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Consolato Hong Kong: Italia a International Jewellery Show 2023

Consolato Hong Kong: Italia a International Jewellery Show 2023Roma, 1 mar. (askanews) – E’ stata inaugurata oggi a Hong Kong l’edizione 2023 dell’Hong Kong International Jewellery Show, appuntamento di riferimento nel settore della gioielleria per la regione asiatica dove è presente anche l’Italia. Tornata in presenza e aperta ad espositori e visitatori internazionali per la prima volta dopo tre anni, la manifestazione conta oltre 2.500 espositori provenienti da 34 Paesi.
Contestualmente, si svolge anche la fiera dedicata ai diamanti, alle perle ed alle gemme preziose, rende noto il Consolato generale d’Italia a Hong Kong.
L’Ufficio ICE di Hong Kong è presente con un Padiglione nazionale che comprende un’area espositiva di 594 metri quadrati e raggruppa 57 aziende italiane rappresentative delle principali associazioni di categoria (Confindustria Federorafi; Assocoral; Promosienarezzo; Confartigianato; CNA; Consorzio Gold & Silver Italian Group).
Venti ulteriori aziende italiane partecipano alla fiera al di fuori del padiglioni. Con 77 aziende presenti, l’Italia è il principale espositore europeo della fiera. Il Padiglione italiano è stato inaugurato dal Console Generale Carmelo Ficarra, dal Capo Ufficio ICE di Pechino Gianpaolo Bruno e dal Capo Ufficio ICE di Hong Kong Gioia Gatti, alla presenza del Vice Segretario per l’Amministrazione di Hong Kong CHEUK Wing-hing e del Presidente dell’ente organizzatore della fiera, l’Hong Kong Trade Development Council, Peter Lam.
L’avvio della fiera segna il ritorno a Hong Kong delle imprese italiane in un settore di eccellenza del made in Italy che da questa piattaforma ha tradizionalmente puntato alla promozione sui mercati asiatici dell’immagine del gioiello italiano quale emblema di creatività, innovazione e spirito estetico.
Gli operatori hanno confermato che Hong Kong resta un mercato di grande interesse per il comparto, sia per la capacità ricettiva del contesto locale sia come canale di accesso privilegiato alla Cina continentale: nel 2022 Hong Kong ha rappresentato per l’Italia il settimo mercato di destinazione.

