduzione delle emissioni senza richiedere inattuabili sacrifici economici ai cittadini”.

60 anni di surgelati: l’innovazione a tavola che vale 4,8 mld

60 anni di surgelati: l’innovazione a tavola che vale 4,8 mld

Dai 3 kg pro-capite in 1980 ai 16 in 2021. Il 2022? Stabile grazie a horeca

Milano, 28 feb. (askanews) – Hanno accompagnato 60 anni di storia del nostro Paese, contribuendo a cambiarne le abitudini, alimentari e non solo. Parliamo degli alimenti surgelati, cresciuti in questi sei decenni col piede puntato sul pedale dell’innovazione, premiati da nove italiani su 10, che oggi ne consumano 16 chili pro-capite all’anno contro i tre del 1980. In vista della giornata del cibo surgelato il 6 marzo, l’Istituto italiano alimenti surgelati ripercorre le tappe di questo percorso che coincidono con i suoi 60 anni di attività. Era, infatti, il 1963 quando le principali industrie produttrici di surgelati fondavano Iias per valorizzare un prodotto che come ha detto il suo attuale presidente Giorgio Donegani, “ha portato a una rivoluzione nel nostro rapporto col cibo”.
“I surgelati grazie all’innovazione hanno saputo crescere continuamente nella fiducia prima che nei consumi grazie alla capacità di rispondere alle sempre nuove esigenze dei cittadini e dei consumatori – ha spiegato – a dimostrazione di come ormai il surgelato non sia più il prodotto che per tanti anni in passato è stato considerato emergenziale ma qualcosa che effettivamente è presente nelle scelte quotidiane”.
Sebbene l’invenzione di una macchina industriale per surgelare il cibo risalga a quasi un secolo fa, grazie a Clarence Birseye, che verrà ricordato come il fondatore della moderna industria del cibo surgelato, è negli anni 60 che inizia la diffusione su larga scala dei cibi sotto zero in Italia. Sono negli anni del miracolo economico, un po’ in ritardo rispetto ai Paesi dell’europa centro settentrionale, e la loro diffusione viaggia di pari passo con quella degli elettrodomestici: se nel 1958 solo il 13% possedeva un frigorifero, nel 1965 questa percentuale era quadruplicata raggiungendo oltre la metà della popolazione (55%). Del resto per conservarli in casa occorreva il freezer che arriverà solo alla fine del decennio. Negli anni 70 conquistano così un posto stabile nelle dispense italiane, ma è nel decennio successivo che le vendite accelerano. A fare il resto sarà ancora una volta l’innovazione, come l’Iqf (Individually quick frozen, il surgelato individualmente), che negli anni 90 imprime una svolta all’industria, vent’anni prima della sterzata portata dalla pandemia. Negli anni del distanziamento e dei lockdown, infatti, i surgelati consumati in Italia toccano le 940 mila tonnellate, guarda caso in concomitanza con la crescita del 21% delle vendite di freezer.
“I surgelati sono entrati nella vita degli italiani inizialmente con qualche diffidenza – ha spiegato Francesco Morace, sociologo e presidente di Future concept lab – perché la cultura italiana era legata alla tradizione ma quasi subito ha saputo in qualche modo conciliare la tradizione all’innovazione e questo è un elemento che abbiamo visto confermato in questi 60 anni. Anche perchè oggi parliamo di smart and sustainable un paradigma che mette insieme la qualità intelligente delle tecnologie e la qualità della sostenibilità”. “Forse – ha aggiunto – è l’innovazione tecnologica più profonda che è stata accettata più velocemente dagli italiani”.
Ma l’innovazione non è solo tecnologica. Ha dietro anche una ricerca di prodotto che, grazie allo zampino del marketing, ha reso iconici alcuni alimenti surgelati: “Io sono nato nell’anno in cui in Inghilterra sono nati i bastoncini di pesce che sono un prodotto iconico – ha ricordato Donegani – in Italia ci sono 10 milioni di famiglie che li mangiano di frequente, poi si è passati a un altro must che è quello dei minestroni e le patatine surgelate che oggi hanno un enorme successo”, rappresentando da sole (dati 2021) quasi il 15% del volume di alimenti surgelati. Ma non si può dimenticare la pizza, che grazie a una innovazione nei sistemi di preparazione negli anni Novanta, oggi copre il 10% dei consumi di surgelati nel nostro Paese, oltre a essere ambasciatrice del made in Italy alimentare nel mondo con un export che tra il 2019 e il 2021 è cresciuto del 18%. E ancora i piatti pronti, il cui successo arriva negli anni’90, grazie alla capacità della nostra industria alimentare di cristallizzare a -18 la tradizione gastronomica italiana.
E nel 2022 il mercato dei surgelati come ha risposto a inflazione e aumenti delle materie prime, dopo 4,8 miliardi toccati nel 2021? “Se noi guardiamo nella globalità il comparto, ci aspettiamo una sostanziale tenuta e sicuramente non una regressione in particolare per il fatto che la ristorazione che tanto ha sofferto negli anni scorsi si sta riprendendo – ha detto Donegani – Si sta assistendo all’inverso di quello che è accaduto nel periodo Covid con la ristorazione che dopo la batosta del 2020 ora sta tornando a crescere. Ci aspettiamo una tenuta con una messa in previsione di una leggera flessione del consumo domestico a fronte di una crescita del fuori casa”. Più nel dettaglio, “nel canale della gdo il 2022 ha avuto una prima parte positiva una seconda leggermente negativa che si compensano – ha spiegato Andrea Passamonti – All’inizio del 2023 c’è stata una leggera flessione ma nell’andare avanti ne corso dell’anno ci aspettiamo che ci sia un recupero”.

