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Inditex (Zara): nei nove mesi ricavi a 25,6 mld, utile +32% a 4,1 mld

Inditex (Zara): nei nove mesi ricavi a 25,6 mld, utile +32% a 4,1 mldMilano, 13 dic. (askanews) – Nei primi nove mesi del 2023, il colosso spagnolo dell’abbigliamento Inditex (Zara) ha registrato un fatturato di 25,6 miliardi, in crescita dell’11,1% su base annua, un Ebitda in aumento del 13,9% a 7,4 miliardi, e un utile netto di 4,1 miliardi (+32,5%). La posizione di cassa netta è cresciuta del 15% a 11,5 miliardi rispetto allo pari periodo dell’anno precedente.

Le vendite, sia in store sia online, a tassi di cambio costanti tra il 1 dicembre e l’11 dicembre sono aumentate del 14% rispetto allo pari periodo del 2022.

Lavoro, Istat: nel III trimestre +65mila occupati, su anno +481mila

Lavoro, Istat: nel III trimestre +65mila occupati, su anno +481milaRoma, 13 dic. (askanews) – Nel terzo trimestre dell’anno il numero di occupati aumenta di 65 mila unità (+0,3% rispetto al secondo trimestre 2023) e si attesta a 23 milioni 598 mila. La crescita coinvolge i dipendenti a tempo indeterminato (+75 mila, +0,5%) e gli indipendenti (+10 mila, +0,2%), mentre si registra un calo dei dipendenti a termine (-19 mila, -0,6% in tre mesi). Il tasso di occupazione sale al 61,5% (+0,2 punti in tre mesi): l’aumento riguarda entrambe le componenti di genere, le tre ripartizioni territoriali e soltanto i 50-64enni (tra i 35-49 rimane stabile e tra i 15-34enni cala leggermente). Lo ha reso noto l’Istat.

Nel terzo trimestre prosegue la crescita tendenziale del numero di occupati (+481 mila, +2,1% rispetto al terzo trimestre 2022), la cui stima si attesta a 23 milioni 613 mila unità; in aumento anche il tasso di occupazione per le persone tra i 15 e i 64 anni che raggiunge il 61,6% (+1,3 punti). L’aumento dell’occupazione coinvolge i dipendenti a tempo indeterminato (+470 mila, +3,1%) e gli indipendenti (+81 mila, +1,6%) – i dipendenti a termine diminuiscono (-70 mila, -2,3%) – e interessa solamente gli occupati a tempo pieno (+510 mila, +2,7%), poiché i lavoratori a tempo parziale diminuiscono (-29 mila, -0,7%).

Eba: banche europee mai così solide e crediti deteriorati ai minimi

Eba: banche europee mai così solide e crediti deteriorati ai minimiRoma, 12 dic. (askanews) – Banche europee mai così solide e con livelli di crediti deteriorati mai così bassi. E’ la fotografia scattata dall’Eba, l’Autorità bancaria Europea nell’ultima tornata di esercizi volti a valutare il livello di rischio nel settore del credito dell’Unione Europea (Risk Assessment report).

Un rapporto di 124 pagine, che ha coinvolto 123 di 26 Paesi Ue, di cui 12 banche tricolori, al termine del quale l’autorità europea conclude che a dispetto di un contesto generale che presenta persistente incertezza il settore bancario europeo si è dimostrato “resiliente”, dopo le turbolenze che lo scorso marzo avevano coinvolto i mercati a seguito dei fallimenti della Silicon Valley Bank e di altre banche statunitense oltre che del Credit Suisse in Europa. Soprattutto, secondo l’ultima misurazione condotta l’indicatore più utilizzato per valutare i livelli di solidità delle banche – il Coefficiente Cet1 , o Common Equity Tier One Ratio – ha raggiunto il 16%, che secondo l’Eba è “il massimo mai registrato”.

