Petrolio in rally con Opec+ e vigilia voto Usa, Wti +3% a 71,55 usdRoma, 4 nov. (askanews) – Rally dei prezzi del petrolio, in avvio di settimana alla prima sessione di contrattazioni dopo che domenica il cartello allargato degli esportatori, l’Opec+ ha deciso di rinviare ulteriormente i piani di riduzione delle restrizioni all’offerta di greggio. In serata il barile di Brent, il petrolio di riferimento del mare del Nord guadagna il 2,75% a 75,11 dollari.
Nel frattempo, complice anche l’indebolimento del dollaro alla vigilia delle presidenziali negli Stati Uniti, oltre Atlantico il West Texas Intermediate sfiora il più 3% a 71,55 dollari. La volatilità dei mercati risente anche dell’incertezza che circonda le imminenti elezioni Usa.
Gentiloni: eurozona resta su traiettoria di crescita moderataRoma, 4 nov. (askanews) – “L’economia dell’area euro resta su una traiettoria di crescita moderata. Sul terzo trimestre sono uscite cifre migliori del previsto, specialmente per paesi come Germania, Francia e Spagna. Ma la crescita resta complessivamente bassa”. Lo ha rilevato il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni, nella conferenza stampa al termine dell’Eurogruppo, ricordando che il 15 novembre la commissione presenterà le sue previsioni economiche aggiornate.
Borsa Usa, Nvidia sostituira’ Intel nel Dow Jones l’8 novembreNew York, 04 nov. (askanews) – A partire da venerdi’ 8 novembre il produttore di chip AI, Nvidia, entrera’ tra i 30 titoli dell’indice Dow Jones Industrial Average. Nvidia sostituira’ Intel, leader dei chip negli Stati Uniti e presente nel Dow da un quarto di secolo.
Nel 1999 il Wall Street Journal descrisse Intel come uno dei “titoli della nuova economia” che sostituivano i “sostenitori della vecchia economia”. Oggi lo stesso si potrebbe dire di Nvia, entrata nel club dei trilionari proprio grazie al boom dei chip dell’Intelligenza Artificiale che hanno scavalcato il dominio di Intel. In apertura dei mercati Intel sta perdendo il 2,4% e Nvidia e’ in rialzo dell’1,4%.
UniCredit acquisisce il 90,1% di Alpha Bank RomaniaMilano, 4 nov. (askanews) – Dopo aver ricevuto le approvazioni da parte di tutte le autorità competenti e a seguito del completamento del processo di due diligence, UniCredit ha acquisito dal gruppo Alpha il 90,1% di Alpha Bank Romania in cambio del 9,9% del capitale sociale di UniCredit Romania e di circa 255 milioni di euro in contanti.
L’operazione, che rientra nella partnership strategica tra UniCredit e Alpha annunciata il 23 ottobre 2023, avvia il processo di graduale integrazione di Alpha Bank Romania nel gruppo UniCredit. Fatte salve le fasi legali e autorizzative, l’integrazione sarà completata con la fusione per incorporazione di Alpha Bank Romania in UniCredit Romania che si prevede avverrà nella seconda parte del 2025. L’esperienza di UniCredit Romania e Alpha Bank Romania, sia nel segmento corporate che in quello retail, rafforzerà la posizione della banca risultante, che porterà il Gruppo UniCredit al terzo posto nel mercato rumeno – incluse le controllate – con una quota di mercato combinata di circa il 12% in termini di attività totali. Alpha manterrà la sua presenza di lunga data nel Paese avendo, dopo il completamento della fusione, il 9,9% di UniCredit Bank.