Conti pubblici,fonti Mef:impatto limitato superbonus su deficit 2023

Conti pubblici,fonti Mef:impatto limitato superbonus su deficit 2023Roma, 28 feb. (askanews) – Cresce l’attesa per la comunicazione da parte dell’Istat dei dati ricalcolati sui deficit italiano degli anni dal 2020 al 2022 a seguito delle determinazioni, anche Eurostat, sulla qualificazione contabile dei crediti d’imposta, che un peso molto rilevante hanno avuto nel cosiddetto Superbonus. In attesa che alle 11 di mercoledì l’Istat comunichi come e quanto tali crediti verranno ‘spalmati’ in aumento sui deficit degli ultimi 3 anni, fonti del Tesoro segnalano che per quanto riguarda il deficit 2023 – che gli ultimi documenti dell’esecutivo collocavano in via previsionale al 4,5% – gli effetti dovrebbero essere “limitati”. Tutto ciò grazie a tre ordini di fattori. Il primo fattore è stato lo stop avvenuto lo scorso 15 febbraio e deciso dal Governo per il meccanismo del superbonus 110%, che ha arrestato gli importanti effetti di spesa legati a tale provvedimento. Il secondo fattore che dovrebbe svolgere un effetto positivo sui conti pubblici riguarda la crescita economica per l’anno in corso che, rispetto alle stime dell’esecutivo, collocate nello scenario programmatico a un +0,6% del Pil, starebbero accelerando verso l’1%. Il terzo fattore riguarda il netto calo dei costi dell’energia con i prezzi del gas sul mercato internazionale che continuano a scendere.

Torna l’Isotta Fraschini, presentata l’hypercar Tipo 6 Competizione

Torna l’Isotta Fraschini, presentata l’hypercar Tipo 6 CompetizioneMilano, 28 feb. (askanews) – Isotta Fraschini riparte dall’Automobile Club Milano, dove nel 1904 ottenne la sua prima licenza di costruttore automobilistico. Il brand di auto sportive di lusso nato nel 1900 a Milano da un’idea di Cesare Isotta e dai fratelli Oreste, Antonio e Vincenzo Fraschini ha presentato in anteprima mondiale la Tipo 6 Competizione, la vettura che segnerà il ritorno al motorsport nel campionato World Endurance Championship (Wec) categoria Lmh, il prossimo luglio a Monza con il team Vector.
A ridare vita al brand, una cordata di imprenditori guidati da Alessandro Fassina, che ricopre la carica di presidente, attraverso il veicolo Isotta Major cui fa capo l’80% del capitale. I nomi degli altri soci non sono stati resi noti. Nel ruolo di Ad c’è Enzo Panacci, mentre la gestione sportiva è affidata a Claudio Berro, entrambi nel Cda. Il restante 20% del capitale è controllato da Nad Investment. “Le competizioni saranno il nostro veicolo di marketing, abbinate all’esclusività del Made in Italy e a performance uniche”, ha detto Fassina.
Il piano industriale prevede un investimento di 100 milioni di cui 25 già versati dai soci. Non è previsto il ricorso al finanziamento bancario. L’obiettivo è di produrre 50 esemplari Tipo 6 Competizione nei prossimi 4 anni. Dalla Tipo 6 Competizione nasceranno una versione Pista per piloti privati e una hypercar Stradale biposto che sarà in vendita dal 2026 al prezzo di 2,75 milioni di euro, più tasse. L’investimento per lo sviluppo dell’hypercar stradale, interamente personalizzabile, è stimato in circa 70 milioni, mentre l’obiettivo a tendere è di produrne 30/40 unità l’anno. “Ogni macchina sarà esclusiva, fino a progetti one-off. Con 30 vetture l’anno superiamo il break even. Come mercati guardiamo a Canada, Stati Uniti, Emirati e Cina. C’è parecchio interesse, una vettura l’abbiamo già venduta a un cliente italiano”, ha detto Fassina.
La Tipo 6 Competizione a trazione integrale, prodotta e sviluppata dalla Michelotto Engineering di Padova, è realizzata interamente in fibra di carbonio, ha una potenza di 1020 cavalli sprigionati da un motore elettrico all’anteriore e un V6 3.0 termico al posteriore. Il peso è inferiore ai 1.000 kg per uno 0-100 in 2,2 secondi.

