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Usa, scioperi Hollywood cancellano 5 miliardi da economia California

Usa, scioperi Hollywood cancellano 5 miliardi da economia CaliforniaRoma, 2 set. (askanews) – L’impatto degli scioperi di Hollywood sull’economia della California sfiora i 5 miliardi di dollari a soli quattro mesi dopo che gli sceneggiatori hanno iniziato i picchetti. Tale cifra dovrebbe crescere dopo che gli ultimi colloqui tra rappresentanti sindacali e studi cinematografici si sono conclusi con un nulla di fatto. E’ quanto emerge da una ricerca del Milken Institute il cui responsabile per le strategie sottolinea come il primo sciopero congiunto di attori e scrittori in 60 anni ha bloccato la maggior parte delle produzioni di Hollywood, creando un effetto a catena per ristoratori, tintorie, autisti, società di noleggio e altre piccole imprese che sostengono il settore. “Tutte queste diverse persone che forniscono servizi di supporto per far sì che le produzioni avvengano, vengono inchiodate”, ha detto al Financial Times Klowden, che è stato consigliere dell’industria e dei governatori della California.

Con lo sciopero degli sceneggiatori, giunto al suo 124esimo giorno, il bilancio sull’economia della California ha eclissato il colpo di 2,1 miliardi di dollari derivante dall’ultima grande azione sindacale di Hollywood nel 2007-2008, quando i membri della Writers Guild of America si ritirarono per 100 giorni. Fiona Ma, tesoriera dello stato della California, questa settimana ha inviato un “appello urgente” ai direttori dei principali studi in cui ha criticato il loro fallimento nel raggiungere un accordo con i sindacati e li ha esortati a tornare al tavolo delle trattative. Notando che circa 700.000 californiani lavorano nel settore dell’intrattenimento, ha affermato che gli scioperi hanno minacciato “la stabilità e il valore degli investimenti dei pensionati” nello stato e hanno chiesto la fine della situazione di stallo.

La WGA e un gruppo che rappresenta gli studi hanno ripreso le discussioni all’inizio di agosto dopo un periodo di “raffreddamento”, alimentando le speranze di una soluzione. I negoziatori sindacali si sono incontrati con i capi di Hollywood, tra cui l’amministratore delegato della Disney Bob Iger e il CEO di Netflix Ted Sarandos, il 22 agosto. Ma la discussione – scrive ancora il Ft – si è conclusa con i funzionari della WGA che si sono lamentati di aver ricevuto una conferenza da parte degli amministratori delegati. Gli studi, rappresentati dall’Alleanza dei produttori cinematografici e televisivi, hanno quindi pubblicato i termini dettagliati della loro offerta nella speranza di ottenere il sostegno di alcuni membri del sindacato. La WGA ha criticato quello che ha definito un tentativo di “deviazione” e non ci sono state più discussioni tra le parti.

L’ultima fase di stallo ha fatto temere che gli scioperi possano continuare fino all’autunno o oltre. Da diverse settimane non ci sono più discussioni tra gli studios e la Screen Actors Guild, composta da 160.000 membri, i cui membri hanno scioperato a metà luglio. Gli studi hanno iniziato a posticipare le uscite dei film al prossimo anno, in gran parte perché le regole dello sciopero impediscono agli attori di promuovere i loro film. La Warner Bros. ha ritardato l’uscita di Dune: Parte 2 con Timothée Chalamet e Zendaya fino alla prossima primavera. Sony ha spostato diversi film nel prossimo anno, tra cui Ghostbusters: Afterlife, e ha eliminato Spider-Man: Beyond the Spider-Verse dal suo calendario di uscita.

Al di là dell’impatto diretto sulle uscite cinematografiche e televisive, l’allungamento degli scioperi avrà un effetto considerevole sull’economia di Los Angeles, ha affermato Klowden, anche se Hollywood è in ritardo rispetto ai porti in termini di importanza finanziaria. Una volta risolti gli scioperi, la ripresa di Los Angeles “non sarà così veloce come si potrebbe pensare”, ha detto Klowden. Molti attori e scrittori potrebbero trovare lavoro in altre città e non saranno disponibili quando le produzioni riprenderanno. Alcuni membri dell’equipaggio potrebbero trasferirsi in altri settori. Lo spazio nello studio potrebbe essere limitato al termine degli scioperi. Bilson, membro del sindacato dei lavoratori teatrali dietro le quinte, ha affermato di sostenere gli scrittori e gli attori in sciopero, ma è anche preoccupato per il futuro del settore.

