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Ue, M5s propone etichetta “made in” per 4 fasi produzione tessile

Ue, M5s propone etichetta “made in” per 4 fasi produzione tessileBruxelles, 19 set. (askanews) – L’europarlamentare del M5s Mariangela Danzì ha annunciato oggi a Bruxelles che chiederà alla Commissione europea di inserire nuovi obblighi di etichettatura e tracciabilità per i prodotti tessili nell’ambito del regolamento Ue sull’Ecodesign, in via di approvazione definitiva. I nuovi obblighi riguarderebbero l’etichettatura d’origine per tutte e quattro le fasi produttive, e cioè filatura, tessitura, nobilitazione (tintura e stampa) e confezione finale, invece che, come avviene oggi, solo l’ultima fase.

Questa etichettatura obbligatoria potrebbe essere introdotta dalla Commissione, secondo Danzì, attraverso gli “atti delegati” (le normative di attuazione) del regolamento Ecodesign, che vengono definiti mediante la procedura cosiddetta di “comitologia”, in cui le proposte dell’Esecutivo Ue possono essere respinte solo a maggioranza qualificata dagli Stati membri. Una precedente proposta di modifica in questo senso dell’articolato del Regolamento era stato presentato durante la fase co-legislativa, ma non aveva ottenuto l’approvazione della maggioranza dell’Aula. Per presentare l’iniziativa e raccogliere un consenso trasversale anche da altre forze politiche, l’eurodeputata del M5s ha organizzato questo pomeriggio un evento al Parlamento europeo a Bruxelles intitolato “Qualità e tracciabilità per un tessile sostenibile”, a cui hanno partecipato, tra gli altri, Pascal Canfin, Presidente della Commissione Ambiente del Parlamento europeo, Alessandra Moretti (Pd), relatrice del Regolamento Ecodesign, Massimiliano Salini (Fi), Gianna Gancia (Lega), Pietro Fiocchi, (Fdi), e diversi imprenditori del distretto tessile della seta di Como, tra cui Graziano Brenna, Presidente della Fondazione setificio, e Ambrogio Taborelli, presidente della Camera di Commercio della città lombarda.

Il settore tessile è “particolarmente colpito dalla concorrenza sleale”, ed è “in grande sofferenza perché molte grandi case di moda acquistano i tessuti all’estero e usano impropriamente il marchio ‘Made in Italy’ sfruttando le maglie larghe dell’attuale sistema europeo delle etichettature”, ha sottolineato Danzì, mentre Taborelli ha ricordato come le imprese tessili europee, e in particolare italiane, rispettino tutte le normative Ue, per esempio sui coloranti non inquinanti, sull’uso delle energie rinnovabili, sulle normative del lavoro, ma poi subiscono la concorrenza internazionale da parte di aziende extra Ue (Turchia compresa) che non sono sottoposte a questi obblighi. Ciò nonostante, i prodotti tessili fabbricati e lavorati fuori dall’Ue senza rispettare le norme comunitarie possono essere etichettati come italiani, o di altri paesi Ue, perché quello che conta per l’etichettatura è solo il paese in cui avviene la confezione finale. Questo fenomeno colpisce soprattutto l’Italia, che, nonostante questo tipo di concorrenza internazionale, oggi conta ancora 40.000 aziende tessili per un totale di 400.000 lavoratori impiegati.

“La nostra proposta, che ci auguriamo raccolga un ampio e trasversale consenso – ha indicato Danzì – è quella di prevedere l’obbligatorietà in etichetta di tutti e quattro i passaggi del tessile: non solo la confezione, ma anche la filatura, la tessitura e la nobilitazione, cioè la stampa o la tintura”. Un tentativo del genere, ha ricordato Taborelli, è già in corso con una normativa nazionale in Francia dall’inizio dell’anno per tutte le aziende con fatturato oltre i 100 milioni di euro all’anno, anche se l’obbligo di etichettatura riguarda tre delle quattro fasi (manca la filatura).