Alleanza fiere Parma-Milano: Cibus diventa annuale, Tuttofood a ottobre

Alleanza fiere Parma-Milano: Cibus diventa annuale, Tuttofood a ottobre

Verso ok soci pubblici, governace blindata. A Milano 18,5% ente di Parma

Milano, 28 feb. (askanews) – Il percorso per sancire l’alleanza tra Fiera Milano e Fiere di Parma sembra essere ormai tracciato. Il sei marzo il Consiglio comunale di Parma dovrebbe approvare senza difficoltà la governance della società. Il sette toccherà all’assemblea dell’ente fieristico parmigiano (controllata da Crédit Agricole Italia, col 34,42%, da Comune e Provincia di Parma, ciascuno con il 19,58%, Camera di commercio locale, col 12%, Unione parmense degli industriali con l’8,44% e la Regione Emilia-Romagna con il 5,08%) che una volta dato il via libera passerà la palla al cda di Fiera Milano, che dovrebbe essere convocato a seguire.
A illustrare le prossime tappe, gli obiettivi e i numeri del progetto dei due enti fieristici, a lungo in competizione sul fronte delle fiere agroalimentari con le biennali Cibus e Tuttofood, l’amministratore delegato di Fiere di Parma, Antonio Cellie, in una audizione in commissione regionale. “Cibus ha dovuto competere dal 2013 in poi con Tuttofood nonostante la capacità nostra di tenere il punto grazie alla posizione di Parma equidistante dai principali distretti alimentari del Paese – ha detto il manager – per noi era diventato fondamentale far passare sotto nostra ala manifestazione di maggio che si tiene negli anni dispari”. Cibus infatti cade negli anni pari e la concorrente milanese negli anni dispari ma con la nascita di Cibus Connect, la fiera in formato ridotto di Parma organizzata negli anni dispari, la competizione si era acuita.
Di qui la ragionevole necessità di lavorare a “un’operazione di sistema” come l’ha definita Cellie che permettesse di creare una fiera competitiva a livello internazionale con i giganti come Sial (in Francia) e Anuga (a Colonia). Milano in cambio del conferimento di Tuttofood a Fiere di Parma ha chiesto “una partecipazione di minoranza qualificata – ha spiegato l’ad – che si attesta a un valore vicino al 18,5% perchè Tuttofood vale il 18,5% rispetto al totale Fiere di Parma”. Nel dettaglio l’operazione prevede un aumento di capitale riservato all’ente milanese che esprimerà un consigliere nel cda delle Fiere di Parma.
L’operazione, se andasse in porto, consentirebbe di “toglierci un concorrente quale è Tuttofood e fare sotto la regia italiana una grande fiera globale che non avremmo potuto fare a Parma” per ragioni di spazio ha spiegato ancora Cellie, assicurando che “Cibus è a Parma e resta a Parma e potrebbe diventare annuale: una volta liberato lo slot di maggio degli anni dispari potrebbe diventare annuale magari non ogni anno in grande formato con solo espositori nazionali con qualche ospite internazionale”. La fiera di Milano invece resterebbe una “biennale in anni pari a ottobre e non più a maggio con espositori internazionali”.
Passando ai numeri il progetto illustrato prevede di portare per Fiere di Parma “200mila visitatori in più all’anno, 10 milioni di ricavi annui in più per Fiere di Parma e 40 milioni di indotto annuo extra per il territorio”. Per l’ente fieristico, inoltre, nello scenario più prudente già nel 2023 l’operazione porterebbe i ricavi da 36 milioni a 50 milioni con un balzo oltre 56 milioni nel 2026, che “nel biennio sono pari a oltre 100 milioni avendo eliminato uno scenario competitivo”. L’Ebitda, invece, “anche nello scenario peggiore raddoppierebbe rispetto a quello dell’ultimo biennio con ovvi vantaggi industriali per gli azionisti”.
Altro nodo al centro del “faticoso percorso” che porterà all’alleanza è stata la governance. Nello statuto che verrà approvato, sono state poste “Tre condizioni – ha spiegato l’assessore allo Sviluppo economico della Regione Emilia Romagna, Vincenzo Colla – nessuno può spostare la sede di Parma, nessuno può modificare lo statuto in assemblea straordinaria se non ha l’85% delle azioni, una blindatura notevole perchè per avere l’85% si devono mettere d’accordo in tanti sia pubblico e privati e poi vogliamo investimenti rispetto ai flussi di cassa così che la fiera di Parma possa continuare a crescere”. In questa operazione poi “è stato anche definito un patto di sindacato. Per la prima volta gli azionisti pubblici dentro le partecipate, enti locali ma anche la Camera di commercio non possono vendere le proprie quote sul mercato e poi siamo vincolati al rispetto dello Statuto a partire dall’articolo 14 che sancisce il vincolo 85% e assemblea straordinaria”.