Assicurazioni: boom utili per 4 grandi gruppi, dice studio Fisac Cgil

Assicurazioni: boom utili per 4 grandi gruppi, dice studio Fisac CgilRoma, 2 set. (askanews) – Quattro grandi player assicurativi di livello internazionale – Generali e Unipol dalle radici italiane, Allianz ed Axa con importanti realtà nel nostro paese – hanno registrato nel primo semestre dell’anno un utile complessivo pari a 11,3 miliardi di euro, in crescita del 34% sullo stesso periodo dello scorso anno. A rilevarlo è un report su di un campione di quattro grandi importanti compagnie assicurative europee dell’Ufficio Studi e Ricerche della Fisac Cgil dal quale emerge, osserva la segretaria generale della categoria, Susy Esposito, “un quadro positivo per il settore, sia in termini di resilienza che di forte redditività, in un contesto macroeconomico estremamente complesso. Dati che dovranno essere la base per lo sviluppo della contrattazione, ora e in avanti, a tutti i suoi livelli, nazionale, aziendale e di gruppo. Con questi risultati è ora di fare passi in avanti sul fronte della contrattazione, ampliandola all’intera filiera assicurativa, iniziando dal rinnovo dei contratti Anapa e Anagina”.

Al risultato complessivo del campione citato di 11,3 miliardi di euro al 30 giugno 2023, si osserva nel report della Fisac Cgil di cui è stata diffusa una sintesi, hanno contribuito soprattutto i Rami Danni che registrano complessivamente nel semestre di quest’anno un utile operativo tecnico di 8,9 miliardi di euro, con un incremento del 33% sullo stesso periodo dello scorso anno, mentre i Rami Vita hanno presentato un utile operativo tecnico di 6,7 miliardi, con una crescita più contenuta, pari al 7%, dovuta alle minusvalenze sui titoli obbligazionari, causate dal rialzo dei tassi di interesse, sviluppatosi nel corso del 2022 e ancora in corso, oltre ai correlati riscatti di polizze vita. Il settore assicurativo nel campione selezionato, come evidenziato nel report della Fisac Cgil, ha manifestato una importante resilienza. Anche con riguardo al campione ‘italiano’, costituito dal Gruppo Generali e da quello Unipol, vi è stato un importante incremento (+51%) dell’utile di periodo: Generali è passata da 1.448 milioni di euro, registrati nel primo semestre del 2022, a 2.330 milioni di euro da gennaio a giugno 2023, per un incremento del 60%; Unipol nello stesso periodo è passata da 433 milioni di euro a 517 milioni di euro, con un incremento del 19%. Per gli altri due player si segnala un incremento significativo di Allianz, che migliora del 73% l’utile del semestre passando da 2,7 miliardi di euro a 4,6 miliardi di euro, mentre Axa conferma sostanzialmente utili per 3,8 miliardi di euro. I dati, sottolinea la Fisac Cgil, sono normalizzati e riconteggiati ai sensi dei nuovi principi contabili: Ifrs 17 sui contratti assicurativi e Ifrs 9 sugli strumenti finanziari.

Complessivamente, ricorda la Fisac Cgil, i quattro grandi gruppi hanno superato i 186 miliardi di euro di premi (Danni e Vita), con un incremento del 4,32%, sullo stesso periodo dello scorso anno. Le dinamiche di sviluppo risultano alquanto diverse tra Rami e tra le diverse compagnie. I Rami Danni presentano una crescita importante del 8,73%, in particolare si segnala un incremento di oltre il 12% del Gruppo Generali. Invece i Rami Vita registrano una crescita di appena lo 0,3%, con sviluppi decisamente diversi: il Gruppo Unipol evidenzia un aumento di oltre il 26% mentre il Gruppo Axa denota una diminuzione del 3% dei premi vita. Il settore assicurativo, si osserva infine nel report Fisac Cgil, si conferma nel complesso molto solido ed evidenza, inoltre, indici di solvibilità (Solvency Capital Requirement II – SCR Ratio) in deciso incremento e il campione presenta Gruppi tutti con ratio già superiori al 200% a dicembre 2022, quindi con fondi propri più che doppi rispetto al requisito di capitale di solvibilità SCR, che è passato da una media, aritmetica del campione, del 210% a dicembre 2022 ad una del 222% a giugno 2023, arrivando al 208% di Allianz, al 218% di Unipol, al 228% di Generali e, infine, al 235% di Axa.