“Se si vuole veramente difendere il tessile e l’abbigliamento italiano bisogna salvaguardare l’integrità di tutta la filiera tessile, un comparto con punte di eccellenza nella tutela dei diritti dei lavoratori, dell’ambiente, della sicurezza e salute dei consumatori. L’occasione per questa ‘rivoluzione copernicana’ – ha spiegato Danzì – sono gli ‘atti delegati’ del Regolamento Ecodesign in via di approvazione definitiva”. “Oggi dobbiamo vincere la grande sfida di proteggere il sistema produttivo europeo dall’aggressività e a volte dalla concorrenza sleale dei nostri competitori. È arrivato il momento di fare sul serio”, ha concluso l’europarlamentare del M5s.

Dombrovskis: abbiamo le prove che l’importazione di veicoli elettrici cinesi danneggia l’industria nell’Ue

Dombrovskis: abbiamo le prove che l’importazione di veicoli elettrici cinesi danneggia l’industria nell’UeBruxelles, 16 set. (askanews) – La Commissione europea ha raccolto delle prove sul fatto che l’importazione di veicoli elettrici cinesi danneggia l’industria del settore nell’Ue, e ci sono dunque le basi per lanciare l’indagine anti-sovvenzioni da parte dell’Esecuitvo comunitario, come ha annunciato mercoledì a Strasburgo la presidente Ursula von der Leyen durante il suo discorso al Parlamento europeo su “lo stato dell’Unione”. Lo ha precisato il vicepresidente esecutivo della Commissione responsabile per il Commercio internazionale, Valdis Dombrovskis, rispondendo ai giornalisti durante la conferenza stampa al termine dell’Ecofin informale questo pomeriggio a Santiago di Compostela, in Spagna.

“Il caso dei veicoli elettrici non era parte della discussione dell’Ecofin, ma posso immaginare che sarà parte della discussione nel Consiglio Ue dedicato al Commercio internazionale”, ha detto Dombrovskis. Come Commissione, ha spiegato, “abbiamo annunciato l’apertura di un’indagine formale anti sussidi riguardo agli veicoli elettrici cinesi. Questo perché i servizi della Direzione generale Trade (Commercio, ndr) hanno fatto delle valutazioni molto approfondite, e sono state raccolte prove sufficienti sulla minaccia di un danno (‘injury’, ndr) per l’industria europea dei veicoli elettrici. E considerando il fatto che dal 2035 solo veicoli a zero emissioni potranno essere venduti nell’Ue, questa questione – ha sottolineato – riveste naturalmente un’importanza strategica”.

“Ora – ha continuato Dombrovskis – stiamo facendo i primi passi: ci saranno consultazioni preliminari con il paese interessato, la Cina, e ci saranno ancora consultazioni sia con il governo cinese che l’industria durante l’indagine”. “Quello che stiamo facendo – ha puntualizzato il vicepresidente esecutivo della Commissione – lo facciamo in linea con il diritto Ue applicable e con le norme e i principi della Wto”, l’Organizzazione mondiale del Commercio.

“Ora faremo questa indagine passo dopo passo. Ed è in effetti probabile che questa questione sia sollevata durante la mia prossima visita in Cina, per la quale stiamo programmando incontri bilaterali anche nel quadro del dialogo economico e commerciale di alto livello” tra l’Ue e Pechino. “Nell’attuale contesto geopolitico e nell’attuale contesto commerciale e di sviluppo tecnologico – ha aggiunto subito dopo Nadia Calvino, ministro spagnolo delle Finanze e presidente di turno dell’Ecofin – dobbiamo garantire che vi sia parità di condizioni, dobbiamo proteggere la competitività degli attori europei, delle aziende europee, ma preservando al tempo stesso l’Ue come attore aperto nel contesto del commercio internazionale”.