Iran, Amnesty: oltre 500 morti da inizio proteste

Iran, Amnesty: oltre 500 morti da inizio protesteRoma, 1 mar. (askanews) – Nel nome di Mahsa Amini, al grido di Donna, Vita, Libertà, donne e uomini di ogni età e di ogni classe sociale si sono riversati nelle strade, in ogni regione dell’Iran, per dichiarare la loro aperta opposizione a un regime che ogni giorno opprime la sua popolazione con sistematiche discriminazioni di genere e violazioni delle libertà fondamentali. La protesta è divampata ormai dallo scorso settembre e prosegue da allora, nonostante il regime reprima nella violenza e nel sangue ogni forma di dissenso. 525 manifestanti, tra cui 71 bambini, sono stati uccisi e più di 19 mila persone sono state arrestate da settembre ad oggi.
Amnesty International svolge un costante lavoro di monitoraggio delle gravissime violazioni dei diritti umani che avvengono ogni giorno, per le strade di Teheran e di tutto l’Iran, per raccoglierne le prove e per fare pressione sulle istituzioni iraniane e internazionali, affinché vengano abolite leggi come quella sull’obbligo di portare il velo in luoghi pubblici, così come la pena di morte e la tortura.
Proseguire questa battaglia è imprescindibile: ecco perché l’Organizzazione rilancia l’appello ad unirsi, anche attraverso uno strumento di solidarietà concreta come il lascito solidale, intorno alle donne e agli uomini che in Iran stanno mettendo a repentaglio la loro stessa vita in nome di un ideale di libertà e di giustizia.
I DIRITTI DELLE DONNE IRANIANE CALPESTATI CON LA VIOLENZA
Secondo il codice penale islamico iraniano, qualsiasi atto ritenuto “offensivo” per la pubblica decenza è punito con la reclusione da dieci giorni a due mesi oppure con 74 frustate. Le donne che si mostrano in pubblico senza il velo devono essere punite con una reclusione da dieci giorni a due mesi o col pagamento di una multa in contanti. L’età minima della responsabilità penale per le ragazze in Iran è di nove anni, ma di fatto le autorità impongono il velo obbligatorio alle bimbe sin dall’età di sette anni, quando iniziano la scuola elementare. Chi non rispetta queste leggi finisce nelle mani della polizia e delle forze paramilitari, che ogni anno arrestano decine di migliaia di donne solo per aver mostrato ciocche di capelli sotto il velo o per aver indossato abiti colorati.
In strada le donne iraniane sono regolarmente sottoposte a molestie verbali e aggressioni fisiche da parte della polizia e delle forze paramilitari, anche solo se si fermano a parlare con qualcuno; vengono picchiate con schiaffi, pugni e manganelli e ammanettate. Essere una bambina o una ragazza, in Iran, significa essere alla mercé del regime in ogni momento.
LA MICCIA CHE HA RIACCESO L’INCENDIO: L’UCCISIONE DI MASHA AMINI
Il 13 settembre scorso Mahsa (Zhina) Amini, una ragazza di 22 anni di origini curde, è stata arrestata a Teheran dalla cosiddetta polizia morale, accusata di non indossare in modo corretto il velo obbligatorio. Secondo testimoni oculari, Mahsa Amini è stata picchiata violentemente mentre veniva trasferita con la forza nel centro di detenzione di Vozara a Teheran. In poche ore è stata trasferita all’ospedale di Kasra dopo essere entrata in coma. È morta tre giorni dopo. Immediatamente dopo la morte di Mahsa è esplosa la rivolta popolare, provocando una micidiale repressione da parte delle autorità iraniane.
PENA DI MORTE E PROCESSI SOMMARI: LA PROTESTA REPRESSA NEL SANGUE
525 manifestanti, tra cui 71 bambini, sono stati uccisi e più di 19 mila persone sono state arrestate da settembre ad oggi. L’8 dicembre scorso le autorità hanno messo a morte il manifestante Mohsen Shekari, dopo averlo condannato in un processo gravemente iniquo con l’accusa di “inimicizia contro Dio”. Quattro giorni dopo è stato impiccato un altro giovane manifestante, Majidreza Rahanvard, dopo un processo farsa a suo carico. Il 7 gennaio sono avvenute le esecuzioni di Mohammad Mehdi Karami e di Seyed Mohammad Hosseini. Tutti loro hanno subito processi iniqui: sono stati negati i loro diritti a essere difesi da un avvocato di propria scelta, alla presunzione di innocenza, a rimanere in silenzio non rispondendo alle domande e ad avere un processo giusto e pubblico. Numerosi imputati sono stati torturati e le loro confessioni, estorte in questo modo, sono state usate come prove nel corso dei processi. Le TV di stato hanno mandato in onda le “confessioni” forzate di almeno nove imputati, prima dei loro processi. Amnesty International teme che decine di altre persone rischino l’esecuzione, considerate le migliaia di rinvii a giudizio disposti finora. Il timore di imminenti esecuzioni è accresciuto dalle richieste da parte del parlamento e di altre istituzioni di avere processi rapidi ed esecuzioni pubbliche.
“Le autorità iraniane hanno ignorato i ripetuti appelli della comunità internazionale ad aprire indagini su tali crimini. Hanno diffuso una narrazione che mette in discussione le morti dei manifestanti, le attribuisce a suicidi, incidenti stradali, avvelenamenti, overdose o cause naturali e definisce coloro che protestano ‘vandali al soldo di potenze nemiche’ – spiega Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia – Proprio questo è il momento in cui la solidarietà internazionale risulta cruciale. Amnesty International è impegnata ogni giorno per documentare i crimini commessi dalle autorità iraniane, ma è fondamentale che tutti ci uniamo intorno alla lotta di migliaia di donne e di uomini che stanno rischiando la vita per costruire un futuro di diritti e libertà”.
LA CAMPAGNA LASCITI “CHI LOTTERÀ AL TUO POSTO QUANDO NON CI SARAI PIÙ?”
Continuare a lottare per sempre per un mondo più giusto, nel quale i diritti umani siamo rispettati, in Iran come nel resto del mondo: è l’invito che Amnesty International rivolge a tutti, attraverso la campagna “Chi lotterà al tuo posto quando non ci sarai più?”. Il lascito solidale è uno strumento di solidarietà concreta che non lede in alcun modo i diritti degli eredi legittimi e che non richiede grandi patrimoni. Per restare indipendente, l’Organizzazione non accetta fondi da governi, istituzioni né grandi aziende, ma vive delle donazioni provenienti da persone comuni. Per questo l’aiuto di ognuno è indispensabile, anche attraverso un lascito solidale. Tutti, attraverso un lascito testamentario, possono decidere di lasciare una somma di denaro, un bene immobile oppure mobile. Si tratta di un gesto non vincolante, che può essere ripensato e modificato in qualsiasi momento, per lasciare in eredità anche i propri ideali. Con un lascito testamentario in favore di Amnesty International, ognuno di noi può passare il testimone dei propri valori di giustizia, di equità, di rispetto dei diritti umani fondamentali a chi verrà dopo.

