Bonomi: figura del Capo dello Stato resti garante della CostituzioneRoma, 15 set. (askanews) – “Noi siamo tra coloro che credono che, in un ordinamento come il nostro, che correttamente ambisce a una maggiore stabilità di governo, il Capo dello Stato debba continuare ad essere il garante della Costituzione”. Lo ha detto il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, all’assemblea annuale dell’associazione ringraziando il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per la sua presenza e sottolineando: “siamo certi che Lei continuerà a far sentire la sua voce ferma e ispirata a tutela dei principi della nostra Democrazia, a sostegno delle scelte internazionali fatte liberamente dall’Italia, per l’osservanza e per l’attuazione dei diritti dei cittadini, a partire dai più fragili”.
Bonomi: su riforme no divisioni, politica eviti divisioni di sempreRoma, 15 set. (askanews) – Le forze politiche devono evitare una dialettica divisiva nell’affrontare le riforme istituzionali. No a “veti e bandierine” come nel passato. E’ l’appello lanciato al mondo politico dal presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, che, in occasione dell’assemblea annuale, ha detto: “Alle forze politiche dico: guardatevi dal compiere lo stesso errore di sempre. Evitate di progettare interventi sulla forma di Stato e sulla forma di governo maturati e ispirati da una dialettica divisiva, aliena per definizione dalla serietà con cui proporre e giudicare impianti istituzionali così rilevanti per la democrazia e la libertà del nostro Paese”.
La premessa di Bonomi è che Confindustria è “autonoma, apartitica e agovernativa”, e non intende “oggi valutare gli schemi di riforma istituzionale avanzati in questi mesi dai partiti” in merito alla forma di Stato, l’autonomia differenziata, e alla forma di governo, presidenzialismo o premierato. Ma per Bonomi, “democrazia, libertà, Stato di diritto non sono negoziabili: implicano un esercizio di coscienza costante, azioni coraggiose e speranza”.
Istat: ad agosto riviste stime inflazione a +5,4% su annoRoma, 15 set. (askanews) – Ad agosto 2023, si stima che l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, registri un aumento dello 0,3% su base mensile e del 5,4% su base annua, da +5,9% nel mese precedente (la stima preliminare era +5,5%). Lo rende noto l’Istat. Permane elevato, sebbene in decelerazione, il ritmo di crescita dei prezzi del carrello della spesa ad agosto, che si attesta a +9,4%. I Beni alimentari, per la cura della casa e della persona registrano un ulteriore rallentamento in termini tendenziali (da +10,2% a +9,4%), mentre quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto subiscono un’accelerazione (da +5,5% a +6,9%).
Gentiloni: Ue evita recessione ma economia va peggio del previstoRoma, 15 set. (askanews) – L’economia europea “ha evitato la recessione”, il mercato del lavoro mostra una tenuta con condizioni “piuttosto buone,nonostante le crisi che abbiamo dovuto affrontare, al tempo stesso sappiamo che la crescita sta rallentando e che va peggio del previsto”. E al tempo stesso “abbiamo ancora alta inflazione nonostante questo indebolimento”. E’ la fotografia scattata dal commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni al suo arrivo alle riunioni di Eurogruppo e Ecofin informali a Santiago de Compostela, in Spagna.
L’inasprimento della politica monetaria “si sta trasferendo all’economia reale – ha proseguito – e complessivamente il contesto globale è piuttosto incerto. In questo contesto penso che abbiamo quattro priorità di politica. Primo, politiche di bilancio prudenti, per complementare gli sforzi della Bce per rintuzzare l’inflazione. Secondo – ha detto Gentiloni – l’uso efficace uso dei fondi comuni di ripresa e resilienza. Terzo, un accordo sulle regole di bilancio e su questo mi raccomando alla presidenza spagnola (di turno dell’Ue) di portare avanti i negoziati. Quarto, dobbiamo migliorare la nostra competitività industriale che è la sfida globale di questi mesi e nei prossimi anni. Penso che queste saranno le principali tematiche delle discussioni oggi”.
La Bce alza i tassi per la decima volta a nuovi massimiRoma, 14 set. (askanews) – Per la decima volta consecutiva, il Consiglio direttivo della Banca centrale europea ha alzato i tassi di interesse di riferimento dell’eurozona. 25 punti base in più con cui, al 4,50 per cento e al 4 per cento, rispettivamente, il tasso sulle principali operazioni di rifinanziamento e quello sui depositi parcheggiati dalla banche presso l’istituzione segnano nuovi massimi storici.