Lavoro, studio Cgia: al 2027 3 mln in pensione (12%), mancano giovani

Lavoro, studio Cgia: al 2027 3 mln in pensione (12%), mancano giovaniMilano, 2 set. (askanews) -La crisi demografica sta facendo sentire i suoi effetti sul mercato del lavoro e nei prossimi anni la rarefazione delle maestranze più giovani è destinata ad accentuarsi ulteriormente. Lo scrive l’Ufficio studi della Cgia.

Negli ultimi dieci anni è sceso di quasi un milione il numero dei giovani tra i 15 e i 34 anni. Tra il 2023 e il 2027, il mercato del lavoro richiederà poco meno di tre milioni di addetti in sostituzione delle persone destinate ad andare in pensione. A legislazione vigente, pertanto, nei prossimi 5 anni quasi il 12 per cento degli italiani lascerà definitivamente il posto di lavoro per aver raggiunto il limite di età. Con sempre meno giovani pronti a sostiutuirli. E oltre ad averne pochi, il tasso di disoccupazione giovanile e l’abbandono scolastico sono elevati, soprattutto nel Mezzogiorno. Insomma, i giovani italiani sono in calo, con un livello di povertà educativa “allarmante” e lontani dal mondo del lavoro. Un responso che emerge in maniera evidente quando ci confrontiamo con gli altri paesi europei. E’ un quadro “desolante che rischiamo di pagare caro se, come sistema Paese, non torneremo ad aumentare il numero delle nascite, a investire maggiormente nella scuola, nell’università e, soprattutto, nella formazione professionale”, conclude la Cgia.

Inps, già processate 4000 domande Supporto per ex percettori Reddito

Inps, già processate 4000 domande Supporto per ex percettori RedditoRoma, 1 set. (askanews) – Oltre 4.000 domande processate per il Supporto formazione lavoro (Sfp), circa 600.000 potenziali posti nei corsi di formazione e 60.000 opportunità di lavoro. Sono questi i primi numeri della piattaforma del Sistema informativo di inclusione sociale e lavorativo, a meno di 24 ore dal suo debutto online.

Questa mattina, informa un comunicato dell’Inps, il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Marina Calderone – alla presenza del commissario straordinario Micaela Gelera e del Direttore Generale Vincenzo Caridi – ha visitato la Direzione Generale dell’Inps e in particolare la Sala Controllo dei Sistemi Informatici per verificare l’avvio del nuovo Sistema informativoper l’inclusione sociale e lavorativa (SIISL) e il conseguente caricamento delle domande per la nuova misura di Supporto alla formazione e al lavoro per gli ex percettori del reddito di cittadinanza. Il Ministro, durante l’incontro con i dirigenti e i funzionari dell’Istituto, ha espresso i propri ringraziamenti per l’impegno e la professionalità profusi al servizio dell’Italia.

Più nel dettaglio, alle ore 12.00 erano già pervenute 4.015 domande per l’Sfl, mentre sul Sistema informativo per l’inclusione sociale e lavorativo – a cui è possibile accedere tramite il portale www.inps.it – erano già presenti 52.798 offerte formative per una platea potenziale di almeno 600.000 possibili fruitori e 25.691 annunci di lavoro per circa 60.000 opportunità di lavoro. I dati sono tutti in continuo aggiornamento e descrivono una vivacità sia dell’offerta formativa che lavorativa.