Kenya, morta turista italiana ricoverata per ustioni dopo incendio

Kenya, morta turista italiana ricoverata per ustioni dopo incendioRoma, 1 mar. (askanews) – Non ce l’ha fatta Michela Boldrini, la trentanovenne turista di Sarnico, in provincia di Bergamo, che da una settimana era ricoverata all’ospedale Aga Khan di Mombasa a causa delle ustioni riportate nell’incendio del resort Barracuda Inn di Watamu, avvenuto martedì scorso.
La donna, che era insieme con il cugino Mattia Ghilardi, originario della Valtellina, era al termine della sua vacanza e sarebbe dovuta partire il giorno dopo.
Per questa ragione, si legge sul sito malindikenya.net che riporta la notizia, istintivamente i due connazionali invece di scappare velocemente dall’hotel, avevano provato a rientrare in camera per recuperare i documenti di viaggio e qualche effetto personale. Ma nel giro di una trentina di secondi le fiamme hanno avvolto l’area in cui si trovavano, causando a entrambi gravi ustioni, che alla donna sono poi risultate fatali.
I medici dello Star Hospital, che hanno fornito le prime cure ai due e all’unica altra turista ricoverata, una donna napoletana, hanno subito giudicato Michela Boldrini in condizioni gravi. La donna è stata trasportata a Mombasa ed ammessa immediatamente nell’unità di terapia intensiva dell’Aga Khan.
Nonostante le cure del caso, le condizioni della turista bergamasca si sono aggravate giorno dopo giorno, fino a sembrare irreversibili. Questa mattina la morte, proprio mentre la madre stava per atterrare a Mombasa.
L’Ambasciata d’Italia in Kenya, tramite il Consolato Onorario, ha seguito fin dall’inizio la triste vicenda in contatto con le autorità locali e ha fornito assistenza.