Pmi e startup innovative, stanziati 60 milioni di euro per Equity Puglia

Pmi e startup innovative, stanziati 60 milioni di euro per Equity Puglia

Delli Noci e Piemontese: “Così spingiamo sviluppo Pmi innovative e attiriamo investimenti”

Roma, 28 feb. (askanews) – Sessanta milioni di euro per il nuovo avviso “Equity Puglia”, un intervento di ingegneria finanziaria finalizzato a dare alle piccole e medie imprese e alle startup innovative la possibilità di aumentare il livello di capitalizzazione e dunque la propria solidità patrimoniale, attraverso la partecipazione nel capitale aziendale di investitori specializzati. L’opportunità di accedere a questo tipo di operazioni non rappresenta solo un vantaggio economico o finanziario per le imprese ma ha anche un’importante valenza strategica grazie all’esperienza che i nuovi investitori potranno portare in dote a sostegno di ogni compagine imprenditoriale.
Il nuovo fondo sarà gestito dalla finanziaria regionale Puglia Sviluppo e cofinanzierà i fondi di investimento. A definire la nuova dotazione la giunta regionale nella seduta di oggi. Il provvedimento in sostanza aggiunge 41,7 milioni di euro alla somma inizialmente prevista pari a 18,3 milioni di euro. Risorse, queste ultime, che anticipano il nuovo ciclo di programmazione dei fondi strutturali 2021-2027.
“Questo strumento che introduciamo per la prima volta in Puglia – spiega l’assessore allo Sviluppo economico della Regione Puglia Alessandro Delli Noci – è una spinta potente per lo sviluppo delle piccole e medie imprese e delle startup innovative. Darà loro l’opportunità di accrescere la propria competitività attraverso l’accesso al mercato del capitale di rischio in collaborazione con intermediari finanziari, che avranno la responsabilità di identificare e selezionare le iniziative da sostenere. Il fondo Equity, insieme ai Minibond, rappresenta un altro strumento complementare al tradizionale canale bancario. Non soltanto produrrà ricadute concrete sull’ecosistema delle imprese e delle startup innovative ma sarà anche un’importante leva per l’attrazione di investimenti in Puglia”.
Per aumentare la dotazione del nuovo strumento, è stata necessaria una variazione al bilancio di previsione 2023 e pluriennale 2023-2025. “Abbiamo la necessità di far fronte alle conseguenze determinate dalla crisi economica, sociale ed occupazionale generata dalla pandemia e allo stesso tempo a prevenire i nuovi contraccolpi sul sistema produttivo determinati dalla guerra nel cuore dell’Europa”, sottolinea il vicepresidente della Regione Puglia e assessore al Bilancio Raffaele Piemontese. “Per potenziare questa misura innovativa e dare maggiore impulso alle iniziative che si realizzeranno nei singoli territori, era necessaria la variazione di bilancio e soprattutto l’attivazione dei fondi della nuova programmazione Fesr 2021-2027, fondamentali per assicurare un’attuazione coerente ed efficace del nuovo strumento”.
Il prossimo step per l’attivazione della misura sarà la selezione degli intermediari finanziari gestori di fondi di investimento.