A sostenere questi rafforzamenti ha contribuito la redditività di fondo delle banche, che finora ha beneficiato dei rialzi dei tassi di interesse e dell’allargamento dei margini di profitto sul differenziale dei tassi (tra quelli a cui le banche si finanziano e quelli ai quali erogano prestiti). “Ma questo potrebbe aver raggiunto il punto di svolta”, avverte l’Eba. Nel frattempo la qualità delle attività su cui le banche sono esposte resta robusta, tuttavia anche qui la crescita economica a rilento e gli elevati livelli dei tassi di interesse creano “sacche di rischio”, come le chiama il rapporto.

Ma proprio su questo aspetto va anche sottolineato come secondo lo studio nel periodo in esame il tasso di crediti deteriorati sul totale (Npl o Non performing loans ratio) sia calato a un nuovo minimo storico, con l’1,8% a giugno del 2023. “Tuttavia durante la prima metà di quest’anno gli afflussi di Npl sono stati maggiori dei deflussi e le banche hanno continuato a riferire di una quota relativamente elevata di prestiti allo stadio 2 (il 9,1% del totale)”. Secondo l’Eba l’impatto del deterioramento del credito è più evidente sui prestiti alle famiglie e sui mutui. E intanto le preoccupazioni che circondano il settore immobiliare si stanno manifestando anche in accresciuti accantonamenti da parte delle banche sulle relative esposizioni.

Un altro problema evidenziato dallo studio è quello dei rischi collegati alle politiche ambientali e di responsabilità sociale su cui spinge l’Unione Europea, che chiama “fattori Esg”. Secondo l’Eba banche potrebbero ritrovarsi rischi nella fase di transizione su questi parametri e al tempo stesso l’integrazione di considerazioni Esg su finanziamento e attività di prestito potrebbero diventare “una fonte di rischi reputazionali” per le banche. I livelli di liquidità delle banche restano elevati ma stanno iniziando a normalizzarsi, dopo i picchi toccati durante le fasi di crisi causata da lockdown e restrizioni imposte a motivo del Covid. Secondo l’Eba intanto i costi di finanziamento sui mercati sono aumentati in linea con i rialzi dei tassi. Invece anche l’Autorità bancaria europea rileva come i tassi sui depositi bancari siano rimasti bassi rispetto ad altre voci, anche se ci si potrebbero attendere aumenti più in avanti. Infine, secondo lo studio va anche tenuto presente il problema dei crimini cibernetici e dei Cyberattacchi. Su questo si sono moltiplicati gli episodi di attacchi di hacker alle banche ma la percentuale di quelli risultati effettivamente efficaci è ritenuta bassa. La misurazione ha coinvolto le maggiori banche dell’Ue e in Italia ha riguardato Banca Mediolanum, Banca Monte dei Paschi di Siena, Banca popolare di Sondrio, Banco Bpm, Bper, Cassa Centrale Banca, Credito Emiliano, Finecobank, Iccrea Banca, Intesa SanPaolo, Mediobanca e Unicredit, in base all’elenco nel rapporto.

Mef, Giorgetti in visita a Poste Italiane, incontra vertici

Mef, Giorgetti in visita a Poste Italiane, incontra verticiRoma, 12 dic. (askanews) – Poste Italiane ha accolto, questa mattina nella sede centrale a Roma, il ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti in occasione della messa in vista delle festività natalizie, insieme a centinaia di dipendenti. Alla presenza della presidente Silvia Maria Rovere, dell’amministratore delegato Matteo Del Fante, del condirettore generale Giuseppe Lasco, dei membri del CdA, dei responsabili delle unità di business e degli Ad delle società del gruppo, il ministro ha assistito alla presentazione dei risultati economici di Poste. Nel corso dell’incontro sono stati illustrati al ministro i numeri in crescita dal 2017 ad oggi, le principali attività che fanno di Poste Italiane azienda di sistema Paese e le linee guida lungo le quali si muoverà il prossimo piano industriale.