Ucraina e rapporti Usa-Cina: in India un G20 Esteri ad alta tensione

Ucraina e rapporti Usa-Cina: in India un G20 Esteri ad alta tensione

A Delhi Blinken, Lavrov, Qin Gang. Focus anche su clima, cibo, debito

Roma, 28 feb. (askanews) – La guerra in Ucraina e le crescenti tensioni tra Stati Uniti e Cina, ma anche il tentativo dell’India di mantenere una posizione neutrale sul conflitto in corso, saranno al centro dei colloqui che domani e giovedì 2 marzo i ministri degli Esteri del G20 avranno a Nuova Delhi. Il governo di Narendra Modi spera che la crisi tra Kiev e Mosca non domini l’evento, sebbene sia in cima ai lavori. Questioni come il cambiamento climatico e il debito del Terzo mondo saranno poste al tavolo dei colloqui e ampiamente dibattute, ha reso noto una fonte locale. Ma di certo, le premesse non depongono a favore di ampie divagazioni. Tanto più che la ministeriale segue di pochi giorni un’analoga riunione dei titolari delle Finanze a Bangalore, le cui conclusioni sono state tutt’altro che confortanti. In quella occasione, infatti, i ministri non sono riusciti a raggungere un consenso su una dichiarazione congiunta – che Pechino e Mosca si sono rifiutati di firmare – accordandosi su un documento riassuntivo dopo le divergenze sulla richiesta ai russi di ritirarsi dai territori occupati. Un risultato, d’altra parte, che rispecchia quello dell’ultimo incontro del G20 a Bali, in Indonesia, nello scorso mese di novembre, quando al Paese ospitante non rimase alternativa che riconoscere le differenze.
I capi della diplomazia del G20 si ritroveranno a una settimana dal primo anniversario dell’invasione russa dell’Ucraina, che ad oggi ha provocato oltre 300.000 morti e feriti. All’incontro è prevista la partecipazione del ministro russo Sergei Lavrov, del segretario di Stato americano Antony Blinken e del britannico James Cleverly, mentre la Cina dovrebbe inviare il suo ministro degli Esteri, Qin Gang. Per l’Italia parteciperà Antonio Tajani, l’Unione europea sarà rappresentata da Josep Borrell. Complessivamente, si ritroveranno nella capitale indiana i rappresentanti di 40 paesi, compresi i membri non G20 invitati dall’India e alcuni leader delle organizzazioni multilaterali. A margine è prevista anche una riunione dei ministri degli Esteri dei Paesi del Quad – Stati Uniti, India, Australia e Giappone.
Gli Stati Uniti e i loro alleati hanno finora impegnato più di 130 miliardi di dollari in aiuti militari e civili all’Ucraina e hanno chiesto ai partner non occidentali di limitare o, in alcuni casi, tagliare i rapporti con la Russia. L’India ha cercato di mantenere una posizione neutrale durante tutta la durata del conflitto: Delhi vanta storici rapporti di amicizia con Mosca, ma coltiva da tempo buone relazioni con Stati Uniti e Unione europea, che stanno attivamente sostenendo Kiev contro il Cremlino. Blinken, secondo fonti diplomatiche, “sottolineerà il danno che la guerra di aggressione della Russia ha causato” e incoraggerà altre nazioni a raddoppiare gli appelli alla Russia per porre fine alla guerra. Importante, a questo proposito, sarà la risposta della Cina, che ha appena presentato un piano di pace in 12 punti, accolto con grande diffidenza dagli Occidentali.
Sulla riunione, d’altra parte, incombono da una parte le nuove richieste del presidente Volodymyr Zelensky di ricevere aerei da combattimento “per la protezione dello spazio aereo”, dall’altra i dubbi americani sulla posizione di Pechino riguardo al conflitto. Ancora ieri, il portavoce del dipartimento di Stato americano, Ned Price, ha detto che la Cina si è “chiaramente” schierata dalla parte della Russia ed è stata “tutt’altro che un mediatore onesto” negli sforzi per portare la pace in Ucraina. Sebbene Pechino abbia “tentato di mantenere questa parvenza di neutralità”, ha fornito alla Russia “sostegno diplomatico, sostegno politico, sostegno economico, sostegno retorico”, ha detto Price ai giornalisti. Il portavoce americano ha quindi spiegato che gli Stati Uniti non ritengono ancora che la Cina abbia fornito assistenza letale alla Russia, ma non escludono che potrebbe farlo in futuro, con conseguenze “potenzialmente terribili e tragiche”. Un’eventualità comunque esclusa, almeno per il momento, dal capo dell’intelligence ucraina, Kyrylo Bodanov. “Non credo che la Cina accetterà il trasferimento di armi alla Russia. Non vedo alcun segno che si stia discutendo di queste cose. Sono il capo dell’intelligence e mi affido, con tutto il rispetto, non alle opinioni delle singole persone, ma solo ai fatti. E non vedo tali fatti”, ha detto.
A dividere Washington e Pechino, d’altro canto, non è solo la valutazione del conflitto in Ucraina. Le tensioni tra i due paesi sono cresciute nelle ultime settimane anche a causa dei presunti palloni spia cinesi, individuati in Usa e in alcuni paesi alleati, e fatti abbattere. Il presidente Joe Biden ha dato l’ordine di colpirne uno. La Cina ha affermato che si trattava di un dispositivo da ricerca civile, finito accidentalmente fuori rotta, ed ha definito la risposta degli Stati Uniti “eccessiva”. La disputa ha spinto Blinken a rinviare una sua visita programmata a Pechino, mentre l’alto diplomatico cinese ed ex ministro Wang Yi ha definito “inimmaginabile” e “isterica” la gestione americana della vicenda. E come se non bastasse, nelle ultime ore la Cina ha accusato Washington di “mettere in pericolo” la pace e la stabilità nello Stretto di Taiwan, dopo che un aereo militare da pattugliamento e ricognizione P-8A Poseidon statunitense ha attraversato l’area.
Per tutte queste ragioni, secondo Anil Wadhwa, ex diplomatico indiano e analista della Vivekananda International Foundation di Nuova Delhi, “è improbabile che i ministri degli esteri del G20 possano concordare un linguaggio comune che suggerisca modi e meccanismi per affrontare la situazione in Ucraina”. I motivi sono molti, ha detto a Reuters, “ma la questione più importante è che la situazione in Ucraina è diventata estremamente fluida”. E allora, anche per non trasformare la riunione nell’ennesimo passo falso del G20, il governo di Narendra Modi vuole spostare l’attenzione dell’incontro su temi diversi, come il cambiamento climatico e il debito delle nazioni in via di sviluppo. È “intenzione di Nuova Delhi continuare a suonare la voce del Sud del mondo e sollevare questioni pertinenti alla regione”, ha precisato un funzionario del ministero degli Esteri indiano a condizione di anonimato.
I ministri, così, avranno modo di affrontare le principali sfide globali del momento, come l’aumento dei prezzi del cibo e dell’energia, l’aumento del debito e la scarsa ripresa economica dopo la pandemia. Ma anche l’antiterrorismo, l’assistenza umanitaria e i soccorsi in caso di calamità rimarranno al centro dell’attenzione durante il vertice, così come la valutazione delle nuove sfide economiche e di sicurezza. Insomma, “l’India cercherà di deviare l’agenda dall’Ucraina verso il mandato originale del G20, che è lo sviluppo e l’economia”, ha avvertito l’ex ambasciatore indiano e professore alla OP Jindal Global University, Jitendra Nath Misra. “Ma potrebbe non avere successo”. (di Corrado Accaputo)