Parlamento alla ripresa, nodi salario minimo e Nadef

Parlamento alla ripresa, nodi salario minimo e NadefRoma, 1 set. (askanews) – Salario minimo e Nota di Aggiornamento al Documento di economia e finanza (Nadef): questi i temi che il Parlamento si trova ad affrontare alla ripresa dei lavori, dopo quattro settimane di pausa estiva. Camera e Senato riapriranno i battenti lunedì e hanno di fronte una maratona fino a Natale.

Nei primi giorni di settembre le forze politiche, di maggioramza e di opposizione, metteranno a punto le rispettive strategie. Dopa la riunione di maggioranza, che si terrà mercoledì alle 18, dovrebbe essere più chiaro il quadro delle proposte che saranno portate avanti con la prossima legge di bilancio, compatibilmente con le risorse finanziarie disponibili. Il percorso si presenta costellato di incognite, a partire dalle regole europee per il Patto di stabilità e crescita. A metà mese è prevista una riunione dell’Ecofin dove proseguirà la discussione sulla nuova governance economica. Sembra comunque difficile arrivare ad una sintesi. Intanto a via XX settembre il Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, coadiuvato dai tecnici, lavora alla Nadef che deve essere presentata in Parlamento entro il 27 settembre. Il documento, propedeutico alla legge di bilancio, disegna il perimetro di finanza pubblica entro cui gli interventi dovranno essere collocati.

Per quanto riguarda il salario minimo, dopo la sospensiva di 60 giorni votata alla Camera per la proposta di legge di Pd, M5S, Avs, Azione e +Europa e l’incontro a Palazzo Chigi con i leader delle opposizioni dell’11 agosto scorso, si è in attesa della proposta della maggioranza per contrastare il ‘lavoro povero’, per la quale è stato chiesto anche al Cnel un supporto nella fase di formulazione. A fine settembre, quando scadono i 60 giorni, si dovrebbe riprendere la discussione sul tema con due proposte sul tavolo. Intanto, Camera e Senato saranno impegnati con l’esame dei provvedimenti non chiusi ad agosto, come il rendiconto e l’assestamento di bilancio, approvati dal Senato e ora all’esame della Commissione bilancio della Camera che si riunirà martedì 5 settembre. Sempre alla Camera, la Commissione lavoro si riunirà lunedì 4 settembre per l’esame del decreto sulla tutela dei lavoratori in caso di emergenze climatiche, il cosidetto “dl caldo”. Sul provvedimento lo stesso giorno sono previste le audizioni dei sindacati. Al Senato, martedì 5 settembre la Commissione Affari costituzionali riprenderà l’esame del ddl sull’autonomia differenziata.

Il decreto asset (disposizione urgenti a tutela di utenti, in materia di attività economiche e finanziarie e investimenti strategici) è stato assegnato al Senato ma non è ancora partito l’esame in Commissione. Il provvedimento contiene la contestatissima tassa sugli extraprofitti delle banche che dovrebbe garantire 2-2,5 miliardi di euro di coperture alla manovra e che sarà con ogni probabilità rivista nel corso dell’esame parlamentare. Nel decreto, tra l’altro, anche le norme sull’aumento delle licenze dei taxi, quelle contro i rincari dei biglietti aerei e la deroga al tetto degli stipendi per la società Ponte sullo Stretto. Da esaminare anche il decreto che autorizza il Mef ad acquisire la partecipazione fino al 20% della società Netco della rete fissa di Tim, approvato in Consiglio dei Ministri il 28 agosto e pubblicato ieri in Gazzetta ufficiale. Il testo deve ancora essere assegnato alle Camere.

L’Aula di Montecitorio e quella di Palazzo Madama saranno entrambe impegnate alla ripresa, martedì 5 settembre, con le ratifiche di atti imternazionali. L’assemblea della Camera ha anche già calendarizzato il question time per mercoledì 6 settembre.

Piaggio, Matteo Colaninno presidente esecutivo, Michele ceo

Piaggio, Matteo Colaninno presidente esecutivo, Michele ceoRoma, 1 set. (askanews) – Matteo Colaninno è stato nominato presidente esecutivo di Piaggio & C. “con deleghe in sostanziale continuità con quelle a lui stesso attribuitegli in precedenza” mentre Michele Colaninno, già chief executive of global strategy, product, marketing and innovation, è stato nominato amministratore delegato-chief executive officer.