“Penso che questo sia esattamente ciò che la Commissione sta proponendo, e sono abbastanza convinta e fiduciosa che riuscirà a risolvere il problema, come ha fatto finora, con la sua competenza esclusiva in materia di politica commerciale”, ha concluso Calvino.

Patto stabilità, Gentiloni vede positiva disponibilità al compromesso

Patto stabilità, Gentiloni vede positiva disponibilità al compromessoRoma, 16 set. (askanews) – Sulla riforma del Patto di stabilità e di crescita all’Ecofin informale “ho visto una consapevolezza e un gran lavoro della presenza spagnola”, assieme a “una disponibilità di tutti i paesi a intensificare e ad avere un atteggiamento e una disponibilità al compromesso”. Lo ha riferito il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni a margine dei lavori, che si sono svolti a Santiago de Compostela. “E sono due cose, credo, molto positive”.

“Penso che l’andamento della discussione di questa mattina, sulle nostre regole economiche, sul Patto di stabilità, abbia avuto comunque un esito importante, con volontà di tutti i Paesi, primo, di accelerare e quindi di intensificare molto il lavoro per raggiungere questa intesa e, secondo – ha riferito Gentiloni – con una disponibilità che naturalmente poi va trasformata in decisioni” concrete verso il compromesso. “Quindi per la Commissione questo è un esito importante, positivo e, dal nostro punto di vista, è chiaro che la proposta che abbiamo fatto è aperta alle modifiche che decideranno gli Stati membri, ma bisogna che se ci sono delle correzioni vadano un po’ in direzione di non cambiare l’equilibrio che c’è nella nostra proposta. In altri termini – ha spiegato – non possiamo modificare in modo che va soltanto in una direzione: è una proposta e deve comunque tenere insieme l’obiettivo della stabilità finanziaria e quello di promuovere investimenti e crescita in un contesto di rallentamento dell’economia”.

Abi: i tassi dei nuovi mutui alle famiglie al 4,29%, il massimo da 11 anni

Abi: i tassi dei nuovi mutui alle famiglie al 4,29%, il massimo da 11 anniRoma, 16 set. (askanews) – Continuano a salire i tassi sui prestiti in Italia, sulla scia degli aumenti ai livelli di riferimento operati dalla Bce e per i nuovi mutui alle famiglie, al 4,29% hanno raggiunto il massimo dall’aprile del 2012. Lo riporta l’Abi nel suo ultimo rapporto mensile.

Secondo l’associazione bancaria gli effetti della politica monetaria restrittiva avviata dalla Bce da oltre un anno si stanno manifestando, ad esempio con la variazione negativa del Pil italiano nel secondo trimestre e riduzione della produzione industriale. E questi effetti “possono cogliersi anche nel mercato bancario in Italia”, dice l’Abi.

Banche, Abi: tassi nuovi mutui al 4,29%, massimo da 11 anni

Banche, Abi: tassi nuovi mutui al 4,29%, massimo da 11 anniRoma, 16 set. (askanews) – Continuano a salire i tassi sui prestiti in Italia, sulla scia degli aumenti ai livelli di riferimento operati dalla Bce e per i nuovi mutui alle famiglie, al 4,29% hanno raggiunto il massimo dall’aprile del 2012. Lo riporta l’Abi nel suo ultimo rapporto mensile.

Secondo l’associazione bancaria gli effetti della politica monetaria restrittiva avviata dalla Bce da oltre un anno si stanno manifestando, ad esempio con la variazione negativa del Pil italiano nel secondo trimestre e riduzione della produzione industriale. E questi effetti “possono cogliersi anche nel mercato bancario in Italia”, dice l’Abi.