IIC Amsterdam e Ambasciata L’Aia presentano l’Italian Design Day

IIC Amsterdam e Ambasciata L’Aia presentano l’Italian Design DayRoma, 28 feb. (askanews) – L’Ambasciata d’Italia all’Aia e l’Istituto Italiano di Cultura di Amsterdam presentano “IDD – Italian Design Day 2023”, che avrà luogo il 9 marzo 2023 alle ore 18:00 all’Istituto Italiano di Cultura di Amsterdam.
L’Italian Design Day nel mondo (IDD) è un evento promosso dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale dal 2017, dedicato al design italiano e alla promozione dei suoi talenti nel mondo.
Come nelle passate edizioni è stato scelto un tema, quest’anno si tratta di “La qualità che illumina. L’energia del design per le persone e per l’ambiente”, un tema in linea con le precedenti edizioni che riflette la crescente attenzione globale verso la sostenibilità in tutti i settori.
L’Italian Design Day è un progetto lanciato dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale ed è il risultato di un proficuo lavoro di squadra con MiBACT, MISE, Agenzia ICE, Confindustria, Associazione per il Design Industriale (ADI), Fondazione ADI-Compasso d ‘Oro, Federlegno Arredo, Salone del Mobile Milano e Triennale Milano.
Le Ambasciate Italiane e gli Istituti Italiani di Cultura nel mondo ospitano gli “ambasciatori del design” che presentano il meglio del design italiano.
Quest’anno gli architetti Giovanni Bellotti e Alessandra Covini dello Studio Ossidiana di Rotterdam sono gli “ambasciatori del design italiano” nei Paesi Bassi e presentano:
INIZI CONTINUI
Inizi Continui, il titolo che abbiamo voluto dare a questa giornata e agli incontri che la seguiranno, è il modo in cui vorremmo parlare di design oggi: un lavoro di dialogo e traduzioni, in cui il progetto diventa lingua comune tra autori e conoscenze diverse. Verbo oltre che oggetto, il design lega persone e materiali, lavoro e idee, non produce solo oggetti ma conoscenza e relazioni.
Quest’anno l’Italian Design Day sarà sia un momento di celebrazione del design italiano sia l’inizio di una serie di incontri con progettisti, curatori, artisti, artigiani e produttori, che si terranno durante l’anno, programmati dall’Istituto Italiano di Cultura di Amsterdam in collaborazione con lo studio Ossidiana.
Insieme, parleremo di design come forma di coltivazione, di cura verso materiali, persone, e altri animali. Ciascun incontro sará la continuazione di un dialogo e l’inizio di progetti e conversazioni future.

Kazakistan, inaugurata la mostra “Imagine a sustainable world”

Kazakistan, inaugurata la mostra “Imagine a sustainable world”Roma, 28 feb. (askanews) – È stata inaugurata ad Astana davanti a duecento ospiti la mostra “Imagine a sustainable world”, nata da un’iniziativa dell’Ambasciata d’Italia e realizzata con il contributo curatoriale dell’architetto Dario Curatolo e il supporto di Agenzia ICE.
L’esposizione porta in Asia Centrale il pensiero e i lavori di Mario Cucinella e del suo studio, pionieri, in Italia e nel mondo, della sostenibilità nell’ambito dell’architettura e del design.
“Dopo l’approfondimento dedicato al design di Achille Castiglioni – ha dichiarato l’Ambasciatore Alberti – abbiamo dedicato questa iniziativa all’architettura sostenibile, snodo essenziale per costruire il futuro del pianeta. Un privilegio aver collaborato con Mario Cucinella, fra i primi al mondo ad intuire l’importanza di coniugare architettura, design e sostenibilità. Nei rispettivi ambiti, diplomazia e architettura sono espressioni del desiderio di costruire e ricostruire. Molto significativo, dunque, che la mostra si tenga in Kazakistan, a simboleggiare il desiderio dei nostri Paesi di costruire insieme un futuro più sostenibile; importante si tenga nel museo Nur Alem, dedicato alle energie del futuro, che ospitò il padiglione kazako ad Expo 2017; evocativo che si inauguri oggi, ad un anno dall’inizio della guerra in Ucraina, riaffermando la cultura come strumento per costruire pace, prosperità e sviluppo”.
“Imagine a sustainable world” è situata in uno dei luoghi più iconici della capitale kazaka e dell’intera Asia Centrale. Ripercorrendo la “timeline” della sostenibilità, il percorso espositivo racconta design e architettura come strumenti per ripensare lo spazio in chiave sostenibile, all’insegna di un rapporto persona-territorio basato su rigenerazione, inclusione e innovazione.
La mostra, aperta fino a giugno, prepara l’edizione 2023 dell’Italian Design Day, prevista per il 9 marzo e intitolata “La qualità che illumina.
L’energia del design per le persone e per l’ambiente”, collegando idealmente, nel programma proposto dell’Ambasciata d’Italia in Kazakistan, la rassegna con i temi sui quali è costruito il progetto di Roma Expo 2030.