E’ quanto ha decisio il Consiglio di amministrazione della società che si è riunito successivamente alla scomparsa del Presidente e Amministratore Delegato Roberto Colaninno per ridefinire la nuova governance societaria. Il Consiglio di amministrazione, si legge in una nota, ha proceduto altresì a cooptare, con deliberazione approvata dal Collegio Sindacale, Carlo Zanetti quale nuovo membro non esecutivo, mantenendo inalterato il numero dei consiglieri.

Il Cda formato da 9 componenti, di cui 5 indipendenti, risulta pertanto composto da: Matteo Colaninno (Presidente esecutivo), Michele Colaninno (Amministratore Delegato), Graziano Gianmichele Visentin (Consigliere indipendente), Rita Ciccone (Consigliere indipendente), Patrizia Albano (Consigliere indipendente), Federica Savasi, Micaela Vescia (Consigliere indipendente), Andrea Formica (Consigliere indipendente) e Carlo Zanetti. Il nuovo Consigliere rimarrà in carica fino alla prossima assemblea. La naturale scadenza del Consiglio di amministrazione in carica è prevista con l’assemblea che sarà convocata per l’approvazione del bilancio al 31 dicembre 2023. Alla data odierna, Carlo Zanetti non possiede azioni Piaggio & C.

Usa, +187.000 posti lavoro ad agosto, disoccupazione al 3,8%

Usa, +187.000 posti lavoro ad agosto, disoccupazione al 3,8%New York, 1 set. (askanews) – Rapporto sull’occupazione di agosto superiore alle stime, negli Stati Uniti. Il mese scorso sono stati creati 187.000 posti di lavoro (escluso il settore agricolo) rispetto al mese precedente, mentre gli analisti attendevano un aumento di 170.000 posti. Il dato di luglio è stato rivisto da 187.000 a 157.000, e quello di giugno è stato anche rivisto a 105.000.

La disoccupazione è salita al 3,8% dal 3,5% del mese scorso (non rivista). Le attese erano per un dato del 3,5%. I salari orari medi sono aumentati di 8 centesimi, lo 0,24%, a 33,82 dollari; rispetto a un anno prima, sono aumentati del 4,29%. La settimana media lavorativa è aumentata di 0,1 ore a 34,4 ore. La partecipazione della forza lavoro è stata pari al 62,8%.

Pil, Istat: confermata flessione economia italiana nel II trimestre

Pil, Istat: confermata flessione economia italiana nel II trimestreRoma, 1 set. (askanews) – La stima completa dei conti economici trimestrali “conferma la flessione dell’economia italiana nel secondo trimestre dell’anno”, risultata pari allo 0,4%, “lievemente più accentuata rispetto alla stima preliminare”, che aveva fornito una riduzione dello 0,3%. La crescita tendenziale del secondo trimestre si attesta allo 0,4%, in flessione rispetto ai trimestri precedenti, con “una revisione anche in questo caso al ribasso rispetto alla stima preliminare, che aveva registrato una crescita dello 0,6%”. Lo ha reso noto l’Istat.

A determinare la flessione del Pil è stata soprattutto la domanda interna, incluse le scorte, mentre quella estera ha fornito un contributo nullo. Sul piano interno, l’apporto dei consumi privati è stato anch’esso nullo, mentre sia quello della spesa delle Amministrazioni Pubbliche sia quello degli investimenti è risultato negativo. Positivo il contributo delle scorte, per 0,3 punti percentuali. Le ore lavorate hanno subìto una flessione dello 0,5%, le posizioni lavorative dello 0,1% e le unità di lavoro si sono contratte dello 0,3%. Sono risultati in crescita dello 0,8% i redditi pro-capite.

Pil, Istat rivede al ribasso le stime: nel II trimestre -0,4%

Pil, Istat rivede al ribasso le stime: nel II trimestre -0,4%Roma, 1 set. (askanews) – Nel secondo trimestre del 2023 il prodotto interno lordo, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è diminuito dello 0,4% rispetto al trimestre precedente ed è cresciuto dello 0,4% nei confronti del secondo trimestre del 2022. Lo ha reso noto l’Istat limando al ribasso le stime diffuse lo scorso 31 luglio che vedevano una riduzione congiunturale dello 0,3% e una crescita tendenziale dello 0,6%. La variazione acquisita per il 2023 è pari a +0,7%.