La decisione ha deluso le attese di chi sperava che i continui indebolimenti dell’economia avrebbero convinto il direttorio a una pausa. Ma la Bce ha accompagnato la decisione con rimodulazioni della sua retorica in cui molti hanno visto un segnale di picco dei tassi. Alcuni analisti dicono senza mezzi termini che quello di oggi è stato l’ultimo aumento. La reazione è stata particolarmente evidente sul mercato dei cambi: l’euro ha invertito la rotta ed è rapidamente calato sotto quota 1,07 dollari, segnando i minimi da 6 mesi. “In base alla sua attuale valutazione – recita infatti il comunicato della Bce – il Consiglio direttivo ritiene che i tassi di interesse abbiano raggiunto livelli che, mantenuti per un periodo sufficientemente lungo, forniranno un contributo sostanziale a un ritorno tempestivo dell’inflazione all’obiettivo”.
Il resto del documento non contiene, stavolta, indicazioni esplicite che preludano a altri aumenti (posto che ovviamente non sono nemmeno esclusi, ma l’ipotesi va semmai inquadrata nella possibilità che si creino sorprese negative sul versante inflazionistico, al momento non particolarmente probabili). Per parte sua la presidente Christine Lagarde non ha voluto “ufficializzare” il raggiungimento del tetto: “non possiamo ancora dire che siamo al picco” sui tassi, tuttavia “il focus” delle prossime decisioni “sarà probabilmente più sulla durata” del mantenimento dei livelli raggiunti. Una formula in cui si potrebbe leggere ancora una sfumatura da “falco” ma che potrebbe anche essere semplicemente un tentativo di allontanare le ipotesi di tagli dei tassi, che invece inevitabilmente si sono già create attorno a una possibile prima riduzione verso la primavera del 2024.
D’altra parte Lagarde non ha voluto sbilanciarsi sul quanto sia il concetto di “abbastanza a lungo”. “Non lo abbiamo discusso – ha detto – perché dipenderà dai dati. Quello che vogliamo fare è mettere alla prova le nostre valutazioni attuali, rispetto alle future previsioni, con la determinazione di raggiungere il 2% di inflazione in maniera tempestiva. Il focus sarà probabilmente più sulla durata (dei tassoi retrittivi), ma non possiamo ancora dire che siamo al picco”. L’economia, intanto, effettivamente peggiora. La stessa Bce ha consistemente rivisto al ribasso le sue previsioni di crescita economica per l’area euro sul triennio in corso: ora stima un più 0,7% nel 2023 del Pil, un più 1% nel 2024 e più 1,5% nel 2025. Tre mesi fa invece prevedeva 0,9% quest’anno, 1,5% nel 2024 e 1,6% nel 2025.
Lagarde nega che vi sia una recessione – circostanza che invece la Commissione europea ha appena previsto per la Germania, prima economia dell’area euro, nella misura del meno 0,4% di Pil quest’anno – ma parla di “crescita molto debole”. Debolezza che è anche effetto diretto della stretta della stessa Bce. Tanto che proprio la presidente ha rimarcato come negli ultimi tre mesi i prestiti bancari alle famiglie dell’eurozona, con un calo dello 0,8 per cento su base annua abbiano segnato la contrazione più forte dal lancio dell’euro. Al tempo stesso, però, “l’inflazione continua a diminuire, ma ci si attende tuttora che rimanga troppo elevata per un periodo di tempo troppo prolungato”. Per questo oggi si è deciso di innalzare ancora i tassi. Stavolta la presidente ha dovuto ammettere in modo più esplicito che in passato la presenza di una divisione in seno al direttorio. “Alcuni governatori – ha raccontato – avrebbero preferito fare una pausa e riservarsi future decisioni quando ci fosse più certezza in base al trascorrere del tempo”. Alla fine “c’è stata una solida maggioranza” per il rialzo. Da notare ha utilizzato l’aggettivo “solida” in riferimento a questa maggioranza invece di quello “ampia” o “molto ampia” usato in altre occasioni, che significa che il fronte dei “falchi” potrebbe veder calare l’appoggio ottenuto finora. La Bce ha anche ha ritoccato al rialzo le previsioni di inflazione per l’area euro su quest’anno e il prossimo, mentre ha limato quelle sul 2025. Ora i tecnici dell’istituzione pronosticano 5,6% nel 2023, 3,2% nel 2024 e 2,1% nel 2025 (quasi in linea con il target della stessa istituzione). “La correzione al rialzo riflette principalmente l’evoluzione più sostenuta dei prezzi dell’energia”. Per l’inflazione di fondo, l’indice al netto di energia alimentari e altre componenti volatili ora la Bce prevede 5,1% nel 2023, 2,9% nel 2024 e 2,2% nel 2025.