Chiude per allarme drone l’aeroporto di Pietroburgo, Difesa: solo un’esercitazione

Chiude per allarme drone l’aeroporto di Pietroburgo, Difesa: solo un’esercitazioneRoma, 28 feb. (askanews) – A Sud, droni sulla regione di Krasnodar e la repubblica di Adygeya, a Nord l’aeroporto di San Pietroburgo temporaneamente chiuso dopo l’avvistamento di un velivolo non identificato: in Russia è alta tensione per una serie di episodi collegati alla guerra in Ucraina o sospettati di esserlo.
A Tuapse, sempre nel kraj di Krasnodar’, un drone è probabilmente andato a segno, dato l’incendio che si è sviluppato nella notte in una raffineria del colosso del petrolio Rosneft, controllato dal governo. Le fiamme sono state estinte in poche ore, secondo le agenzie russe e l’amministrazione locale ha rassicurato rispetto alle voci di fuoriuscita di petrolio e fumi tossici. Ma non sfugge a nessuno che la lista di incidenti lasciati senza piena spiegazione si allunga e oggi si aggiunge l’ufficialità dell’abbattimento di due droni. Anche se con episodi circoscritti, il conflitto ucraino si spinge sempre più spesso oltre le frontiere con la Russia. La vicenda dell’aeroporto di San Pietroburgo, per quanto fumosa, alza l’asticella dell’allarme interno.
La spiegazione ufficiale per la chiusura temporanea dell’aeroporto Pulkovo è arrivata dal ministero della Difesa: “Il 28 febbraio, le forze di servizio della zona occidentale di responsabilità della difesa aerea hanno condotto una sessione di addestramento sull’interazione con le autorità civili di controllo del traffico aereo”, ha riferito il ministero qualche ora dopo la diffusione delle notizie sulla chiusura dello scalo. Il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov ha detto che il presidente Vladimir Putin è stato “pienamente informato” della vicenda di San Pietroburgo, sua città natale, ma di spiegazioni non ne ha date.
Il canale Telegram Baza ha rilanciato i dati di Flightradar24, affermando che nella seconda città russa era stato attivato il piano “Tappeto”, che scatta quando c’è una violazione del confine o nello spazio aereo compaiono oggetti non identificati. I caccia si sono levati e i voli civili sono stati trasferiti nella “zona di attesa”. Il canale Telegram “112” ha riferito “l’oggetto non identificato sarebbe un grosso drone”. Poco dopo, Mosca ha affermato di aver sventato due tentativi di attacco con droni, attribuiti all’Ucraina. Il ministero della Difesa ha comunicato che “il 28 febbraio, di notte, il regime di Kiev ha tentato di utilizzare veicoli aerei senza pilota (UAV) per attaccare le infrastrutture civili” nella regione di Krasnodar e nella Repubblica di Adygea (che è una ‘enclave’ all’interno del territorio di Krasnodar’, confinante con l’Ucraina).
La giornata di oggi era iniziata con le spiegazioni del ministero per le Situazioni d’emergenza riguardo un allarme antiaereo lanciato giorni fa da radio e canali televisivi in diverse regioni russe: è stato causato da “un guasto dei server” dovuto a un attacco hacker, ha fatto sapere il governo russo, assicurando in una nota che l’allarme “è una falsa notizia, non corrisponde in alcun modo alla realtà”.
L’annuncio dell’allarme anti-aereo e della minaccia di “imminente attacco missilistico” con l’invito a “tutti a cercare immediatamente rifugio” è andato in onda il 22 febbraio, ma diversi media dicono che è scattato ieri notte. E’ stato trasmesso da Relax Fm, Avtoradio, Iumor Fm e altri canali Fm nella regione di Mosca, di Belgorod, ma anche a Kazan, Voronezh, Tjumen e altre città. Dopo la precisazione del ministero delle Emergenze, sui social russi circolavano commenti scettici e preoccupati, si faceva notare che già sono state fatte prove del funzionamento delle sirene, “ora testano l’allerta aerea, poi ancora qualcosa. Speriamo che si faccia in tempo per ristrutturare e riaprire i rifugi antibombardamento”.