Il cambio di proprietà di Alpha Bank Romania non comporterà cambiamenti immediati per i suoi clienti, che continueranno a essere serviti come prima, sia attraverso i canali elettronici che nelle filiali. UniCredit ha incaricato Antoaneta Curteanu, in qualità di nuovo presidente esecutivo di Alpha Bank Romania, di coordinare il processo di integrazione in UniCredit Romania. Anche Andrei Bratu entrerà a far parte di Alpha Bank Romania, per conto di UniCredit, in qualità di vicepresidente esecutivo, coordinando la divisione wholesale responsabile della gestione dei clienti aziendali. Sergiu Oprescu, presidente esecutivo di Alpha Bank Romania prima del cambio di azionariato, entrerà nel periodo successivo a far parte del management di UniCredit Romania, a livello di Consiglio di Sorveglianza, dopo l’approvazione della Banca Nazionale di Romania per il nuovo ruolo. Allo stesso tempo, Alpha Services and Holdings ha designato due membri all’interno del Consiglio di sorveglianza di UniCredit Romania. “Questo è un passo decisivo nella nostra partnership strategica con Alpha, che ci permette di rafforzare ulteriormente la nostra presenza nel Paese a beneficio dei clienti e dei nostri stakeholder”, ha commentato il Ceo di UniCredti, Andrea Orcel. “La Romania riveste per noi un’importanza strategica all’interno della regione, in crescita, dell’Europa orientale. Con una banca più forte ed efficiente, dotata di prodotti innovativi resi disponibili a una base di clienti più ampia, saremo in grado di aumentare il sostegno ai privati, alle pmi e alle comunità locali. La banca che ne risulterà sarà ben posizionata per cogliere le opportunità di crescita del mercato e per sviluppare il potenziale di tutti i dipendenti, in Romania e in tutto il Gruppo”.
Bankitalia, Signorini: inclusione finanziaria migliora benessereRoma, 4 nov. (askanews) – L’inclusione finanziaria è un elemento chiave del benessere delle persone e non riguarda unicamente l’accesso a servizi e prodotti finanziari, ma anche il loro effettivo utilizzo e la qualità degli stessi. Lo ha il direttore generale della Banca d’Italia, Luigi Federico signorini, presidente dell’Ivass, nel suo intervento alla conferenza internazionale sul benessere, organizzata a Roma dall’Ocse assieme al Mef, all’Istat, a Bankitalia e alla presidenza italiana del G7.
Signorini ha spiegato che le autorità, per valutare l’inclusione finanziaria delle persone, stanno rifocalizzando la loro attenzione su utilizzo e qualità dei servizi finanziari, ma che questo non deve spingersi al punto di sostituirsi ai consumatori nelle decisioni. Nel mondo, ha osservato il Dg di Bankitalia, oltre quattro persone su cinque, il 76% del totale avevano un conto bancario o un conto online nel 2021. “Questo rappresenta un aumento rilevante rispetto al 2011, quando questa quota era al 51%”.
La correlazione tra inclusione finanziaria e benessere finanziario si evidenzia sia nell’economie avanzate, con mercati maturi e ben sviluppati, sia nei paesi in via di sviluppo. E a questo ha contribuito in maniera rilevante “la digitalizzazione della finanza – ha proseguito – promuovendo l’inclusione tramite tecnologie più efficienti e efficaci e tramite la concorrenza, che ha portato a migliori servizi e prodotti finanziari di migliore qualità a costi più bassi”. Signorini ha tuttavia rilevato come i progressi siano stati diseguali tra regioni. E che in alcuni casi l’aumentato accesso a prodotti finanziari digitali non si è tradotto in un maggiore uso degli stessi. “Un particolare elemento di preoccupazione è l’esclusione di quelli che non possiedono capacità digitali adeguate per accedere e usare i servizi finanziari – ha spiegato -. I dati mostrano che gli anziani, quelli con minori livelli di istruzione e coloro che vivono in aree rurali accusano livelli di accesso limitati”.
L’inclusione finanziaria ha tre grandi ridimensioni: l’accesso ai servizi, il loro utilizzo e la loro qualità. Il terzo elemento risulta più complesso da comprendere e consiste nel creare le condizioni con cui i servizi finanziari possono operare al meglio per il benessere finanziario delle persone. Il Dg di Bankitalia ha citato iniziative come la Global Partnership for Financial Inclusion, che ha spostato la sua focalizzazione dal semplice accesso ai servizi finanziari al miglioramento dell’uso degli stessi e della comprensione del modo in cui l’inclusione finanziaria può migliorare il benessere. Secondo Signorini il punto chiave è emancipare le persone senza sfociare nel “paternalismo”.
“Non deve esserci una presunzione che il regolatore, anche quello meglio intenzionato, sia nella posizione di assumere decisioni per conto del consumatore. Una educazione finanziaria ampia e comprensiva e un quadro robusto di tutele e regole – ha concluso – sono i migliori strumenti disponibili per consentire ai consumatori di fare le scelte migliori, con piena consapevolezza di opportunità e rischi”.