Manovra, un emendamento del governo prevede 2,3 mld dai fondi di coesione per finanziare il Ponte sullo Stretto

Manovra, un emendamento del governo prevede 2,3 mld dai fondi di coesione per finanziare il Ponte sullo StrettoRoma, 12 dic. (askanews) – Per finanziare il Ponte sullo Stretto una quota di risorse pari a circa 2,3 miliardi di euro viene attinta dal Fondo sviluppo e coesione per la programmazione 2021-2027, liberando risorse dal bilancio dello Stato per un analogo ammontare.

E’ quanto prevede il quarto emendamento del governo alla manovra, bollinato per essere depositato in commissione bilancio del Senato. La norma prevede che l’autorizzazione di spesa per finanziare la realizzazione del Ponte, inizialmente pari a 11,63 miliardi fino al 2032, scenda a 9,312 miliardi.

I 2,318 miliardi mancanti vengono coperti per 718 milioni dal Fondo per lo sviluppo e la coesione “sulla quota afferente alle amministrazioni centrali”. I restanti 1,6 miliardi arrivano sempre dal Fondo per lo sviluppo e coesione ma “sulle risorse indicate per le Regioni Sicilia e Calabria”.

Fed e Bce di fronte a difficile gestione delle attese sui tassi

Fed e Bce di fronte a difficile gestione delle attese sui tassiRoma, 12 dic. (askanews) – Da domani le banche centrali torneranno in primo piano tra i fattori osservati dai mercati, iniziando con gli esiti del direttorio della Federal Reserve statunitense, il Fomc, che alle 20 italiane comunicherà le sue decisioni sui tassi di interesse. L’attesa che si è andata consolidando è che ometta di effettuare quell’ultimo rialzo prima della fine dell’anno che pure aveva preventivato alla precedente riunione. L’ulteriore limatura dell’inflazione negli Usa, al 3,1% a novembre, un decimale in meno rispetto al livello di ottobre, potrebbe spingere in questa direzione.

Contestualmente, domani la Fed pubblicherà anche le previsioni economiche aggiornate che, come di consueto, conterranno anche una tabella con le attese dei banchieri centrali Usa sul futuro andamento dei tassi (il grafico “dot plot”). Questo particolare elemento dovrebbe, primo, seppellire definitivamente l’ipotesi di ulteriori aumenti dei tassi e, secondo, fornire indicazioni sulla tempistica di un primo taglio. Perché adesso è proprio sul quando le banche centrali inizieranno a ritoccare al ribasso il costo del danaro che si concentrano gli interrogativi di mercati e analisti. Non solo sulla Fed, che può contare su una crescita economica ancora solida, ma ancora più sulla Banca centrale europea, il cui Consiglio direttivo annuncerà le sue decisioni sui tassi giovedì; e che invece deve fronteggiare, oltre a un calo dell’inflazione più rapido del previsto, anche una dinamica dell’economia particolarmente debole, che rischia di scivolare in recessione.

Per questo già dallo scorso 30 novembre, quando Eurostat ha pubblicato la stima preliminare sull’inflazione, che a novembre è consistentemente rallentata al 2,4% per la media dell’area euro, diversi osservatori hanno iniziato a chiedersi se la Bce non si sia spinta troppo in avanti sulla stretta monetaria. E ora rischia forse di ritrovarsi spiazzata, paradossalmente nella situazione diametralmente opposta a quella del 2022, quando venne accusata di essersi mossa “in ritardo” nella sua risposta all’esplosione inflazionistica.

La Bce comunicherà le sue decisioni alle 14 e 15 italiane di giovedì e, mezz’ora dopo, la presidente Christine Lagarde terrà la consueta conferenza stampa esplicativa. Circa un’ora prima, alle 13, la Bank of England annuncerà le sue decisioni sui tassi di interesse per la sterlina Gb. Sempre giovedì, ma la mattina, anche la Banca nazionale svizzera comunicherà le sue decisioni di politica monetaria. Già da tempo diversi esponenti della Bce hanno messo le mani avanti, spiegando che ci si attende una parziale risalita dell’inflazione in questi mesi, in particolare da dicembre, quando in Germania verrà meno l’effetto di alcune misure di aiuto sulle bollette dell’energia.