Bonomi: partiti non si dividano su riforme, salario minimo non basta

Bonomi: partiti non si dividano su riforme, salario minimo non bastaRoma, 15 set. (askanews) – Le forze politiche devono evitare una dialettica divisiva nell’affrontare le riforme istituzionali. No a “veti e bandierine”, non bisogna ripetere gli errori del passato. Carlo Bonomi sceglie l’assemblea annuale di Confindustria, la sua ultima da presidente, per lanciare un appello ai partiti sulle riforme, ma anche per ribadire la posizione degli imprenditori sul salario minimo, non sufficiente da solo a risolvere il problema del lavoro povero, e per sollecitare regole semplici e chiare sul fronte della sicurezza sul lavoro con azioni ex ante più che ex post. Ad ascoltarlo, nella sala dell’Auditorium Parco della Musica, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, accolto da una standing ovation.

Mattarella, dopo la relazione di Bonomi, ha poi preso la parola. La prima volta per un Capo dello Stato sul palco dell’assise pubblica dell’associazione degli industriali. In prima fila la premier Giorgia Meloni con la squadra di governo quasi al completo, i presidenti di Camera e Senato, i past president di Confindustria. Poco dietro, tra i volti noti, anche quello di Marina Berlusconi, ora alla guida di Fininvest, salutata dal presidente della Repubblica al termine del suo intervento. Di fronte ad una platea di oltre duemila partecipanti, il leader di Confindustria, nella Giornata internazionale della democrazia, ha così ammonito le forze politiche: “Guardatevi dal compiere lo stesso errore di sempre. Evitate di progettare interventi sulla forma di Stato e sulla forma di governo maturati e ispirati da una dialettica divisiva, aliena per definizione dalla serietà con cui proporre e giudicare impianti istituzionali così rilevanti per la democrazia e la libertà del nostro Paese”.

La premessa di Bonomi è che Confindustria è “autonoma, apartitica e agovernativa”, e non intende “oggi valutare gli schemi di riforma istituzionale avanzati in questi mesi dai partiti” in merito alla forma di Stato, l’autonomia differenziata, e alla forma di governo, presidenzialismo o premierato. Ma per Bonomi, “democrazia, libertà, Stato di diritto non sono negoziabili: implicano un esercizio di coscienza costante, azioni coraggiose e speranza”. E ha aggiunto: “Il mio auspicio è che si lavori per fare delle riforme condividendole”. Quanto al ruolo del Capo dello Stato, per il presidente degli imprenditori, deve “continuare ad essere il garante della Costituzione”. Confindustria “riconosce nella democrazia un valore universale e nella Costituzione una stella polare”. Del resto la democrazia “è anche il cuore di un sistema produttivo plurale e aperto, che ha reso la nostra economia – ha osservato Bonomi – una delle più avanzate al mondo. Per le oltre 150mila aziende che Confindustria rappresenta, è la precondizione per costruire il futuro sostenibile dei nostri figli e del pianeta: senza Democrazia non possono esserci né mercato né impresa, né lavoro né progresso economico e sociale”.

Stato dell’economia, manovra, Pnrr non trovano spazio nella relazione per una scelta precisa di Bonomi che però, nella conferenza stampa seguita all’assemblea, torna a chiedere che il taglio del cuneo fiscale diventi strutturale. “Sono disposto a rinunciare a tutti i 14 miliardi di tax expenditure se questi vanno al taglio del cuneo fiscale”, ha assicurato. Le risorse per procedere nella direzione del taglio del cuneo, dunque, “si possono trovare”. Bisogna poi lavorare, secondo Bonomi, anche sul fronte degli investimenti e delle riforme. Sul nuovo rialzo dei tassi da parte della Bce, Bonomi ha sottolineato che questa “non è la sola strada per combattere l’inflazione”. Il rialzo “incide sugli stimoli a investire da parte dell’impresa. I finanziamenti sono crollati. Auspico – ha detto – che non si vada in recessione, ma questo limita la capacità di crescita e investimenti. Oggi stiamo compiendo un danno che vedremo tra anni”. Poi una nuova bocciatura da parte del presidente di Confindustria alla tassa sugli extraprofitti delle banche, bollata ancora una volta come “un prelievo forzoso”.