Eolo potenzia la rete: più veloce e stabile anche per partite in streamingMilano, 14 set. (askanews) – Eolo, società benefit e B Corp nel campo della banda ultra-larga wireless (Fwa), potenzia la sua rete. Grazie a questo aggiornamento, potrà offrire velocità di download fino a 300 Mbps, in evoluzione rispetto ai 200 Mbps precedenti. Questo significa che potrà erogare servizi di qualità non solo in termini di velocità ma anche di stabilità nei momenti di grande carico, spiega l’azienda, a partire dallo streaming delle partite di calcio più seguite.
Questo potenziamento è il frutto del lavoro di ricerca e sviluppo, svolto su apparati che operano su frequenze a onde millimetriche (mmWave), tecnologia sulla quale l’azienda investe dal 2018. “Prosegue l’impegno di Eolo nel contrasto del digital speed divide, attraverso l’upgrade della nostra infrastruttura che permetterà di raggiungere fino a 300mbps in download – ha dichiarato Guido Garrone, Ceo della divisione network Eolo – Troppo spesso, chi vive nei piccoli comuni italiani, nelle aree montane o in zone di periferia non ha accesso alla banda ultra larga. In Eolo da quasi 20 anni, lottiamo contro questa situazione e siamo arrivati a connettere oltre 7 mila comuni italiani”.
L’annuncio dell’upgrade tecnologico è stato dato durante la convention annuale con tutti i partner in Italia, tenutasi a Lugo, nel Ravennate. Fra le principali novità c’è la prosecuzione della collaborazione con Open Fiber per offrire Ftth, in modo da fornire il servizio migliore possibile in ogni paese.
Sprint delle Borse europee dopo la Bce, Milano guadagna l’1,37%Milano, 14 set. (askanews) – Sprint delle Borse europee, che dopo quanto emerso dal meeting della Bce hanno spinto con decisione sull’ecceleratore arivvando a concludere la seduta con rialzi consistenti, mentre anche Wall Street appariva tonica. Milano ha messo a segno un progresso dell’1,37% del Ftse Mib, Francoforte ha guadagnato lo 0,97%, Londra l’1,95%, Parigi l’1,19%, Madrid l’1,39%.
Calmo in area 175 punti base lo spread tra i rendimenti di Btp e Bund decennali, con il rendimento del decennale italiano al 4,34%. In netto calo l’euro, scambiato intorno alle 18.00 a 1,0663 con il dollaro (-0,61% sulla vigilia). Dall’Eurotower sono arrivate in sintesi due importanti notizie per i mercati. Una “cattiva”, ovvero un nuovo rialzo dei tassi di 25 punti base. Ma anche una “buona”, ovvero la segnalazione da parte della Bce che i tassi potrebbero aver raggiunto ormai il loro picco massimo, e che quindi non dovrebbero esserci ulteriori aumenti in questo ciclo. Una prospettiva, quest’ultima, della quale il mercato appare convinto.
“Un rialzo da falchi ma un messaggio scritto da super colomba”, ha commentato a caldo Antonio Cesarano, chief global strategist di Intermonte. “La Bce – spiega – ha risolto il compromesso tra falchi e colombe concedendo ai falchi il rialzo dei tassi e concedendo però alle colombe il richiamo esplicito ad una guidance molto vicina all’ipotesi di ultimo rialzo, accompagnato da tassi fermi per un periodo di tempo lungo”. (segue)
Fisco, governo lavora per acconto a rate da novembre 2023Roma, 14 set. (askanews) – L’acconto irpef di novembre 2023 potrebbe essere già versato a rate a partire da gennaio 2024. A questa ipotesi, ha spiegato Alberto Gusmeroli (Lega), presidente della Commissione attività produttive della Camera, starebbero lavorando governo e maggioranza. “La misura – ha detto Gusmeroli – potrebbe essere inserita nel decreto fiscale collegato alla legge di bilancio in modo da farla entrare in vigore per il prossimo novembre” scadenza temuta da lavoratori autonomi e partite iva che “si trovano a dover pagare un acconto che rappresenta in 50% delle tasse dell’anno. Tante attività economiche prendono prestiti bancari per il pagamento e chi non riesce comunque a versare incorre in interessi e sanzioni”.