Resta da verificare se questo riporterà tutto l’indice dell’area euro a valori tali da non rendere complicata la posizione dell’istituzione monetaria. Perché tenere tassi alti con un’inflazione in netto calo mentre l’economia rischia la recessione, e mentre i governi si muovono su politiche di bilancio più restrittive, potrebbe risultare scomodo e sempre più difficile da spiegare. Parallelamente, il dibattito alla Bce potrebbe spostarsi anche su un’altra questione, quella di una progressiva riduzione anticipata delle consistenze di titoli di Stato accumulati con il programma lanciato durante la crisi causata da lockdown e misure anti Covid, il Pepp. La Bce sta già conducendo una manovra di questo genere su un altro programma più consistente di acquisti, l’App, e lo fa in maniera “passiva”, mediante il semplice non rinnovo dei titoli che giungono a scadenza. Finora l’istituzione ha ripetutamente affermato che manterrà inalterate le consistenze del Pepp fino alla fine del 2024. Ma alcuni nel Consiglio – a cui partecipano tutti i governatori delle banche centrali nazionali dell’area euro – hanno iniziato ipotizzare che si possa anticipare l’avvio della riduzione delle consistenze anche sul Pepp. Di recente Lagarde ha affermato che l’argomento potrebbe essere affrontato “in un futuro non lontano”. Finora la riduzione degli stock di bond si è svolta senza scossoni. Ma rincarare la dose con il Pepp potrebbe creare ulteriori pressioni sui titoli di Stato, e indirettamente sull’economia, in una fase in cui la Bce potrebbe iniziare a interrogarsi sul se non sia opportuno ammorbidire la linea. Il neo governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, si è già espresso contro l’ipotesi di strette anticipate sul Pepp. E durante un intervento lo scorso 30 novembre (quando sono usciti i dati sull’inflazione) ha anche affermato che se la debolezza dell’economia dovesse causare una accelerazione del processo disinflazionistico, la fase di mantenimento della linea restrittiva sui tassi potrebbe essere accorciata. In generale Panetta ha chiesto di “evitare danni inutili all’economia”. Il tutto mentre gli effetti della stretta monetaria più aggressiva della storia dell’istituzione – la Bce ha alzato i tassi di 450 punti base cmplessivi in poco più di un anno – ancora sembrano non essersi del tutto dispiegati. Secondo l’ultima rilevazione della Banca d’Italia a ottobre i prestiti bancari alle famiglie hanno registrato una contrazione dell’1,1% su base annua mentre quelli alle imprese sono calati del 5,5%. I tassi di interesse sui nuovi mutui hanno ripreso a salire, toccando il 4,72% che rappresenta il livello più elevato dal gennaio 2009, quando secondo le serie storiche questa voce si collocava al 4,9077%. E il 5,46% raggiunto a ottobre dai tassi di interesse sui nuovi prestiti alle imprese è il valore più elevato dall’ottobre del 2008, quando questa voce si attestò al 5,8404%. Vi sono quindi validi argomenti a favore di un approccio più prudente, se non “morbido”. Tuttavia, sia per i tassi della Fed che per quelli della Bce, sui mercati si sono create attese di ritocchi al ribasso nel 2024 apparentemente molto più spinte di quelle che le rispettive istituzioni vorrebbero vedere. Per questo una attesa abbastanza diffusa per le conferenze stampa di domani e di giovedì è che il presidente della Fed, Jay Powell, e Lagarde cerchino di ridimensionare queste aspettative, avvertendo che serviranno tempo e pazienza prima di ipotizzare manovre di riduzione.

Bankitalia, ad ottobre tassi su mutui a famiglie salgono al 4,72%

Bankitalia, ad ottobre tassi su mutui a famiglie salgono al 4,72%Roma, 12 dic. (askanews) – Ad ottobre i tassi di interesse sui prestiti erogati nel mese alle famiglie per l’acquisto di abitazioni comprensivi delle spese accessorie (tasso annuale effettivo globale, Taeg si sono collocati al 4,72 per cento (4,65 a settembre); la quota di questi prestiti con periodo di determinazione iniziale del tasso fino a 1 anno è stata del 35 per cento (20 per cento nel mese precedente). Lo ha reso noto la Banca d’Italia.