A nove mesi dalla fine del suo mandato presidenziale, Bonomi ha affermato di non doversi togliere “sassolini” dalle scarpe ma non ha nascosto il suo rammarico per quel Patto per l’Italia, lanciato in occasione del suo insediamento, restato lettera morta, “un’occasione persa per il Paese”. Mlp-Vis

Bonomi: il salario minimo da solo non risolve il tema del lavoro povero

Bonomi: il salario minimo da solo non risolve il tema del lavoro poveroRoma, 15 set. (askanews) – C’è un “legame indissolubile” tra salari e produttività. La Costituzione “ci obbliga a riconoscere al lavoratore un salario giusto”, ma “questa funzione è affidata, per quanto concerne il lavoro subordinato, alla contrattazione collettiva”. Lo ha affermato il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, all’assemblea annuale dell’associazione.

“La mera introduzione di un salario minimo legale, non accompagnata da un insieme di misure volte a valorizzare la rappresentanza, non risolverebbe né la grande questione del lavoro povero né la piaga del dumping contrattuale – ha sottolineato – né darebbe maggior forza alla contrattazione collettiva. Il settore industriale negli ultimi vent’anni ha avuto dinamiche retributive di gran lunga superiori a quelle registrate dal resto della nostra economia”.

Bonomi: salario minimo da solo non risolve tema del lavoro povero

Bonomi: salario minimo da solo non risolve tema del lavoro poveroRoma, 15 set. (askanews) – C’è un “legame indissolubile” tra salari e produttività. La Costituzione “ci obbliga a riconoscere al lavoratore un salario giusto”, ma “questa funzione è affidata, per quanto concerne il lavoro subordinato, alla contrattazione collettiva”. Lo ha affermato il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, all’assemblea annuale dell’associazione.

“La mera introduzione di un salario minimo legale, non accompagnata da un insieme di misure volte a valorizzare la rappresentanza, non risolverebbe né la grande questione del lavoro povero né la piaga del dumping contrattuale – ha sottolineato – né darebbe maggior forza alla contrattazione collettiva. Il settore industriale negli ultimi vent’anni ha avuto dinamiche retributive di gran lunga superiori a quelle registrate dal resto della nostra economia”.

Bonomi: le transizioni digitale e green cambiano la natura del lavoro

Bonomi: le transizioni digitale e green cambiano la natura del lavoroRoma, 15 set. (askanews) – La Costituzione pone il lavoro a “fondamento” della Repubblica. Questo principio “deve essere tenuto in grande considerazione, soprattutto in un momento in cui le transizioni, specie quella digitale e green, stanno rapidamente cambiando la struttura economica e sociale del nostro Paese e, con essa, la stessa natura del lavoro”. Così, tra le altre cose, il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, all’assemblea annuale dell’associazione. “I tempi – ha aggiunto – ci inducono a una lettura più attenta della nostra Costituzione”.

Bonomi: servono regole chiare e semplici per sicurezza sul lavoro

Bonomi: servono regole chiare e semplici per sicurezza sul lavoroRoma, 15 set. (askanews) – “Sta a noi la creazione di un lavoro libero, sicuro e dignitoso. La tutela della sicurezza sul lavoro presuppone regole chiare e semplici e si fonda sulla prevenzione. La copertura dei contratti collettivi nell’industria manifatturiera oltre ad assicurare condizioni di lavoro regolari, garantisce la piena applicazione della normativa di salute e sicurezza”. Lo ha detto il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, all’assemblea annuale dell’associazione.

“La nostra visione, l’unica che per noi ha senso, è che sia necessario evitare gli incidenti valorizzando una logica partecipativa – ha sottolineato – una logica che unisca nelle azioni e nelle relative responsabilità, non che divida e contrapponga, eredità di vecchi antagonismi di classe”.