Lukashenko a Pechino per vedere “vecchio amico” Xi Jinping

Lukashenko a Pechino per vedere “vecchio amico” Xi JinpingRoma, 28 feb. (askanews) – Il presidente bielorusso Alexander Lukashenko arriva oggi a Pechino per una visita di tre giorni dove incontrerà il suo omologo Xi Jinping. Parlando con l’agenzia di stampa statale cinese Xinhua, il leader ha detto di non vedere l’ora di vedere il suo “vecchio amico” Xi Jinping e ha salutato il recente documento della Cina che riassume la sua posizione nei confronti del conflitto in Ucraina.
È “una testimonianza della sua politica estera pacifica, nonché un nuovo singolare passo che avrà un ampio impatto in tutto il mondo”, ha dichiarato di questo documento in 12 punti presentato venerdì, che chiede in particolare il rispetto per il sovranità degli Stati e negoziati di pace. “Oggi, nessun problema al mondo può essere risolto senza la Cina”, ha aggiunto. Lunedì la Cina ha salutato i suoi buoni rapporti con la Bielorussia, suo “partner strategico globale”, sottolineando la “fiducia reciproca” tra i due Paesi.
Stretto alleato di Vladimir Putin, Alexander Lukashenko aveva sostenuto l’invasione russa dell’Ucraina proprio all’inizio dell’operazione militare lanciata alla fine di febbraio 2022. La Cina, da parte sua, ha cercato per diverse settimane di svolgere un ruolo di mediazione in questo conflitto e smentisce le accuse degli Stati Uniti e della NATO che affermano di voler fornire armi alla Russia.
Dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, il presidente Xi Jinping ha parlato più volte con Vladimir Putin ma non ha ancora parlato con il suo omologo ucraino Volodymyr Zelensky. La Bielorussia ha un confine comune con l’Ucraina e la Russia. Tuttavia, il paese è molto dipendente finanziariamente e politicamente da Mosca. L’anno scorso aveva permesso alle truppe russe di passare attraverso il suo territorio per lanciare il loro attacco sul suolo ucraino. Di recente, Lukashenko si è detto pronto a fare lo stesso di nuovo se avesse ritenuto che Minsk fosse in pericolo.
L’Ucraina ha espresso preoccupazione per il nuovo sostegno bielorusso agli sforzi bellici della Russia. Lo scorso settembre, i presidenti Xi e Lukashenko si sono incontrati a Samarcanda, in Uzbekistan, dove hanno sottolineato la loro partnership “di ferro”. La visita di Stato arriva dopo che l’Unione Europea ha annunciato lunedì scorso che avrebbe esteso di un anno le sanzioni contro la Bielorussia per la continua repressione dell’opposizione e il suo sostegno alla guerra a guida russa in Ucraina.

Consiglio generale Confindustria Romania: al via missione 2023-2026

Consiglio generale Confindustria Romania: al via missione 2023-2026Roma, 28 feb. (askanews) – Al via ufficialmente i lavori e la strategia operativa della nuova squadra di governo di Confindustria Romania, guidata dal presidente Giulio Bertola, rieletto per il secondo mandato alla fine di gennaio.
Il 27 febbraio si è svolto il primo Consiglio generale della neonata compagine della rappresentanza confindustriale: per l’occasione la riunione si è tenuta nella sede Pzero World Dealer Pirelli – Racebox, in Baneasa (Bucarest), su invito del vice presidente vicario Davide Meda.
Nella riunione strategica il presidente Bertola ha voluto ufficializzare l’avvio operativo dei lavori della nuova squadra di governo dell’Associazione per il prossimo triennio 2023-2026.
Nei 20 anni di storia, di Confindustria Romania, questa è la prima volta che nella Governance associativa della rappresentanza internazionale romena convergono cosi tante competenze, 32 figure professionali di rilievo in ambito associativo, per garantire e mettere a disposizione della base associati un supporto adeguato al nuovo contesto internazionale: un ambiente dove non c’è più spazio per compromessi, approssimazione nelle risposte e tempi di attesa troppo lunghi per l’operatività, come si sottolinea dalla rappresentanza confindustriale.
L’ambizioso Programma di presidenza per i prossimi tre anni estende il raggio di azione di Confindustria Romania, anche in ulteriori settori strategici per il Made in Italy, al fine di offrire un servizio complementare e di supporto alle azioni promozionali degli altri importanti attori del Sistema Italia in Romania come l’Ambasciata d’Italia, l’Agenzia Ice e la Camera di Commercio, come nel settore dell’Agroalimentare e Turismo e del Tessile e Moda.
La forza aggregativa di cui dispone oggi Confindustria Romania nel Paese e la capacità attrattiva per i nuovi investimenti dall’Italia, pone l’Associazione come punto di riferimento con un’organizzazione stabile, 20 anni di esperienza e competenze verificabili. A dimostrazione di questo potenziamento dei rapporti economici tra imprese italiane e la Romania, il recente progetto già avviato a Treviso dei nuovi Desk Romania in Italia, che vedrà la prossima presentazione dell’iniziativa il 2 marzo, durante il Road Show di Confindustria Est Europa a Trento (Trentino Alto Adige), presso Confindustria Trento.
“Ritengo che il cambiamento geopolitico ed economico che abbiamo dovuto affrontare ci impone un significativo cambio di marcia, come la maggiore acquisizione di competenze al servizio della base associati. Un allargamento del numero dei componenti dell’Organo direttivo dell’Associazione, sempre nei perimetri stabiliti statutariamente, richiede comunque un’autorevolezza e una forza aggregativa non comuni, per permettere alla ‘macchina associativa’ di rispondere adegutamente, da subito, alle nuove esigente delle imprese”, ha dichiarato Bertola.
“Penso inoltre che il numero di 32 componenti della nuova squadra sia la migliore evidenza della nostra consapevolezza di voler e poter interpretare al meglio questo importante cambiamento in atto piuttosto che ostacolarlo inutilmente”, ha aggiunto il presidente che durante la riunione ha inserito nella team due impreditori che sono espressione particolarmente significativa dell’ambito associativo e di rappresentanza in Romania, Antonio Patané e Alessandro Romei a cui sono state affidate, rispettivamente, la delega allo Sviluppo Internazionale e all’ESG Environment, Social&Governance. A seguire sono state assegnate la Delega all’Education a Mario Antico, quella sull’Innovazione e Digitalizzazione ad Andrea Allocco, che si vanno ad aggiungere a quelle dei vice presidenti che ne coordinano anche i collegati Gruppi tecnici, sull’Energia a Giacomo Billi, sulla Sanità a Luca Militello, le Relazioni Industriali a Toni Pera e quella alle Costruzioni e Infrastrutture a Luca Meuli.
Sono anche stati costituiti i Gruppi tecnici aggiuntivi, quello Digital Innovation in capo ad Andrea Allocco, l’Agroalimentare e Turismo a Marco Favino, lo Sviluppo Associativo ad Antonella Panico, il Tessile e Moda coordinato da Fabrizio Protti, l’Oil&Gas a Gregorio Di Martino, la Cultura e Sociale ad Enrico Cannata.