Eni: completata cessione asset upstream in Alaska per 1 mld di dollariMilano, 4 nov. (askanews) – Eni ha perfezionato l’accordo per la cessione a Hilcorp del 100% degli assets di Nikaitchuq e Oooguruk detenuti in Alaska per un valore di 1 miliardo di dollari. L’operazione, che ha ricevuto l’approvazione da parte di tutte le autorità competenti, è in linea con la strategia di Eni focalizzata sull’ottimizzazione delle attività upstream tramite un ribilanciamento del proprio portafoglio e la dismissione di asset non strategici, spiega il gruppo.
Nell’ambito della struttura finanziaria di Eni a supporto della strategia di crescita, la società si è impegnata a conseguire entrate nette di portafoglio pari a 8 miliardi di euro nell’arco del piano 2024-27. Considerando le operazioni finalizzate e le azioni in corso, Eni ora prevede sostanzialmente di raggiungere l’obiettivo entro il 2025, in meno di due anni. I proventi deriveranno da tre fonti principali: l’ottimizzazione del portafoglio Upstream, la diluizione delle partecipazioni azionarie elevate nelle scoperte esplorative e l’accesso a nuovi bacini di capitale attraverso la strategia satellitare della Società per sostenere la crescita dei suoi business legati alla transizione, confermando al contempo i progressi nella creazione di valore.
Eni continuerà a essere presente negli Stati Uniti nelle attività upstream del Golfo del Messico e nei progetti legati alla transizione energetica nei settori delle energie rinnovabili, dei biocarburanti e dell’energia da fusione magnetica.
Lo smart working resisteRoma, 3 nov. (askanews) – Lo smart working resiste. Nonostante lo stop a tutte le misure di lavoro agile il numero di occupati da remoto è sostanzialmente stabile: 3,55 milioni rispetto ai 3,58 milioni del 2023 (-0,8%). Lo smart working cresce nelle grandi imprese, dove coinvolge quasi 2 milioni di lavoratori (1,91 milioni, +1,6% sul 2023), vicino al picco della pandemia, con il 96% delle grandi organizzazioni che oggi hanno consolidato delle iniziative.
Cala invece nelle Pmi, passando a 520mila lavoratori dai 570mila dell’anno scorso, e resta sostanzialmente stabile nelle microimprese (625mila nel 2024, 620mila nel 2023) e nella P.A. (500mila nel 2024, 515mila nel 2023). Si tratta dei risultati di una ricerca dell’osservatorio smart working del Politecnico. Per il 2025 si prevede una crescita del +5%, che porterebbe a toccare 3,75 milioni. A far evolvere le iniziative, in termini di persone coinvolte o di policy, saranno soprattutto le grandi imprese (35%) seguite dalle P.A. (23%) e dal 9% delle Pmi. Tutte le grandi imprese prevedono di mantenere il lavoro agile anche in futuro. Il 35% delle grandi imprese e il 43% delle P.A. prevede un incremento dei lavoratori coinvolti nel prossimo anno, mentre nelle Pmi la direzione è opposta, con solo l’8% che ipotizza un aumento.
Gli smart worker italiani possono lavorare da remoto in media 9 giorni al mese nelle grandi imprese, 7 nella P.A. e 6,6 nelle Pmi. Il lavoro agile è una pratica diffusa e apprezzata a cui ben pochi rinuncerebbero: il 73% dei lavoratori che se ne avvalgono si opporrebbe se la propria azienda eliminasse questa forma di flessibilità. Nello specifico, il 27% penserebbe seriamente di cambiare lavoro, il 46% si impegnerebbe per far cambiare idea al datore di lavoro. Per cercare di compensare almeno in parte la mancata possibilità di lavorare da remoto, secondo i lavoratori, l’azienda dovrebbe offrire una maggiore flessibilità oraria o aumentare lo stipendio di almeno il 20%. Tra chi è tornato in totale presenza dopo aver lavorato da remoto solo il 19% lo ha fatto per scelta personale, perché non ha più la necessità di lavorare da remoto o semplicemente preferisce socializzare con i colleghi in presenza; il 23% ha una nuova mansione non svolgibile da remoto, mentre per la grande maggioranza (58%) è stata una decisione presa dall’azienda.