Rispetto al trimestre precedente, tutti i principali aggregati della domanda interna sono in diminuzione, con un calo dello 0,3% dei consumi finali nazionali e dell’1,8% degli investimenti fissi lordi. Le importazioni e le esportazioni sono anch’esse diminuite, entrambe in misura pari allo 0,4%. La domanda nazionale al netto delle scorte ha sottratto 0,7 punti percentuali alla variazione del Pil: nullo il contributo dei consumi delle famiglie e delle Istituzioni Sociali Private ISP, -0,4 quello degli investimenti fissi lordi e -0,3 quello della spesa delle Amministrazioni Pubbliche. Per contro, la variazione delle scorte ha contribuito positivamente alla variazione del Pil per 0,3 punti percentuali, mentre il contributo della domanda estera netta è risultato nullo.

Si registrano andamenti congiunturali negativi per il valore aggiunto in tutti i principali comparti produttivi, con agricoltura, industria e servizi diminuiti rispettivamente dell’1,3%, dell’1,4% e dello 0,1%. Nel secondo trimestre, il Pil è cresciuto in termini congiunturali dello 0,6% negli Stati Uniti, dello 0,5% in Francia ed è rimasto stabile in Germania. In termini tendenziali, si è registrata una crescita del 2,6% negli Stati Uniti e dello 0,9% in Francia, mentre si registra una diminuzione dello 0,1% in Germania. Nel complesso, il Pil dei paesi dell’area Euro è cresciuto dello 0,3% rispetto al trimestre precedente e dello 0,6% nel confronto con il secondo trimestre del 2022.

“La stima completa dei conti economici trimestrali – è il commento dell’Istat – conferma la flessione dell’economia italiana nel secondo trimestre dell’anno, risultata pari allo 0,4%, lievemente più accentuata rispetto alla stima preliminare, che aveva fornito una riduzione dello 0,3%. La crescita tendenziale del secondo trimestre si attesta allo 0,4%, in flessione rispetto ai trimestri precedenti, con una revisione anche in questo caso al ribasso rispetto alla stima preliminare, che aveva registrato una crescita dello 0,6%”. A determinare la flessione del Pil “è stata soprattutto la domanda interna (incluse le scorte), mentre quella estera ha fornito un contributo nullo. Sul piano interno, l’apporto dei consumi privati è stato anch’esso nullo, mentre sia quello della spesa delle Amministrazioni Pubbliche sia quello degli investimenti è risultato negativo. Positivo il contributo delle scorte, per 0,3 punti percentuali. Le ore lavorate hanno subìto una flessione dello 0,5%, le posizioni lavorative dello 0,1% e le unità di lavoro si sono contratte dello 0,3%. Sono risultati in crescita dello 0,8% i redditi pro-capite”.

Bce, Consiglio luglio: incertezza su inflazione e rischi su economia

Bce, Consiglio luglio: incertezza su inflazione e rischi su economiaRoma, 31 ago. (askanews) – A fine luglio i banchieri centrali dell’eurozona vedevano persistenti rischi sull’alta inflazione assieme a segni di possibili “sorprese negative” dall’economia e, contestualmente al rialzo dei tassi operato, hanno deciso di non fornire alcuna indicazione, né di ulteriori rialzi, né di pause, né di un eventuale raggiungimento del picco dei tassi in vista della riunione di settembre. E’ quanto emerge dai verbali del Consiglio Bce del 26 e 27 luglio, pubblicati oggi dall’istituzione monetaria, che mettono in rilievo una lunga analisi e dibattito sulle prospettive di inflazione e economiche tra i banchieri centrali dell’eurozona. Le prospettive di inflazione restano “altamente incerte”, secondo il direttorio Bce, con rischi sia al ribasso che al rialzo.