Cina: da Blinken assurdità, Taiwan nostra questone interna

Cina: da Blinken assurdità, Taiwan nostra questone internaRoma, 28 feb. (askanews) – La Cina ha respinto oggi come “assolutamente irresponsabili e assurde” le dichiarazioni del segretario di Stato Usa Antony Blinken che, facendo riferimento alla questione di Taiwan, ha detto che non è semplicemente una questione interna della Cina ha un tema che preoccupa il mondo intero.
“Le osservazioni del segretario Blinken sono assolutamente irresponsabili e assurde”, ha affermato la portavoce del ministero degli Esteri cinese Mao Ning nella quotidiana conferenza stampa a Pechino. “La Cina si oppone fermamente a questo. Sembra che alcune lezioni di storia siano d’obbligo per il massimo diplomatico statunitense sulla questione di Taiwan. Taiwan è una parte inalienabile della Cina. Il principio della Cina unica è una norma di base universalmente riconosciuta nelle relazioni internazionali e l’importante prerequisito politico e fondamento per le relazioni diplomatiche della Cina con i paesi del mondo”, ha continuato la portavoce prima di elencare la lunga serie di accordi e dichiaraizoni che danno corpo al principio dell’Unica Cina.
Blinken, in una conferenza stampa ad Atene alcuni giorni fa, ha detto che “uno dei motivi per cui il mondo è così preoccupato per una crisi attraverso lo Stretto di Taiwan è perché non si tratta di una questione interna, come vorrebbe la Cina, basata sulla sua sovranità. È una questione che preoccupa letteralmente il mondo intero” e che “se ci fosse una crisi a Taiwan a causa dell’aggressione della Cina in qualche modo, ciò avrebbe conseguenze disastrose per l’economia mondiale e per i paesi di tutto il mondo”.
Mao Ning ha accusato gli Usa di aver “deliberatamente ignorato e stravolto la storia e inviato il messaggio sbagliato sulla questione di Taiwan”. Gli Stati uniti, ha detto ancora Mao, hanno abbandonato la moderazione nelle loro dichiarazioni ufficiali e rafforzato i contatti militari con Taiwan, propagandando la formula; “Ucraina oggi, Taiwan domani”.
La questione di Taiwan – ha concluso Mao Ning – “è puramente un affare interno della Cina. È al centro degli interessi fondamentali della Cina. È il fondamento politico delle relazioni Cina-Usa e la prima linea rossa che non deve essere oltrepassata in questa relazione. La Cina non permetterà mai a nessuna forza esterna di interferire nei nostri affari interni. Abbiamo un chiaro messaggio per gli Stati Uniti: è ora smettere di seminare confusione e cercare di fuorviare il mondo su Taiwan. Se gli Stati Uniti si rifiutano di cambiare rotta e imboccano quella strada sbagliata, ci saranno conseguenze reali e ciò avrà un costo reale per gli Stati uniti”.