Venerdì 8 novembre è sciopero nazionale di 24 ore per bus e metroRoma, 2 nov. (askanews) – Venerdì 8 novembre sciopero nazionale di 24 ore del trasporto pubblico locale con prestazioni ridotte nelle fasce di garanzia e manifestazione a Roma, dalle 10.30, davanti al ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture. A proclamarlo unitariamente Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Faisa Cisal e Ugl Fna “per il rinnovo del ccnl, per la carenza di risorse, per la mancanza di politiche di programmazione, per la riforma del settore e per la salute e sicurezza sul lavoro”.
“Venerdì 8 novembre, a differenza dei precedenti scioperi – riferiscono le organizzazioni sindacali – non si prevede, nel rispetto della legge 146 che regolamenta il diritto di sciopero, la garanzia totale del servizio nelle fasce orarie che tutelano la mobilità dei viaggiatori ma sarà garantito, durante le fasce orarie previste a livello locale, l’utilizzo del 30% del personale viaggiante ed inoltre i servizi assolutamente indispensabili per la generalità degli utenti come collegamenti con porti e aeroporti nonché quelli specializzati di particolare rilevanza sociale quali trasporto dei disabili e scuola bus per materne e elementari”. “Fino a al giorno dello sciopero – hanno spiegato Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Faisa Cisal e Ugl Fna – si tiene in tutte le città e provincie un volantinaggio per spiegare a cittadini e utenti le ragioni dello sciopero, mentre ad enti locali ed associazioni viene diffuso un Manifesto per il tpl con analisi e proposte per il settore, nel tentativo di costruire alleanze per una vertenza che guarda alla condizione dei lavoratori e alla qualità della vita di tutti i cittadini”.
Trasporti, sindacati: venerdì sciopero nazionale di 24 ore bus e metroRoma, 2 nov. (askanews) – Venerdì 8 novembre sciopero nazionale di 24 ore del trasporto pubblico locale con prestazioni ridotte nelle fasce di garanzia e manifestazione a Roma, dalle 10.30, davanti al ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture. A proclamarlo unitariamente Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Faisa Cisal e Ugl Fna “per il rinnovo del ccnl, per la carenza di risorse, per la mancanza di politiche di programmazione, per la riforma del settore e per la salute e sicurezza sul lavoro”.
“Venerdì 8 novembre, a differenza dei precedenti scioperi – riferiscono le organizzazioni sindacali – non si prevede, nel rispetto della legge 146 che regolamenta il diritto di sciopero, la garanzia totale del servizio nelle fasce orarie che tutelano la mobilità dei viaggiatori ma sarà garantito, durante le fasce orarie previste a livello locale, l’utilizzo del 30% del personale viaggiante ed inoltre i servizi assolutamente indispensabili per la generalità degli utenti come collegamenti con porti e aeroporti nonché quelli specializzati di particolare rilevanza sociale quali trasporto dei disabili e scuola bus per materne e elementari”. “Fino a al giorno dello sciopero – hanno spiegato Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Faisa Cisal e Ugl Fna – si tiene in tutte le città e provincie un volantinaggio per spiegare a cittadini e utenti le ragioni dello sciopero, mentre ad enti locali ed associazioni viene diffuso un Manifesto per il tpl con analisi e proposte per il settore, nel tentativo di costruire alleanze per una vertenza che guarda alla condizione dei lavoratori e alla qualità della vita di tutti i cittadini”.
Wall Street chiude in forte ribasso con sell-off tech, Nasdaq -2,8%Milano, 31 ott. (askanews) – Seduta da dimenticare per Wall Street che spazza via i guadagni di ottobre affossata dal sell-off sui titoli tech dopo le trimestrali di Microsoft e Meta, che hanno deluso il mercato, nonostante i loro utili abbiano battuto le aspettative. L’indice Dow Jones ha perso lo 0,93%, l’S&P500 l’1,89%, il Nasdaq il 2,81%. il titolo Microsoft ha lasciato sul terreno il 6%, mettendo a segno la giornata peggiore degli ultimi due anni dopo una guidance inferiore alle stime degli analisti, Meta il 4%.