La rateizzazione dell’acconto irpef di novembre, che verrebbe così corrisposto in sei mesi da gennaio a giugno, è previsto nella delega fiscale e se dovesse entrare nel decreto sarebbe la prima applicazione della riforma. “Si sta lavorando per individuare la platea di artigiani, commercianti, lavoratori autonomi, ma anche dipendenti e pensionati con altri redditi, che potrebbe beneficiare della rateizzazione. Potrebbero rientrare circa 3 milioni di attività” ha spiegato Gusmeroli, aggiungendo che si valuta una soglia di fatturato fino a 500.000 euro.
Secondo il deputato della Lega, la misura non ha bisogno di coperture perchè “Istat e Eurostat, rispondendo ad un mio quesito, hanno confermato che se l’acconto viene versato in rate di pari importo, la cifra resta di competenza dell’anno precedente”. Gli effetti, quindi, non ci sarebbero sul deficit, ma sul fabbisogno di cassa che si finanzia con i titoli del debito pubblico. Per questo si sta individuando la platea di contribuenti, affinchè la ricaduta sul fabbisogno possa essere contenuta. Il governo prende in considerazione anche l’ipotesi di dare da subito un primo segnale di sgravio ai lavoratori con reddito medio basso, detassando premi e tredicesime, misura prevista anch’essa nella delega fiscale. Ma tutto dipenderà dalle risorse a disposizione, e su questo fronte la strada per la legge di bilancio si preannuncia in salita. L’andamento del pil più basso delle previsioni, l’aumento della spesa per interessi, il ritorno del patto di stabilità europeo, si vedrà in quali termini, rendono difficile far quadrare i conti. Al momento di certo ci sarebbe solo la conferma del taglio dei cuneo fiscale per i redditi fino a 35.000 euro.
Borse europee in progresso dopo Bce, Milano +0,98%Milano, 14 set. (askanews) – Le principali Borse europee hanno ingranato la marcia alla luce delle decisioni emerse dal meeting odierno della Bce e appaiono tutte in significativo progresso. Poco prima delle 15.30, Milano guadagna lo 0,98%, Francoforte lo 0,63%, Londra l’1,22%, Parigi lo 0,81%, Madrid lo 0,93%, Zurigo lo 0,49%. Dall’Eurotower sono arrivate in sintesi due importanti notizie per i mercati. Una “cattiva”, ovvero un nuovo rialzo dei tassi di 25 punti base. Ma anche una “buona”, ovvero la segnalazione da parte della Bce che i tassi potrebbero aver raggiunto ormai il loro picco massimo, e che quindi non dovrebbero esserci ulteriori aumenti in questo ciclo. Una prospettiva, quest’ultima, della quale appare convinto anche il mercato.
Bce alza ancora tassi ma segnala possibile raggiungimento del piccoRoma, 14 set. (askanews) – La Banca centrale europea ha nuovamente alzato i tassi di interesse di riferimento dell’eurozona, di 25 punti base. Si tratta del decimo aumento consecutivo da quando, nel luglio dello scorso anno, l’istituzione ha avviato la sua manovra di aumenti in risposta all’elevata inflazione.
La decisione delude le attese di chi sperava che l’indebolimento dell’economia avrebbe convinto il direttorio dell’istituzione monetaria a una pausa in questa manovra rialzista. Ma la Bce ha accompagnato la decisione con segnali che fanno capire che i tassi potrebbero aver raggiunto ormai il picco massimo, e che quindi non opererà ulteriori aumenti. “In base alla sua attuale valutazione, il Consiglio direttivo ritiene che i tassi di interesse di riferimento della Bce abbiano raggiunto livelli che, mantenuti per un periodo sufficientemente lungo, forniranno un contributo sostanziale a un ritorno tempestivo dell’inflazione all’obiettivo”, recita infatti il comunicato diffuso al termine del direttorio.
Il tasso sulle principali operazioni di rifinanziamento raggiunge così il 4,50%, nuovo massimo storico. Nuovo massimo anche per il tasso sui depositi che le banche commerciali parcheggiano presso l’istituzione, che raggiunge il 4%. Il tasso sulle operazioni di rifinanziamento marginali sale al 4,75%, massimo dall’ottobre del 2007. “Le decisioni future del Consiglio direttivo assicureranno che i tassi di interesse di riferimento della Bce siano fissati su livelli sufficientemente restrittivi finché necessario. Il Consiglio – prosegue la Bce – continuerà a seguire un approccio guidato dai dati nel determinare livello e durata adeguati della restrizione. In particolare, le decisioni sui tassi di interesse saranno basate sulla sua valutazione delle prospettive di inflazione considerati i dati economici e finanziari più recenti, della dinamica dell’inflazione di fondo e dell’intensità della trasmissione della politica monetaria”.