Alla fine, alla riunione tutti hanno appoggiato la proposta di alzare i tassi di interesse di altri 25 punti base, sebbene “inizialmente fosse stata espressa la preferenza (da un numero imprecisato di componenti-ndr) per non alzare i tassi, alla luce del rischio di una trasmissione più forte del previsto” dell’inasprimento monetario già operato. Al tempo stesso, riporta il documento, ha prevalso l’accordo sul fatto che per la riunione di settembre il Consiglio non dovesse “né indicare un ulteriore aumento dei tassi, né segnalare una pausa o che ha raggiunto il picco dei tassi. È stato sottolineato che qualunque ulteriore inasprimento dovrebbe essere deciso volta per volta sulla base dei dati e in base a un approccio di gestione del rischio attentamente soppesata”. Dal resoconto si evince che permangono due linee, quella di chi vorrebbe un approccio intransigente (solitamente bollati come “falchi”), che finora ha prevalso, e coloro che invece vorrebbero orientarsi a un approccio più prudente (le “colombe”), temendo di danneggiare troppo l’economia.

Da un lato, riportano ancora i verbali “è stato sottolineato che un ulteriore rialzo a settembre si renderebbe necessario se non ci fossero prove convincenti che gli effetti dell’inasprimento cumulato siano abbastanza forti da far calare l’inflazione in un modo consistente con un tempestivo ritorno all’obiettivo del 2%”. Dall’altro “è stato sostenuto che è piuttosto probabile che le previsioni dei tecnici della Bce di settembre rivedano la dinamica di inflazione sufficientemente al ribasso verso il 2%, senza la necessità di ulteriori rialzi dei tassi a settembre”, riferisce ancora il resoconto. Alla luce dell’elevata incertezza “è stata però espressa cautela sul accordare eccessiva importanza” sia alle previsioni che allo stesso Consiglio di settembre.

I banchieri centrali hanno concordato con l’analisi del capo economista, Philip Lane, secondo cui le prospettive di crescita economica per l’area euro “si sono deteriorate, ampiamente a causa della debolezza della domanda interna. L’alta inflazione e ulteriori inasprimenti delle condizioni di finanziamento stanno frenando la spesa”, prosegue il documento. “Ci si attende che l’economia resti debole nel breve termine. Più avanti, il calo dell’inflazione, il rialzo dei redditi e il miglioramento delle condizioni di approvvigionamento dovrebbero supportare l’economia”. Ma il documento rileva come vi sia stata “ampia convergenza” tra i banchieri centrali sulla valutazione che vi siano “segni di una possibile sorpresa negativa sull’attività economica” rispetto alle previsioni di giugno e che questo rappresenti “una novità importante”.

Sull’inflazione i banchieri centrali vedono rischi in entrambe le direzioni. Al rialzo da eventuali rinnovate pressioni sui costi di energia e alimentari, per gli effetti delle condizioni meteorologiche sulle forniture di alimentari. E un ulteriore rischio è dovuto alla possibilità che le attese di inflazione restino al di sopra dell’obiettivo della Bce più a lungo del previsto, se salari o margini di redditività delle imprese risultassero più alti delle attese. All’opposto le possibilità (“rischi”) di una inflazione più debole potrebbero derivare da una trasmissione più forte del previsto della stretta monetaria e da cali più rapidi delle attese di energie alimentari. “È stata anche espressa la valutazione che la combinazione del non avere sorprese negative sull’inflazione e prospettive di crescita più basse del previsto implichi che i rischi inflazionistici siano diventati più bilanciati”, aggiunge il documento. Alla stessa riunione è stato però anche osservato che l’area euro potrebbe finire in “stagflazione”, ossia bassa crescita economica accompagnata da persistente alta inflazione, scenario più negativo per la politica monetaria di un semplice rallentamento dell’economia (soft landing). Oggi Eurostat ha riportato una dinamica stabile dell’inflazione media dell’eurozona al 5,3% ad agosto, assieme ad una attenuazione dell’inflazione di fondo (l’indice depurato da energia, alimentari e tabacchi) sempre al 5,3% (dal 5,5% di luglio), comunque più del doppio del target Bce. Al tempo stesso l’istituto di statistica comunitario ha riferito che pur restando stabile il tasso di disoccupazione, al 6,4% a luglio nell’eurozona, il numero totale di disoccupati in un mese è cresciuto di 73.000 persone.