Il Taeg sulle nuove erogazioni di credito al consumo si è collocato al 10,46 per cento (10,52 nel mese precedente). I tassi di interesse sui nuovi prestiti alle società non finanziarie, le imprese, sono stati pari al 5,46 per cento (5,35 nel mese precedente), quelli per importi fino a 1 milione di euro sono stati pari al 5,95 per cento, mentre i tassi sui nuovi prestiti di importo superiore a tale soglia si sono collocati al 5,17 per cento.

M5s: Chiara Appendino nuova vicepresidente

M5s: Chiara Appendino nuova vicepresidenteMilano, 11 dic. (askanews) – Chiara Appendino è la nuova vicepresidente del Movimento 5Stelle. Questo il risultato della consultazione in rete degli iscritti. Per l’ex sindaca di Torino hanno votato sì in 18.503 (854 i no). Claudio Cominardi è stato eletto tesoriere, mentre Pasquale Tridico è stato eletto coordinatore del Comitato per la formazione e l’aggiornamento.

Approvata (17.479 sì, 1.878 no) la proposta di destinazione di un milione di euro delle restituzioni dei portavoce alle popolazioni dell’Emilia Romagna colpite dall’alluvione di maggio.

Google, IA racconterà storie utenti con dati e foto del cellulare

Google, IA racconterà storie utenti con dati e foto del cellulareNew York, 11 dic. (askanews) – Si chiamerà “Progetto Ellmann”, dal nome del biografo e critico letterario Richard David Ellmann, la proposta di Google di utilizzare la tecnologia dell’intelligenza artificiale per creare una visione “dall’alto” della vita degli utenti utilizzando i dati del telefono cellulare come le fotografie e la cronologia delle ricerche.

L’idea sarebbe quella di utilizzare LLM, cioè modelli linguistici di grandi dimension, come Gemini per acquisire risultati di ricerca, individuare modelli nelle foto di un utente, creare un chatbot e “rispondere a domande precedentemente impossibili”. Ellmann diventerebbe “il tuo narratore di storie di vita”, secondo la bozza di progetto visionata da CNBC. Una delle caratteristiche distintive di Gemini è che può elaborare e comprendere informazioni non solo di testo, ma anche immagini, video e audio. Non è chiaro se l’azienda abbia intenzione di produrre queste funzionalità all’interno di Google Foto o di qualsiasi altro prodotto offerto dal motore di ricerca. Google Foto ha più di 1 miliardo di utenti e 4.000 miliardi di foto e video, secondo un post sul blog dell’azienda.

Chip, New York partner IBM e Micron in maxi-centro ricerca da 10 mld

Chip, New York partner IBM e Micron in maxi-centro ricerca da 10 mldNew York, 11 dic. (askanews) – Lo Stato di New York si unirà a IBM e Micron nell’investire 10 miliardi di dollari in una struttura di ricerca sui semiconduttori presso l’Università di Albany che includerà alcune delle apparecchiature per la produzione di chip più avanzate al mondo.

NY Creates, un’organizzazione no-profit che supervisiona l’Albany NanoTech Complex dove verrà costruita la struttura, ne coordinerà la costruzione. Il progetto del complesso creerebbe 700 posti di lavoro e frutterebbe almeno 9 miliardi di dollari di denaro privato. Utilizzerà inoltre un miliardo di fondi statali per acquisire attrezzature per la produzione di chip da ASML Holding, una società olandese le cui macchine sono fondamentali per realizzare chip più avanzati. Tra i partner ci sono anche i produttori di apparecchiature per la produzione di chip Applied Materials e Tokyo Electron. L’investimento potrebbe candidare New York, come uno dei centri di ricerca sui chip, come previsto dalle legge federale sui chip voluta dall’amministrazione Biden e che intende destinare 11 miliardi di dollari per un Centro nazionale per la tecnologia dei semiconduttori.